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giovedì 20 agosto 2009

Briciole d'informazione rimaste negli appunti

Dagli amici a quattro zampe al caldo, passando per la Lega.

L’amministrazione di Casalpusterlengo, con una lettera a Il Cittadino di oggi, ci informa che il contributo contro il randagismo “esaltato” da un articolo del quotidiano era semplice prevenzione.
Scrivono: Con riferimento all’articolo pubblicato su «Il Cittadino» del 19 agosto dal titolo “Il Comune sborsa 15.000 euro per i trovatelli a quattro zampe”, si precisa, semplicemente, che l’operato dell’Amministrazione Comunale rientra nell’ambito delle competenze attribuite ai Comuni stessi dalla normativa vigente, sia nazionale che regionale, in materia di prevenzione del randagismo. Si puntualizza, infine, che l’erogazione del contributo semestrale di euro 7.350,00 all’Associazione zoofila lombarda, è stata disposta non dalla Giunta Comunale, come erroneamente riportato nell’articolo in oggetto, ma, trattandosi di atto meramente gestionale, dal Responsabile del competente servizio.
Insomma, un atto dovuto, per di più adempiuto da un funzionario, appunto.
Dalla Regione ci perviene la notizia che su proposta dell'assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Raffaele Cattaneo, la Giunta regionale ha approvato 10 interventi "prioritari" di ammodernamento della rete viaria nella provincia di Lodi, per un valore complessivo di 59,8 milioni. Gli interventi più significativi riguardano la SS 234, Variante di Maleo, 6,9 milioni; la SS 234, Variante di Codogno, finanziamenti A e B, 25 milioni; la SS 234, Variante di Ospedaletto, 12 milioni; la SS 591 / SS 9 Bertonico, variante di Bertonico, 5 milioni più potenziamento Bertonico-Casalpusterlengo 4,7 milioni; la SS 235, Borgo San Giovanni- Sant'Angelo Lodigiano, 4,1 milioni.
Sono 27.637 le domande per usufruire del bonus fiscale del 36% sulle ristrutturazioni edilizie presentate dai contribuenti lombardi al Centro Operativo di Pescara dell'Agenzia delle Entrate nei primi quattro mesi del 2009. La Lombardia è in testa alla classifica delle regioni italiane per richieste di fruizione del regime fiscale agevolato, che prevede lo sconto Irpef del 36% sulle spese effettivamente sostenute per il recupero del proprio patrimonio immobiliare. Dalla regione proviene infatti il 24% delle 114.842 domande presentate a livello nazionale da gennaio ad aprile. Aprile, in particolare, ha fatto registrare il più alto numero di richieste da inizio anno, 9.262, tanto che racchiude da solo il 33% delle oltre 27 mila domande presentate. I primi quattro mesi fotografano una situazione di graduale e costante crescita: le domande erano infatti state 3.928 a gennaio, 5.550 a febbraio (+ 41 %), 8.897 a marzo (+ 60 %). Inoltre, dal confronto fra i primi quattro mesi del 2009 e quelli del 2008 si evince una ulteriore crescita dell'11 per cento.
E veniamo alle elezioni regionali. "Anche la Lega lo sa: il candidato alla presidenza della Lombardia sarà Formigoni". Lo ha detto, ad Affaritaliani.it, Maurizio Lupi (Pdl), vicepresidente della Camera, che aggiunge: "Su questa candidatura, al di là delle dichiarazioni d'estate, non ci saranno problemi. Si pensa sempre che il Pdl e la Lega debbano litigare, ma sono convinto, che come è avvenuto alle amministrative di quest'anno, che ci saranno gli accordi dappertutto". Lupi, comunque sottolinea: "In Lombardia, come in tutta Italia, dobbiamo allargare la nostra coalizione e visto che governiamo già in molte città e regioni con l'Udc dobbiamo lavorare perché questa alleanza si realizzi a livello nazionale".
Nulla di certo, nulla di stabilito circa la prossima presidenza della Regione Lombardia, ha invece sostenuto il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, nello stesso quotidiano online, che non solo assicura che "la decisione non è stata presa", ma si dice pronto alla carica qualora si stabilisse la candidatura di un uomo della Lega. "Se mi chiamano - ha detto Castelli - io sono disponibile. Nulla è ancora deciso". E a propostito di Maurizio Lupi, che in merito alle regionali aveva ribadito il nome dell'attuale governatore Roberto Formigoni come naturale candidato per le elezioni del prossimo anno, Castelli ha chiarito: "Lupi è di Cl, fa il suo interesse. Ma siamo ancora alle schermaglie. Nulla è stato deciso, si deciderà in piena armonia. Bossi e Berlusconi si siederanno in autunno, a settembre o ottobre, attorno a un tavolo e decideranno".
E quanto al caldo che imperversa, ci viene detto che: "Dalle nostre simulazioni emerge che in Italia ci sarà un'accelerazione dei fenomeni legati al caldo fra una decina d'anni, verso il 2020". La previsione è di Vincenzo Artale, climatologo dell'Enea, intervistato dal mensile Geo. "Ci saranno ondate di calore, cambiamenti del ciclo idrologico e, in particolare in Sicilia e in Calabria, casi di vera e propria siccità". Meno certezze su un altro fronte: "C'è invece un bel punto interrogativo sull'innalzamento del livello del mare. Se in tutto il resto del mondo il fenomeno è inequivocabile, per tutta una serie di fattori il livello nel Mediterraneo non dovrebbe aumentare di molto". Le simulazioni dell'Enea si basano su un modello sviluppato dall'Ipcc, il Foro intergovernativo sui cambiamenti climatici.
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Impegno per il teatro

Il Comitato per il Teatro di Casalpusterlengo (Ottorino Buttarelli, Enrico Cipelletti, Sergio Galuzzi, Vanny Rossi) ha scritto una lettera che Il Cittadino ha pubblicato oggi.
Una gestione provvisoria per salvare la stagione del teatro.

L’esito negativo della gara per la gestione del Teatro comunale e il silenzio di questi giorni dell’Amministrazione comunale sull’argomento ci impongono un intervento che, così come espresso nell’incontro con l’assessore Passerini dello scorso luglio, mentre ribadisce e rinnova la piena disponibilità a contribuire alla soluzione del difficile problema non può non registrare una forte preoccupazione circa l’utilizzo futuro della struttura.
Siamo consapevoli che il problema doveva essere affrontato per tempo, considerata la volontà pubblicamente e in più occasioni espressa dal vecchio gestore di non proseguire nell’impegno, ma ciò attiene ad altre considerazioni che non mancheremo certamente di fare.
Il fatto di oggi, la difficoltà cioè a trovare un nuovo gestore, ci conferma nella convinzione che di fronte alla insicurezza della gestione da parte di privati, serva la ricerca della continuità e della corresponsabilizzazione che solo uno strumento tipo la Fondazione può garantire. Il Comune di Casalpusterlengo, proprietario del Teatro; gli enti locali comunali e provinciali oltre alla Regione Lombardia, dei quali occorrerà verificare l’interesse; i privati (in primis la Fondazione della Banca Popolare di Lodi che già ha dato un contributo) e, infine, i cittadini come soci sostenitori con un loro rappresentante nel Consiglio potrebbero essere i soggetti della Fondazione che abbiamo in mente e che metterebbe “in sicurezza” il Teatro comunale per il futuro.
Proponiamo perciò, per la prima metà del mese di settembre, una pubblica assemblea alla quale invitare tutti gli ex abbonati e tutti quanti hanno a cuore il futuro del nostro Teatro per cominciare a tracciare il percorso.
Nel frattempo, come primo atto e proprio perché i tempi saranno lunghi, suggeriamo al Comune la creazione di una Commissione ad hoc con incarico a termine, presieduta dall’assessore alla Cultura, nella quale siamo ovviamente disposti a fare la nostra parte, che si faccia carico di una sorta di “gestione provvisoria” che permetta di salvare ciò che si può salvare della stagione ormai in corso. Ovvio che tale impegno richiederà adeguati finanziamenti (per programmazione e costi generali di gestione) che non possono essere la somma di cui si sente parlare in questi giorni e con la quale non si va da nessuna parte.
Chiediamo infine la collaborazione dell’Amministrazione comunale per la concessione del Teatro comunale in occasione dell’incontro con i cittadini pensato per settembre e ribadiamo la nostra disponibilità in termini di idee e proposte. Cordialità.
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Vergogna! parola di costo

Il Cittadino pubblica oggi nella rubrica delle lettere quella di un "costo", come si definisce un ex operaio della Lever di Casale.
Considerati soltanto come dei costi.
Rassegna stampa.

Nell’articolo sul “salvagente” per la Lever pubblicato dal «Cittadino» il direttore di stabilimento “ma sì chiamiamolo direttore” Paolo Di Giovanni afferma che lo stabilimento ora è competitivo e affronta il futuro a colpi di riduzione dei costi e che a distanza di pochi mesi rilancia il sito con i costi abbassati e perciò competitivi!! «Anche se dolorosamente abbiamo dovuto tagliare personale ma per abbassare i costi era necessario», allora premetto che io sono un ex dipendente Unilever tagliato da questa famigerata riduzione dei costi. Perciò mi chiamerò il costo, questo “costo” nel 2008 assieme ai molteplici “costi licenziati” è stato testimone di record produttivi fatti coi sacrifici di gente che da decenni si svegliava al mattino alle 4 e 30 e lavorava come aveva sempre fatto per mantenere la propria famiglia.
Questi costi hanno prodotto alla Unilever e ai propri direttori stabilità e ricchezze esagerate, lavorando giorno e notte estati e inverno, quindi hanno anche dato dei profitti non solo costi come il signor direttore dichiara. Certo questi costi mangiavano per produrre e purtroppo dovevano essere pagati a fine mese, invece i manager unti dalla mano di Dio non costavano, come le loro Bmw non costavano, come le loro feste stupide non costavano, come i loro viaggi non costavano. Come le scelte produttive perse nel corso degli anni non costavano.
Quindi carissima redazione volevo ricordare ai dirigenti Unilever che non hanno mai annusato o toccato il detersivo in vita loro, che quella fabbrica è stata e sarà sempre la fabbrica di chi si sveglia alle 4 e 30 del mattino e quando finalmente tornerà un dirigente come lo è stato l’onorevole Bucci allora potranno parlare di stabilità del sito. Perché cari colleghi rimasti e amici questa dirigenza non vi considererà mai degli esseri umani intelligenti e terribilmente efficaci ma solo dei costi.
Concludendo caro signor Di Giovanni i costi sono persone con famiglia e figli e facce e problemi ma siccome lei non si è neanche una volta degnato di volere conoscere chi le dava da mangiare, le dico che sarebbe ora che dirigenti come lei incominciassero a farsi un esame di coscienza e soprattutto dovrebbero incominciare a capire cosa significa alzarsi alla mattina alle 4 e 30 sapendo che il tuo lavoro non è minimamente considerato. Cordiali saluti
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Governare una comunità non è gridare "al lupo"

Quest'oggi nelle pagine di "Lettere & Opinioni" del quotidiano Il Cittadino di Lodi, Tiene banco Casalpusterlengo, segno che il nuovo è forse già stantio se non rancido. Vi è innanzitutto l'affair Lavoratori Credenti che è un altro segno dell'intolleranza della Lega casalina.
La prima lettera è di Luigi Guaitamacchi.
Rassegna stampa.
C’è la volontà di penalizzare gli immigrati.

Egregio direttore, il territorio del Lodigiano ha sempre brillato per i sentimenti dell’aiuto, della carità, della solidarietà. Vorrei riprendere, in maniera tale che i lettori capiscano il perché di questa mia lettera, quanto è stato scritto sul «Cittadino» di questa mattina circa il capannone comunale di Zorlesco tolto a don Barbesta (mercoledì 19 agosto, Ndr): «Entro dicembre l’associazione di don Peppino Barbesta lascerà il capannone casalino nel quale procura gratis ai poveri i mobili e l’arredamento usato. All’interno, anche oggi che pure il centro è ufficialmente chiuso per ferie, si trovano armadi, letti, camerette intere, cucine e mobili di qualunque tipo, alcuni sacchi di vestiario, accessori di cucina, servizi di piatti, pentole e altri oggetti d’uso domestico più comune. I volontari del centro vanno in giro per tutta la Lombardia e per l’Emilia Romagna per smontare, caricare e trasportare i mobili in disuso, quelli destinati a essere buttati per il rinnovo dell’arredamento nelle case delle famiglie normali. Se non ci sono danni e sono ancora in condizioni accettabili, i Lavoratori Credenti li prendono e li portano a Zorlesco. Qui, ogni sabato mattina, quaranta o cinquanta persone, quasi tutte straniere, vengono a vedere i mobili, scelgono quelli adatti alle proprie esigenze e alle proprie case e se li portano via. Arrivano al mattino presto, e qualche residente si lamenta della loro presenza,ma incidenti non ne sono mai capitati. Spesso, i volontari li portano direttamente nelle abitazioni di chi che ne aveva fatto richiesta per tempo».
Ecco, signor direttore, adesso questo centro, che è un vero inno alla solidarietà, dovrà chiudere. Il sindaco dice che tutto è in condizioni fatiscenti. Ma il capannone di don Barbesta nel corso di questi anni si è trasformato in un vero centroservizi per i più poveri, ossia per gli immigrati del nostro territorio. Signor sindaco, a noi questa sua solerzia puzza tanto di volontà di penalizzare gli immigrati.

La seconda lettera è di Maria Negrini.
Signor sindaco, trovi prima un’alternativa.

Signor sindaco di Casalpusterlengo, prima di dare il benservito alle attività di don Peppino Barbesta e di mettere i sigilli a una realtà come il capannone di Zorlesco, occorre che Lei faccia una cosa importante: si dia da fare e cerchi qualcosa di similare. Occorre che l’amministrazione comunale di Casalpusterlengo trovi un’alternativa.
Mi hanno detto che Comunione e Liberazione, in blocco, ha votato per l’attuale coalizione che governa la città di Casalpusterlengo. Perché adesso i ciellini supinamente permettono la chiusura del centro dei Lavoratori Credenti? Non è importante che anch’essi facciano sentire la propria voce a difesa di don Peppino Barbesta e della sua encomiabile attività?
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La disattenzione procura guai

Brembio, ciclista travolta in centro: «Quell’incrocio è troppo pericoloso».
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Un altro incidente all’intersezione tra via Monte Grappa e via Gramsci a Brembio. Un’automobile, ieri intorno alle 19, ha investito una ciclista: Teresa D., una signora di 50 anni, ha sbattuto violentemente la testa a terra, escoriandosi vistosamente anche una gamba. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri di Codogno, che hanno ascoltato parecchi testimoni, l’automobilista - un ventenne di Voghera alla guida di un’Opel Corsa - nello svoltare a sinistra in via Monte Grappa non si sarebbe accorto della presenza della ciclista che procedeva accanto al marciapiede per immettersi in via Gramsci e l’ha travolta. Il giovane è stato il primo a prestare i soccorsi alla donna, che sanguinava vistosamente per un taglio riportato dietro l’orecchio. Con un panno lasciato da una residente di passaggio, ha tamponato le ferite sulle gambe della poveretta. Poi sono giunte altre persone a dare il loro aiuto. Sul posto sono state inviate dal “118” un’ambulanza e l’auto medica, che dopo le cure del caso, hanno trasportato la ciclista al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno. Le sue condizioni non sono apparse preoccupanti. Sul luogo dell’incidente è rimasto il ventenne di Voghera, mentre la bici della ciclista è stata trasportata a casa di un’amica. «Sono molto agitato - ha rivelato l’automobilista -, mi dispiace per quel che è successo. Quando ho girato non ho visto nessuno: poi l’impatto e ho visto a terra la signora». La macchina da lui condotta proveniva da via Gramsci, che è perpendicolare a via Monte Grappa, dove si stava immettendo verso il centro del paese. La ciclista invece proveniva dalla parte opposta di via Monte Grappa e stava girando per andare in via Gramsci. Inevitabile la collisione, con la bici che è stata colpita alla ruota posteriore (aveva i raggi contorti e il parafango spostato) dalla fiancata dell’Opel Corsa. «Ho sentito urlare e la botta così sono corso fuori», racconta un signore che abita proprio all’incrocio. «Qua succedono spesso incidenti è un punto pericoloso», ribadisce un’altro cittadino che arriva poco dopo. Alla fine c’è una piccola folla, davanti alla chiazza di sangue rimasta sull’asfalto, davanti alla quale qualcuno ha messo un secchio d’acqua per evitare che i veicoli ci passassero sopra. Cinquant’anni circa la Teresa D. vive da sola nel paesino lodigiano ma lavora a Secugnago. Aveva preso proprio da pochi giorni la bici nuova: una Atala fiammante. Una bella “due ruote” di cui si vantava, ma che non ci vorrà poi molto per rimettere a posto.
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La tragedia del 22 agosto

Matteo Brunello su Il Cittadino di oggi ci dice della la tragedia del 22 agosto nella ricostruzione degli storici: l’arresto, il pestaggio e l’esecuzione dei cinque partigiani.
Lodi ricorda il sangue dell'agosto '44.
Martiri del Poligono: così la città visse quelle ore di odio e paura.

Rassegna stampa.

«Alle ore 13 dal cancello della caserma di via San Giacomo uscì una corriera colore rosso scuro con a bordo i cinque condannati, i militi del plotone di esecuzione, il parroco della Maddalena don Domenico Saletta. L’automezzo avanzò lentamente, svoltò in via Defendente seguito dagli sguardi angosciati di uomini e donne della città bassa. Poco dopo, sull’assolato spiazzo erboso del Poligono di Tiro, caddero colpiti a morte...». È questa la ricostruzione storica di quel lontano 22 agosto 1944, quando furono fucilati Oreste Garati, Ludovico Guarnieri, Ettore Madè, Franco Moretti e Giancarlo Sabbioni. Sono i martiri del Poligono, un gruppo di partigiani assassinati dai fascisti, dopo l’arresto a cui seguì un vero e proprio pestaggio. L’intera sequenza dei fatti è ripercorsa, in modo dettagliato e con riferimento puntuale alle fonti, nel volume «Guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-45» di Ercole Ongaro (Il Papiro Editrice, 1994).
Tutto si può dire che cominciò con l’azione nei confronti del lodigiano Paolo Baciocchi, considerato uno degli esponenti più dinamici dello squadrismo delle origini. Proprio lui finì nel mirino della brigata partigiana di Garati, altrimenti detto il “Falco rosso”. Attesero Baciocchi vicino alla porta di casa sua, in via Garibaldi, gli spararono due pallottole nel fianco, colpi che risultarono letali. Poi fuggirono e furono inseguiti anche dal commissario prefettizio Sequi, che si beccò anch’egli alcuni colpi di rivoltella. Da quel episodio iniziarono le ricerche dei colpevoli, con diversi rastrellamenti. E la svolta arrivò qualche tempo dopo, quando un informatore aveva avvertito la guardia nazionale repubblicana che nel bosco sulla riva sinistra dell’Adda si nascondeva una banda partigiana. Era il gruppo di Garati e compagni, molti dei quali furono presi e condotti nella caserma di via San Giacomo per gli interrogatori. E qui affiorarono le prime ammissioni. Quindi le guardie del regime si recarono a casa di Garati in via Fissiraga e prelevarono più tardi anche Franco Moretti e Giancarlo Sabbioni, mentre erano seduti a tavola per cena, in via Oldrado da Ponte. Poi venne deciso che il gruppo di coloro che furono ritenuti responsabili doveva venir fucilato. Siamo al 22 agosto 1944 e come spiega Ongaro, nelle «prime ore del mattino in tutta Lodi - in particolare nei quartieri della città bassa (...) - erano andate crescendo inquietudine e angoscia per la sorte degli arrestati, erano infatti circolate le voci sulla violenza degli interrogatori e sulla probabile fucilazione». E infine, aspetto ancor più tremendo, i corpi dei fucilati furono posti dalle stesse mani che li avevano uccisi in casse da morto e «solo al mattino seguente i parenti ottennero di schiodare le bare per vedere le salme e farle oggetto di gesti di estrema pietà e saluto, essendo stati proibiti i funerali: rimasero agghiacciati allo scoprirle tanto martoriate».
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Andiamoci piano

Cavenago - Il presidente Pietro Foroni: «La quantità dei rifiuti smaltiti sarà decisa in base all’esigenza del territorio».
«Discarica, l’ampliamento è solo un’ipotesi».
La Provincia coinvolgerà nella discussione anche il comune di San Martino.

Rassegna stampa - Greta Boni, Il Cittadino di oggi.

Cavenago - Il presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni, ci tiene a puntualizzare che «l’ampliamento della discarica di Cavenago è solamente un’ipotesi». Tutto deve ancora essere deciso e nella discussione sarà coinvolto anche il Comune di San Martino. Il sindaco, Luca Marini, ha inviato nei giorni scorsi una lettera a palazzo San Cristoforo per lamentarsi dei disagi causati in tutti questi anni dall’impianto. Il primo cittadino sottolineava, inoltre, il mancato coinvolgimento della sua amministrazione nel dibattito che si era sollevato sull’argomento. A questo proposito si è tenuta anche una conferenza dei servizi, terminata con la decisione di attendere il nuovo progetto di Ecoadda, la società che gestisce la discarica: il gruppo che fa capo alla Waste Italia realizzerà una nuova proposta prendendo in considerazione le osservazioni mosse dagli enti locali. Il primo cittadino sanmartinese ha recentemente ricordato che la discarica si trova sul territorio di Cavenago, ma confina con il territorio da lui amministrato. Inoltre, ha ribadito che ogni giorno decine di mezzi pesanti si dirigono verso l’impianto di stoccaggio e gli odori arrivano fino alle vicine cascine e agli insediamenti produttivi.
«Prenderò subito contatto con il sindaco di San Martino - promette Foroni -, nel caso in cui si decidesse di ampliare l’insediamento è chiaro che il comune di San Martino non potrà restare fuori dalla partita, ferma restando l’autonomia della Provincia in tema di smaltimento rifiuti. Tuttavia lo ribadisco, si tratta di un’ipotesi, non vorrei che ci si lasciasse prendere da una sorta di “sindrome di Senna” che porti poi ad azioni irrazionali». Il presidente fa riferimento alla questione - ancora tutta aperta - della discarica di Senna, la società Cre ha presentato la richiesta per realizzare un impianto che il territorio non vuole ospitare. Da questo punto di vista, per alcuni il progetto di allargamento dell’impianto di Cavenago potrebbe costituire un’arma di difesa in più. Ecoadda aveva inizialmente ipotizzato un ampliamento di circa 600mila metri cubi, ora potrebbe prevedere un incremento dei volumi fino a un milione. Foroni interviene anche a questo proposito: «Bisogna verificare la situazione nei dettagli - spiega -, in ogni caso l’ampliamento dovrà essere necessariamente legato alle reali esigenze del territorio, i quantitativi dipenderanno dalle vere necessità del Lodigiano».
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A Somaglia nascerà un plis della Guardalobbia

Sulla Guardalobbia nascerà un parco grazie ai soldi dell’A1.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Arrivano 50mila euro di finanziamento direttamente dall’Autostrada del Sole per la creazione di un nuovo parco pubblico sovracomunale lungo il percorso della roggia Guardalobbia. Si tratta di un finanziamento a fronte di una convenzione tra il comune di Somaglia e la A1 per il nulla osta all’ampliamento del parcheggio di un’area di servizio autostradale e di fatto costituisce il primo passo economico per questo nuovo progetto ecologico-ambientale dell’amministrazione comunale del sindaco Pier Giuseppe Medaglia. «Uno degli elementi che caratterizzano il piano di governo del territorio municipale - spiega il primo cittadino- è la tutela delle risorse ambientali e paesistiche. Somaglia e i suoi 3.400 cittadini hanno a disposizione 300mila metri quadri di verde attrezzato. Tra le molteplici previsioni contenute nei diversi strumenti che compongono il Pgt, alcune sono orientate a continuare le azioni di tutela già avviate nel corso degli ultimi anni, come l’ampliamento del parco del Brembiolo e il nuovo parco della Guardalobbia. Il parco locale di interesse sovracomunale (Plis) del Brembiolo comprende i territori al confine tra Casalpusterlengo, Somaglia e Fombio. Il Pgt - continua Medaglia - propone di ampliare gli attuali confini per estendere il parco verso sud, verso Guardamiglio, il canale Ancona e il Po, coerentemente con la volontà di tutelare sempre più attentamente la riserva delle Monticchie, centro del sistema naturalistico. Per quanto riguarda il corso della roggia Guardalobbia, il piano propone la perimetrazione di un nuovo parco di interesse sovracomunale, almeno per quanto riguarda il territorio comunale di Somaglia. Il parco si estenderà da nord a sud, comprendendo i margini est di San Martino e richiederà il coinvolgimento del comune di Senna Lodigiana per garantire la continuità fino alle aree intorno al Mulino San Maurizio e da qui fino all’Ancona». Sempre in campo ecologico-ambientale il nuovo Pgt evidenzia in modo concreto la volontà dell’amministrazione comunale somagliese di garantire l’identità dei luoghi che hanno costruito la comunità: i principali nuclei di aggregazione urbana e gli insediamenti rurali.
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Problemi tecnici o razzismo della Lega?

Ad Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi il fondatore don Barbesta svela i retroscena della vicenda dello sgombero del magazzino di Zorlesco: «Con il comune nessuno scontro». Ma l’opposizione protesta.
Lavoratori credenti, si cerca una soluzione.
Nuova sede nella Bassa per il centro di solidarietà dopo lo sfratto.

Rassegna stampa.

«L’addio al deposito di Zorlesco è un percorso concordato con l’amministrazione comunale, perché non si può rischiare la salute e la sicurezza. Al tempo stesso siamo decisissimi a mantenere il servizio nella Bassa, e per questo ogni aiuto è sempre ben accetto». A parlare così è don Peppino Barbesta, presidente dei Lavoratori Credenti, interpellato per un commento sulla notizia della chiusura entro dicembre del centro di solidarietà di Zorlesco, dove ogni settimana sono distribuiti ai poveri, perlopiù stranieri, mobili e arredamento usati raccolti in giro per tutto il nord Italia. Il centro, situato nel perimetro della piattaforma ecologica di Zorlesco, effettua oltre 2 mila consegne in un anno soprattutto a stranieri provenienti da tutta la Lombardia.
La nuova amministrazione di centrodestra ai primi di luglio aveva segnalato all’associazione le gravi carenze strutturali del capannone, di proprietà comunale, dove i Lavoratori Credenti tengono questo servizio da oltre 15 anni. Tetto in ondulina d’amianto, perdipiù con alcuni buchi, mancanza di ogni dotazione antincendio, delle porte tagliafuoco e delle uscite d’emergenza, assenza del collegamento all’impianto elettrico sono i principali rilievi. «Quando l’amministrazione ce l’ha fatto presente, abbiamo subito concordato che non ci sono le condizioni di sicurezza adatte al servizio - spiega don Barbesta -. L’assessore Luca Peviani, che ha seguito la vicenda, si è dimostrato molto disponibile, e per questo abbiamo concordato un’uscita con dei tempi adatti a trovare una nuova sistemazione».
La riqualificazione del capannone, e in particolare la rimozione dell’eternit dal tetto, avrebbe avuto un costo di circa 170 mila euro secondo le stime che gli amministratori hanno comunicato all’associazione. «Di fronte a queste cifre siamo tutti d’accordo che vale la pena trovare un’altra soluzione, sempre restando a operare nella Bassa Lodigiana - continua don Barbesta -. Dopo le ferie estive potremmo avere qualche novità. In particolare esiste l’ipotesi di utilizzare un deposito a Codogno insieme alla Caritas diocesana, ma ci sono anche altre possibilità. Di sicuro vogliamo continuare a mantenere il servizio per i più poveri, e per questo sarà ben accetto qualsiasi aiuto proveniente anche dalle amministrazioni comunali». Dalla ricostruzione di don Peppino Barbesta sarebbe esclusa quindi una scelta politica da parte dell’amministrazione, «con la quale i rapporti sono cordiali» come dice il prelato. Secondo alcune voci di paese non confermate, una volontà politica dietro la chiusura ci sarebbe comunque, ma l’ufficialità parla soltanto di problemi tecnici. «Ma se si vuole essere rigorosi rispetto alla sicurezza del capannone di Zorlesco, allora bisognerebbe esserlo con tutte le situazioni, anche dei privati - dice un ex amministratore in un commento non ufficiale -. Di questo passo, puntando sui divieti e le negazioni invece che cercando soluzioni, a Casale annulleremo ogni tipo di vita sociale da quella impegnata a quella aggregativa». Gli stessi residenti di Zorlesco poi, aldilà di qualche lamentela, non hanno mai avuto problemi particolari. Il disagio degli abitanti è limitato alla presenza degli stranieri il sabato mattina, giorno di consegne: molti extracomunitari arrivano fin dalle 7 per prendere posto, si mettono sotto le finestre delle case a parlare e fumare, qualcuno maleducato urina negli angoli del muro. Episodi gravi però non si sono mai registrati. Così, una valutazione tutta negativa della vicenda arriva da Leopoldo Cattaneo, del Partito Comunista dei Lavoratori. «Possono anche aver concordato l’addio, ma resta la chiusura di un importante servizio d’accoglienza: l’amministrazione poteva trovare un’altra sede o sistemare l’esistente. In realtà si vuole colpire il mondo dell’immigrazione, e lo si fa adducendo pretesti tecnici per nascondere la politica razzista della Lega».
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Codogno multietnica

Gli stranieri sono già 1500: boom di romeni e marocchini.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Codogno città multietnica. Nella realtà codognina gli stranieri regolarmente registrati sono ben 1500. Il 10 per cento dei 15.640 abitanti attualmente iscritti all’anagrafe, fra cui spicca un’altissima presenza di residenti marocchini (267 unità), romeni (220) e albanesi (189). Ma gli immigrati codognini giungono davvero da ogni parte del mondo. Dal continente nero, in particolare, sono i nigeriani (19), i togolesi (23) i bengalesi (42), gli ecuadoregni (65), i tunisini (38), gli egiziani (96) ed infine i senegalesi (57) a fare la parte dei leoni. Altrettanti però sono gli stranieri di provenienza asiatica. «Gli indiani sono 47 - relazionano dagli uffici - i pakistani 22, gli ucraini 21». A sorpresa però i cinesi registrati sono soltanto 11. In tanti poi a Codogno approdano dall’Europa dell’est mentre dalle Americhe sono partiti in 49 dal Perù, in 65 dal Brasile e in 2 dagli Stati Uniti. Un dato interessante, quello relativo agli Usa, soprattutto se sommato ai numerosi rappresentanti dei cosiddetti “paesi ricchi” presenti sul suolo codognino tra cui un irlandese, due austriaci, quattro francesi, un australiano, tre inglesi, diciotto spagnoli, due greci, un finlandese, quattro olandesi e tre russi. Ma ancora: Gambia, Turchia, Uruguay, Repubblica Dominicana, Bosnia, Sri Lanka, Kenya, Nepal, Guatemala, Algeria, Angola, Argentina, Tailandia, Burkina faso, Camerun e persino Isole Marshall. A Codogno la varietà di cultura e tradizioni è davvero vastissima.
«Non esistono zone franche però», afferma chiaro il sindaco Dossena che in merito alla politica di integrazione e controllo attuata dalla sua giunta non ha alcun dubbio: «Rivitalizzando il centro con un’illuminazione nuova e con lavori necessari, abbiamo spinto gli italiani ad investire sull’area centrale dove i codognini restano - spiega Dossena - evitando così che in piazza, come in città, ci fossero all’apparenza soltanto stranieri». Secondo il primo cittadino infatti, gli stranieri a Codogno non sono molti meno che in altri comuni, ma il fatto che in centro gli autoctoni continuino a vivere quotidianamente la comunità rende la percezione dello straniero più votata all’integrazione e meno alla “sopportazione”. «Chi è regolare, lavora, produce è soltanto ben accetto» precisa Dossena, che ricorda: «Tener conto della percezione di insicurezza dei cittadini è necessario però, perché riguarda una percezione che è reale».
«Non ci sono zone pericolose qui - ha commentato Francesco, codognino di 29 anni - ma se ci fossero più controlli forse ci sarebbero meno persone in giro tutto il giorno senza far nulla». «Personalmente non credo che a Codogno gli stranieri creino particolari problemi - ha precisato Paolo, 25enne codognino - anche se diversamente dagli altri anni, dove in centro non si vedevano mai, adesso, verso le 20 nel parco Cairoli si ritrovano in molti». «Nella zona di via Pascoli e limitrofi gli stranieri di origine araba sono piuttosto numerosi - ha dichiarato Mario, 40 anni - ma parlare di zone franche mi sembra davvero eccessivo».
Rivitalizzazione del centro, controlli costanti e tanta disciplina: ecco dunque la ricetta messa in atto in questi anni dalla giunta Dossena, che per il momento sembra funzionare.
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