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martedì 1 dicembre 2009

L'imperatore mancato

Il video che spopola con il giudizio di Fini su Berlusconi.

Oggi Repubblica.it ha diffuso un video che contiene un fuori onda del presidente della Camera Gianfranco Fini con il procuratore capo di Pescara Nicola Trifuoggi durante un convegno. Fini dice che Silvio Berlusconi “confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo - magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento - siccome e' eletto dal popolo”. Berlusconi, replica il magistrato, “è nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l'imperatore romano”. E ancora Fini: “Ma io gliel'ho detto... confonde la leadership con la monarchia assoluta... poi in privato gli ho detto... ricordati che gli hanno tagliato la testa a... quindi statte quieto”.



Il primo commento alla pubblicazione del video arriva da Fabrizio Alfano che dichiara: “Il video fuori onda rilanciato da alcuni siti internet dà conto della coerenza delle opinioni del Presidente della Camera dei deputati, allorquando, al di là dei toni colloquiali ed informali, dice in privato esattamente quanto afferma poi pubblicamente”. Dunque, Fini è un uomo coerente. Incameriamo il dato e andiamo avanti.
Qualche tempo dopo, il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi si affretta a dire: “Il governo non è assolutamente a rischio. Ci mancherebbe se il governo rischiasse ogni volta che un politico, parlando in privato e a microfoni spenti, esprime delle valutazioni naturalmente più libere. Queste dichiarazioni non hanno alcuna rilevanza, perché in politica esistono le conversazioni private e le dichiarazioni pubbliche. È possibile che un politico nelle conversazioni private si lasci andare a valutazioni, che però sono e restano con l'intenzione di non renderle pubbliche e, quindi, non costituiscono una posizione politica. Per cui ritengo inopportuno fare polemiche su quella che è una conversazione privata”.
Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, chiamato in causa dal video, intervistato da Repubblica.it sulla vicenda del fuori onda, dice “Rispetto Fini ma voglio vedere cos'è”, mostrando la sua estraneità. Alla domanda se si senta tranquillo, Mancino ha risposto: “Io personalmente non so niente, quindi non sono né tranquillo né inquieto”. E a proposito delle dichiarazioni di Spatuzza, Mancino ha replicato: “Ma non le conosco!”. E all'osservazione che lo tirano in ballo come mediatore, Mancino detto: “Non lo so, se mente o se riferisce direttamente perché sa qualche cosa o se riferisce de relato. Io perciò non faccio commenti”. Quindi - gli viene chiesto - per lei non è una 'bomba atomica? “Ma come faccio io a dire che è una bomba atomica. Lei mi fa una domanda e vuole una risposta su una bomba atomica dichiarata dall'on. Fini. Io rispetto Fini, ma voglio sapere cos'è”. Sono le dichiarazioni di Spatuzza... “'Io - conclude Mancino - mi auguro che non ci siano dichiarazioni”.
È sempre il portavoce del presidente della Camera, Fabrizio Alfano, a tentare una prima spiegazione alle perplessità di Mancino: “Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, nel citare il Presidente del Consiglio ed il Vicepresidente del CSM, si riferiva a quanto emerso dagli organi di informazione nel corso delle ultime settimane relativamente alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Brusca, Ciancimino e Spatuzza, in ordine alle quali intendeva sottolineare, a garanzia delle Istituzioni, la necessità di riscontrare con il massimo scrupolo l'attendibilità delle loro parole”. Solo più tardi si viene a sapere della telefonata di chiarimento arrivata prima ancora che Mancino rendesse pubblica la propria smentita, che ha risolto così l'incidente tra il presidente della Camera e il vicepresidente del Csm. Riassumendo, nel fuori onda registrato a Pescara, Fini aveva parlato di dichiarazioni del pentito Spatuzza anche in relazione al vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, oltre che a Silvio Berlusconi; appresa la notizia, Mancino ha deciso di fare una smentita concordata con lo stesso presidente della Repubblica, ma prima che il testo venisse reso pubblico è stato lo stesso presidente della Camera a chiamarlo per chiarire che alla base di quel riferimento ci fosse un difetto di memoria: l'unico testimone che abbia recentemente tirato in ballo il vicepresidente del Csm è Massimo Ciancimino, figlio del sindaco di Palermo legato ai boss. Ma dopo la querela di Mancino, anche lui ha smesso di parlarne. Ricevuta la telefonata, come ambienti del Csm hanno fatto sapere, Mancino ha deciso di rendere comunque pubblica la propria smentita.
E torniamo alle polemiche politiche, registrando alcune dichiarazioni. Il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino (Pdl) ha commentato il fuori onda così: “I destini dell'Italia e della Campania sono in mano a Spatuzza e Vassallo, due noti criminali. Questa è democrazia?”. Il viceministro della Lega Nord Roberto Castelli ha detto: “Ho visto il video fuori onda del presidente Fini. I sorrisini e gli ammiccamenti tra la terza carica dello Stato e un magistrato della Repubblica mi sembrano assai significativi. Sono graditi commenti al riguardo da parte dei maestrini di Farefuturo”. Ed infine la posizione del Pdl. “Nell'ultimo ufficio di presidenza del Pdl ci siamo espressi all'unanimità sull'utilizzo dei cosiddetti ‘pentiti’, sull'uso politico della giustizia, sul tentativo in atto di ribaltare il risultato della ultime elezioni politiche. Quel documento per tutti noi esprime la linea di fondo del Pdl. Tocca ora al Presidente della Camera spiegare il senso delle sue parole rese note da Repubblica Tv e se con quelle ragioni è ancora d'accordo”, è l’affermazione contenuta in una nota del portavoce del Popolo della Libertà, Daniele Capezzone, al termine di un incontro tra i vertici del Pdl.

Tasse salate e portafoglio leggero

Il reddito dei lodigiani è aumentato in un anno soltanto del 3,3 per cento, ma le imposte sono salite del 3,9 per cento. Tasche più vuote, è colpa delle tasse. L’analisi Cisl: «Gli stipendi crescono meno della pressione fiscale».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 1 dicembre 2009.

Le tasse si fanno sempre più salate, ma in compenso il portafoglio dei lodigiani diventa progressivamente più leggero. L’anno scorso il reddito dei lavoratori è cresciuto solamente del 3,3 per cento, attestandosi a un livello medio di 25.352 euro, mentre le imposte sono salite del 3,9 per cento, una differenza che certamente avrà messo in difficoltà più di una famiglia. Un problema che a quanto pare condividono tutti i cittadini lombardi: si guadagna meno, ma le imposte aumentano.
Il quadro emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Fisco della Cisl Lombardia. Gli studiosi si sono basati sul reddito e sulle tasse di lavoratori e pensionati relativi al 2008. I dati sono stati elaborati sulle 620.684 dichiarazioni dei redditi effettuate nel 2009 presso i Caaf delle Cisl lombarde. Anche i pensionati della provincia di Lodi non se la passano bene: nel loro caso il reddito è cresciuto solo del 2,5 per cento (20.688 euro), l’imposta lorda si è alzata fino a toccare un incremento del 3 per cento. Sul territorio regionale, in media un lavoratore paga 267 euro di addizionali regionali e 80 euro di addizionali comunali. Se l’addizionale regionale è in calo dell’11 per cento, in seguito alle esenzioni introdotte dalla Regione nel 2008, il costo di quelle comunali è aumentato del 10,6 per cento. Per quanto riguarda i lodigiani, l’addizionale regionale è pari a 265 euro, con un calo del 10,9 per cento rispetto al passato, mentre l’addizionale comunale è più alta della media, tocca infatti quota 85 euro con una crescita del 9,9 per cento. La Cisl sostiene che a questo punto non si possa più rinviare un intervento sul fisco, a partire dai lavoratori colpiti dalla crisi. Proprio per questo motivo il sindacato propone l’introduzione di una tassazione convenzionale sulla cassa integrazione, soprattutto per quella che dura a lungo. Per riequilibrare il peso fiscale sarebbe poi necessario aumentare le detrazioni e allargare la platea dei destinatari degli assegni familiari. Secondo la Cisl, in Lombardia il 41,3 per cento dei lavoratori e dei pensionati ha parenti a carico, mentre la composizione media delle famiglie è di 2,62 persone per nucleo. L’organizzazione sindacale ritiene che la Regione debba tenere conto del “quoziente familiare”, oltre che del numero dei componenti. La Cisl ha lanciato una petizione per ripristinare la tracciabilità delle transazioni finanziarie e sollecitare interventi fiscali per i più deboli.

Il Lodigiano seconda provincia più accogliente

Il dato emerge dal Rapporto Immigrazione presentato ieri in Provincia: il territorio lodigiano è sempre più multietnico. Boom di stranieri: sforata quota 25mila. In maggioranza romeni e albanesi, nel 2018 raddoppieranno.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 1 dicembre 2009.

Sono saliti oltre quota 25mila, ma in meno di dieci anni potrebbero addirittura raddoppiare. Sono gli stranieri presenti nel Lodigiano, la provincia dove gli immigrati si integrano meglio ma sono i più poveri della regione, e dove da qui al 2031 la crescita dei cittadini provenienti da oltrefrontiera sarà tra le più alte della Lombardia. Sono questi alcuni dei dati emersi dal “Nono rapporto sull’immigrazione straniera nella provincia di Lodi”, presentato ieri nella sede della provincia di Lodi alla presenza dell’assessore Mariano Peviani e di numerose istituzioni civili e religiose. Il censimento, aggiornato al 2008, ha permesso di verificare come la presenza degli stranieri sul territorio provinciale sia in costante aumento: tra 2007 e 2008 i residenti sono passati da 16mila e 800 a 20mila e 900 e gli irregolari da 2100 a 2800, tanto che a dispetto della lieve flessione dei regolari non residenti (500 in meno) la popolazione immigrata ha raggiunto quota 25mila e 100 persone, praticamente uno straniero ogni dieci cittadini. Ma il “boom”, secondo il rapporto, raggiungerà il picco nei prossimi anni: nel 2018, infatti, Lodi e Pavia saranno le prime province lombarde a vedere raddoppiata la loro presenza straniera, mentre l’aumento stimato per il 2031 sarà pari al 214 per cento, il secondo più elevato di tutta la regione dopo la sola Pavia. In attesa di verificare l’attendibilità degli scenari futuri, sotto il profilo demografico la popolazione più nutrita è quella romena, cresciuta di quasi 3mila unità tra il luglio del 2007 e quello successivo e arrivata a sfiorare le 6mila e 400 unità ovvero oltre uno straniero su quattro.
Ci sono poi gli albanesi (3220), seguiti da marocchini ed egiziani (entrambi oltre i 2200), dagli ecuadoregni, dai tunisini e dagli indiani (tutti oltre il migliaio) e via a scendere fino ai 210 abitanti dal Bangladesh e dal Camerun, fanalini di coda nella classifica dei primi 20 Paesi di provenienza. Nel complesso, quasi un immigrato su due arriva dall’Est Europa, seguita dal Nord Africa (uno su quattro), dall’America Latina (11 su cento), dall’Asia (uno su dieci) e da altri Paesi africani (l’8 per cento). Le proporzioni si modificano al capitolo “irregolari”, al 2008 oscillanti attorno all’11 per cento sul totale, dove la quota più alta spetta al Nord Africa (il 31 per cento), seguita dall’Europa dell’Est (quasi il 26 per cento), dall’America Latina (il 16,8 per cento) e dall’Asia (il 14,6 per cento). Secondo la dirigente dell’area immigrazione della prefettura, Lucrezia Loizzo, le espulsioni sono comunque scese dalle 268 del 2007 alle 189 del 2008. Quanto al tenore di vita degli immigrati, invece, i dati forniscono interpretazioni di ogni tipo. Gli stranieri “lodigiani” (33 anni di età media, più “giovane” di quella lombarda, con prevalenza di coppie con figli) hanno la seconda miglior percentuale regionale per le case di proprietà (il 29,6 per cento), la più bassa percentuale di disoccupati di tutta la Lombardia (il 4,6 per cento) e un quota di assunti a tempo indeterminato in netto calo (dal 48 al 40 per cento in un anno) ma di quasi tre punti superiore alla media regionale. Eppure, economicamente, la situazione non è affatto rosea: Lodi è infatti seconda alla sola Cremona per la più alta percentuale di famiglie “sicuramente povere” (quasi il 30 per cento), è sopra la media anche tra le “appena povere” (il 20 per cento) e appena terz’ultima tra le “sicuramente non povere” (il 35,7 per cento). Nonostante questo, però, gli indicatori sul livello di integrazione (regolarità del soggiorno, stabilità residenziale, garanzia di un lavoro, abitazione adeguata, conoscenza e uso della lingua italiana, conoscenza degli avvenimenti italiani e relazioni con gli italiani) collocano il Lodigiano al secondo posto come provincia più “accogliente” per gli immigrati, dietro la sola Lecco.
Tra le curiosità, spicca la propensione al voto: due stranieri su tre esprimerebbero volentieri la propria opinione alle urne, e la maggior parte lo farebbe votando per il centrodestra. Il 37 per cento professa la religione musulmana, ma con percentuale più bassa rispetto alla media lombarda (il 41 per cento), mentre gli immigrati cattolici (il 31,1 per cento) sono i secondi per rappresentatività dietro alla sola Milano e hinterland. Tra i lavori più diffusi oscillano tra il 10 e l’11 per cento gli operatori del terziario, quelli dell’industria e quelli edili, seguiti dagli addetti alla ristorazione e dagli assistenti domiciliari; il 58 per cento dei lavoratori dichiara un reddito netto tra i 751 e i 1250 euro, mentre il 16,5 per cento guadagna tra i 1500 e i 2500 euro. Il distretto socio-sanitario più frequentato è quello di Casale (quasi 19mila e 700, con un tasso di irregolarità del 10,6), mentre le presenze in quello di Sant’Angelo sono 5400, il 12,5 per cento delle quali irregolari.

Quando il peso politico è zero

Treni, nuovi orari: da San Cristoforo si dicono «sorpresi».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 1 dicembre 2009.

A palazzo San Cristoforo, negli uffici del settore viabilità e trasporti, sono tutti un po’ sorpresi. La bozza dei nuovi orari dei treni ha scatenato l’insurrezione dei pendolari: sono troppi infatti i convogli scomparsi dai tabelloni ed è troppo il malcontento che aleggia tra le carrozze della linea Milano-Piacenza. «Mi limito alla “sorpresa” perché i nostri uffici hanno in corso verifiche certosine su tutti gli orari che ci sono stati comunicati e aspetto gli esiti di tali verifiche per esprimermi in modo ancor più netto - afferma l’assessore provinciale alla partita, Nancy Capezzera -. Di certo, l’impressione è che il Lodigiano non abbia ottenuto quanto i suoi pendolari e noi amministratori ci aspettavamo. E questo non va bene». La Provincia sostiene che gli accordi presi nelle scorse settimane non sono stati rispettati. «Durante le riunioni di questi mesi ci era stato garantito tutt’altro - attacca la Capezzera - e se queste prime sensazioni troveranno conferma, regione Lombardia dovrà aspettarsi un diffuso malcontento nel Lodigiano». L’argomento sarà affrontato nel corso dell’incontro che si terrà con i comitati dei pendolari e con i comuni del territorio. «Il nostro metodo - aggiunge la Capezzera - prevede buone relazioni con la Regione, che crediamo paghino più dello scontro, come il presidente Foroni ha dimostrato per altre partite. La politica della Regione dovrà però farsi carico di questo problema: tutti sanno che i nostri pendolari se la passano piuttosto male e togliere loro treni o fermate “storiche” non può che lasciare estremamente perplessi». I nuovi orari stanno facendo discutere moltissimi viaggiatori, non solo sulla tratta Milano-Piacenza. Alcuni viaggiatori stanno pensando di organizzare una manifestazione per protestare. Il consigliere regionale Gianfranco Concordati sta seguendo la vicenda dal Pirellone: «Il malcontento è evidente - dice -, bisogna lavorare immediatamente per cercare di portare dei miglioramenti, anche se i tempi sono molto stretti».

La verità secondo Frattini

Rassegna stampa.
Frattini intervistato dal Corriere.
Il pentito di mafia Spatuzza fa ridere.

“Uno che ha avuto il coraggio di compiere omicidi efferati come quelli per i quali è stato condannato fa ridere, se non fosse cosa tragicissima, nel dire: avevo paura di fare queste dichiarazioni. Per Berlusconi è un'accusa infamante della quale avrà facilmente la possibilità di liberarsi”. Così, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un'intervista al Corriere della Sera, riferendosi a Gaspare Spatuzza, il pentito di mafia che ha accusato il premier, Silvio Berlusconi di essere coinvolto negli attentati del '93. Secondo Frattini, intanto “far parlare un pentito sapendo che sta dichiarando cose non utilizzabili e a orologeria, dette dieci o undici mesi dopo l'inizio del programma di protezione, è qualcosa su cui dobbiamo avere una risposta”. E poi, nella vicenda “c'è un elemento del tutto inverosimile. Nella primavera del '93 Berlusconi non aveva neanche immaginato di entrare in politica, decisione che maturò nell'inverno del '93 dopo tentativi di far prendere le redini del centro-destra ad altri, per esempio Mario Segni”.

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Quelli strani viaggi del premier nei paesi dei mangiabambini

Berlusconi nasconde la sua faccia nei paesi “comunisti”.

Sul sito della presidenza del Consiglio non ci sono informazioni sul viaggio del premier Silvio Berlusconi in Bielorussia. Eppure si tratta del primo viaggio di un leader dell'Unione europea a Minsk negli ultimi quindici anni. Certo è una frequentazione imbarazzante, quella di Alexander Lukashenko, presidente bielorusso, messo all'indice dall'Unione europea e dalla comunità internazionale per il sospetto di brogli elettorali e per il non rispetto delle regole democratiche in politica interna.
Nell'incontro tra Lukashenko e Berlusconi il presidente della Bielorussia ha avuto parole di riconoscenza per il suo interlocutore: “Ringrazio il presidente Berlusconi per la sua puntualità: aveva promesso di venire ed è venuto. Noi comprendiamo bene il significato di ciò e ce lo ricorderemo”. Parole sacrosante che rinfrancano il premier: mal che vada con le sue vicende giudiziarie, sa dove chiedere asilo politico.
Lukashenko ha anche aggiunto: “Vediamo la sua visita non solo nel contesto bilaterale, ma anche in un contesto più largo come un gesto eloquente di sostegno e appoggio del nostro paese sulla scena internazionale”. Calcando così sul significato politico di rottura del fronte europeo sulla chiusura verso la Bielorussia. Berlusconi, pur di star lontano dai tribunali, non esita a turbare equilibri e sbugiardare le posizioni del mondo democratico occidentale sui diritti umani. Il premier non si è fatto scrupolo alcuno di usare nella conferenza stampa di rito espressioni che hanno subito scatenato l'ennesima polemica. Ha detto: “Tanti auguri a lei e al suo governo. E alla sua gente che so che la ama. E questo è dimostrato da tutti i risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti, che noi conosciamo e apprezziamo”. Berlusconi ha poi ringraziato Lukashenko per le rassicurazioni sul problema delle adozioni di bambini bielorussi da parte di famiglie italiane e “sulla possibilità di lavorare insieme su questo tema”. Lukashenko ha confermato che nel corso dei colloqui si è parlato di adozioni internazionali, sostenendo di aver avuto precise “garanzie dalla Santa Sede e dallo Stato italiano”.
La prima a polemizzare con il viaggio a Minsk di Berlusconi è stata Emma Bonino, vicepresidente del Senato: “A me sembrano abbastanza misteriose tutte queste trasferte all'estero. A parte i famosi tre giorni con Putin, dei quali ancora non si sa molto e già questo non è normale, poi abbiamo avuto la visita in Arabia Saudita con il suo socio Tarak Ben Ammar, in seguito la visita in Turkmenistan e poi quella in Bielorussia”. Per la senatrice radicale, mentre la politica estera di altri paesi ha come centro l'Afghanistan e l'Iran, quella italiana “oltre ad avere come minimo comune denominatore lo sdoganamento dei dittatori, è poco chiara a meno che non si tratti di una politica estera-energetica”.
Il rigoletto di Palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha replicato immediatamente: “Ma quale giallo internazionale si inventa la Bonino? Per parlare di Afghanistan il presidente Berlusconi è stato chiamato giovedì scorso dal presidente Obama. Nel viaggio in Arabia Saudita e in Qatar il premier ha parlato del processo di pace in Medio Oriente, ma anche di Iran e Afghanistan. La Bonino si consoli, non c'entra niente Agatha Christie”.
Si è appreso che il presidente bielorusso ha aperto gli archivi del Kgb al premier italiano, parlando di un regalo che si fa “agli amici importanti”. La consegna di alcuni dossier a Berlusconi dovrebbe permettere di stabilire la sorte dei cittadini italiani prigionieri durante la seconda guerra mondiale in Russia e in Bielorussia. “Se l'Italia è interessata a approfondire l'argomento, noi forniremo altri documenti”, ha detto Lukashenko ringraziando l'Italia per l'accoglienza fornita ai bambini di Chernobyl. Il premier Berlusconi ha ringraziato a sua volta per il gesto di amicizia: “È con commozione che ricevo queste carte che sono un omaggio veramente imprevisto. Approfondiremo tutte le notizie di questi documenti e posso interpretare il sentimento delle famiglie italiane nel rivolgerle un ringraziamento cordialissimo”. Questo risultato della visita non è sufficiente a placare le polemiche. Dice Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, che ha chiesto che il presidente del Consiglio riferisca alla Camera sui contenuti della sua visita ufficiale a Minsk: “Aveva destato in me già profonda meraviglia il fatto che il nostro sia stato il primo capo di un governo occidentale ad andare in visita ufficiale in Bielorussia da quando è al potere il dittatore Lukashenko. Ma la mia meraviglia era niente in confronto allo sbigottimento di oggi nel leggere gli elogi del nostro premier a Lukashenko”. Stesso pensiero espresso anche da Piero Fassino: “Con la visita a Minsk, Berlusconi mostra ancora una volta una sconcertante manifestazione di superficialità e di non conoscenza dello scenario internazionale, che rischia di confermare l'immagine di una politica estera italiana oscillante e confusa”.