FATTI E PAROLE

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venerdì 4 dicembre 2009

Bersani, perché il PD no?

Gli appelli a Bersani raccolti da MicroMega.
"Non è tempo di marcare differenze, il 5 dicembre in piazza c'è bisogno del più grande partito dell'opposizione".

L'invito di Moni Ovadia al segretario del Partito democratico perchè aderisca alla manifestazione del 5 dicembre 2009, contro le leggi ad personam e per le dimissioni di Silvio Berlusconi.



L'invito di Furio Colombo al segretario del Partito democratico perchè aderisca alla manifestazione del 5 dicembre 2009, contro le leggi ad personam e per le dimissioni di Silvio Berlusconi.



L'invito di Lidia Ravera al segretario del Partito democratico perchè aderisca alla manifestazione del 5 dicembre 2009, contro le leggi ad personam e per le dimissioni di Silvio Berlusconi.



No Berlusconi Day, l'adesione di Salvatore Borsellino.


Gli scherzi di Fini

Le vignette di Vauro - Annozero di giovedì 3 dicembre 2009.


Domani No B Day

No B day, parlano gli organizzatori.
Sabato 5 dicembre il popolo dei blog e di Facebook si è dato appuntamento a Roma per manifestare contro Berlusconi. A Sky Tg24 Anna Mazza, del comitato promotore: "Iniziativa nata su Internet che raccoglie il malessere".
Dalle televisioni - Sky Tg24, 4 dicembre 2004.



Sabato dalle 15 diretta della manifestazione su SKY.it attraverso il segnale di You dem, canale 813 di SKY.
"È un'iniziativa nata dal mondo di Internet, da una serie di blogger che hanno raccolto il malessere dei cittadini", dice a Sky Tg24 Mattina Anna Mazza, del comitato promotore del "No Berlusconi day". "Abbiamo scelto Piazza San Giovanni a Roma perchè ci aspettiamo una massiccia adesione. Abbiamo più di 350mila adesioni su Facebook. Arriveranno più di 70 pullman, aspettiamo navi dalla Sardegna, ci saranno diversi gruppi dall'estero". Per quanto riguarda i costi: "Noi ci siamo autofinanziati, naturalmete partiti e associazioni che hanno aderito hanno collaborato all'organizzazione".

Uno strumento prezioso per contrastare l'illegalità

Spatuzza e il ruolo dei pentiti secondo Ezia Maccora.
Dalle Agenzie - Sky Tg24, 4 dicembre 2009.

Nel giorno della testimonianza di Gaspare Spatuzza, Ezia Maccora, presidente della VI commisione del Consiglio superiore della magistratura, ha sottolineato, ai nostri microfoni, l'importanza dei pentiti nell'ambito dell'attività investigativa: "I collaboratori di giustizia hanno rappresentato e rappresentano uno strumento prezioso per contrastare l'illegalità. Dobbiamo ai collaboratori di giustizia l'attività investigativa per il chiarimento di alcune zone nell'epoca del terrorismo degli anni '90-92".

«Un momento importante per la giustizia»

Spatuzza, Rita Borsellino: "Ho fiducia nella giustizia".
Dalle Agenzie - Sky Tg24, 4 dicembre 2009.

La sorella del giudice Paolo Borsellino a proposito delle parole del pentito di mafia dice: "Ho provato una grande emozione, mi è sembrato di tornare indietro a quando Buscetta deponeva nell'aula bunker di Palermo. Un momento importante per la giustizia".

Spatuzza conferma il coinvolgimento di Berlusconi

«Graviano mi parlò di quello di Canale 5 e mi disse che grazie a lui e al nostro compaesano ci eravamo messi il Paese in mano».

Nella deposizione di questa mattina a Torino, Gaspare Spatuzza ha confermato quanto già emerso dai precedenti verbali e ha tirato in ballo il premier Berlusconi assieme al senatore Dell'Utri a cominciare dal famoso incontro alcuni giorni prima dell'attentato fallito allo stadio olimpico del 27 gennaio '94, al bar Doney di Roma con Giuseppe Graviano.
Un attentato anomalo, sottolinea più volte, di stampo terroristico, anzi aggiunge "come neanche i talebani hanno mai fatto", a causa dell'alto potenziale e della presenza devastante di 50 chilogrammi di tondini di ferro da uno o due centimetri, e con l'intervento diretto del boss Graviano. È lì che sente parlare per la prima volta e l'unica in modo esplicito, di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell'Utri. Il resto, ammette lo stesso Spatuzza, parlando di altri episodi, è il frutto di suoi collegamenti. "Nel '94 incontrai Giuseppe Graviano in un bar in Via Veneto, aveva un cappotto blu e atteggiamento gioioso, come se avesse vinto all'Enalotto o avesse appena avuto un figlio. Ci siamo seduti in fondo al bar sulla destra, ricordo un bancone a ferro di cavallo, e Graviano disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti questa storia e non come quelle quattro femmine, quei quattro 'crasti' di socialisti che avevano preso i voti nelle elezioni del 1988 e 1989 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vennero fatti i nomi di quei soggetti tra cui quello di Berlusconi. Io chiesi se era quello di Canale 5 e lui mi disse: sì. Mi aggiunse che c'era pure un altro nostro paesano, Dell'Utri. Graviano disse che grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il paese nelle mani".



Nel 2004 Spatuzza si trova nel carcere di Tolmezzo con Filippo Graviano. Questa volta non gli viene fatto il nome del premier, ma lui fa questo collegamento dopo un colloquio con il boss, riferendogli di un incontro appena avuto con il procuratore antimafia Luigi Vigna che lo sollecitava a collaborare più a fondo: "Graviano stava malissimo, e allora decisi di portare un affondo, parlandogli dei nostri figli, e di evitare a loro la nostra fine. Ho avuto la sensazione che stesse crollando. Mi disse di far sapere a suo fratello Giuseppe (che nel frattempo era stato trasferito, ndr) che se non arrivava qualcosa da dove doveva arrivare, era bene che anche noi iniziassimio a parlare con i magistrati". È qui che Spatuzza pensa a Berlusconi e Dell'Utri specificando di non averne però fatto riferimento esplicito a Filippo Graviano.



Sarà lui a tirarli in ballo nel '95 in un incontro con Pietro Romeo e Francesco Lo Giuliano. Nel '96 avviene la vicenda dei tabelloni pubblicitari messi su terreni privati che la mafia poteva controllare e per i quali Giuseppe Graviano diede poi l'ordine di toglierli in tutta fretta, compresi i basamenti in cemento. Un ultimo legame con il gruppo Berlusconi infine riguarderebbe un supermercato Standa aperto nel 90-91 nel quartiere Brancaccio e gestito dai Graviano assieme ad un'altra famiglia. "I timori di parlare del presidente del Consiglio erano e sono tanti - continua Spatuzza. - Basta vedere che quando ho cominciato a rendere i colloqui investigativi con i pm mi trovavo Berlusconi primo ministro e come ministro della Giustizia uno che consideravo un 'vice' del primo ministro e di Marcello Dell'Utri".
Il passo definitivo Spatuzza lo compie nel gennaio del 2008 dopo un colloquio con il procuratore Pietro Grasso: "C'era il governo Prodi che stava per cadere e la persona che avevo tirato in ballo sarebbe diventata al cento per cento primo ministro. Se questo fosse avvenuto un mese prima non avrei parlato. Si aprì per me una bellissima stagione anche se dolorosa". Quanto alla sincerità del suo pentimento Spatuzza afferma: "La mia missione è restituire verità alla storia e non mi fermerò di fronte a niente. Se ho messo la mia vita nelle mani del male, perché non la devo perdere per il bene?".



«Nell'87 Giuseppe Graviano mi disse che dovevamo sostenere i candidati socialisti alle elezioni»

Berlusconi: su di me un'assurda macchinazione.
Il governo guidato da Silvio Berlusconi è quello che più ha fatto contro la mafia, mettendo a segno risultati importantissimi. Per questo quella che si sta montando nelle ultime settimane è "una assurda macchinazione" nei confronti del Presidente del Consiglio.
Lo avrebbe detto lo stesso premier, secondo quanto si è appreso da fonti ministeriali, nel corso del Consiglio dei Ministri di oggi, durante il quale comunque non sarebbe stato affrontato il tema della mafia e delle dichiarazioni del pentito Spatuzza.
E veniamo alle reazioni. Le agenzie rilanciano finora solo dichiarazioni di esponenti della maggioranza.
Cominciamo con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: "Il nostro Governo ha arrestato otto mafiosi al giorno, festivi inclusi. Ha arrestato quindici dei trenta più pericolosi latitanti di mafia. Ha sequestrato in media dieci milioni di euro di beni mafiosi al giorno, per un valore totale finora di 5,6 miliardi di euro, più del triplo di quanto ha fatto il Governo precedente nello stesso periodo tempo. Gli straordinari risultati della lotta intrapresa da questo Governo contro la mafia non hanno precedenti negli ultimi venti anni. È del tutto logico che la mafia utilizzi i suoi esponenti per rilasciare dichiarazioni contro il Presidente del Consiglio di un Governo che agisce in maniera così determinata e così concreta nei confronti della criminalità organizzata". Andrebbe forse precisato, di passaggio, tanto per mettere i puntini sulle i e non farsi deviare dalla propaganda dei tromboni berluscones, che non è il governo che ha arrestato i mafiosi o attuato i sequestri di beni, ma le forze di polizia e i magistrati, e, dunque, a questi va dato il merito dei risultati. Del governo al massimo si può dire che non si è opposto, anche se ha fatto di tutto per minimizzare l'azione delle forze di polizia e della giustizia riducendo le risorse a disposizione.
Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto rafforza il ritornello: "Quello che ormai è del tutto evidente dalla deposizione di Spatuzza ed anche dalle cose assai inquietanti scritte ieri su 'Repubblica' dal giornalista Attilio Bolzoni è che la mafia in prima persona sta rivolgendo un durissimo attacco a Berlusconi per l'intransigente linea che il governo sta portando avanti contro di essa, sia con la caccia ai latitanti, sia con l'indurimento del 41 bis, sia con una serie di altri provvedimenti, sia con la linea generale seguita dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero degli Interni. Per questo la mafia usando tutti i mezzi, compresi i finti pentiti, punta a destabilizzare il quadro politico. Che Spatuzza e il giovane Ciancimino siano entrati sinceramente e organicamente nell'area dell'antimafia lo possono credere solo degli ingenui o chi ingenuo non è e ricorre spregiudicatamente a tutti i mezzi per provocare la crisi del quadro politico", e ribadisce che la mafia "sta muovendo le sue pedine su tutta la scacchiera perché non sopporta l'attacco che sta subendo da parte dello Stato".
Non manca una nota dell'immancabile Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: "Spatuzza? È solo un refuso della parola spazzatura. Da dire, al termine della sua pantomima, c'è solo che le cosche provano a vendicarsi perché i governi Berlusconi hanno fatto della lotta alla mafia una cosa seria, con leggi e arresti che la sinistra non fece. Ma non riusciranno nel loro intento di far tornare la sinistra alla quale, ai tempi del governo D'Alema, ho impedito la cancellazione del 41bis. Rimaniamo noi al governo e continueremo a spedire altri mafiosi in galera. Anche la sinistra giudiziaria si rassegni".
Nota anche da parte del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: "Tutte le forze politiche autenticamente democratiche come tutte le istituzioni mi auguro vogliano condividere con la dovuta preoccupazione il ruolo strumentale che possono svolgere i pentiti in funzione di disegni criminali o di impropri conflitti istituzionali o di assurde faide politiche. La stabilità democratica non può essere consegnata nelle mani di criminali e dell'effetto-annuncio di loro dichiarazioni che non troveranno mai conferma. È l'ora di una reazione quanto più condivisa a questa degenerazione per porre con determinazione su solide basi la civile dialettica democratica e istituzionale. La solidarietà al Presidente Berlusconi dovrebbe quindi essere espressa non soltanto da tutti coloro che ne condividono il progetto politico e la qualità di governo, ma da tutti i sinceri democratici che per oggi e per domani vogliono salvaguardare la credibilità delle istituzioni democratiche".
È il turno del vice presidente della Camera, Maurizio Lupi, che dice in una nota: "Colpisce che anche il Procuratore Antonio Ingroia parli oggi della necessità di verificare l'attendibilità di Gaspare Spatuzza. Forse ci si è accorti che qualcosa non funziona? E allora perché siamo arrivati a questo punto? La verità è che questo killer-pentito da mesi, senza alcun riscontro, accusa il Presidente del Consiglio e il senatore Dell'Utri di essere mafiosi solo perché nel 1993 glielo ha detto il boss Graviano. Un altro assassino. Basterebbe questo per capire quanto assurda è l'intera vicenda, ma qualche zelante magistrato, spalleggiato dal partito di 'Repubblica', pur di attaccare Berlusconi, ha deciso di andare avanti. Oggi il bluff si e' svelato. Se qualcuno ha ancora un po' di senso di responsabilità dovrebbe chiedere scusa al premier, a Dell'Utri e all'intero Paese". Semplicemente apocalittico.
Non manca una nota del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "Da siciliana sono indignata che un uomo come Spatuzza, un pluriassassino che con la sua mostruosa ferocia ha contribuito a massacrare la reputazione della mia terra, possa essere ritenuto attendibile e possa lucrare tanta attenzione giornalistica". Per la ministro "siamo davanti ad una aberrazione giuridica e ad una follia mediatica, ad un altro tassello della strategia di destabilizzazione del Governo, il più ignobile perché perpetrato accreditando un feroce animale che ha sciolto un bambino nell'acido". Mancava nelle note governative la tragica nota di colore.
Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del PdL ci mette quel pizzico di pepe anti-mangiabambini: "Spatuzza dice di voler 'restituire verità alla storia'. E allora, se di storia dobbiamo parlare, comincino col dire, il signor Spatuzza e coloro che sorprendentemente gli danno credito, come spiegano che mentre i partiti anticomunisti della Prima Repubblica crollavano sotto i colpi di Tangentopoli, mentre la 'gioiosa macchina da guerra' dell'ex Pci si apprestava a prendere incontrastata il potere in Italia, mentre l'imprenditore Berlusconi chiedeva a Segni e Martinazzoli di guidare il fronte moderato per arginare la marea comunista, alla vigilia di una lunga stagione di scarcerazioni di migliaia di mafiosi grazie ai programmi di protezione dei pentiti, Cosa Nostra abbia ricevuto 'il Paese in mano' da 'quello di Canale 5'. Lo stesso Spatuzza oggi ha ammesso in aula che ai tempi del presunto incontro di via Veneto nulla sapeva dei progetti politici di Berlusconi e Dell'Utri, e nessuna spiegazione chiese in proposito al boss Graviano suo interlocutore. Nulla sapeva perché nulla poteva saperne, dal momento che quei progetti politici all'epoca non esistevano, e men che meno era allora immaginabile un esito diverso dalla vittoria elettorale degli ex comunisti. A meno che la mafia non possedesse doti divinatorie: le stesse che, secondo le ricostruzioni di Massimo Ciancimino e dei giornali che l'hanno promosso oracolo, avrebbe dovuto avere Bernardo Provenzano per definire Dell'Utri 'senatore' quando Dell'Utri a Palazzo Madama non era ancora stato eletto. Ma se è inverosimile che la mafia sappia prevedere il futuro, è indubbio che possa leggere il presente, e sentire attorno a sé il cappio di un governo che in un anno e mezzo le ha tolto il respiro e l'ha messa in ginocchio, e contro il quale muove oggi le sue pedine per tentare di scardinare ciò che in Italia si sta finalmente affermando: uno Stato autorevole in grado di combattere la criminalità e garantire la sicurezza dei suoi cittadini".
C'è anche Amedeo Laboccetta (PdL), componente del direttivo a Montecitorio e membro della commissione Antimafia: "Nell'ascoltare oggi in diretta tv le dichiarazioni dell'assassino Gaspare Spatuzza, sembrava quasi di essere su Scherzi a Parte. Ed invece, purtroppo, per il nostro paese, era tutto clamorosamente vero: la mafia non scherza. Tenta sempre di uccidere". Per Laboccetta "Spatuzza continua a lanciare bombe. Si tratta di un nuovo tipo di bombe. La mafia oggi sa perfettamente qual è la forza dirompente dei media. Questa volta lo fa per colpire mortalmente il Governo Berlusconi, che ha raggiunto il record della lotta alla mafia, così come oggi è stato costretto a riconoscere anche il giudice Ingroia. Ma più che bombe, quelle che lancia oggi Spatuzza sembrano, a tutte le persone di buon senso, solo delle grandi balle. Non sappiamo ancora chi sono i mafiosi che hanno spinto Spatuzza a lanciare le sue nuove bombe. Ma ho il diritto di pensare che ve ne siano. Sappiamo però che non sarà il clamore mediatico di queste ore che fermerà l'impegno del Governo e della maggioranza in questa nuova guerra contro tutte le mafie. Con ogni probabilità se fosse stato ancora in vita il grande artista Totò avrebbe nuovamente esclamato: Signor Spatuzza ma mi faccia il piacere...". Un tocco di cabaret ci voleva.
E volete che mancasse all'appello con una sua nota il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, che a "Il fatto del giorno" ha dato fuori da matto, assalendo il giudice Ingroia impedendogli praticamente di esporre il proprio pensiero o replicare al fango che gli veniva gettato addosso. Scrive Capezzone: "In queste ore, sale l'indignazione nel Paese per quello che si configura come un indecente attacco contro il governo da parte di un cosiddetto 'pentito', responsabile di crimini orrendi, e a cui non si vede come si possa attribuire credibilità. Non immagino nessun altro Paese dell'Occidente avanzato dove sarebbe potuta accadere una cosa analoga. E il paradosso è che, ora, ci si venga a dire che si devono cercare riscontri alle dichiarazioni di Spatuzza: ma intanto il fango è stato lanciato, con conseguenze inimmaginabili per l'immagine dell'Italia nel mondo".
Sono le 17.35. Finora l'agenzia Asca ha messo online una sola dichiarazione dell'opposizione sulla questione, quella del capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, contenuta in una nota: "La politica taccia e lasci lavorare la magistratura. Siamo sicuri che i giudici lavoreranno con scrupolo per accertare la verità dei fatti e verificare le dichiarazioni rese dal pentito Spatuzza. Certo è che da quelle parole emerge un quadro inquietante ed oscuro". Ingigantito, mi si permetta dall'irrazione accanimento propagandistico degli esponenti della maggioranza di governo.



Il segretario dell'Usigrai, Carlo Verna, in una nota, si pone una chiara domanda: "Un evento di cronaca giudiziaria cruciale anche per la politica. La deposizione di Spatuzza, l'intervista a Dell'Utri, che lo smentisce, i commenti sulla vicenda abbiamo potuti seguirli in diretta e/o in tempo reale sui siti dei più importanti quotidiani e sulla tv a pagamento. Dove era il servizio pubblico? Ad aspettare l'ora dei tg?. Essendo l'interrogatorio dibattimentale del pentito di mafia atteso da giorni, come mai non si è pensato ad allestire uno studio con ospiti in contraddittorio e diretta sulle tre reti generaliste? Perché a Rainews24, non vengono forniti mezzi e budget adeguati per poter svolgere la propria funzione di canale all news ed essere volano per le altre testate? Può essere la rete dedicata alle notizie 24 ore su 24 solo una foglia di fico per dire che la Rai è presente su eventi come il 'No B day' previsto domani a Roma e snobbato dalle principali reti? Da una seria risposta a queste domande dipende, con la legittimazione o meno del servizio pubblico, anche il suo stesso futuro". I fatti scomodi per il "padrone", meglio non mostrarli, meglio affidarli ai collaudati filtri dei Tg. Se no, si rischia di rovesciare sondaggi bulgari come quello in diretta oggi su Raidue a "Il fatto del giorno": Tutti "scemi" gli italiani che hanno votato Berlusconi? Sì 30%, no 70%.Già non "scemi", "plagiati" forse.
Un'ultima informazione: verranno sentiti gli altri boss di Cosa Nostra nel processo Dell'Utri per avere un riscontro sulle dichiarazioni odierne di Gaspare Spatuzza. La corte d'appello, presieduta da Claudio Dell'Acqua, in conclusione d'udienza di oggi ha disposto l'esame mediante videoconferenza di Giuseppe Graviano, Filippo Graviano e Cosimo lo Nigro. L'udienza si svolgerà il prossimo 11 dicembre alle ore 9 a Palermo presso l'aula della prima sezione penale della corte di appello. Un'altra settimana di passione.

I repubblicani lodigiani scelgono Buzzi

I Repubblicani si aggregano alla lista civica di Buzzi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 4 dicembre 2009.

La lista “Il Lodigiano che verrà” ha raccolto il sostegno dei Repubblicani. «La crisi ideale e culturale degli ultimi 20 anni, che ha dissolto la maggior parte dei partiti politici tradizionali - afferma Paolo Cipriani, coordinatore provinciale del Partito repubblicano italiano -, non è riuscita a scalfire la tenacia dei repubblicani. L’attualità degli ideali laici, liberaldemocratici e riformisti che ci hanno sempre caratterizzato e il fallimento di questo bipolarismo non ci consentono più di stare a guardare indifferenti. Analizzato l’attuale scenario politico locale, dove sono sempre più evidenti le derive demagogiche da un lato e la politica di conservazione del potere dall’altro, riteniamo, ora più che mai, sia necessario far riemergere il linguaggio dei contenuti e dei programmi, rispetto ai soliti slogan nazionali preconfezionati. Con questo spirito, con la volontà di partecipare attivamente alla crescita di un nuovo raggruppamento politico moderato che, rispettando le individualità, aggrega e valorizza donne e uomini di varia estrazione sociale e culturale, mira a rappresentare larghe fasce della società civile lodigiana aderiamo con passione al progetto “Il Lodigiano che verrà” che parteciperà alle prossime elezioni comunali di Lodi con una lista autonoma ed un proprio candidato sindaco». La lista è stata presentata solo alcuni giorni fa da Stefano Buzzi, ex segretario cittadino di Forza Italia. Il gruppo - che ha attirato l’attenzione di molti azzurri scontenti della gestione del partito sul territorio - si butterà nella mischia per le elezioni comunali di marzo, quando andranno al rinnovo i vertici di palazzo Broletto.

Il Lodigiano della destra è ufficialmente nato

Votate ieri sera le linee della giunta di centrodestra, il presidente leghista auspica «un territorio con meno cave e cemento». «Non saremo i fratelli poveri di Milano». Sì al programma di Foroni, per il Pd «è un Lodigiano in tono minore».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 4 dicembre 2009.

Il Lodigiano dei prossimi cinque anni è ufficialmente nato ieri. «Generico, senza una visione d’insieme, una programmazione e risposte su come perseguire i suoi principi», secondo il Pd, che in sintonia con le aspre critiche di mercoledì ha votato contro assieme all’Italia dei Valori alle nuove linee di mandato programmatiche della provincia; ma «concreto, senza voli pindarici né progetti faraonici e che valorizzi l’identità lodigiana», come lo ha definito il presidente Pietro Foroni, che dopo averne riassunto in circa un’ora i contenuti ha incassato i 14 “sì” della maggioranza, l’astensione “con fiducia” dell’Udc di Arcaini e 6 voti contrari.
Le linee di mandato - Polemiche della vigilia a parte (comunque richiamate con un’elencazione degli errori e dei problemi irrisolti lasciatigli in eredità), Foroni ha citato a premessa la volontà di dialogare con tutti, ma senza considerarsi «fratelli poveri» di chicchessia e di «non voler subire le decisioni di altri», specialmente nella pianificazione: una filosofia che si tradurrà sopratutto sull’ambiente (dall’autonomia nella gestione dei rifiuti a quella del piano cave, «perché s’è già scavato a sufficienza») fino alle questioni dell’urbanistica e dello sviluppo economico. Citato il «fallimento degli schemi viabilistici condivisi», il presidente ha per esempio espresso la volontà «che non si facciano più capannoni tra un campo e l’altro, senza logica e razionalità», tenendo aperte le porte al dialogo con comuni e privati «ma senza che nessuno pretenda di imporci la pianificazione»; tanto che anche sulla logistica, spiegando come «ogni attività sia benvenuta se porta lavoro», la provincia chiederà chiare garanzie occupazionali, fidejussioni comprese, affinché «chi ci prende in giro» ne paghi le conseguenze. Sullo sviluppo economico la promessa è invece di partire dai tratti peculiari del territorio, ovvero il sostegno alle piccole-medie imprese, «ma senza dimenticare l’industria»; mentre per il Parco Tecnologico padano e l’università, aspettando quelle fonti di finanziamento «delle quali a oggi non si è visto nulla» e che dovrebbero coprire i 18 milioni di euro a carico di provincia e comune, l’impegno è comunque di investire risorse «perché ci crediamo anche in ottica Expo2015». Investimenti e sforzi sono previsti anche per la scuola e l’agricoltura, la banda larga internet e la riforestazione, i trasporti e il coinvolgimento dei giovani, fino alla tutela dei disabili e delle fasce deboli e al progetto pro-sicurezza di coordinare tutte le polizie locali del lodigiano. Per il turismo, sperando che i fondi Fas per il Po arrivino davvero e ribadita l’intenzione di valorizzare comunque il sistema fluviale attraverso gli attracchi e la valorizzazione della via Francigena, molto dipenderà dall’Agenzia di marketing, cui la provincia punterà anche per la promozione degli eventi culturali e per il rilancio anche commerciale del marchio Lodigiano Terra Buona, i cui prodotti potrebbero finire nelle mense delle scuole.
Il dibattito - Fatta eccezione per qualche scintilla tra il leghista Alfredo Ferrari e Felissari (su Eal Compost) e tra il capogruppo Pdl Buonsante e l’ex assessore Soldati (sul Po e la via Francigena), il lungo dibattito sul documento ha annacquato i toni delle “bordate” che opposizione e Foroni si erano scambiati mercoledì. Registrata la provocazione del “Di Pietrista” Romaniello alla giunta sul tema dell’integrazione degli immigrati («in campagna elettorale eravate leoni, ora vi trasformate in agnellini»), tutti i membri del Pd hanno comunque ribadito le proprie perplessità. «Leggo principi che condivido, come sugli eccessi di cementificazione e il contenimento del consumo del suolo, ma cosa intendete fare concretamente?», ha domandato l’ex vicepresidente Fabrizio Santantonio, chiedendo lumi anche sul ruolo del Lodigiano verso Expo; «Non lasceremo passare l’immagine di una realtà che non c’é», gli ha fatto eco Soldati, critico sull’interpretazione data da Foroni ad alcune competenze («su disabili l’avete solo per sordi e ciechi») e a sua volta perplesso sui processi per l’integrazione degli immigrati («d’accordo, ma con quali strumenti?»). Domande in attesa di risposta, insomma, come quella di Fusar Poli sulla riorganizzazione degli uffici o i dubbi di Canova sulla programmazione che non si vede, fino al monito finale con il quale Felissari ricorda che «bisogna sapere da dove si parte e dove si va». Per Foroni parlano le articolate repliche con le quali il vicepresidente Pedrazzini e l’assessore al bilancio Devecchi assicurano come di carne al fuoco, nonostante i problemi, ce ne sia tanta: entro un anno, e non cinque, forse si faranno i primi conti.

Il bollettino sulla crisi si fa sempre più preoccupante

I dati della Cisl Lombardia sul settore metalmeccanico: «Quadro allarmante». Bollettino di guerra per gli operai Più di mille le “tute blu” in cassa.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 4 dicembre 2009.

Il bollettino sulla crisi si fa sempre più preoccupante. Cisl Lombardia ha sottolineato in un rapporto quanto sia difficile la situazione per il settore metalmeccanico in tutta la regione. In provincia di Lodi le aziende del comparto coinvolte dalla crisi sono 41, i lavoratori interessati ammontano a 759 su 1.179, fra questi 683 hanno usufruito della cassa integrazione ordinaria, 76 della cassa integrazione straordinaria, mentre 76 della cassa integrazione in deroga. Per quanto riguarda il panorama lombardo, nel periodo che va dal primo luglio al 31 ottobre, i lavoratori sospesi sono stati 92.083, su un totale di 124.815 addetti occupati in 3.322 aziende. II dato tendenziale annuo della crescita della cassa integrazione ordinaria è del più 390 per cento, per la straordinaria è del più 347 per cento, per la mobilità del più 58 per cento.
«La crisi continua a coinvolgere tutte le dimensioni di impresa e i diversi settori merceologici, con una costante crescita delle sospensioni congiunturali accompagnata dall’allarmante incremento della cassa straordinaria e il drammatico dato dei licenziamenti e della mobilità - sottolinea il segretario generale della Fim Cisl Lombardia, Nicola Alberta -. Dobbiamo attivare tutti i mezzi per tenere i lavoratori in azienda, in particolare aumentando il ricorso ai contratti di solidarietà».I territori maggiormente coinvolti sono quelli di Bergamo (22 per cento degli interventi), Milano (19 per cento), Brianza (11 per cento) e Lecco (10 per cento), seguiti da Brescia, Varese, Mantova, Legnano. Queste aree vedono insediamenti industriali importanti, sia nei comparti tradizionali che in quelli innovativi del settore metalmeccanico, con una presenza cospicua di grandi imprese di livello nazionale e internazionale. La realtà delle imprese di medie-piccole dimensioni, storicamente radicate sul territorio, vede un coinvolgimento significativo nei territori di Milano, Varese e Lecco, che mostrano difficoltà diffuse.
Nel Lodigiano, al di là dei numeri che coinvolgono direttamente il settore metalmeccanico, il ricorso alla cassa integrazione è stato fino a questo momento uno dei più elevati di tutta la regione. In particolare, le ore di cassa integrazione ordinaria hanno toccato quota +800 per cento, ma quelle dedicate alla straordinaria sono schizzate a +3.895 per cento. Inoltre, la disoccupazione è già volata al 10 per cento, con 9500 persone in lista per un sostegno. Numeri provvisori che nel frattempo saranno lievitati.

Una componente fondamentale per l’economia lodigiana

Pochi affari ma continuano a crescere: continua il “boom” delle aziende edili.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 4 dicembre 2009.

Continuano a crescere, come i palazzi che costruiscono, confermandosi una componente fondamentale per l’economia lodigiana nonostante i loro affari non migliorino. Sono le aziende di costruzioni attive nella provincia, rappresentative di oltre il 23 per cento del tessuto imprenditoriale locale, percentuale che arriva al 51 per cento del solo comparto artigianale e che sommata alle attività alleate, quali immobiliari, finanziarie, studi di architettura e via discorrendo, raggiunge un terzo esatto di tutte le imprese lodigiane. L’ultimo rapporto della Camera di commercio di Lodi, in tal senso, parla chiaro. Nonostante la recessione abbia pesato sul volume di affari (meno 6,64 per cento in meno di fatturato in un anno nel terzo trimestre 2009) e sugli addetti impiegati nell’edilizia (meno 1,4 per cento), il numero di aziende attive nel ramo costruzioni tiene botta e aumenta. Le imprese edili “pure”, molto spesso ditte individuali e con buona rappresentanza di stranieri, sono infatti salite dalle 3823 del primo trimestre 2009 alle 3852 dell’ultima rilevazione: un piccolo incremento, sì, ma ugualmente sintomo di una vitalità ribadita anche dal saldo tra iscrizioni (50 nell’ultimo trimestre) e cessazioni (34 nel medesimo periodo), in piena inversione di tendenza con quanto accaduto all’inizio dell’anno. Di analoga salute, almeno a livello demografico, sembrano peraltro godere anche le attività dell’indotto, che guidate dalle finanziarie-assicurative (408, più 7 in 9 mesi) e dalle immobiliari (in calo di 3 unità, ma presenti con ben 1104 unità) consentono al comparto costruzioni “allargato” di raggiungere quota 5420 imprese sulle 16mila e 264 complessive censite a settembre scorso. La nota negativa è data dalle attività immobiliare, effettivamente in calo nel corso degli ultimi dodici mesi: un elemento che calza a pennello con la già citata crisi nel fatturato, che seppure con ritmi più bassi che nel secondo trimestre dell’anno (quando aveva perso l’8,57 per cento) si conferma in pesante “rosso”.

Treni e Lodigiano: una Provincia da terzo mondo

Pendolari, torna il bonus per i ritardi Ma nessun investimento sulla linea.
Rassegna stampa - Il Cittadino, G.B., 4 dicembre 2009.

L’unica nota positiva è il bonus per i ritardi, tornato finalmente al suo “posto”. La “ricompensa” per aver sprecato troppo tempo lungo i binari è tornata a far parte del contratto di servizio tra Trenitalia e Regione Lombardia, ma non basta per placare l’ira dei pendolari. Il bonus sarà riconosciuto come sconto sull’abbonamento mensile (20 per cento) o annuale (10per cento) per quelle linee che non rispetteranno gli standard di puntualità e di soppressioni fissati.
Il contratto di servizio durerà sei anni e ha un valore di 267 milioni per Trenitalia e 76,9 per Le Nord; la Regione assicurerà 110 milioni di risorse in più.
Il consigliere regionale Gianfranco Concordati (Pd) mette in guardia sugli investimenti del futuro, perché sulla Milano-Piacenza non si vedranno presto grossi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda il materiale rotabile. «Gli impegni sottoscritti rispetto alla linea S1 si sono tradotti in un potenziamento solo nella fascia morbida - afferma -, mentre il nuovo orario penalizza il numero dei convogli a disposizione: bisogna assolutamente chiedere che le cose vengano modificate. Anche per quanto riguarda il materiale rotabile, la Provincia deve farsi sentire, non è pensabile che per gli utenti che vivono a sud della Lombardia non siano previsti investimenti, mentre quelli già previsti siano in ritardo. Le risorse non arriveranno prima di tre anni». Concordati sottolinea che l’età media dei treni in circolazione sulla tratta - una delle più importanti in tutta la regione - è di 28 anni.
Il Pd, che nei mesi scorsi aveva insistito affinché i pendolari avessero diritto a un abbonamento gratuito per almeno un mese come ricompensa per i disagi subiti, è riuscito a portare a casa qualche compensazione. Nel frattempo, il bonus per i ritardi è tornato in vigore, ma il consigliere regionale sostiene che le rilevazioni sui ritardi non dovrebbero essere effettuate dalle Ferrovie.

Tutelata una piccola perla di ambiente fluviale

Il Parco Adda Sud compra l'“isola dei pumi”: a Cavenago un’altra oasi verde sotto tutela.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 4 dicembre 2009.

Cavenago - L'isola dei pumi diventerà uno spazio verde destinato a tutti i lodigiani che amano la natura. Il Parco Adda Sud, infatti, ha deciso di acquistare l’area che si trova tra Cavenago e Corte Palasio per proteggerla e valorizzarla. Si tratta di un’area di oltre 20 ettari che l’Adda ha lasciato in eredità al territorio, dopo la piena del 1976 che cambiò il corso del fiume e fece nascere anche la lanca di Soltarico. «È una piccola perla di ambiente fluviale che vogliamo preservare e lasciare a disposizione di tutti», spiega Riccardo Groppali, direttore dell’ente di tutela che veglia sul corso meridionale dell’Adda. «Il territorio protetto del nostro Parco - afferma il presidente del Parco Silverio Gori - comprende, oltre ai boschi, anche zone palustri che il fiume ha formato nel tempo cambiando percorso, come ad esempio l’Adda Morta, un vecchio ramo nei comuni di Castiglione e Formigara, la Zerbaglia, una zona umida di interesse nazionale nei comuni di Turano, Cavenago e Credera Rubbiano e, appunto, la Morta o lanca di Soltarico in fregio alla quale abbiamo rilevato l’area denominata l’ “isola dei pumi”».
Per raggiungere l’oasi bisogna attraversare un passaggio situato nel territorio di Cavenago, la sua superficie è formata da una zona più secca e da una zona più rigogliosa, quest’ultima si trova vicino al fiume ed è considerata un sito di grande interesse naturalistico. «Per il recupero e la tutela - sottolineano gli specialisti del Parco Adda Sud - cercheremo di seguire le vocazioni delle singole fasce. Quella più arida, ad esempio, non è così comune da trovare nelle nostre zone. Di solito vi si insediano piante grasse come il “sedum”, in questo caso abbiamo però trovato delle infestanti come la “amorfa fruticosa”. Si tratta di una pianta di origine nord-americana che si è acclimatata molto bene in Italia, tanto da occupare le più svariate nicchie ecologiche libere e diventare talvolta infestante. È un arbusto con foglie simili a quelle della robinia, con la quale viene confusa, e fiori abbondanti, di colore violetto e ricchi di polline. Cercheremo di ripulire il terreno - concludono i tecnici del Parco Adda Sud - per lasciare spazio alle essenze autoctone. Mentre per quanto riguarda la fascia bassa, che sarà protetta da una zona tampone larga circa 15 metri e lunga 400 metri, valorizzeremo le piante del nostro territorio che già ci sono come il salice, la quercia, l’olmo o il pioppo bianco».

Il sogno nel cassetto

Dimmi con chi vai...
Berlusconi in Bielorussia: la fascinazione per i dittatori.

Dai giornali online - Peace Reporter, Luca Galassi, 1 dicembre 2009.

Chi pensava che il nostro Paese ormai da tempo languisse nelle paludi di una politica estera vetusta, mediocre, provinciale, deve oggi ricredersi, e salutare l'avvento del pioniere Silvio Berlusconi, navigatore delle rotte geopolitiche più tempestose, primo politico occidentale in visita a Minsk da 15 anni a questa parte.
Gheddafi è un problema per l'Unione Europea? Ci pensa Berlusconi a legittimarlo, promuovendolo al ruolo di statista al recente G8 con un obolo da 5 miliardi di dollari. Che poi la contropartita sia l'applicazione di disumane politiche sull'immigrazione poco importa agli euroburocrati, che da un lato le condannano, dall'altro le implementano con lo scudo navale anti-clandestini Frontex. Putin deve ripulirsi la suola delle scarpe dai diritti umani calpestati nel suo Paese, con la ferocia e gli abusi sui ceceni, la repressione della stampa ostile, delle opposizioni politiche e degli oligarchi scomodi? Berlusconi se ne fa garante, eleggendolo a partner privilegiato e 'amico intimo', offrendogli dorate villeggiature e visitandolo 'privatamente' a San Pietroburgo. La Bielorussia preme con insistenza alle porte dell'Unione Europea, nonostante le manifeste attitudini antidemocratiche del suo presidente? Ci pensa lo sdoganatore Berlusconi a oliare i cardini e stendere il tappeto, con la sua politica estera fai da te.
La visita del presidente del Consiglio italiano a Minsk è solo l'ultimo capitolo in una lunga serie di relazioni diplomatiche artigianali e avventurose, fondate esclusivamente su robusti interessi economici o personali. Missioni dove il visitante è incurante, ignaro, o indifferente alla situazione civile e morale del Paese visitato, del suo grado di democrazia, del suo passato. La Bielorussia è il luogo che più di ogni altro ha conservato la propria identità sovietica. Dettagli trascurabili, per un Premier che all'estero si fa amici tutti, mentre in Italia continua a parlare del complotto comunista. Il leader dell'opposizione bielorussa ha definito Berlusconi un businessman puro, uno capace di vendere qualsiasi cosa, anche i valori europei in cambio di un tornaconto. In questo caso, ricche commesse per le aziende italiane, Finmeccanica in testa. "Con Lukashenko - ha detto Anatoly Lebedko, capo del Partito civico unito - Berlusconi non ha parlato di democrazia, libere elezioni o prigionieri politici". Anzi, il Premier ha candidamente elogiato il presidente bielorusso, un uomo "amato dalla sua gente, come dimostrano tutti i risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti, che noi conosciamo e apprezziamo". Forse la superficialità di una simile dichiarazione è solo apparente: Berlusconi sa che un presidente eletto con l'80 percento dei voti nel '94, il 75,6 nel 2001 e l'82,1 percento nel 2006 non è un uomo 'amato' dalla sua gente, ma un uomo che obbliga la sua gente a votarlo. Perché non c'è alternativa. Lukashenko soffoca la stampa libera monopolizzando le televisioni di Stato, sottopone al diretto controllo del governo la magistratura, imbavaglia e incarcera gli oppositori politici, modifica la Costituzione per potersi candidare a un terzo mandato. Tutte le elezioni dove Lukashenko ha ottenuto la grande 'prova d'amore' da parte della sua gente sono state censurate dagli osservatori dell'Ocse e condannate dall'Unione Europea.
Una superficialità apparente, quella di Berlusconi, che sicuramente conosce le risoluzioni di condanna dell'Unione Europea, oltre alle sanzioni che Bruxelles ha prorogato giusto tre settimane fa contro "l'ultima dittatura d'Europa" (secondo la definizione di Condoleezza Rice). Siffatta dichiarazione di stima ("Lukashenko è un uomo amato dalla sua gente") rivela probabilmente gli inconfessabili sogni di un Premier che ha sempre ammirato chi governa con pugno di ferro, desiderando, non solo in segreto, mutuarne metodi e personalità, emularne le caratteristiche autocratiche, invidiando le circostanze storico-politiche che rendono ancora possibile la sopravvivenza di una dittatura nel cuore del continente. Purtroppo, per sua sfortuna, la Costituzione italiana non si cambia per decreto presidenziale.

Escalation

Il governo italiano manderà altri mille soldati in Afghanistan. Ritiro nel 2013, senza dire quando si comincerà.
Rassegna stampa - Liberazione, Martino Mazzonis, 4 dicembre 2009.



E così l'Italia ha deciso di mandare altri mille uomini in Afghanistan. Lo ha annunciato con solerzia il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ad un solo giorno dal discorso del presidente Obama. L'ipotesi dell'invio fino a 1.550 soldati non è esclusa: «Posso dire che è un'ipotesi, una quota massima alla quale non arriveremo» ha detto il ministro. «L'accordo definitivo sui numeri» arriverà nei prossimi giorni «in un incontro tra il ministro Frattini e Hillary Clinton».
La Russa ha spiegato ancora che, «negli incontri con la Nato ed a livello di ministri si era configurata una richiesta di aumento dei militari italiani in Afghanistan». Una richiesta «a cui abbiamo dato subito disponibilità, non nel numero ma nel merito, per un progetto che vede un approccio più globale, maggiori risorse per la ricostruzione, più obblighi per il governo Karzai nel contrasto alla droga, più addestramento delle forze afgane in modo di poter immaginare un orizzonte temporale non indefinito per la missione Isaf».
Ultima precisazione: non cambiano le regole di ingaggio. Che tutti sanno essere state più o meno infrante in più di un'occasione. Non potrebbe essere altrimenti visto che si tratta di un Paese dove è in corso una guerra: è impossibile attenersi ai caveat dettati da una costituzione pacifista.
La Russa si richiama alle scelte strategiche indicate dal presidente Obama - ed elaborate per la parte militare dalla dottrina della counter-insurgency del generale McChrystal e di Robert Gates. Gli Usa hanno da tempo capito di aver sbagliato molto nel Paese asiatico e stanno provando a uscirne in maniera dignitosa. Con tutte le infinite contraddizioni di una vicenda complicatissima e delicata.
Il paradosso italiano è che di Karzai, del disastro afghano, della missione dei militari inviati da Roma, non si parla, non si discute, quasi nemmeno in Parlamento. C'è un decreto di rifinanziamento della missione ogni sei mesi e per un paio di giorni la notizia torna nelle cronache. L'altra occasione è quella tragica che capita quando qualche connazionale ci lascia la vita. La politica estera del governo Berlusconi è troppo impegnata a cercare affari nelle ex repubbliche sovietiche (quanti ne avete contati di satrapi passati per Roma nelle ultime settimane?). Non c'è tempo per discutere di Afghanistan. Né prima che Obama annunci la sua strategia né dopo. L'unica reazione è quella del militare che scatta sull'attenti. Anche quando a Washington ci sarebbe qualcuno con cui interlocuire. Ma a Palazzo Chigi non interessa, alla Casa Bianca, Berlusconi preferisce il Cremlino.

Occhio ai falsi volontari della Croce Rossa

A Borgo, Salerano, Tavazzano e Lodi Vecchio. È in agguato la truffa dei falsi volontari Cri.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 4 dicembre 2009.

Una nuova truffa è in agguato per gli anziani (ma non solo) in alcuni paesi del Lodigiano. Alcune persone, infatti, si stanno aggirando fra le case presentandosi come volontari della Croce rossa impegnati in una raccolta fondi a favore dell’associazione: bussano alle case, generalmente in coppia, mostrando magari anche un tesserino di riconoscimento per essere più credibili. Ma la loro presenza non è passata inosservata e qualcuno anzi si è insospettito: così, dopo aver mandato via quei due, ha chiamato direttamente la Croce Rossa di Lodi, dove si trova il comitato provinciale, per avere chiarimenti e capire cosa stesse succedendo.
Segnalazioni di questo tipo sono arrivate per il momento da diversi comuni del Lodigiano (Borgo San Giovanni, Lodi Vecchio, Tavazzano e Salerano), ma non è escluso che nei prossimi giorni ne vengano interessati degli altri.
A lanciare l’allarme di questo vero e proprio tentativo di truffa è lo stesso comitato provinciale della Croce rossa italiana, che dopo aver ricevuto le prime segnalazioni dai cittadini si è subito attivato per arginare il fenomeno. Innanzitutto precisando che la Croce rossa non ha autorizzato nessuna raccolta fondi “porta a porta”, una modalità che generalmente non viene utilizzata da questa organizzazione per i suoi scopi.Non è chiaro quanto i truffatori siano riusciti a racimolare in questi giorni, come non è chiaro se qualcuno abbia già presentato la denuncia alle forze dell’ordine o abbia per lo meno segnalato quando sta accadendo a carabinieri o polizia. In ogni caso la Croce rossa mette in guardia chiunque si dovesse trovare davanti a queste persone.

Parmesani vs Islam: il Tar deciderà il 17

Casale. L’istanza verrà discussa il 17 dicembre: se verrà respinta, il sindaco procederà «all’immediata esecuzione del provvedimento». Il Tar rinvia la decisione sulla moschea. Gli islamici chiedono di sospendere l’ordinanza di chiusura.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 4 dicembre 2009.

Conto alla rovescia per la moschea: sarà discussa il 17 dicembre prossimo dalla seconda sezione del Tribunale amministrativo regionale (Tar) la richiesta di sospensiva dell’ordinanza che impone il ripristino della vecchia destinazione d’uso all’immobile di via Fugazza sede dell’associazione culturale islamica di Casale. Qualora il Tar non concedesse la sospensione del provvedimento, il sindaco ha già fatto sapere che darà corso all’ordinanza immediatamente il giorno successivo con la chiusura della moschea.Quest’estate, in seguito ad alcuni sopralluoghi in via Fugazza, furono riscontrati diversi abusi edilizi, il più grave di questi comportava la mancata comunicazione della variazione di destinazione d’uso dello stabile da capannone artigianale a sede di associazione culturale. Pertanto l’ufficio tecnico emanò lo scorso 26 agosto un’ordinanza che imponeva entro il termine di tre mesi il ripristino della precedente destinazione d’uso o la richiesta di sanatoria da parte del proprietario. La richiesta di sanatoria però non è arrivata, e i musulmani hanno così fatto ricorso al Tar con l’atto 2716 del 2009, andato in deposito al tribunale il primo dicembre 2009.Sul piano del diritto, il centro islamico riconosce la mancata comunicazione della variazione di destinazione d’uso e anche la legittimità del conseguente intervento del comune. Ma contesta la chiusura del centro stesso. «Va bene affermare che si doveva comunicare la variazione di destinazione d’uso, che non lo si è fatto e pertanto si è passibili di una sanzione amministrativa, ma perché deve essere ripristinata la precedente destinazione d’uso? - è la difesa dello studio legale Kati Scala di Codogno che rappresenta il centro -. Il centro culturale è compatibile con il piano regolatore, e non ci sono motivi per cui debba essere ripristinata a forza la destinazione d’uso artigianale precedente». Il comune si è opposto e ora la parola è già passata agli avvocati, ma il sindaco Flavio Parmesani spiega già quali saranno le prossime azioni. «Aspettiamo che cosa dice il tribunale - dice il primo cittadino -. Se ci sarà la sospensiva dell’ordinanza aspetteremo il giudizio definitivo, se invece la sospensiva non ci sarà, allora daremo corso immediatamente all’ordinanza con l’imposizione della precedente destinazione d’uso artigianale. E vieteremo agli islamici l’ingresso».La questione giudiziaria, per il momento, non sembra pregiudicare i buoni rapporti tra amministrazione comunale e musulmani. «L’ultimo incontro è di un mese fa, ma i rapporti continuano a essere cordiali, e nei limiti del possibile aiutiamo gli islamici a cercare un’altra sede - conclude Parmesani -. Non c’è alcun accanimento da parte nostra, ma solo la volontà di ripristinare una condizione di legalità che vale per loro come vale per tutti».

Ladri a Brembio

Faccia a faccia con i ladri saliti sul balcone di casa.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 4 dicembre 2009.

È stata proprio una brutta avventura quella che ha vissuto un cittadino di Brembio, che si è trovato i ladri sul balcone di casa. Per lui sono stati proprio attimi di grande terrore: l’episodio è avvenuto nella zona di via Nenni. Era la serata di mercoledì quando l’uomo ha notato alcune sagome sul balcone. C’era qualcuno che si stava arrampicando sulla balaustra del balcone: insomma un “faccia a faccia” veramente spiacevole. Resisi conto di essere stati notati dal padrone di casa, i due malviventi sono fuggiti di gran carriera: una volta in strada, la banda di topi d’appartamento è salita a bordo di un’auto di grossa cilindrata, a quanto sembra un’Audi, che era stata parcheggiata nelle vicinanze dell’abitazione finita nel mirino. L’allarme è scattato nel volgere di pochi istanti. Sul posto sono così intervenuti i carabinieri del comando compagnia di Codogno. La zona è stata oggetto di un controllo accurato da parte dei militari dell’Arma: i due ricercati si erano già dileguati. Ma quello di Brembio non è l’unico episodio di microcriminalità avvenuto in questi giorni nel territorio della Bassa. Nel vicino comune di Secugnago ignoti hanno cercato di violare un bar ubicato nel centro storico: anche in questo caso i malviventi, che avevano provato a forzare una finestra, hanno però dovuto battere in ritirata a bocca asciutta. Infine, in un altro comune della Bassa, è sparita una macchina.