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martedì 11 agosto 2009

Bersani in fuga

Il Pd verso il congresso.
Speciale, [11].
Pd: sondaggio Ipr, Bersani in testa nella corsa per la segreteria.

Si accende la corsa per la guida del Pd in vista delle primarie del 25 ottobre. Il Riformista, con il titolo "Bersani in fuga", rende noti i dati di un sondaggio di Ipr Marketing, che vede l'ex ministro delle Attivita' produttive in vantaggio di circa 20 punti sull'attuale segretario, Dario Franceschini, mentre molto staccato è il terzo concorrente, Ignazio Marino. Da segnalare anche il dato relativo alla partecipazione alle primarie, che farebbe registrare un netto calo. L'indagine demoscopica indica Bersani al 54%, Franceschini al 35% e Marino all'11%, ma soltanto l'8% dell'intero elettorato italiano dichiara che voterà alle primarie. Dal fronte “bersaniano” la senatrice Francesca Marinaro rileva: "Viene premiata un'immagine collegiale e più rassicurante di Bersani rispetto alle altre candidature. Tuttavia rimane il problema della partecipazione, l'elemento del coinvolgimento è la base di ogni democrazia occidentale. Bersani che vuole coinvolgere gli elettori per una partecipazione che sia effettiva, diffusa sul territorio. Le primarie sono utili e importanti, ma ne va assolutamente rivista la missione". Sulla stessa lunghezza d'onda la deputata Alessia Mosca, che sottolinea: "Bersani è il candidato che può fare meglio al Pd e al suo ruolo di forza di opposizione oggi, e di alternativa di governo domani. Il dato che emerge dal sondaggio sull'affluenza al voto tuttavia deve far riflettere tutti coloro che sono in queste ore impegnati nella campagna per le primarie: una alternativa di governo si costruisce se riusciamo a essere credibili per la maggioranza degli italiani".

(11 - continua)

Il sole d'agosto talvolta fa male

Lega: Zaia, fiction rai e canale radio in dialetto.

"Capri in napoletano, Il Commissario Montalbano in siciliano, Gente di Mare in calabrese, Nebbie e Delitti in emiliano, Cuori rubati in piemontese, Un caso di coscienza in friulano. La Lega esorta la Rai a mandare in onda le fiction di grande ascolto in dialetto con i sottotitoli, oppure per chi ha la televisione in digitale, di aggiungere al canale audio anche la versione dialettale". È questa la proposta – come l’agenzia AGI ci dice - di Luca Zaia, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ospite della trasmissione Tv Klauscondicio condotta da Klaus Davi. "Potrebbe essere davvero un bel servizio - aggiunge il ministro - la fiction deve essere un canale anche attraverso il quale viene promossa la cultura regionale. Abbiamo la necessità di nobilitare tutte le lingue locali. Usare il canale delle fiction - prosegue Zaia - può essere un modo per trasmettere gli idiomi alle generazioni più giovani che non hanno avuto modo di apprenderli con canali media tradizionali". Così anche per la radio. "Abbiamo tanti canali Radio Rai - prosegue ancora - direi che in generale ci vorrebbe proprio un piano strategico per la valorizzazione delle lingue. Sarebbe bello se uno dei canali radiofonici fosse interamente dedicato a tutti i dialetti d'Italia con rigorosa par condicio regionale. La radio è uno strumento sottovalutato dalla comunicazione televisivo-dipendente, in realtà - conclude - può essere un formidabile strumento culturale per valorizzare la cultura italiana e regionale in tutte le sue articolazioni".

Pdl: Bocchino, proposta Zaia di fiction in dialetto è fesseria.

"La proposta di Zaia sulle fiction in dialetto con sottotitoli in italiano è un'autentica fesseria da catalogare nelle boutade estive della Lega senza alcuna possibilità di applicazione. La fiction deve promuovere e rappresentare la cultura nazionale e raccontare la storia di una grande nazione qual è l'Italia". È la replica di Italo Bocchino, vicepresidente vicario gruppo Pdl Camera.

Nota. Sarebbe interessante conoscere se il ministro Zaia o più in generale i leghisti, si siano mai posti il problema di censire le diverse lingue locali che sono parlate nella sola Lombardia. È vero che il lombardo, con alcune eccezioni, ha stessa struttura e lessico simile ovunque, ma la parlata locale di Bergamo è diversa da quella di Milano, diversa da quella di Brescia, di Cremona, per non dire di Crema che ha tutta una sua caratteristica particolare derivante dalla sua storia. Questo per rimanere alle città, dove per di più singole zone hanno varianti della stessa parlata. Quando si parla di lingua lombarda i leghisti dovrebbero dirci quale intendono sia per loro. Quella di Varese, quella di Bergamo, quella di Milano? E poi chiedano se tutti se la sentono di modificare il proprio "dialetto" in bergamasco, varesotto o milanese. Mica siamo figli della serva noi brembiesi, se la Rai trasmettesse in dialetto, noi vorremmo sentire i programmi nel nostro.

Allarme dell'Enel per danni dovuti all'irrigazione

Enel: le linee elettriche a rischio per le irrigazioni.

Con l'aumento delle temperature di questi ultimi giorni si è intensificata l'attività di irrigazione e purtroppo anche il numero dei disturbi alla clientela nella fornitura di energia elettrica provocati dai getti d'acqua che colpiscono le linee in Lombardia. A lanciare l'allarme è Enel. In alcuni casi - si legge in una nota - non si tratta di vere e proprie interruzioni ma di anomalie, i cosiddetti "buchi di tensione", nell'erogazione di energia elettrica, che sono tuttavia ugualmente dannosi per tutte quelle attività domestiche ed industriali che necessitano di una fornitura regolare. Enel sta registrando un numero crescente di questi disturbi - in particolare nelle province di Mantova e Cremona - e richiama quindi l'attenzione di tutti gli operatori agricoli su una situazione di potenziale pericolo e di disturbo dovuta all'utilizzo non controllato dei getti di acqua per l'irrigazione dei campi. Il fenomeno potrebbe interessare anche vaste zone del pavese e del lodigiano nonché le aree meridionali delle province di Bergamo e Brescia. I disservizi sono provocati dal contatto dei conduttori sotto la pressione del getto d'acqua. Questo comporta anche seri problemi per l'incolumità delle persone che dovessero trovarsi nelle vicinanze dell'arco elettrico che si crea in queste situazioni. Senza contare che la pressione dell'acqua è spesso altresì causa di danni permanenti alle reti di distribuzione dell'energia elettrica.
Le norme prescrivono che "in ogni condizione di funzionamento dell'impianto di irrigazione la vena continua del getto liquido non deve penetrare nella zona di guardia assegnata nell'interno di ciascun conduttore o subconduttore del fascio". Nel caso di linea esercita a 10.000 o 20.000 Volt, la distanza di guardia risulta essere un metro.

Il vento può cambiare in Lombardia

Il Cittadino di oggi pubblica nelle pagine di "Lettere & Opinioni" una lettera di Maurizio Zipponi dell'Italia dei valori.
Lavoro. Ex Innocenti, una vicenda emblematica.
Rassegna stampa.

La vicenda della Innse di Milano, cioè di 50 lavoratori che mettono in gioco anche la loro incolumità fisica oltre a presidiare l’azienda da più di un anno, è una vicenda emblematica per questa città.
Si parla della difesa di posti di lavoro, importantissimi dal momento che la crisi picchierà più duro proprio a settembre, ma anche di perdita di professionalità, di tecnologie, di orgoglio nel produrre pezzi e macchine importantissime per l’economia mondiale.
In poche parole si parla dell’occupazione, ma anche di cosa vuole essere Milano: se la città delle aree, dei palazzi e delle speculazioni, oppure ciò che è sempre stata per l’Italia, cioè un luogo dove l’ingegno, la capacità di innovare, di cambiare e costruire sono parte integrante. È questo il messaggio che questi lavoratori stanno inviando a tutti, ai milanesi e agli italiani.
Italia dei Valori sostiene che il patrimonio più importante, e che non si può perdere, sono le capacità di lavorare, di cambiare e soprattutto di essere orgogliosi dei propri prodotti. L’orgoglio di ciò che si produce è una molla importantissima per far si che un economia non sia solo speculativa o di immagine. Non possiamo arrivare all’Expo 2015 con esposizioni di prodotti cinesi, indiani, tedeschi, americani, francesi e non di prodotti italiani. Non si esporrà nulla di italiano se continueranno a nascere tante situazioni come quella dell’Innse, in cui si perdono professionalità e capacità di fare prodotti d’eccellenza.
Come Italia dei Valori, sul caso Innse in particolare, abbiamo detto fin dall’inizio che i lavoratori hanno ragione. Chiediamo al Comune, alla Regione e al Ministero di tutelare il loro interesse. Questi lavoratori stanno facendo un favore alle istituzioni del centrodestra, perché stanno ponendo un problema concreto: non di escort o di ciò che accade a Villa Certosa, ma stanno ponendo il problema del futuro di una città.
Come Italia dei Valori siamo dalla parte di questi lavoratori e siamo contro le speculazioni. Ci permettiamo di dire che le forze politiche come la Lega, vicine a questo imprenditore speculatore, devono stare attente: il vento può infatti cambiare in Lombardia.
Gli artigiani che chiudono le loro attività, le piccole medie imprese che rischiano il fallimento e le banche che non danno i soldi stanno ponendo un problema: le forze politiche nate come la Lega dicendo di portare avanti gli interessi della Lombardia, stanno invece facendo gli interessi dei soliti noti e non di coloro che qui lavorano tutti i giorni.

Lodigiani per Marino

Il Pd verso il congresso.
Speciale, [10].
Nel gruppo dei sostenitori della mozione Marilena Parenti e Michele Merola.
Il Pd verso il congresso decisivo Comitato lodigiano per Marino.


Rassegna stampa - Greta Boni, Il Cittadino di oggi.

C’è fermento nel Pd in vista del congresso. È nato il comitato lodigiano per Marino, un gruppo che nei prossimi mesi farà il tifo per Ignazio Marino, il chirurgo prestato alla politica. «Abbiamo provenienze politiche e culturali diverse, alcuni di noi sono alla prima esperienza politica, altri hanno un percorso più lungo, alcuni provengono dal mondo dell’associazionismo; siamo giovani, donne, uomini, professionisti, pensionati, operai, impiegati, ma tutti noi ci riconosciamo nella mozione Marino-Civati e nelle sue parole chiave: apertura, coraggio, merito, protezione e libertà». Tra coloro che hanno aderito al documento ci sono Giorgio Daccò, Vincenzo Dossena, Davide Fenini, Andrea Frignani, Edoardo Galatola, Massimiliano Innocenti, Michele Merola, Francesco Minojetti, Barbara Onofri, Daniela Toletti, Roberta Vallacchi, Oreste Abbà, Marilena Parenti, Andrea Tantardini, Sara Cocorocchio, Davide Stroppa, Marco Frattola, Giampaolo Primus, Fabio Pozzoli. La mozione «propone innovazione e rinnovamento nei metodi della gestione del partito e nella proposta di linea politica». I suoi sostenitori sono disposti a mettersi in gioco per coronare il sogno di un partito diverso: «Un partito che abbia una direzione politica chiara, anche nel nostro territorio, frutto della partecipazione dei suoi aderenti e sostenitori. Un partito che abbia un assetto federale e riconosca l’autonomia dei territori e dei circoli. Un partito che si assuma la responsabilità di quello che propone. Un partito aperto e trasparente. Un partito dal respiro maggioritario, che stabilizzi il bipolarismo, che costruisca le alleanze a partire da quello che vuole per il Paese e per il nostro territorio. Un partito che si dia delle regole comprensibili e semplici, che siano rispettate. Un partito che rispetti le diverse sensibilità che ne fanno parte, aprendo un dibattito inclusivo e responsabile. Un partito che abbia a cuore i diritti di tutti. Un partito laico. Possiamo assicurare fin da adesso che il nostro impegno proseguirà anche dopo la fase congressuale per incalzare il Pd sui nostri contenuti». Per aderire lodiconmarino@gmail.com.
(10 - continua)

Una cittadella dell'artigianato a Lodi

La panacea mattone.
Speciale, [11].
San Grato, l’area Pip potrebbe ampliarsi: nascerà una “cittadella dell’artigianato”.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Il polo produttivo di Lodi-San Grato potrebbe presto ampliarsi. Il comune di Lodi sta prendendo in considerazione il progetto, l’idea è quella di creare una “cittadella dell’artigianato” dove le aziende potranno fare sistema e gestire direttamente i servizi con la collaborazione delle associazioni di categoria. «Il Piano insediamenti produttivi di San Grato (Pip) - afferma l’assessore alle attività produttive, Roberto Getilli - è uno strumento pubblico attuato su aree pubbliche, che vengono cedute agli operatori privati interessati, con un “taglio” dimensionato sulla piccola impresa e le attività artigianali. Da questo punto di vista, il Pip di San Grato non è affatto deserto e ospita numerose realtà, che rappresentano un’importante risorsa per il tessuto economico del territorio». Proprio per questo motivo è stata completata la riqualificazione della zona, richiesta dagli operatori e dalle associazioni di categoria, attraverso il rifacimento della viabilità interna, la creazione di nuovi parcheggi, il rinnovamento degli impianti di illuminazione pubblica e la modifica dell’assetto viabilistico, un investimento di circa 200mila euro. «A dimostrazione del fatto che quella dell’artigianato a Lodi è una realtà dinamica e con grandi capacità imprenditoriali - conclude Getilli - nel processo di elaborazione del nuovo Piano di governo del territorio si sta lavorando all’ipotesi di un ampliamento del Pip di San Grato, per mettere a disposizione degli operatori nuovi spazi». Palazzo Broletto interviene anche sulla questione dei capannoni ancora in parte disabitati che si intravedono lungo la tangenziale: «Occorre chiarire che i capannoni della lottizzazione “Le foglie 5” sono di costruzione relativamente recente, ma la previsione urbanistica di destinare questa area a insediamenti produttivi è di 20 anni fa, con la variante generale apportata nel 1989 al Piano regolatore - sottolinea l’assessore all’urbanistica, Leonardo Rudelli -. Da allora, nella pianificazione urbanistica della città non è stata prevista alcuna “cementificazione selvaggia”. La scelta se realizzare o meno quanto consentito dal Prg, e i tempi e le modalità con cui farlo, dipende solo dalla proprietà dell’area, che è ovviamente libera di disporne come meglio crede, confrontandosi con le dinamiche del mercato e facendo le sue valutazioni».
(11 - continua)

La Provincia alla questua

E Devecchi vara la finanza creativa per stare a galla.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Si potrebbe chiamare “finanza creativa”, perché a partire dal prossimo autunno tutti i settori della provincia di Lodi dovranno ingegnarsi per trovare risorse. L’idea arriva dall’assessore al bilancio Cristiano Devecchi, che da quando ha messo piede a palazzo San Cristoforo sta studiando il modo per ridurre gli sprechi. In una lettera inviata ai dirigenti, si legge: «Si sottolinea la necessità di individuare, da parte di ogni dirigente, nella predisposizione del bilancio di previsione, la possibilità di nuove entrate relative alla gestione del proprio settore, come già indicato da qualche responsabile negli incontri preparatori alla prossima variazione di bilancio». L’assessore lumbard conferma: «Sì, abbiamo chiesto ai dipendenti di fare delle proposte per trovare risorse alternative, a dire la verità qualche progetto è già stato presentato. Per esempio, il settore agricoltura potrebbe far pagare alcuni diritti di segreteria che a Lodi sono ancora gratuiti, mentre in provincia di Cremona si pagano. Naturalmente si tratta solo di proposte che dovranno essere valutate con calma e con attenzione, poi sarà realizzato un vero e proprio piano». Devecchi ha stilato le tappe fondamentali per arrivare alla realizzazione del bilancio di previsione 2010, del bilancio pluriennale 2010-2012, della relazione previsionale e programmatica. «Si tratta degli “step” per avere a disposizione senza fretta e in anticipo l’approvazione dei documenti - dice Devecchi -, meglio fare le cose in tranquillità e fare una previsione serena». In particolare, sul fronte delle spese correnti, entro il 30 ottobre è prevista la definizione di una prima bozza di bilancio; entro il 10 novembre la predisposizione di una seconda bozza di bilancio; entro il 15 dicembre l’approvazione del bilancio di previsione 2010, del bilancio pluriennale 2010/2012 e della relazione previsionale e programmatica. Per quanto riguarda le spese d’investimento, infine, entro il 9 ottobre è prevista l’approvazione da parte della giunta provinciale del programma triennale. A proposito di sprechi, nel mirino dell’assessore Devecchi sono finiti i telefonini cellulari e i quotidiani, che hanno subito una “sforbiciata”. Un elenco a cui si sono aggiunti i consumi, il leghista ha inviato una lettera ai dipendenti chiedendo la loro collaborazione affinchè si facesse attenzione a luce, condizionatori e riscaldamento. Un’operazione che non è affatto arrivata alla conclusione, in vista ci sarebbero infatti altri provvedimenti.

Parola d'ordine: risparmiare

Greta Boni su Il Cittadino di oggi ci dice che a palazzo San Cristoforo la giunta Foroni promette di tagliare le spese ma stanzia fondi per il Piano rifiuti.
Consulenti in Provincia, conto salato.
In tre anni quasi 700mila euro ai professionisti esterni.
Rassegna stampa.

Nel giro di tre anni la provincia di Lodi ha speso quasi 700mila euro per consulenze esterne, una somma importante ma con trend in costante discesa. Nel 2007 sono state utilizzate 329.252 euro per incarichi di collaborazione, mentre nel 2008 si è arrivati a 309.369, con un risparmio di circa 20mila euro. Per quanto riguarda il 2009, invece, il dato si ferma al mese di giugno e si attesta a 57.644. L’attuale amministrazione provinciale, guidata da Pietro Foroni, promette di tagliare le spese e spera di arrivare a dicembre senza consulenze, l’unica al momento davvero necessaria è legata alla stesura del nuovo Piano rifiuti, il precedente documento è stato infatti bocciato dal Pirellone.
Dall’inizio dell’anno, quando in carica c’era ancora la giunta Felissari, palazzo San Cristoforo ha chiesto sei consulenze, tre di queste riguardavano il settore di formazione professionale, che ha sborsato 26mila euro per incarichi specialistici e per un «monitoraggio economico-finanziario sugli interventi formativi a finanziamento regionale o nazionale». Il settore delle politiche del lavoro, invece, ha distribuito più di 14mila euro per attività legate al fondo regionale disabili, una somma percepita dal sindaco di Castiglione d’Adda, Umberto Daccò, a cui si aggiungono 7.344 dedicate allo stesso fondo ma utilizzate per retribuire Giulia Noris. Infine, il settore ambiente ha dedicato 10mila euro a favore di una ricerca in campo ornitologico della durata di dodici mesi. L’elenco completo dei consulenti è stato pubblicato sul sito della provincia di Lodi, all’indirizzo www.provincia.lodi.it.
Nel corso del 2008, il settore cultura, istruzione e servizi alla persona ha fatto la “parte del leone”, con 107.129 euro impiegati per l’iniziativa “Il Lodigiano e i suoi tesori”, laboratori e corsi di aggiornamento; la voce più costosa riguarda 36mila euro spese per uno studio degli indicatori socio-economici del territorio nel periodo 1997-2007 e luglio 2008-marzo 2009, affidata a Maria Gabriella Ottonelli. Inoltre, 38mila euro sono serviti per sviluppare il sistema informativo territoriale, 26mila per una collaborazione tecnica e 28mila per la comunicazione. Nel 2007, invece, la maggior parte del denaro è stato utilizzato per l’istruzione e la cultura, ma anche per l’agricoltura e l’ambiente rurale. Le somme più ingenti sono tre: 24mila euro per l’Osservatorio alle politiche sociali, 24mila euro per una consulenza tecnica e 22mila euro per la gestione del Sistema informativo territoriale.
Cifre che l’attuale amministrazione provinciale conta di abbassare. «Dal momento che le consulenze sono fatte con le spese di cassa corrente e non ci sono soldi - afferma l’assessore al bilancio, Cristiano Devecchi -, l’obiettivo è quello di spendere il meno possibile per il 2010. Da poco abbiamo varato una “manovrina” a favore di una consulenza da 10-15mila euro per la stesura del Piano rifiuti, in modo da avere i consigli giusti per far sì che il documento non sia bocciato dalla regione Lombardia, ma mi auguro che questa sia l’unico incarico esterno fino alla fine dell’anno». La giunta vorrebbe poi azzerare le spese per l’aggiornamento del sito Internet, attraverso la collaborazione dell’ufficio stampa e trovando fra i dipendenti le competenze per svolgere il lavoro. «Di certo siamo in una fase di “taglio” - conclude Devecchi -, speriamo di poter costruire una struttura più snella». Proprio per questo motivo, una volta finito il periodo delle vacanze, partirà una lettera all’indirizzo dei dirigenti, dove si specificherà che la parola d’ordine è una sola: «Risparmiare».

Gli imprenditori scappano da Casale

Ancora un articolo che riguarda Casalpusterlengo, tratto da Il Cittadino di oggi.
Locatelli: «Agevolazioni agli imprenditori per mantenere le attività in città».
La ricetta anti-crisi della giunta: «Blocchiamo le aziende in fuga».
Rassegna stampa.

Scende in campo direttamente il neosindaco Flavio Parmesani per combattere la grave crisi occupazionale che attanaglia l’intera Bassa con diverse e importanti aziende in crisi che minacciano di ricorrere a casa integrazione e licenziamento dei lavoratori.
«Nei giorni scorsi insieme al presidente della provincia di Lodi Pietro Foroni - spiega Parmesani- abbiamo avuto un incontro con i vertici aziendali della Lever di Casalpusterlengo. Abbiamo avuto anche altri incontri di lavoro con imprenditori privati interessati a nuovi insediamenti industriali, e quindi a portare nuovi posti di lavoro, in zona Lever. Lavoriamo in coordinamento con l’onorevole Andrea Gibelli, presidente della commissione camerale per le attività produttive, proprio per favorire e dare spazi a nuove realtà che vogliono operare nel nostro territorio. Sono insediato, e come me il presidente provinciale, da poco più di un mese, ma credo che si possa fare qualcosa di concreto per l’occupazione nel basso lodigiano. Le premesse ci sono ora occorre attendere la concretizzazione dei progetti».
Problemi occupazionali di un territorio che nascono da lontano secondo Nicola Locatelli, fondatore del Club Liberal provinciale lodigiano nonché consigliere comunale casalese che ribadisce: «I problemi occupazionali a Casalpusterlengo non nascono oggi ma sono il frutto di una politica municipale sbagliata e tergiversante nei confronti della classe imprenditoriale». Locatelli fa un’analisi dettagliata di cause e mancati interventi negli anni passati che hanno portato a questa conseguenza finale. «A Casalpusterlengo - sostiene l’esponente di centro destra - va registrata una stasi di tipo politico territoriale ed imprenditoriale che dura da oltre un decennio e che ha portato di fatto ad una “fuga” di realtà produttive verso altre località, come per esempio Codogno. Nel polo industrial-artigianale della Mirandolina almeno il 40 per cento delle attività fanno capo a casalesi “emigrati” per non avere avuto garanzie e facilitazioni all’insediamento. Occorre ridare fiducia agli imprenditori ed agevolare nuovi insediamenti per “invertire” una tendenza occupazionale negativa del nostro territorio municipale».

La Cisl lodigiana vede nero

La Cisl e la crisi.
Uccellini: tre anni per vedere la luce.

Rassegna stampa - Il Giorno di oggi, Luigi Albertini.

«La preoccupazione resta, non vediamo prospettive di ripresa». Mario Uccellini, segretario della Cisl lodigiana, non prevede un autunno sereno. «Siamo impeganti in una campagna a sostegno delle domande di solidarietà: delle prime 42 istituite, ben trenta sono partite dai nostri uffici, a conferma del nostro forte radicamento nel comprensorio».
Tutto nero, allora?
«L’azione contro la crisi deve essere immediata, per sostenere i lavoratori in difficoltà, deve proseguire nel 2010 con forti richieste alle istituzioni per soliuzioni stabili e l’azione deve proseguire anche nel 2011, in vista di una eventuale ripresa».
Tre anni di difficoltà quindi.
«Sì e si deve reagire da subito. Ad esempio, aprire un tavolo specifico per le due centrali, quelle di Tavazzano e di Turano-Bertonico, senza aspettare che vengano calate le decisioni dall’alto, col rischio di trovarsi delle sorprese anche per l’ambiente».
Come prevede sarà la ripresa di settembre?
«Non parlerei di una ripresa occupazionale. Anche se vorrei che i fatti mi smentissero. Occorre, come ripeto, lavorare da subito per attivare insediamenti produttivi e l’esempio del tavolo proposto per le due centrali non è casuale perché si tratta di due progetti sulla porta di casa».
Com’è l’atteggiamento delle istituzioni?
«Molta solidarietà a parole, ma francamente non riesco a capire se si tradurrà in fatti concreti, che per noi significano nuovi posti di lavoro e difesa di quelli esistenti. Noi lanciamo un richiamo alla solidarietà nei confronti di tutti coloro che sono coinvolti dalla crisi».

Casale, una città di serie B

Da qualche tempo abbiamo un occhio di riguardo su quanto accade a Casalpusterlengo. Un articolo di Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci racconta di quanto sta succedendo alla stazione ferroviaria.
Soltanto due settimane fa il comune aveva ottenuto rassicurazioni sul mantenimento del servizio.
I pendolari senza abbonamento.
Chiusura a sorpresa per la biglietteria della stazione.

Rassegna stampa.

Chiude all’improvviso la biglietteria della stazione ferroviaria, l’edicola ha le serrande abbassate per le ferie estive, e i viaggiatori si ritrovano senza possibilità d’acquistare il biglietto: capita anche questo a Casale nella settimana centrale d’agosto. E pensare che meno di 15 giorni fa l’assessore ai trasporti Pietro Pea, in visita ai vertici regionali di Trenitalia, aveva avuto rassicurazioni su un intervento riguardante proprio la biglietteria, da sempre punto dolente dello scalo casalino.
Già durante la stagione normale la biglietteria funziona grazie a un solo operatore, ed è aperta però solo al mattino. I pendolari hanno ottenuto, dopo varie proteste, l’apertura anche pomeridiana negli ultimi due giorni del mese, quando i rinnovi degli abbonamenti portano tantissimi viaggiatori a usare la biglietteria. Un accordo che, anche se non sempre è rispettato, perlomeno riesce ad alleviare un po’ i disagi dei pendolari.
Il vero problema, però, resta il fatto che l’ufficio di biglietteria pesa sulle spalle di una solo dipendente: già un paio di mesi fa una sua assenza aveva portato alla chiusura del servizio per qualche giorno. «E ora, come prevedibile, probabilmente sono le ferie a portare alla chiusura della biglietteria - dice Francesco Andena del comitato pendolari -. Già la settimana scorsa era presente un sostituto, questa volta non saranno riusciti a trovarne un altro e così hanno dovuto chiudere. Fortuna che non ci sono molte persone che prendono il treno in questo periodo, ma il problema riguarda più i viaggiatori occasionali che non quelli regolari. I pendolari di solito sono a posto e comunque sanno come funziona se la biglietteria non è aperta. Sono i viaggiatori casuali quelli che rischiano di andare in panico e non sapere dove sbattere la testa».
Infatti, la soluzione alternativa è data dall’edicola, che vende biglietti a fascia chilometrica, per la sola Lombardia. Ma anche l’edicola, causa ferie, è chiusa. Rimane il distributore automatico di biglietti, che funziona una volta su quattro, va soltanto con i contanti, e rappresenta sempre un’incognita di tenuta. Dopo un biglietto erogato, improvvisamente smette di funzionare. In tutti questi casi, il biglietto può essere fatto sul treno, cercando e rivolgendosi al capotreno. Una sottigliezza che non tutti conoscono, però, soprattutto tra i viaggiatori non abituali. E poi rimane il problema dell’informazione: nessuno fino all’altro ieri ne sapeva niente, e da ieri è apparso un foglio nel quale si informa che la biglietteria sarà chiusa fino al 14. Nessuna indicazione su come procurarsi un biglietto.«È una vergogna: città vicine hanno quattro dipendenti in biglietteria e a Casale ce n’è solo uno - tuona l’assessore ai trasporti Pea -. Meno di due settimane fa ci avevano rassicurato che sarebbero intervenuti, e adesso invece la chiudono senza avvisare. Ho già rintracciato una responsabile di Trenitalia, che però ha rimandato tutto a dopo ferragosto. A questo punto speriamo solo che si intervenga una volta per tutte e si sistemi per sempre il servizio».

531 ettari di pomodori lodigiani

Nel territorio le coltivazioni dell’“oro rosso” si estendono per più di 500 ettari.
Partito il raccolto del pomodoro: «Previsioni buone nel Lodigiano».

Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Carlo Cerutti.

Finito luglio, è tempo di cogliere i pomodori maturati al sole, l’ortaggio più diffuso e consumato nelle tavole italiane. Nel Lodigiano, le operazioni sul campo hanno già preso avvio. L’area destinata a questa coltivazione, in provincia, è di 531 ettari: 37mila metri quadri coperti dal “pomodoro semplice”; 527,6 ettari per la varietà “tondo”. Secondo Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi, sarà una buona annata per il territorio nostrano: «Una primavera piovosa, seguita da un’estate calda, soleggiata, clemente, senza intemperie particolarmente violente, assicura la garanzia di un buon raccolto» afferma il responsabile di categoria, impegnato direttamente sul campo con 26 ettari seminati a pomodoro dalle sue due aziende agricole. Quantificando le parole di Franciosi, si intende «buon raccolto» una resa pari a 800-900 quintali per ettaro; a fronte di annate scarse, dove il terreno, ingeneroso, frutta solo 500-600 quintali a parità di superficie. Ecco nel dettaglio come avviene la (complessa) procedura di raccolta. I braccianti sono postati in una piattaforma mobile che si sposta nei solchi tra i filari delle piante, un metro e cinquanta tra filare e filare, misura standard. Un braccio meccanico solleva le piante, divide il corpo erbaceo dai pomi , quindi indirizza i frutti su un nastro trasportatore. Una fotocellula lungo il nastro è in grado di distinguere i pomodori acerbi e verdi, da quelli maturati anzitempo, dividendoli. Gli operatori sulla piattaforma raccolgono infine l’ortaggio, stipandolo nei cassoni dei camion. Le giornate si misurano in cassoni: a seconda della necessità, si procede finché non sono ricolmi due, tre, cinque, dieci piani di carico. I pomodori vengono raccolti non ancora maturi, per aumentarne la conservazione. Fossero infatti gli ortaggi tutti maturi, non ci sarebbe bisogno di lavorazione per ottenere una bella composta rossa e brodosa, marcita sotto il sole. «Poiché il trapianto degli arboscelli, in maggio, è volutamente scaglionato nel tempo, così a fine estate la raccolta non avviene in un periodo concentrato, ma procede, per turni, fino alla metà di settembre, al principio dell’autunno» spiega Fabio Bonaccorso, portavoce Coldiretti, che prosegue: «In questo modo le associazioni di produttori, intermediari nella catena di distribuzione tra il campo e i banchi degli ortofrutta, vengono rifornite continuativamente per due mesi». È ancora radicata la convinzione che la raccolta, in alcuni casi, avvenga a mani nude, la schiena dei lavoratori china sotto il sole a riempire ceste su ceste. Bonaccorso precisa: «Si tratta di persone, spesso pensionati, che di loro spontanea volontà vengono a “spigolare” le rimanenze tralasciate dalla macchina». Quelli fanno incetta di frutti rimasti incolti, riempiono le loro sporte, vanno dal padrone dei campi e, pesata la “giornata”, patteggiano un prezzo generoso per portare a casa i chilogrammi raccolti. Un bel modo di risparmiare, in previsione dell’inverno.