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lunedì 17 agosto 2009

I solidi scogli dell'idiozia

Riprendiamo da l'Unità.it di oggi questo articolo di Luca Del Fra, perché è un buon esempio di come si possa girare attorno ad una questione senza dire o esprimere i motivi veri della propria contrarietà. La si butta in musica usando anche argomentazioni che dimenticano ciò che il coro ha significato nella storia risorgimentale. L'opera infatti è stata spesso letta come l'opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Questo tipo di lettura è incentrata soprattutto sul famosissimo coro intonato appunto dal popolo ebreo.
Un lamento sottovoce alle Olimpiadi?
Rassegna stampa.

Recentemente rilanciato dalla Lega, l'ultra cinquantennale tentativo di far assurgere “Va pensiero” di Giuseppe Verdi a inno nazionale è sempre naufragato su solidi scogli. Si tratta di motivazioni non prive di fondamento, che magari possono sfuggire perché di natura anche musicale.
Si tratta infatti di un coro, definito da Gioachino Rossini «una grande aria cantata da soprani, contralti, tenori, bassi», estratto dalla terza opera scritta da Verdi, “Nabucco” o più esattamente “Nabucodonosor”. Il libretto di Temistocle Solera narra il dramma degli ebrei ridotti in schiavitù nell'«Assiria» di Nabucco. “Va, Pensiero” è posizionato alla fine della terza parte dell'opera: in scena ci sono gli ebrei che saputa la loro condanna allo sterminio da parte degli assiri, intonano una sommessa e disperata preghiera a Dio.
Già il fatto di adottare un brano dove protagonisti non sono gli italiani ma un altro popolo sarebbe un unicum negli inni nazionali, senza considerare che il Dio a cui si rivolgono gli ebrei non è quello cattolico e la cosa dovrebbe suscitare la sensibilità di molti nel nostro paese.
In secondo luogo, non bisogna dimenticare che si tratta di una preghiera in forma di lamento: le ultime parole di gente sconfitta e condannata a morte, dunque non certo auspice di quelle glorie nazionali che, con più o meno retorica e talvolta tronfia, ogni inno nazionale contiene.
Fatte queste premesse, si può arrivare alle ragioni più squisitamente musicali: Verdi nel mettere in musica questa preghiera scelse giustamente un tono sommesso. Circa il 70 % di questo coro è sottovoce, il resto ha vertiginosi scarti dinamica tra piano e mezzo forte (“O mia patria si bella e perduta”), l'unica parte da intonare veramente forte corrisponde alle parole “L'arpa d'or dei fatidici vati”, poi un brusco ripiegamento in piano. E così via. Ora si può solo immaginare di eseguire un inno simile in uno stadio pieno di tifosi ululanti? Oppure durante una sfilata con mezzi motorizzati? Il rumore lo sommergerebbe.
Certo si potrebbe studiare un nuovo arrangiamento più pompato ma, come è successo per l'ultimo movimento della Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven per l'inno europeo, rovinerebbe definitivamente questo pezzo straordinario che deve molto del suo fascino al tono sommesso, come dimostrano ancora le registrazioni effettuate da Giuseppe Sinopoli, che queste dinamiche esaltava fino a esasperarle. Qualcuno ha anche osservato che non sarebbe dignitoso prendere un brano d'opera come inno nazionale, ma questa motivazione non regge . Viste le ultime polemiche sull'inno nazionale, il nostro resta un paese da operetta, e un brano d'opera sarebbe persino un progresso.
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Telecom birichina

Riprendiamo da Repubblica.it di oggi l'articolo che segue, interessante anche per alcune informazioni che contiene.
Le sanzioni sono due, e ammontano in totale a 600.000.
L'operatore impedirebbe con l'ostruzionismo il cambio di operatore. L'Antitrust multa Telecom Italia. "Ostacola passaggio ai concorrenti"Sanzioni per pratiche commerciali scorrette anche a Tele2 e a Sky.

Rassegna stampa.

Telecom Italia è stata multata dall'Antitrust per un totale di 600.000 euro per i disservizi "connessi al passaggio dell'utenza telefonica fissa di singoli consumatori ad altro operatore concorrente" e per "pratiche commerciali scorrette" finalizzate al mantenimento del cliente che aveva manifestato l'intenzione di cambiare operatore. Le sanzioni sono due, la prima da 320.000 e la seconda da 280.000 euro.
La notizia è stata diffusa dalla stessa Antitrust, nell'ultimo Bollettino. "Telecom non avrebbe consentito a diversi consumatori che avevano espresso la volontà di migrare verso un altro operatore di telefonia fissa di esercitare il diritto di recesso o avrebbe ritardato l'esercizio di tale diritto attraverso una serie di comportamenti ostruzionistici", si legge nel Bollettino.
Nel secondo caso, spiega l'Autorità, l'azienda ha adottato una pratica commerciale "finalizzata al mantenimento dei clienti che abbiano manifestato l'intenzione di cambiare operatore, avendo avviato procedure per il trasferimento del proprio numero di utenza mobile verso un concorrente". Tale pratica, giudicata "scorretta" dall'Autorità, aveva dato luogo all'irrogazione di una sanzione amministrativa che ammontava inizialmente a 340.000 euro, e che è poi stata ridotta a 280.000.
L'Antitrust ha infatti riconosciuto che Telecom Italia "ha spontaneamente adottato misure volte a migliorare significativamente l'informativa nei confronti dei clienti e ha tenuto un comportamento ampiamente collaborativo".
Nello stesso Bollettino l'Antitrust ha annunciato l'applicazione di sanzioni nei confronti di Sky Tv e Tele2. Nel primo caso si tratta di una multa da 195.000 euro per una "pratica commerciale scorretta", consistente nella diffusione di uno spot pubblicitario per l'offerta "Christmas Box - tutto Sky a soli 45 euro per tre mesi senza impegno".
Un'indicazione che "avrebbe potuto trarre in inganno il consumatore medio sulle condizioni economiche applicate durante l'offerta e dopo i tre mesi della promozione", indica l'Antritrust nella delibera pubblicata oggi sul bollettino ufficiale dell'Autorità. Questo "attraverso informazioni fuorvianti ed equivoche, omettendo o non fornendo con evidenza grafica adeguata informazioni rilevanti" come "il costo mensile a scadenza della promozione e l'esistenza di costi di attivazione e disattivazione". in contraddizione quindi con l'indicazione "senza impegno".
Multa da 50.000 euro infine per Tele2, ancora una volta per pratiche commerciali scorrette. All'operatore di telefonia fissa, acquistato a fine 2007 da Vodafone Italia, viene contestato il mancato rispetto di una precedente delibera con cui a dicembre 2008 la stessa Antitrust ha rilevato la mancanza di adeguate informazioni sul sito internet relative alla "presenza di sistemi di filtraggio su linee Adsl nell'erogazione dei relativi servizi" Internet.
Una circostanza che, secondo l'Antitrust, è "idonea ad indurre in errore i consumatori che si sarebbero potuti orientare verso altre offerte presenti sul mercato se avessero avuto la consapevolezza di non poter usufruire, per la presenza di sistemi di filtraggio, in determinate fasce orarie ed aree geografiche, di alcuni servizi dati che per loro natura richiedono una più ampia disponibilità di banda".
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Politica a livello Pazzaglia

Nello Zelig della politica la Lega tiene banco.
Dalle agenzie - Agi, Asca.

L'inno? Forzature dei giornali? così dice Bossi. "Per non parlare dei salari, delle gabbie salariali e della necessità di aumentare i salari si sono inventati che la Lega è contro l'inno italiano. Invece noi siamo per aumentare i salari e chiediamo i salari su base territoriale legandoli al costo della vita", così Umberto Bossi ai microfoni di Sky Tg24 il giorno dopo la tradizionale festa della Lega Nord a Ponte di Legno. "I giornali d'estate non vendono per questo fanno qualche forzatura" - ha detto il leader leghista, che spiega: "Ho detto che ero commosso per il fatto che i padani conoscessero benissimo l'inno della Padania Va pensiero. Da lì uno può fare della dietrologia: se cantano Va pensiero sono contro Fratelli d'Italia ma non è così".
Ma aumentare i salari? La Lega ci crede veramente? si chiede Damiano. "Caro Bossi per aumentare i salari vorrei fornire qualche modesto consiglio. Noi siamo d'accordo su una affermazione: le retribuzioni in Italia sono troppo basse. Il calo dei consumi dell'1,9, denunciato da Confcommercio, è la dimostrazione che le famiglie italiane stentano ad arrivare a fine mese. Per aumentare il potere di acquisto delle retribuzioni e, aggiungiamo, anche delle pensioni, la Lega dovrebbe costringere il governo, di cui detiene la golden share, a convocare un tavolo di concertazione a settembre", così in una nota Cesare Damiano, responsabile lavoro del Pd. "L'obiettivo - aggiunge - deve essere quello di diminuire la pressione fiscale sulle retribuzioni fino a 30mila euro annuali, estendere la contrattazione decentrata con incentivi a vantaggio delle aziende e dei territori che contrattano il salario di produttività. Inoltre - prosegue - estendere la 14esima a vantaggio dei pensionati, misura introdotta dal Governo Prodi, comprendendo gli assegni mensili fino a 1200 euro. In questo modo il potere di acquisto delle famiglie potrà migliorare dando slancio ai consumi e alla crescita e le differenze salariali che tanto stanno a cuore alla Lega andranno a vantaggio delle realtà locali che ottengono una crescita reale di produttività. Spero che Bossi - conclude - avverta realmente questa emergenza, altrimenti le sue sono solo parole al vento".
Intanto c'è chi dichiara guerra al secessionista. "Se Bossi insiste con la cancellazione dell'Inno di Mameli e la divisione dell'Italia come presidente di Io Sud lancio l'appello a tutti i meridionali (quelli che vivono al Sud, ma anche a quanti vivono nel resto d'Italia) a non acquistare prodotti della Padania fino a quando non tornerà la ragionevolezza e quindi un'Italia federale all'interno di una Nazione unitaria". Lo chiede la senatrice Adriana Poli Bortone, presidente del movimento Io Sud, dopo le recenti proposte della Lega.
Famiglia Cristiana all'attacco della Lega sulla questione sicurezza. "La legge sulla sicurezza, per le nozze miste sembra scritta da don Rodrigo, ma chiedere a un politico leghista di leggere I promessi sposi del gran lombardo Alessandro Manzoni è chiedere troppo". Famiglia Cristiana torna con questo paragone letterario sul "pacchetto sicurezza". L'editoriale, che cita la "facile profezia" dell'arcivescovo Agostino Marchetto sul "molto dolore" che la legge avrebbe procurato, tira in ballo anche William Shakespeare sottolineando che per "ironia della sorte" i primi fidanzati impediti a sposarsi erano residenti a Verona, la città di Romeo e Giulietta (ma non ricorda che a negare a questa coppia il lieto fine raggiunto invece da Renzo e Lucia fu l'aver seguito i consigli di un religioso). Per Famiglia Cristiana, comunque, la Legge Maroni "sarà probabilmente spazzata via da una sentenza della Consulta non appena qualcuno la impugnerà. Nel frattempo - scrive il settimanale dei paolini - la Lega avrà già conquistato le poltrone di governatore nelle Regioni del Nord alle amministrative. Che importa - conclude - se si sarà rivelata un'inutile grida? Al massimo qualche centinaio di migliaia di extracomunitari avranno dovuto rinunciare al loro sogno di sposarsi e metter su famiglia".
Tolto questo amaro commento finale, il resto è caldo d'agosto tanto che la grande notizia è che a tifare per la sua squadra questa sera ci dovrebbe essere anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che secondo quanto si apprende ha interrotto il soggiorno a Villa Certosa per partecipare, come da tradizione, all'annuale appuntamento per il trofeo Luigi Berlusconi.
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Tagliare la testa a Bossi? Qualcuno ci ha pensato

"Fateci ritrovare la testa in maniera che la statua possa essere restaurata". È l'appello di Franco Besco, segretario della Lega di Recoaro, in provincia di Vicenza. La testa è quella della statua di Umberto Bossi, all'Hotel Augusteo, alla quale era già stato tolto un braccio. Azione politica o bravata? Stanno indagando i carabinieri. "Non ci sono parole per commentare una simile azione - commenta il senatore Paolo Franco -. Spero che questi soggetti la mattina per svegliarsi comincino a martellare la propria testa".
Nel Pdl tutti contro Bossi, rispunta la "tentazione" per Casini.
Dalle agenzie - Asca.

Rischia di agevolare il ravvicinamento del Popolo della Libertà all'Unione di centro di Pier Ferdinando Casini la nuova "uscita" del leader della Lega Nord, Umberto Bossi, contro l'inno di Mameli. Ravvicinamento, che lo stesso Bossi vede come il fumo negli occhi e che invece larghi spezzoni del partito di Berlusconi considerano ormai, insieme ai maggiorenti dell'Udc, inevitabile a partire dalle Regionali del 2010.
Dopo le gabbie salariali, il tricolore e i dialetti, nel tradizionale appuntamento di mezza estate a Ponte di Legno, è stata la volta dell'inno di Mameli: non rappresenta i popoli padani e poi "gli italiani ne hanno piene le scatole", ha detto il senatur, adottiamo piuttosto, questa la sua proposta, il "Va' Pensiero". Un ritorno di fiamma, questo della Lega, che già in passato aveva promosso l'aria di Giuseppe Verdi come inno naturale della Padania visto che "Fratelli d'Italia" "nessuno lo conosce".
Contro la proposta di Bossi, tornato ieri anche sui "salari territorializzati", versione in salsa leghista delle gabbie salariali, e sull'insegnamento obbligatorio dei dialetti nelle scuole, si è schierata tutta l'opposizione che accusa il governo di essere "ostaggio della Lega" e, fatto inedito, molti esponenti della maggioranza.
Dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, all'esponente aennino del Pdl Adolfo Urso (fedelissimo del presidente della Camera Gianfranco Fini), fino al vicepresidente del gruppo alla Camera Italo Bocchino, il Pdl è in allarme perché, per dirla con Bondi la Lega "sta indebolendo un serio programma di governo". Ecco allora l'idea di rispolverare seriamente l'alleanza coi centristi di Casini. Sono giorni che se ne parla (è sottotraccia dalla nascita di questo governo), ma la nuova intesa potrebbe essere molto vicina alla concretizzazione. Intesa cui l'Udc non direbbe di no, almeno a sentire quanto dichiara, ancora oggi, il suo presidente, Rocco Buttiglione che, in un'intervista a Libero, lancia il sasso: "dalla Puglia in su, siamo pronti ad allearci" col Pdl purché strappi "dalle mani della Lega le chiavi del centrodestra".


"Fa tristezza sentire certe frasi che mettono in cattiva luce l'Italia mentre ripenso a quanti sforzi abbiamo fatto per il Paese". Così, l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in un'intervista a Repubblica, commenta la proposta del leader della Lega Nord e ministro delle Riforme, Umberto Bossi di adottare il "Va' pensiero" come inno nazionale. "Non voglio fare polemica - dice Ciampi - perché tra me e la Lega c'è un'enorme distanza ma non posso nascondere il mio disagio. Anche perché sono manifestazioni che vengono da personaggi che rappresentano le istituzioni. Purtroppo c'è un decadimento dei valori fondamentali dell'individuo e delle istituzioni. Ma io sono convinto che alla fine i valori fondamentali del nostro paese riemergeranno. Ho fiducia nelle nuove generalzioni. C'è un'elite solida di 20-40enni che è pronta a prendere la guida del paese e a dargli un nuovo impulso". Se pure ammette che "non c'è dubbio" che le esternazioni della Lega (comprese quelle su dialetti e gabbie salariali) sono legittimate dall'"investitura popolare" del governo, l'ex Capo dello Stato sottolinea che "questo non mi impedisce di dire che c'è un sentimento diffuso di amarezza per questo modo di intendere la funzione di governo". "Sarebbe meglio che mi imponessi di non parlare perché l'amarezza è troppo grande", ma "mi sento di affermare che i valori fondamentali della nostra nazione terranno".
"La questione non è Mameli o Verdi, la boutade di Bossi rientra nella pericolosa predicazione civile dei cattivi maestri che vogliono disgregare il tessuto identitario del Paese". Lo dice il leader dell'Unione di centro, Pier Ferdinando Casini in un'intervista alla Stampa. "Non è più - continua Casini - la critica alla retorica dell'unità d'Italia, bensì una strategia per minare i costumi, le tradizioni, le basi della comunità nazionale. Ormai serve un'immediata e forte risposta politica perché siamo di fronte a un'emergenza pari per gravità a quella economica". Per il leader dell'Udc inoltre "identità cristiana e comunità nazionale corrispondono perfettamente, quindi è decisivo che la Chiesa si faccia garante contro i tentativi di disgregare il nostro tessuto di Paese. Senza negare la laicità dello Stato e il diritto di avere fedi o opinioni diverse, c'è una radice cristiana nella nostra identità nazionale". E, poiché "Bossi in questo momento ha carta bianca", serve "il coraggio politico di dire 'no' alla Lega, a un finto federalismo e a provvedimenti ingiusti come i salari territorializzati e lo studio obbligatorio dei dialetti. Finora alla Lega è stata concessa la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo. Adesso, anche nella maggioranza, si vedrà quanti avranno la schiena dritta davanti a Bossi come l'abbiamo avuta noi dell'Udc, davanti a ipotesi di alleanze per le elezioni regionali del prossimo anno".
"Non si può accettare che un ministro della Repubblica metta in discussione il tricolore". Lo ha detto venerdì il senatore dell'Udc Savino Pezzotta a CortinaIncontra. Commentando poi gli articoli in dialetto lombardo che la Padania ha pubblicato sabato, Pezzotta ha detto che "non esiste", perché "il dialetto che io parlo a Bergamo non è lo stesso che si parla a Milano". Finalmente uno che se ne è accorto!
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A scuola di ronde

Moratti apre la scuola delle ronde.
Lezioni gratuite per i volontari arruolati da Palazzo Marino De Corato: "Così avremo garanzie".
Rassegna stampa - Oriana Liso, La Repubblica edizione di Milano, di oggi.

A scuola di ronde, nelle sedi della polizia locale. L´idea è partita dal sindaco Letizia Moratti, che l´ha proposta al ministro dell´Interno: una possibilità che Maroni ha apprezzato, assicura il sindaco. Per diventare operativa ci vorrà qualche mese, anche se già ai primi di settembre, al ritorno dalle vacanze, inizieranno gli incontri tra Comune, prefettura e comando dei vigili per capire come e dove organizzare le lezioni per i cittadini che diventeranno "volontari per la sicurezza".
«Abbiamo pensato, e ne abbiamo anche parlato con il ministro che è d´accordo, di dare la possibilità a chi lo volesse di fare corsi di formazione presso la nostra polizia locale», ha spiegato il sindaco a margine del pranzo per i millecinquecento anziani organizzato a Ferragosto. «Con il prefetto - ha aggiunto - valuteremo anche come dare piena attuazione al regolamento», riferendosi alle norme applicative della nuova legge sulla sicurezza, che comprendono anche la norma transitoria che ha permesso di lasciare in servizio fino all´anno prossimo i volontari dei City angels e dei poliziotti in pensione. E proprio Mario Furlan, fondatore dei City angels - che ieri hanno organizzato il tradizionale pranzo per cento clochard - ha precisato: «Grazie a quella deroga trenta City angels, operatori selezionati soprattutto tra i nostri iscritti stranieri, potranno indossare la pettorina e scendere in strada in qualità di "ronde ufficiali", mentre gli altri cento volontari con la maglia rossa e il basco blu potranno continuare il lavoro di assistenza sul territorio alle fasce disagiate della popolazione».
Potrebbe esserci anche Furlan tra i docenti dei corsi che verranno organizzati nei prossimi mesi dagli uffici di piazza Beccaria. La sede potrebbe essere la scuola del corpo dei vigili di via Boeri, come ipotizzato dal vicesindaco Riccardo De Corato qualche giorno fa. «Una proposta - spiegava De Corato - che darebbe maggiori garanzie rispetto all´impiego di palestre o presunte scuole di arti marziali, non certo in linea con quanto prevede la legge sulla sicurezza». Il riferimento era soprattutto al Centro studi sicurezza, l´associazione che ha annunciato la prima "scuola di ronde" a Milano, a cui si sono pre-iscritte già cinquanta persone, con sede al Palaiseo.
Insomma, i corsi fatti direttamente nelle scuole dei vigili servirebbero anche a evitare il fiorire di scuole improvvisate con altrettanto improvvisati partecipanti (e del resto un altro dei cavalli di battaglia del vicesindaco è la richiesta di sottoporre i volontari a test psico-attitudinali obbligatori). Un esempio, per i corsi ufficiali, viene proprio da quelli che già da anni fanno i volontari dei City angels. «Le nostre lezioni durano tre mesi e si svolgono due volte a settimana, con insegnamenti di tecniche di squadra, pronto soccorso, autodifesa, lezioni tenute da psicologi, avvocati, vigili, esperti di tossicodipendenze e di diritti degli animali», spiega Furlan, precisando: «Chi parteciperà alle ronde, ovviamente, non avrà tutti i compiti che hanno i nostri volontari». Intanto nelle prossime settimane c´è già un appuntamento fissato tra il vicesindaco e la sezione di Magenta dell´associazione Carabinieri in congedo: anche loro vorrebbero diventare rondisti.
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Il Pdl non è un partito (ancora), parola di Formigoni

Regionali: Formigoni, ricandidato? Scommetto anche un milione.
Dalle agenzie - Agi.

"Un euro o un mi­lione, si accettano scommesse". Roberto Formigoni è sicuro: il can­didato alla corsa per la presidenza della Regione Lombardia sarà an­cora lui. Lo afferma lo stesso governatore in una intervista al Corriere della Sera. Quanto alle dichiarazioni del leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che nei giorni scorsi aveva detto: "Fino all'ultimo, noi l'ok non lo diamo", Formigoni spiega: "Il leader leghista si conferma un politico fine e un abilissimo negoziatore. An­che questa volta ha detto tutto quello che dal suo punto di vista era giusto dire". Sulla candidatura per la presidenza della Regione Lombardia alle elezioni del prossimo anno "Non ci sono dubbi - prosegue Formigoni - le scom­messe sono aperte. Il patto siglato con Silvio Berlusconi non è mini­mamente in discussione". "Si voterà per 13 Re­gioni a statuto ordinario" ragio­na Formigoni. "Il Pdl ha 3 o 4 volte i voti della Lega. Al Carroccio potrebbe­ro così andare tre candidature, considerando anche che la Lega non è più solo un partito del Nord. Saranno Bossi e Berlusconi comunque a scegliere Regione per Regione le personalità migliori". Quanto al Pdl, l'autunno, sostiene il presidente lombardo, dovrà invece essere il tempo della costruzione del partito. "Il Pdl ha la fortuna di avere un leader stra­ordinario come Silvio Berlusconi. Ma la sfida, oggi, è costruire un partito vero, con la militanza e la partecipazione. Non un partito pe­sante, ma un partito sì".

Nel 2010 solo una lieve ripresa dei consumi

Pil: Confcommercio, -4, 8% nel 2009; -1, 9% i consumi.
Dalle agenzie - Agi.

Nel 2009 il Pil dovrebbe registrare una flessione del 4,8% e una contrazione dei consumi dell'1,9% mentre per il 2008 calano i consumi delle famiglie (-1%) con una accentuata flessione per auto e moto (-15,1%), servizi di trasporto (-7,4%), elettrodomestici (-7,1%) e alcuni prodotti alimentari tra cui i prodotti ittici (-5,4%); bene, invece, i prodotti per la telefonia (+15,4%), le attrezzature per la casa e il giardino (+14,3%), i tessuti per la casa (+4,7%). Questa la "fotografia" dei consumi delle famiglie italiane tra il 2002 e il 2008 scattata dall'Ufficio Studi Confcommercio e contenuta nel Rapporto sul Terziario 2009. "Negli ultimi sette anni - spiega lo studio - si registra un vero e proprio boom nell'acquisto di telefonini (+189%), un aumento di elettrodomestici bruni (tv, impianti audio, ecc., +50%) e di medicinali e articoli sanitari (+40%); nel comparto vacanze, perde appeal la formula "all inclusive" (-5%); in calo libri e giornali (-9,4% e -11,3%), crescono i servizi ricreativi e culturali (+16,5%); e nella dieta delle famiglie, carne (+7,2%), pane e cereali (+5,7%) sostituiscono il consumo di grassi (-11,9%), pesce (-4,8%); si beve piu' acqua che alcolici e si mangia fuori un po' piu' spesso (+5%). Nella composizione della spesa delle famiglie, cresce l'incidenza delle spese per l'abitazione, che costituiscono ormai quasi il 30% delle spese complessive, e delle spese "obbligate" (energia, affitti, servizi bancari e assicurativi, ecc.), cresciute dal 21,7% del 1970 ad oltre il 36% del 2008. Secondo la Confcommercio, "la crisi mondiale che ha interessato anche l'economia italiana, a partire dalla fine del 2007, ha comportato inevitabili riflessi negativi sui consumi delle famiglie, diminuiti dell'1,0% nel 2008. Il dato si inserisce in un contesto di medio-lungo termine che ha visto, nel periodo 2002-2008, la spesa delle famiglie sul territorio aumentare a tassi molto contenuti (+0,5% la variazione media annua), in linea con la modesta crescita economica del Paese". Per il 2009, essendo stata la crisi piu' profonda e di maggiore durata di quanto ci si aspettava, le previsioni dell'Ufficio Studi di Confcommercio indicano un Pil a -4,8% e consumi a -1,9% con una lieve ripresa nel 2010 e un consolidamento della crescita nel 2011".

Quando la parola d'ordine è parlare d'altro

Giuseppe Foroni, coordinatore provinciale di Sinistra Democratica, interviene sul tema della sicurezza oggi sul quotidiano Il Cittadino con una lettera nella pagina "Lettere & Opinioni".
Federalismo. La cortina fumogena della Lega.
Rassegna stampa.

Credo che il progressivo aumento dell’iniziativa della Lega sia da ascrivere alle progressive difficoltà che la compagine di governo sta vivendo nella gestione operativa delle novità legislative prodotte in questo anno di amministrazione e quasi tutte imposte dalla Lega di Bossi.
L’atto più rilevante è stato l’approvazione del federalismo fiscale con la (sic) astensione delle opposizioni. Un cambiamento fondamentale della struttura pubblica nella gestione delle risorse che i cittadini versano allo stato e che vedrà i suoi effetti tra qualche anno ma ad oggi nessuno sa dire come verranno distribuiti i soldi delle tasse dei contribuenti e quale beneficio questi riceveranno.
Sono convinto valga la pena ricordare che le tasse stanno crescendo, che è in aumento l’evasione fiscale e che i maggiori contribuenti sono lavoratori e pensionati. Siccome il governo non è in grado di garantire che il federalismo servirà a ridurre le tasse ai lavoratori e ai pensionati allora l’idea bossiana è stata quella di alzare uno dopo l’altro argomenti forti che fanno parlare, discutere l’opinione pubblica, una cortina fumogena per parlare d’altro insomma. Una scelta pericolosa perché in campo ci sono argomenti che parlano delle libertà individuali, dell’integrità dello stato, del reddito garantito per i lavoratori e pensionati.
Siamo all’allarme rosso. Troppe sono le questioni che indicano una trasformazione autoritaria delle regole democratiche del nostro paese. La bandiera è l’ultimo segnale ma si è passati appunto dal federalismo, dalla sicurezza, dalle gabbie salariali, dalla giustizia, dalla sanatoria sui capitali esportati illegalmente, dalle scuole, dimenticando la crisi che imperversa e dei suoi effetti devastanti che avrà sul nostro sistema sociale e industriale. Infine le ronde, una risposta costruita sull’effetto mediatico della sicurezza, meglio dell’insicurezza percepita, usando per lo scopo le migliaia di donne, uomini e bambini che arrivano nel nostro paese.
Esiste concretamente un problema di sicurezza? Si vive in modo meno sicuro eppure è una percezione trasmessa, quella della sicurezza. Credo esistano entrambe le cose ma sono anche convinto che la risposta vada ricercata solo ed esclusivamente nelle regole che il nostro paese si è dato.
Il nostro paese ha costruito e affidato la sicurezza dei propri cittadini alla polizia, ai carabinieri, alla polizia locale, a loro è stato dato questo compito decisivo per la nostra sicurezza, anche per la nostra democrazia. Le ronde sono la risposta peggiore e negativa perché vecchie piene di rumori sinistri, di aspirazioni autoritarie, fuori dalle regole democratiche che l’Italia si è data. C’è bisogno di un maggiore presidio nel territorio? Allora si investa in quella direzione, in personale sulle strade, di vigili, polizia e carabinieri. Ma da italiano ho visto arrivare nelle città l’esercito e adesso le ronde; sembra di vivere in un paese in guerra, alle prese con problemi gravi che impediscono una vita normale e tranquilla.
Chiedo: non sarà il diverso che ancora ci fa paura? Un allarme rosso che voglio rivolgere a quei cittadini che credono che in Italia vada difesa la libertà individuale, la democrazia e chiedo allo stesso cittadino di ritornare ad essere protagonista della propria vita e del proprio futuro.

Cresce l'insicurezza

Emiliano Cuti, su Il Cittadino di oggi, ci dice che secondo i dati della Camera di commercio di Milano sono aumentate le richieste di porte blindate e vigilantes.
Allarme sicurezza, inferriate in crescita.
Rassegna stampa.

C’è chi si affida alle ronde (soluzione fai da te che non pesa troppo sulle tasche), chi chiede di aumentare i servizi di vigilanza (privata e pubblica), chi invece investe in proprio predisponendo sofisticati sistemi di allarme, rinforzando gli infissi, posando inferriate e sostituendo le porte con blidate a prova d’intruso. I lodigiani rispondono così all’emergenza sicurezza che sta attanagliando il territorio. E i dati diffusi dalla Camera di commercio di Milano lo confermano: in un anno il settore è cresciuto percentualmente soprattutto a Lodi (+5,6%), assieme a Lecco (+6,1%) e Milano (+5,6%). Più nel dettaglio a Lodi esistono 38 imprese specializzate: 2 in porte metalliche e casseforti, 29 per impianti e allarmi (+ 7,4% rispetto al 2008) e 7 di investigazione e vigilanza. Tra le province lombarde, la maggior concentrazione di «imprese della sicurezza» si registra a Milano con 677 imprese (40,1% sul totale regionale), di cui 258 attive nella vigilanza e investigazione. Seguono Brescia con 178 imprese (10,6% della regione), Varese con 167 (il 9,9% delle imprese lombarde) e Bergamo con 154 imprese (9,1% della regione).
«Gli investimenti in questo settore - commenta Carlo De Ponti, che ha un’azienda a Pandino - sono cresciuti. La gente è più attenta e informata: la prima cosa che chiede sono le inferriate. Infissi sicuri e buoni serramenti sono una cosa a cui si pensa dopo anche per il risparmio energetico». Enrico Rossetti, di Rossetti Group, responsabile di un’azienda che offre anche servizi di vigilanza tra Lodi, Cremona e Pavia, mette in evidenza invece il maggior interesse da parte dei comuni rispetto alla vigilanza degli edifici pubblici: le richieste sono aumentate, con conseguenete numero di preventivi stilati, per un maggior numero di passaggi del servizio di vigilanza o posa di telecamere. Per la verità, tuttavia, poche volte le trattative si trasformano in contratti veri e propri. «La vigilanza è il miglior modo per tenere lontani i ladri - spiega Rossetti - e nel nostro caso sono molti i fenomeni predatori sventati. Mi piace sottolineare che nel periodo estivo aumentano anche le commesse di lavoro, ma ciò avviene tutti gli anni: con la chiusura estiva molti imprenditori giustamente vogliono che la loro struttura sia sorvegliata adeguatamente in loro assenza».
Ma chi sono i bodyguard ed i detective lombardi? Nelle ditte individuali del settore il 67% dei titolari ha meno di 50 anni mentre è straniero poco meno del 4%. E le donne? Il 14,8% dei titolari di imprese di vigilanza e investigazione è donna, più della media italiana che si ferma al 12%. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al primo trimestre 2009 e 2008. Che riconosce al gentil sesso del Lodigiano la capacità di dedicarsi anche ad attività maschili se è necessario.