La denuncia è di Ardemia Oriani del gruppo Partito Democratico della Lombardia in Regione.
FATTI E PAROLE
Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio
Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.
La parola al lettore
Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.
Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.
domenica 9 agosto 2009
In Lombardia mancano gli infermieri
La denuncia è di Ardemia Oriani del gruppo Partito Democratico della Lombardia in Regione.
Ferrovie a rischio autismo
Intesa lombarda per il commercio su aree pubbliche
È stato sottoscritto il 30 luglio un protocollo di intesa tra l’Associazione Comuni Italiani sezione Lombarda (ANCI Lombardia), la FIVA (Federazione Venditori Ambulanti della Lombarda, aderente a Confcommercio) e la ANVA (Associazione Nazionale Venditori Ambulanti aderente a Confesercenti) per chiarire e concordare, sentita la Regione Lombardia, le modalità interpretative e applicative della disposizioni regionali in materia di Commercio su aree pubbliche. In particolare l’accordo, cui è allegata una circolare interpretativa di ANCI rivolta ai Comuni, riguarda i problemi dell’attestazione annuale da parte dei Comuni sulla permanenza dei requisiti per l’esercizio dell’attività, la predisposizione delle Carte di Esercizio, nonché alcuni problemi "tecnici" sulla pulizia delle liste di spunta dei mercati e delle fiere, la nuova modulistica regionale da usare per i subingressi, ecc.
I punti salienti dell’accordo, sottoscritto per ANCI Lombardia dal presidente Lorenzo Guerini, per FIVA dal Presidente delegato Giacomo Errico e per ANVA da Giancarlo Morghen, direttore Generale Confesercenti, riguardano gli accordi di collaborazione (volontaria) tra i Comuni e le Associazioni di categoria. Per l’accertamento annuale della permanenza dei requisiti di esercizio gli ambulanti potranno rivolgersi gratuitamente (salvo il solo rimborso delle spese vive di visure camerali e simili) e senza obbligo di adesione, alle associazioni che predisporranno, previa verifica del possesso dei requisiti, il modulo da consegnare al Comune, redatto secondo uno schema concordato, che individua esattamente quali sono i documenti da controllare. Il Comune, ricevuta la dichiarazione provvederà ad annotarne i risultati sull’autorizzazione. Gli ambulanti che non vorranno rivolgersi alle associazioni dovranno portare direttamente al Comune i documenti indicati nell’elenco allegato all’accordo ed il comune provvederà alle verifiche. Il termine ultimo per la presentazione al Comune della dichiarazione sottoscritta da una delle associazioni (o direttamente dei documenti), è stato indicato nel 30 ottobre di ogni anno, un mese dopo la scadenza della dichiarazione dei redditi dell’anno precedente.
Analogo accordo riguarda le carte di esercizio (una per ogni autorizzazione), da cui dovrà risultare l’elenco dei posteggi e delle fiere di cui ogni ambulante è assegnatario, in modo che l’ambulante non possa richiedere più posteggi in contemporanea in Comuni diversi. La carta di esercizio, compilata secondo il modello regionale, potrà essere compilata o direttamente dall’ambulante oppure (sempre gratuitamente e senza impegni), dalle associazioni, e dovrà poi essere consegnata ad ogni Comune interessato, per la vidimazione della parte di propria competenza.
L’accordo evidenzia dunque il clima di fattiva cooperazione tra Anci Lombardia e le Associazioni di categoria che attraverso una serie di tavoli di consultazione, attivati anche dall’Assessorato al Commercio della Regione Lombardia, hanno raggiunto un obiettivo di evidente interesse sia per i Comuni sia per l’intera categoria di operatori del settore.
Casa di Via XX Settembre 3
Brembio da salvare.
Tra i beni storico-architettonici di Brembio che la Regione Lombardia ha inserito nel suo catalogo dei beni culturali presenti nel territorio regionale, abbiamo finora evidenziato la Cascina di Via Monte Grappa 1, la Casa Giuseppina, il complesso dell'ex Convento delle Orsoline, la Corte Tibet, il complesso della Cascina Castello , il complesso della Cascina Eustacca ed il complesso della Cascina Morona. Tutti questi beni e quelli che presenteremo in seguito sono inclusi nel Repertorio dei beni storico – architettonici dei comuni della Provincia di Lodi, allegato al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 30 del 18 luglio 2005.
Oggi è la volta della Casa di Via XX Settembre 3.
Il bene si trova in Via XX Settembre, 3, nel centro abitato, distinguibile dal contesto.
La tipologia generale di catalogazione è "architettura per la residenza, il terziario e i servizi", nello specifico "casa".
La configurazione strutturale è così descritta: edificio a pianta rettangolare con un angolo arrotondato al limitare della strada sulla quale si attesta, muratura e tamponamenti in laterizi, solai a struttura mista latero-cemento con putrelle in ferro, copertura a falde su capriate lignee e manto di copertura in coppi.
Epoca di costruzione: post 1867 - ante 1902.
L'uso attuale dell'intero bene: in disuso. L'uso storico dell'intero bene: abitazione/ negozio. La condizione giuridica è proprietà privata.
La scheda da cui sono tratti i dati è stata compilata da Daniele Garnerone (2001), il funzionario responsabile è Elisabetta Susani.
La Regione per la scuola
È intenzione della Regione Lombardia predisporre un Piano annuale di intervento ordinario per l’assegnazione di contributi finalizzati alla realizzazione di opere di adattamento e riadattamento di edifici destinati alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di 1° grado pubbliche, nonché alle scuole dell’infanzia autonome senza scopo di lucro, ubicati in Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, come risultante dal bilancio demografico ISTAT anno 2007.
In data 22 luglio 2009 la Giunta Regionale ha approvato la delibera n. VIII/9879, avente per oggetto "Determinazioni in merito ad interventi di edilizia scolastica e all’acquisto di mezzi di trasporto scolastico collettivo, ai sensi delle Leggi Regionali nn. 70/80, 1/00 e 11/04", pubblicata sul B.U.R.L. n. 30 del 31 luglio 2009, 5° Supplemento straordinario. Con tale atto sono stati stanziati i fondi, sono state identificate le tipologie di intervento finanziabili e le relative priorità, sono stati definiti sia l’entità dei contributi assegnabili sia il limite massimo dei finanziamenti per ogni singolo intervento.
Le domande vanno presentate entro il 10 settembre 2009; qualora si richieda il finanziamento per interventi su più edifici, è necessario predisporre una domanda per ogni singolo edificio.
Per quanto riguarda il Diritto allo studio, con decreto del Dirigente n. 8110 del 4 agosto 2009 sono state approvate le modalità operative per l’assegnazione ai Comuni dei finanziamenti per gli interventi regionali in attuazione del diritto allo studio per l’anno scolastico 2009/10, ai sensi delle Leggi Regionali n .31/80 e 19/07, come previsto dalla Delibera di Giunta Regionale n. VIII/9838 del 15 luglio 2009, che indica gli interventi finanziabili:
-- Servizi per l’accesso all’istruzione: trasporto scolastico, assistenza disabili, servizi di pre- e post- scuola.
-- Interventi per l’orientamento musicale.
Destinatari dei finanziamenti sono i Comuni con popolazione sino a 7.000 abitanti, o 10.000 se Comuni montani.
Le richieste di contributo devono essere inoltrate dal 7 settembre 2009 alle ore 12 del 7 ottobre 2009.
Dopo gli immigrati gli ultrasessantacinquenni
La giunta non rinnova l’assicurazione contro i furti.
Rassegna stampa - Andrea Bagatta, Il Cittadino di ieri.
Pdl lodigiano nella bufera
Il segretario paga fatture a una società che è sua.
Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di oggi.
Stato di polizia (della strada)
Nella bassa lodigiana, sempre ieri notte, è stata fermata intorno all’una (appena un’ora dopo l’entrata in vigore del nuovo codice della strada) un ragazza piacentina di 25 anni, O.S., incensurata, alla guida di una fiammante Mercedes classe A. Ora, oltre all’arresto fino ad un anno, rischia 9mila euro di multa e la sospensione della patente per minimo due anni. La giovane è stata fermata a Codogno. Anche in questo caso non è scattato il sequestro dell’auto, che è intestata alla madre. La ragazza intorno all’una ha imboccato a forte velocità via Mazzini, proveniente dalla statale 234, sfrecciando davanti a una macchina dei militari che proprio in quel momento stavano percorrendo la circonvallazione in direzione della sede del Comando della Compagnia. La donna è stata fermata poco più avanti e il tasso alcolemico riscontrato è stato di 1,86 grammi per litro, quasi quattro volte il limite consentito (0,5 g/l).
Con le nuove disposizioni entrate in vigore, oltre all’arresto da tre mesi a un anno su cui deciderà il Tribunale di Lodi e che era previsto anche prima, sale la sanzione. Avendo commesso l’infrazione fra le 22 e le 7 del mattino la normale ammenda, da 1.500 a 6.000 euro, verrà aumentata da un terzo alla metà. Significa che la ragazza e il romeno rischiano ora fino a 9mila euro di multa. Anche sulla sospensione della patente di guida ci saranno cambiamenti. Le nuove norme prevedono il raddoppio del periodo di sospensione della patente di guida che, di conseguenza, sarà di almeno due anni.
In Lombardia le elezioni si vincono così
Guerini, svolta morbida verso la sicurezza.
Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di oggi.
E soprattutto senza scontentare più di tanto la sinistra, che pure della coalizione di Guerini fa parte. Quindi, sì ai fondi per l’inclusione sociale, alle politiche di integrazione per gli immigrati, che sono pur sempre il 10 per cento dei residenti. Ma, contemporaneamente, via libera a provvedimenti banalmente definiti da «sindaco sceriffo». Il primo passo è stata l’installazione delle telecamere di videosorveglianza in Città Bassa. Poi è arrivato il dialogo con il ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni, con cui Guerini ha trattato anche a nome dell’Anci, l’associazione dei Comuni di cui Guerini è presidente lombardo. Qui prima è scattato il confronto sul «patto per la sicurezza», che potrebbe aprire le porte a fondi per i controlli, poi anche delle «ronde». Alle quali Guerini ha detto sì, ma chiarendo che nessuno si può improvvisare «rondista» e soprattutto le «ronde padane» non avranno spazio. «Nessuna improvvisazione, al massimo progetti specifici autorizzati solo dal sindaco».
Un colpo al cerchio, uno alla botte, come si dice. A questo, dopo la conferenza dei sindaci di Parma, altro incontro fra i primi cittadini e il ministro Maroni, si sono aggiunti i «superpoteri» in fatto di sicurezza urbana e le ordinanze. Che Guerini ha firmato e che spiega egli stesso nel suo intervento. E il paradigma che Guerini vuole applicare è un po’ quello della zona di Torretta. Furti a raffica, ronde padane, precedute e seguite passo passo da controlli, qualche arresto della polizia e dei carabinieri, e alla fine anche le telecamere del Comune. Qui, alla fine, le elezioni provinciali le ha vinte il Pd. E Guerini spera di fare il bis l’anno prossimo.
Ronda qua ronda là
«Ronde e ordinanze sì, ma solo dove servono».
Un aiuto nei matrimoni che deragliano
Crescono le coppie che si separano.
Via ai corsi per salvare il salvabile.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.
La guerra dei rifiuti (V)
La lunga storia dei Colucci.
Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di ieri.
Nella compagine societaria della gestione della discarica in frazione Soltarico, Ecoadda, sede in via Bensi a Milano, risultano proprietari la Waste Italia Srl, poi ci sono Unicredit, Bnl, Agrileasing e Interbanca, che risultano titolari di pegni, poi c’è la Eal, azienda provinciale, e la Lge di Lodi, che ha sede in corso Mazzini. Il «capo» di Ecoadda è Nicola Colucci, nato e residente a Napoli. Consiglieri Massimo Cozzi, Gaetanno Ballerini, Giuseppe Chirico, Antonio Nava, Antonio Redondi e Alberto Errico. La controllante, la Waste Italia, a sua volta è controllata dalla Waste Holding, insieme a Bnl, Agrileasing, Unicredit e Interbanca che possiedono un pegno. L’amministratore delegato è Giuseppe Chirico, il presidente è Pietro Colucci. Consiglieri Francesco Colucci, Marco Fiorentino, Maurizio Barra: tutti domiciliati in via Bensi a Milano. Come Rossano Rufini, altro consigliere, come Paolo Zapparoli. Ancora una volta, però, il controllo societario è nelle mani di un’altra azienda. La Waste Holding è infatti controllata dalla Waste Italia Zero, con partecipazione anche di Giuseppe Chirico. Presidente, ancora Francesco Colucci, con Pietro Colucci consigliere. La Waste Zero è a sua volta controllata da Synergo, società di gestione risparmi, insieme a una azienda portoghese. La Synergo ha sede a casa di Paolo Zapparoli, che ne è anche il presidente. Qui, però, la strada si interrompe. Non c’è una ulteriore azienda controllante da analizzare nella sua composizione azionaria. Spicca, evidentemente, il ruolo chiave in Ecoadda dei fratelli Colucci. Personaggi chiave in un’epoca lontana nel Napoletano.
Il passaggio dalla gestione comunale alla privatizzazione della raccolta rifiuti a Napoli è ormai quasi più letteratura che cronaca. Negli anni Ottanta, la scelta di una gestione privata effettuata dal Comune finì per essere appannaggio della società dei fratelli Colucci. Una rampa di lancio per le attività economiche del gruppo, che oggi ha interessi e attività in tutta Italia e non solo. Alcune di queste attività, in passato, si sono intrecciate economicamente con un altro gruppo, quello dei Pisante di Napoli. Una delle aziende che faceva capo a questo gruppo, la Techint, fu anche coinvolta nell’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, la giornalista Rai, uccisa in Somalia, mentre indagava su un traffico internazionale di rifiuti tossici.
Le stanza dei bottoni è in Lussemburgo.
Quel primo progetto fu bocciato e la Cre fece ricorso. Si era ormai arrivati all’inizio del 2008. In quei giorni, mentre il ricorso giaceva ancora davanti ai giudici del tribunale amministrativo, la Cre presentò una diversa richiesta: un sito quasi dimezzato (1,7 milioni di metri cubi) e destinato solo agli inerti. Anche su questo arrivò il no da parte delle istituzioni locale. Sul tema infuriò la polemica fra centrodestra e centrosinistra, che si rinfacciavano legami con l’azienda. Si varò un nuovo piano rifiuti, che metteva per iscritto il no alla discarica, ma pochi giorni dopo l’insediamento in Provincia di Pietro Foroni, neopresidente leghista, la Regione, con un documento firmato dall’assessore regionale Massimo Buscemi annunciava che il piano era stato bocciato: poco spazio per gli inerti. A quel punto, da un lato l’azione contro la discarica di Senna è proseguita con la proposta per ora non definitiva di un vincolo ambientale sulla sponda del Po, dall’altra nuova energia è stata messa nella richiesta di allargamento della discarica di Cavenago d’Adda.
La guerra dei rifiuti (IV)
Arrivano i rifiuti, il problema è dove li mettiamo.
Rassegna stampa.
Quello che si sta profilando in questi caldi e deserti mesi estivi è un altro scontro. Non più quello del territorio intero contro la Cre, che qualcuno accusa anche di «comportamento criminale», ma un normale conflitto fra due modelli, due società, due discariche: quella di Cavenago e quella (che ancora non c’è) di Senna Lodigiana. Da una parte, lungo il Po, la politica si sta affrettando a far dichiarare un vincolo ambientale per impedire l’arrivo di una discarica. Dall’altra invece, come previsto dal piano rifiuti, peraltro difeso dal centrodestra e dal centrosinistra in Consiglio provinciale, contro le obiezioni della Regione, a Cavenago è previsto un allargamento della discarica di Soltarico da 1 milione di tonnellate, che dovrà essere fatto spostando i vincoli del parco, questi già attivi, per consentire di spostare i limiti della riserva naturale e dare il via libera all’allargamento dell’impianto.
Nella legge regionale del 20 agosto del 1994, infatti, è contenuto «il piano territoriale di coordinamento del parco naturale Adda Sud». In questo lungo e precisissimo documento ci sono due tipi di vincolo. Uno generale sul territorio del parco: «Nel parco non sono ammesse attività di discarica di rifiuti solidi urbani e assimilabili, o speciali, o tossici e nocivi. È ammesa la discarica di inerti, ai soli fini di recupero ambientale, nel quadro di progetto di recupero formato in osservanza delle norme della zona e autorizzato ai sensi di legge». Ma a Soltarico bisogna scavarlo, il buco. Non c’è nulla da «riempire». Inoltre, sempre secondo le norme che regolano il parco, la lanca fluviale di Soltarico è inserita fra le zone a tutela massima, nelle quali è (testualmente) «vietato aprire o coltivare cave, attivare discariche». E la lanca è a pochi metri dall’area della discarica.
Altro vincolo di cui tenere conto, inevitabilmente, è quello della distanza (o meglio della vicinanza) del centro abitato di Soltarico. Il vincolo per la distanza dai centri abitati, Soltarico in questo caso, per gli impianti con rifiuti putrescibili è di 500 metri. Da tenere in gran conto, nell’ambito della procedura di ampliamento della discarica, come prevista dalla trattativa in corso nella Conferenza dei servizi, fra tutti gli enti coinvolti, è quella degli assetti idrogeologici. La discarica di Soltarico, infatti, come quella ipotizzata a Senna Lodigiana, sorge a poche centinaia di metri dall’alveo di un fiume, in questo caso l’Adda. Il sito gestito dalla Ecoadda si trova però fuori dalla zona di rispetto che è definita dalle fasce esondabili, ovvero da quelle zone che - secondo il piano idrogeologico - corrono il rischio in caso di piena di essere coperte dall’acqua. Ma questa linea di demarcazione, comunque, non è a una grandissima distanza. Il confine della discarica, infatti, sta a settanta metri dalla linea di rispetto idrogeologico per le zone con maggiore rischio di piena. Nessun problema dunque con le norme, salvo che l’ampliamento, se sarà fatto, dovrà essere in un’altra direzione, o quantomeno non prevedere uno «sconfinamento».
La discarica di Cavenago-Soltarico è un impianto che, per il suo ruolo strategico per tutto il territorio, è già stato inevitabilmente ampliato. Il volume disponibile per i rifiuti del territorio, come confermato dai dati del piano rifiuti steso dalla Provincia alla fine dello scorso anno, era di circa 250mila metri cubi. Riservati alla categoria generica di «rifiuti speciali non pericolosi». Fra i quali, ovviamente, anche gli inerti. O meglio, quella parte di inerti che, non potendo essere recuperata e avviata all’uso in nuovi cantieri, necessariamente deve essere avviata al seppellimento in discarica. Naturalmente, dopo qualche mese di ulteriore esercizio, gli spazi disponibili in discarica, senza gli eventuali ampliamenti previsti, sarebbero destinati a breve ad essere esauriti. Alcune fonti parlano di un tempo che - ai ritmi attuali di conferimento dei rifiuti - dovrebbe essere di poco meno di due anni. Ecco perché nella Conferenza di servizi del 4 agosto, Comune di Cavenago, Provincia, Parco, Ente irriguo non hanno sollevato la minima obiezione sostanziale al piano di ampliamento della discarica.
E se c'è il vincolo ambientale, come già dimostrato, semplicemente tutto dovrà essere spostato. Gli spazi, infatti, non sono vastissimi. La discarica di Cavenago è chiusa a est da una area industriale, che certo non si può spostare, a ovest è limitata dalla presenza del centro abitato di Soltarico e a sud dalla Provinciale 26, che certo non si può spostare. A Nord, però, il confine della discarica coincide perfettamente con quello del Parco Adda Sud. Che evidentemente dovrà essere arretrato, nel caso del via libera all’allargamento della discarica.