Lettera di minacce a Berlusconi, Fini, Bossi con stella a 5 punte.
Recapitata al Riformista: Premier fatti giudicare o lo faremo noi.
Dalle Agenzie - Apcom, 17 ottobre 2009.
Roma, 17 ott. (Apcom) - Una lettera con minacce 'indirette' di morte al premier Berlusconi, al presidente della Camera Gianfranco Fini e al leader della Lega Umberto Bossi è stata recapitata questa mattina per posta alla redazione del quotidiano Il Riformista.
Lo conferma il direttore del giornale, Antonio Polito, spiegando che si tratta di un comunicato firmato con la stella a 5 punte e con la sigla 'Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente': nella lettera si chiedevano le dimissioni di Berlusconi, Fini e Bossi entro la mezzanotte di oggi, in particolare si spingeva il premier a consegnarsi alla giustizia comune altrimenti la sentenza della giustizia comunista sarebbe stata "inevitabile".
La missiva è stata consegnata alla Digos ed è stato avvertito anche il prefetto della capitale.
Berlusconi/ Fini: Lettera minacce è solo il delirio di un folle. "Non si apra dibattito sul nulla".
Dalle Agenzie - Apcom, 17 ottobre 2009.
"Non si apra dibattito sul nulla"Asolo (Treviso), 17 ott. (Apcom) - "Auspico che non si apra un dibattito sul nulla perché l'ho letta ed è veramente il delirio di un folle". Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, minimizza la lettera di minacce indirizzata a lui, a Berlusconi e a Bossi.
A morte Silvio e il Sud. Il web gronda sangue.
Rassegna stampa - Il Riformista, Stefano Ciavatta, 16 ottobre 2009.
Solo commenti feroci. Dal Vesuvio alla Lega, dalla Roma alla Binetti: gli italiani oggi comunicano così, augurandosi l'eliminazione fisica dell'avversario di turno.
«Ma santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi?». È costato caro lo sfogo al ventiduenne coordinatore del Pd di Vignola un paese in provincia di Modena. Lasciato scritto con faciloneria sulla pagina di Facebook, Per Matteo Mezzadri consigliere comunale a Savignano sul Panaro, dove nel rispetto della netiquette, cioè il galateo politicamente corretto della comunicazione in rete, Mezzadri aveva scritto in precedenza: «Vorrei che questa bacheca diventasse un piccolo diario, capace di riunire le sensazioni e le idee che ci passeranno per la testa o che ci faremo da qui alla data delle elezioni amministrative». Vorrei ma non posso evidentemente. La rete continua a restituire messaggi radicali, disseminati ovunque, nei forum di discussione, nei commenti ai video, nelle bacheche. Si frullano insieme grossolanità, cattiveria, delirio, istigazione, vetriolo e qualcuno anche qualcos'altro. Roba da bar?
A Mezzadri arrivano commenti da tutta Italia. Risponde così Salvatore Esposito: «Se sei quel Matteo, dovresti vergognarti e chiedere scusa per aver invocato e desiderato la morte del tuo presidente, anzi il nostro presidente del consiglio. Vergogna! Siete solo dei violenti e dei reazionari, così avete preso il potere dopo il 68, con le bombe e la violenza. Se toccherete Berlusconi spero solo che il popolo si rivolti e vi cacci definitivamente, così capirete che in Italia non vi vogliamo più, voi e quel comunismo di merda». Ci prova Valentina Brocci a difenderlo: «Per me sei un grande. Lascia perdere i commenti infamanti di coloro che parlano perché non sanno che quest'uomo sta portando alla rovina la nostra povera Italia. Fosse per me questa persona dovrebbe essere già morta insieme ai suoi ministri che gli parano il culo per tutte le stronzate che fa». Ma è l’unica. Per Vitaliano Caldarelli Matteo è «un invertebrato, indegno di vivere in Italia». Poi arriva la giovane Laura Marica Belardi. «Sei il classico esempio della civiltà post-comunista, speriamo che qualcuno ti metta in bocca una bella pallottola, occhio per occhio».
Ad agosto sempre su Facebook era sorto un gruppo condiviso da 600 utenti, Resuscitiamo le Brigate Rosse ed Ammazziamo Berlusconi. Oggi ancora visibile ma inattivo. L'inattività è naturale, la miriade di gruppi costruisti con pochi click su Facebook, assomiglia a dei post it lanciati col sapore dello sfregio e della minaccia. Per l'umanità che galleggia sul web ogni giorno da casa o dall'ufficio, basta un attimo per aderirvi. Ma per la maggior parte degli utenti è evidente quel difetto della rete che rende un club di 128 persone (nel caso di Mazzarri) più anonimo che esclusivo. Però qualche iniziativa ogni tanto riesce a lasciare il segno e ad arrivare ai piani alti dei media. E il bar Italia va allora incontro alla schizofrenia della rete, che si alimenta con l’eterno presente del materiale depositato. Tutto può venire di nuovo a galla. Anche un filmato di due anni fa.
Basta che un Mezzadri qualsiasi dica presente, e ritorna in superficie un astio, meno circoscrivibile a un giovane coordinatore di provincia, e con mezzi più efficaci. Inserito nel 2007, il filmato amatoriale di Berlusconi che cammina scortato per le strade di Napoli, raccogliendo epiteti osceni, ha totalizzato 2185 commenti e 480.503 visualizzazioni. Due anni fa il primo commento era retoricamente «ora e sempre resistenza», l'ultimo è «state vivendo alle nostre spalle. Quanti soldi arrivano da voi dei Nostri? Siete peggio dell'Africa, disoccupati, lavorate a nero, e in più vi lamentate! Imparate un po' di civiltà. Cretini! Sommersi dalla spazzatura, e con che soldi l'hanno ripulita la vostra città?».
Chi ha detto che la rete è schierata a senso unico e progressista? Il conflitto nord contro sud è risorto tra cinema e pallone. Mentre i remake dei film in dialetto padano spopolano su Youtube con commenti del tipo«in Italia ghe xe tanti bei diaetti, a scomissiar dal veneto e dal romàn. ma el napoetàn fa proprio cagàr! Me par der sentir i marochini», al Barbarossa di Martinelli si contestano più polemicamente i finanziamenti, lo scarso successo commerciale e la resa cinematografica. Ma di alfieri dell'orgoglio lumbard se ne trovano subito e allora ce n'è per tutti: «Quanto dà fastidio che si parli di un Nord unito contro il tiranno. Chi ha paura oggi della Lega? Chi con le tasse dei Padani! Sono sicuro che tra quelle zoccole che vengono su da Napoli e nel giro di qualche mese hanno già okkupato le case popolari a Milano non ce n'è una che vota per la Lega. Al nord è un continuo assalto alla diligenza. Tasse, regole rigide, prefetti, certi magistrati a senso unico, e ora una mezza censura ideologica di un film storico materializzano un altro tiranno».
Con il calcio l'odio va a nozze, e visto che la rete è aperta, negli insulti confluiscono umori da tutta Italia. Roma-Napoli 2-1 del 4 ottobre, doppietta di Totti che si infortuna, ma è la rottura tra le tifoserie a essere insanabile: «Lavali cor foco, te prego Vesuvio lavali cor foco, meglio i rumeni che loro». A cui si risponde subito, con allusioni a trasferte tutt'altro che virtuali: «Rom giallosozzo! State sempre a trovar scuse! Minacciate di andare in trasferta e poi ve ne state buoni a casa x mangiare carote kome dei buoni conigli!». Alleanze e nemici tra ultras? Ecco il veronese: «Che terroni del cazzo! Brava Roma!». Ma non era ladrona? Comportamento poco sportivo per tutti, anche per il serio forum dei Giovani Padani della Lega Nord, a proposito del libico attentatore a Milano: «Quello che mi dà più fastidio è che i soccorsi a 'sto stronzo dobbiamo pagarli noi, e temo molto che dopo gli arriverà qualche assegno in quanto invalido, spero che almeno quest'ultimo scempio ci venga risparmiato, ma non credo». E un altro gli fa eco: «E lo hanno anche portato via in ambulanza? Io lo avrei lasciato li in agonia quel bastardo, ora pagheremo noi le sue spese mediche».
Sull'attentato ai nostri soldati a Kabul, nei commenti in rete ai tanti video, prevale lo sconforto di fronte alla tragedia. Anche se qualche bastiancontrario c'è sempre, e la matrice politica è sempre in prima linea, allora subito si alzano i toni: «Sei un comunista di merda, pensi solo a fare i conti in tasca agli altri! Ti svelo un segreto imbecille di merda io sono figlia di un incursore di marina e sono fidanzata con un futuro incursore dell'esercito e oltre a dirti che sono orgogliosa di loro ti dico che sono, che siamo persone normali, che non vivono nell'oro! Vergognati! Sono le persone come te che rovinano la nostra splendida patria!».
Non se la passano bene neanche le donne. Per la teodem Binetti, nell'occhio del ciclone, è una eccezione l'ironia di Sveltopedia, l'enciclopedia libera in 140 caratteri che ha appena coniato la sua voce: «1. Sotto il cilicio, niente. 2. Nickname di George Bush, con cui condivide il sesso (non praticandolo). Star del sadomaso vaticano grazie al suo cilicio». Vietati i commenti ma non su Youtube dove una intervista del 2007 sul perché della presenza contraddittoria nel Pd ritrova linfa in cima ai video più richiesti. È odio puro: «Questa qua è stata violentata da piccola e non si è più ripresa», «vecchia troia di merda, Dormi su una tavola di legno, ti mortifichi a frustate, ti metti il cilicio per cosa? Attenta che qualche giorno finisci aperta in due da un coltello da macellaio. Così quella checcha della Benedetta16 ti fa un bel funerale da troia cattolica squoiata», «schifosa vecchia serva del vaticano si dovrebbe vergognare il doppio essendo donna».
Non si sa se dietro lo schermo del pc ci sia il colletto bianco di William D-Fens Foster nel suo giorno di ordinaria follia. La rete è uno sfogatoio, ma i suoi spazi d'interazione globali e concentrati danno all'immediatezza del malumore espresso, qualcosa di incattivito e forzato. Le repliche sono previste di default.