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sabato 24 ottobre 2009

Pd ai blocchi di partenza




I candidati.


Pier Luigi Bersani.

Pier Luigi Bersani nasce il 29 settembre del 1951 a Bettola, comune montano della valle del Nure in provincia di Piacenza. La sua è una famiglia di artigiani. Suo padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. Dopo aver frequentato il liceo a Piacenza, Bersani si iscrive all'università di Bologna dove si laurea in Filosofia, con una tesi su San Gregorio Magno. Sposato con Daniela dal 1980, ha due figlie Elisa e Margherita. Dopo una breve esperienza da insegnante, si dedica completamente alla attività amministrativa e politica. Viene eletto consigliere regionale dell'Emilia-Romagna. Ne diventerà il presidente il 6 luglio 1993. Riconfermato alla presidenza nell'aprile del 1995, si dimetterà nel maggio del 1996 quando sarà nominato Ministro dell'Industria dal Presidente del Consiglio Romano Prodi. Dal 23 dicembre 1999 al giugno 2001 Pierluigi Bersani ricopre la carica di Ministro dei Trasporti. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato per la prima volta nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Insieme a Vincenzo Visco, fonda Nens (Nuova Economia Nuova Società). Dopo il congresso dei Ds al Bpa Palas di Pesaro nel novembre 2001, Bersani è membro della Segreteria nazionale e viene nominato responsabile economico del partito. Nel 2004 è eletto Parlamentare europeo con 342.296 preferenze nella circoscrizione Nord-Ovest. Nel 2005 dopo il congresso di Roma succede a Bruno Trentin alla guida della Commissione Progetto dei Ds con il compito di coordinare le linee-guida del programma elettorale dei Democratici di sinistra in vista delle elezioni politiche. Dopo la vittoria dell'Unione nel maggio 2006, Bersani è il ministro dello Sviluppo economico. Tra i protagonisti della nascita del Partito Democratico, dal novembre 2007 è nel Coordinamento nazionale del Pd. Attualmente è responsabile del dipartimento Economia.

Dario Franceschini.
Dario Franceschini è nato a Ferrara il 19 ottobre 1958.
È sposato dal 1986 con Silvia ed ha due figlie, Caterina e Maria Elena. Si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Ferrara con una tesi in Storia delle Dottrine e delle Istituzioni politiche.
Il suo impegno politico inizia nell’autunno del 1974 quando fonda, al Liceo Scientifico "Roiti" di Ferrara, l’Associazione Studentesca Democratica di ispirazione cattolica e centrista.
Si iscrive alla DC dopo l’elezione a segretario di Benigno Zaccagnini e dopo due anni viene eletto Delegato Provinciale dei giovani DC. Nel 1980 viene eletto Consigliere Comunale di Ferrara e nel 1983 capogruppo consiliare. Alle successive elezioni amministrative del 1985 e del 1990 è capolista della DC e primo degli eletti.
Nel 1984 entra nella Direzione Nazionale del Movimento giovanile dc per il quale fonda la rivista mensile "Nuova Politica".
Chiusa l’esperienza dei giovani Dc entra negli organismi provinciali e regionali del partito e dirige a Roma il mensile "Settantasei" che raccoglie i giovani quadri della sinistra dc. Viene chiamato anche alla vicedirezione del mensile "Il Confronto" e nella redazione del settimanale del partito "La Discussione".
Nella fase di trasformazione della DC in PPI invita il partito, all’Assemblea Costituente di Roma del 1993, a scegliere con determinazione, come conseguenza del nuovo sistema elettorale. maggioritario, la via dell’alleanza tra centro e sinistra. Conseguentemente, dopo la decisione del PPI di candidarsi alle elezioni del 1994 come "terzo polo", aderisce ai Cristiano Sociali, fondando il movimento a Ferrara e divenendone Consigliere Nazionale.
Nel 1994 diventa Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Ferrara. Nel 1995, a seguito di una spaccatura nel centrosinistra della provincia, accetta di candidarsi a Sindaco per una lista composta da Cristiano Sociali, Laburisti e Verdi e raccoglie il 20% dei voti.
Dopo la scissione del PPI e l’adesione dello stesso a L'Ulivo rientra nel partito. Dal 1997 al 1999 è chiamato all’incarico di vicesegretario nazionale. Nell’ultimo Congresso nazionale del PPI è fra i tre candidati all’incarico di Segretario Politico e successivamente entra a far parte della Direzione nazionale e dell’Ufficio di segreteria con l’incarico per le politiche della Comunicazione.
Entra nel secondo Governo D’Alema come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Riforme Istituzionali e viene confermato nello stesso incarico nel successivo governo Amato. A nome del Governo segue in particolare il tema della legge elettorale, e sino all'approvazione definitiva, la legge costituzionale di riforma degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale, l'introduzione del Diritto di voto per gli italiani all'estero e le modifiche al Titolo V della Costituzione.
Alle elezioni politiche del 2001 è candidato dell’Ulivo alla Camera dei Deputati nel Collegio maggioritario di Ferrara e capolista della Margherita nella quota proporzionale nelle Marche. Eletto Deputato diviene componente della Giunta delle elezioni e della I Commissione permanente Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni.
È stato componente dell'Assemblea Parlamentare dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
È socio fondatore dell'Associazione interparlamentare per il commercio equo e solidale.
Tra i fondatori della Margherita, nel luglio 2001 entra a far parte del Comitato Costituente del partito, del quale diventa Coordinatore dell'Esecutivo Nazionale. Viene confermato in Direzione e in Assemblea Federali e nell’incarico di Coordinatore al Congresso Costituente di Parma del 2002 e al Congresso di Rimini del 2004.
È membro del Direttivo del Partito Democratico Europeo.
Alle elezioni politiche del 2006 è capolista dell'Ulivo nella circoscrizione Lombardia II e candidato in Emilia-Romagna, per la quale opta. È stato Presidente del nuovo gruppo parlamentare "L'Ulivo" alla Camera dei Deputati dal maggio 2006 all'ottobre 2007.
Dopo aver ricoperto l'incarico di Vicesegretario del Partito Democratico il 21 febbraio 2009 durante l'Assemblea Nazionale si candida a Segretario Nazionale in seguito alle dimissioni di Walter Veltroni e viene eletto con 1.047 voti.
È componente della Commissione parlamentare Unione Europea e membro della delegazione italiana presso il Consiglio d'Europa e l'Unione dell'Europa Occidentale.

Ignazio Marino.
È nato a Genova 54 anni fa, è un chirurgo specializzato in trapianti d’organo, attualmente senatore del Partito Democratico.
A 14 anni si è trasferito a Roma. Si è laureato in medicina all’Università Cattolica e ha iniziato a lavorare presso il Policlinico Gemelli. La passione per i trapianti lo ha spinto a confrontarsi con altri contesti universitari e professionali. All’inizio degli anni ’80, per specializzarsi, ha studiato prima in Inghilterra, a Cambridge, e poi negli USA presso la University of Pittsburgh, centro d’eccellenza mondiale per i trapianti. Nel 1993 è diventato Co-direttore del Centro Trapianti del “Veterans Affairs Medical Center”, l’unico dipartimento per trapianti di fegato appartenente al governo degli Stati Uniti.
Volendo importare in Italia quelle competenze acquisite durante l’esperienza americana, nel 1999 ha contribuito a fondare e ha diretto l’ISMETT, il centro trapianti multiorgano di Palermo. Nel luglio del 2001 ha eseguito il primo trapianto di fegato in Italia su un paziente sieropositivo.
Nonostante la professione medica lo abbia spinto fuori dai confini italiani, ha seguito con passione la vita politica del nostro paese e ha partecipato al dibattito pubblico collaborando con La Repubblica, la Fondazione Italianieuropei e L’Espresso. Su quest’ultimo è stata pubblicato, nell’aprile 2006, il “Dialogo sulla vita”, una sua conversazione sui temi etici con il Cardinale Martini.
Nel 2005 ho scritto il suo primo libro “Credere e curare” edito da Einaudi e nello stesso anno ha fondato IMAGINE ONLUS, associazione no-profit che s’impegna per la solidarietà internazionale, con particolare attenzione alle tematiche della sanità.
Nel 2006 è tornato in Italia e ha deciso di candidarsi al Senato come indipendente, venendo eletto nelle fila dei Democratici di sinistra. In quella legislatura ha ricoperto l’incarico di Presidente della commissione igiene e sanità del Senato e ha iniziato ad impegnarsi perché anche l’Italia si dotasse di una legge sul testamento biologico.
Sul versante della ricerca, ha ottenuto la creazione di un fondo – approvato in due diverse leggi Finanziarie – destinato ai giovani ricercatori, valutati da una commissione di scienziati under 40, secondo il criterio della peer review.
Alle elezioni politiche del 2008 si è ricandidato ed è stato rieletto senatore. È membro della Commissione igiene e sanità e Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale.
La presidenza della commissione sul SSN gli offre la possibilità di viaggiare per il Paese e conoscere lo stato delle strutture sanitarie italiane difendendo, così, il diritto dei pazienti italiani a ricevere cure e servizi di qualità.

Le primarie di domani secondo Diego Bianchi. Di confronto e dibattito, di domande senza risposte e risposte fuori tempo, triplicandosi, tutti contro tutti, tutti insieme a tutti, verso le primarie di domenica. Che poi viene lunedì. Questo ed altro nella 38a puntata di Tolleranza Zoro, la quarta per questa stagione di Parla con me, in una versione di qualche secondo più lunga di quanto andato in onda.



A Brembio si vota in Piazza Matteotti presso la Sala Civica.
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Un altro capitolo della farsa italiana




L'eventuale abolizione dell'Irap, promessa dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, metterebbe in seria difficoltà la sostenibilità economica dei sistemi sanitari regionali. Il gettito Irap, sottolinea CGIA di Mestre, copre quasi il 40% della spesa sanitaria nazionale: i dati, riferiti al 2007, mostrano che a fronte di una spesa sanitaria nazionale prevista dalle Regioni pari a 98,39 miliardi di euro, il gettito Irap, pari a 38,53 miliardi di euro, ha coperto il 39,2% della spesa totale. A livello territoriale, sottolinea la CGIA, le differenze sono fortissime. Se nel Mezzogiorno il tasso di copertura della spesa sanitaria garantito dal gettito Irap è molto modesto (in Sicilia il 26,5%, in Sardegna il 25,3%, in Puglia 24,5%, in Basilicata il 19,5%, in Calabria il 19,1% e in Molise il 14,1%), al Centro Nord, invece, è molto elevato. In Lombardia l'incidenza del gettito Irap sul totale della spesa raggiunge il 65,3%, in Veneto il 48%, nel Lazio il 44,6%, in Toscana il 42% e in Emilia Romagna il 41,5% (Asca).
"Vorrei ricordare che con l'Irap si finanzia l'intero sistema sanitario. Posso anche essere d'accordo ad abolirla, perché è una tassa sbagliata e fatta male però ditemi allora: come si finanzia la sanità?". Lo ha detto ieri il presidente della Regione Toscana Claudio Martini durante la tavola rotonda organizzata al Palaffari di Firenze, nell'ambito del decimo congresso di Legacoop Toscana. "È insopportabile - risponde il presidente - dover ogni giorno discutere di proposte improvvisate e intempestive sulle quali si rischia solo di fare da megafono a Berlusconi. Il tema della riduzione della pressione fiscale è importante, non può essere trattato così, con qualche battuta, uscendo da una riunione con Putin. Si tratta di una questione molto sentita da cittadini, da famiglie, dalle imprese, che deve essere affrontata tenendo presenti almeno altri due fattori: che l'Italia ha il più alto debito pubblico in Europa e che se quelle tasse coprono dei servizi è necessario garantirne comunque il finanziamento, come in questo caso. Insomma, servirebbe una discussione seria. Invece - ha concluso il presidente - questo dell'Irap mi sembra un altro capitolo della farsa italiana di questi tempi. E mi mette solo angoscia" (Asca).
Rendere deducibile ciò che oggi deducibile non è, ossia quella parte di Irap relativa a costo del lavoro e interessi passivi. È la proposta che il Ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, lancia da Mantova per rendere percorribile la strada indicata dal premier Berlusconi che l'Irap la vuole ridurre fino ad azzerarla completamente. "La parte da considerare - ha spiegato Calderoli a margine del Forum della Piccola Industria di Confindustria - è la parte indeducibile dell'Irap relativa al costo del lavoro e agli interessi passivi". Una parte che per il Ministro "è a rischio di incostituzionalità, visto che prevede di tassare per due volte la stessa cosa". Di certo, ha puntualizzato Calderoli, "non ha senso parlare di riduzione dell'Irap dall'oggi al domani: è una tassa da 40 miliardi di euro". Per Calderoli, è stata anche l'occasione per rinvendicare la 'paternità' della proposta: "È stata la Lega Nord a proporre l'abolizione dell'Irap. Strano che nessuno si sia accorto che il Parlamento, con la legge sul federalismo fiscale, aveva già votato per l'abolizione dell'Irap e per la sua sostituzione con forme di imposizione diverse, e che il governo abbia già una delega per farlo". Tutto merito del Carroccio, dunque: "Sarà uno degli strumenti del federalismo - ha aggiunto Calderoli - utilizzare una tassa diversa da quella dell'Irap per il mondo delle imprese" (Asca).
Partire dalla proposta Calderoli per ridurre progressivamente l'Irap. A chiederlo è la presidennte di Confindustria, Emma Marcegaglia, che dalla 'sua' Mantova si appella al premier Berlusconi e al Ministro Tremonti: dopo gli annunci sull'Irap, dice, "passate ai fatti" (Asca).
La possibilità di dedurre dall'Ires l'Irap sugli interessi passivi e sul costo del lavoro deve essere garatita a tutte le imprese. È quanto precisa la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sulla proposta del Ministro Calderoli. L'emendamento presentato dalla Lega al ddl delega sul federalismo fiscale, infatti, si applicherebbe sole alle cosiddette microimprese, quelle con un massimo di 50 dipendenti e 10 milioni di fatturato all'anno. Una proposta che piace ad Emma Marcecegalia che sollecita il governo a partire da questa base per poi allargare il meccanismo di deducibilità a tutte le imprese di maggiore dimensione (Asca).
"Sono favorevole all'eliminazione dell'Irap se si ripartisce su base federale l'Iva che da sola è in grado di finanziare la sanità e la spesa regionale nel suo insieme". Lo ha detto la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso intervenendo oggi a Stresa al convegno "Identità e differenze" promosso dall'associazione Iniziativa Subalpina. Bresso ha ricordato che l'Irap è un'imposta "fasulla" perché è un'imposta regionalizzata che in realtà va al fondo nazionale sanitario per essere ripartita su base regionale. "In uno stato federale - ha detto - non sarebbe possibile eliminarla con un decreto perché dovrebbe essere discussa con le regioni" (Asca).
"Nessuno si metta in testa di abbassare le imposte per le imprese e non per i lavoratori". È quanto ha sottolineato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, commentando la proposta del governo di ridurre progressivamente l'Irap fino al suo azzeramento totale. Per Bonanni, che ha partecipato a Mantova al Forum della Piccola Industria di Confindustria, il sindacato deve "ottenere assolutamente una riduzione delle tasse con l'abbassamento delle aliquote per lavoratori e per le imprese, perché le imprese sono in difficoltà, i lavoratori non ce la fanno più e l'economia ha bisogno di nuovi consumi". Proprio per questo il sindacalista ha rilanciato "un'allenza tra lavoratori e imprese per la difesa della produzione e del lavoro italiano". Nessun commento nel merito sulla proposta di Calderoli di partire dall'Irap e in particolare dalla deducibilità degli interessi passivi e del costo del lavoro: "Ogni cosa che verso un abbassamento del carico fiscale, al di là delle questioni tecniche, va bene". L'importante, ha concluso Bonanni, è "iniziare subito con un impegno chiaro e preciso" (Asca).
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Il banino don Carlo Gnocchi beato in Piazza Duomo

Il sacerdote è nativo di San Colombano al Lambro.

Sarà sicuramente stracolma domani 25 ottobre la piazza del Duomo di Milano. Torna a riempirsi per don Carlo Gnocchi l’indimenticato “padre dei mutilatini” come lo fu il 1° marzo del 1956 quando centomila persone avevano gremito il Duomo e la piazza per l’ultimo saluto al sacerdote nato a San Colombano al Lambro nel 1902. Anche oggi la televisione, così come i giornali hanno ricordato in particolare due circostanze significative. La prima quando, sul letto di morte, don Carlo affidò la propria Opera a quanti gli stavano accanto pronunciando la famosa frase: “Amis, ve raccomandi la mia baracca….”. Oltre mezzo secolo dopo, quel monito è diventato una sfida che vede la Fondazione sempre più impegnata al servizio e in difesa della vita. In 28 Centri (uno anche a Lodi presso la Parrocchia di S. Alberto) in 9 regioni d’Italia, in diversi Paesi in via di sviluppo, in Bosnia Erzegovina, Equador, Rwanda, Sierra Leone la “Don Gnocchi” si prende cura di portatore di handicap: li accoglie e costruisce con loro e le loro famiglie un progetto riabilitativo che comprende assistenza, scuola, formazione professionale e sostegno alla famiglia.
La seconda quando durante le esequie un mutilatino interpretò il sentimento popolare rivolgendosi a don Gnocchi con questo saluto: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Oggi ti dico: ciao San Carlo”. Parole profetiche che oggi, dopo cinquantatre anni si avverano.
Il miracolo attribuito a don Carlo è accaduto nell’agosto del 1979 a Orsenigo, in provincia di Como dove Sperandio Aldeni, elettricista, è sopravissuto incredibilmente a una mortale scarica elettrica. L’alpino Sperandio, devoto al suo cappellano della Tridentina don Carlo durante la tragica campagna di Russia prima e volontario poi tra i ragazzi disabili di un Centro della Fondazione, attraversato da capo a piedi da una potente scarica come quella di un fulmine, si appellò in quegli istanti a don Carlo. Nessuno ha potuto spiegare come ne sia uscito illeso. “Mi ha protetto don Carlo” ha sempre sostenuto l’alpino, purtroppo scomparso poco più di due anni fa. Ma il miracolo di don Gnocchi prosegue ancora oggi così come un miracolo è stata la sua vita straordinaria per fede e intraprendenza. Lo dimostrano gli appellativi con i quali è ricordato e venerato: educatore dei giovani, cappellano degli alpini, padre dei mutilatini, precursore della riabilitazione, imprenditore della carità, profeta del dono di organi per aver voluto donare, facendo scalpore in quei tempi, le proprie cornee in punto di morte quando ancora i trapianti di organi in Italia non erano regolati dalla legge.
“Seminatore di speranza” lo definì Giovanni Paolo II. Un prete che in anni assai tormentati seppe con convinzione ed entusiasmo dare fiducia ai giovani e credere fermamente nel valore “santo” del dolore, soprattutto di quello innocente dei bambini. Domani il grazie di tanti di loro e di tanta gente al santo rimasto sempre accanto alla vita e al servizio dei più fragili.


L’uso domestico del gas: che fare? - 3

Cosa devo fare allora se non sono in possesso di questi documenti?

È la domanda che ci siamo posti nell’ultima parte del precedente articolo.
La risposta ci viene fornita da un Decreto Ministeriale, numero 37/2008 in vigore dal 27 marzo 2008; decreto che ha sostituito una famosa Legge, la numero 46/1990.
Ebbene questo Decreto cita all’Articolo 7, comma 6: Nel caso in cui la dichiarazione di conformità prevista dal presente articolo (…) non sia stata prodotta o non sia più reperibile, tale atto è sostituito - per gli impianti eseguiti prima dell'entrata in vigore del presente decreto - da una dichiarazione di rispondenza, resa da un professionista iscritto all'albo professionale per le specifiche competenze tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni, nel settore impiantistico.
Cosa significa?
Significa che, ad esempio, se il mio impianto gas o impianto elettrico è stato realizzato prima del 27 marzo 2008, e non sono in possesso della “Dichiarazione di conformità”, mi posso rivolgere ad un professionista o a un installatore, abilitati da almeno cinque anni, che mi rilasceranno, dopo un sopralluogo e accertamenti di sicurezza, la cosiddetta “Dichiarazione di rispondenza”.
Di seguito riportiamo un esempio di dichiarazione di conformità, già compilata, con i relativi allegati obbligatori:







Per quanto riguarda la dichiarazione di rispondenza il tecnico o l’installatore abilitati, dovranno, dopo le necessarie verifiche, compilare un apposito verbale in cui dichiarano che l’impianto è idoneo a funzionare in sicurezza.



La sicurezza è una buona abitudine.
Quando si parla di gas ci sono anche precisi obblighi da rispettare. La salvaguardia della sicurezza, infatti, impone questi obblighi a tutti gli interessati:



È quindi sempre e comunque l’installatore che saprà indicare se il locale in cui far installare l’impianto risponde alle necessarie prescrizioni, in particolare per quanto la ventilazione e l’aerazione del locale, lo scarico dei prodotti della combustione e l’ubicazione degli apparecchi previsti.
Premesso che nessun apparecchio può essere ubicato nel box o nei locali con pericolo di incendio, l’installazione di apparecchi di tipo tradizionale (di tipo B, ovvero quelli impropriamente detti “A camera aperta”) è vietata nelle camere da letto, nei bagni.



Infatti, qualsiasi apparecchio in cui sia in funzione un bruciatore assorbe l’aria necessaria per la combustione ed emette i fumi prodotti dalla combustione stessa. Si pensi che per ogni metro cubo di gas bruciato occorrono ben dieci metri cubi di aria.
È chiaro che se la combustione avviene in un ambiente chiuso, per non rimanere senza ossigeno, l’aria deve essere prelevata dall’esterno mediante apposita apertura permanente di ventilazione obbligatoria.



Ora, le camere da letto e i bagni sono locali dove si tende a tenere chiuse le finestre ed a tappare eventuali altre aperture, e quindi risultare privi dei necessari requisiti di ventilazione. Per tale ragione sarebbe estremamente pericoloso installarvi apparecchi a gas.



Se proprio non fosse possibile una situazione diversa è necessario tenere presente che:nella camera da letto e nei bagni è consentita l’installazione di apparecchi a circuito di combustione stagno (Tipo C).



Si tratta di apparecchi dotati di due condotti concentrici o separati che servono rispettivamente a prelevare l’aria dall’esterno e a convogliare i fumi direttamente all’esterno o in particolari canne fumarie. Per tale ragione essi risultano completamente “isolati” rispetto all’ambiente in cui si trovano, dal quale quindi non prelevano aria.
In commercio vi sono apparecchi di tipo C (stagni) che comprendono scaldabagni, caldaie, stufe, radiatori, ventilconvettori e generatori di aria calda di diverse potenze.
Una volta installato correttamente l’apparecchio a gas saranno sufficienti periodici interventi di manutenzione da parte di tecnici qualificati.
Ci rimane ancora un apparecchio importante: il piano di cottura.
Alla prossima.



Appendice - A qualcuno potrà essere parso eccessivo il pericolo paventato nella prima puntata di queste note informative. Proprio nei giorni successivi è avvenuto a Roma un evento drammatico che testimonia purtroppo la pericolosità di certe azioni.
Fonte: Corriere della Sera.
Esplosione per fuga di gas a Colli Aniene.
Ferite tre persone, 24 famiglie evacuate.
Forse un tentativo di suicidio di un 68enne.
I condomini: non torni a vivere qui.
Roma - Un'esplosione, forse procurata da una fuga di gas, è avvenuta sabato mattina intorno alle 6 in un appartamento in uno stabile di via Caleffi, nel quartiere Tiburtino Terzo a Roma. Secondo quanto affermano fonti dei carabinieri del 118, i feriti sono 3 di cui uno in codice rosso, ma non in pericolo di vita, trasportato al centro grandi ustionati dell'ospedale Sant'Eugenio.
I feriti - Da una prima ricostruzione, l'esplosione è avvenuta all'interno dell'abitazione dove vive un uomo di 68 anni, il ferito più grave, e ha anche interessato altri due appartamenti. Gli altri due feriti, una coppia di coniugi di 58 e di 54 anni, sono stati trasportati all'ospedale Pertini ma le condizioni non appaiono gravi. In totale sono 24 le famiglie evacuate dagli stabili interessati dall'esplosione. Sul posto carabinieri, vigili del fuoco e 118.
Tentato suicidio? - Non si esclude l'ipotesi del tentato suicidio quale causa dell'esplosione. Secondo quanto affermano i carabinieri, all'interno dell'appartamento dove viveva V.F., di 68 anni, dove è avvenuta l'esplosione, sono state trovate le manopole del gas aperte. L'uomo, ricoverato in codice rosso, era in cura in un centro di igiene mentale. Da una prima verifica, inoltre, confermata anche dall'Italgas, non risultano guasti all'impianto condominiale del palazzo. Sul posto è presente il personale della protezione civile del Comune di Roma, insieme ai vigili del fuoco, che sta verificando dove alloggiare gli inquilini evacuati dagli 11 appartamenti dell'edificio che potrebbero essere rimasti lesionati per l'esplosione.

(3 - continua)

Fondo di solidarietà della Diocesi

Diocesi di Lodi.
Il Fondo di solidarietà ha erogato 454.350 euro.

Rassegna stampa - Il Cittadino, 24 ottobre 2009.

Il Fondo di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi economica, promosso nei mesi scorsi dalla diocesi di Lodi, ha raggiunto gli 811.786,58 euro. Il totale raccolto al 1 ottobre 2009 era di 810.456,58 euro. Successivamente sono pervenute le seguenti offerte: D.G. 1.000 euro, N.N. 80 euro, N.N. 250 euro. Pertanto il totale della raccolta al 22 ottobre 2009 ammonta a euro 811.786,58.
Situazione dell’esame delle domande e delle erogazioni
In cinque tornate sono pervenute al Consiglio di gestione del Fondo di solidarietà 297 domande. Di queste ne sono state approvate complessivamente 167, di cui 163 con contributi a fondo perduto (una tantum, contributo mensile per tre mesi, contributo mensile per dieci mesi, monitorando la situazione) e altre 4 con finanziamento di microcredito. Nella ultime due riunioni che il Consiglio di gestione del Fondo ha dedicato alle domande presentate nella quinta tornata, su 37 domande ne sono state approvate 21 e respinte 16 e sono stati stanziati 42.400 euro. Ad oggi le somme impegnate nelle erogazioni hanno raggiunto quota euro 454.350.
Il Consiglio esaminerà a inizio novembre le domande in arrivo della sesta tornata, che dovranno pervenire alla Segreteria generale del Fondo entro il 29 ottobre. Le domande di una ulteriore tornata, la settima, dovranno invece pervenire al gruppo di lavoro vicariale entro il 19 novembre e alla Segreteria generale del Fondo entro il 28 novembre.
I parroci interessati sono invitati a monitorare la situazione di quanti ricevono il contributo mensile e a ritornare alla Segreteria Generale ogni trimestre la scheda di quietanza relativa alla consegna dei contributi.
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Il calendario delle Cresime per il 2010

Oltre al vescovo Merisi le altre celebrazioni presiedute dal Vicario generale Passerini e da monsignor Carlo Ferrari. Cresime, il nuovo calendario per il 2010. I giovani-adulti primi nell’anno a ricevere il sacramento il 10 aprile.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 24 ottobre 2009.

Pubblichiamo qui di seguito il nuovo calendario delle Cresime per l’anno solare 2010 con i celebranti.
Sabato 10 aprile celebra il Vescovo: ore 18 per il gruppo dei giovani-adulti (nella chiesa dell’Istituto Figlie dell’Oratorio).
Sabato 24 aprile il Vescovo alle ore 18 a Lodi parr. Santa Francesca Cabrini. Domenica 25 aprile – IV di Pasqua, al mattino celebra il Vescovo: alle ore 10.30 a Graffignana; il Vicario generale alle ore 10.30 a Tavazzano (e Villavesco); monsignor Carlo Ferrari ore 10.30 a Gugnano (e Mairano). Pomeriggio: il Vescovo alle ore 15.30 a Casalpusterlengo (parr. Maria Madre del Salvatore); monsignor Vicario generale alle ore 17 a Campagna; monsignor Carlo Ferrari alle ore 16 a Crespiatica.
Sabato 1 maggio il Vescovo alle ore 18 a Santa Maria in Prato; il Vicario generale alle ore 17 a Cavacurta (e Camairago). Domenica 2 maggio, V di Pasqua, al mattino il Vescovo alle 10.30 a Merlino; il Vicario generale alle ore 10.30 a Livraga; monsignor Ferrari alle ore 10.30 a Pieve Fissiraga. Pomeriggio: il Vescovo alle ore 18 a Quartiano; ilVicario generale alle ore 18 a Nosadello (e Gradella).
Sabato 8 maggio il Vescovo ore 16 a Galgagnano: il Vicario generale alle ore 18 a Somaglia; monsignor Ferrari alle ore 18 a Ossago; uno dei Vescovi ausiliari di Milano alle ore 18 a Codogno (san Giovanni Bosco). Domenica 9 maggio, al mattino il Vescovo alle ore 10.30 a Dresano; il Vicario generale alle 10.30 a Ospedaletto Lodigiano; monsignor Ferrari alle ore 10.30 a Guardamiglio (e Valloria).Pomeriggio: il Vescovo alle ore 15.30 in cattedrale (Unità pastorale Salerano, Riozzo, Cerro al Lambro e San Zenone; il Vescovo alle ore 18 a Bargano (e Villanova); Vicario generale alle ore 15.30 a San Colombano al Lambro; Vicario generale ore 17.30 a Marudo; monsignor Ferrari alle ore 16 a Orio litta.
Sabato 15 maggio il Vescovo alle ore 17.30 a Casalmaiocco; il Vicario generale alle ore 16 a Lodi parr. Maria Ausiliatrice; il Vicario generale alle 18 a Borgo san Giovanni; monsignor Carlo Ferrari alle ore 15.30 a San Martino in Strada. Domenica 16 maggio, il mattino: il Vescovoalle 11 a Tribiano; il Vicario generale alle ore 11.15 a Sant’Angelo Lod. (Maria Madre della Chiesa); monsignor Ferrari alle 11 a Lodi parr. Santa Maria Addolorata. Pomeriggio: il Vescovo alle ore 15.30 a Paullo; il Vescovo alle 17.30 a Comazzo (e Lavagna); il Vicario generale alle 16 a Massalengo; il Vicario generale alle ore 18 a Cornegliano Laudense; monsignor Ferrari alle 17 a Montanaso.
Sabato 22 maggio il Vescovo alle ore 15.30 a Spino d’Adda; il Vescovo alle 18 a Codogno (parr. San Biagio); il Vicario generale alle ore 16 a Brembio; Vicario generale alle 18 a Lodi parrocchia di San Rocco in Borgo - Maddalena; monsignor Ferrari alle 16 a Cavenago d’Adda (presso il Santuario Madonna della Costa); monsignor Ferrari alle 18 a Castiglione d’Adda (Unità pastorale delle comunità di Castiglione d’Adda e Terranova). Domenica 23 maggio, al mattino il Vescovo alle 11 in Cattedrale parr. Santa Maria Assunta; il Vicario generale alle ore 10.30 a Castelnuovo Bocca d’Adda; mons. Ferrari alle ore 10.30 a san Rocco al Porto.Pomeriggio: il Vescovo alle ore 16 a Turano (Unità pastorale di Turano-Melegnanello-Bertonico); il Vescovo: ore 18 a Santo Stefano (Unità pastorale di Santo Stefano-San Fiorano-Corno Giovine-Corno Vecchio; Vicario:ore 15.30 a Sant’Angelo Lod. (parr. s. Cabrini); il Vicario generale alle ore 18 a Dovera (e Roncadello); monsignor Ferrari alle 16 a Lodi, parr.occhia San Fereolo.
Sabato 29 maggio il Vescovo alle 15.30 a Lodi, parrocchia di Sant’Alberto; il Vescovo alle17.30 a Zorlesco; il Vicario generale alle 16.00 a Valera Fratta; Vicario generale alle ore 18 a Lodi parrocchia San Gualtero; monsignor Ferrari alle 17 a Lodi parr. San Bernardo. Domenica 30 maggio, mattino: Vescovo alle ore 10.30 a Secugnago; Vicario generale alle ore 10.30 a Caselle Landi; mons. Ferrari alle 11 a Borghetto Lod. (Casoni). Pomeriggio; il Vescovo alle 16 a Zelo (e Mignete); il Vescovo alle 18 a Balbiano (e Colturano); il Vicario generale alle ore 15.30 a Casalpusterlengo (parrocchia san Bartolomeo); il Vicario generale alle ore 18 a Abbadia Cerreto (Unità pastorale Abbadia-Corte Palasio-Cadilana); monsignor Ferrari alle ore 15.30 a Lodi Vecchio; mons. Ferrari alle ore 18 a Postino.
Mercoledì 2 giugno il Vescovo alle ore 16.30 a Miradolo. Sabato 5 giugno il Vescovo alle 18 alla Triulza (parr. Santa Francesca Cabrini); il Vicario generale alle 16 a Caselle Lurani (e Calvenzano).
Domenica 6 giugno, Corpus Domini, mattino: il Vescovo alle 10.30 a Mulazzano (e Cassino d’Alberi); Vicario generale alle ore 10.30 a Senna Lod; monsignor Ferrari alle ore 10.30 a Lodi, parrocchia di San Lorenzo. Pomeriggio: il Vescovo alle ore 16 a Cervignano.
Sabato 12 giugno il Vescovo alle ore 17 a Boffalora d’Adda. Domenica 13 giugno, mattino: il Vescovo alle ore 11 a Maleo; il Vicario generale alle ore 10.30 a Retegno. Nel pomeriggio, il Vescovo alle ore 18 a Vidardo. Domenica 19 settembre il Vescovo alle 17.30 a Mirabello. Domenica 10 ottobre il Vicario generale alle ore 17 a Sordio.
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Sozzi sceglie i vigilantes

Ci sarà anche un servizio di videosorveglianza dei punti nevralgici nel piano messo a punto dal comune dopo le ultime razzie. Sicurezza, Brembio sceglie i vigilantes. Da novembre le pattuglie notturne in paese affidate ai privati.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 24 ottobre 2009.



Brembio - Dopo il quarto furto alla tabaccheria del centro, l’amministrazione comunale scende in campo e accelera sul piano sicurezza: dal primo novembre scatteranno pattugliamenti notturni per conto di una società di vigilanza privata e la videosorveglianza sui punti più sensibili.
«Avevamo già programmato di avviare una campagna specifica per la sicurezza e i fatti di cronaca recenti ci hanno spinto ad accelerare con una risposta immediata - spiega il sindaco Giuseppe Sozzi -. La giunta ne ha discusso e ha dato un indirizzo che si tradurrà concretamente nella stipula di una convenzione, operativa da subito, per pattugliamenti notturni per le vie cittadine e in particolare nei punti nevralgici del paese, che saranno anche video-sorvegliati. Tutto questo non si sostituirà alla presenza dei carabinieri, che già si prodigano nel pattugliamento del territorio, soprattutto in orario notturno».
Mercoledì c’è stato l’incontro tra il primo cittadino e un responsabile dell’Ivri per la definizione degli ultimi dettagli. Il servizio dovrebbe comprendere pattugliamenti notturni continui, a orari diversi, l’installazione e la gestione di una telecamera su piazza Matteotti, quattro telecamere al centro sportivo, una sulla piazzola ecologica e l’attivazione e gestione di quella già esistente in piazza Europa. Proprio questi, insieme al cimitero, saranno i luoghi nei quali il pattugliamento sarà più intenso. La convenzione avrà durata di un anno e il servizio partirà il primo novembre. Il costo dell’attività sarà di poco superiore ai 7 mila euro e ricadrà interamente sull’esercizio 2010 per le casse comunali.
«E non escludiamo ulteriori provvedimenti - continua Sozzi -. Intanto abbiamo aperto un tavolo di confronto con altri comuni e con il prefetto, e cercheremo di anticipare azioni comuni anche di pattugliamento territoriale. Poi ci riserviamo di chiedere alla Provincia la disponibilità della polizia provinciale anche per compiti di sicurezza e controllo del territorio, come è stato annunciato che sarà fatto a Casale con l’istituzione di una sede staccata».
L’operazione dell’amministrazione è approvata anche dalla minoranza di “Brembio che cambia”, che anzi avanzerà una sua proposta integrativa nel corso della prossima conferenza dei capigruppo e quindi del consiglio comunale. «I provvedimenti intrapresi sono condivisibili e in più proporremo al sindaco l’istituzione di una commissione che possa essere di supporto nella gestione e nella verifica di queste operazioni di controllo del territorio, un organismo agile che si interfacci con la società privata con suggerimenti e indicazioni - dice il capogruppo Giampietro Tonani -. La sicurezza è un problema dell’intero paese senza colore politico o parte amministrativa, e per questo vogliamo collaborare con la maggioranza per cercare delle soluzioni».
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La tangenziale di Casale all'ultimo atto

Ieri è stata consegnata tutta la documentazione necessaria agli enti preposti, ma a Zorlesco c’è chi contesta il tracciato. Tangenziale, ultimo atto prima del via. A novembre la conferenza di servizi poi l’approvazione finale.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 24 ottobre 2009.



Oltre duemila tavole di progetto con tutte le integrazioni necessarie, comprese le ultime richieste riguardanti le mitigazioni dell’impatto ambientale: è stata trasmessa ieri al provveditorato lombardo dei lavori pubblici del ministero e all’Anas la documentazione relativa alla tangenziale di Casale. Nel giro di pochi giorni sarà convocata la conferenza di servizi che metterà attorno a un tavolo, probabilmente entro novembre, tutti gli enti interessati, i quali peraltro sono già stati coinvolti nella fase di stesura del progetto stesso, ciascuno per le parti di propria competenza. La conferenza di servizi è l’ultimo passaggio burocratico prima del via libera finale e dovrebbe durare 180 giorni, sei mesi circa. Al termine, potrà partire la procedura di gara che dovrebbe essere espletata nell’autunno 2010 con la formula dell’appalto integrato. Questa soluzione garantirà un risparmio di tempo perché appalto ed elaborazione del progetto esecutivo saranno affidati contestualmente. Di recente, infine, lo stesso presidente Anas Pietro Ciucci ha ribadito la disponibilità delle risorse economiche e la priorità dell’opera. La stima dei costi della tangenziale di Casale è superiore ai 90 milioni di euro.Tecnicamente il tracciato individuato parte dal cavalcavia di Zorlesco e aggira l’abitato della frazione e poi quello di Casale come una grande parentesi collocata a ovest, intersecando le strade di collegamento tra Zorlesco e Brembio e tra Zorlesco e la strada provinciale 234, aggirando alle spalle il centro sportivo di Casale e il quartiere Ducatona ,e congiungendosi di nuovo alla via Emilia all’altezza dell’Hotel Mondial. Per tutta la lunghezza, 8 chilometri, la strada sarà a doppia carreggiata, ciascuna a due corsie, e oltre ai raccordi di inizio e fine variante prevede tre innesti sulla viabilità ordinaria esistente, il primo all’altezza dell’attuale svincolo della via Emilia per la strada provinciale 22 per Terranova de’ Passerini, con un lungo raccordo che condurrà fino in zona di Cascina Borasca, il secondo sulla Mantovana all’altezza della rotatoria cieca nei pressi di Coste Fagioli, e il terzo alle spalle dell’ospedale.
Proprio il tracciato è contestato dai commercianti di Zorlesco che ne chiedono una variazione perché temono l’isolamento della frazione: l’unico collegamento viario oltre all’attuale via Emilia sarà la bretella prevista a nord della frazione che riporterà sulla strada per Brembio.«Non è possibile rivedere oggi il progetto perché ci sarebbe il rischio di bloccare l’iter amministrativo - dice il sindaco Flavio Parmesani -. Vigileremo per evitare sorprese in questi ultimi passaggi, e intanto cercheremo di capire, anche insieme al consiglio di frazione, se le richieste potranno essere accolte in sede di conferenza di servizi».Una soluzione ulteriore è quella invece prospettata dalla Provincia di Lodi, che teme di allungare i tempi con ogni richiesta ulteriore. «Il comune ci ha già sottoposto la questione, ma a nostro avviso non deve essere trattata in conferenza di servizi ma nella stesura del prossimo piano di governo del territorio - spiega l’assessore provinciale ai lavori pubblici Nancy Capezzera -. La gente deve capire che ora è troppo importante mandare avanti l’iter amministrativo. Eventualmente sarà possibile intervenire dopo con una variante d’opera, una volta conclusa la fase amministrativa».
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Ahmed Lotfi tornerà a casa

Secugnago - Il 37enne immigrato risiedeva a Somaglia in casa del fratello ed era arrivato nel nostro Paese tre anni fa. La comunità marocchina piange Ahmed. Tornerà nella patria d’origine la salma dell’uomo travolto dal treno.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Paola Arensi, 24 ottobre 2009.

Secugnago - Ahmed Lotfi tornerà a casa. Il 37enne marocchino residente a Somaglia investito da un treno merci sui binari della stazione di Secugnago riposerà nel proprio Paese d’origine. Il ragazzo, senza moglie né figli, è immigrato tre anni fa. Si tratta di uno straniero che nel Lodigiano si era perfettamente integrato. In questi mesi Ahmed aveva beneficiato della recente sanatoria. Sarebbe stato il fratello, residente a Somaglia con la famiglia, ad aiutarlo a rimanere in Italia una volta scaduto il permesso di soggiorno, assumendolo come operatore domestico e quindi regolarizzando la sua posizione. In seguito all’incidente avuto con il treno merci 50277 diretto a Piacenza, Ahmed è stato riconosciuto grazie al passaporto che teneva in una borsa. Anche se il riconoscimento ufficiale è previsto per questa mattina presso la camera mortuaria di Codogno. In questi giorni, mentre il suo corpo è a disposizione della magistratura per le pratiche di rito, la comunità marocchina della Bassa lodigiana prega per lui dimostrando grande solidarietà al fratello. Quando le autorità giudiziarie lo autorizzeranno e come vuole la religione islamica, la salma del marocchino sarà preparata con appositi unguenti. Questa terribile vicenda ha addolorato tanti conoscenti del giovane. Molti di loro sono compaesani immigrati come Lotfi in cerca di lavoro e fortuna. Il 37enne, nato nella città marocchina di El Youssoufia, lascia numerosi fratelli e sorelle. Oltre al congiunto “lodigiano”, un suo parente risiederebbe in Spagna mentre gli altri vivrebbero nella terra d’origine con gli anziani genitori. Ieri il fratello di Somaglia ha preferito non dire nulla sulla tragedia, il dolore era troppo forte. Questa mattina alle 10.30 il medico legale dell’ospedale di Codogno eseguirà la visita autoptica. Successivamente la salma potrebbe già essere affidata ai famigliari che, con l’aiuto del presidente dell’associazione casalese “Dialogo” El Mardadi Abdelkarim, predisporranno le pratiche per il rimpatrio.
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«Le insidie c'erano eccome»

Foroni è contro chi “gridava al lupo”, ma per il Pd «le insidie c’erano tutte».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 24 ottobre 2009.



«Contenti così, ma i nostri timori erano fondati». Così l’ex presidente della Provincia Lino Osvaldo Felissari e il consigliere regionale del Pd Gianfranco Concordati replicano alle frecciate indirizzate da Pietro Foroni «a qualcuno nel centrosinistra», reo a suo parere di aver ingiustamente messo in dubbio l’atteggiamento del Pirellone sulla Dgr rifiuti e sulla discarica di Senna. «Qualcuno si è spinto persino ad affermare che la nuova delibera di giunta regionale venisse approvata appositamente per autorizzare Senna - attacca il presidente della Provincia -. Una follia in tutti i sensi: intanto è grossa dire che Milano si muova con un atto ufficiale che sarà valido per tutte le province solo per colpire il Lodigiano, inoltre si tratta di un modo di rapportarsi a un’altra istituzione che non è concepibile». Foroni stigmatizza il comportamento di coloro «che collezionano figuracce in serie quando puntualmente vengono smentiti dai fatti», o che sulla partita «stava rischiando un tracollo devastante, avendo puntato tutto sulla polemica politica contro una regione di diverso colore politico». Ma Concordati non ci sta, e passa al contrattacco: «Il “no” alla discarica è positivo per tutto il territorio, ma Foroni non la racconta giusta: la storia vera è che la Regione la discarica la voleva autorizzare e che ci ha provato in tutti i modi - spiega Concordati, consigliere Pd anche in Provincia -. Innanzitutto ha tenuto aperta una conferenza di servizi quando c’era già l’improcedibilità, poi ha contestato il piano rifiuti mettendo in discussione i quantitativi degli inerti. Noi che abbiamo seguito sempre la vicenda, invece, nelle linee guida abbiamo fatto accogliere gli emendamenti sull’innalzamento dell’escursione della falda e sulla prevalenza della pianificazione territoriale, ovvero il piano cave esistente, che abbiamo seguito attentamente in commissione». «Le insidie nel testo d’origine c’erano eccome, a partire dal vincolo paesistico che non era escludente, e dall’effetto retroattivo, che nella prima bozza era previsto - gli fa eco Felissari -. Certe cose non le avevamo detto a caso: lo schema precedente avrebbe favorito la discarica di Senna».
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Livraga incentiva l'edilizia

Livraga. Ok al piano casa con un super sconto sugli oneri.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 24 ottobre 2009.



Rispettare l’aspetto tradizionale di Livraga e dare corpo alle potenzialità di crescita urbanistica nello spirito proprio della legge regionale con uno sconto sugli oneri davvero importante. È stata questo il duplice indirizzo su cui il consiglio comunale si è mosso per deliberare quali saranno le aree del paese in cui sarà esclusa l’applicazione del piano casa regionale, la legge che consente operazioni urbanistiche in deroga ai piani regolatori locali e che concede ampliamenti in ristrutturazione fino al 20 per cento del volume delle abitazioni. «Abbiamo cercato di salvaguardare il centro storico proteggendolo da anomalie e quindi impedendo l’applicazione della legge là dove avrebbe creato difformità nell’aspetto tradizionale o consentito operazioni di chiara impronta speculativa», spiega il sindaco Ettore Grecchi. Di fatto, l’ampliamento non sarà possibile nel centro storico in presenza di cortine continue di caseggiati in fronte strada e nelle aree interessate da piani attuativi o di recupero in corso d’opera o appena conclusi, nonché nelle zone indicate dal piano regolatore come aree produttive. Lo stesso principio è applicato anche agli abitati delle frazioni. «In pratica consentiamo il recupero nelle zone nuove del paese e nelle abitazioni di nuova edificazione, là dove sono arretrate rispetto al margine delle vie, e in quelli che potremmo definire condomini orizzontali, ovvero nelle realizzazioni continue di villette a schiera, fino a 1200 metri cubi di volume - spiega Grecchi -. In tutti gli altri casi privilegiamo il mantenimento dell’esistente, che è l’aspetto tradizionale, e impediamo l’applicazione della legge». Gli ampliamenti delle abitazioni saranno soggetti inoltre a uno sconto importante sugli oneri di costruzione, il 50 per cento. «Livraga ha già aliquote basse, ma abbiamo voluto favorire lo spirito della norma offrendo un incentivo ancora maggiore - conclude Grecchi -. Cerchiamo di favorire il rilancio dell’economia, probabilmente saranno le imprese locali a guadagnare questo mercato».
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Un euro al mese per aiutare i disoccupati

Uccellini: «Se tutti i 90mila occupati dovessero aderire all’idea, in un anno si raccoglierebbe quasi un milione di euro». Un euro al mese per aiutare i disoccupati. La proposta della Cisl per trovare soldi e aiutare chi è senza lavoro.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 24 ottobre 2009.


Se i comuni snobbano il fondo anticrisi, allora ci pensano i lavoratori. La Cisl ha intenzione di avanzare una nuova proposta per avere a disposizione sul territorio molti più soldi di quelli utilizzati fino a questo momento per aiutare chi ha perso il posto.
«Si potrebbe chiedere ai lavoratori di aderire al fondo anticrisi - spiega Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl -, naturalmente su base volontaria. Ogni mese verrebbe trattenuta dalla busta paga una somma, anche minima, basterebbe un euro. In un territorio dove ci sono circa 90mila lavoratori sarebbe un grande risultato. Anche se dovesse aderire una piccola parte, il dieci per cento, si avrebbero comunque 20mila euro al mese, 240mila all’anno». Se invece dovessero dare il loro ok tutti i protagonisti, allora sul piatto ci sarebbe addirittura quasi un milione di euro nel giro di un anno.
«Potrebbe essere un segnale da un punto di vista ideale - sottolinea Uccellini -, perché la gente e le imprese darebbero il loro sostegno. Ma sarebbe una conquista anche dal punto di vista pratico, per la quantità di risorse che si potrebbero gestire. Questo, infatti, permetterebbe di modificare i requisiti per accedere al fondo, allargando la fascia di persone, allo stesso tempo permetterebbe di essere più incisivi».
Il discorso è stato affrontato anche nella giornata di lunedì, quando si è riunito il tavolo anticrisi presso la Camera di commercio. La Cisl vorrebbe accelerare i tempi e coinvolgere nel progetto Cgil e Uil, le tre organizzazioni confederali hanno sottolineato in questi giorni la necessità di pensare allo sviluppo futuro del Lodigiano.Fino a questo momento solo sette comuni, oltre al capoluogo, hanno partecipato al fondo anticrisi, dando un contributo di due euro per abitante. Il denaro a disposizione - più di 300mila euro - è esaurito, ma le richieste delle famiglie si fanno sempre più pressanti. Se tutte le amministrazioni dovessero accettare la proposta, i lodigiani in difficoltà potrebbero contare su altre 300mila euro.I soldi impiegati nei mesi scorsi sono serviti per sostenere soprattutto i lavoratori che hanno perso il posto e non hanno potuto utilizzare gli ammortizzatori sociali. Il contributo previsto poteva arrivare fino a un massimo di 400 euro al mese, per un periodo di nove mesi. Alle porte del Consorzio per i servizi alla persona hanno bussato anche i lavoratori che hanno subito una drastica riduzione dell’orario di lavoro. Potevano accedere al fondo anticrisi coloro che non superavano un reddito di 800 euro al mese, in questo caso si aveva diritto a un sostegno di 400 euro.«Sono fiducioso - conclude Uccellini -, credo che nel 2010 tutti i comuni aderiranno all’iniziativa».
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Numero unico con polemiche

Parte dalla Lombardia il 112 numero unico d’emergenza.
Rassegna stampa - Avvenire, 23 ottobre 2009.

La Lombardia sarà la prima regione in Italia ad atti­vare il numero unico di emergenza, il 112 così co­me è stato prescritto dall’Unione Europea. Lo ha re­so noto Areu, l’Azienda regionale emergenza urgenza, ricordando che il gruppo di lavoro tecnico del mini­stero dell’Interno ha infatti stabilito la realizzazione sul piano nazionale del modello del call center unico per tutte le emergenze.
La realizzazione del progetto nazionale definitivo sarà quindi anticipato dalla centrale operativa di Varese, at­tuando così la prima sperimentazione. Sulla centrale o­perativa 118 di Varese convergeranno le chiamate ver­so i numeri 112, 113, 115, 118 della provincia di Vare­se, con estensione prevista all’area Varese-Como-­Lecco- Sondrio. Le chiamate saranno quindi gestite in modo unitario e coordinato secondo l’esperienza del­le «best practice» europee. La sperimentazione lombarda sarà capofila di un’ana­loga sperimentazione realizzata anche in Emilia Ro­magna (Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini) e in Sicilia (Pa­lermo-Trapani).

Un numero unico per tutte le emergenze: Guerini e Concordati attaccano la regione.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 24 ottobre 2009.

«Quella lombarda è una sanità di eccellenza», ha detto più o meno l’assessore regionale alla sanità Luciano Bresciani nel suo lungo intervento a chiusura del pomeriggio. L’assessore ha ricordato come la Lombardia sta per dare il via, prima regione in Italia, al numero unico per le urgenze. Chiamando il numero 112 si potrà avere l’intervento dell’ambulanza, ma anche quello dei vigili del fuoco e delle altre emergenze. «A breve partirà da Varese, Como, Lecco e Valtellina un progetto sperimentale - dice -; entro luglio 2010 sarà esteso a tutte le province». L’intervento dell’assessore non ha mancato di sollevare polemiche. «Bresciani - ha detto il segretario della Fp Cgil Giovanni Bricchi - ha insistito sull’ampliamento della sussidiarietà orizzontale (che noi traduciamo come privatizzazione dei servizi), come elemento fondamentale per risolvere il problema della cronicità: se in questo progetto di estensione della sussidiarietà intendono includere la privatizzazione della Rsa di Codogno, allora troveranno la nostra ferma opposizione». Polemico sull’iniziativa anche il consigliere regionale di opposizione Gianfranco Concordati. «Non ho partecipato neanche - dice -: era evidente che l’iniziativa aveva le caratteristiche di una passerella elettorale e che non c’era spazio per il dibattito. Sarebbe stato utile, invece, anche per gli assessori regionali, ascoltare l’intervento al tavolo del consorzio per i servizi alla persona. Mi hanno detto che a sentire l’intervento di Bresciani erano rimaste, in sala, 40 persone». Critico pure, per lo stesso motivo, anche se tra le righe, il presidente della conferenza dei sindaci Lorenzo Guerini. Quest’ultimo ha fatto capire, durante l’intervento, che «gli attori del settore socio sanitario nel territorio sono molti, devono essere valorizzati e avere tutti pari voce nell’analizzare i problemi».
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Serve una revisione dei vincoli del patto di stabilità

Tagli ai comuni, Guerini dal Capo dello Stato
Rassegna stampa - Il Cittadino, 24 ottobre 2009.

La situazioni delle finanze locali è “critica”, per questo serve una revisione dei vincoli del patto di stabilità. L’appello è stato espresso dal sindaco di Lodi, che ha portato le ragioni dei comuni di fronte al Capo dello stato, Giorgio Napolitano. La delegazione dell’associazione nazionale dei comuni (Anci) è stata ricevuta nei giorni scorsi al Quirinale dal presidente della Repubblica. Un momento di confronto, cui ha preso parte anche Guerini in qualità di rappresentante dell’ufficio di presidenza Anci, per fare il punto sullo stato di difficoltà in cui versano gli enti locali, alle prese con una domanda crescente di servizi e assistenza in tempo di crisi. «La situazione della finanza locale e soprattutto della finanza comunale è critica, stretta tra i vincoli del patto di stabilità e una progressiva riduzione di risorse, proprio nel momento in cui aumenta la richiesta di interventi sociali e aumenta quindi anche la spesa delle amministrazioni locali su questo fronte», spiega il primo cittadino di Lodi. Guerini ha spiegato che gli enti locali spesso devono fronteggiare un continuo taglio di risorse da parte del governo centrale. «Un aumento di spesa - ha specificato - che non è stato compensato e addirittura aggravato da una contrazione delle entrate in termine di trasferimenti ordinari dallo stato (diminuiti di quasi il 10 per cento negli ultimi due anni), sia in termini di cancellazione di fondi dedicati ai comuni (come ad esempio il Fondo nazionale per le politiche sociali), sia in termini di trasferimenti legati alla soppressione di imposte (vedi la questione dell’Ici prima casa), sia in termini di risorse proprie (come ad esempio gli oneri di urbanizzazione che, legati al mercato immobiliare, hanno avuto una contrazione significativa per i comuni). E a tutto ciò, bisogna aggiungere il blocco delle tariffe, disposto ormai da alcuni anni». Un quadro decisamente difficile che si ripercuote sul patto di stabilità, ovvero sui vincoli di spesa che i comuni sono costretti a rispettare e che sono dettati dal governo.
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Urne aperte domani per scegliere il nuovo leader Pd

Domani oltre sessanta centri del territorio ospitano le consultazioni del partito di centrosinistra: seggi aperti dalle 7. Primarie, il Pd cerca il segretario del futuro.
Elettori e simpatizzanti chiamati a scegliere tra Bersani, Franceschini e Marino.

Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 24 ottobre 2009.



Urne aperte per scegliere il nuovo leader del Partito democratico. Domani, 25 ottobre, verranno allestiti i seggi per le primarie del Pd. Nel territorio si potranno trovare quasi in ogni località, in tutto saranno oltre 60. Le varie sezioni saranno attive dalle ore 7 del mattino fino alle 20. Basterà recarsi a quella della propria località di residenza (l’elenco dettagliato si trova sul sito www.pdlodigiano.it), portare con sé un documento d’identità o tessera elettorale e si potrà esprimere un voto. Prima della preferenza, si verrà anche registrati ed inseriti nell’elenco dei sostenitori della formazione di centrosinistra. Ogni elettore si troverà poi davanti due schede. La prima, di colore azzurro, è per la selezione della classe dirigente nazionale del partito. In campo ci sono tre liste, che sostengono i rispettivi candidati alla guida della segreteria. Sono Pierluigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino. Collegati ci saranno i quattro nominativi del territorio, che si presentano per entrare a far parte dell’assemblea nazionale. La seconda scheda invece, di colore rosa, è per la scelta dei dirigenti regionali Pd. Anche qui tre liste in corsa, che propongono tre diverse figure per la segreteria lombarda del partito, in riferimento alle mozioni in campo. Sono Maurizio Martina, Vittorio Angiolini ed Emanuele Fiano. Ognuna è poi collegata ad una serie di altri 11 candidati, che corrono per l’assemblea regionale. Per il voto gli elettori potranno apporre una croce o sul nome del candidato a segretario o sul nome di uno degli esponenti in lizza per un posto in assemblea. Si tratta di liste bloccate, quindi la preferenza alla fine andrà a tutta la lista. Il voto rappresenta poi un passaggio decisivo, all’interno del congresso del partito democratico. Le mozioni che si sono presentate sono in tutto tre, che hanno dato luogo a diversi indirizzi di fondo. «Bersani è una figura solida e autorevole, che ha anche dimostrato nel tempo grande capacità di governo - dichiara il coordinatore della mozione Bersani, Simone Uggetti - in più è sempre stato un grande innovatore. E non ha rinnegato la sua storia di provenienza, aperto alle contaminazioni di altre culture. Per questo il progetto è quello di un partito riformista, civico e popolare». Poi per l’opzione Franceschini è intervenuto il coordinatore di mozione, Enrico Brunetti, che ha ricordato le origini del Pd: «Sin dall’inizio il partito democratico è stato sostenitore di un messaggio nuovo, un messaggio riformista nel Paese - ha detto -. È questa la sfida che Franceschini vuole portare avanti, per raccogliere lo spirito originario del Pd. Una posizione che non poteva essere espressa dalla semplice somma di due partiti, ma dalla necessità di fare sintesi tra le culture». E Davide Fenini, coordinatore della mozione Marino: «Serve un rinnovamento all’interno del Pd, per un partito che sia aperto alla cittadinanza e alla società civile. Questo significa stare dalla parte di Marino, per una visione laica dello stato e una formazione che abbia il coraggio di assumere le proprie posizioni con chiarezza, dicendo anche dei «no» fermi».
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Annotazioni riguardo la «Chiesa dei no»

Dibattito. No della Chiesa, riflesso di domande mal poste.
Rassegna stampa - Avvenire, Stefano Galletta, 23 ottobre 2009.

Caro Direttore, un vaticanista italiano, in una recente pubblicazione, si lamenta di una cosiddetta «Chiesa dei no», sorda alle richieste provenienti dalla modernità e da una parte consistente (così dice lui) dei fedeli. Una contestazione certo legittima, anche se non molto originale. Ma, a parte la scarsa originalità, ciò che mi lascia più perplesso sono due presupposti che trovo alla base del suo ragionamento: primo che questi lasciapassare siano di per sé innegabili, in quanto legati a parole come progresso, libertà, diritto; secondo, che le richieste di riforma dottrinaria (perché di questo si tratta) provenienti da laici credenti siano automaticamente buone e appropriate. Riguardo al primo punto mi viene da obiettare che la Chiesa, e con lei ogni cattolico, dovrebbe sempre chiedersi se ciò che è presentato e percepito come progresso, libertà, diritto sia veramente tale anche alla luce del Vangelo. Questo è il filtro che deve usare la Chiesa: chiederle di rinunciarvi è invitarla a rinnegare a se stessa, a non servire più la Verità e la Carità per sottomettersi alla mentalità e alle convinzioni transitorie del mondo. Riguardo al secondo punto mi sorge una domanda: i laici credenti possono dare un contributo di Verità? Io direi di sì, ma a certe condizioni: ad esempio che si conosca il Vangelo, che lo si ami, che si preghi, che si invochi lo Spirito e che da esso ci si lasci ispirare, che si ami la Chiesa. Se manca ciò, rischiamo solo di sottomettere la Verità al nostro arbitrio, o peggio al nostro interesse, e la dottrina della Chiesa non può nascere da questo. È la riproposizione della chimera della «fede fai da te», che avrà certo portato più libertà, ma anche tanto smarrimento, confusione, divisione.
Infine una piccola provocazione.
Forse i no della Chiesa sono solo il frutto del modo in cui le domande vengono poste. Basterebbe una formulazione diversa e quei no diventerebbero altrettanti sì. Il no all’aborto è un sì alla vita, in quanto dono di Dio che ci crea con la collaborazone dei genitori. Il no alla selezione degli embrioni è un sì alla dignità di ogni creatura chiamata dal Signore alla vita. Il no alla pena di morte è un sì alla possibilità di redenzione di un uomo e all’intangibilità della sua persona. Il no alle pratiche omosessuali è un sì all’amore che conserva le sue potenzialità «creatrici» che di generazione in generazione fanno esistere l’umanità. Il no al preservativo è un sì al disegno e alla volontà di creazione di Dio, un sì all’amore che non si riduce a semplice appagamento dei sensi. Il no al matrimonio dei sacerdoti è un sì alla vita religiosa basata su un rapporto totale e totalizzante con Cristo e la sua Chiesa.
Stefano Galletta
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Più miti consigli e colpi di mano




Il gruppo nato su Facebook "Uccidiamo Berlusconi" non è stato oscurato, come aveva dato notizia CnrMedia.com, ma la pagina ha semplicemente cambiato nome. L'azienda di Palo Alto non ha quindi ancora risposto alla sollecitazione del governo. Da "Uccidiamo Berlusconi" si è passati a "Berlusconi, ora che abbiamo la tua attenzione...RISPONDI ALLE NOSTRE DOMANDE". Per il resto stessi messaggi degli utenti e stesse foto mentre gli iscritti sono saliti, superando quota 24mila (Adnkronos/Ign).



L'arresto di quattro carabinieri, il ricatto e un video compromettente. Su tutto l'amarezza del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. "Devo annunciare che, pur con grande amarezza, continuerò con serietà e determinazione il mio lavoro fino all'ultimo giorno della legislatura" perché "ci sono provvedimenti troppo importanti per i cittadini del Lazio a cui dobbiamo dare esecuzione". Queste le parole del governatore sul caso dei quattro militari dell'Arma che avrebbero preteso 80mila euro, versati in quattro tranche, per non divulgare un video che ritraeva l'esponen­te del Partito democratico in momenti intimi. Secondo Marrazzo, che ribadisce che non si è trattato del primo attacco contro di lui, "quanto è successo è un atto di gravità inaudita e dimostra che nel nostro Paese la lotta politica ha raggiunto livelli di barbarie intollerabili". E aggiunge: "Sono dispiaciuto che questa bruttissima storia veda coinvolti alcuni carabinieri. Voglio comunque - ha proseguito il presidente del Lazio - rivolgere un ringraziamento ad Arma e magistratura per il lavoro svolto". Il presidente ha poi nominato come suo legale di fiducia l'avvocato Luca Petrucci del foro di Roma. A questo proposito il legale precisa che "a fronte di qualunque notizia che dovesse ledere la reputazione del presidente Marrazzo si procederà senza indugio a promuovere tutte le iniziative giudiziarie". E sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, con un "no comment", esprimendo prima "la mia solidarietà, come nei confronti di chiunque sia stato vittima di estorsioni" (Adnkronos/Ign).



"Il senatore Casson ha denunciato, con una lettera inviata al presidente del Senato, il colpo di mano con il quale la maggioranza ha deciso di accelerare l'iter per l'approvazione di quella legge sulle intercettazioni che, in tutta Europa viene ormai chiamata 'legge bavaglio'". Lo dice Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 e deputato del gruppo Misto. "Come hanno più volte ricordato, infatti tutte le associazioni degli editori e dei giornalisti si tratta di un provvedimento che colpisce a morte il diritto di cronaca ed il diritto dei cittadini ad essere informati - ha aggiunto -. Speriamo che se ne rendano conto anche coloro che criticarono aspramente la grande manifestazione per la libertà di informazione, che si e' avuta a Roma il 3 ottobre scorso, e che tra le altre argomentazioni usarono anche quelle relative ad una presunta disponibilità del governo e della maggioranza ad accantonare il DdL sulle intercettazioni" (Adnkronos/Ign).
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