Andiamo indietro d'un paio di giorni.
Falso messaggio minatorio. Giornalista: "Dovevo tutelarmi".
Agi, Genova, 25 novembre.
"Un uomo mi perseguitava da mesi fino a quando, mentre mi trovavo insieme a mia figlia di appena due anni e mezzo, mi ha puntato una pistola addosso minacciandomi di morte. Questo è successo in seguito alle mie denunce della sua attività criminale fatte sul Giornale, per cui lavoravo come collaboratore esterno. Non avendo ottenuto riscontri di polizia ho deciso di tutelarmi con questa lettera". È la spiegazione fornita dal giornalista free lance Francesco Guzzardi, 49 anni, autore di una lettera minatoria contro se stesso e la redazione genovese del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. "Quest'uomo è uno spacciatore - prosegue Guzzardi - Per mesi mi ha minacciato. Mia moglie non esce di casa da due mesi. Il 5 ottobre scorso ho sporto una denuncia dai carabinieri a suo carico, ma non c'è stato alcun esito. Così ho pensato che una falsa lettera minatoria avrebbe spaventato l'uomo che mi perseguitava, inducendolo a smettere".
Secondo quanto riferito da Guzzardi l'eco mediatica avuta dalla lettera avrebbe sortito il risultato da lui sperato. Minacce e persecuzioni sarebbe improvvisamente finite. "A quel punto mi sono autodenunciato alla digos pur sapendo che gli inquirenti non avrebbero avuto alcuna possibilità di scoprire la verità - ha concluso Francesco Guzzardi - Infatti per produrre la lettera ho usato per metà un normografo e per metà ho scritto con la sinistra e certamente sulla carta non ho lasciato impronte. Non cercavo alcun tornaconto personale, se non quello di garantire l'incolumità a me alla mia famiglia". Guzzardi è stato denunciato per simulazione di reato e procurato allarme.
Francesco Guzzardi si è inviato una falsa lettera di minacce delle Br. La polizia lo ha incastrato e denunciato.
Da roma.indymedia.org, 26 novembre 2009.
Due intere pagine di messaggi solidali. Che restano in Rete, a rendere ancora più paradossale la vicenda di Francesco Guzzardi, collaboratore del Giornale. Guzzardi è infatti l'autore del falso volantino delle Brigate Rosse trovato la settimana scorsa sotto la porta d'ingresso della redazione locale del quotidiano. A tradire il giornalista, denunciato dalla Digos per simulazione di reato e procurato allarme, la prova calligrafica a cui il reporter 50enne era stato sottoposto dagli inquirenti, che cercavano di capire la provenienza del volantino che conteneva minacce alla redazione, al capo della sede Massimiliano Lussana e allo stesso collaboratore, per alcune inchieste sulla circoscrizione genovese della Valbisagna.
Ma il solidale popolo del Giornale non molla: "Caro Francesco, conservo i tuoi articoli e resoconti nella mia rassegna stampa come esempio del coraggio «normale» e quotidiano di un lavoratore, di un giornalista «colpevole» di informare e svolgere attentamente il proprio mestiere. Forza Francesco, forza «Il Giornale». Forza! Con affetto. Milena Pizzolo Ass. Territorio Municipio Centro Est. E ancora: "Sono un lettore dal primo numero e per la prima volta scrivo a quello che considero anche un po’ il mio Giornale per dare tutta la mia solidarietà al dottor Francesco Guzzardi e alla redazione per i vili attacchi che vi sono stati rivolti. Vi prego, continuate così, la libertà di idee e di valori che vi contraddistingue è un baluardo per noi lettori. Continuate a informarci di ciò che accade e denunciare le malefatte di certa politica. Antonio Schenone".
Guzzardi avrebbe confessato agli agenti di aver agito per far uscire allo scoperto una vicenda di minacce gravi da parte di malavitosi e di nomadi della periferia genovese della quale lo stesso giornalista e la sua famiglia sarebbero stati oggetto nelle scorse settimane. Il giorno dopo la falsa lettera di minacce delle Br, il giornalista aveva scritto un appassionato elzeviro: "Per me, non lo nego, il mio lavoro è una missione. Quella di raccontare i fatti, cercare i retroscena, portare alla luce le ombre di una cattiva amministrazione del territorio che da oltre 10 anni porto avanti per cercare di migliorare la Valbisagno, vallata che amo e dove vivo. Una zona dove, nel giro di 20 anni, sono cambiate (in peggio) talmente tante cose da renderla irriconoscibile a coloro che da sempre la abitano e considerata, da chi la segue da lontano, area degradata e, come l'ha definita Roberto Cassinelli in occasione dell'incontro in Municipio, zona del terzo mondo. Ho sempre ritenuto importante informare la gente di fatti che reputo gravi... Impossibile non descrivere i disagi degli abitanti di San Gottardo a causa di frequenti scippi, risse e vigliacche angherie alle quali sono sottoposte mamme e bambini che frequentano i giardini pubblici per colpa degli extracomunitari che da anni bivaccano in zona. Indisturbati. Talmente tanti problemi da raccontare e denunciare per i quali ci vorrebbe, ogni giorno, una pagina intera del giornale".
A proposito di pagine intere, la notizia di Guzzardi non ha trovato spazio nell'edizione nazionale del quotidiano diretto da Feltri. Neppure cinque righe.
Ma prima di riportare dei commenti sulla vicenda leggiamoci un articolo, uno scelto a caso del giornalista ligure. Tanto per capire il personaggio.
Il Comune paga ai nomadi un corso per diventare attori.
Il Giornale.it, Genova, Francesco Guzzardi, 21 febbraio 2009.
Dopo la mensa, il taxi e lo scuola bus, servizi che il Comune di Genova da tempo eroga gratis ai nomadi, qualcuno si sarà domandato quale altra agevolazione dare a questa popolazione, per cercare di rispettare al meglio il programma d'integrazione, voluto dallo stesso, tra genovesi e nomadi. A pensarci bene, altre agevolazioni sembrava impossibile trovarne. Infatti, come migliorare ulteriormente una situazione che prevede agevolazioni a 360 gradi a queste famiglie che sì, abitano per loro scelta in baracche, ma posseggono auto e camper del valore di centinaia di migliaia di euro e indossano capi firmati e prestigiosi orologi ai polsi? Ci ha pensato bene però, il IV Municipio della Valbisagno cui non è sfuggita l'idea di dare un futuro ancora più ovattato ai nomadi e così, per mezzo di un'altra seduta svoltasi tra i 3-4 soliti assessori e naturalmente resa subito eseguibile per «motivi d'urgenza», ha stanziato 2000 euro alla ricerca di un futuro ancor più di prestigio, e che futuro, ai ragazzi del campo nomadi di via Adamoli.
Infatti dopo acqua calda, luce, gas, libri e cibo per neonati pagati dal Municipio attraverso gli assistenti sociali, ha pensato bene di organizzare, esclusivamente per essi, un apposito corso di formazione teatrale attraverso il quale si tenterà di instradare artisticamente queste persone. «Ecco così che per mantenere equilibrato il tenore della loro esistenza - sbottano alcuni consiglieri - si cercherà di fare diventare i ragazzi rom del campo di via Adamoli, provetti artisti teatrali o star del grande fratello. Certo che i “quattro moschettieri“ (come sono scherzosamente soprannominati il presidente e gli assessori, proprio da chi li critica) potrebbero organizzare corsi per lavori più comuni e probabilmente più utili quali tornitore, operaio specializzato o falegname..., fanno notare i sempre più numerosi consiglieri dissidenti del municipio di Molassana, ma andrebbe contro l'etica». Di quale etica si parla lo spiega sarcasticamente (ma non troppo) Domenico Morabito, vicepresidente dello stesso municipio e portavoce di almeno 13 consiglieri: «Uno scandalo. Ma lo immaginate un nomade che si sveglia alle 7 del mattino per partecipare ad un corso di formazione come tornitore, salire sulla Bmw da 80mila euro e andare a scuola? Si è vero - continua Morabito - la scuola è gratis ma nessuno ci andrebbe». Allora? Domandiamo: «Allora è meglio organizzargli un corso teatrale - conclude Morabito - sicuramente più consono al loro tranquillo, agevolato e redditizio tenore di vita».
Ma il fatto più grave, sempre secondo i contestatori, è che la borsa da 2000 euro, che il consorzio sociale Agorà (composto da 12 cooperative sociali) si è aggiudicata, servirà solo per iniziare il corso di formazione del quale si sa quando comincerà ma non quanto durerà o terminerà. Piccoli segnali che fanno supporre ai contestatori che altri finanziamenti, per poter portare a termine un corso di almeno 1-2 anni, seguiranno da parte degli assessorati alla persona e alla cultura del Municipio.
E veniamo ai commenti.
Quei terroristi del Giornale.
Rassegna stampa - il manifesto, Alessandro Robecchi, 26 novembre 2009.
La crisi rende nervosi, crea paura, confonde, e costringe molti a fare due lavori. Come non essere solidali quindi con Francesco Guzzardi, il valoroso cronista ligure de Il Giornale costretto a scriversi da sé le lettere di minaccia firmate Brigate Rosse, a consegnarle in redazione, a leggere con commozione le mail di solidarietà dei lettori? Tutto da solo! Ci chiediamo con angoscia cosa abbia dissuaso Francesco Guzzardi, questo eroe del suo tempo (e purtroppo pure del nostro) dallo spararsi in un piede, dal rapirsi da solo.
Pare di vederlo, nel sonno che si urla da solo «comunista!», magari che studia come gambizzarsi e poi che dichiara (ma questo è vero): «Se chi ha scritto questo messaggio intendeva intimorirmi o addirittura costringermi a tacere, è bene che se lo tolga subito dalla testa». Bravo Guzzardi! Non lasciarti intimorire dalle lettere di minaccia che ti scrivi! Va detto che la lettera minatoria, vergata a mano, con una stella a cinque punte e la scritta Brigate Rosse non era di quelle piacevoli. Diceva testualmente: «Non abbiamo ancora deciso se spaccare il culo prima al vostro servo Guzzardi l'infame della Val Bisagno e degli sbirri o passare prima da voi molto presto lo scoprirete» (la punteggiatura è tutta sua). Non esattamente il solito linguaggio brigatista, tanto che qualcuno si era preoccupato: dove andremo a finire se anche le Br cominciano a scrivere come un concorrente del Grande Fratello? La Digos di Genova, per fortuna, ha messo le cose a posto: è bastato far scrivere due righe al Guzzardi per capire che la vittima delle minacce e il minaccioso brigatista erano la stessa persona. Per fortuna ora è tutto chiarito, possiamo rilassarci, smettere di tremare, leggere con qualche divertimento le lettere di solidarietà all'autominacciato che se la prendono con quei cattivoni di comunisti. E magari andarsi a ripescare le dichiarazioni dei giorni scorsi sul pericolo terrorista. Il ministro Sacconi: «Prosciugare l'acqua in cui nuotano i pesci dell'eversione!». Giusto! Bravo! Prenda un po' di carta assorbente e vada a Il Giornale. Lì c'è da far bene.
A proposito di Francesco Guzzardi. Cioè, di Berlusconi.
Duemilanove battute di Francesca Fornario, l'Unità, 27 novembre 2009.
Francesco Guzzardi, cronista del Giornale, si è scritto una falsa lettera di minacce delle Br. Si è autominacciato! Per Paola Binetti, rischia di diventare cieco. Avreste trovato la notizia sull’edizione nazionale del Giornale, se fosse un giornale. Che lo è se lo dice da solo: «Salve, sono Il Giornale». Per Paola Binetti, rischia di diventare cieco. A proposito: la Binetti è ancora nel Pd. Se ne è accorto l’altra sera Bersani prima di spegnere la luce in ufficio: «E tu che ci fai ancora qui?». E lei: «Mi piace soffrire, ricordi?». Tornerà utile quando riapriranno il dibattito sul fine-vita, che la maggioranza ora rinvia perché i figli di Berlusconi rischiano di litigare anche sul testamento biologico. Ciò che mi ha colpito della vicenda-Guzzardi è che, una volta smascherata la truffa ai danni del paese (e dei i lettori del sedicente Giornale), i lettori hanno continuato a esprimere solidarietà al cronista bugiardo e senza scrupoli che fingeva di essere perseguitato! Ma ora basta parlare di Berlusconi. Domani sull’Unità, nel primo inserto cartaceo di Virus (12 pagine di satira virale che vi faranno gridare «Vi querelo!», se siete Ghedini) leggerete un fotoromanzo che ha per protagonisti i lavoratori dell’Ex Eutelia, da agosto senza stipendio. Per chiedere aiuto volevano salire su una gru ma, per farsi notare, un lavoratore che rischia il posto è ormai costretto a salire su una gru con un trans fatto di coca che ingoia un crocifisso e dà dello stronzo a Bossi. Con il rischio che Bossi replichi dando dello stronzo a destra e sinistra, e a quel punto la notizia diventa routine e non se ne parla più. E se non se ne parla, per buona parte del paese il problema smette di esistere. Sognate mai di provare a convincere un berlusconiano? «Guarda che il complotto dei giudici comunisti non esiste!». E lui: «Ma se c’è scritto E-NOR-ME!». «E la crisi economica?» «Ma se c’è scritto che taglia l’Irap!». Fortunatamente, non durerà a lungo. Ora la crisi è così grave che Berlusconi è costretto a tagliare anche gli annunci.