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domenica 9 agosto 2009

In Lombardia mancano gli infermieri

Carenza infermieristica: "In Lombardia è emergenza. La Regione e il Governo intervengano".
La denuncia è di Ardemia Oriani del gruppo Partito Democratico della Lombardia in Regione.

Il Pd ha depositato mercoledì 5 agosto scorso un'interpellanza urgente alla Giunta perché si faccia carico del gravissimo problema della carenza infermieristica in Lombardia, carenza che mette a dura prova le strutture e le famiglie soprattutto durante il periodo feriale estivo.
"La Giunta apra con il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca un confronto utile a ridefinire il numero dei posti a bando per i corsi di laurea infermieristica - dice Ardemia Oriani del Pd - In Lombardia il rapporto tra infermieri e abitanti è sotto la soglia ottimale prevista dall'OCSE. Servono oltre 12 mila figure di questo tipo ma il MIUR ne ha messe a bando solo 1800". Un numero insufficiente, dicono i firmatari dell'interpellanza, persino a coprire il turn over pensionistico annuo che è di circa 2800 persone. A ciò si aggiunge un ulteriore problema: il 40% dei vincitori di concorso si dimette dagli ospedali lombardi perché privilegia realtà lavorative maggiormente stabili.
"È inoltre da evidenziare l'incoerente divieto per gli enti sanitari e ospedalieri pubblici di assumere a tempo indeterminato coloro che non hanno cittadinanza italiana, vincolo che non esiste per le strutture sanitarie private - spiega Oriani - Regione e Governo non possono chiudere gli occhi. Noi chiediamo che siano rivisti disponibilità dei posti e clausole discriminatorie".

Ferrovie a rischio autismo

Riportiamo per completezza d'informazione un comunicato stampa di Stefano Tosi del gruppo Partito Democratico della Lombardia in Regione.
Ferrovie: nuova società unisce le debolezze e rischia di conservare l'attuale insufficiente servizio ferroviario.

"L'annuncio della nascita della nuova società ferroviaria lombarda, prevista per l'anno prossimo, rischia di chiudere il servizio ferroviario regionale su se stesso, in una logica di protezionismo dell'esistente". Così il consigliere regionale del PD Stefano Tosi commenta la sigla dell'intesa tra Governo, Regione, Trenitalia e Ferrovie Nord Milano del tre agosto. "Unire due società che hanno pesanti debolezze per farne una adeguata alle aspettative della Lombardia - spiega Tosi - è una scommessa il cui eventuale mancato esito ricadrebbe sui pendolari, già stremati da anni di disservizi dovuti anche al grave ritardo accumulato sugli investimenti per infrastrutture e nuovi treni. L'assenza di concorrenza e di confronto con altri operatori - aggiunge il consigliere - deve essere corretta introducendo gare almeno su tratte specifiche".
E sull'immediato Tosi precisa: "riteniamo positivo l'annuncio del blocco delle tariffe, come già chiesto dal PD, ma deve ora essere garantito il bonus maturato dai pendolari in oltre un anno e mezzo di disagi e occorre ripristinare da subito la pubblicazione dei dati sulla puntualità del servizio, sospesa in modo inaccettabile ormai da marzo".

Intesa lombarda per il commercio su aree pubbliche

Protocollo di intesa Anci Lombardia, Fiva, Anva per il commercio su aree pubbliche.

È stato sottoscritto il 30 luglio un protocollo di intesa tra l’Associazione Comuni Italiani sezione Lombarda (ANCI Lombardia), la FIVA (Federazione Venditori Ambulanti della Lombarda, aderente a Confcommercio) e la ANVA (Associazione Nazionale Venditori Ambulanti aderente a Confesercenti) per chiarire e concordare, sentita la Regione Lombardia, le modalità interpretative e applicative della disposizioni regionali in materia di Commercio su aree pubbliche. In particolare l’accordo, cui è allegata una circolare interpretativa di ANCI rivolta ai Comuni, riguarda i problemi dell’attestazione annuale da parte dei Comuni sulla permanenza dei requisiti per l’esercizio dell’attività, la predisposizione delle Carte di Esercizio, nonché alcuni problemi "tecnici" sulla pulizia delle liste di spunta dei mercati e delle fiere, la nuova modulistica regionale da usare per i subingressi, ecc.
I punti salienti dell’accordo, sottoscritto per ANCI Lombardia dal presidente Lorenzo Guerini, per FIVA dal Presidente delegato Giacomo Errico e per ANVA da Giancarlo Morghen, direttore Generale Confesercenti, riguardano gli accordi di collaborazione (volontaria) tra i Comuni e le Associazioni di categoria. Per l’accertamento annuale della permanenza dei requisiti di esercizio gli ambulanti potranno rivolgersi gratuitamente (salvo il solo rimborso delle spese vive di visure camerali e simili) e senza obbligo di adesione, alle associazioni che predisporranno, previa verifica del possesso dei requisiti, il modulo da consegnare al Comune, redatto secondo uno schema concordato, che individua esattamente quali sono i documenti da controllare. Il Comune, ricevuta la dichiarazione provvederà ad annotarne i risultati sull’autorizzazione. Gli ambulanti che non vorranno rivolgersi alle associazioni dovranno portare direttamente al Comune i documenti indicati nell’elenco allegato all’accordo ed il comune provvederà alle verifiche. Il termine ultimo per la presentazione al Comune della dichiarazione sottoscritta da una delle associazioni (o direttamente dei documenti), è stato indicato nel 30 ottobre di ogni anno, un mese dopo la scadenza della dichiarazione dei redditi dell’anno precedente.
Analogo accordo riguarda le carte di esercizio (una per ogni autorizzazione), da cui dovrà risultare l’elenco dei posteggi e delle fiere di cui ogni ambulante è assegnatario, in modo che l’ambulante non possa richiedere più posteggi in contemporanea in Comuni diversi. La carta di esercizio, compilata secondo il modello regionale, potrà essere compilata o direttamente dall’ambulante oppure (sempre gratuitamente e senza impegni), dalle associazioni, e dovrà poi essere consegnata ad ogni Comune interessato, per la vidimazione della parte di propria competenza.
L’accordo evidenzia dunque il clima di fattiva cooperazione tra Anci Lombardia e le Associazioni di categoria che attraverso una serie di tavoli di consultazione, attivati anche dall’Assessorato al Commercio della Regione Lombardia, hanno raggiunto un obiettivo di evidente interesse sia per i Comuni sia per l’intera categoria di operatori del settore.

Casa di Via XX Settembre 3

I nostri beni culturali.
Brembio da salvare.

Tra i beni storico-architettonici di Brembio che la Regione Lombardia ha inserito nel suo catalogo dei beni culturali presenti nel territorio regionale, abbiamo finora evidenziato la Cascina di Via Monte Grappa 1, la Casa Giuseppina, il complesso dell'ex Convento delle Orsoline, la Corte Tibet, il complesso della Cascina Castello , il complesso della Cascina Eustacca ed il complesso della Cascina Morona. Tutti questi beni e quelli che presenteremo in seguito sono inclusi nel Repertorio dei beni storico – architettonici dei comuni della Provincia di Lodi, allegato al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 30 del 18 luglio 2005.
Oggi è la volta della Casa di Via XX Settembre 3.

Il bene si trova in Via XX Settembre, 3, nel centro abitato, distinguibile dal contesto.
La tipologia generale di catalogazione è "architettura per la residenza, il terziario e i servizi", nello specifico "casa".
La configurazione strutturale è così descritta: edificio a pianta rettangolare con un angolo arrotondato al limitare della strada sulla quale si attesta, muratura e tamponamenti in laterizi, solai a struttura mista latero-cemento con putrelle in ferro, copertura a falde su capriate lignee e manto di copertura in coppi.
Epoca di costruzione: post 1867 - ante 1902.
L'uso attuale dell'intero bene: in disuso. L'uso storico dell'intero bene: abitazione/ negozio. La condizione giuridica è proprietà privata.


La scheda da cui sono tratti i dati è stata compilata da Daniele Garnerone (2001), il funzionario responsabile è Elisabetta Susani.

La Regione per la scuola

Edilizia scolastica e diritto allo studio.

È intenzione della Regione Lombardia predisporre un Piano annuale di intervento ordinario per l’assegnazione di contributi finalizzati alla realizzazione di opere di adattamento e riadattamento di edifici destinati alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di 1° grado pubbliche, nonché alle scuole dell’infanzia autonome senza scopo di lucro, ubicati in Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, come risultante dal bilancio demografico ISTAT anno 2007.
In data 22 luglio 2009 la Giunta Regionale ha approvato la delibera n. VIII/9879, avente per oggetto "Determinazioni in merito ad interventi di edilizia scolastica e all’acquisto di mezzi di trasporto scolastico collettivo, ai sensi delle Leggi Regionali nn. 70/80, 1/00 e 11/04", pubblicata sul B.U.R.L. n. 30 del 31 luglio 2009, 5° Supplemento straordinario. Con tale atto sono stati stanziati i fondi, sono state identificate le tipologie di intervento finanziabili e le relative priorità, sono stati definiti sia l’entità dei contributi assegnabili sia il limite massimo dei finanziamenti per ogni singolo intervento.
Le domande vanno presentate entro il 10 settembre 2009; qualora si richieda il finanziamento per interventi su più edifici, è necessario predisporre una domanda per ogni singolo edificio.
Per quanto riguarda il Diritto allo studio, con decreto del Dirigente n. 8110 del 4 agosto 2009 sono state approvate le modalità operative per l’assegnazione ai Comuni dei finanziamenti per gli interventi regionali in attuazione del diritto allo studio per l’anno scolastico 2009/10, ai sensi delle Leggi Regionali n .31/80 e 19/07, come previsto dalla Delibera di Giunta Regionale n. VIII/9838 del 15 luglio 2009, che indica gli interventi finanziabili:
-- Servizi per l’accesso all’istruzione: trasporto scolastico, assistenza disabili, servizi di pre- e post- scuola.
-- Interventi per l’orientamento musicale.
Destinatari dei finanziamenti sono i Comuni con popolazione sino a 7.000 abitanti, o 10.000 se Comuni montani.
Le richieste di contributo devono essere inoltrate dal 7 settembre 2009 alle ore 12 del 7 ottobre 2009.

Dopo gli immigrati gli ultrasessantacinquenni

Un'iniziativa proposta a Brembio da Sozzi, bocciata dal centrodestra a Casale.
La giunta sta pensando a una soluzione alternativa per andare incontro alle esigenze degli ultra65enni. «La polizza per anziani? Un flop».
La giunta non rinnova l’assicurazione contro i furti.

Rassegna stampa - Andrea Bagatta, Il Cittadino di ieri.

Addio all’assicurazione comunale contro furti e rapine per gli anziani di oltre 65 anni: la nuova maggioranza di centrodestra la considera sostanzialmente un flop e non ha rinnovato la polizza, in scadenza il 31 agosto.
L’assicurazione era stata voluta dall’allora sindaco Angelo Pagani nel 2006, e garantiva agli anziani over 65 la copertura delle spese, fino a 250 euro, per i danni subiti durante furti o tentativi di furti e rapine: ripristino di porte e finestre, interventi di artigiani qualificati e persino una notte in albergo qualora l’abitazione fosse inagibile, con piccoli eventuali servizi di trasporto per strutture sanitarie o per la spesa a casa. Oltre a questi interventi pratici, con la polizza venivano attivati una serie di servizi di assistenza telefonica di carattere sanitario.
La polizza ha coperto nel corso dell’ultimo anno 2436 anziani ultrasessantacinquenni, a un costo di 2,47 euro ciascuno per un totale di 6.016,92 euro a carico delle casse comunali. Costi analoghi erano stati sostenuti gli anni precedenti.
Gli interventi riferiti agli artigiani, da agosto 2006 a maggio 2009, data dell’ultima rilevazione, sono stati però soltanto 11. Da qui la riflessione della maggioranza che reputa non strategica l’assicurazione. «Abbiamo visto che i dati di utilizzo non giustificano la spesa dell’assicurazione - dice il vicesindaco Maria Luisa Braguti -. La polizza va in scadenza a fine agosto e non l’abbiamo rinnovata, ma stiamo già pensando ad alcune soluzioni alternative per mantenere quanto di buono aveva in sé, che è poi la valenza sociale dell’operazione».
Se infatti l’assicurazione è stata un flop in quanto a richieste di intervento di falegnami, idraulici, elettricisti e fabbri in seguito a furti o rapine, un dato peraltro da valutare positivamente se riferito al numero di furti e rapine, evidentemente basso, la componente di assistenza sociale telefonica è stata grandemente utilizzata: nei tre anni, i pareri medici immediati richiesti sono stati 350, le consulenze di carattere geriatrico sono state 94 e le informazioni sanitarie richieste 81, con un’altra cinquantina di contatti per richiesta di informazioni generiche. All’interno di questi dati non è possibile, per motivi di privacy, capire da chi siano state fatte le telefonate, e nemmeno con quale scopo puntuale. Tuttavia è chiaro che se un servizio ha funzionato ed è stato utilizzato, tra quelli previsti dalla polizza, è sicuramente quello della consulenza.
«Con il risparmio del costo dell’assicurazione possiamo pensare di istituire un servizio di telefono amico con l’assistenza anche sanitaria, magari da attivarsi direttamente con il personale della nostra casa di riposo - spiega l’assessore ai servizi sociali Ilaria Bruschi -. Per il momento è un’ipotesi, ma di sicuro, a quei costi, la polizza non aveva senso. Daremo un servizio più orientato alle esigenze effettive dei nostri anziani».

Pdl lodigiano nella bufera

Claudio Pedrazzini è titolare di metà della Ibd.
Il segretario paga fatture a una società che è sua.

Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di oggi.

Grosso guaio nel Pdl di Lodi. Nel mirino il cordinatore provinciale e vicepresidente della Provincia, Claudio Pedrazzini, che avrebbe firmato insieme al suo vice alcune fatture per pagare le spese della campagna elettorale, intestate a una società di consulenze e comunicazione che è intestata a lui per il cinquanta per cento. La società è la Information Business development Mediagroup Srl. La sede è a Milano, in galleria del Corso 4. Pedrazzini ha acquistato la società insieme a un socio paritario, Dimitri Tarenzi, imprenditore di Pieve Fissiraga, il 21 marzo 2009, alla vigilia della campagna elettorale.
L’azienda, capitale sociale 10mila euro, opera nel settore della comunicazione: gestisce siti Internet, offre consulenze per uffici stampa, cura volantini, pieghevoli e bollettini informativi per società private e pubbliche amministrazioni. In passato, oltre a curare la diffusione della rivista degli artigiani di Lodi, ha anche curato il sito Internet del consigliere regionale azzurro Sante Zuffada. Questo però, prima dell’acquisizione di marzo da parte di Pedrazzini e Tarenzi. Proprio Pedrazzini è amministratore unico dell’azienda, a quanto risulta da una visura sui registri della Camera di commercio effettuata il 30 giugno. La Ibd Mediagroup, come è nello stesso scopo sociale dichiarato nella visura, si è occupata anche della campagna elettorale del Pdl lodigiano che si è conclusa il 6 giugno e che ha portato dopo la formazione della Giunta a Palazzo San Cristoforo alla nomina di Claudio Pedrazzini a vicepresidente e assessore all’Innovazione e Attività produttive. Di solito si attende a lungo per avere dal partito i fondi con cui pagare le onerose campagne elettorali.
Ma durante questa settimana delle fatture con i primi conti sarebbero state firmate da Pedrazzini, in qualità di segretario, e dal suo vice Giancarlo Regali, per liquidare una parte delle spese sostenute dall’azienda per i servizi offerti durante la campagna elettorale. Nulla di certo è trapelato sulla cifra, ma alcune fonti parlano di circa 20mila euro. La questione, a quanto pare, non è stata gradita da qualche componente di An. Già da tempo le cronache politiche locali hanno raccontato di frizioni e lotte interne al nascente partito. E questo episodio potrebbe contribuire a rendere il clima ancora incandescente, nonostante il rassicurante successo alle ultime provinciali, confermando la tensione all’interno del Pdl. In queste ore sarebbe partita una segnalazione sull’episodio, destinata ai plenipotenziari milanesi Massimo Corsaro e Guido Podestà.
Claudio Pedrazzini, 35 anni, prima di approdare alla Provincia è stato a lungo segretario provinciale di Forza Italia, guidando la travagliata stagione della fusione con Alleanza Nazionale, per la formazione del Popolo della Libertà. Periodo reso ancor più travagliato dalla concomitante scadenza elettorale del rinnovo della Provincia e, contestualmente, dalla contestazione da parte di un gruppo di «cacicchi» dello stesso partito azzurro della scelta di far correre il leghista Pietro Foroni al posto di un candidato del Pdl, partito al quale inizialmente sembrava spettasse la candidatura contro l’allora presidente Osvaldo Felissari. Pedrazzini ha appreso la notizia del caso scoppiato nel Pdl dalla telefonata che gli abbiamo fatto ieri nel primo pomeriggio.
Il tono è sorpreso, ma non agitato, anche se sa che nel Pdl problemi ce ne sono: «Non c’è nessun tipo di problema né si tratta di qualcosa di illecito, semplicemente abbiamo cominciato ad anticipare un po’ delle spese che abbiamo fatto in campagna elettorale, in attesa che arrivino i fondi, come avviene abitualmente dopo ogni tornata di consultazioni», spiega con serenità. Quanto accade nel Pdl, però, è l’evidente segno che all’interno del partito i rapporti sono tutt’altro che sereni come da lungo tempo i leader locali vanno ripetendo.

Stato di polizia (della strada)

Le nuove norme del codice della strada.

Fioccano nel Lodigiano le prime applicazioni delle nuove norme del Codice della strada, entrate in vigore ieri notte. Qualche minuto dopo la mezzanotte, sulla provinciale 16 che collega Lodi a Zelo Buon Persico, nel territorio del capoluogo di provincia, una pattuglia dei carabinieri ha fermato un romeno, O.P., 41 anni, operaio incensurato residente da tempo a Lodi, al volante di un’auto con un tasso di alcol nel sangue che superava i 2 grammi per litro. Dunque, quattro volte superiore al limite consentito: 0,5 grammi di alcol per litro di sangue. Il romeno subirà il massimo della pena prevista dal giro di vite imposto dal Governo sulla sicurezza stradale. L’auto non gli è stata sequestrata solo perché gli era stata «prestata» da un amico, ma scatterà la sospensione della patente per due anni e una maxi-multa da migliaia di euro.
Nella bassa lodigiana, sempre ieri notte, è stata fermata intorno all’una (appena un’ora dopo l’entrata in vigore del nuovo codice della strada) un ragazza piacentina di 25 anni, O.S., incensurata, alla guida di una fiammante Mercedes classe A. Ora, oltre all’arresto fino ad un anno, rischia 9mila euro di multa e la sospensione della patente per minimo due anni. La giovane è stata fermata a Codogno. Anche in questo caso non è scattato il sequestro dell’auto, che è intestata alla madre. La ragazza intorno all’una ha imboccato a forte velocità via Mazzini, proveniente dalla statale 234, sfrecciando davanti a una macchina dei militari che proprio in quel momento stavano percorrendo la circonvallazione in direzione della sede del Comando della Compagnia. La donna è stata fermata poco più avanti e il tasso alcolemico riscontrato è stato di 1,86 grammi per litro, quasi quattro volte il limite consentito (0,5 g/l).
Con le nuove disposizioni entrate in vigore, oltre all’arresto da tre mesi a un anno su cui deciderà il Tribunale di Lodi e che era previsto anche prima, sale la sanzione. Avendo commesso l’infrazione fra le 22 e le 7 del mattino la normale ammenda, da 1.500 a 6.000 euro, verrà aumentata da un terzo alla metà. Significa che la ragazza e il romeno rischiano ora fino a 9mila euro di multa. Anche sulla sospensione della patente di guida ci saranno cambiamenti. Le nuove norme prevedono il raddoppio del periodo di sospensione della patente di guida che, di conseguenza, sarà di almeno due anni.

In Lombardia le elezioni si vincono così

La nuova politica di Palazzo Broletto.
Guerini, svolta morbida verso la sicurezza.

Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di oggi.

In Lombardia le elezioni si vincono così. Non ci si può fare sorpassare nel consenso dei ceti popolari dalla Lega, se il centrosinistra vuole avere speranze di portare a casa un successo. Anche perché (la tesi è questa) la domanda prioritaria del «popolo» in questa regione non è altro che una percezione di maggiore sicurezza. Lorenzo Guerini, in Lombardia, è forse quello che sente di più questo tipo di problema, se non altro perché, a parte Mantova e Sondrio, con le rispettive tipicità, a governare un capoluogo a guida di una coalizione che non sia leghista o del Pdl c’è rimasto solo lui. Da questo discende la necessità politica, ma anche amministrativa, di trasmettere alla città di Lodi la consapevolezza che Palazzo Broletto non trascura affatto «la richiesta» di sicurezza. Senza però fare la stessa politica della Lega Nord.
E soprattutto senza scontentare più di tanto la sinistra, che pure della coalizione di Guerini fa parte. Quindi, sì ai fondi per l’inclusione sociale, alle politiche di integrazione per gli immigrati, che sono pur sempre il 10 per cento dei residenti. Ma, contemporaneamente, via libera a provvedimenti banalmente definiti da «sindaco sceriffo». Il primo passo è stata l’installazione delle telecamere di videosorveglianza in Città Bassa. Poi è arrivato il dialogo con il ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni, con cui Guerini ha trattato anche a nome dell’Anci, l’associazione dei Comuni di cui Guerini è presidente lombardo. Qui prima è scattato il confronto sul «patto per la sicurezza», che potrebbe aprire le porte a fondi per i controlli, poi anche delle «ronde». Alle quali Guerini ha detto sì, ma chiarendo che nessuno si può improvvisare «rondista» e soprattutto le «ronde padane» non avranno spazio. «Nessuna improvvisazione, al massimo progetti specifici autorizzati solo dal sindaco».
Un colpo al cerchio, uno alla botte, come si dice. A questo, dopo la conferenza dei sindaci di Parma, altro incontro fra i primi cittadini e il ministro Maroni, si sono aggiunti i «superpoteri» in fatto di sicurezza urbana e le ordinanze. Che Guerini ha firmato e che spiega egli stesso nel suo intervento. E il paradigma che Guerini vuole applicare è un po’ quello della zona di Torretta. Furti a raffica, ronde padane, precedute e seguite passo passo da controlli, qualche arresto della polizia e dei carabinieri, e alla fine anche le telecamere del Comune. Qui, alla fine, le elezioni provinciali le ha vinte il Pd. E Guerini spera di fare il bis l’anno prossimo.

Ronda qua ronda là

Luigi Albertini su Il Giorno di oggi ci informa del via libera dato dai primi cittadini di Castiraga e Sant’Angelo.
«Ronde e ordinanze sì, ma solo dove servono».
Rassegna stampa.

Sindaci in ordine sparso su ronde, ordinanze e sicurezza. Ma il comune denominatore sembra la preoccupazione di non invadere l’area di intervento delle forze dell’ordine. Anche se sulle ronde, prevale il sì. Domenico Crespi, primo cittadino di Sant’Angelo: «Bisogna operare in stretto legame con le forze dell’ordine. I volontari delle ronde li accolgo positivamente, anche se il loro impegno va regolamentato. Ricordo che le mie ordinanze (contro accattoni, prostituzione e bivacchi, ndr), che mi sono valse l’etichetta di sindaco-sceriffo, sono servite: i cittadini segnalano volentieri situazioni sospette». E aggiunge: «Siamo stati i primi a intervenire e ricordo l’ordinanza contro matrimoni combinati: ben vengano associazioni di volontari per la sicurezza, ma senza alcun colore politico». Giuseppe Scotti vicesindaco di Castiraga Vidardo: «Stiamo valutando il decreto sulla scorta della nostra precedente esperienza di ronde notturne di volontari, una delle poche in provincia, e che ha portato ad aumentare la sicurezza: è un progetto che collima con l’attuale decreto, dunque sarà un piacere per noi riproporlo».
«Valuteremo il contenuto della disposizione — dice il sindaco di San Colombano, Gigi Panigada — badando a sollecitare forme di partecipazione volontaria, però affidabili e fatte da gente esperta, in grado di funzionare in collaborazione con carabinieri e vigili urbani». Ettore Grecchi, sindaco di Livraga, sorride: «Siamo stati precursori, sia pure con una forma di pattugliamento diversa, incaricando una ditta specializzata. Un’esperienza in vigore da oltre un anno. Viene presidiato il territorio, frazioni comprese, e l’esperienza va così bene da indurre i privati ad aggregarsi». Franco Rossi, sindaco di Borghetto: «Confidiamo nelle forze dell’ordine. Continuo a ritenere che sia la soluzione migliore, affidarsi a privati può essere pericoloso per l’incolumità dei volontari: non basta un corso di aggiornamento per plasmare vigilantes». A Salerano sul Lambro il vicesindaco Tino Ghianda dice: «Quando ci sono delle criticità, chiunque saleranino può chiamare le forze dell’ordine. Appena possibile esamineremo il decreto e valuteremo il da farsi».

Un aiuto nei matrimoni che deragliano

L’iniziativa dell’Asl.
Crescono le coppie che si separano.

Via ai corsi per salvare il salvabile.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

Lodi —Le coppie che vanno in pezzi nel Lodigiano sono sempre di più. Un problema che per alcuni è principalmente religioso, ma che dal punto di vista educativo rischia di riflettersi sui figli. Per questo l’Asl di Lodi ha dato il via libera a un corso per la «mediazione familiare». L’intento è quello di dare «un aiuto nella separazione e nel divorzio: separarsi come coppia, ritrovarsi come genitori». L’Asl ha fatto stampare e diffondere, in questi giorni, un volantino in cui spiega la propria iniziativa. La tesi è che a contare nei rapporti futuri, ma anche nella crescita dei figli sia soprattutto «come ci si separa». Per questo — si legge — «la mediazione familiare può essere d’aiuto per raggiungere accordi soddisfacenti per sé e per i propri figli, anche quando la convivenza non è più possibile». E allora via ai corsi, una serie di incontri (10 o 12) tra genitori, affiancati da un operatore «neutrale e qualificato», che l’Asl definisce mediatore familiare. «Gli incontri hanno lo scopo di elaborare un progetto di intesa durevole su tutte le principali questioni riguardanti i figli».
Il servizio non interferirà in alcun modo con l’iter legale della separazione ed è assolutamente riservato. L’eventuale sottoscrizione di accordi post matrimoniali sulla gestione dei figli «è demandata ai legali di fiducia». Per accedere al servizio basta rivolgersi al centro di mediazione familiare e per fissare un appuntamento basta telefonare al numero 0371-5874545. Per informazioni si può contattare anche l’ufficio dell’Asl di piazza Ospitale, attraverso un’e mail all’indirizzo direzione.socialeasl.lodi.it.

La guerra dei rifiuti (V)

La ditta Ecoadda e le sue forti radici napoletane.
La lunga storia dei Colucci.

Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di ieri.

Se ricostruire la compagine azionaria della Cre è facile quanto inconcludente, perché tutto riporta alla Sitios, «cassaforte» lussemburghese del tutto anonima, analizzare l’assetto proprietario della Ecoadda è decisamente più complesso. Anche se dietro l’azienda che gestisce la discarica di Cavenago d’Adda non c’è nessuna azienda lussemburghese, i cui soci restano nascosti dietro il segreto della legge del granducato.
Nella compagine societaria della gestione della discarica in frazione Soltarico, Ecoadda, sede in via Bensi a Milano, risultano proprietari la Waste Italia Srl, poi ci sono Unicredit, Bnl, Agrileasing e Interbanca, che risultano titolari di pegni, poi c’è la Eal, azienda provinciale, e la Lge di Lodi, che ha sede in corso Mazzini. Il «capo» di Ecoadda è Nicola Colucci, nato e residente a Napoli. Consiglieri Massimo Cozzi, Gaetanno Ballerini, Giuseppe Chirico, Antonio Nava, Antonio Redondi e Alberto Errico. La controllante, la Waste Italia, a sua volta è controllata dalla Waste Holding, insieme a Bnl, Agrileasing, Unicredit e Interbanca che possiedono un pegno. L’amministratore delegato è Giuseppe Chirico, il presidente è Pietro Colucci. Consiglieri Francesco Colucci, Marco Fiorentino, Maurizio Barra: tutti domiciliati in via Bensi a Milano. Come Rossano Rufini, altro consigliere, come Paolo Zapparoli. Ancora una volta, però, il controllo societario è nelle mani di un’altra azienda. La Waste Holding è infatti controllata dalla Waste Italia Zero, con partecipazione anche di Giuseppe Chirico. Presidente, ancora Francesco Colucci, con Pietro Colucci consigliere. La Waste Zero è a sua volta controllata da Synergo, società di gestione risparmi, insieme a una azienda portoghese. La Synergo ha sede a casa di Paolo Zapparoli, che ne è anche il presidente. Qui, però, la strada si interrompe. Non c’è una ulteriore azienda controllante da analizzare nella sua composizione azionaria. Spicca, evidentemente, il ruolo chiave in Ecoadda dei fratelli Colucci. Personaggi chiave in un’epoca lontana nel Napoletano.
Il passaggio dalla gestione comunale alla privatizzazione della raccolta rifiuti a Napoli è ormai quasi più letteratura che cronaca. Negli anni Ottanta, la scelta di una gestione privata effettuata dal Comune finì per essere appannaggio della società dei fratelli Colucci. Una rampa di lancio per le attività economiche del gruppo, che oggi ha interessi e attività in tutta Italia e non solo. Alcune di queste attività, in passato, si sono intrecciate economicamente con un altro gruppo, quello dei Pisante di Napoli. Una delle aziende che faceva capo a questo gruppo, la Techint, fu anche coinvolta nell’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, la giornalista Rai, uccisa in Somalia, mentre indagava su un traffico internazionale di rifiuti tossici.
La compagine societaria della Cre di Maccastorna.
Le stanza dei bottoni è in Lussemburgo.
Cosa sia la Cre, dopo un anno di ricerche, fino in fondo non è dato saperlo. L’azienda brianzola, che ha a Maccastorna la sua sede operativa, che ha proposto nel 2007 la costruzione di una discarica per rifiuti industriali a Cascina Bellaguarda di Senna Lodigiana, nel tempo, dopo ricorsi e battaglie, ha cambiato progetto, riducendo l’ipotesi della discarica a soli rifiuti inerti. Alla guida dell’azienda c’è Rodolfo Verpelli, ingegnere, tecnico della gestione dei rifiuti. Il controllo dell’azienda però sta nelle mani di una fiduciaria lussemburghese, la Sitios Sa, che ha sede in rue Beaumont 17, nella capitale del granducato. Una catena di comando breve, quanto ignota. Per la legge del piccolo stato europeo, infatti, i soci delle aziende possono rimanere tranquillamente anonimi.
La stagione morta dell’estate ci regala sempre sorprese. Nel 2007 ci portò la richiesta della discarica di Senna Lodigiana, quest’anno invece un silenzioso ma significativo cambiamento di fronte. Fino a ieri, si potrebbe quasi dire fino a prima delle elezioni provinciali, il cuore della contesa che ruotava intorno alla discarica di Senna Lodigiana vedeva da un lato il territorio sbarrare la strada a qualsiasi arrivo di rifiuti da fuori provincia: siamo autosufficienti nello smaltimento, era la tesi. Quindi la discarica della Cre non la vogliamo. Oggi, oplà, il fronte è cambiato. Si difende ancora l’ipotesi dell’autosufficienza, ma si capisce chiaramente che le speranze della politica di fermare l’impianto per inerti di Senna Lodigiana non si fondano più sul teorema semplice «la discarica non ci serve», ma sulla necessità di allargare la discarica di Cavenago. Quindi state pure certi. Almeno un milione di tonnellate di inerti arriverà nel Lodigiano. Ora c’è solo da capire a chi sarà affidato il business, se alla Cre o alla Ecoadda. È qui che si combatte la guerra.
La notizia, che nelle alte sfere della politica era forse già nota, scoppia come un fulmine a ciel sereno nell’afosa estate del 2007. Era luglio, pochi giorni prima che la Regione cedesse le competenze sui rifiuti alle Province, quando la Cre di Arcore presentò la sua richiesta alla Regione per costruire una discarica, non solo di inerti, sulle sponde del Po, nella cava di Cascina Bellaguarda. Dimensioni previste, oltre 2,5 milioni di metri cubi di rifiuti. La battaglia infuriò da subito. L’allora presidente della Provincia e una valanga di sindaci piovvero sull’argine del Po per manifestare il proprio no.
Quel primo progetto fu bocciato e la Cre fece ricorso. Si era ormai arrivati all’inizio del 2008. In quei giorni, mentre il ricorso giaceva ancora davanti ai giudici del tribunale amministrativo, la Cre presentò una diversa richiesta: un sito quasi dimezzato (1,7 milioni di metri cubi) e destinato solo agli inerti. Anche su questo arrivò il no da parte delle istituzioni locale. Sul tema infuriò la polemica fra centrodestra e centrosinistra, che si rinfacciavano legami con l’azienda. Si varò un nuovo piano rifiuti, che metteva per iscritto il no alla discarica, ma pochi giorni dopo l’insediamento in Provincia di Pietro Foroni, neopresidente leghista, la Regione, con un documento firmato dall’assessore regionale Massimo Buscemi annunciava che il piano era stato bocciato: poco spazio per gli inerti. A quel punto, da un lato l’azione contro la discarica di Senna è proseguita con la proposta per ora non definitiva di un vincolo ambientale sulla sponda del Po, dall’altra nuova energia è stata messa nella richiesta di allargamento della discarica di Cavenago d’Adda.

La guerra dei rifiuti (IV)

Guido Bandera ieri su Il Giorno ci ha presentato gli scenari della «guerra» delle discariche, da cui il titolo di questa serie di ritagli stampa, che abbiamo preferito a questo altrettanto forte: "Dopo le logistiche i rifiuti", le prime portate dal centro sinistra, i secondi inevitabilmente dal centrodestra servo di Milano, pronto a rivestire nonostante le parole il ruolo dei nuovi barbari.
Il modello Cavenago contro quello di Senna Lodigiana.
Arrivano i rifiuti, il problema è dove li mettiamo.
Rassegna stampa.

Rassegnamoci: l’immondizia contro cui la politica, i Comuni e il comitato di Senna Lodigiana stanno lottando dal 2007 arriverà. Non è più il momento di definirci «autosufficienti» e dire che non un grammo di immondizia da fuori provincia (inerti, materiali da demolizione e terre di spazzamento) arriverà nel Lodigiano. Lodi, infatti, non solo è una provincia che importa tonnellate di rifiuti inerti e le tratta nei suoi 13 impianti, ma la Regione - ormai è chiaro - ha deciso che uno spazio supplettivo per questa tipologia di rifiuti nel Lodigiano è necessaria. Il problema di questi giorni, semmai, è capire se andranno a Senna Lodigiana, nella cava di Bellaguarda, come proposto dalla Cre, o se andranno a Cavenago d’Adda, dove lavora la Ecoadda, in società con Eal e altre aziende.
Quello che si sta profilando in questi caldi e deserti mesi estivi è un altro scontro. Non più quello del territorio intero contro la Cre, che qualcuno accusa anche di «comportamento criminale», ma un normale conflitto fra due modelli, due società, due discariche: quella di Cavenago e quella (che ancora non c’è) di Senna Lodigiana. Da una parte, lungo il Po, la politica si sta affrettando a far dichiarare un vincolo ambientale per impedire l’arrivo di una discarica. Dall’altra invece, come previsto dal piano rifiuti, peraltro difeso dal centrodestra e dal centrosinistra in Consiglio provinciale, contro le obiezioni della Regione, a Cavenago è previsto un allargamento della discarica di Soltarico da 1 milione di tonnellate, che dovrà essere fatto spostando i vincoli del parco, questi già attivi, per consentire di spostare i limiti della riserva naturale e dare il via libera all’allargamento dell’impianto.
Nella legge regionale del 20 agosto del 1994, infatti, è contenuto «il piano territoriale di coordinamento del parco naturale Adda Sud». In questo lungo e precisissimo documento ci sono due tipi di vincolo. Uno generale sul territorio del parco: «Nel parco non sono ammesse attività di discarica di rifiuti solidi urbani e assimilabili, o speciali, o tossici e nocivi. È ammesa la discarica di inerti, ai soli fini di recupero ambientale, nel quadro di progetto di recupero formato in osservanza delle norme della zona e autorizzato ai sensi di legge». Ma a Soltarico bisogna scavarlo, il buco. Non c’è nulla da «riempire». Inoltre, sempre secondo le norme che regolano il parco, la lanca fluviale di Soltarico è inserita fra le zone a tutela massima, nelle quali è (testualmente) «vietato aprire o coltivare cave, attivare discariche». E la lanca è a pochi metri dall’area della discarica.
Così com'è, e con i ritmi attuali di riempimento la discarica di Cavenago può assorbire rifiuti in eterno. Un allargamento, già previsto da mesi, se non da anni, deve essere sbloccato presto, se si vuole riconoscere a questo sito di smaltimento il ruolo di discarica provinciale. Ma il sito di Cavenago non è privo di situazioni delicate, che ne rendono complicato l’ampliamento. Non è infatti ignoto che il sito si trovi ai margini dell’area protetta del Parco Adda, e già dove attualmente si trova, è per un tratto al di là della fascia di rispetto di trecento metri che protegge la lanca di Soltarico, un fatto che già di per sé costituisce un problema da ovviare in caso di un eventuale allargamento.
Altro vincolo di cui tenere conto, inevitabilmente, è quello della distanza (o meglio della vicinanza) del centro abitato di Soltarico. Il vincolo per la distanza dai centri abitati, Soltarico in questo caso, per gli impianti con rifiuti putrescibili è di 500 metri. Da tenere in gran conto, nell’ambito della procedura di ampliamento della discarica, come prevista dalla trattativa in corso nella Conferenza dei servizi, fra tutti gli enti coinvolti, è quella degli assetti idrogeologici. La discarica di Soltarico, infatti, come quella ipotizzata a Senna Lodigiana, sorge a poche centinaia di metri dall’alveo di un fiume, in questo caso l’Adda. Il sito gestito dalla Ecoadda si trova però fuori dalla zona di rispetto che è definita dalle fasce esondabili, ovvero da quelle zone che - secondo il piano idrogeologico - corrono il rischio in caso di piena di essere coperte dall’acqua. Ma questa linea di demarcazione, comunque, non è a una grandissima distanza. Il confine della discarica, infatti, sta a settanta metri dalla linea di rispetto idrogeologico per le zone con maggiore rischio di piena. Nessun problema dunque con le norme, salvo che l’ampliamento, se sarà fatto, dovrà essere in un’altra direzione, o quantomeno non prevedere uno «sconfinamento».
La discarica di Cavenago-Soltarico è un impianto che, per il suo ruolo strategico per tutto il territorio, è già stato inevitabilmente ampliato. Il volume disponibile per i rifiuti del territorio, come confermato dai dati del piano rifiuti steso dalla Provincia alla fine dello scorso anno, era di circa 250mila metri cubi. Riservati alla categoria generica di «rifiuti speciali non pericolosi». Fra i quali, ovviamente, anche gli inerti. O meglio, quella parte di inerti che, non potendo essere recuperata e avviata all’uso in nuovi cantieri, necessariamente deve essere avviata al seppellimento in discarica. Naturalmente, dopo qualche mese di ulteriore esercizio, gli spazi disponibili in discarica, senza gli eventuali ampliamenti previsti, sarebbero destinati a breve ad essere esauriti. Alcune fonti parlano di un tempo che - ai ritmi attuali di conferimento dei rifiuti - dovrebbe essere di poco meno di due anni. Ecco perché nella Conferenza di servizi del 4 agosto, Comune di Cavenago, Provincia, Parco, Ente irriguo non hanno sollevato la minima obiezione sostanziale al piano di ampliamento della discarica.
E se c'è il vincolo ambientale, come già dimostrato, semplicemente tutto dovrà essere spostato. Gli spazi, infatti, non sono vastissimi. La discarica di Cavenago è chiusa a est da una area industriale, che certo non si può spostare, a ovest è limitata dalla presenza del centro abitato di Soltarico e a sud dalla Provinciale 26, che certo non si può spostare. A Nord, però, il confine della discarica coincide perfettamente con quello del Parco Adda Sud. Che evidentemente dovrà essere arretrato, nel caso del via libera all’allargamento della discarica.