Tensioni nella maggioranza sul caso Tremonti. Oggi il Consiglio dei ministri è slittato a data da definire per il mancato rientro dalla Russia del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ostacolato dal maltempo. Dopo l'annuncio di ieri da parte del premier sull'abolizione dell'Irap, si erano diffuse voci su un forte malumore del titolare del dicastero di via XX Settembre che sarebbe arrivato a ventilare le dimissioni. Ipotesi smentita oggi da fonti del ministero. Successivamente, però, arriva un comunicato ufficiale del ministro: "Produzione di note di agenzie a mezzo note di agenzie. Ho difficoltà a riconoscermi in questo tipo di catena produttiva. Per quanto mi riguarda nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità", dice Tremonti. Ogni chiarimento resta dunque rinviato al rientro dalla Russia del premier Berlusconi(Agi).
La tempesta di neve forse non è mai esistita. Parola dei tanti che, prima di pranzo, hanno iniziato a smanettare su Internet per verificare sui siti delle previsioni meteo, anche in cirillico, cosa accadeva sopra il cielo di San Pietroburgo, così come sopra il lago di Valdaj. Neve zero, forse un po' di pioggia, pare un po' di nebbia. Ma al di là della motivazione climatica, "maltempo", fornita da fonti governative per giustificare l'assenza del premier e lo spostamento del Consiglio dei ministri a "data da destinarsi", ciò che conta, da un punto di vista politico, è che il ritardo con cui Silvio Berlusconi ha lasciato la residenza nella Dacia, dove si trovava da mercoledì ospite di Valdimir Putin, ha portato allo slittamento pure del faccia a faccia tanto atteso con Giulio Tremonti. Un incontro che sulla carta sarebbe stato chiarificatore, e che si sarebbe dovuto tenere prima del Cdm.
Ciò non è stato, e forse si dovrà attendere un po' prima che i due si confrontino apertamente, l'uno di fronte all'altro. In ogni caso, se non il gelo che accompagna la neve, un po' di freddino nel governo, diciamo così, rimane. E non bastano a rasserenare il clima le smentite sulle eventuali dimissioni del titolare di via XX Settembre, finito da diversi giorni nel mirino del fuoco amico. Aperto da parlamentari Pdl e ministri che contestano i suoi "no" a qualsiasi richiesta di investimenti, convinto com'è della necessità di andare avanti con sulla linea del rigore per il risanamento dei conti pubblici. Senza contare la rabbia tremontiana che rimane alta, per l'annuncio del graduale taglio dell'Irap avvenuto per voce di Gianni Letta, su mandato del Cavaliere. Insomma, raccontano che Tremonti stia davvero vivendo male questa sorta di sindrome da accerchiamento. E poco importa se nel pomeriggio si presenti regolarmente a Palazzo Chigi per incontrare le Regioni.
L'ipotesi, o quantomeno la minaccia che possa decidere di lasciare, non è solo fantapolitica, anche se col passare delle ore si intensifica l'attività dei pompieri interni.
"Non metto neanche in conto che si dimetta", puntualizza Ignazio La Russa. Ancora più netta la difesa di Umberto Bossi: "C'e' un tentativo di far fuori Tremonti", ma la Lega "lo protegge". La sensazione, in ogni caso, è che il nodo verrà sciolto definitivamente solo dopo il "vis-a-vis" con il presidente del Consiglio. Non foss'altro per smentire le voci che circolano nelle ultime ore e che parlerebbero di un Tremonti pronto a non lasciare solo in cambio dei galloni di vicepremier. Questione delicata, visto che l'opzione "sì" aprirebbe un nuovo fronte polemico interno, con i ministri che battono inutilmente cassa da mesi legittimati ad alzare ancora di più la voce. Senza dimenticare che Berlusconi difficilmente darebbe il via libera a un rimpasto o ad altri scenari che riguardano la squadra di governo, prima delle Regionali di marzo 2010.
L'opzione "no", invece, potrebbe far incrinare i rapporti, aprendo la strada alla rottura. In ogni caso, bocce ferme ma "boatos" a mille, in attesa del faccia a faccia tra il capo del governo e chi ha la responsabilità della cassa (Asca).
Berlusconi è rientrato in Italia solo in serata. "Maltempo, bufera di neve", è stato il motivo fatto trapelare dagli ambienti di Palazzo Chigi per giustificare il soggiorno in Russia più lungo del previsto del premier. Ma nel pomeriggio, in un incontro con le Regioni, Tremonti ha lanciato una battuta ironica e molto eloquente. "L'aereo di Berlusconi bloccato da una tempesta di neve? credo - sarebbero state le sue parole - che sia stato bloccato da una nebbia fitta, molto fitta". Chiaro il riferimento alla situazione interna. D'altra parte, le notizie che giungono direttamente da San Pietroburgo, riportate dall'agenzia Novosti, riferiscono di una gita sul lago fatta da Putin e Berlusconi a bordo di un jet anfibio di cui il premier avrebbe anche preso i comandi. Cosa che non sarebbe certo stata possibile con il maltempo (Asca).
La sortita di ieri di Berlusconi sull'abolizione graduale dell'Irap utilizzando le risorse dello scudo ha colto di sorpresa il ministro dell'economia. È probabile che qualche accenno al tema fosse stato fatto nelle riunioni di governo, ma Tremonti avrebbe di sicuro scelto un altro momento. Anche perché l'intenzione di Tremonti, riportata nella finanziaria, é quella di destinare le risorse dello scudo a favore dell'università, della ricerca e del sociale. Ma è stato un modo, quello del Cavaliere, per dire al potente ministro dell'economia, che le decisioni le prende lui. È vero che, nell'incontro con le Regioni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha ridimensionato i termini per il taglio dell'Irap sottolineando che "è un riferimento programmatico e non ci sono scadenze", ma i rapporti tra i due restano molto tesi (Asca).
Il volo di Stato ha riportato Berlusconi ad Arcore. Anche Tremonti trascorrerà il fine settimana a Milano e potrebbe essere l'occasione per il famoso incontro chiarificatore che oggi il Cavaliere ha di fatto voluto rinviare. Ambienti di governo fanno comunque presente che, pur in presenza di una situazione difficile, non si è giunti alle tensioni che portarono nel 2004 Tremonti alle dimissioni (Asca).
All'interno del Pdl potrebbe esserci un secondo documento di opposizione a Tremonti. Voci in questo senso si sono rincorse nella giornata di oggi indicando come autori i ministri Renato Brunetta e Maurizio Sacconi. In serata "Notapolitica" ha diffuso un proprio servizio che ha dato corpo a queste voci che, sostiene, "parlano di un altro gruppo di lavoro che avrebbe prodotto un secondo testo ricco di spunti riformatori sui temi del mercato del lavoro e del welfare. Un documento che andrebbe integrato con il primo e che confermerebbe la teoria accreditata nelle dichiarazioni post-rivelazione dell'esistenza di diversi 'gruppi di lavoro' e di molteplici tavoli di riflessione interni al partito". "Regista di questo secondo documento -afferma 'Notapolitica'- sarebbe il ministro Renato Brunetta che nei giorni scorsi aveva, nemmeno troppo velatamente, polemizzato con Tremonti sulla questione del 'posto fisso'. Nel testo, secondo le indiscrezioni, vi sarebbero precisi riferimenti alla necessità di rivedere lo statuto dei lavoratori e di riprendere quell'opera riformatrice iniziata dal duo Maroni-Sacconi con l'allora consulente del ministero Marco Biagi. Secondo Brunetta, infatti, da lì occorrebbe ripartire: un mercato del lavoro con massicce dosi di flessibilità e che eviti la precarizzazione dei giovani attraverso ammortizzatori sociali più incisivi degli attuali". "Una riforma - aggiunge 'Notapolitica' - che non sarebbe a costo zero e le cui risorse andrebbero reperite attraverso un piano per l'emersione del lavoro sommerso (soprattutto al sud) che garantirebbe il recupero di 2-3 milioni di posti di lavoro oggi 'in nero', con conseguente aumento dei versamenti contributivi e previdenziali. Con quei soldi, andrebbero riformati gli ammortizzatori sociali e la riforma Biagi potrebbe essere completata". "Il modello - e qui ci sarebbero gli indizi della sinergia con Sacconi - potrebbe essere quello utilizzato per la regolarizzazione delle badanti e delle colf. Procedura - prosegue 'Notapolitica' - che, secondo i calcoli del Ministero, avrebbe fatto emergere 300mila nuovi contratti, quasi completamente riferibili a lavoratori stranieri. Un testo, questo, che si porrebbe agli antipodi del Tremonti-pensiero su posto fisso e immobilità sociale e che rilancerebbe l'idea abbandonata a suo tempo dell'abolizione dell'articolo 18 e della creazione di un mercato del lavoro ad altissima mobilità ma con forti tutele derivanti dal nuovo sistema degli ammortizzatori sociali. Se il documento fosse stato redatto prima dell'uscita tremontiana sul 'posto fisso', allora quella del superministro potrebbe essere letta come una sorta di difesa preventiva. In ogni caso, anche su questo tema, la visione di Via XX Settembre sembrerebbe essere diametralmente opposta rispetto a quella di larghissima parte del partito" (Asca).
Il ministro Maurizio Sacconi smentisce di essere tra gli autori di un secondo documento anti-Tremonti che circolerebbe nel Pdl. "In relazione ad indiscrezioni del tutto fantasiose riportate dal sito notapolitica.it, il ministro Maurizio Sacconi -afferma una breve nota del ministero - precisa che non esiste nessun gruppo di lavoro sui temi del welfare al quale egli partecipa" (Asca).