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martedì 23 giugno 2009

Il Comune domani

Esposti dal sindaco rieletto Sozzi i punti fermi della nuova amministrazione. Mano tesa ma nel rispetto dei ruoli stabiliti in modo forte e netto dall'elettorato.
La prima parte di un lungo articolo sul primo Consiglio Comunale

Ritorniamo sull’ultimo Consiglio comunale per documentare i contenuti dell’azione amministrativa annunciati dal sindaco Sozzi. Si potrebbe definire l’evento di venerdì 19 con queste parole: one showman, only one show (un mattatore, un unico spettacolo soltanto). Così doveva essere, era giusto che così fosse – dirà qualcuno, – così è stato. Nel corso della serata il neo-sindaco ha tenuto banco alla grande, non accontentandosi di relegare la minoranza come un pugile suonato all’angolo, ma, sfruttandone l’inesperienza, non concedendo ad essa la possibilità di far sentire in quella assise neppure un flebile sussurro della propria voce. Perché infastidire il pubblico plaudente e gaudente? E così, onde evitare che tra le volte del chiostro echeggiasse il benché minimo balbettio ha prevenuto ogni possibilità, dapprima suggerendo che non era il caso di intervenire a seguito del suo monologo di presentazione della sua squadra di governo e delle linee programmatiche; poi al terzo punto all’o.d.g., con la proposta di una sospensione, ha prevenuto anche quel minimo di dibattito che ci poteva stare per concordare i nomi della commissione elettorale. La minoranza era lì per ricordare il suo trionfo. Punto. E la minoranza accondiscendente per la prima volta in una prima consiliare ha fatto coro muto.

Il sindaco, dopo aver conferito le deleghe agli assessori e l’incarico di seguire particolari materie amministrative ai consiglieri della propria maggioranza, come riportato in un precedente post, ha esposto a grandi linee le intenzioni della nuova amministrazione, sottolineando alcuni aspetti di maggiore attenzione e ricordando, com’è prassi, che il Consiglio comunale sarà chiamato entro 120 giorni ad approvare le linee programmatiche del nuovo governo comunale.
Ma prima d’ogni altra indicazione ha inteso a precisare la situazione sottolineando che il programma amministrativo così come i ruoli nel nuovo Consiglio sono frutto di “un risultato elettorale chiaro, forte, che ha assegnato responsabilità precise ai consiglieri comunali che siedono qui”. Ed ha aggiunto: “Ognuno di noi ha dei doveri. Non ci sono vincitori o sconfitti, ci sono dei rapporti che sono segnati in maniera chiara. Questo mi fa dire una prima cosa subito. È evidente che un consenso di questo tipo fortemente espresso ci obbliga a dire che proseguiremo in modo forte e chiaro sulla strada del programma. Il programma noi lo faremo, lo faremo e non avremmo tentennamenti in questo”. Naturalmente le istanze delle minoranze saranno ascoltate, ha assicurato il sindaco, perché “lo dico subito, rivolgendomi ai consiglieri, ai signori consiglieri dell'opposizione, noi abbiamo il dovere in democrazia e il piacere di tener conto di opinioni diverse, di critiche, anche aspre, che si svolgeranno all'interno di un dibattito, ripeto ancora democratico” in quanto una parte del paese più piccola, ma non per questo meno importante, farà sentire attraverso l’opposizione il desiderio che alcuni contenuti dei programmi elettorali che ha votato siano presi in considerazione. Su punti comuni, seppure espressi con sfumature diverse, sarà più facile trovare l’accordo, non così su aspetti fortemente dissonanti. E ha continuato: “Allora io dico subito all'opposizione, faccio magari un gesto magari simbolico, noi da oggi tendiamo la mano a tutti e teniamo ben aperte le orecchie alle loro e alle vostre proposte perché sono le proposte di una parte del paese. Sono anche franco nel dire che non ci aspettiamo sconti, perché così deve essere; e non ne faremo, perché così dev'essere, ma nell'ambito di un ragionamento democratico perché questo è un consesso democratico. E perché, andando subito nel cuore del nostro programma di mandato, per noi un comune popolare solidale e soprattutto coeso è un comune dove le idee si confrontano, sono tutte uguali, sono tutte legittime, sono tutte importanti anche quelle dell'ultimo degli ultimi va accolta con attenzione”. Ogni istanza, insomma, “va vista, va ragionata e poi ognuno prende le sue decisioni senza sconti”. Dopo aver messo così a posto le cose (“Questo è il nostro modus operandi che vogliamo portare all’attenzione di tutto il Consiglio comunale qui e all’assemblea dei votanti”) ed assegnato ad ognuno il proprio posto e ruolo, il sindaco Sozzi ha iniziato ad illustrare il programma. Ma questo, per motivi di lunghezza, sarà argomento del prossimo articolo.

(1 - continua)

Farne una piazza degna dell'Europa

Fotopost - Immagini scattate oggi poco dopo le 17.

Piazza Europa, dopo gli atti di vandalismo dello scorso anno, aspetta ancora di venir ripristinata quale luogo simbolo della comunità brembiese, un luogo consacrato, con la collocazione nell'aiuola centrale del cartello donato dagli amici del comune francese di Saint-Christo-en Jarez e dell'albero del gemellaggio strappato poi dagli unni nostrani, all'amicizia e alla fraternità con i popoli d'Europa. Salutiamo con favore la decisione del sindaco di affidare all'assessore Arnaldi la delega riguardante la manutenzione del patrimonio pubblico. Nel nostro piccolo lo aiuteremo nel suo compito segnalando le grandi e le piccole criticità di cui soffre il patrimonio della nostra comunità, cominciando da questa, non perché la riteniamo ignorata, ma perché essa rappresenta realmente una priorità.

Quest'anno, infatti, ricorre il quinto anno del gemellaggio con il comune francese e nei primi giorni d'ottobre Brembio ospiterà numerosi amici d'oltralpe, e non sarebbe una cattiva idea mostrare proprio con il ripristino della piazza quanto noi, brembiesi, ci teniamo alla loro amicizia. Ma, al di là della contingenza del gemellaggio, Piazza Europa rappresenta un problema cui va data una risposta in tempi brevi. Lo stanno a testimoniare nell'erba alta, negli angoli delle aiuole i resti (tra l'altro a pochi metri c'è una campana per la raccolta differenziata ed i cestini non mancano) della "movida" brembiese (che come altrove non è una ricerca di sballo o di divertimento tout court, ma di disagio giovanile in questa società televisiva emarginante). Magari ricercando la soluzione con altre strade che non quella della repressione e della sorveglianza (la videosorveglianza comunque ben venga perché può rappresentare un deterrente al vandalismo).



Bisogna farla vivere quella piazza, magari riqualificando la zona giorchi e creando di giorno momenti di animazione e di aggregazione, o l'area verde di fianco al magazzino con iniziative estive di intrattenimento anche banali, magari un cinema all'aperto. Del resto la Festa di Liberazione in corso in questi giorni nella piazza testimonia la possibilità di farla divenire un luogo frequentato.
Ma anche bisogna offrire altro alla nostra gioventù alla sera, momenti di aggregazione e di divertimento sani, e a questo potrebbe servire nel periodo estivo il centro sportivo con iniziative di animazione, competizioni, manifestazioni e quant'altro sia capace di attirare l'attenzione e l'interesse dei nostri giovani verso un'alternativa intelligente allo sballo.



Nuova disciplina sui tassi d’interesse e riscossioni dal 2010

Si potrà compensare debiti iscritti a ruolo con crediti di imposta.
Buono a sapersi

L’amministrazione finanziaria ha licenziato alcuni giorni fa due nuovi provvedimenti che interessano direttamente i cit-tadini contribuenti e che confi-gurano una nuova disciplina per i tassi d'interesse e istruzioni per compensare i crediti con i debiti.
Il primo provvedimento è un decreto ministeriale che razionalizza e riunifica le varie misure degli interessi per il versamento, la riscossione e i rimborsi dei tributi oggi previste in diversi provvedimenti. Inoltre, dal primo gennaio 2010, riformula il tasso degli interessi anche in considerazione dell'attuale contesto economico-finanziario.
Il secondo provvedimento, una direttiva emanata da Equitalia il 17 giugno scorso, da avvio alla procedura di compensazione tra i debiti indicati nelle cartelle di pagamento ed i crediti di imposta. Equitalia, la società addetta alla riscossione, per permettere ai contribuenti il pagamento di debiti iscritti a ruolo utilizzando crediti d’imposta di cui gli stessi contribuenti risultano beneficiari, ha definito le procedure ed i modelli di comunicazione delle proposte di compensazione.
Nel proprio comunicato stampa diffuso, la società di riscossione esemplifica la procedura: ricevuta da parte dell’Agenzia delle entrate l’informazione dell’esistenza di un credito di imposta spettante a un soggetto che è anche contemporaneamente debitore di somme iscritte a ruolo, l’agente della riscossione, per gli importi corrispondenti, sospende le azioni di recupero e invia una proposta di compensazione. La proposta riporta: il dettaglio delle somme iscritte a ruolo con le principali informazioni sulle cartelle di pagamento, la tipologia d’imposta oggetto di rimborso, i recapiti degli sportelli dell’agente a cui inviare il modulo di adesione compilato e la specifica dei documenti da allegare. Se la proposta viene accettata gli importi a debito e a credito si compensano e l’agente invia al debitore la relativa quietanza. Nel caso in cui, invece, non vi sia adesione alla proposta di compensazione, decorsi 80 giorni dalla notifica della stessa, l’agente della riscossione riprende le azioni di recupero nel frattempo sospese.
La nuova disciplina, come detto riformula dal primo gennaio 2010 i tassi d'interesse. Vediamo qualche esempio: 2% annuo e 1% semestrale per gli interessi per ritardato rimborso di imposte pagate e per i rimborsi eseguiti mediante procedura automatizzata; 2% annuo, gli interessi per i rimborsi in materia di imposta sul valore aggiunto. Gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo sono dovuti nella misura del 4% annuo. L'incremento previsto, rispetto al tasso attualmente in vigore (2,75 % annuo) - secondo il documento ministeriale - è coerente con il comportamento del contribuente che rimane inerte alla richiesta di pagamento degli importi dovuti a seguito di liquidazione, controllo formale o accertamento d'ufficio senza peraltro usufruire degli istituti conciliativi appositamente previsti dalle disposizioni vigenti.
Per dilazionare gli interessi a seguito di pagamento delle somme iscritte a ruolo, il tasso è fissato al 4,5%. Gli interessi per la sospensione amministrativa della riscossione - a seguito di ricorso del contribuente - sono portati dal 5 al 4,5% annuo. Inalterati gli interessi, previsti nella misura del 3,5% annuo, per i pagamenti rateali a seguito di controllo automatizzato o di controllo formale. Gli interessi per molti casi di ritardato pagamento, come ad esempio quello relativo alle tasse automobilistiche sono fissati al 3,5% annuo.

Da Guinness dei primati

È record negativo per il referendum.
Il commento

I tre quesiti referendari non hanno, dunque, ottenuto il quorum: la percentuale di affluenza definitiva, quella che tiene conto anche del voto all’estero, si è fissata nel 23,31% per i primi due e nel 23,84% per il terzo. Una bocciatura netta dell’iniziativa referendaria di Mario Segni e amici, sostenuta dal Pd e da buona parte del Pdl (il Cavaliere “imbavagliato” da Bossi aveva comunque fatto sapere che avrebbe votato sì come altri maggiorenti del partito).
Non è un evento neutro il risultato, tant’è che il dibattito sull’esito dei ballottaggi, nonostante l’esito di Milano, appare un po’ defilato nell’interesse generale. La questione che la stroncatura referendaria mette sul piatto è la sorte del bipartitismo e per traslato del bipolarismo in Italia.
“Il referendum è fallito miseramente e ancora una volta sono stati spesi migliaia e migliaia di euro degli italiani per una elezione inutile. Il bipartitismo è stato bocciato e speriamo che i promotori si mettano il cuore in pace e non evochino complotti”, così ieri Casini, leader Udc.
Di fine del bipartitismo ha parlato anche Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista: “L'ipotesi bipartitica era già stata sepolta una prima volta dalle urne 15 giorni fa con il voto alle Europee, oggi viene seppellita dall'astensione sul referendum”.
Esultante la Lega che nel referendum aveva visto un’arma di distruzione di massa puntata contro. “Per come era stato presentato questo referendum sembrava essere stato concepito per cercare di distruggere la Lega e pertanto, visto il risultato che si sta profilando, possiamo dire che questa è un'altra vittoria per la Lega”, così Calderoli e Bossi rilancia: “Anche nei momenti più difficili e drammatici, anche nelle difficoltà, noi siamo capaci di vincere perché la gente è con noi. Siamo bravi, siamo davvero bravi e questo deriva dal fatto che stiamo tra la gente e la gente lo capisce”.
Nel campo avverso, mentre ci si lecca le ferite, già si pensa ad altri “porcellum”, cioè a modifiche della legge referendaria presentate con “buone intenzioni”, ma sostanzialmente atte ad eliminare dall’istituto del referendum la possibilità oggi prevista di rifiuto popolare del referendum stesso con l’astensione. Così ad esempio Massimo D'Alema, che dopo aver detto che il risultato “non era scontato ma prevedibile” ed auspicando il fatto che “si doverebbe tornare a discutere in Parlamento perché questa legge elettorale è pessima”, l’ha comunque buttata lì, dicendo che “l’istituto del referendum va rivisto nel senso che bisogna alzare il numero delle firme, per renderlo agibile solo in circostanze straordinarie, e eliminare il quorum che è uno strumento per annullare il voto popolare”. In sintonia con il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone che auspica una riflessione sui motivi che hanno “indebolito lo strumento del referendum, che in futuro va assolutamente salvaguardato”. Per onor di cronaca va aggiunto anche che il ministro Maroni, forse per addolcire il malumore in casa Berlusconi, dopo aver sottolineato che “il 23% è record negativo”, ha preannunciato una iniziativa per modificare l'istituto referendario.
Ma gli sconfitti aprono anche un altro “fronte di manovra” per minimizzare la bocciatura epocale della casta bipartitica-bipolare da parte dell’Italia intera. Il presidente del comitato per il referendum, Giovanni Guzzetta, demonizza l’odio anti-casta e si affida alla dietrologia: “Siamo stati sconfitti, ma oggi non c'è nessun vincitore: ha vinto la rassegnazione e il disgusto per la politica, ma soprattutto un disegno politico contro il referendum”. Fini, che ha votato sì, invece si affida per sminuire lo tsunami astensionista sul vecchio leit-motiv del "popolo bue", dell’ignoranza della gente chiamata a votare. Per Fini, infatti, i motivi della catastrofe referendaria vanno ricercati in primo luogo nei “quesiti troppo tecnici: i cittadini non sempre li comprendono a pieno”. E la consapevolezza di un gesto meditato (come non riconoscerla in una astensione del 77%?) viene sminuita dicendo: “credo che rinunciare a partecipare sia sinonimo di una certa stanchezza nei confronti del dibattito politico, nel funzionamento della democrazia, che ci deve far riflettere”. Un buon proposito, certo, quest’ultimo, ma forse col referendum si è superato il crinale e si aprono nuove prospettive politiche nell’immaginario collettivo che non la gehenna bipartitica spacciata come la terra promessa della governabilità.