FATTI E PAROLE

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venerdì 31 luglio 2009

In tre contro E.On

Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci racconta che l’assessore Vighi di Caselle Lurani si accoda alle proteste dei sindaci di Borghetto e Brembio.
Lotta alle bollette salate di E.On: anche Caselle Lurani alza la voce.
Rassegna stampa.

Caselle - L’amministrazione di Caselle Lurani scrive a E.On perché trovi una soluzione ai problemi di alta fatturazione e annuncia l’istituzione di uno sportello di monitoraggio dei disservizi, non escludendo un’alleanza con altri comuni del Lodigiano interessati dalla questione, in particolare con Borghetto e Brembio che la settimana scorsa avevano proposto di trasmettere le segnalazioni alle associazioni dei consumatori.
«La questione non è nuova: sono arrivate nei giorni scorsi bollette da 800 o 900 euro, con tempi di scadenza molto ravvicinati e con indicazioni dubbiose sulla possibilità di rateizzarne il pagamento - dice l’assessore alla famiglia Davide Vighi -. Si tratta delle bollette di conguaglio che sono alte anche a causa delle poche letture fatte durante l’anno. Però non è più possibile andare avanti in questo modo, soprattutto ora che la crisi economica si sta facendo sentire per le famiglie». Da qui la protesta che l’amministrazione, pur con toni istituzionali e civili, ha rivolto agli uffici amministrativi centrali di E.On a Verona e, per conoscenza, allo sportello di Borghetto. «Sono consapevole della legittimità del vostro operato, ma sono altresì convinto che in una fase di crisi economica, quale quella attuale, la responsabilità sociale di tutti gli attori economici e quindi anche delle imprese, non possa prescindere dalla definizione delle modalità più consone per agevolare la fruizione di servizi, peraltro essenziali, da parte delle famiglie», si legge nella lettera a firma dell’assessore Vighi. L’amministrazione si spinge a chiedere alcune migliorie di servizio a partire da un maggior numero di letture dei contatori durante l’anno, in modo da avere importi di conguaglio meno gravosi. Inoltre l’assessore annuncia a E.On l’istituzione nel prossimo autunno di uno sportello comunale per il monitoraggio dei disservizi segnalati dai cittadini.
«E siamo disponibili anche a confrontarci con le altre amministrazioni comunali, a partire da quelle di Borghetto e di Brembio che hanno annunciato di volersi fare da tramite per i cittadini verso associazioni di tutela dei consumatori - conclude Vighi -. Ogni operazione utile a risolvere la situazione sarà approfondita e seguita».

Per una segnalazione

Paola Arensi su Il Cittadino di oggi ci racconta una storia di immigrazione che riguarda il nostro paese.
Brembio - Gli inquilini dovranno invece presentarsi alla questura di Lodi.
Affitta la casa a due clandestini 63enne denunciato con il figlio.

Rassegna stampa.

Brembio - Affittano la seconda casa a connazionali clandestini e si procurano una denuncia. Nel tardo pomeriggio di mercoledì i carabinieri del nucleo radiomobile di Codogno hanno controllato un appartamento nel centro di Brembio, alla ricerca di eventuali extracomunitari irregolari. La segnalazione è arrivata dalla polizia locale, che negli ultimi tempi ha notato movimenti sospetti nella palazzina in questione e dato l’allarme. Si trattava di un continuo via vai di stranieri in orari sempre diversi. Una verifica andata a segno, perché i militari sono stati accolti dal 24enne egiziano A.A. e dall’amico connazionale A.F. di 21 anni che occupavano l’appartamento benché clandestini. I due ragazzi non hanno opposto alcuna resistenza. Entrambi, arrivati in Italia nel 2005, hanno alle spalle un arresto, un fotosegnalamento e l’emissione di decreti di espulsione ormai datati. Evidentemente senza mai rimpatriare. A quel punto le forze dell’ordine sono risalite al proprietario dell’immobile, il 63enne egiziano G.F.Z.I. L’uomo, regolare, vive a Borghetto con il figlio 18enne G.M.. Così, dopo aver ammesso di aver subaffittato volontariamente l’appartamento ai due giovani connazionali, padre e figlio si sono procurati una denuncia a piede libero. Mentre i due clandestini, che non possono essere arrestati perché già processati, hanno ricevuto un invito a presentarsi in questura a Lodi. Ora resta da capire come abbiano potuto resistere in Italia tanti anni così giovani. Infatti la legge prevede che un irregolare non possa affittare case, essere assunto e svolgere qualsiasi attività di sostentamento prima di aver ottenuto regolari permessi. In teoria, queste direttive dovrebbero indurre i clandestini a tornarsene a casa ma, purtroppo, molti rimangono e sopravvivono grazie al lavoro nero o compiendo attività criminose.

I maggiordomi della giunta regionale

Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi ritorna sulla giusta ira di Luca Canova, il consigliere provinciale del Pd che ha presentato un'interrogazione provinciale sull’impianto adombrato dalla Regione, che ha bocciato il piano rifiuti.
«Inceneritore, dovevate informarci».
La denuncia di Canova: «I consiglieri non sapevano nulla».
Rassegna stampa.

L’inceneritore non piace a nessuno. Neanche al consigliere del Pd Luca Canova che ieri ha presentato un’interrogazione al consiglio provinciale. «Ho appreso dalla stampa che l’assessore regionale Massimo Buscemi ha rimarcato nelle sue osservazioni sul piano rifiuti provinciale l’assenza di un inceneritore - commenta Canova -, chiedo che la giunta relazioni al consiglio sull’argomento. Mi chiedo perché non l’abbia ancora fatto. Non ho nessun retropensiero, si tratta solo di fare chiarezza. La possibilità di questo rischio va sgomberata. Se avessimo conosciuto il dettaglio delle informazioni intercorse tra Provincia e Regione, avremmo potuto confrontarci sul merito. Non ho dubbi che l’inceneritore sia fuori discussione, anche perché è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale si difende il piano rifiuti dell’amministrazione precedente. Si tratta solo di chiarezza nell’informazione». Ma non è tutto, Canova si chiede come mai «non sia stato abbattuto il camino dell’ex Gulf, nell’area della centrale di Sorgenia a Bertonico e Turano e perché un camino sia rimasto in piedi anche a Tavazzano. Rappresentano sicuramente - annota - una minaccia per il territorio». Secca la replica del presidente della Provincia, Pietro Foroni: «Chiederemo a Sorgenia di buttare giù il camino se questo è il problema - commenta quest’ultimo -. Per quanto riguarda Tavazzano bisogna chiedere al centrosinistra ragione del camino esistente. Sembra che non abbiano amministrato il territorio per 14 anni. Forse Canova conosce accordi pregressi che a me sono sconosciuti. Per quanto concerne l’inceneritore non ne abbiamo parlato perché per noi è scontato che non si faccia, è un impianto antieconomico. Non capisco perché bisogna specificare anche le cose scontate. Quando ci arriverà la diffida a tutti gli effetti, andremo in Regione, con spirito di collaborazione, a discutere, ma sulle linee che sono indicate nel piano: ampliamento, se serve, dell’impianto di Cavenago e trasformazione dell’impianto di Eal compost in biodigestore».
Buscemi nelle osservazioni inviate alla Provincia annota come «l’operazione di rifiuti speciali maggiormente presente a Lodi sia lo spandimento ad uso agricolo dei fanghi di depurazione, in contrasto con la legge sui nitrati». Di questo Canova è soddisfatto: «Abbiamo elementi in più - dice - per dire di no all’impianto di depurazione dei fanghi della Cre a Meleti. Per il resto, però, lasciatemelo dire è davvero singolare (e anche amministrativamente irrituale) la fretta dell’assessore Buscemi: la Regione ha dormicchiato per 8 lunghi mesi e ora dà i classici 7 giorni di tempo per rispondere al presidente della giunta. Bisognerà ricordare all’assessore regionale che il Lodigiano non è una sua dependance e che gli amministratori lodigiani, di qualsiasi colore essi siano, non sono i maggiordomi della giunta regionale». A più riprese, a partire dagli ‘90, ma anche successivamente, nel Lodigiano la Regione torna alla carica con l’idea di un inceneritore all’ex Gulf. L’ipotesi, pensata ai tempi come alternativa al sito di Corteolona, è sempre stata scongiurata.

Giù l'occupazione nel Lodigiano

Lo scenario del 2009: in calo le ditte che assumono.
In fumo 440 posti di lavoro.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

Brusca frenata dell’occupazione nel Lodigiano. Quest’anno, secondo un’indagine della Camera di commercio di Lodi, le imprese del territorio avranno circa 440 assunti in meno rispetto al 2008. In tutta la provincia sono usciti dal mondo del lavoro 2.230 addetti a fronte dei 1.790 assunti e il risultato occupazionale registra un dato negativo piuttosto allarmante: -1,1% con la sola eccezione dell’artigianato (+0,3%). In pratica tutti i settori produttivi dell’industria e dei servizi, ad eccezione del commercio al dettaglio e all’ingrosso, presentano un saldo sfavorevole , che è particolarmente sensibile nelle industrie alimentari, del tessile, dell’abbigliamento, del legno e della carta (-5,2%), mentre supera il 2% nei servizi di ristorazione e turistici, nell’industria dei metalli e nei servizi alle persone. I risultati della Camera di commercio, che tengono conto anche dei contratti a tempo determinato a carattere stagionale, forniscono uno scenario profondamente cambiato per quanto riguarda il mondo del lavoro. Negli ultimi cinque anni il Lodigiano aveva mostrato una tendenza espansiva in linea rispetto alla Lombardia e alla evoluzione delle stime del prodotto interno lordo provinciale, ora invece sembra aver fatto un balzo indietro alle previsioni del 2005.
Un altro dato da evidenziare riguarda il calo del numero di imprese che prevedono assunzioni di personale: dal 28,2% del 2008 (mese di maggio), si è scesi al 21,9%. Tra i motivi principali dello stop alle assunzioni (per il 52,3% delle imprese) c’è la difficoltà e l’incertezza del mercato (domanda di prodotti/servizi in calo), mentre il 44,5% definisce sufficiente e adeguato il numero del personale già a disposizione. Un 3,5% di imprese lodigiane si è dichiarata, invece, disposta ad assumere, ma di incontrare ostacoli. In particolare il 45,2% lamenta, tra le cause, una elevata pressione fiscale, mentre solo il 16,7% individua tra le cause che ostacolano le assunzioni il costo del lavoro.
L’indagine della Camera Commercio di Lodi, inoltre, fornisce anche la fotografia di quante imprese nel 2008 hanno utilizzato personale con contratti temporanei: il 41,8% ha fatto ricorso ad almeno un contratto temporaneo. Il 26,3% delle imprese ha dichiarato di avere avuto dipendenti a tempo determinato, per un totale stimato di 2.740 addetti. Il 21,3% sono gli assunti (o verranno assunti entro l’anno in corso) a tempo indeterminato. Ai contratti di apprendistato hanno fatto ricorso il 17% delle imprese; il 9,2% si è valsa di lavoratori interinali e l’8,9% di collaborazioni a progetto.

Promesse da marinaio

Il primo cittadino di Lodi: «Mai restituita l’Ici, nonostante le promesse arrivate da Roma».
«La spesa sociale sale e il Governo taglia».
Rassegna stampa - Guido Bandera su Il Giorno di oggi.

Parlare di coperta corta è ormai un eufemismo. La situazione dei bilanci comunali, anche nel virtuoso Lodigiano, non è delle migliori. Le spese, soprattutto quelle legate alla cirsi e ai servizi sociali, subiscono una profonda impennata. Le risorse, invece, come da diversi anni a questa parte calano progressivamente. Mentre, contemporaneamente, crescono le competenze e le responsabilità. Sarà un autunno difficile quello che affronteranno i Comuni del Lodigiano. La crisi che non finisce, i soldi che calano e i vincoli del Governo che non si allentano. A descrivere quali sfide attendono i Comuni in questo passaggio critico è Lorenzo Guerini, presidente lombardo dell’Anci, associazione dei Comuni, e sindaco di Lodi. Ieri era a Roma per discutere e far cambiare le norme sulle ronde al Governo, trattando con il ministero dell’Interno. Ma ha avuto anche un confronto con il ministero dell’Economia, in particolare con il sottosegretario leghista Daniele Molgora. «Che stagione aspetta i Comuni? Un periodo francamente critico — risponde Guerini —. I trasferimenti statali (soldi che Roma rigira ai territori e agli enti locali, ndr) sono stati tagliati pesantemente. Negli ultimi due anni la cifra si è ridotta del 9 per cento. A questo — prosegue il sindaco — si aggiunge ancora la questione aperta dell’Ici. Quando è stata eliminata l’imposta comunale sulla prima casa, il Governo e il Parlamento si erano impegnati a restituire tutto il gettito annuale. Ma questo non è accaduto».
Poi Guerini parla dell’incontro avuto ieri a Roma. «Su questo oggi ho avuto confronto, diciamo pure non propriamente pacato con il Governo, soprattutto con il ministero dell’Economia e il sottosegretario Molgora. Noi abbiamno ribadito che quanto promesso non è stato mantenuto: l’Ici sulla prima casa, che la legge prevede ci venga totalmente restituita, non è stata resa. I dati in nostro possesso, quelli con i quali abbiamo contestato le cifre del Ministero, parlano della mancanza di 800 milioni di euro a livello nazionale». Soldi che, spiega Guerini, i Comuni utilizzerebbero per fronteggiare una situazione straordinaria, come quella della crisi. «Anche perché i Comuni sono il perno dei servizi sociali a livello locale». Ma Guerini, quando parla di finanza locale è un fiume in piena. Al telefono, passeggiando davanti a Montecitorio, spara dati e cifre, in una lunga teoria di problemi, tutti urgenti. «Hanno tagliato il fondo per l’inclusione sociale, poi le entrate legate agli oneri di urbanizzazione si sono pesantemente ridotte a causa della crisi che coinvolge anche il settore delle costruzioni — riprende il sindaco —. Questo, nonostante i tentativi recenti di far ripartire il mercato immobiliare. Tutto ciò ritrae una situazione che ci fa essere preoccupati. Anche perché le soluzioni promesse dall’attuazione del federalismo fiscale sono troppo lontane: ci vorranno otto anni perché inizi a dare i suoi effetti, ma la situazione di difficoltà è ora». E Guerini passa anche agli effetti concreti: «La spesa sociale è cresciuta in Italia del 15 per cento nei Comuni. A Lodi, negli ultimi tre anni, si è registrato un aumento del 20 per cento». E le cifre sono già una rilevante parte del bilancio municipale: asili, assistenza ai disabili, fondi per le famiglie in crisi, rette per le case di riposo, mense e via elencando.
«A questo si aggiungono anche i forti investimenti in opere pubbliche e infrastrutture che i Comuni hanno assicurato al Paese». Finito l’elenco delle spese (in aumento) e delle entrate (in calo), Guerini passa alla diagnosi. «È chiaro che la situazione diventa difficile, se a ciò si deve aggiungere la mancanza dei soldi dell’Ici. Ma c’è anche il provvedimento del taglio dei costi della politica, stimato in 312 milioni di euro di risparmi, una cifra che noi abbiamo sempre considerato eccessiva. Nonostante le rassicurazioni del governo di centrosinistra prima e di centrodestra poi. Eppure — conclude il sindaco — i fatti ci hanno dato ragione: quel risparmio non c’era. E, alla fine, ci sono anche i vincoli del patto di stabilità».

Campioni d'Italia

Sono 9,5 ogni 10mila abitanti e sono più dei vigili.
Lodi e le multe per la sosta Abbiamo il record nazionale di ausiliari del traffico.

Rassegna stampa - Articolo di Guido Bandera su Il Giorno di oggi.

Non stupitevi della facilità con cui, se mettete l’auto in divieto, vedete spuntare, purtroppo per voi legittimamente, una multa. È merito dell’efficienza, ma anche del numero corposo degli ausiliari della sosta lodigiani. Per capirlo, basta dare un’occhiata, anche rapida, al rapporto annuale stilato per l’Aci dal centro studi della fondazione Caracciolo. Una ricerca che mette a confronto organici, risultati e mezzi delle polizie locali di tutti i capoluoghi d’Italia. E la sorpresa, che per chi guida e parcheggia attorno al centro non è che una conferma, è che Lodi vanta il primato per numero di ausiliari della sosta in servizio in rapporto agli abitanti fra tutti i capoluoghi nazionali.
E gli ausiliari della sosta, a differenza della gran parte delle città italiane, secondo il rapporto, sono più numerosi degli stessi agenti della polizia locale. Il numero è abbastanza eloquente: Lodi ha un rapporto di 9,5 ausiliari della sosta ogni 10.000 abitanti. Un numero che, oltre ad essere il record nazionale, è anche notevolmente più alto dei capoluoghi vicini a Lodi, con dimensioni, più o meno, paragonabili alle nostre. Pavia ne conta 1,5 ogni 10.000 abitanti, Cremona 0,8 e via elencando. Milano, con i problemi di traffico e caos che la affliggono, mostra invece un rapporto ausiliari-abitanti di molto inferiore a Lodi. Ad avvicinarsi, si fa per dire, a Lodi, solo Ragusa, dove il numero è di 6,2 ausiliari ogni 10.000 abitanti. Ma a spiccare è anche il dato del rapporto fra il numero di vigili in servizio e gli ausiliari schierati sulla strada. In sostanza, la proporzione è del 110%. Ovvero, gli organici degli ausiliari superano del 10 per cento quelli della polizia locale. A Pavia, gli ausiliari in servizio sono il 17% degli uomini in forza ai vigili. A Cremona, il 7%, a Milano il 6%, a Piacenza il 5,7%. Sicuramente i vigili, a Lodi, sono pochi. Anche dopo le assunzioni scattate all’inizio dell’anno, che hanno in parte modificato al ribasso il rapporto del 110%. Un record che non è detto risponda ai fatti, però. Gli ausiliari lodigiani non fanno questo lavoro a tempo pieno: sono autisti del bus che - a fine turno - fanno anche gli ausiliari. Quindi non sono (costantemente) sulla strada insieme a fare multe.

Riduzione dei costi per garantire i livelli occupazionali

Sempre sulla questione Lever l'articolo di oggi su Il Cittadino di Andrea Bagatta che ci dice del vertice tra comune, provincia e multinazionale: «Dopo i tagli il settore dei liquidi è tornato a livelli record».
Un salvagente per l’area Lever.
Energia a costo ridotto per far ripartire il sito produttivo.
Rassegna stampa.

Ridurre i costi del sito Lever anche attraverso sinergie territoriali, magari anche coinvolgendo la centrale di Turano-Bertonico, e in questo modo garantire l’impegno su Casale e gli attuali livelli occupazionali. È questo l’esito dell’incontro tenutosi ieri mattina tra il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni, il sindaco di Casale Flavio Parmesani e il direttore operativo di Unilever Italia per i prodotti home care Paolo Di Giovanni. Con 150 operai entrati in cassa integrazione nei mesi appena passati, anche il futuro stesso dello stabilimento di Casale sembrava in bilico, ma ieri gli amministratori del territorio hanno avuto ampie garanzie che non c’è alcun dubbio sulla tenuta del sito casalino, almeno nel medio periodo, e anche sugli attuali livelli occupazionali, con 380 posti di lavoro. «Le pur dolorose ristrutturazioni e il nuovo piano industriale stanno dando i frutti sperati - spiega Paolo Di Giovanni -. Oggi possiamo dire che, soltanto quattro mesi dopo l’ultimo intervento sul numero di occupati, il settore liquidi ha ripreso la sua massima produttività, diventando una punta a livello europeo. A suo modo, una sorta di record».
E proprio la produttività e la competitività del sito sono gli elementi essenziali per il mantenimento in essere della fabbrica casalina: in un momento di forte attenzione ai prezzi da parte dei consumatori, anche Unilever ha dovuto operare per contenere i prezzi a fronte del mantenimento della qualità. E proprio questa esigenza avrebbe reso necessaria la ristrutturazione che ha colpito diversi siti in Europa, compreso quello di Casale, ma che ora dà i suoi frutti. «Sono fiducioso - conferma Foroni - perché le intenzioni della multinazionale ci sembrano serie. Non solo si dà per certo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, ma si ipotizzano anche investimenti che consolidino il rilancio del sito nei prossimi anni». Così il futuro ora fa un po’ meno paura rispetto soltanto a pochi mesi fa. «Gli enti locali si stanno adoperando in tutti i modi per andare incontro alle esigenze di Unilever, anche e soprattutto cercando di mettere in atto quelle sinergie territoriali in grado di incidere nei processi decisionali dell’azienda, contribuendo all’ottimizzazione dei costi di gestione - dice il sindaco di Casale Flavio Parmesani -. I risultati già raggiunti dalla ditta hanno prodotto un abbassamento dei costi che oggi rende lo stabilimento decisamente più competitivo rispetto a quanto non fosse qualche anno fa».
Tra le possibile sinergie territoriali da mettere in atto vi sarebbe in corso un ragionamento sulla gestione delle acque reflue, ma anche la possibilità di aprire un confronto con Sorgenia per la fornitura di energia a basso costo grazie al vicino impianto di Turano-Bertonico. Gli impianti Lever funzionano con un grande consumo energetico, e già nei protocolli d’intesa per la centrale è nero su bianco la possibilità di fornire energia a prezzi competitivi per le aziende presenti sul territorio. «Aldilà delle note vicende politiche e della lunga battaglia portata avanti dal Lodigiano, ormai il polo industriale dell’ex Gulf è una realtà, e quindi dobbiamo essere realisti - afferma Foroni -. Quest’area dovrà garantire occupazione al Lodigiano e ai suoi cittadini».

Il mondo è grigio il mondo è blu

Segnali positivi ieri al summit fra vertici e istituzioni.
Assunzioni e investimenti. Gira il vento alla Lever.
Rassegna stampa - Mario Borra, Il Giorno di oggi.

«Sembrano esserci segnali positivi sul fronte della Lever. L’azienda ha promesso investimenti sul sito casalese che fanno ben sperare per il futuro. Non è escluso che nei primi mesi del 2010, la fabbrica chimica torni ad assumere». Ieri mattina, in municipio, si sono incontrati i vertici della ditta, il sindaco Flavio Parmesani e il presidente della provincia di Pietro Foroni. Dopo l’accordo sui due anni di cassaintegrazione per un massimo di 170 operai e la chiusura del comparto delle polveri, un certo numero di operai ha scelto di uscire dall’azienda, mentre altri sono in cassa in attesa che la situazione si evolva, magari in senso positivo. «Io non la vedo grigia - sintetizza il primo cittadino che dopo il colloquio di ieri si dimostra fiducioso sul futuro dello stabilimento -. La Lever è rimasta competitiva, ha ridotto i costi nella produzione dei liquidi e, proprio nel comparto, ha promesso nuovi investimenti. Inoltre abbiamo pronta una convenzione da stipulare con alcune ditte del territorio e con la partecipazione degli enti locali che permetterà alla ditta chimica di rimanere sul territorio riducendo i costi e puntando a nuove assunzioni». Parmesani non ha voluto entrare nel dettaglio, rimandando l’ufficialità della firma dell’accordo a settembre. Resta ancora tutta da giocare la partita relativa alla possibile reindustrializzazione della parte di azienda lasciata vuota con l’addio delle polveri.
Intanto, slitta alla settimana prossima il termine per la presentazione delle controdeduzioni alle annotazioni di presunte irregolarità al termine del sopralluogo effettuato dall’ufficio tecnico nei giorni scorsi all’interno del centro islamico di via Fugazza. Ieri il primo cittadino, pur ribadendo che la struttura non è idonea per lo scopo per la quale è attualmente utilizzata e che dunque la firma sull’ordinanza di chiusura verrà apposta quanto prima, tende la mano ai cittadini di religione islamica. «Troveremo una soluzione alternativa anche perché il periodo del Ramadam è alle porte».

8 milioni di poveri

Secondo i dati diffusi ieri dall'Istat, la povertà relativa nel 2008 ha colpito il 13,6% della popolazione. Ci sono poi 1 milione e 126mila famiglie, per un totale di oltre 2 milioni di persone (il 4,9% della popolazione), sotto la soglia di povertà assoluta. Indice stabile rispetto al 2007, le situazioni peggiorano nel Meridione: 7,9% rispetto al 5,8 dell'anno precedente.
Spesso sono nuclei numerosi con a capo disoccupati, lavoratori autonomi o con bassa scolarizzazione. Italia, 8 milioni di poveri. Cinque famiglie su 100 vivono in condizione di indigenza.

Otto milioni di poveri in Italia nel 2008 (con una spesa media mensile per persona pari a 999,67 euro in una famiglia di due componenti) e quasi 3 milioni in povertà assoluta, cioè 1 milione e 126mila famiglie (il 4,6% delle residenti), per un totale di 2 milioni e 893mila individui (ovvero il 4,9% dell'intera popolazione). Questi i dati diffusi ieri dall'Istat che, sottolinea come l'indice di povertà assoluta sia stabile, ma che questa stabilità nasconde situazioni che peggiorano, in particolare nel Meridione, nelle famiglie numerose, con disoccupati, con a capo lavoratori autonomi e con un basso livello di scolarizzazione.
La stima dell'incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi che nel contesto italiano vengono considerati essenziali per una determinata famiglia a conseguire una standard di vita minimamente accettabile. Il fenomeno, si legge nei dati diffusi dall'Istituto di statistica, è maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (7,9% nel 2008 rispetto al 5,8% del 2007), dove anche l'intensità di povertà assoluta, pari al 17,3%, è leggermente superiore a quella osservata a livello nazionale (17%).
Si conferma inoltre lo svantaggio delle famiglie più ampie (se i componenti sono almeno 5 l'incidenza è pari al 9,4% e sale all'11% tra le famiglie con tre o più figli minori) rispetto a quelle di monogenitori (5%) e delle famiglie con almeno un anziano, oltre allo svantaggio associato con le situazioni di mancanza di occupazione o di bassi profili occupazionali.
Rispetto al 2007, rileva l'Istat, nel 2008 l'incidenza di povertà assoluta è rimasta sostanzialmente stabile a livello nazionale, ma è aumentata significativamente nel Mezzogiorno, passando dal 5,8 al 7,9%. La condizione di povertà assoluta, spiega l'Istituto di statistica, peggiore tra le famiglie di 4 componenti, in particolare coppie con due figli, soprattutto se minori; tra le famiglie con a capo una persona con licenza media inferiore, con meno di 45 anni o con a capo un lavoratore autonomo. Un leggero miglioramento si osserva solo tra le famiglie dove si associa la presenza di componenti occupati o ritirati dal lavoro. Questo per un totale di poveri assoluti, riassume l'Istat, di 1 milione e 126mila famiglie (il 4,6% di quelle residenti in Italia), pari a 2 milioni e 893mila individui (il 4,9% dell'intera popolazione italiana).
Per quanto riguarda invece gli individui che si sono trovati in condizioni di povertà relativa, sono stimati dall'Istat in 8 milioni e 78mila (13,6% della popolazione), ovvero circa 2 milioni e 737mila famiglie (l'11,3% di quelle residenti nel Paese). Negli ultimi 4 anni, sottolinea l'Istat, la percentuale è rimasta sostanzialmente stabile. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, che nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro (+1,4% rispetto alla linea del 2007). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa media mensile pari o inferiore a tale valore vengono classificate come relativamente povere.
Il fenomeno continua ad essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (23,8%), dove l'incidenza è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 6,7 nel Centro) e tra le famiglie più ampie: coppie con tre o più figli e di famiglie. La situazione è più grave se i figli hanno meno di 18 anni: l'incidenza tra le famiglie con tre o più figli minori sale infatti, in media, al 27,2% e nel Mezzogiorno addirittura al 38,8%. Infine, se le famiglie povere hanno una spesa media equivalente sostanzialmente invariata rispetto al 2007 - pari a circa 784 euro al mese - nel Mezzogiorno i nuclei presentano invece una spesa media di circa 770 euro (l'intensità è del 23%), rispetto agli 820 e 804 euro osservati, rispettivamente, per il Nord (18%) e per il Centro (19,6%).

giovedì 30 luglio 2009

PGT fatti con lo stampino

Oggi Tiziano Troianello su Il Giorno ci parla del Piano di governo del territorio di Castiglione. Riprendiamo l'articolo perché può essere spunto per una proficua riflessione sul nostro piano, che il Consiglio comunale adotterà domani sera. Tutti sono costruiti sulla stessa falsariga: incrementare le aree edificabili in modo da portare soldi freschi con l'Ici sui terreni e con gli oneri di urbanizzazione. C'è da chiedersi, visto che anche il serbatoio Milano fa lo stesso, da dove possano arrivare i nuovi immigrati attesi a braccia aperte da tutti i comuni lodigiani; forse da Marte?
Piano regolatore: sì alle cascine come abitazioni.
Rassegna stampa.

Le vecchie cascine del territorio comunale potranno essere recuperate ed avere usi diversi da quelli strettamente agricoli. Potranno diventare anche residenze, strutture ricettive dal punto di vista turistico o sedi di piccoli negozi. Il paese crescerà di circa 500 abitanti nel giro di 10 anni e ci sarà un’espansione residenziale, commerciale e del terziario verso sud. Queste le peculiarità del Piano di governo del territorio che è prossimo ad essere adottato dal Consiglio comunale (ne discute stasera) e che è stato illustrato alla cittadinanza martedì dalle 18,30 in Municipio in un’assemblea pubblica.
In apertura il sindaco Umberto Daccò ha ricordato che il documento è il risultato di un anno e mezzo di lavoro e di assidui confronti. Poi ha indicato quali erano stati i «desiderata politici» chiesti ai progettisti. Tra questi portare la popolazione residente vicino a quota 5mila e 500, avere nuovo suolo urbanizzato, mantenere ed incrementare le attività commerciali con una struttura di medie dimensioni e salvaguardare le aree naturalistiche. Poi l’architetto Marco Garau che ha curato il progetto è entrato nei dettagli.

Padroni a casa propria

Il consigliere provinciale Luca Canova è intervenuto oggi su Il Giorno sull'affair rifiuti.
Nel no al piano rifiuti il rischio inceneritore.
Rassegna stampa.

La Regione boccia il piano rifiuti anche perché non prevediamo spazio a nuovi inceneritori. La notizia mi stupisce nella forma e nella sostanza. Nella forma, dato che in Consiglio si è discussa per ore la mozione presentata dal Pd sulla mancata approvazione del Piano Rifiuti, che giace in Regione dall’11 dicembre, e né l’assessore Maiocchi né il presidente Foroni hanno ritenuto di informare i consiglieri. Sapere dalla stampa che un nuovo incubo ambientale, già censurato negli Anni ’90, riemerge in una nota della Regione preoccupa e stupisce. Ancor più allarma il silenzio della Giunta, in una discussione consiliare sui rifiuti. Non ci possono essere dimenticanze, data l’importanza della questione. Nel merito, poi, sia chiaro che nel Lodigiano non c’è spazio per alcun inceneritore, perché il Lodigiano ha risolto i propri problemi di smaltimento e ha già una qualità dell’aria problematica.
La Regione pensi ad approvare il Piano rifiuti che giace da 8 mesi nei suoi uffici, non pensi né agli inceneritori né alle discariche; i lodigiani restano padroni a casa propria e non si fanno governare per procura. Manca solo un inceneritore, alla nostra terra. Forse è la conseguenza di un colpo di calore. Non voglio pensare che si tratti di una tattica maldestra per proporre qualche indecente do ut des: il Consiglio provinciale, con l’avallo della Giunta, ha detto all’unanimità che il Piano rifiuti va difeso e va approvato. E nel piano si dice no alla discarica di Senna e no agli inceneritori. Non ci sono margini di discussione.

Guanto di sfida a Formigoni

Il Pd verso il congresso.
Speciale [8].
Rassegna stampa - Articolo di Matteo Brunello su Il Cittadino di oggi.
Con lui, ieri sera al circolo Poiani, c’erano il sindaco Lorenzo Guerini e Federico Moro, “sponsor” della stessa mozione.
Fassino: «Il Pd non può tornare indietro»
L’ex segretario Ds ha sostenuto a Lodi la candidatura Franceschini .

«Continuare con la scommessa di unire le culture riformiste del Paese, nel solco del progetto originario del Pd. Questo significa sostenere la proposta Franceschini. Al contrario mi pare che molti di coloro che puntano su Bersani guardino ancora al passato con nostalgia». Così Piero Fassino ieri a Lodi ha sintetizzato i termini della mozione per confermare l’attuale segretario del Partito democratico. Una scelta di campo, mentre si sono già schierate altre proposte congresssuali, tra cui quella Bersani e Marino. Introdotto dai coordinatori locali della mozione, Federico Moro e il sindaco di Lodi Lorenzo Guerini, ha illustrato le ragioni della sua opzione, in vista dell’appuntamento del congresso di ottobre. «In primo luogo - ha evidenziato - ritengo non sia buona cosa cambiare il segretario troppo spesso, e Franceschini lo abbiamo eletto solo 6 mesi fa: il rischio infatti è dare l’impressione di un partito debole. In più credo che in questa difficile fase, lui abbia saputo ben dirigere e tenere unito il partito. Per questo credo che serva una guida come lui, per continuare così e puntare a governare il Paese».
Di fronte a molti iscritti del Pd, all’interno del circolo Poiani in viale Pavia, Fassino ha sottolineato «l’importanza» di una fase congressuale che deve avere l’ambizione di essere aperta alla società. «Non siamo noi al centro di questo dibattito, è il Paese intero, con i suoi problemi», ha esordito. «È poi il primo congresso che convochiamo dopo la fondazione e ha quindi un significato molto particolare - ha osservato -, è quindi un momento per fare un bilancio di quanto abbiamo fatto in questi due anni di lavoro, di quanto abbiamo alle spalle».
Nella sua relazione ha rimarcato inoltre che si tratta di un’occasione da non perdere per affrontare le criticità del “sistema Italia”, con la difficile crisi economica che sta affrontando. «E noi dovremo essere capaci di elaborare proposte e strategie per provare ad uscire dalla crisi - ha puntualizzato - di fronte a un governo che non solo non prende le misure adeguate per aggredire la congiuntura, ma fa di tutto per negare che ci sia la crisi». In più, un esame attento dovrà essere quello dei passaggi elettorali: le scadenze future e le consultazioni già avvenute nel mese scorso. «In questo caso dovremo necessariamente anche riflettere sulla riduzione dei nostri consensi», ha riconosciuto.
Al suo fianco, ieri nel tardo pomeriggio, è anche intervenuto il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, che è andato all’attacco: «Ci sono partiti nati da anni che non hanno mai celebrato un congresso, uno si è inventato leader, paga gli affitti delle sedi del partito e lo governa. Devo dire che noi siamo diversi. Credo che questo vada riconosciuto e detto chiaramente. Inoltre, di fronte a un governo regionale che non ha saputo creare occasioni di sviluppo per la Lombardia, c’è la volontà di provare a vincere le elezioni l’anno prossimo». Poi ha preso la parola il candidato regionale alla segretaria del Pd, Emanuele Fiano: «Il modello Formigoni ha provocato molte delusioni e noi dovremo essere capaci di intercettare quell’elettorato, per lanciare una sfida al governo lombardo».

(8 - continua)

Tra caraffe di spuma e treni in corsa

Il Pd verso il congresso.
Speciale [7].

I big del territorio scendono in campo per il congresso.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

È partita la corsa per raccogliere consensi attorno alla mozione Franceschini, in vista del congresso Pd del prossimo 11 ottobre. E anche nel territorio sono arrivati i primi schieramenti, con le riunioni preparatorie, cui hanno visto già la presenza di quasi una quarantina di partecipanti. Diversi i big della politica locale che hanno aderito alla linea programmatica dell’attuale segretario che si ricandida per la guida del partito. In prima fila, l’ex sottosegretario Gianni Piatti, il consigliere comunale ex Ds Mauro Paganini, il sindaco di Lodi Lorenzo Guerini (ex Margherita), l’assessore comunale Leonardo Rudelli e il presidente del consiglio comunale, Gianpaolo Colizzi. Le cinque parole chiave della mozione sono state illustrate ieri dal dirigente nazionale Pd, Piero Fassino. In primo luogo il termine fiducia, per fare in modo che l’Italia ritrovo l’orgoglio delle sue possibilità e liberi le sue energie. Poi un’altra parola chiave, sono le regole: «viviamo in un Paese in cui le regole si sono via via ridotte e il livello della legalità abbassato». E ancora, uguaglianza: per lavorare ad un sistema dove le disparità nel lavoro, a livello economico non siano così marcate e profonde. Inoltre il tema della qualità: come qualità del sapere per puntare sulla ricerca o qualità dell’ambiente e degli apparati produttivi. Infine il merito, «per assegnare il giusto riconoscimento al valore delle persone, al loro sapere e alle loro competenze nella società».

L’incontro. L’ex segretario DS: Un progetto per l’Italia.
Guerini e Fassino sul palco del Pd.

Il Giorno di oggi - articolo di Guido Bandera.

L’attesa è stata lunga al dopolavoro ferroviario, al circolo Poiani. Ex comunisti, ex democristiani e semplici pensionati ad attendere Piero Fassino, giunto a Lodi ieri sera a battezzare il nuovo coordinamento provinciale PD che sostiene Dario Franceschini e la sua candidatura alla segreteria nazionale. C’erano Gianni Piatti, Paolo Colizzi, gli assessori Simone Uggetti e Leo Rudelli, ma anche il neosindaco di San Martino, Luca Marini. Il sindaco di Lodi, seduto con un gruppo di pensionati, conversava amabilmente, mentre fra i tavoli giravano caraffe di spuma. Sapori noti a chi ha frequentato gli oratori. Fassino, alla fine, è arrivato, scortato dal viso rubicondo di Emanuele Fiano, candidato per i franceschiniani alla segreteria regionale. «Spesso si descrive il nostro congresso come qualcosa di straordinario — ha detto Guerini, insolitamente battagliero, pur se interrotto dal passare dei treni —, ma il confronto democratico è la normalità. Non come in altri partiti, che esistono da 15 anni e non hanno mai fatto un congresso, dove c’è un leader solo, che è tale perché paga l’affitto delle sedi». Fassino, invece, ha spiegato il senso della mozione che sostiene al congresso la rielezione di Franceschini. «Al centro ci saranno le nostre proposte per l’Italia, un progetto che interpreti la fase che stiamo vivendo, con una crisi grave, nonostante si tenti di dire che è alla fine, e che ci porti al voto delle prossime regionali, con 11 amministrazioni su 13 oggi governate da noi».
(7 - continua)

Cafoni di Provincia

Sempre dalle pagine di “Lettere & Opinioni” su Il Cittadino di oggi, una lettera di Antonio Proni.
Provincia. Ma la Lega non dialogava con la gente?
Rassegna stampa.

Lettera aperta al nuovo presidente della Provincia di Lodi.
Sulla base di una Sua intervista pubblicata sul «Giorno» del 19 luglio u.s. sul tema della Centrale di Bertonico e sui filtri relativi, contattai lunedì 20 luglio la Sua segretaria in Provincia per poter avere qualche chiarimento. Non avendo l’ardire di disturbare una persona impegnata come Lei, chiesi di poter incontrare qualunque persona rappresentativa che potesse fornirmi chiarimenti sul filtro “magico” da 100 milioni di euro di cui Lei parlava.
Perché chiedevo questo? In primo luogo perché sono un cittadino del lodigiano che è preoccupato della sua salute e da quello che ha visto nel passato è abbastanza scettico verso coloro che fino ad ora se ne sono preoccupati, in secondo luogo perché in questi anni ho acquisito una certa esperienza in materia di Centrali e sistemi di abbattimento inquinanti al punto che tengo anche un corso all’Università in cui tratto queste tematiche. Chiedo in particolare: “Cosa è questo filtro (SCR od altro?), che cosa trattiene e quante e quali sono le emissioni dopo filtrazione? Avete pensato anche a sistemi sequestranti per il gas serra?”.
Come ho detto alla Sua segretaria non avevo nulla da vendere, perché ove mi fosse richiesto, ero disponibile, gratuitamente, come ho fatto per le lezioni alle scuole superiori del lodigiano, ad offrire informazioni tecniche sui sistemi filtranti per la Sua prossima ed imminente trattativa con Sorgenia.
Dopo qualche giorno mi sono recato di persona presso la Sua segretaria per sapere che fine avesse fatto la mia richiesta telefonica. Qui ho saputo che mi avrebbero preso un appuntamento con l’assessore all’ambiente, mi sono stati chiesti ancora i miei riferimenti e mi è stato chiesto nuovamente il mio numero di telefono che nel frattempo era andato “perduto”. Ho mandato nel frattempo due diversi articoli ai giornali pubblicate sabato 25 u.s. in prima pagina in cui esponevo le mie idee e le mie considerazioni sull’argomento filtri.
Non avendo avuto più risposte mi sono recato successivamente all’Urp della Provincia per rinnovare la mia richiesta. Successivamente una persona mi ha telefonato a nome dell’assessore dicendomi che l’assessore era molto occupata e poi sarebbe andata in ferie ad agosto.
Chiedo troppo se chiedo informazioni su questo argomento? A me basterebbe averle per iscritto (anche tramite il fattorino) o per telefono da qualcuno che sia in grado di darmele, se non avete tempo. In fondo ho chiesto precisazioni su una intervista da Lei fatta ai giornali ed il tempo richiesto per darmi queste informazioni è di circa 60 secondi. Ma la Lega non era quella forza politica che ascoltava e dialogava con la gente?
Devo dire, pur criticando talora la passata amministrazione, che non ho mai avuto difficoltà, previo appuntamento, ad incontrare il Presidente od il Vicepresidente o gli assessori all’ambiente. È questo il vento nuovo che soffia su Lodi? Non sarà vero quel verso del poeta dialettale lodigiano che ci racconta dei rapporti tra cittadini e politici dopo le elezioni?: “Te cüntun su balote / Se gh’ è dandà a vütà / Ma quand g’han la cadrega / Te mandun a ca…”.
Ad ogni buon conto aspetto… pazientemente dopo le ferie, sperando di trovare alla fine un interlocutore.

Il buio oltre la siepe

Dalle pagine di “Lettere & Opinioni” de Il Cittadino di oggi, riportiamo la lettera di Luigi Visigalli dei Verdi Lodigiano.
Centrale. Sorgenia Eal, eravamo all’oscuro.
Rassegna stampa.

Rispondo alla lettera uscita sul «Cittadino» il 17 luglio scorso che, con un tono piuttosto inquisitorio, chiedeva lamia opinione in merito all’ingresso di Sorgenia, nel capitale di Eal compost per la gestione dell’impianto di compostaggio di Terranova.
Premetto che, a mio avviso, bisogna separare la vicenda centrale di Turano Bertonico da quella dell’impianto di compostaggio di Terranova. Come ambientalista e cittadino del Lodigiano mi sono sempre opposto alla centrale, indipendentemente dalla proprietà della stessa, con motivazioni ambientali, tecnologiche ed economiche e perché ritengo fermamente che il ricorso, oggi, alla produzione di energia con fonti non rinnovabili siano esse il petrolio, il gas metano o il nucleare sia profondamente sbagliato, mentre occorra investire in fonti rinnovabili e alternative, ridurre i consumi, migliorare i rendimenti degli impianti in funzione eccetera.
Non voglio qui riprendere tutte le ragioni che ci hanno visti fermamente contrari all’impianto di Turano che, purtroppo,non siamo riusciti a fermare individuando responsabilità sia nel governo Prodi di centro sinistra (e nello specifico i Ministri Pecoraro Scanio, per i Verdi, e il Ministro Bersani) che non ha voluto o saputo svolgere il ruolo minimo di imposizione della valutazione di impatto ambientale richiesta dalla Provincia di Lodi, dal territorio e anche dai Verdi, sia nel primo governo Berlusconi che ha varato il decreto sblocca centrali e nella Regione Lombardia di centro destra che da sempre ha avallato e voluto questa centrale senza mai ripensamenti.
Al contrario, per quanto riguarda l’impianto di compostaggio, gli ambientalisti sono sempre stati favorevoli alla costruzione di tali impianti perché finalizzati all’utilizzo di materie prime provenienti dalla raccolta differenziata, destinati quindi a diminuire i rifiuti da smaltire in discarica o in inceneritori recuperando così una quota importante dei rifiuti domestici trasformandoli in risorsa, il compost, da riutilizzare in agricoltura come ammendante contro l’impoverimento continuo dei suoli agricoli.
Il problema, nel caso specifico di Terranova, è sempre stato il mal funzionamento dell’impianto attuale, di una sua criticità per il rilascio di miasmi maleodoranti e non solo, che si è manifestata sin dall’inizio probabilmente per la tecnologia adottata non idonea e tecnologicamente arretrata e, soprattutto, per una gestione pasticciata, per una poco attenta politica industriale le cui responsabilità sono da individuare nei gestori dell’impianto e nella composizione societaria dove non è mai stato chiaro di chi fossero le responsabilità sia nella gestione tecnica vera e propria, sia negli investimenti che nella determinazione delle tariffe. Inviterei a visitare altri impianti di compostaggio in Italia e all’estero (ad esempio Monaco di Baviera) dove non ci sono i problemi di Terranova e che, mi risulta, abbiano un bilancio economico positivo.
Sulla opportunità poi, di avere un socio privato come la Cre, responsabile della volontà di costruire la devastante discarica di Senna Lodigiana, (grazie al supporto, non dimentichiamolo, della Regione Lombardia), da tempo dichiaro che la Provincia di Lodi avrebbe dovuto liquidarne la quota del 10% di Cre scaricandola dalla Società Eal.
Per quanto riguarda l’ingresso di Sorgenia con il 20% , valeva , dopo la vicenda della centrale, il criterio di valutare attentamente l’opportunità politica di tale ingresso, che, mi si dice, deliberato dalla precedente amministrazione Provinciale ma di cui io personalmente, o come Verdi, non ne eravamo a conoscenza. Ora si tratta di verificare il piano economico e industriale che sarà predisposto, cosa nella pratica significa la quota del 20% a Sorgenia, quali operazioni tecnologiche, economiche si vogliono mettere in atto per rendere questo impianto compatibile con i cittadini della zona e vantaggioso per tutto il territorio. È necessario che la società Eal coinvolga nelle scelte che si andranno a fare gli enti locali interessati e i cittadini, all’interno di un comitato tecnico scientifico da realizzare al più presto, in ottica di massima trasparenza, partecipazione e condivisione.

Meno peggio è sempre meglio che peggio

Imprese edili: appalti più facili fino a 500 mila euro.
Artigianato in crisi nera Il fatturato giù del 18%
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Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

In tempi di crisi, il calo di fatturato nel settore servizi continua, ma rallenta. Secondo i dati della Camera di commercio, il secondo trimestre dell’anno è andato nel complesso meno peggio del primo, anche se il calo di affari resta.
Fanno eccezione il settore dei trasporti, in crescita, e quello delle attività postali, praticamente al palo. Spazio per ottimismo, al momento, non ce n’è. Ma il ridursi del crollo verticale fa forse sperare in un periodo migliore. In altre parole i servizi, di cui fanno parte anche le imprese di costruzione, calano ancora nel fatturato nel secondo trimestre 2009, ma di un «solo» punto percentuale rispetto a marzo.
Ma nel trimestre precedente il calo era stato del 5%. In attivo i trasporti (+4,2%). Le costruzioni calano, ma solo di mezzo punto. Il commercio all’ingrosso, invece, dello 0,8%. Male l’informatica: -4,8% e gli alberghi: -3,3%.
Martedì pomeriggio, intanto, sempre la Camera di commercio ha diffuso i dati sull’andamento del settore artigianale. Il fatturato (depurato dagli effetti dell’inflazione) benché caratterizzato sempre da un tendenziale negativo presenta una decelerazione della caduta rispetto al precedente trimestre, ma riflette in senso generale le conseguenze della crisi finanziaria, portando un calo di fatturato del 18,07%. In sostanza, dati alla mano, per il manifatturiero artigiano è crisi, praticamente ininterrotta, dal 2006.
L’andamento in discesa viene confermato dalle scelte dei consumatori. Sotto il profilo settoriale tutte le attività hanno comunque accusato un forte appesantimento, in particolare le imprese di mobili in legno, della Meccanica, e dell’Abbigliamento. La Meccanica scende su base annua del -13,11%, mentre l’abbigliamento cala dell’11%.
Un segnale di schiarita arriva invece dalla Giunta provinciale, che ieri ha adottato un provvedimento a beneficio delle imprese edilizie. In pratica verranno semplificate le procedure per gli appalti fino a mezzo milione di euro. «Un provvedimento - dicono a Palazzo San Cristoforo - che si inserisce nell’ottica del Decreto Legislativo 163 del 2006, volto proprio a facilitare l’accesso delle imprese alle gare d’appalto pubbliche: concretamente, la legge consente alla stazione appaltante, in questo caso la Provincia, di utilizzare forme “limitate” di pubblicità dei bandi di gara che vengono emessi. Questo, nei fatti, dovrebbe aprire un canale privilegiato d’accesso alle imprese locali».

Il valore dell'esperienza

Bagnaschi un “ritorno” all’ambiente: in commissione al posto di Felissari.
Rassegna stampa - Cristina Vercellone, Il Cittadino di oggi.


Antonio Bagnaschi tornerà ad occuparsi di ambiente per la provincia di Lodi. L’ex assessore di Rifondazione comunista entrerà come supplente nella commissione che potrebbe essere affidata al leghista Alfredo Ferrari. La discarica di Senna, il piano rifiuti, la qualità dell’aria, le energie rinnovabili, la convenzione con Sorgenia per la centrale di Bertonico che l’amministrazione Foroni dovrà rivedere, sono già i primi temi sul tavolo della discussione e per i quali Bagnaschi ha lavorato come assessore. L’incarico rientra in una sorta di accordo tra Rifondazione comunista e Pd. Da un lato dà la possibilità all’ex assessore di non sprecare l’esperienza accumulata in questi anni, dall’altro consente a Rifondazione di rientrare almeno attraverso le commissioni al tavolo provinciale. «La logica - commenta Bagnaschi - è di far entrare in consiglio le liste che hanno lavorato con il presidente Osvaldo Felissari, per evitare che la loro esperienza andasse dispersa. Per quanto mi riguarda accetto quest’incarico volentieri. Se n’è parlato anche durante una riunione a livello provinciale».
«La lista Felissari per noi è il luogo nel quale raccogliere l’impegno di chi ha fatto questa scelta in campagna elettorale - commenta l’ex presidente -. Faremo una riunione che coinvolgerà tutti quelli che si sono candidati. L’orientamento è di ospitare alcuni di loro nelle commissioni. C’è un accordo tra i partiti del centro sinistra, anche con Italia dei valori per esempio, ad ospitare le competenze e le esperienze accumulate dalle persone in questi anni». Non è escluso, infatti, secondo indiscrezioni, anche l’ingresso di Piero Luigi Bianchi, ex assessore provinciale ai trasporti, nella commissione sulle infrastrutture.

Qui comando io

Cristina Vercellone su Il Cittadino ritorna sulla controversia del piano rifiuti.
Il Pirellone diffida la Provincia: «Il piano rifiuti dovrà cambiare». In caso contrario l’assessore Buscemi potrebbe nominare un commissario.
Rassegna stampa.

O adottano un piano con le prescrizioni della Regione, oppure vengono commissariati. La diffida attesa come un atto «scontato» dal presidente della provincia Pietro Foroni è arrivata a palazzo San Cristoforo. L’assessore regionale ai servizi di pubblica utilità e sviluppo sostenibile Massimo Buscemi continua sulla sua strada. Le dichiarazioni di Foroni arrivate ieri però andavano nella stessa direzione: «L’ottica con la regione è di collaborazione - dice -, ma non ci lasciamo mettere i piedi in testa». Buscemi se la prende anche con Felissari, che aveva accusato la Regione di aver lasciato passare 8 mesi di silenzio prima di contestare il piano rifiuti. «La provincia - attacca l’assessore regionale di Forza Italia - ha adottato il piano provinciale l’11 dicembre 2008, oltre il termine ultimo fissato per l’adozione. Ha inviato il piano solo su cd e non con le cartografie cartacee, essenziali per poter effettuare l’istruttoria regionale. Le cartografie in formato cartaceo sono arrivate ben due mesi dopo, il 10 febbraio scorso. Solo a partire da questa data è stato possibile dare avvio all’istruttoria. I tempi dell’istruttoria quindi sono stati 5 mesi. Non si può parlare di “8 mesi di silenzio”». Poi Buscemi ribadisce quanto già annunciato nei giorni scorsi: «L’istruttoria ha evidenziato - commenta - la difformità ai criteri regionali e pertanto la Regione non può che diffidare la provincia ad adottare il piano con prescrizioni entro un breve termine, in caso d’inadempimento provvederà a nominare un commissario ad acta». Per quanto riguarda i quantitativi degli inerti, «poiché il valore fornito dall’assessore si discosta dai dati di produzione dichiarati dall’ex presidente della provincia - dice -, gli uffici regionali stanno facendo le verifiche necessarie grazie al supporto di Arpa, della reale produzione di tale tipologia di rifiuti e del quantitativo inviato a effettivo recupero».
Pronta arriva la replica di Felissari e dell’ex assessore Antonio Bagnaschi: «Prima delle elezioni - commenta l’ex presidente - la Regione non ha preso nessuna posizione, adesso perché vogliono fare la discarica contestano il piano. Foroni deve stare attento a non rimanere vittima del fuoco amico». Secondo Bagnaschi il ritardo riguarda quasi tutte le province. «I criteri attuativi infatti - commenta - sono usciti solo a febbraio 2008; le uniche due amministrazioni che hanno consegnato il piano in tempo sono quelle che non hanno recepito i criteri. Abbiamo presentato il piano a marzo 2008. Però abbiamo aspettato 60 giorni per avere il parere amministrativo, quindi la responsabilità è della Regione. A dicembre abbiamo adottato il piano. Il giorno dopo la regione ci ha scritto dicendo che se non lo adottavamo venivamo commissariati. Da gennaio a luglio 2009 c’è stato il silenzio assoluto». E poi, secondo Bagnaschi, «nessuno sapeva che le cartografie andavano stampate e non si potevano visionare in formato elettronico come si fa in tutto il mondo. Noi abbiamo utilizzato il mud per calcolare i rifiuti prodotti. Loro come fanno a dire che ci sono 2 milioni di metri cubi di inerti? E poi l’Arpa ha partecipato a tutte le conferenze che abbiamo tenuto. Avrebbero potuto contestarci prima. Sarebbe curioso che adesso, visto che Buscemi pensa che nel Lodigiano ci sono pochi rifiuti, Arpa cambi opinione».

Il Cittadino di oggi riporta anche una risposta della Cre al consigliere Concordati.
La Cre si difende: «Nessun progetto “delinquenziale”».

Cre (Centro ricerche ecologiche), la società che ha presentato il progetto per costruire una discarica a Senna Lodigiana, risponde al consigliere provinciale e regionale Gianfranco Concordati. L’esponente del Pd, nel corso dell’ultimo consiglio a palazzo San Cristoforo, ha definito questa ipotesi come “delinquenziale”, un aggettivo che non è piaciuto ai vertici del gruppo. «Non riteniamo che la definizione di “progetto delinquenziale” data dal consigliere Concordati all’iniziativa di Cre su Senna Lodigiana possa essere rubricata alla voce “critica politica” - fanno sapere -, siamo semmai nel campo dell’ingiuria. La prima è legittima, la seconda no. I delinquenti sono - tanto per fare un esempio in materia ambientale - quelli che scaricano abusivamente, dove capita, in barba ad ogni regola. Non certo coloro che, come la società Cre, fanno tutto alla luce del sole, con la massima trasparenza anche dalle colonne di questo giornale, nel pieno rispetto delle leggi e delle procedure».

Terzo mondo telefonico

Sempre Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci racconta del blackout telefonico a Ossago.
Telecom Italia ha sottovalutato il problema, intervenendo solo dopo la segnalazione del sindaco. Ossago va in black out telefonico. Centralina in tilt, 400 utenti isolati per un giorno intero.
Rassegna stampa.

Ossago - Il paese va in black out telefonico per diverse ore per la seconda volta nel giro di tre settimane, e i malumori crescono tra i privati, gli operatori commerciali, e gli amministratori pubblici.
La prima volta è capitato il 7 luglio, quando le linee di Ossago hanno cominciato ad avere problemi attorno alle 9 del mattino e si sono sbloccate soltanto alle 16. Poi l'altro ieri, martedì pomeriggio verso le 14, tutti i telefoni fissi del paese sono tornati muti improvvisamente, e questa volta il black out è proseguito fino alle 12 circa di ieri mattina. Oltre 400 utenze del tutto inutilizzabili sia in uscita sia in entrata, con le cornette pronte a restituire a ogni tentativo il fastidioso segnale di occupato, quello a un ritmo più veloce che segnala l'anomalia di funzionamento: gli utenti privati, le importanti aziende dell'area artigianale, gli operatori commerciali, le linee dedicate alle ricariche telefoniche e persino quelle per le giocate del Superenalotto.
Diverse sono state le segnalazioni ai call center di Telecom Italia, ma nessun operatore ha preso in considerazione la questione, forse anche per la mancanza di controlli incrociati. «La situazione non è stata capita - spiega il sindaco Angelo Taravella -. Almeno dieci persone, forse molte di più, hanno segnalato a Telecom Italia che c'era un problema, ma gli operatori di call center hanno trattato ciascuna di queste segnalazioni come richieste svolte dal singolo privato, con tempi d'intervento lunghi».
Il problema, invece, riguardava tutto il paese, ed è stato lo stesso sindaco, oggi pensionato ma a lungo dipendente di Telecom Italia, a rilevare il guasto. «Prima ho indicato che avevamo un problema alla centralina - continua il primo cittadino -. Però è passata la notte senza che fosse effettuato alcun intervento, e così mi sono deciso a segnalare la questione direttamente ad ex colleghi, tecnici tuttora dipendenti di Telecom, che hanno capito la gravità della situazione e quindi hanno fatto arrivare gli addetti alla manutenzione».
Sotto accusa finisce la centrale del paese, che non regge gli sbalzi di tensione elettrica: quando l'impianto va in black out, il gruppo di batterie ausiliario non subentra al primo, forse perché scarico, e così la centralina va in blocco, impedendo le comunicazioni voce con qualsiasi utenza supportata. «Sappiamo che Telecom Italia ha pochi tecnici per la manutenzione, ma su Ossago abbiamo problemi seri e quindi chiediamo a gran voce che ci sia un intervento risolutivo - conclude Taravella -. Per molte aziende il telefono fisso rimane un mezzo fondamentale, così come per gli anziani. Vorremmo proprio evitare di ritrovarci di nuovo isolati, e per questo Telecom Italia deve attivarsi per risolvere la situazione una volta per tutte».

Il superenalotto degli oneri d'urbanizzazione

Mentre, come Mario Borra ci ha raccontato la maggioranza di Casalpusterlengo gioca allo sceriffo contro gli immigrati, Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci informa dei mali veri del nostro vicino di casa.
Casale: cancellati per il momento anche la pista ciclopedonale sul Brembiolo e un pulmino per disabili.
Entrate a picco, saltano le opere pubbliche.
Tagli per oltre un milione: Zorlesco dice addio alla nuova palestra.

Rassegna stampa.

Casale - Il comune registra nei primi sei mesi dell’anno minori entrate rispetto a quelle previste, e così saltano opere per un milione di euro. Zorlesco dice addio per il momento alla palestra attigua al plesso scolastico, ma saltano anche il prolungamento della pista ciclopedonale sul Brembiolo da piazza Mercato a viale Mantova, l’acquisto di un pulmino per disabili, tratti di piste ciclabili minori, gli interventi di potatura degli alberi d’alto fusto di proprietà comunale. È quanto emerso nella seduta del consiglio comunale che si è tenuta martedì sera, nel corso della quale è stato anche approvato il bilancio 2008 dell’Azienda Speciale di Servizi, in attivo per 3600 euro, ma con un futuro gestionale sul quale rimangono molti dubbi.
La drastica cura dimagrante delle spese per investimento deriva da una realistica analisi a cui la giunta è stata spinta dagli uffici comunali competenti: gli oneri d’urbanizzazione non entrano al ritmo previsto, la vendita della quota della Metanina di proprietà comunale non è ancora avvenuta e non sembra poter arrivare in tempi brevi, la casa di riposo non può essere alienata perché gli utenti non sono ancora stati trasferiti nella nuova struttura. Il totale da riequilibrare ammonta a 1 milione e 10 mila euro.
In particolare, mancano all’appello circa 700mila euro provenienti dalla cessione della Metanina e circa 300mila euro di mancati oneri di costruzione, derivanti dallo stallo in cui si trova oggi il mercato immobiliare anche a Casale. «Ma è evidente che tutto è legato - spiega l’assessore al bilancio Antonio Spelta -. Gli uffici ci hanno dato l’indicazione di procedere a un riequilibrio di bilancio, perché mancano 1 milione e 10 mila euro a copertura delle spese d’investimento, e così abbiamo fatto. Se la situazione non migliorerà entro la fine dell’anno, sia in termini di incassi di oneri d’urbanizzazione sia per le alienazioni previste, probabilmente sarà necessario un nuovo riequilibrio, e dovremo tagliare altro».
E forse non solo nelle spese d’investimento, ma anche nelle spese correnti, quelle per i servizi. Oggi, per far tornare, i conti l’amministrazione ha provveduto a togliere dalle previsioni di bilancio 600mila euro destinati alla realizzazione della nuova palestra di Zorlesco, 180mila euro del prolungamento della rete ciclopedonale del Brembiolo da piazza Mercato fino a viale Mantova, 100mila euro per l’acquisto del pulmino disabili, 33mila dei 42mila euro complessivamente destinati ad altre ciclabili e 96mila dei 150mila euro previsti per la potatura del patrimonio arboreo.
«Sono tagliati, cancellati, spostati in là nel tempo - continua l’assessore Spelta -. Il succo è che per ora spariscono dal bilancio per arrivare a una variazione da 1 milione e 10 mila euro. In futuro si vedrà che fare di queste spese». La situazione ad oggi è complicata dal rischio del non mantenimento del patto di stabilità, anche se è prematuro lanciare campanelli d’allarme. «Monitoriamo l’andamento dei conti pubblici, perché non possiamo stare tranquilli», conclude Spelta.

Bivacchi e segnali di fumo

Sul tema dell'immigrazione a Casale riprendiamo da Il Giorno di oggi un articolo di Mario Borra.
L’opposizione: manovre della Lega per colpire gli stranieri.
Bivacchi, bufera in Consiglio.
Rassegna stampa.

«La polizia municipale ha fatto allontanare persone che sostavano sui gradini della chiesa parrocchiale mentre mangiavano il gelato. È ridicolo ed illegale anche perché il sagrato è di proprietà della Curia». Così martedì sera in Consiglio comunale Leopoldo Cattaneo del Partito Comunista dei lavoratori ha sollevato di nuovo la questione spinosa dell’ordinanza anti bivacchi firmata dal sindaco Flavio Parmesani una decina di giorni fa e che riguarda il monumento ai caduti, i gradini delle chiese e alcuni parchi pubblici come il Puecher, Ducatona e quelli di Zorlesco e Vittadone.
Cattaneo ha ribadito le sue perplessità sul provvedimento, così come quella sul reddito minimo per ottenere la residenza. «È una norma inutile, inefficace e dimostra che la coalizione è in mano alla Lega Nord. Noi, se sarà necessario, faremo ricorso perché è una norma che intende colpire solamente i cittadini stranieri», ha attaccato il consigliere di minoranza.
Parmesani ha risposto di non conoscere l’episodio relativo allo «sgombero» di persone dai gradini con il gelato in mano, ma di volersi informare per capire cosa sia successo. Poi difende l’ordinanza. «La norma anti bivacco serve per impedire che vengano messi in atto comportamenti non consoni e degli abusi. È una norma generale che vale anche per chi frequenta i parchi».
Quindi Cattaneo ha fatto scoppiare il caso di un consigliere comunale della maggioranza di centrodestra, Giuseppe Carelli il quale avrebbe partecipato ad un paio di blitz della settimana scorsa dei vigili urbani per verificare situazione di degrado e di presenza di cittadini stranieri in alcuni immobili. Il sindaco ha confermato la presenza di Carelli, ribadendo però la legittimità della sua partecipazione, Cattaneo ha replicato sottolineando che «ad un consigliere comunale non spettano questi compiti affidati solo alle forze dell’ordine».
Federico Moro di Casale Democratica ha chiesto che che la vicenda venga approfondita, facendo intendere di voler chiedere copia del verbale di accertamento degli agenti della polizia municipale per verificare quale sia stato eventualmente il ruolo di Carelli durante i sopralluoghi e se il consigliere è entrato negli immobili controllati insieme alle forze dell’ordine . «Non è un ufficiale di pubblica sicurezza e quindi non ha compiti di questa natura», ha sottolineato Moro.

Il Parlamento brutalizzato

Chi rispetta le regole e la legge sarà sempre penalizzato.
Tra le diverse dichiarazioni di voto alla Camera sul decreto anticrisi di martedì riportiamo quella dell'on. Dario Franceschini, perché la riteniamo una denuncia significativa dell'attuale «marasma» in cui versa la maggioranza di governo e di cui l'iter del decreto già modificato prima (anche se negli atti si dirà "contestualmente") della firma del capo dello Stato da un altro decreto.
Così l'on. Franceschini in aula:

Signor Presidente, con questa ventitreesima fiducia, dall’inizio della legislatura, si consuma un’altra pagina nera del Parlamento.
Sono anni che discutiamo di riforme costituzionali e di riforma dei Regolamenti parlamentari per rendere più veloce, più efficiente e più moderno il nostro procedimento legislativo. Voi in questo anno lo avete brutalizzato. Il sistema ormai è sempre lo stesso: il Consiglio dei Ministri approva un decreto-legge in bianco, che non viene più pubblicato il giorno dopo, ma viene pubblicato sei, sette o otto giorni dopo, quando vi è stato il tempo di scrivere il testo che il Consiglio dei ministri ha approvato nella sua collegialità senza conoscerlo; quel testo viene mandato alle Camere e inizia stancamente un dibattito che – si sa già – finirà, al di là della scadenza dei sessanta giorni, con un maxiemendamento che raccoglie un po’ di tutto e su cui si mette la fiducia. In tal modo si umilia il lavoro delle Commissioni, onorevole Cota – altro che entrare nel merito – e si buttano nel cestino gli emendamenti dell’opposizione in Commissione.
È un maxiemendamento in cui entra di tutto, alla faccia del requisito costituzionale dell’urgenza e alla faccia del requisito dell’omogeneità di materia, che è stato così rigidamente osservato in passato; per cui, entra di tutto, e almeno questo servisse per rendere più efficace e più veloce il modo di fare le leggi ! Non è così. Nella fretta di utilizzare questa specie di contenitore onnicomprensivo che è diventato il decreto-legge con il maxiemendamento per la conversione, si butta dentro di tutto.
Si fanno errori madornali, che costringono a marce indietro mentre si approva ancora il testo. È successo così per le badanti nel pacchetto sicurezza e oggi si fa una retromarcia, ma la norma che si scrive – dicono gli esperti – già oggi si capisce che non riguarderà circa l’80 per cento delle badanti. E poi perché solo le badanti ? Qual è la distinzione da altre tipologie di lavoratori ?
Per non parlare della norma sul terremoto. Mentre il Presidente del Consiglio annuncia a L’Aquila una cosa, si approva una norma vergognosa, che prevede che i terremotati di L’Aquila debbano rientrare del 100 per cento delle tasse cominciando da gennaio, data in cui viene anche interrotta la sospensione dei mutui; e poi, accorgendosi che quella norma non regge, mentre la approviamo si fa un comunicato per dire che quella norma verrà modificata e si approva un ordine del giorno. Noi vigileremo che questo avvenga, perché non sarebbe la prima volta – ricordiamo il Patto di stabilità – che il Parlamento assume un impegno che poi viene sostanzialmente e di fatto violato. Poi ci mettete un bel titolo (provvedimenti anticrisi), che fa effetto, e lo si accompagna con qualche sorriso rassicurante in televisione e con qualche numero per occupare i titoli dei giornali. Lo ha
detto benissimo venerdì l’onorevole Bersani: avete avuto una gestione surreale della crisi. Prima l’avete negata, dopo avete detto di essere stati i primi e gli unici a prevederla per tempo. Poi avete detto che la crisi è alle nostre spalle: tutto è come prima, tutto meglio prima (sono state le parole del Presidente del Consiglio); fino alla vergogna di trasformarla e di continuare a cercare di trasformarla in un fatto psicologico. Si tratta di un insulto in faccia a chi vive nella paura e nell’angoscia di perdere il posto di lavoro e di non avere più il reddito per vivere, un insulto a chi sente sulla propria pelle cosa è questa crisi e sente quanto è dura questa crisi!
Ecco il fatto psicologico: uso i dati di Banca d’Italia, dell’ISAE, dell’ISTAT, del CNEL, del Fondo monetario, di Confindustria, di tutti quelli che attaccate senza pudore quando osano pronunciare la fredda verità dei numeri. La verità è che questa cosa è sempre più ostile e sempre più ingombrante e pericolosa per voi. Ecco il vostro anno di Governo: cala il PIL, meno 5,2 nel 2009; calano le entrate fiscali, meno 3,3 rispetto al 2008, meno 11,3 l’IVA; cala la produzione, sarebbe più corretto dire «crolla» la produzione, dato che è il crollo più grande dagli anni Settanta; calano i prestiti alle piccole e medie imprese, meno 3 per cento di credito (in particolare alle più piccole); calano i consumi, meno 2,2 nel 2009; cala la crescita del potere d’acquisto dei salari, meno 1,3 (il dato più basso dal 1970); calano gli investimenti pubblici, meno 4,4 per cento nel 2010. Ma c’è anche qualcosa che cresce: cresce il debito, al 115,3 per cento (89,6 miliardi dall’inizio dell’anno); cresce la spesa pubblica, la spesa primaria corrente dal 40,3 al 43,4; cresce la pressione fiscale; cresce la disoccupazione e vedremo quanti saranno stati, se i cinquecentomila che si dicono o più, i nuovi disoccupati nel 2009. Sono numeri, e non sono numeri dell’opposizione: sono numeri di Banca d’Italia e di tutti gli istituti e osservatori internazionali, e non si protesta contro i numeri, si cerca di cambiarli!
La verità è che l’Italia è in recessione e che l’origine è la crisi globale, ma oggi è anche soprattutto colpa della vostra incapacità di affrontarla dall’inizio, della vostra incapacità di scegliere una linea dal settembre dello scorso anno. Non è pessimismo. Nel prossimo settembre milioni di italiani e migliaia di imprese saranno nel momento di massima difficoltà: redditi troppo bassi; lavoratori che hanno perduto o rischiano di perdere il posto di lavoro e non hanno nessuna forma di ammortizzatore sociale che li accompagni nel momento più difficile della loro vita; piccole imprese che, dopo aver aspettato tanto la ripresa dei consumi, si trovano senza liquidità e senza credito.
Sono le categorie per le quali noi da mesi in quest’Aula e nel Paese presentiamo proposte per affrontare l’emergenza. Come continuiamo a dire, anche nei momenti di difficoltà e di crisi, bisogna avere la capacità di mettere mano alle riforme strutturali, ma bisogna anche mettere in campo – c’è il dovere politico e morale di farlo – misure per affrontare l’emergenza, per aiutare quelle categorie di persone ed imprese che non ce la possono fare ad arrangiarsi, a cavarsela da sole aspettando che la crisi finisca nel 2010-2011, perché non hanno le spalle sufficientemente robuste per farcela e chiedono di essere aiutate dalla politica, dallo Stato, dal Governo e dal Parlamento. Eppure l’Italia, eppure le imprese italiane hanno energie positive, hanno sempre mostrato di dare il meglio nei momenti di difficoltà, chiedono soltanto che il Governo non giri la testa dall’altra parte.
Voi proseguite negli annunci, avete questa doppia verità: la verità degli annunci televisivi, delle promesse, dei numeri, dei titoli dei giornali e poi quello che c’è realmente negli atti parlamentari. Ma il giudizio politico può essere soltanto su quello che c’è negli atti parlamentari e questi sono pieni di misure negate, poi promesse e poi rilanciate. Si potrebbe fare un lungo elenco anche in questo provvedimento: i fondi per lo spettacolo tagliati completamente, dimenticando che l’industria culturale è un pezzo dell’identità e della vocazione italiana nel mondo, e tagliare lì è come tagliare le principali energie per un altro Paese.
Il Mezzogiorno: non c’è nulla in questo provvedimento. Eppure, cercate anche in questo caso di coprire con annunci, dopo un anno in cui avete utilizzato i fondi FAS per finanziare ogni cosa, compreso le multe delle quote latte degli allevatori del nord. Vi accorgerete che esiste il Mezzogiorno soltanto perché minacciano di farvi un partito in casa, altrimenti non sarebbe esistito, eppure avete preso tanti elettori nel Mezzogiorno due anni fa!
E poi vi è il condono fiscale, chiamiamolo con il suo nome e non scudo fiscale. In un Paese che sprofonda nell’evasione fiscale, voi, anziché combatterla, premiate chi ha violato la legge esportando illegalmente capitali. In un momento di crisi sbattete il condono e il rientro dei capitali in faccia a quegli italiani, a quei cittadini e a quelle imprese che hanno rispettato le regole, che hanno rispettato onestamente la legge e che si vedono passare davanti chi le regole e la legge le ha violate. Fate un condono senza avere il coraggio di chiamarlo con il suo nome: dite che state facendo come negli Stati Uniti. L’ha detto bene l’onorevole Causi in Aula: andate a vedere che cos’è il rientro dei capitali nell’amministrazione Obama. È una dichiarazione non anonima in cui si accetta, dopo aver fatto rientrare i capitali, di sottoporsi al prelievo fiscale sui capitali esportati illegalmente. Voi fate un condono anonimo che preclude ogni accertamento fiscale. È un lavaggio di denaro di cui non si conosce e non si vuole nemmeno conoscere la provenienza!
È un’altra prova di come continuante ad operare ogni volta che siete al Governo: trasmettete il messaggio che chi rispetta le regole e la legge sarà penalizzato perché c’è sempre un’emergenza che giustifica un premio per chi ha violato le regole e la legge. Per questo voteremo contro e per questo continueremo a denunciare le vostre omissioni. Presto, a settembre, arriverà la durezza della ripresa. Noi saremo nel pieno di un civile e vero confronto congressuale: una cosa che voi avete anche dimenticato che esista. Ma qui saremo uniti e qui saremo tutti con la stessa voce, senza divisioni perché questo è quello che ci chiedono gli italiani e questo è quello che ci si aspetta dalla più grande forza di opposizione.

mercoledì 29 luglio 2009

Sorgenia realizzerà il secondo biodigestore di Brembio

Sempre Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi ci dice che entro marzo 2010 sarà terminato l’impianto da 800 megawatt di Bertonico.
Sorgenia: «Una delle tre turbine è già arrivata, nell’accordo con Coldiretti due biodigestori per i liquami».
Centrale, prime prove di accensione.
Rassegna stampa.

Bertonico - Entro marzo del 2010 le prime prove di accensione. La centrale di Bertonico e Turano, contestata nei mesi scorsi dal territorio, è in dirittura d’arrivo. Sono terminate, infatti, le opere civili, è già arrivata una delle tre turbine e sono in fase di completamento anche le opere di urbanizzazione collaterali sull’area dell’ex Gulf, svolte per la maggior parte dalla Geos di Casale. Il momento di massima attività del cantiere sarà tra ottobre e dicembre: in quei mesi lavoreranno contemporaneamente 700 persone, contro le 400 attuali. È ormai completato anche il metanodotto da circa 6 chilometri e mezzo di lunghezza che porterà il gas alla centrale, mentre è in fase di realizzazione la stazione elettrica da parte di Terna per evacuare la potenza elettrica dall’impianto. L’avvio commerciale è previsto per agosto del prossimo anno. Intanto, però, Sorgenia ha stretto un accordo con la Coldiretti, già prevista nella convenzione deliberata con la giunta Felissari, per la realizzazione di due impianti che effettueranno biodigestione dei liquami da un megawatt ciascuno, da realizzare a Bertonico e Brembio. Gli agricoltori potranno conferire le deiezioni animali attualmente in eccesso rispetto alla legge regionale che limita lo spargimento di nitrati nei campi. I liquami, circa 70 mila metri cubi all’anno per ciascun impianto, verranno trasformati in energia e restituiti agli agricoltori, privi di nitrati per essere sparsi sulle coltivazioni. Il direttore della produzione Alberto Bigi è soddisfatto: «Intorno ad agosto del 2010 ci sarà l’avvio commerciale dell’impianto - spiega il dirigente di Sorgenia -, ma le prime prove di accensione saranno già nei primi mesi del 2010, credo entro marzo. Attualmente sono state terminate la gran parte delle opere civili, in pratica le fondazioni in cemento delle strutture principali. È in corso il montaggio meccanico, compreso quello delle due caldaie a recupero e del condensatore ad aria. Sono quasi pronti anche gli edifici principali, come la sala macchine per la collocazione delle due turbine a gas e della turbina a vapore da circa 270 megawatt ciascuna. Una di queste ultime è già posizionata, mentre le altre due saranno collocate entro settembre». Attualmente lavorano, contemporaneamente, nell’area dell’ex raffineria 400 lavoratori. «Una buona parte, poco meno della metà - annota Bigi - provengono dal Lodigiano e lodigiane sono in buona parte anche le imprese impegnate nel cantiere». Per costruire una centrale di questa portata occorrono circa 2 milioni di ore di lavoro. «Abbiamo appaltato, intanto, per 10 milioni, tutte le opere di urbanizzazione collaterale sull’area di oltre un milione di metri quadri dell’ex Gulf - spiega ancora il dirigente -: infrastrutture stradali, fognature, impianti di depurazione. In pratica saremo in grado di offrire calore ed energia a costi competitivi, molla per l’insediamento di attività produttive. Questi elementi sono stati menzionati anche nella convenzione firmata con la giunta provinciale precedente e che andrà rivista con l’amministrazione attuale».
Per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell’aria, il primo luglio Sorgenia ha firmato una convenzione con Arpa che si prenderà in carico il monitoraggio della qualità dell’aria attraverso la rete di centraline installate dalla società e in funzione dalla fine di febbraio. «A essere monitorati - spiega Bigi - saranno gli ossidi di azoto e di carbonio, oltre alle polveri sottili: pm 10 e 2,5. Una centrale a gas naturale come la nostra, però non produce polveri. Si ipotizza, invece, una produzione inferiore ai 30 milligrammi al metro cubo di Nox e Co decisamente bassa grazie alla migliore tecnologia disponibile che consente, già in fase di combustione, di mantenere minimi i livelli di emissione. In ogni caso avremo un anno di monitoraggio degli inquinanti, a centrale spenta, per fare la differenza, come prevede la normativa, su quanto prodotto durante l’attività effettiva. Avviato l’impianto, in modo assolutamente trasparente, chiunque potrà valutare le eventuali differenze nella qualità dell’aria».

Trovarsi lo zerbino di Milano

Foroni: «Un no alla discarica, ma anche a un inceneritore»
Rassegna stampa - Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi.

L’ombra di un inceneritore nel Lodigiano. A provocarla è Massimo Buscemi, assessore regionale allo sviluppo sostenibile, nella lettera di contestazione del piano rifiuti provinciale. «Si rileva - commenta l’assessore nel fax inviato il 17 luglio all’amministrazione provinciale e protocollato il 22 dello stesso mese - la totale assenza di pianificazione di impianti di recupero energetico da rifiuti speciali». L’ipotesi però, al neoeletto presidente provinciale Pietro Foroni non è piaciuta, anche se nelle controdeduzioni inviate allo stesso assessore non se ne fa cenno. «Non l’abbiamo citato - precisa il presidente - perché per noi un inceneritore è fuori discussione. Sarebbe assolutamente antieconomico per la provincia di Lodi. L’abbiamo fatto presente anche venerdì quando siamo andati in Regione. Noi siamo autosufficienti per quanto riguarda i rifiuti. Se avessimo bisogno di più spazio, per i rifiuti urbani è previsto l’ampliamento della discarica di Cavenago, mentre per la frazione umida, quello che abbiamo in mente e che era già previsto dalla precedente amministrazione provinciale, è la trasformazione dell’impianto di compostaggio di Terranova in un biodigestore. L’abbiamo già detto. Il Lodigiano non esporta rifiuti, ma li importa, l’inceneritore è assolutamente antieconomico, impensabile. E poi le due tecnologie, il biodigestore e il termovalorizzatore, si escludono. Quindi, oltre a ribadire la nostra contrarietà alla discarica di Senna diciamo no anche a questo impianto. Anzi, non abbiamo aspettato la diffida che è l’atto successivo al commissariamento, abbiamo voluto mandare subito le nostre controdeduzioni. L’ottica è di collaborazione, ma non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno».
Critico anche l’ex assessore all’ambiente Antonio Bagnaschi: «Si fa la pianificazione dei rifiuti - commenta - a seconda delle proprie necessità. Quando noi l’abbiamo fatta, non abbiamo pensato a Expo 2015, per intenderci. Se il problema è recuperare energia non se ne parla. L’Ato stava ragionando, insieme ai sindaci, su un impianto di essicazione dei fanghi. Buscemi dice che non è previsto dalla Provincia, non è assolutamente vero».

Assunzioni elettriche

Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi ci dice che le aziende elettriche nel Lodigiano assumono.
Trenta occupati nel settore dell’energia La Cisl: «Bene, la Provincia deve vigilare».
Rassegna stampa.

Una novantina di nuovi lavoratori per il Lodigiano. Almeno una trentina entro l’anno. A esprimere soddisfazione è la Cisl provinciale. «In questi giorni - spiegano il segretario generale Mario Uccellini e il rappresentante della Flaei Cisl nazionale Carlo Meazzi - si sono aperti una serie di confronti che hanno viste protagoniste le aziende elettriche presenti nel Lodigiano. Dopo una determinata pressione effettuata dalla Cisl e dalla Flaei si sono raggiunti importanti intese che dovranno essere formalizzate nei prossimi mesi».
Per quanto riguarda Sorgenia si avvieranno le assunzioni di almeno 20 lavoratori che opereranno all’interno della centrale di Bertonico. «Gli operatori - spiegano i rappresentanti sindacali - saranno formati per poter condurre l’impianto termoelettrico. Saranno selezionati, in particolare, periti meccanici, elettrici ed elettronici. Per candidarsi, occorre presentare domanda di assunzione tramite internet (www.sorgenia.it), entro settembre. Nei prossimi giorni si aprirà il confronto sindacale per determinare l’organico di riferimento. Abbiamo chiesto al presidente della Provincia di portare il nostro contributo alla nuova stesura dell’accordo territoriale. La realizzazione di confronti congiunti (politici, imprenditori e sindacati) è l’occasione per impostare un metodo condiviso e proiettato alla massima trasparenza, nella difesa degli interessi della collettività». A centrale conclusa, Sorgenia parla anche di assunzioni nell’area servizi: «Oltre ai 20 operatori che lavoreranno a tempo indeterminato all’interno dell’impianto, saranno selezionati prioritariamente tra i lodigiani e avranno l’applicazione del contratto degli elettrici - spiega il direttore del settore produzione di Sorgenia Alberto Bigi -, ci sarà anche un indotto di circa 30 persone esterne per l’area manutenzione e servizi, dalla pulizia alla guardiania. Anche in questo caso sarà data priorità alle imprese locali. Abbiamo un accordo con le organizzazioni sindacali. Queste ultime, infatti, sono fisicamente presenti in cantiere. Esiste un’area dedicata, che consente loro di presenziare alle attività, dare assistenza a chi è impegnato nel cantiere e monitorare gli aspetti relativi alla sicurezza».
Notizie positive sul fronte occupazionale arrivano anche dalla centrale di Tavazzano. «Dopo varie sollecitazioni - spiega la Cisl - E.On ha iniziato finalmente ad avviare una politica di turn over prevedendo l’inserimento di almeno 5 nuove unità entro l’anno e almeno 40 nei prossimi 3 o 4 anni. Anche in questo caso si ricercano periti meccanici, elettrici ed elettronici. Occorre presentare la domanda di assunzione tramite internet (www.eon.com) entro settembre. L’azienda ha formalizzato l’intenzione di aderire alla richiesta del presidente della Provincia di aprire un tavolo territoriale per comprendere gli sviluppi industriali legati all’impianto di Tavazzano e Montanaso». Sempre nell’ambito del settore energetico i sindacati hanno ottenuto l’assunzione da parte di Enel entro i prossimi 12 mesi di 600 lavoratori, 40 di questi in Lombardia e alcuni nel Lodigiano. «L’importante - commenta Uccellini - è che, poco o tanto, nel Lodigiano si torni ad assumere. Si tratta di opportunità che vanno colte. Per quanto riguarda la centrale di Bertonico e l’area ex Gulf da urbanizzare diamoci da fare perché le industrie che arriveranno portino occupazione e non si tratti di logistica, per intenderci. Anche per quanto riguarda l’autorizzazione ministeriale per il gruppo 9 di Tavazzano, non aspettiamo che E.On decida da sola cosa fare, facciamolo insieme. Il mondo politico e amministrativo devono diventare protagonisti di quello che accade. Non dobbiamo arrivare in ritardo o aspettare che facciano scelte che poi non condividiamo come hanno fatto a Brescia con l’inceneritore».

Mangia sano mangia italiano

Matteo Brunello, dopo la scoperta dei Nas di ieri, ci informa su Il Cittadino di oggi che la Coldiretti rilancia l’allarme e chiede a gran voce al ministro Zaia di introdurre subito l’etichettatura di origine.
Formaggio avariato destinato al Lodigiano.
Operazione “Cibo sicuro”: maxi sequestro dei carabinieri del Nas.
Rassegna stampa.

Prodotti avariati e formaggi realizzati con sostanze non ammesse che potevano finire sulle nostre tavole. È quanto scoperto dai Carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazioni), che hanno sequestrato una gran quantità di merce nell’ambito dell’operazione “Cibo sicuro”, fra le province di Milano, Cremona, Brescia, Genova, Treviso e Udine, sulla scorta delle proteste partite anche dalla provincia di Lodi. Al centro dei controlli anche due caseifici ubicati a nord della provincia di Milano, dove sono state trovate tre tonnellate e mezzo di mozzarelle in cattivo stato di conservazione, oltre a 2,7 tonnellate di sostante illegali da usare nella lavorazione del formaggio. In particolare la cellulosa microcristallina, il biossido di titanio che è un colorante e il latte in polvere. Come confermato dagli stessi Nas del gruppo tutela salute di Milano, «è verosimile che tali prodotti fossero destinati anche al Lodigiano». L’intervento ha portato complessivamente al sequestro di 900 tonnellate di prodotti alimentari e alla denuncia di decine di persone tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Liguria ed Emilia Romagna. Tra i casi scoperti nel Milanese, parecchi riguardano l’adulterazione di formaggi a pasta filata. In particolare, una grande quantità di grana dall’origine sconosciuta, marcia e lavata dalla muffa con le pulitrici industriali per pavimenti, oppure dai prodotti lattiero caseari scaduti che stavano per essere riciclati per fare altri formaggi.
«Quanto scoperto dai Nas - commenta la Coldiretti di Milano e Lodi - conferma la necessità di avere l’indicazione d’origine dei prodotti e la completa tracciabilità delle materie prime utilizzate, come abbiamo detto anche la settimana scorsa durante la mobilitazione che ha visto migliaia di allevatori al Brennero e davanti ad alcune aziende di trasformazione». Nel corso del blitz i militari dell’Arma, oltre ad aver posto sotto sequestro i prodotti, hanno anche denunciato diverse persone. E la scoperta ha riaperto il discorso sulla genuinità dei nostri prodotti. «Siamo di fronte a un quadro desolante - spiega Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi - peggiore anche di quello che immaginavamo. Non si può più aspettare. L’annunciato provvedimento del ministro sull’etichettatura d’origine è più urgente che mai per salvate la salute dei consumatori e per difendere le aziende agricole che puntano su qualità e controlli igienico sanitari ma che devono poi affrontare la concorrenza sleale di chi specula con sottoprodotti e sostanze chimiche».
E sullo stesso fronte, gli fa eco Enzo Pagliano, direttore Coldiretti di Milano e Lodi: «Noi abbiamo denunciato che una mozzarella su due è straniera e una su quattro viene fatta con cagliate estere, ma qui viene fuori che addirittura si usano sostanze chimiche per uno dei prodotti di punta del nostro Made in Italy. È un danno per i nostri allevatori, oltre a una truffa e un rischio per la salute dei consumatori».

Il complesso della Cascina Morona

I nostri beni culturali.
Brembio da salvare.

Tra i beni storico-architettonici di Brembio che la Regione Lombardia ha inserito nel suo catalogo dei beni culturali presenti nel territorio regionale, abbiamo finora evidenziato la Cascina di Via Monte Grappa 1, la Casa Giuseppina, il complesso dell'ex Convento delle Orsoline, la Corte Tibet, il complesso della Cascina Castello ed il complesso della Cascina Eustacca. Tutti questi beni e quelli che presenteremo in seguito sono inclusi nel Repertorio dei beni storico – architettonici dei comuni della Provincia di Lodi, allegato al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 30 del 18 luglio 2005.
Oggi è la volta del complesso della Cascina Morona.


La cascina è sita in Via Vittorio Veneto, 27. È catalogata, come le altre cascine , nella tipologia generale "architettura rurale" e in quella specifica "cascina".
La sua configurazione strutturale è così descritta: aggregazione complessa e seriale di edifici a destinazione diversa, distribuiti ortogonalmente attorno ad una corte maggiore, centrale, e a corti minori, destinate alle attività aziendali ed alla vita di corte. Strutture portanti in elevazione e tamponamenti a muratura di laterizio, solai a struttura mista latero-cemento con travature in ferro e componenti in legno (queste ultime esclusive per gli edifici più vecchi), coperture su capriate lignee e manto di finitura in coppi sulla maggior parte dei corpi di fabbrica. Silos cremaschi in cemento armato.
Epoca di costruzione: ante 1723.
Uso attuale: casa padronale: abitazione; case dei salariati: abitazione; caseificio, granaio, deposito e laboratori: deposito; intero bene: abitazione/ corte rurale dismessa; stalla delle lattifere: fienile/ rimessa. L'uso storico: casa padronale: abitazione; case dei salariati: abitazione; caseificio, granaio, deposito e laboratori: attività agricola; intero bene: abitazione/ attività agricola-zootecnica; stalla delle lattifere: stalla dei bovini.
La sua condizione giuridica è proprietà privata.


La scheda da cui sono tratti i dati è stata compilata da Daniele Garnerone (2001), il funzionario responsabile è Elisabetta Susani.

Ma Milano vuol crescere

La panacea mattone.
Speciale [8].

Per i sindaci cementificio lodigiani Milano rappresenta la bengodi, nel senso che pensano a Milano quando danno il via all’espansionismo edilizio locale. Perché è vero che trasformare terreno agricolo in edificabile porta immediatamente entrate Ici, e se poi su quei terreni si costruisce, la manna degli oneri di urbanizzazione; ma è anche vero che poi quelle case bisogna riempirle, bisogna trovare chi ci va a vivere. Cioè si conta sull’immigrazione da altri luoghi e nei sogni sindacali Milano è il serbatoio dove si spera di poter attingere contando sugli alti affitti e su una metropoli che in periferia non è la Milano da bere. Ma la mania cementizia pervade anche la Moratti e la sua giunta, che prevede nel proprio PGT non una fuga da Milano, ma un enorme incremento dei residenti.
Ce lo racconta Oriana Liso su Repubblica Milano del 15 luglio. Queste le cifre: 1.000 nuove palazzi per 11 milioni di metri cubi di edificato; 301.303 nuovi abitanti; 12 milioni di mq la superficie delle aree trasformate in nuovi quartieri.

Il Comune mette online il Piano di governo del territorio. Masseroli: stiamo immaginando una città “per scelta”.
Palazzi per 300mila milanesi in più ma per i servizi mancano 8 miliardi.

Nuove case per 300mila nuovi abitanti. Con infrastrutture, aree verdi, servizi sufficienti a servire la popolazione che verrà. Perché l’obiettivo è arrivare a oltre due milioni di presenze in città nel 2030, quando Milano – questo è il progetto – avrà cambiato faccia ben oltre i padiglioni di Expo. A disegnare il futuro è il Piano di governo del territorio, il Pgt, che il 14 luglio è approdato in commissione Sviluppo del territorio, prima tappa di un lungo iter. Ogni suo calcolo, ogni idea, è basata sui numeri, su quante persone Milano sarà in grado di attrarre invertendo il trend degli ultimi trent’anni, nei quali oltre 400mila persone hanno scelto di andare a vivere altrove, pur continuando, in larga parte, a “usare” la città. Con enfasi, del resto, il piano recita: «Milano diventa grande quanto vuole e può essere grande».
Le stime sulla popolazione fatte dall’assessorato allo Sviluppo del territorio (più generose di quelle dell’ufficio Statistica del Comune grazie a una diversa valutazione delle migrazioni) parlano di una città che fra cinque anni, nel 2014, avrà oltre un milione e 600mila presenze ogni notte. Una domanda di casa in crescita che il piano di oggi già soddisferebbe. Ma non ci si potrà fermare ai progetti di oggi: le presenza, nel 2030, saliranno a oltre due milioni tra residenti, stranieri non residenti, studenti fuori sede e lavoratori. Un numero che, solo di giorno, sfiorerebbe i due milioni e mezzo, aggiungendoci anche pendolari e turisti (in crescita, nelle stime, visto che Milano viene pensata dai suoi amministratori sempre più come una meta per i visitatori).
Per arrivare a queste cifre, si è detto, il fenomeno più importante è quello delle migrazioni: secondo i calcoli di Palazzo Marino, nel 2014 si vedranno i primi effetti dei piani abitativi del Pgt, che in totale prevede mille nuovi condomini, pari a 11 milioni di metri cubi. Di conseguenza nel 2030 si dimezzerà il numero di persone che lasciano Milano per cercare casa altrove. E nelle stime del Pgt si prevede, quota per quota, quanti abitanti si insedieranno nei quartieri costruiti ex novo, in zone in parte recuperate, in zone della cintura urbana.
Per costruire case e servizi, però, servono soldi. E qui il Pgt lascia aperti ampi margini di calcoli, suggerendo di «assumere con cautela le elaborazioni finalizzate a restituire un quadro di massima della sostenibilità finanziaria del Pgt». Perché, conti alla mano, il Piano è “sostenibile” per meno della metà: le entrate previste (tra finanziamenti delle infrastrutture, oneri di urbanizzazione, contributi ai costi di costruzione e diritti edificatori) sono circa 6 miliardi e mezzo di euro, mentre i costi di realizzazione superano i 14 miliardi (una cifra che non comprende alcuni interventi che pure vengono inclusi nel Pgt, come i Raggi verdi, perché previsti in un diverso piano di investimenti). Soldi che devono coprire i costi dei progetti del verde (quasi 700 milioni), delle infrastrutture di progetto (oltre 13 miliardi, compesi i 6 per quelle di Expo e i quasi 5 per le metropolitane) e della fase di progettazione.
Per trovare i sette miliardi e 700 milioni che mancano, il piano dà solo indicazioni generali: dalla promozione delle partnership alla cartolarizzazione, all’indebitamento della stessa pubblica amministrazione. Ma se la copertura finanziaria è argomento rimandato al futuro, quel che preme all’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli è l’idea di città che verrà. «Stiamo immaginando una “Milano per scelta” (così si chiama anche il sito che racconta il Pgt, ndr), un posto in cui la gente potrà scegliere di vivere perché avrà come attrattiva reale servizi, verde, infrastrutture». L’assessore il 14 luglio ha illustrato i primi passi del Pgt in commissione, ma l’opposizione resta scettica: «C’è un’ovvia condivisione su alcuni temi – spiega Pierfrancesco Majorino del Pd – ma temiamo che nella pratica le scelte vadano in un’altra direzione, quella degli affari e del cemento».
(8 - continua)