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sabato 25 luglio 2009

Sorgenia assume

Da Il Giorno di oggi.
Lavoro. Nell’impianto in costruzione nella Bassa.
Alla centrale si assumono lodigiani.
Rassegna stampa.

Un annuncio discreto sui quotidiani: Sorgenia cerca tecnici responsabili della manutenzione strumentale e meccanica e per la manutenzione elettrica, capiturno e operatori per fare funzionare il nuovo impianto in costruzione di Turano e Bertonico. E, come l’azienda specifica nell’annuncio, «saranno selezionati prioritariamente candidati residenti nella zona».
Certo, i limiti sono, ovviamente, abbastanza rigidi: ci vuole una esperienza documentata per la conduzione di impianti come quelli della centrale elettrica in costruzione. L’età deve essere compresa fra i 35 e i 45 per i posti di responsabilità. Per gli operatori, invece, deve essere sotto i 30 anni. Chi vuole inviare il curriculum può farlo spedendo la richiesta a Sorgenia, via Viviani 12 a Milano. Oppure scrivendo a candidatoperlodi@sorgenia.it

Non cedere alla nostalgia

Il Pd verso il congresso.
Speciale – parte quinta.

Un’intervista di Riccardo Barenghi a Piero Fassino, l’ultimo segretario Ds, pubblicata su La Stampa del 12 luglio.
“Il Pd con Bersani rischia di cadere nell’effetto nostalgia”.
Fassino: Franceschini capace di unire le due culture.
Rassegna stampa.

Tra dieci giorni si chiudono i giochi delle candidature e si apre la vera e propria fase congressuale del Pd, che culminerà in ottobre con l’elezione del segretario. Piero Fassino fin da ragazzo è stato un militante e poi un dirigente del Pci, del Pds, infine segretario dei Ds per sette anni. E da questa postazione ha contribuito con parecchie energie a fondare il Partito democratico. Oggi, sorprendendo parecchi suoi ex compagni della quercia, si è schierato con Dario Franceschini che invece proviene dalla Dc e dalla Margherita. Mentre dall’altra parte c’è Bersani, sostenuto da D’Alema e da molti ex comunisti o diessini.
Fassino lei è addirittura coordinatore della mozione Franceschini: questa sua scelta non è incoerente con la sua storia politica?
«Se continuiamo a guardare al passato non faremo mai un passo in avanti. La mia scelta è coerente con il progetto del Partito democratico, ossia un Partito che vuole e deve mescolare le culture, le storie, le provenienze, le biografie. Altrimenti tanto valeva non farlo e rimanere con Ds e Margherita separati».
E perché secondo lei Franceschini sarebbe più adatto di Bersani a guidare questo progetto?
«l’ha dimostrato in questi quattro mesi di segreteria, tenendo la barra del timone dritta su temi fondamentali come la laicità, la nuova alleanza progressista con i socialisti in Europa, e imponendo in campagna elettorale i temi giusti che interessano gli italiani, a cominciare dalle risposte che si dovrebbero dare alla crisi economica e che il governo fa solo finta di dare».
E perché Bersani invece non andrebbe bene?
«Proprio perché abbiamo scelto in Europa un rapporto privilegiato con socialisti e socialdemocratici, se in questa fase il leader del Pd diventasse un dirigente proveniente dai Ds, come è Pierluigi, si correrebbe il rischio di omologare il Partito a una sola delle due culture e storie che l’hanno fatto nascere. Mentre con Dario, che ha con coraggio compiuto la scelta europea, possiamo mantenere il profilo plurale e largo del Pd».
Tuttavia Franceschini ha perso due elezioni di seguito: oggi il Pd è al 26 per cento…
«È francamente ingeneroso addossare a Dario la responsabilità di queste sconfitte, le elezioni le abbiamo perse tutti noi. Le ha perse il Partito intero».
Però D’Alema e Bersani dicono che il Partito non c’è e che l’idea di Veltroni, il Partito liquido tutto basato sulle primarie che eleggono la leadership, è stata disastrosa.
«Figuriamoci se io voglio un Partito liquido. Non lo voglio io e non lo vuole neanche Franceschini. Mi pare di aver dimostrato negli anni in cui ho fatto il leader dei Ds quale sia la mia idea: un Partito forte, radicato nel territorio, ben strutturato. Con un profilo largo e che soprattutto sia proiettato in avanti e non rivolto al passato».
In questa proiezione verso il futuro non le sembra che Franceschini abbia esagerato quando si è candidato «per evitare che tornino quelli di prima»? In fondo prima c’era anche lei…
«Quella è stata una frase infelice, ma se mettessimo insieme tutte le nostre frasi infelici riempiremmo un’intera biblioteca».
D’Alema non ha gradito e lei lo ha attaccato…
«Ho replicato alle sue dichiarazioni, punto e finito. Né io né lui abbiamo interesse a tenere aperta questa polemica, considerata anche la nostra storia comune».
Passiamo allora alle differenze programmatiche tra Franceschini e Bersani, al momento è francamente difficile capire quali siano.
«Lo capiremo quando presenteranno le loro piattaforme. Per ora quello che noto è la percezione diversa che suscitano i due. Franceschini viene considerato come colui capace di tenere insieme culture diverse, mentre Bersani rischia di essere il candidato di chi rimpiange quello che c’era prima. Insomma i Ds con un altro nome».
Ma il tenere insieme culture diverse non rischia di degenerare nel «ma anche» veltroniano?
«Non credo proprio, perché sia io che Dario vogliamo un partito che decida. La democrazia ha le sue regole. Si discute e poi si decide: se siamo tutti d’accordo meglio, sennò si decide a maggioranza».
A proposito di Veltroni, è finita la stagione del partito a vocazione maggioritaria?
«Non facciamo caricature, nessuno è così cretino da pensare che si possa ottenere da soli il 51 per cento dei consensi degli elettori. Il problema è come costruire alleanze che non siano una sommatoria di parti fatte a prescindere dal programma. Noi siamo la forza principale del centrosinistra e dunque spetta a noi presentare un programma su cui definire alleanze possibili e coerenti».
Cosa pensa della candidatura del terzo uomo, ossia Ignazio Marino? E già che ci siamo: come è riuscito a convincere Chiamparino a non candidarsi?
«Marino è un bravissimo medico ma francamente non mi pare abbia storia, l’esperienza e il background per fare il segretario di un partito. Chiamparino non aveva certo bisogno che io lo convincessi, ha giustamente valutato che era prioritario onorare l’impegno assunto con i torinesi che lo hanno eletto».
Senta Fassino, mentre voi vi dividete e scontrate, ci sarebbe bisogno di un’opposizione che al momento non è, si vede, gran che…
«Non è vero, noi abbiamo sempre fatto il nostro mestiere e continueremo a farlo. Ancor di più in questa fase, accompagnando il nostro dibattito con proposte in grado di rispondere alle domande e ai bisogni degli italiani».
Il G8 dell’Aquila è stato un successo per Berlusconi?
«L’evento è riuscito, non c’è dubbio. Poi vedremo se e quando gli impegni che sono stati presi saranno mantenuti».
Come mai sullo scandalo delle escort la vostra voce non si è sentita forte e chiara…
«Le priorità sono la crisi che si farà sentire pesantemente in autunno, l’occupazione della Rai, il conflitto permanente con la magistratura… E poi certo, sono venute alla luce vicende scabrose che non possono essere eluse. È ora che il premier dica una parola chiara su tutto questo, è lui che deve dare una spiegazione al Paese. anche per evitare che l’Italia diventi un gigantesco Bagaglino».
Per concludere una domanda sul suo futuro: è vero che vorrebbe fare il sindaco di Torino?
«Prima mi occupo di vincere il congresso e comunque fino al 2011 c’è Chiamparino che fa benissimo il suo mestiere. Quindi abbiamo tempo per riflettere».
(5 - continua)

I piani in campo

La panacea mattone.
Speciale - Parte terza.

Riprendiamo da Il Giorno di giovedì 23 luglio un articolo di Guido Bandera in cui evidenzia come dopo il progetto regionale per allargare villette e capannoni, arrivi una risposta anche per gli alloggi sociali.
Scatta il piano per le nuove case popolari.
Rassegna stampa.

Li chiamano entrambi «piano casa». Ma i documenti approvati dalla Regione e dal Governo sono due cose completamente differenti. Da un lato c’è quella nuova norma del Pirellone, che ha recepito un indirizzo nazionale, che permette di allargare case esistenti per almeno il 20 per cento della attuale volumetria, dall’altra c’è invece il piano casa vero e proprio, deciso lunedì da Palazzo Chigi, che punta a costruire centomila alloggi in 5 anni, su tutto il territorio nazionale. Due cose completamente diverse. Il progetto regionale per ampliamenti, restauri e demolizioni di edifici esistenti prevede infatti che dal 16 settembre di quest’anno e per 18 mesi la burocrazia sulle autorizzazioni ai lavori sia ridotta. Si potrà quindi utilizzare a fini residenziali la parte inutilizzata degli edifici costruiti entro il 2005: sottotetti, seminterrati e via elencando potranno essere trasformati in case.
Si potranno ampliare le case uni, bi o trifamiliari per il 20 per cento della volumetria delle strutture, fuori dai centri storici. Nelle zone non «di pregio», poi, si potranno abbattere e ricostruire edifici con una «volumetria premio» che sale al 30 per cento, se sono assicurati alti standard di risparmio energetico. Si può salire, invece, al 35 per cento nel caso in cui vengano previsti interventi per aumentare il verde attorno al nuovo palazzo. Nei centri storici potranno essere demoliti e ricostruiti quei palazzi «non coerenti con l’architettura storica», ma solo con il parere favorevole di una commissione regionale appositamente istituita. Alla fine, anche il piano regionale si occupa di case popolari, ma solo per prevedere ampliamenti di volumetria degli edifici fino a raggiungere la quota del 40 per cento di quella dell’intero quartiere.
All’interno di aree su cui ci sono già case popolari, lì dove c’è ancora spazio, potranno essere costruiti nuovi palazzi. Questo in sintesi quanto previsto nel nuovo provvedimento regionale. Nulla a che vedere, come già detto, con quanto invece è previsto dal Piano casa del Governo. Che in sostanza sostituisce quello già impostato precedentemente dal Governo Prodi, dopo che per decenni era stata totalmente abbandonata la politica nazionale per la casa. Gli ultimi fondi destinati alla costruzione di case a canone sociale o a edilizia convenzionata, inseriti in un piano, risalgono infatti ai tempi della Gescal. Quella famosa (e in parte odiata) trattenuta diretta in busta paga per i lavoratori dipendenti che andava a confluire nel fondo nazionale per costruire nuovi alloggi popolari. Un’idea che risale, addirittura, ai tempi di Fanfani e dei governi di fine Anni Cinquanta.
Ma, in sostanza, cosa prevede il decreto presidenziale firmato a inizio settimana dal Governo? Semplicemente, l’istituzione di un fondo di 200 milioni di euro, destinati a trasformarsi, secondo le intenzioni di Palazzo Chigi, in 550 milioni, per finanziare la costruzione di 100mila alloggi, in parte da dare in affitto, in parte da vendere a prezzi agevolati, destinati a «categorie socialmente più deboli». Il decreto ha ottenuto il via libera anche dalla conferenza Stato Regioni, dove sono rappresentanti gli enti locali, e dal Cipe, che è l’organismo nazionale che, in sostanza, decide i finanziamenti ai progetti e alle opere pubbliche. Al momento, tuttavia, non si sa ancora come questi soldi saranno ripartiti e quali ricadute potranno avere nei vari territori, fra cui appunto il Lodigiano. Si tratta, sostanzialmente, di una iniziativa solamente nazionale, e per conoscerne i particolari bisognerà aspettare che il Governo scriva i regolamenti e le linee guida che decideranno, in concreto, come i soldi saranno usati. Già, comunque, si sa che i destinatari di questi immobili «agevolati» saranno famiglie con bassi redditi, giovani coppie, anziani in condizioni di disagio, ma anche studenti fuori sede. Almeno, questo è quanto annuncia il Governo. Gli immobili dovrebbero essere costruiti su aree demaniali, di proprietà pubblica. Per cui ogni Regione dovrà in futuro individuare le aree dove le case potranno essere costruite. Naturalmente i 550 milioni non basteranno alla costruzione. Servirà, come annunciato a Roma, il coinvolgimento di privati con fondi immobiliari e cooperative edilizie. Il giro d’affari stimato sarebbe di 3 miliardi di euro.
(3 - continua)

Treni, molte novità e [forse] pulizia

Treni, Formigoni: "40 milioni in più per nuovi servizi".

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, insieme all'assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Raffaele Cattaneo, in una conferenza stampa ad Arcisate (Varese), ha annunciato: "Dopo un lungo lavoro, faticoso ma condotto anche con la buona volontà di tutti, siamo ormai a un passo dalla stipula dei nuovi Contatti di servizio con Trenitalia e con le Ferrovie Nord". L'annuncio è stato fatto dopo il via ai lavori del tratto ferroviario per Stabio-Mendrisio, che collegherà la Svizzera con Malpensa. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, il presidente delle Ferrovie Nord, Norberto Achille e il vice-ministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli.
"L'obiettivo che volevo raggiungere è un deciso miglioramento del servizio per i pendolari, 500.000 lombardi che ogni giorno si spostano su ferro nella nostra regione. Tutti gli impegni di miglioramento saranno scritti nel Contratto", ha detto Formigoni. Regione Lombardia mette dunque in campo un impegno straordinario per portare un tangibile miglioramento nel servizio ferroviario già a partire dal prossimo settembre. Si tratta di una serie di nuovi servizi o di potenziamenti di quelli esistenti per i quali Regione Lombardia investe 40 milioni in più di fondi propri nel biennio 2009-2010. Tali stanziamenti, come ha ricordato l'assessore Cattaneo, vanno ad aggiungersi ai 267 milioni già destinati quest'anno alle Ferrovie dello Stato (78,5 milioni in più rispetto ai 188,5 milioni del Contratto precedente) e ai 76,9 milioni destinati alle Ferrovie Nord.
È inoltre in via di completamento il piano di rinnovo del parco rotabile, per cui Regione Lombardia ha impegnato 800 milioni per l'acquisto di 105 nuovi treni.
"Per realizzare al meglio tutti questi impegni ci stiamo dotando di un nuovo strumento organizzativo, quello che alcuni giornali hanno definito una NewCo, una «reductio ad unum» in Lombardia, di Ferrovie dello Stato e Ferrovie Nord, che sperimenteremo fino all'estate. Siamo a un passo dalla firma di un duplice accordo per questo, tra Regione Lombardia e Governo nazionale e tra Ferrovie dello Stato e Ferrovie Nord, che verrà ufficializzato e reso noto prima delle vacanze. Se funzionerà, la formula diventerà permanente", ha sottolineato Formigoni.
A partire da settembre verranno aumentate corse, aperte stazioni, rinforzati i collegamenti aeroportuali, migliorata la puntualità e la pulizia dei convogli. come ha spiegato Cattaneo, "È il frutto dell'attenzione per i pendolari che abbiamo voluto fosse analoga all'attenzione che le Ferrovie dedicano all'Alta Velocità. Oggi siamo alla conclusione di un lavoro, con risposte concrete e positive che si faranno sentire nel prossimo autunno-inverno. I potenziamenti non sono stati studiati a tavolino in astratto ma valutati in base alle esigenze espresse dai pendolari e dai loro comitati. Per i quali pendolari comunque tornerà in vigore il Bonus", cioè lo sconto sull'abbonamento del mese in caso di superamento dei limiti di ritardo fissati dal contratto per ogni tratta.
Vediamo sinteticamente il dettaglio delle novità.
-- Bergamo-Treviglio: apertura (dal 6 settembre) delle stazioni di Arcene, Levate e Stezzano dove si fermeranno 16 corse al giorno.
-- Milano Porta Vittoria-Treviglio: prolungamento (da dicembre) delle linee S5 e S6 fino a Treviglio (attualmente si attestano a Pioltello e Rogoredo) con una corsa ogni 15 minuti nelle ore di punta e ogni 30 minuti nel resto della giornata. Diventano più veloci i percorsi da Bergamo a Milano e da Brescia a Milano.
-- Milano-Lecco via Carnate: potenziamento della linea S8 con l'aggiunta (dal 6 settembre) di 8 nuove corse (le corse giornaliere con fermate in tutte le stazioni passano dunque da 46 a 54).
-- Milano-Seregno: potenziamento della linea S9 (dal 6 settembre) con 8 nuove corse.
-- Saronno-Lodi - Prolungamento (da dicembre) della linea S1 da Saronno a Lodi. Ciò significa istituire un collegamento diretto tra le due città, con convoglio delle Ferrovie Nord che da Rogoredo a Lodi viaggia sulla linea dello Stato.
-- Milano-Como-Chiasso-Canton Ticino - Introduzione (dal 13 dicembre) di 3 corse Milano Chiasso in fascia di punta, per ovviare ai disagi creati dalla soppressione dei servizi internazionali Cisalpino Milano-Zurigo, che servivano anche il capoluogo lariano.
-- Piacenza-Codogno - Da settembre e fino al ripristino del ponte stradale sul Po, inserimento di 12 nuove corse con fermata a Santo Stefano Lodigiano.
-- Mobilità studentesca - Attivazione di nuove corse, in base alle esigenze condivise con gli enti locali ai Tavoli territoriali, per risolvere singoli casi specifici nelle aree di Sondrio, Como, Lecco, Brianza e Rho, nelle ore del mattino e mezzogiorno. Per esempio, treno del mattino per Besana (sulla Milano-Lecco), treni del mezzogiorno in Valtellina, treno del mattino da Merone verso Lecco, ecc.
Con gli abbonamenti di settembre saranno disponibili tessere "integrative" per consentire ai pendolari l'utilizzo dei treni Eurostarcity e Intercity, disponibili in versione mensile (da affiancare ai titoli di viaggio TrenoMilano) oppure annuale (da affiancare alla Carta Regionale di Trasporto).
Per distanze fino a 50 km. la tessera mensile costa 20 euro, quella annuale 200.
Per distanze superiori ai 50 km. la tessera mensile costa 30 euro e quella annuale 300.
Viene confermata anche l'attuale soluzione "tariffa Eurostarcity +5%" che permette di utilizzare indifferentemente gli Eurostarcity e i treni regionali.
Con l'apertura a dicembre del tunnel di Castellanza, il tempo di percorrenza Milano Cadorna-Malpensa scenderà, per le corse non-stop, da 34 a 29 minuti.
-- Busto Arsizio FS-Malpensa: Istituzione da settembre di una nuova navetta, che offre una corrispondenza in pochi minuti con i treni diretti per Varese, Rho Fiera e Milano Garibaldi e permette l'attivazione della fermata di Ferno-Lonate, rimasta chiusa dal 1999.
-- Nuovo collegamento Milano Centrale-Malpensa (settembre 2010), attraverso il "Passantino Bovisa" che innesterà le ferrovie dello Stato sulla linea delle Nord per l'aeroporto.
Nel contratto di servizio saranno definiti parametri precisi di qualità, relativi ad esempio alla puntualità mensile e quotidiana per ogni tratta, la riduzione (30%) delle soppressioni, la garanzia dell'effettiva messa a disposizione dei posti programmati (minimo 94%), alla informazione ai passeggeri (torneranno i cosiddetti berretti gialli, cioè gli addetti agli help desk). Quanto alla pulizia dei treni, l'ad Moretti ci conta molto grazie al cambiamento delle ditte incaricate, anche se, ha lamentato, la gestione di questo settore è complicata dalla gestione degli appalti e dalla raffica di ricorsi al Tar (24) e al Consiglio di Stato (5).

Altre risorse contro la crisi

Crisi, altri 250 milioni in Lombardia per la cassa in deroga.

Arrivano in Lombardia altri 250 milioni di euro per garantire ai lavoratori colpiti dalla crisi misure di sostegno al reddito, ma anche incentivi per partecipare a percorsi di formazione, qualificazione professionale, reinserimento lavorativo. Questi fondi si sommano ai primi 70 milioni di euro di risorse statali, frutto dell'intesa tra Regione Lombardia e Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali dello scorso 16 aprile. "Come abbiamo sempre detto le risorse per affrontare questo momento di difficoltà ci sono. Con questa ulteriore tranche di finanziamento proseguiamo nell'aiuto ai lavoratori. Nessuno in Lombardia è stato lasciato solo né sarà lasciato solo di fronte alla crisi", ha commentato il presidente Roberto Formigoni che col vice presidente e assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni, hanno ringraziato il ministro Sacconi "per aver sempre tenuto aperto il canale del dialogo con le Regioni e con la Lombardia e per avere puntualmente corrisposto alle nostre richieste di avere questi fondi a disposizione immediata".
Ha spiegato Rossoni: "Anche questi 250 milioni saranno impiegati nell'ambito dell'Accordo con il Ministero, che prevede l'integrazione di politiche passive con politiche attive del lavoro, secondo un modello sperimentato con successo in Lombardia alcuni anni fa, durante la crisi del settore tessile e che è diventato un esempio per tutti quelli successivi anche a livello nazionale". L'Accordo "lombardo" è stato unanimemente riconosciuto come fortemente innovativo anche perché prevede la Cassa integrazione in deroga non solo per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato, ma anche (per la prima volta) per i lavoratori subordinati atipici, a tempo determinato, compresi gli apprendisti e i cosiddetti "somministrati".
Questa intesa fa seguito all'Accordo quadro da 8 miliardi fra Governo e Regioni del 12 febbraio che ha messo a disposizione della Lombardia - per gli ammortizzatori sociali in deroga 2009-2010 - una cifra complessiva di 1,5 miliardi di euro ed è stata anche recepita in un Accordo operativo con le parti sociali, sottoscritto il 4 maggio e in una intesa con le Province firmata l'8 luglio.

Gli amici nemici del presidente

Guido Bandera, oggi su Il Giorno, intervista l'ex presidente della Provincia Felissari.
L’ex presidente: i numeri sono giusti, Foroni non sia ambiguo.
«La Regione ci vuole incastrare».
Rassegna stampa.

Osvaldo Felissari, fino al 7 giugno presidente della Provincia, non ha gradito né la bocciatura del piano rifiuti, che secondo lui apre le porte alla discarica di Senna, né l’atteggiamento del suo successore, Pietro Foroni.
Onorevole Felissari, l’ha sorpresa la scelta della Regione di bocciare il piano rifiuti e avviare il commissariamento della Provincia?
«Francamente Sì. E spiego: ho letto che l’assessore regionale Buscemi ha affermato che la decisione l’ha presa dopo un esame sommario. Ma come? Ha le carte in mano dall’11 dicembre. Dopo otto mesi è davvero curioso parlare di un esame sommario. Poi, sempre Buscemi dice che le osservazioni regionali erano già state fatte in sede tecnica. A me risulta esattamente il contrario. Non hanno detto nulla per otto mesi né agli amministratori né ai tecnici, almeno fino a quando ci siamo stati noi».
Allora, cosa pensa delle cifre espresse dalla Regione? Secondo Milano ci sono due milioni di tonnellate di inerti da spedire in discarica, non 300mila...
«Guardacaso, sottraendo le cifre risulta la stessa misura dell’impianto di Senna Lodigiana. Che dire? È l’ennesima coincidenza. Comunque è facile capire da dove escano i due milioni. Semplicemente è la cifra scritta nel piano. Solo che Buscemi ha letto male: di quei due milioni di tonnellate, il novanta per cento viene riciclato. E quindi non finiscono in discarica che 200mila tonnellate. E noi a Cavenago prevedevamo spazi per 300mila».
Che pensa della proposta di allargare Cavenago lanciata da Foroni?
«Che l’allargamento di Cavenago era già previsto nel piano e richiesto dal 2005. Quindi Foroni dichiara un’ovvietà. Io vedo un tentativo di fare confusione e scaricare sull’amministrazione responsabilità che non ha. Nel nostro piano ci sono numeri e ragioni politiche per dire di no alla discarica, mentre da febbraio 2008 la Regione e Buscemi disseminano di trappole il percorso dei Comuni e della Provincia. Con noi la discarica non si è fatta. Vedremo quello che saprà fare Foroni. Noi abbiamo rispettato regole e scadenze: il re è nudo. Solo ragioni politiche possono portare qui quell’impianto. Foroni ha davanti a sé un’amministrazione regionale amica: rivendichi la propria dignità e autonomia e le buoni ragioni del territorio: non si faccia sacrificare dai suoi amici in Regione. Il Pirellone, nominandolo commissario, lo vuole trasformare nel suo sicario. Certo, devo notare che la “Provincia della trasparenza”, tanto strombazzata da Foroni in campagna elettorale, non ha detto nulla sul commissariamento. L’abbiamo dovuto leggere sul giornale».

Lo sport preferito dai petrolieri

La benzina vola a 1,3 euro al litro e il gasolio sfiora 1,14 euro. I consumatori denunciano aumenti a "orologeria": "Rincari di questa portata si verificano puntualmente quando milioni di italiani si mettono in viaggio. Il petrolio aumentato di 2-3 dollari al barile, c'è una speculazione di 6 centesimi al litro". Ma l'Unione petrolifera si difende: "I costi dei carburanti sono cresciuti di meno rispetto alle quotazioni internazionali". E attacca: "Dalle associazioni opera di disinformazione".


Il Codacons: "Meccanismo speculativo di doppia velocità, rapidissimo in ascesa e lentissimo in discesa".
Aumenta il prezzo della benzina, rincari in vista dell'esodo estivo.

Rassegna stampa - AdnKronos.

Nuova raffica di aumenti nei prezzi dei carburanti in vista dell'esodo degli italiani, con la benzina che vola a 1,3 euro al litro, e il gasolio che sfiora 1,14 euro. "Rincari di questa portata - afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi - si verificano puntualmente quando milioni di italiani si mettono in viaggio in macchina sulle autostrade, e peseranno in modo non indifferente sulle vacanze dei cittadini". "In soli 10 giorni - spiega il Codacons - la benzina è aumentata di 0,042 euro/litro e il gasolio di 0,051 euro/litro; ciò significa che per un pieno di carburante si spendono oggi 2,1 euro in più (benzina) e 2,55 euro in più (diesel)".
"La nuova ondata di aumenti dei prezzi dei carburanti costituisce l'ennesima riprova del meccanismo speculativo di doppia velocità di adeguamento dei carburanti, rapidissimo in ascesa e lentissimo in discesa, da noi da sempre denunciato", dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori ed Adusbef. Nel giro di una settimana, osservano, "a fronte di un lieve aumento del petrolio, di appena 2-3 dollari al barile, i prezzi dei carburanti hanno subito lanciato al rialzo, superando oggi, nei listini ufficiali, quota 1,30 Euro al litro per la benzina. Dai nostri calcoli e dalle quotazioni internazionali, invece, il prezzo corretto della benzina, si dovrebbe attestare a 1,24-1,25 Euro al litro. Registriamo quindi, attualmente, una speculazione di 6 centesimi al litro, pari ad una maggior spesa per gli automobilisti di 72 euro annui per costi diretti e 64 euro per costi indiretti".
Da parte sua l'Unione Petrolifera precisa che lo "stacco Italia" dalla media europea resta stabile intorno ai 3,5-3,7 centesimi di euro al litro. I prezzi della benzina in Italia, spiega l'Up, sono cresciuti di meno rispetto alle quotazioni internazionali: dall'inizio dell'anno ad oggi la benzina sui mercati internazionali si è apprezzata complessivamente di oltre 17 centesimi euro/litro (il gasolio di soli 6,5 centesimi) mentre in Italia il prezzo, al netto delle tasse, ha registrato una crescita di 15 cents al litro (5,5 centesimi euro/litro per il gasolio).
Attualmente, rileva ancora Up, "sembra proseguire senza sosta la corsa dei prezzi di greggio e prodotti petroliferi scambiati sulle piazze internazionali tornati al centro di tensioni di natura speculativa che non corrispondono alle reali condizioni di una domanda che stenta a riprendere". Ciò, rileva Up, "è testimoniato dall'andamento dei futures sul Brent che nell'arco degli ultimi 10 giorni sono passati da 59-60 dollari/barile agli attuali 69-70 dollari/barile, pari ad un progresso del 17%. Tensioni che hanno riguardato anche il mercato europeo dei prodotti raffinati che nelle ultime due settimane sono tornati a crescere in misura sensibile".
In particolare, aggiunge Up, "ciò vale per la benzina che in questo lasso di tempo a livello internazionale si è apprezzata complessivamente di circa 4,5 centesimi euro/litro. Analogo discorso si può fare per il gasolio". I prezzi interni, al netto delle tasse, "sono invece cresciuti meno delle corrispondenti quotazioni internazionali e tale comportamento è confermato dall'andamento del cosiddetto «stacco Italia» dalla media europea che continua a mantenersi stabile intorno ai 3,5-3,7 centesimi euro/litro". Numeri, questi, conclude Up, "che continuano ad essere sistematicamente ignorati da alcune associazioni di consumatori che proseguono nella loro opera di disinformazione producendo dati basati sulle sensazioni e non su riferimenti oggettivi".

Sindaci contro

Andrea Bagatta, su Il Cittadino di oggi, ci informa che i primi cittadini di Borghetto e di Brembio criticano le modalità attraverso cui la società energetica tedesca E-on emette le fatture.
Bollette pazze, la battaglia dei sindaci.
Rossi e Sozzi contro E.on: «Raccogliamo le segnalazioni dei disguidi».
Rassegna stampa.

Borghetto - Ai cittadini arrivano bollette del gas fino a 1.500 euro e più e le amministrazioni comunali di Borghetto e Brembio stringono un’alleanza per risolvere il problema: raccogliere segnalazioni e lamentele dei cittadini per trasmetterle alle associazioni di tutela dei consumatori, eventualmente facendosi carico dei costi. Non c’è pace per gli utenti del gas serviti da E.on. Da quando l’operatore è entrato in diversi comuni del Lodigiano, le lamentele su tariffazione e trasparenza dei rapporti si sono susseguite. Nel 2006, gli utenti ottennero la possibilità di aderire, su richiesta, alla fatturazione mensile, ma molte persone, soprattutto anziane, sono rimaste legate alla fatturazione automatica della società, che avviene con sole tre bollette all’anno. Nei casi in cui l’importo risulta elevato, è possibile per gli utenti chiedere la rateizzazione via fax agli uffici di E.on, attendere la conferma, bloccare presso la propria banca l’eventuale domiciliazione della bolletta, e ritirare in posta i bollettini in bianco, poi da compilare. «Una pratica molto complessa, che evidentemente le persone anziane non riescono a svolgere, preferendo pagare tutto in un’unica soluzione, magari anche a rischio di restare senza soldi sul conto corrente o di finire in rosso» dice Franco Rossi, neo sindaco di Borghetto. E a rincarare la dose ci pensa Giuseppe Sozzi, primo cittadino di Brembio: «In un momento come questo è immorale pesare sulle famiglie con certe cifre. La pratica per la rateizzazione volontaria è troppo complessa, ma sarebbe sufficiente una rateizzazione automatica: superata una certa soglia di 250 o 300 euro, E.on potrebbe suddividere l’importo in due o tre rate, in modo rendere più gestibile il pagamento». Il problema è che per legge sono sufficienti due sole fatturazioni all’anno e quindi la società si trincera dietro il rigoroso rispetto della normativa.
«Ma oltre alla legge c’è una questione di responsabilità sociale alla quale richiamiamo E.on - dicono i due sindaci -. Per questo metteremo in atto un’azione comune per aiutare i cittadini a difendersi: legalmente le amministrazioni comunali non possono intervenire, ma possono fare da tramite verso le associazioni per la difesa dei consumatori, eventualmente facendosi carico di eventuali spese da sopportare».
L’idea è di raccogliere le segnalazioni di disagio e i casi più eclatanti, e in generale di creare un movimento di cittadini che, con l’appoggio delle associazioni dei consumatori, possa fare pressione su E.on perché cambi sistema di tariffazione.
«La questione riguarda anche altri paesi del Lodigiano - concludono i due primi cittadini -. L’intenzione è quella di coinvolgere anche gli altri sindaci dei centri interessati, in modo da smuovere tutto quanto si può per raggiungere l’obiettivo».

Colpa di Bacco, Tabacco e Venere

La lettera. La centrale, le colpe e la tecnologia.
Rassegna stampa – Antonio Proni su Il Cittadino di oggi.

In un recente articolo di stampa pubblicato su un quotidiano diverso dal Cittadino e dedicato alla centrale di Bertonico in costruzione, ho letto non poche affermazioni che mi hanno lasciato perplesso. In primo luogo ho appreso che, secondo alcuni, se ci sono le centrali nel Lodigiano è perché i lodigiani non si sono mobilitati abbastanza. La filosofia di incolpare i cittadini per tutto ciò che avviene nel territorio non è nuova: l’abbiamo già sperimenta in occasione delle passate affermazioni dell’autorità sanitaria sui tumori: se ci sono i tumori è colpa della vita sregolata dei
cittadini e non dell’inquinamento.
Io penso invece che una delle cause del sorgere della centrale è il fatto che da noi ci sono troppi che “lavorano” a parole sui temi ambientali. E così è nata l’ultima centrale voluta dal centrodestra ed approvata dal centrosinistra. Era una centrale che, nonostante le manifestazioni (a molte delle quali ho purtroppo partecipato), i concerti, i tedofori, le paninate, le merende, era stata scritta nel libro della politica dell’inciucio da molti anni. Così abbiamo scoperto la differenza fra centrodestra e centrosinistra su questo tema: entrambi nei fatti se ne sono fregati del territorio, con l’aggravante che il centrosinistra ci ha anche preso in giro. Nessuna attenzione al territorio, nessuna analisi sulla correlazione fra inquinamento e tumori o meglio correlazioni opinabili e contraddittorie rispetto ai dati sperimentali veri da parte di chi aveva il peso della responsabilità della salute.
Un’altra affermazione curiosa, apparsa nel giornale, è il filtro da 100 milioni di euro. Ho cercato di sapere di più dalla nuova amministrazione provinciale sia attraverso il presidente sia attraverso l’assessore all’ambiente su questo filtro, ma invano; aspetto tuttora fiducioso di essere contattato.
Si sa solo che il filtro è da 100 milioni di euro come pubblicato dai giornali da tempo, come sembra avesse annunciato anche l’ex assessore Bagnaschi. A quanto ne so il sistema tuttora possibile e che oltre un anno fa avevo citato in un mio articolo sul Cittadino, è ancora la tecnologia catalitica DeNox SCR in caldaia a recupero, a valle della turbina a gas (equipaggiata comunque con un sistema di combustione DLN).
Ci sono altri esempi in Italia di questa tecnologia? Sì! È attualmente in costruzione a Torino Nord una centrale da 400MWe (Iride Energia) che adotterà questo sistema e questo penso che rappresenterà un punto di riferimento dal punto di vista ambientale per tutta l’Italia. In questo modo sarà possibile avere emissioni di qualche mg/Nmetrocubo di ossidi di azoto, precursore come noto delle polveri secondarie.
Sono a disposizione per dare ulteriori informazioni gratuitamente a coloro che ritenessero di averne bisogno per meglio orientare la imminente trattativa con Sorgenia. Ho chiesto informazioni sui costi di questo sistema ad una società che vende questa tecnologia in Italia e mi ha detto che la cifra di 100 milioni di euro è assolutamente eccessiva, a meno che non si debbano considerare altre operazioni, non propriamente tecniche, per installare questo filtro catalitico. Ovviamente tale sistema abbatte gli ossidi di azoto e non l’anidride carbonica (gas serra) che la nuova centrale sprigionerà nella combustione e che si valuta in oltre 2 milioni di tonnellate/anno, ma per compensare queste emissioni abbiamo delle azioni previste che porteranno a riduzioni di anidride carbonica per alcune decine di tonnellate/anno nel comune di Lodi. Ma forse questa centrale non andrà in funzione ed è ancora possibile fermare la turbina, dicono altri che vivono in un altro mondo od in questi ultimi tempi hanno fatto dell’altro.
Ultima affermazione e forse la più seria è quella del Comitato Mapa che chiede provocatoriamente, invece dei soldi, un centro benessere a compensazione del danno ambientale. Ma non si illuda il Mapa, perché se il centro benessere sarà costruito, saranno ammessi solo quei politicanti, parenti ed affini che hanno favorito direttamente od indirettamente lo sviluppo della centrale di Bertonico ed aumentato la capacità produttiva della centrale di Tavazzano e dato che sono molti, non ci sarà posto nel centro benessere per i cittadini normali. Questi ultimi per consolarsi fumeranno come turchi o berranno come spugne o faranno… dell’altro e quindi moriranno di tumore; e dunque la teoria del bacco tabacco e venere (tanto cara all’ambiente sanitario lodigiano) sarà ancora una volta confermata.

I furbi e i polli

Senna. L’ex presidente della Provincia di Lodi: «Per otto mesi non è arrivata nessuna comunicazione dal Pirellone».
«Piano rifiuti, in Regione fanno i furbi».
Dopo la bocciatura del documento, Felissari attacca Buscemi.
Rassegna stampa. Articolo di Greta Boni su Il Cittadino di oggi.

Senna - L’ex presidente della provincia di Lodi, Lino Osvaldo Felissari, non ci sta. E risponde alle accuse mosse nei giorni scorsi dall’assessore regionale Massimo Buscemi, che ha bocciato il piano rifiuti adottato dalla precedente amministrazione. Il Pirellone, infatti, sostiene che il territorio debba attrezzarsi per smaltire 2 milioni di tonnellate di inerti, una cifra che non corrisponde alla stima calcolata dalla giunta Felissari, pari a 300mila tonnellate.
Il commissariamento del piano rifiuti obbligherà il territorio a rispettare le richieste di Regione Lombardia, proprio adesso che sul Lodigiano pende come una spada di Damocle la richiesta da parte di Cre di una nuova discarica a Senna Lodigiana.
A far infuriare Felissari è soprattutto il fatto che Buscemi dichiari di aver comunicato più volte alla provincia di Lodi le perplessità sollevate nei confronti del documento. «Buscemi ha l’atteggiamento tipico del furbo - afferma l’ex presidente -, perché non dice mai di aver avvisato l’amministrazione, ma solo di aver segnalato in sede tecnica la questione. Ebbene, noi abbiamo presentato il piano rifiuti l’11 dicembre del 2008, poi sono seguiti da parte della Regione otto mesi di vergognoso silenzio». Felissari contesta i numeri sfoderati dall’assessore del Pirellone: «Le cifre citate dimostrano una lettura parziale e probabilmente interessata del piano rifiuti, Buscemi omette di dire che i 2 milioni di tonnellate non vanno tutti smaltiti, il 90 per cento viene recuperato, e quindi non va in discarica. Se si sta cercando di giustificare a ogni costo la realizzazione di un nuovo impianto è il caso di dirlo chiaramente». L’ex presidente rivendica il lavoro svolto per realizzare un documento esaustivo e autosufficiente. «Nel piano è delineata persino l’ipotesi di ampliamento della discarica di Cavenago, è prevista una variante per il fabbisogno aggiuntivo. Per otto mesi l’assessore Buscemi è stato colpevolmente silente, noi abbiamo sempre adempiuto tempestivamente alle richieste».
Felissari, infine, mette in guardia l’attuale presidente di palazzo San Cristoforo, Pietro Foroni: «Deve difendere a spada tratta il nostro piano rifiuti, perchè al suo interno ci sono tutte le ragioni per opporsi alla discarica di Senna. Spero che la giunta regionale non “cannibalizzi” Foroni, perché questo vorrebbe dire “cannibalizzare” tutto il territorio».

Droga, una piaga sociale in aumento

Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi ci informa che l’Asl sta preparando il dossier sulle tossicodipendenze del dipartimento specialistico, ma i primi dati sugli utenti del Sert non sono confortanti.
La piaga della droga si sta allargando.
In un anno il numero dei tossicodipendenti è salito del 7 per cento.
Rassegna stampa.

Sempre di più i lodigiani che si infilano nel tunnel. La piaga sociale della droga cresce ancora. A dirlo, oltre all’allarme lanciato dalle comunità di recupero che scoppiano e hanno lunghissime liste d’attesa, sono i dati che l’Asl sta elaborando in questi giorni. Il dossier dell’attività del dipartimento dipendenze sarà presentato a settembre, ma i primi dati che emergono sono ancora una volta sconfortanti. In un anno il numero dei tossicodipendenti è aumentato del 7 per cento, passando da 951 utenti del 2007 a 1022. Stabili invece gli alcolisti, passati da 705 del 2007 a 689 dell’anno seguente. Gli altri dati sul profilo dei tossicodipendenti lodigiani emergerà solo successivamente, ma se vengono confermate in linea generale le analisi fatte l’anno prima, avremo a che fare con un fenomeno che coinvolge sempre di più i giovani sotto i 20 anni. Se si considera, come è risultato da un recente e autorevole studio, che i costi della droga sono destinati ad abbassarsi e che una dose di eroina a breve arriverà a costare 7 euro, il quadro è più che drammatico.
Per questo l’Asl si è attivata e partendo dalle nuove linee guida regionali in materia di prevenzione sulle dipendenze, ha avviato un tavolo di lavoro provinciale. «La Lombardia - spiegano il direttore sociale Luca Polli e il responsabile del dipartimento dipendenze Claudio Filippi - ha stimolato le Asl a creare una rete per la prevenzione. Intorno al tavolo si sono seduti tutti gli operatori del settore, compresi quelli dei consultori pubblici e privati, i rappresentanti delle scuole e le associazioni delle famiglie. Insieme abbiamo definito un documento sugli obiettivi da raggiungere. A tirare le fila di tutti gli interventi in campo preventivo nel Lodigiano sarà il dipartimento dell’Asl. Prima ognuno programmava iniziative e magari ci si sovrapponeva anche. D’ora in poi gli interventi non saranno più estemporanei, ma coordinati». Gli enti che vorranno organizzare un’iniziativa di prevenzione nel proprio ambito, a scuola piuttosto che in comune, dovranno rivolgersi al dipartimento dipendenze (tel. 0371/5874534, www.dipendenzelodi.netsons.org). «La prevenzione deve passare dalla professionalità - annota Filippi -; il messaggio giusto che vuol passare la regione è che non basta più dire cose belle e buone per definirle prevenzione».
In cantiere, per settembre l’Asl ha già messo due eventi. «Presenteremo due nostre ricerche - spiega Filippi -, una su alcol e mondo del lavoro e un’altra che stiamo elaborando sulla base dei questionari distribuiti alle persone che vengono a richiedere la patente dopo il sequestro per guida in stato di ebrezza. Per quanto riguarda quest’ultimo studio abbiamo distribuito 500 questionari: si evidenzia un incremento dei sequestri, anche se potrebbe essere indicativo semplicemente dell’aumento dei controlli». «Sempre sul versante preventivo - aggiunge Polli - abbiamo in mente 4 eventi da organizzare a Lodi, Casale, Codogno e Sant’Angelo dove i giovani siano protagonisti. Prevenire il fenomeno delle dipendenze è difficile: la prevenzione va da zero a 80 anni. L’approccio alle sostanze ormai si sviluppa entro perimetri di assoluta normalità, lontano dalla percezione di pericolo. Per questo l’Asl si pone l’obiettivo di costruire insieme alle scuole nuovi percorsi e strumenti di azione».

Al bar bianco

Ancora Alberto Belloni su Il Cittadino di oggi.
Foroni si schiera con il latte lodigiano e la Polenghi.
Rassegna stampa.

Al fianco della Polenghi e del latte lodigiano. È questa la promessa fatta dal presidente della provincia di Lodi, Pietro Foroni, per il rilancio dello storico stabilimento di San Grato e delle produzioni lattiero-casearie del territorio: «Vogliamo essere protagonisti del rilancio del nostro oro bianco, ed è ovvio che se ci fossero progetti industriali relativi all’impianto di San Grato o a una sua parte, gli imprenditori interessati troverebbero nella provincia di Lodi un’istituzione disposta a collaborare al massimo grado», spiega Foroni, spronato a intervenire non solo dalla presa di coscienza sullo stato di degrado in cui versa buona parte della struttura di San Grato, ma anche dalla scelta confessata da Angelo Mastrolia, proprietario di una porzione dell’ex Polenghi, di puntare sul latte tedesco sia per la maggior qualità che per il minore prezzo rispetto a quello italiano. «Non sono un tecnico e mi premurerò di recuperare informazioni rispetto a questa affermazione - prosegue diplomatico il numero uno di palazzo San Cristoforo -. Anche un non addetto ai lavori può però capire che un prodotto fatto dietro casa, per di più tipico, ha di per sé qualcosa di migliore rispetto ad un prodotto estero. In ogni caso, prendo atto positivamente dell’apertura di Mastrolia a lavorare latte lodigiano all’interno del suo stabilimento». Addolorato per l’immagine di una Polenghi «infestata da topi ed erbacce», Foroni invita a non deprimersi e a far sì «che quello scheletro di pietra, come è stato definito, non rappresenti l’andamento del comparto nella nostra provincia». Braccia aperte, insomma, ma a patti ben chiari: «Quando parlo di un serio piano industriale, intendo dire che al suo interno voglio vedere un sano concetto di filiera - precisa Foroni tornando sul rilancio della Polenghi -. I fatti mondiali degli ultimi mesi dimostrano che l’unica economia che regge davvero è quella basata non solo sul business, ma su valori aggiunti, in questo caso la qualità, la tradizione, la filiera appunto».

La Regione promette, la Provincia spera

Alberto Belloni su Il Cittadino di oggi ci parla del metrò leggero e ci racconta che il tracciato, che arriverà a Saronno, permetterà ai pendolari di Lodi di avere un treno disponibile ogni mezz’ora.
La Regione promette il metrò leggero.
A dicembre dovrebbe partire la linea veloce tra Lodi e Rogoredo.
Rassegna stampa.

Dovrebbe partire finalmente nel prossimo dicembre la linea veloce suburbana tra Lodi e Saronno grazie alla quale, parallelamente ai convogli in marcia sulla linea ordinaria, i pendolari lodigiani diretti verso Milano e di ritorno potranno contare su treni ogni mezz’ora. Ad annunciarlo sono stati il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, e l’assessore regionale ai trasporti Raffaele Cattaneo, che alla presenza dei vertici delle Fs, delle Ferrovie Nord e del viceministro alle infrastrutture Roberto Castelli hanno illustrato il maxi potenziamento nei servizi, nelle strutture e nei convogli in programma su tutta la Lombardia dal prossimo settembre.
E tra le novità annunciate c’è appunto anche l’agognato “metrò leggero” Lodi-Milano, che in realtà avrebbe però dovuto esordire già nello scorso giugno. Il debutto del servizio era stato però rimandato da una serie di intoppi, compresi i nuovi accordi tra regione Lombardia, governo, Ferrovie dello Stato e Ferrovie Nord: e proprio a quest’ultime, come annunciato in anteprima dal «Cittadino» nello scorso inverno, gestiranno i convogli che tra Lodi e la stazione di Milano Rogoredo viaggeranno sulle linee statali. Il tracciato verso la metropoli prevede il passaggio da Tavazzano, San Zenone, Melegnano, San Giuliano e Borgolombardo, per poi attraversare Milano, il passante di Porta Garibaldi e risalire verso la periferia nord-occidentale attraverso la Bovisa, Quarto Oggiaro, Bollate e via discorrendo fino a Saronno; il tutto, è inteso, su treni più moderni, più confortevoli e si spera più puntuali di quanto i pendolari non siano loro malgrado abituati.
Il varo della linea suburbana S1 non è stata l’unica “promessa” fatta ai pendolari lodigiani dai vertici del Pirellone: da settembre, e fino al ripristino del ponte stradale crollato sul Po a San Rocco, sulla tratta Codogno-Piacenza la Regione ha infatti annunciato dodici nuove corse, con fermata a Santo Stefano Lodigiano, per lo più spalmate sugli orari di punta.
Nancy Capezzera, assessore alla partita per la provincia di Lodi, accoglie con soddisfazione il possibile epilogo di una questione in sospeso ormai da troppo tempo: «Lunedì è venuto qui l’assessore regionale Romano La Russa, che segue lo sviluppo per il Lodigiano e monitora gli accordi tra il territorio e la regione - spiega - e gli abbiamo sottolineato i rallentamenti su alcune questioni, chiedendogli un maggiore interessamento sulla linea S1, che continuava a slittare. Lui crede nel Lodigiano, che considera troppo spesso declassato, e si era impegnato a darci risposte e delucidazioni: il tema d’altronde era tra i punti più importanti sull’agenda della regione, e le nostre sollecitazioni ci fanno pensare che finalmente, forse, da dicembre la S1 sarà realtà». Di viabilità e trasporto pubblico, spiega Capezzera, province e regione parleranno anche ai primi di agosto: in tale prospettiva, l’assessore e i suoi dirigenti stenderanno lunedì una relazione con le richieste del Lodigiano.