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lunedì 27 luglio 2009

In gioco il modello di sviluppo

Nucleare, il ritorno.
Speciale [5].

Riportiamo la nota di Mario Capanna su Libero del 14 luglio.
Le energie rinnovabili sono il futuro. Non il nucleare.

È diventata legge l’idea che l’Italia debba tornare a produrre energia elettronucleare. Il Senato l’ha approvata durante i clamori mediatici del G8, perciò la decisione è passata quasi in sordina. Per la scelta dei siti, il percorso non sarà agevole: a fronte della cauta disponibilità manifestata da due Regioni, la maggior parte delle altre non ne vuole sapere.
Emergono questioni di fondo. Se si calcolano gli ingenti costi di smantellamento, dopo 20-25 anni, delle centrali, non è vero che l’elettronucleare è economicamente conveniente. E permane poi irrisolto il problema dello smaltimento delle scorie: contenendo plutonio, rimangono radioattive per 240 mila anni. Dove le conserviamo, in reale sicurezza, in un paese ad alta sismicità come il nostro?
In gioco c’è il modello di sviluppo. Al posto di grandi impianti, per uscire dalla triplice crisi (economica, energetica e ambientale) servono piccole centrali diffuse sul territorio capaci di sfruttare le energie rinnovabili. Per esempio: con i pannelli solari e le celle fotovoltaiche ogni edificio pubblico e ogni casa potrebbero produrre calore ed elettricità, con ciò rivoluzionando il settore delle costruzioni. Si è già cominciato a farlo in Germani e nei Paesi scandinavi: e noi che siamo il Paese del sole? Inoltre: con una seria politica di risparmio, possiamo fare a meno di un terzo dell’energia che adesso sprechiamo.
Quella nucleare è una risposta vecchia, non competitiva e non priva di rischi. Anche l’America, con Obama, ha capito che il futuro è nell’«economia verde». Investire massicciamente nelle fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti consentirebbe all’Italia di assumere un ruolo di avanguardia. Perché diavolo vogliamo restare indietro?
(5 - continua)

Le nubi su Arturo

Nucleare, il ritorno.
Speciale [4].

Da Libertà di Piacenza del 14 luglio riportiamo un articolo di Paola Romanini che relaziona di un’assemblea Cisl nella centrale di Caorso.
Grande preoccupazione fra i lavoratori. Quale futuro per la Sogin? Callori incontrerà Scajola: «Deve risponderci».

Caorso – L’incertezza sul futuro della Sogin è una nube che comincia a soffocare i lavoratori di “Arturo” e tutti i loro colleghi impiegati nei siti della società che si occupa della messa in sicurezza degli impianti nucleari italiani. La domanda è: il cambio di rotta del governo Berlusconi a favore del nucleare porterà alla fine dell’utilità della Sogin, società avente come finalità primaria lo smantellamento (decommissioning) degli impianti nucleari italiani e la gestione dei rifiuti radioattivi, o la rilancerà in un ruolo da protagonista? Ieri i lavoratori di “Arturo” hanno incontrato Carlo Meazzi, sindacalista nazionale della Flaei Cisl. Al termine dell’assemblea Meazzi ha incontrato i sindacalisti della Cgil (ai quali ha proposto un cammino condiviso con tutti gli altri siti Sogin), e poi il sindaco Fabio Callori.
«abbiamo tenuto un’assemblea sul rinnovo contrattuale – ci ha riferito Meazzi – e i lavoratori si sono detti molto preoccupati per l’incertezza sul futuro della Sogin; in settimana ci vedremo con tutte le organizzazioni nazionali in modo da scegliere un’azione concordata e unitaria a livello sindacale». Che, in parole povere, potrebbe tradursi nella dichiarazione dello stato di agitazione in tutti i siti Sogin.
Per quanto riguarda poi lo specifico dell’impianto di Caorso, si procederà alla verifica del nuovo accordo che riguarda il trasporto delle barre (legato anche agli orari di lavoro). E se la partenza di tutto il combustibile è l’impegno numero uno da rispettare, i sindacati, a nome dei lavoratori, chiedono garanzie anche sul “dopo”: tecnici altamente specializzati faticano a immaginarsi un domani da guardiani di vecchi muri. «Conoscendo la storia della Sogin – aggiunge Meazzi – riteniamo che essa avrebbe diritto in termini complessivi di essere posta al centro del nucleare anche nel settore della ricerca». Soprattutto, conclude Meazzi, «riteniamo che il controllo del nucleare debba rimanere allo Stato». Ma evidentemente non tutti la pensano così e c’è chi è convinto che una nuova stagione nucleare debba ripartire da zero smantellando la società. «Una cosa è certa – risponde Meazzi – questa incertezza sulla Sogin è incomprensibile e ne abbiamo fatto partecipe il sindaco di Caorso con il quale, come Cisl, abbiamo sempre avuto un buon rapporto; il sindaco vuole che siano mantenuti gli accordi presi con il territorio».
«Nell’incontro con Meazzi – ci ha confermato Callori – ho recepito e condiviso l’incertezza dei lavoratori. E spero che a breve ci possano essere risposte chiare sul futuro della Sogin». A tale proposito il primo cittadino, entro la fine di luglio, incontrerà insieme al coordinamento dell’Anci, il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola per cercare risposte a tre domande essenziali: la localizzazione di nuovi siti produttivi; la sede del deposito nazionale, il futuro della Sogin.
Successivamente, prosegue Callori, «dovremo concordare le scelte con la Provincia; studiare una strategia comune e lavorare in modo coordinato per parlare una sola lingua». E in questa lingua proporre iniziative di rilancio della vocazione energetica del territorio.
(4 - continua)

PGT fa rima con scetticismo

È quanto ci dice il sondaggio. Le aspettative del 65% di quanti hanno votato non sono positive, ma anche un quarto non sa esprimere un giudizio. È finora mancata l'informazione.

Abbiamo chiesto a quanti ci seguono sul Web di esprimere un giudizio sulle aspettative inerenti l’adozione del Piano di Governo del Territorio (PGT) da parte del nostro Comune. Il quesito era: “Il PGT (Piano di Governo del Territorio) che il Comune sta per adottare, ai brembiesi darà: possibilità di crescita; maggior benessere; nessun beneficio; pesanti disagi; non so”.
Da notare subito come la bassa partecipazione al “sondaggio”, rispetto ai due precedenti, forse aiutata anche dal breve intervallo di tempo concesso per votare, dia subito un indizio di quanto l’argomento non sia ben “masticato” dai brembiesi, che non hanno avuto modo di venire a conoscenza dei contenuti del piano più di tanto. L’assemblea del 2 luglio, in cui il PGT è stato presentato, ha avuto una platea numerosa, ma minima rispetto alla popolazione. L’amministrazione non ha preso altre iniziative per informare la cittadinanza e latitante è stata pure la minoranza consiliare, forse riservandosi entrambe di divulgare a cose fatte le proprie valutazioni in merito. Unico foglio informativo che gira per il paese è il nostro, distribuito in questi giorni.
Il 31 luglio il Consiglio comunale adotterà il piano, quindi ci sarà un lasso di tempo per la sua pubblicazione, cioè per rendere possibile la sua visione al pubblico, e per la possibilità di presentare osservazioni in merito. Quindi il Piano ritornerà in Consiglio comunale per la sua definitiva approvazione.


Ritornando al sondaggio, si nota subito che la sensazione, di chi col voto ha espresso la propria opinione nei confronti del PGT, non è positiva. Le due risposte positive, “maggior benessere” e “possibilità di crescita” hanno totalizzato rispettivamente lo 0% (nessuna scelta) e il 10%. Mentre le risposte non positive rappresentano il 65%, così ripartito: “nessun beneficio” 55% e “pesanti disagi” 10%. Ma alto è anche il numero dei “non so”: 25%.
La questione è che il Piano potrà mostrare la sua validità solo con i fatti. La grande espansione abitativa sarà effettivamente realizzata stante l’attuale difficoltà del mercato o resterà soltanto un modo per portare qualche soldo nelle casse del Comune con l’Ici sui terreni resi edificabili dal Piano? La altrettanto grande espansione industriale sarà realizzata? Quanto inciderà in termini di disagio sulla qualità della vita del paese? Le indicazioni di valorizzazione naturalistica e ambientalistica e di preservazione delle caratteristiche del territorio e del patrimonio architettonico saranno effettivamente attuate? Sono domande a cui il tempo potrà dare una risposta e dirci se ne valeva la pena incrementare la popolazione di Brembio, cementare terreno agricolo e aumentare il traffico cittadino.

Aglio alle mucche per salvaguardare il clima

Una mucca è dannosa per il clima quanto una macchina che percorre 18mila km in un anno.

È stato pubblicato sull’ultimo numero di GEO, una interessante ricerca di due scienziati olandesi circa la possibilità di ridurre il metano emesso dai bovini. Eccone un estratto. Attraverso le eruttazioni un ruminante si libera del 98% del metano generato dalla digestione. La quantità di gas che ne risulta è dannosa per il clima: il metano emesso da un bovino equivale alle emissioni di CO2 di un veicolo con una percorrenza annua di diciottomila Km. I due ricercatori hanno però scoperto che grazie a un additivo ricavato dall’aglio sarà possibile dare un taglio a questa produzione. Un ruolo importante è svolto dal diallilsolfuro: questa sostanza, agendo nel rumine, sequestra l’idrogeno, che altrimenti contribuirebbe a formare metano. Invece di questo gas serra si forma così acido propanoico, ottenendo una riduzione di circa il 15% delle emissioni di metano. Anche se i bovini sono riluttanti a nutrirsi di vero aglio, si può aggirare il problema usando un principio attivo dagli stessi effetti.

La bomba del centrodestra

Andrea Bagatta riporta oggi su Il Cittadino una sintesi dell'incontro politico di venerdì col popolo della Festa de l'Unità di Brembio.
I vertici del partito contestano la nuova giunta provinciale.
Discarica, il Pd attacca Foroni: «Fa melina, alla fine accetterà».

Rassegna stampa.

Brembio - Dietro la melina che la Provincia ha iniziato nei confronti delle indicazioni regionali si cela la volontà di rispettare le indicazioni dall’alto e di consentire l’apertura della discarica di Senna. È questa l’accusa che il centrosinistra muove alla nuova giunta Foroni della provincia di Lodi. La questione è emersa a margine dei dibattiti programmati nel corso della festa dell’Unità di Brembio su ambiente e politiche energetiche di giovedì e venerdì sera scorsi.
«La discarica di Senna sarebbe una bomba inquinante per il Lodigiano sia per i volumi di inerti che andrebbe a contenere sia per il traffico di Tir che andrebbe a generare, forse 200 al giorno - ha detto l’assessore di Lodi Simone Uggetti -. Per questo è importante che la gente comune sia chiamata adesso a prestare la massima attenzione, e se sarà il caso a lottare a settembre. Il lodigiano non si può permettere un’altra discarica, perché il territorio è autosufficiente nello smaltimento e sta intraprendendo altre strade». Il dubbio dell’amministratore lodigiano è che la provincia, in ossequio al volere politico dei vertici regionali del centrodestra, sia pronta a chinare la testa e ad accogliere la discarica a Senna. «Vogliono modificare il piano rifiuti dell’ex amministrazione provinciale che partiva, anche a detta loro, dal no a Senna - ha concluso Uggetti -. Se la nuova impostazione è diversa, vuol dire che loro prevedono di dire sì alla discarica di Senna».
Ancora più diretto e pesante nelle sue accuse è il consigliere provinciale e regionale del Pd Gianfranco Concordati, che bolla senza mezzi termini le ultime uscite degli amministratori provinciali. «Foroni e compagnia stanno preparando il terreno perché la discarica di Senna si faccia, magari con dei volumi ridotti, operazione che poi cercheranno di spacciare per una vittoria - ha spiegato Concordati -. Come altro si può leggere la remissiva accettazione del presidente della Provincia rispetto ai calcoli del piano rifiuti che la Regione vuole attribuire al Lodigiano? Adesso si accettano quei volumi di rifiuti, dicendo di voler l’ampliamento di Cavenago, domani si dirà che con quei volumi è indispensabile aprire Senna».
Una tesi rinforzata anche da quanto accade in Regione, con il continuo rinvio in commissione ambiente, del voto sulle modifiche migliorative al piano rifiuti, l’ultimo proprio venerdì.«Perché il testo, che va a rafforzare il no alla discarica di Senna, non viene licenziato dalla commissione, ma anzi se ne continua a rinviare il dibattito? - si domanda retoricamente Concordati -. Il disegno ormai è ampiamente scoperto, ma come Pd continueremo a vigilare e inviteremo la gente a mobilitarsi contro la discarica».
Intanto, lo stesso sindaco di Senna Francesco Premoli ha comunicato che proprio venerdì mattina è stato pubblicato il vincolo ambientale che cerca di impedire l’insediarsi della discarica. Ora il testo seguirà il normale iter amministrativo, e diventerà definitivo solo tra 120 giorni, dopo le eventuali osservazioni e le controrepliche dell’amministrazione.

Sal alla festa

Alla Festa de l'Unità di Brembio si è parlato anche di Sal.
Società idrica, tutti i sindaci d’accordo: «La nostra acqua costa poco, avanti così».
Rassegna stampa - da Il Cittadino di oggi.

E intanto sul Sal la posizione del Pd è sempre più netta e decisa: sì al confronto, no a ogni discontinuità rispetto al modello gestionale scelto. Venerdì sera ne hanno parlato alla Festa dell’Unità di Brembio diversi sindaci del territorio di area Pd, che hanno confermato l’impostazione del partito emersa nel corso anche dell’assemblea dei soci della settimana precedente. «Apprezziamo la voglia della Provincia di essere protagonista di una vicenda tanto importante e siamo pronti al confronto, ricordando che proprio alla provincia spetta un ruolo di coordinamento - dice il responsabile degli enti locali per il Partito Democratico e sindaco di Brembio Giuseppe Sozzi -. Al momento dobbiamo anche ricordare però che l’acqua pubblica lodigiana è quella con il minor costo finale per gli utenti finora. Proprio per questo non vogliamo alcun cambiamento nel modello gestionale». Un cambio del sistema cosiddetto in house non è ammissibile per il Pd: il ciclo deve restare pubblico, perché solo questo può garantire contro rialzi delle tariffe di carattere speculativo. «Se aumenti ci saranno, con il nostro modello saranno legati agli investimenti - continua Sozzi -. Con un modello privato, invece, il controllo delle tariffe non esiste più. Per questo motivo siamo disponibili a valutare e discutere un riassetto organizzativo, ma non vogliamo alcun cambiamento».

Conto alla rovescia

Il Pd verso il congresso.
Speciale [6].

Greta Boni oggi su Il Cittadino ci racconta che nel Lodigiano, per il congresso del partito che si terrà l’11 ottobre, le fazioni sono già in pista.
Pd, prime manovre nel Lodigiano per i “sostenitori” dei candidati.
Rassegna stampa.

Conto alla rovescia per il congresso del Partito democratico. Anche il Pd del Lodigiano inizia a rimboccarsi le maniche per far conoscere le diverse mozioni sul territorio. L’11 ottobre, infatti, sarà inaugurato il congresso, dove si presenteranno quattro leader sostenuti da altrettante mozioni.
A sfidarsi di fronte ai militanti ci saranno l’attuale leader, Dario Franceschini, l’ex ministro Pierluigi Bersani, Ignazio Marino e Mario Adinolfi, mentre non è ufficiale la candidatura di Renato Nicolini. Nel territorio lodigiano, tutte le anime del Pd si sono già più o meno schierate in favore di uno dei candidati.
Giovedì sera si sono dati appuntamento a Lodi i seguaci di Franceschini, fra i nomi di punta spiccano Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi, Mauro Paganini, Isa Veluti, e Leonardo Rudelli. «È stata presentata la mozione - spiega Guerini -, un documento che esprime la volontà del Partito democratico di proseguire con la costruzione di un partito innovativo, capace di essere la guida per tutto il centrosinistra e caratterizzato da un’impronta riformista. Un partito, inoltre, in grado di superare anche a livello europeo le “famiglie” tradizionali, quella dei conservatori e dei socialisti. L’obiettivo è quello di portare anche sul territorio questa mozione, per questo saranno organizzati degli incontri pubblici». In città arriverà Piero Fassino, per spiegare i contenuti del documento.
Curioso il fatto che all’interno del Pd si intreccino tradizioni e correnti diverse, l’ex Ds Bersani è infatti “sponsorizzato” da paladini della Margherita del calibro di Rosy Bindi ed Enrico Letta. «Credo sia importante vivere il congresso come un confronto e come un arricchimento - commenta Guerini -, il fatto che un partito scelga la sua classe dirigente in questo modo dovrebbe essere un fatto ordinario per la politica, una regola della democrazia. Invece di puntare il dito su quelle che vengono considerate divisioni, sarebbe opportuno domandarsi perchè anche gli altri partiti non si comportino così».
(6 - continua)

Il degrado di Casale

Riprendiamo dalla pagina "Lettere & Opinioni" di oggi de Il Cittadino, una lettera di M. Bassi sul degrado in cui versa la città oggi.
Il paesone accogliente si è trasformato in un “far west”.
Rassegna stampa.

Quando dico a qualche forestiero che abito a Casale, mi viene subito rinfacciato il fatto che il paese dove risiedo è pieno di “marocchini “. Mi sono sentito dire anche che a Casale non ci verrebbe ad abitare neanche gratis, perché ormai, fra Casale, Napoli o Palermo (senza offesa per i campani e i siciliani) rumorosamente parlando, non c’è più differenza. In fatto di tranquillità è cento volte meglio Codogno. Mi sembra esagerato il paragone, però, credetemi, non è bello sentire questi giudizi. È un dato di fatto però che sta diventando sempre più un Far West. Notoriamente fracassone e allegro, questo paesone ha ormai però cambiato in peggio il suo aspetto sano ed accogliente di un tempo.
L’altra notte, svegliato dalle urla e da rumori di spranghe, provenienti nelle vicinanze di un bar di Via Cavallotti, ho assistito all’ennesimo episodio d’inciviltà: italiani e nordafricani che si affrontavano armati di spranghe di ferro. Credo che Casale, per quanto riguarda il numero dei bar, non sia seconda a nessuno, personalmente ne ho contati una cinquantina, addirittura ci sono delle vie dove la concentrazione di questi esercizi è talmente alta, da essere collocati a poca distanza fra di loro, alcuni di fronte e altri di fianco. Non esistono più le regole che imponevano una distanza di rispetto fra attività dello stesso genere, ognuno può chiedere la licenza ed aprire la propria attività dove gli pare, tanto, le casse comunali hanno sempre bisogno di essere rivitalizzate. Chi abita nel centro storico, si vede suo malgrado, obbligato a subire disagi e vessazioni di ogni tipo. Molti locali occupano con sedie e tavolini, gli spazi riservati ai pedoni, inoltre, di sera, quando l’affluenza di clienti è alta, parte della strada è occupata da questi ragazzi che mi sembrano fatti tutti con lo stampino, con l’immancabile telefonino all’orecchio e in mano, il boccale di birra.
Oggi, abitare nel centro di Casale è diventata una condanna, quasi la metà della Via Cavallotti, per colpa dei numerosi bar presenti è ormai diventata una bolgia. Esiste un campionario di situazioni dove, per quelli che non vi risiedono, può sembrare inverosimile.
Dai gruppi di clienti che urlano fuori dal locale, al titolare del bar che con il microfono si mette a cantare a tarda sera e a volume alto le canzoni degli anni Sessanta, al pub che quando gli gira alza il volume diffondendo nel vicinato la sua musica che fa vibrare anche i vetri delle finestre, ai gruppi musicali che di sera suonano negli scantinati dell’ex Pacle, ognuno fa quello che vuole e soprattutto a qualsiasi ora anche della notte.
Poco tempo fa, con un ordinanza dell’ex Sindaco, è stato imposto la chiusura anticipata di un locale gestito da nordafricani perché i clienti con i loro schiamazzi recavano disturbo alla quiete pubblica. Se la stessa cosa fosse estesa a tutti, gran parte dei bar di Casale dovrebbe chiudere. In quel caso, credo che si siano usati due pesi e due misure.I rumori e gli schiamazzi notturni, specialmente d’estate, stanno diventando un serio problema per le molte famiglie che risiedono nelle vie centrali del paese. Riposare di notte è un sacrosanto diritto per tutti, non sto dicendo nulla di nuovo, l’articolo 40 del Regolamento di Polizia Urbana dice che “dopo le ore 23 è vietato cantare e suonare e fare schiamazzi nelle pubbliche vie”. Le Istituzioni preposte che dovrebbero applicare queste regole, purtroppo sono latitanti e ci lasciano soli. La vicina Codogno, da questo punto di vista si sta dimostrando molto più civile di noi, il giornale dell’altro giorno riportava la notizia che anche un partito d’opposizione come Rifondazione è favorevole a mettere delle regole per quanto riguarda i locali che si affacciano sulle pubbliche vie, mentre a Lodi, hanno festeggiato la Notte Bianca, con l’obbligo di finire alle ore 2.
Parlano bene questi sostenitori delle movìde, di solito è gente che abita in zone tranquille, lontane dai luoghi dove esistono queste situazioni oppure sono i soliti noti commercianti che tendono a promuovere questo genere di manifestazioni per trarne un profitto personale scaricando sui numerosi residenti del centro i disagi. Fraterni saluti.