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giovedì 17 settembre 2009

Quando il re nudo vuol vedersi vestito

I retroscena.
Guerra sui programmi? Berlusconi lavora al suo.
Rassegna stampa - Il Giornale, Adalberto Signore, 17 settembre 2009.

Il giorno dopo 1o speciale Porta a Porta sul terremoto, anche a Palazzo Chigi tiene banco la querelle sui dati Auditel del talk show di Bruno Vespa. D`altra parte, sin dalla prima mattina l'opposizione cavalca quello share del 13,5% per dire che «il Cavaliere ha fatto flop», scatenando una guerra di dichiarazioni che va avanti fino a sera.
Sulle prime, Silvio Berlusconi vorrebbe lasciar perdere, preso dal dossier economico che sarà materia della cena di questa sera a Bruxelles e poi del G20 di Pittsburgh la prossima settimana, e impegnato prima in un lungo faccia a faccia con il premier della Romania Emil Boe e poi in un incontro con la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Oltre che, racconta chi lo ha visto ieri, «concentrato sul piano carceri e sul progetto delle nuove case per i giovani».
Per quanto riguarda il vis-a-vis con Gianfranco Fini, invece, ieri le diplomazie hanno preferito far decantare le cose e, pur dando per scontato un incontro nelle prossime settimane, le due agende continuano a restare vuote.
Sulle prime, dunque, sono soprattutto gli uomini dell'entourage del premier ad analizzare i dati dell'Auditel e cercare di valutare quanto davvero sia deludente quel 13,5%. L'attesa, infatti, era sicuramente per un risultato diverso, cosa che si capisce chiaramente quando tra Rai, redazione di Porta a Porta e direzione generale di Viale Mazzini inizia un sotterraneo rimpallo di responsabilità sulla scelta di andare in onda contemporaneamente alle partite di Champions league di Milan e Juventus (squadre che di tifosi non contano pochini).
La pratica, dunque, non può non arrivare sul tavolo di Berlusconi. Che chiama al telefono per un consulto anche Alessandra Ghisleri, da anni sondaggista di fiducia del premier. Ed è lei a guardare al cosiddetto «bicchiere mezzo pieno», visto che - seppure sotto le attese - gli ascolti di Berlusconi vengono considerati a Palazzo Grazioli «un ottimo risultato». In primo luogo, perché lo scorso anno lo share medio di Porta a Porta era intorno al 14-15% e dunque il 13,5 non può essere considerato una tragedia. Eppoi perché andando in onda in prima serata il numero di televisori accesi è molto più alto, tanto che gli spettatori sono stati oltre tre milioni e 200mila. Per capirci, la puntata prima del voto amministrativo ed europeo di giugno - in seconda serata - fu seguita da circa un milione e mezzo di persone.
Insomma, è il ragionamento di Berlusconi, come al solito non solo la sinistra esagera ma cade anche nel ridicolo. Già, perché - spiega il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio, «prima urlano sostenendo che il premier avrebbe monopolizzato l'audience e poi esultano dicendo che gli è andata male». Insomma, fanno sapere da Palazzo Grazioli, «se la suonano e se la cantano».
Detto questo, che Berlusconi preferisse inizialmente una trasmissione esclusivamente dedicata al terremoto e magari registrata ad Onna non è una novità. Il motto dei giorni scorsi, infatti, era di concentrarsi sulle cose fatte nella convinzione che agli italiani interessi poco il cosiddetto «teatrino della politica». Poi le cose sono cambiate. E si è deciso per una puntata a 360 gradi che quindi non poteva essere registrata ad Onna ma doveva tenersi in studio a via Teulada. Di qui la prima serata e - viste anche le due partite di Champions league e il successo della fiction di Canale 5 L`onore e il rispetto - quell'Auditel fermo al 13,5. Un risultato che, nonostante il cosiddetto «bicchiere mezzo pieno», certo il Cavaliere non ha gradito.
Parlare di «flop», fanno sapere però durante tutta la giornata da Palazzo Chigi, «è surreale». E a sera è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti a cercare di chiudere la querelle . «Alla sinistra dice il portavoce del premier - ricordo i 16 milioni di contatti. Se sembrano pochi...». E ancora: «La sinistra parla sempre di flop e poi si accorge di quanto questi flop fanno male al momento delle elezioni».
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Un flop da Guinness dei Primati

Televisione e politica.
«Porta a Porta» fa flop. Nuovo scontro sulla Rai.
Canale5 batte Vespa. Zavoli convoca Masi. Garimberti al premier: basta attacchi alla Tv.
Rassegna stampa - Avvenire, Roberto I. Zanini, 17 settembre 2009

Questione di share. Nove punti in meno. Per amore della battuta qualcuno nel Pd ha persino sollevato una questione di titoli. Fatto sta che nonostante abbia goduto del lancio delle polemiche infinite dei giorni scorsi, Porta a porta con Silvio Berlusconi sul terremoto si è fatta battere pesantemente sul fronte auditel dall'Onore e il rispetto con Gabriel Garko. L'ambitissima e quasi invincibile prima serata dell'ammiraglia Raiuno ha ceduto a Canale5. Tanto che lo stesso presidente di Viale Mazzini Paolo Garimberti ieri ha tirato fuori le unghie per difendere «RaiTre, Ballarò, Report, AnnoZero e tutti i lavoratori della Rai che sono stati offesi nella trasmissione di Vespa, perché il servizio pubblico è al servizio di tutti i telespettatori, quali che siano le loro opinioni». Nove punti di share non sono pochi. Il 22,61%, equivalenti a 5.750.000 spettatori a fronte del 13,47, cioè 3.219.000 utenti sintonizzati, più o meno quanto per il film su Italia1 Dirty dancing. Qualcosa come due milioni e 500 mila spettatori in più. Mediaset batte la Rai su tutta la linea, anche se qui, sempre per amore della battuta, si potrebbe dire che comunque la si giri è il Cavaliere che vince. Senza contare i 500 mila spettatori che è stata capace di raccogliere la partita del suo Milan su Sky, pur abbondantemente battuto dalla Juventus con 350 mila tifosi televisivi in più. Numeri che, pur rappresentando il doppio di quanto renda di solito la trasmissione di Vespa, ieri mattina suonavano un po' come quelli di un deficitario sondaggio sulle preferenze politiche. E che, in ogni caso, saranno al centro della battaglia politica dei prossimi giorni intorno alla Rai. Tanto per cominciare ieri l'Ufficio di presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza, presieduto da Sergio Zavoli, ha deciso di convocare mercoledì in audizione il direttore generale della Rai Mauro Masi. Cioè il principale responsabile della decisione di far slittare di due giorni la prima puntata di Ballarò per fare posto a Porta a porta in prima serata. Audizione sulla quale si riverseranno tutti i problemi della Rai, partendo da alcune criticatissime nomine già fatte per finire con quelle che ancora si devono fare. Non è un caso che ieri alcuni esponenti del Pdl, nell'avallare la decisione di convocare Masi, abbiano sottolineato la necessità di chiarire con lui se è vero che per fare queste due nomine, oltre a quella del direttore di Rainews24, si debba attendere il prossimo congresso del Pd con l'elezione del nuovo segretario. Allo stesso tempo Giorgio Lainati, sempre del Pdl, si è opposto all'idea di trasformare l'audizione in un processo: «Non vogliamo aggressioni in stile Di Pietro». Ieri, intanto, sia Berlusconi che Vespa hanno preferito tacere sulla vicenda. A gongolare è stato l'attore Garko, che pure ha ammesso di non aver visto la sua fiction ma proprio Porta a porta: «Sono molto felice per il risultato di martedì sera. L'onore e il rispetto è una delle fiction alle quali sono più affezionato, evidentemente la pensano così oltre 5 milioni di spettatori». Il presidente Garimberti è andato giù pesante nella critica al premier: «Gli uomini pubblici e di governo che pensano che la Rai debba astenersi dal riportare critiche alla loro parte scambiano il Servizio Pubblico con le televisioni di Stato che operano in regimi non democratici. Il diritto di critica al nostro operato è legittimo, la delegittimazione sistematica e l'insulto no». Quindi, smentendo un tradizionale cavallo di battaglia di Berlusconi, ha affermato: «In tutte le democrazie occidentali le tv pubbliche sovvenzionate dal canone criticano governi, coalizioni, partiti e singoli politici senza che nessuno gridi allo scandalo». Parole ampiamente condivise dai consiglieri Rai di opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten.
E quest'ultimo non ha mancato di sottolineare che il 13,5% di share «è un flop clamoroso, forse la peggiore performance di Raiuno nell'anno. Una scelta contraria all'interesse dell'azienda. Mi auguro che sia di insegnamento e che i giornalisti tornino a fare i giornalisti e i dirigenti a dirigere l'azienda».
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Bossi: A casa quanto prima

Afghanistan, Berlusconi: sarebbe essenziale uscire presto.
Dopo l'attentato suicida costato la vita a 6 parà, il presidente del Consiglio ha detto che è meglio per tutti uscire presto dal Paese. "Siamo ansiosi di portare a casa i nostri ragazzi", ha detto arrivando al Consiglio straordinario Ue.



"Siamo tutti convinti che è meglio per tutti uscire presto dall'Afghanistan, siamo ansiosi di portare a casa i nostri ragazzi", ha detto Berlusconi arrivando al Consiglio straordinario Ue in vista del G20 di Pittsburgh. Il presidente del Consiglio poi commentando le parole del ministro leghista Umberto Bossi, che nel pomeriggio aveva auspicato il rientro del contingente italiano a breve, ha detto: "Avevamo già previsto una forte riduzione, procederemo in quella direzione". Berlusconi ha poi precisato che l'Italia non può assumere "univocamente" una decisione in merito.

Afghanistan, Bossi: a Natale tutti a casa.
"Spero che questi ragazzi possano per Natale vedere casa loro. Fallito il tentativo di portare la democrazia". Lo ha dichiarato il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, commentando la strage di militari italiani a Kabul.



"Spero che a Natale possano venire tutti a casa". Lo ha detto Umberto Bossi riferendosi ai soldati italiani di stanza in Afghanistan. "Il tentativo di portare la democrazia in Afghanistan è fallito", ha affermato il leader della Lega dopo la strage in cui hanno perso la vita sei militari italiani. "Io sono sempre dello stesso parere. A casa quanto prima", ha concluso annunciando che su questo tema si discuterà nel prossimo Consiglio dei Ministri.
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Un lodo Alfano per tutti i cittadini

Intervista. Critiche dal giurista di centrodestra.
Baldassarre "Osservazioni poco pertinenti".
Rassegna stampa - La Stampa, 17 settembre 2009.

«Non mi sembra proprio che quella sollevata dall'Avvocatura dello Stato sia una questione pertinente. Altre sono le questioni all'esame dei giudici». Nel merito, se il Lodo Alfano sia costituzionale o incostituzionale non intende parlare.
Ovvio. Un presidente emerito della Consulta come il professor Antonio Baldassarre, che ha guidato la Corte Costituzionale nel 1995, il più giovane presidente nella storia d'Italia, giurista di area del centrodestra, «pour cause» non vuole e non può intervenire in un dibattito che riguarda esclusivamente gli attuali inquilini della Consulta. Ma additare il circuito mediatico-giudiziario come «l'anomalia italiana» che addirittura sarebbe motivo da impedire a un presidente del Consiglio di svolgere le sue funzioni in serenità, beh, al professor Baldassarre, che peraltro si intende della materia essendo stato presidente della Rai nel 2002 su indicazione proprio del passato governo Berlusconi, sembra davvero troppo.
Professor Baldassarre, avrà sentito delle motivazioni che l'Avvocatura dello Stato avanza per difendere il lodo Alfano. All'apice delle loro preoccupazioni c'è l'intreccio tra magistrati e giornalisti. Concorda?
«Guardi, non prenderei troppo sul serio queste motivazioni. Da quel che sento, si dipinge un perverso circuito, il cosiddetto circuito mediatico-giudiziario... Ma se la situazione che si dipinge fosse vera, e non entro nel merito, allora dico che questa situazione vale per tutti gli italiani, per ogni cittadino, mica solo per chi ha rilevanti cariche pubbliche».
E allora?
«Allora, di conseguenza, tutti i cittadini avrebbero diritto a un Lodo Alfano. Ma le pare possibile?».
Significherebbe sospendere tutti i processi per tutti gli italiani per colpa dei giornalisti cattivi.
«Il problema che è all'esame della Corte in verità è un altro. Il punto è se vi sia una disparità di trattamento tra le varie cariche dello Stato. Oppure se vi sia disparità tra i cittadini qualsiasi e le cariche dello Stato».
E lei, scusi, che pensa al riguardo?
«Naturalmente non rispondo. Saranno i giudici a decidere».
Ma...
«Ma dire che tutto il problema sia di trovarsi alla mercé di questo malefico circuito, beh...».
È chiaro: non la convince.
«Avrei dei dubbi di fronte a una difesa del genere. Le ripeto: se il problema si sposta sul piano del trattamento sui media, e se la situazione italiana è quella catastrofica così dipinta, allora sarebbe un problema generale che riguarda tutti i cittadini. Anzi, riguarderebbe più i cittadini comuni che un presidente del Consiglio, chiunque esso sia, perché la violazione al diritto della propria privacy, nel nostro ordinamento, è mitigata nel caso di una persona che rivesta un incarico pubblico».
Chi è al governo ha qualche diritto di privacy in meno, è così? I cittadini hanno diritto di sapere come sta governando chi è stato eletto?
«Sì, su una cosiddetta figura pubblica si possono dire molte cose di più perché i cittadini devono sapere. Invece il cittadino comune ha una tutela più ampia della propria privacy in quanto il danno, in certi casi, è davvero irreparabile».
Anche perché, professore, un presidente del Consiglio, sempre parlando in astratto e prescindendo dalla persona che è attualmente a Palazzo Chigi, ha molti strumenti per difendere la propria immagine sui media. O no?
«Diciamo pure così. In ogni caso saranno i giudici a decidere».
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La vipera: «Berlusconi come Eluana»

Ossessionati dal Cavaliere.
Ora i «farabutti» vanno in piazza.
La sinistra prepara per sabato cortei. Il pretesto è difendere la libertà di stampa ma il vero scopo è attaccare Berlusconi. E l'Avvocatura di Stato dice: «Se non passa il Lodo Alfano il premier potrebbe anche dimettersi».

Rassegna stampa - Il Giornale, Vittorio Feltri, 17 settembre 2009.

In attesa del congresso più pasticciato della storia, il Partito democratico mostra i muscoli che non ha più, e va in piazza con i farabutti di cui il premier ha parlato in tivù, colpendo nel segno. La manifestazione più insulsa organizzata dalla sinistra si svolgerà sabato, cioè dopodomani, e si sa già che avrà uno scopo diverso da quello dichiarato. Della libertà di stampa non importa a nessuno; è solo un pretesto per mobilitare un po' di gente urlante. Si griderà contro Berlusconi, ovviamente, senza il quale i progressisti non sanno stare nemmeno un minuto.
O insultano lui o non hanno niente da dire. Lo si è constatato perfino durante l'estate: ogni volta che qualcuno dell'opposizione ha avuto l'opportunità di parlare o di scrivere, anziché affrontare un qualsivoglia argomento politico, si è abbandonato al solito sfogo contro la vita pubblica e privata del Cavaliere.
Una monotonia mortale. Quella dell'antiberlusconismo - ormai di maniera - è diventata una mania, un'ossessione, una malattia della mente e dell'anima che ha ridotto la politica a un esercizio degno dell'asilo Mariuccia: da una parte l'opposizione che se la prende sempre e comunque - per manifesta antipatia - con il premier, ricorrendo a iperboli verbali spregiative; e dall'altra la maggioranza che lo difende spesso maldestramente e con crescente irritazione.
Si è arrivati all'assurdo di riservare la prima pagina dei giornali alle prodezze della D'Addario mentre l'Iran annunciava di aver arricchito il proprio arsenale con una bella bomba atomica che, in mano a certi individui, non è rassicurante. Ogni occasione è buona per attaccare briga, ma questo non sarebbe tanto grave se almeno cambiasse il motivo della discordia. Neanche per sogno. Si litiga su Berlusconi o per Berlusconi, quasi non esistesse altro per accapigliarsi.
Ieri sono volati schiaffoni a causa dell'Auditel che non ha assegnato al premier il record degli ascolti a Porta a Porta dedicata alla consegna delle case agli abruzzesi rimasti senza. Polemiche stupide visto che (in prima serata) i programmi televisivi d'informazione sono notoriamente meno seguiti di qualsiasi spettacolo di intrattenimento o evasione. Quando Eluana morì, la trasmissione relativa fu largamente battuta dal Grande Fratello, e ciò non significa che gli italiani non avessero a cuore la povera ragazza. Lo stesso è accaduto nella serata di martedì su Raiuno. Era fatale. I terremoti destano impressione e interesse generale nel momento della distruzione; la ricostruzione e l'assegnazione degli alloggi, invece, premono ai senza tetto e a una minoranza di cittadini.
Va però aggiunto che in un Paese in cui edifici demoliti dal sisma vengono rimessi in piedi, di norma, dopo quarant'anni, è una notizia meritevole di attenzione se un governo riesce in cinque mesi a regalare alloggi veri a chi li aveva perduti. Immaginate se un primato così lo avesse registrato un governo di centrosinistra: ci avrebbero fatto una «capa tanta». Poiché l'impresa è riuscita a Berlusconi, secondo i progressisti doveva passare sotto silenzio. Di qui il festival di polemiche cui assistiamo.
E non è finita. Come dicevo all'inizio, sabato ci tocca la piazzata che prende spunto dalle querele del Cavaliere a la Repubblica e all`Unità, che si sentono minacciate nella libertà. Figuriamoci. Le querele sono all'ordine del giorno nei quotidiani e nei periodici. Ne becchiamo tutti e da tutti; personalmente ne ho presa una due giorni orsono dal presidente della Camera e non mi sono spaventato. Continuerò a scrivere senza tremori al polso. E pazienza se per il Giornale nessuno scende in piazza. Tanto più che la manifestazione indetta dalle due testate citate, dai sindacati e da vari conformisti di sinistra sfocerà nella solita lamentazione antiberlusconiana, un rito logoro e insensato che danneggia chi lo celebra ogni cinque minuti perché rivela una totale mancanza di idee e progetti competitivi.
La medesima mancanza di idee e progetti che caratterizza anche la fase precongressuale del Pd, avviata mestamente a conclusione con un nulla di fatto. Per una semplice ragione: non un candidato alla segreteria ha espresso una sola frase che non fosse improntata al più becero antiberlusconismo. Un Pd conciato così non potrà mai essere un interlocutore idoneo per trasformare l'Italia da ring in democrazia.
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Obama annuncia un nuovo piano di difesa anti-Iran

Usa, no allo scudo. Obama: "Nuovo sistema più efficace".
Il progetto dell'installazione del radar antimissile americano nell'Est Europa, voluto da Bush, è stato rimandato a tempo indeterminato. Il presidente ha spiegato che sarà impiegato un nuovo piano di difesa contro le minacce iraniane.



Il progetto d'installare uno scudo antimissile nella Repubblica Ceca e in Polonia è stato messo da parte da Barack Obama, il quale ha dichiarato che "il nuovo sistema di difesa missilistico risponde meglio alla minaccia posta dall'Iran". Il presidente ha spiegato che le ragioni della revisione del piano sono da ricercarsi sia negli aggiornamenti forniti dall'intelligence nazionale sugli armamenti iraniani sia nel progresso tecnologico della difesa americana. Ha poi aggiunto che "il nuovo approccio sarà più flessibile, più efficace e più efficiente dal punto di vista dei costi".
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Al servizio di tutti

Il futuro di Brembio? Una questione sociale di buona volontà.

La lettera di Alberto, sconosciuto inserzionista e commentatore schietto, pubblicata dal nostro blog martedì 15 Settembre, e privata della nota accompagnatrice più preoccupata nella difesa di terzi che non di quanto è esposto, ci stimola a un editoriale che evidenzia un disagio che da tempo entrato a far parte della vita di molti Brembiesi ed emerso anche nei commenti ad alcuni articoli da noi pubblicati.
Un disagio di chi, pur vivendo nella borgata, si sente un escluso all’interno di una comunità che tenta di balbettare e coniugare temi di democrazia, aspetti socioeconomici lungimiranti, modernità, compartecipazione e attenzione rispettosa dell’altrui pensiero. Un disagio che nasce dalla percezione se non dal malcelato sospetto che tutto avviene per uno scopo e un fine di pochi. Da una difficoltà costruttiva. Da una dichiarata fatica per mantenere di buona qualità il livello assistenziale, culturale, sociale di una borgata sempre alle prese per tamponare eventi ritenuti straordinari, perché privi di progettualità preventiva e dilazionati nel tempo per evidenti difficoltà operative o economiche, anche celandosi dietro la pur veritiera decurtazione dei finanziamenti statali. Un disagio che denota la scarsità di un franco, costruttivo, approfondito confronto dialettico tra le parti. Che nasce da condivisioni scaturite in seno a conferenze di poche persone o prese di posizione unilaterali su temi importanti, trattati in modo soft o solo accennati e imposti, che meriterebbero ben più ampio e incisivo dibattito politico e divulgati e portati a conoscenza, anche nei minimi particolari, alla comunità.
E, di fronte a pianificazioni rilevanti, a volte, sarebbe più giusto o conveniente soprassedere, o dilazionare nel tempo progetti di grande spessore e di lunga scadenza con un più approfondito esame situazionale, per andare incontro a quelle evidenti esigenze che la comunità reclama senza dover aspettare i residui dei capitoli di spesa per far fronte alle incombenti necessità. Senza dover per forza cedere alla cementificazione per incamerare oneri. Senza dover per forza stravolgere o cambiare lo status di un tranquillo borgo a vocazione agricola in quello di una futura indistinta e disagiata giungla industriale.
Per quanto ci riguarda, e aperti ad ogni vostro suggerimento o sollecitazione, non è nostra intenzione proporci quali bastonatori o quale alternativa politica alle attuali conformazioni istituzionali; e tanto meno essere a favore o contro chi che sia. Ma volentieri, sempre presenti e voce accreditata dalle vostre presenze sul blog, raccogliamo e pubblichiamo, come del resto abbiamo sempre fatto, interpretando l’umore di una popolazione che si sente distante dai suoi rappresentanti e patisce questa lontananza; nella trasparente consapevolezza che gli anni della nostra militanza sociale e politica, possano essere al servizio di tutti e giovare al futuro della comunità.
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Una ciclabile fai da te

Se il sindaco non ci pensa la tecnologia ti dà una mano anzi una pista.

I ciclisti, si sa, conoscono l’arte di arrangiarsi: se il comune non provvede alla realizzazione di piste ciclabili, non c’è problema. Due architetti dello studio Altitude di Boston (www.altitudeinc.com) hanno inventato The LightLane, un raggio laser da montare sotto il sellino, che mentre la bici va, proietta dietro di sé una pista ciclabile virtuale con tanto di simbolo del ciclo e due strisce ai lati, per pedalare in sicurezza di notte, molto più efficace delle luci di posizione. Si pensa che sarà in vendita nel 2010.


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Donne, antifascismo, democrazia: ieri, oggi, domani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Dalla Resistenza ad oggi la storia delle donne.

Anpi Lodi Sezione Martiri del Poligono e Anpi Provinciale del Lodigiano, in collaborazione con Comune di Lodi - Assessorato Pari Opportunità, Auser di Lodi, organizzano "Donne, antifascismo, democrazia: ieri, oggi, domani", tre incontri per raccontare la storia delle donne, dalla Resistenza alla Costituente alle lotte per la conquista dei diritti alle incertezze del futuro per le donne di oggi.

Sabato 19 settembre 2009 ore 16.00 a Lodi
"Le donne della Resistenza"
Incontro con Ercole Ongaro, letture e testimonianze di donne partigiane, a cura di Viviana Stroher, presso il Teatrino, Via Gorini 19.



Sabato 3 ottobre 2009 ore 16.00 a Lodi
"Le donne della Costituente e la conquista dei diritti"
A cura di Paola Tramezzani e Isa Ottobelli, presso il Teatrino, Via Gorini 19.




Sabato 17 ottobre 2009 ore 16.00 a Lodi
"Le donne di oggi e le incertezze del futuro"
A cura di Tatiana Negri e Susanna Casali, presso il Teatrino, Via Gorini 19.


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Amnesty International condanna l'attentato

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Afghanistan: dichiarazione della sezione italiana di Amnesty International sull'attentato di oggi a Kabul.

La Sezione Italiana di Amnesty International condanna l'attentato compiuto questa mattina a Kabul in Afghanistan che ha causato la morte di sei militari italiani e il ferimento di altri quattro, almeno 15 morti e oltre 60 feriti fra i civili afgani ed esprime le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime.
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Afghanistan. La coerenza del centrosinistra

Finocchiaro, Profondo dolore ma serve una seria riflessione.

"Intervengo a nome del Pd prima di tutto per partecipare del dolore profondo per l'evento tragico che ha colpito i rappresentanti delle nostre Forze Armate di stanza in Afghanistan. Mi permetto, in questa occasione, di avanzare anche qualche proposta al governo e alla maggioranza". Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, nel suo intervento nella discussione in aula successiva alla relazione del ministro La Russa. Si ricorderà che il mantenimento della presenza militare in Afghanistan è stato voluto e rafforzato durante il governo Prodi. "La questione della nostra presenza in Afghanistan è concordata attraverso il meccanismo della decisione parlamentare e di fronte a questa responsabilità il governo e la maggioranza hanno il dovere del confronto con l'opposizione. Credo che dovremmo perciò affrontare una discussione in Parlamento che sia meno rapsodica di quanto non accada di solito sulle missioni internazionali e sull'Afghanistan e, mi permetto di dire, anche alla presenza del ministro degli Esteri".
"Molti fatti politici sono maturati in questo Paese - ha continuato Anna Finocchiaro -. Il più evidente, quello che abbiamo davanti agli occhi, sono le elezioni, le contestazioni dell'Unione europea, la conferenza stampa del presidente Karzai e qualche ora dopo l'attentato che ha colpito il nostro contingente. È di un mese e mezzo fa la lettera che i governi di Germania, Gran Bretagna e Francia hanno indirizzato al segretario generale dell'Onu per chiedere una conferenza internazionale da svolgersi entro l'anno proprio sull'Afghanistan, la politica dell'amministrazione statunitense sta registrando modificazioni evidenti rispetto a quella che era stata la politica dell'amministrazione Bush. Tutti fatti politici che ovviamente determinano e condizionano la nostra presenza negli organismi internazionali, le nostre determinazioni, ma soprattutto offrono all'Italia uno spazio politico di rilievo internazionale per potere, su questi percorsi di decisione, interferire e veramente co-decidere".
"La morte di 6 persone è sempre un fatto che appare deserto, infecondo. Lo spegnimento di una vita è in sé la cessazione di una fecondità. Io mi auguro però che, proprio la responsabilità di fronte a queste morti, a questi ferimenti e anche al rischio e alla paura che è un sentimento assolutamente umano e che si ha sempre insieme al coraggio perché sia coraggio vero, ci spinga oggi non solo a commemorare questi morti e a stringerci vicino alle Forze Armate italiane e ai familiari di questi morti. Questa responsabilità - ha concluso Anna Finocchiaro - deve spingerci a cercare di imprimere alla nostra azione in Afghanistan e nelle missioni internazionali di pace, sia sul versante delle politiche militari che sono affidate al ministro La Russa, ma anche sul versante della politica internazionale che è affidata al ministro degli Esteri e alla Presidenza del Consiglio, una rotondità, una compiutezza, un approfondimento, una serietà che valgano all'Italia il ruolo e la gratitudine che le spettano per il sacrificio che sta compiendo, ma anche un ruolo e una forza e una capacità di co-decisione negli organismi internazionali che talvolta ci è apparsa appannata".
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Italia Politica, n. 3 - 17 settembre 2009

Italia Politica
Numero 3, 17 settembre 2009

La FNSI rinvia la manifestazione di sabato.
La manifestazione di sabato prossimo a Roma per la libertà di stampa è stata rinviata. La decisione è stata presa dalla Fnsi dopo la notizia del sanguinoso attentato ai nostri militari in Afghanistan.

In cinque anni venti le vittime italiane in Afghanistan.
Con le sei vittime di oggi salgono a venti i morti italiani in Afghanistan nell'ambito della missione Onu che ha portato il nostro contingente a Kabul. La prima vittima risale al 3 ottobre 2004, quando in un incidente stradale, aveva perso la vita il Caporal Maggiore Giovanni Bruno, mentre altri quattro militari erano rimasti feriti.
Il 3 febbraio 2005, un velivolo civile in volo da Herat a Kabul, precipitava a 60 Km sud est dalla capitale, in zona di montagna. Sul volo era presente il Capitano di Vascello Bruno Vianini effettivo al Comando Interforze Operazioni Forze Speciali, in servizio presso il PRT di Herat. L'11 ottobre 2005, a causa di un incidente mortale, ha perso la vita il Caporal Maggiore Capo Michele Sanfilippo.
Il 5 maggio 2006, in seguito dell'esplosione di un ordigno al passaggio di una pattuglia del Contingente, sono morti il Capitano Manuel Fiorito e il Maresciallo Capo Luca Polsinelli. Il 2 luglio 2006 il Colonnello Carlo Liguori (Capo del settore Cimic del Cdo RC-W) perdeva la vita in seguito a un malore. Il 20 settembre 2006, per colpa di un incidente stradale a Kabul, decedeva il Caporal Maggiore Giuseppe Orlando. Il 26 settembre 2006, una bomba fatta esplodere al passaggio di una pattuglia nel distretto di Chahar Asyab, circa 10 km a sud di Kabul, ha ucciso il Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella e successivamente, il 30 settembre 2006, in seguito delle ferite riportate nell'attentato, perdeva la vita anche il 1° Caporal Maggiore Vincenzo Cardella.
Il 24 novembre 2007, dopo un attentato kamikaze nel distretto di Pagman a circa 15 km a ovest di Kabul, perdeva la vita il Maresciallo Capo dell'Esercito Daniele Paladini.
Il 13 febbraio 2008, a seguito di uno scontro a fuoco con elementi ostili nella valle di Uzeebin nei pressi di Rudbar a 60 Km da Kabul, perdeva la vita il 1° Maresciallo dell'Esercito Giovanni Pezzulo. Il 21 settembre 2008 il Caporal Maggiore Alessandro Caroppo perdeva la vita per cause naturali.
Il 15 gennaio 2009 è morto il Maresciallo di 1ª Classe Arnaldo Forcucci, anche lui per cause naturali. Ultimo, in ordine di tempo, prima delle vittime di stamane a Kabul era stato, il 14 luglio 2009, il Caporal Maggiore Alessandro Di Lisio, ucciso in un attentato a 50 chilometri da Farah.

La Lega non rinuncia.
"Non abbiamo rinunciato a niente. Abbiamo chiesto la presidenza di tre grandi regioni del Nord: Piemonte, Lombardia e Veneto", lo ha ribadito il ministro della Semplificazione nromativa, il leghista Roberto Calderoli intervenendo a 'La Telefonata' su Canale 5 e tornando a parlare delle elezioni regionali previste per il prossimo anno. La Lega, ha spiegato, rappresenta un quarto della coalizione ed è quindi giusto "chiedere un quarto delle presidenze delle regioni a noi assegnate. Politicamente - sottolinea - è quindi corretto chiederne tre". Calderoli ha chiuso poi le porte ad una eventuale alleanza con l'Udc: "È incredibile pensare di allearsi con chi dice che il premier delira. Sentirsi poi dire che 'decideremo caso per caso', vuol dire allearsi con chi in quel territorio vince. Bel modo di far politica!".
Ma non tutti nel Pdl sono d'accordo: "È giusto che la Lega abbia la presidenza di una regione, meglio il Piemonte del Veneto. Più di una sarebbe un problema", a dirlo è il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Rifiuti tossici, chiamati in causa i servizi segreti.
"Le affermazioni di oggi del pentito Francesco Fonti sono di inaudita gravità. Nella vicenda dell'affondamento delle navi cariche di rifiuti vengono palesemente chiamati in causa i servizi segreti italiani ed esponenti politici locali e nazionali che sarebbero ancora in carica. Va fatta chiarezza ora, nessuna omissione, incertezza o ritardo può essere più tollerata", lo afferma Ermete Realacci, responsabile ambiente del Pd che dai microfoni di Radio Anch'io di Radio Uno, annuncia una nuova interrogazione parlamentare sul tema. Realacci ha commentato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, intervistato oggi dalla Gazzetta del Sud, "che sarebbero anche contenute nei dossier depositati presso le procure ci sarebbero nomi e fatti su cui le istituzioni e il Governo hanno il dovere di fare subito luce. La fiacca e appannata risposta del Ministro Vito ieri in aula è assolutamente insufficiente. Chiediamo al Governo di tornare a riferire in Parlamento per dire come e con quali mezzi intende affrontare questa vicenda che per la sua importanza e pericolosità necessita di un intervento straordinario. Sono più di quindici anni che l'Italia aspetta una risposta. Ci sono stati morti sospette, malattie, danni ambientali gravissimi. È ora che lo Stato dimostri di esserci".

Ritiro immediato dall'Afghanistan, lo chiede il Pdci.
"Prima che cominci il solito diluvio di lacrime di coccodrillo per i soldati italiani morti a Kabul vogliamo ricordare a tutti che in guerra si muore. L'Italia in Afghanistan sta combattendo una guerra sporca. Speriamo che questa volta assieme alle bare ritornino anche i vivi. Lo ripetiamo ancora una volta: serve il ritiro immediato". È quanto ha affermato Jacopo Venier, dell'ufficio politico del PdCI.
Lo chiede anche il presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera dei Deputati, il leghista Stefano Stefani, nell'apprendere la notizia dell'attentato contro le truppe italiane nel centro di Kabul in cui sono rimasti uccisi 6 italiani: "È necessario delineare una efficace strategia d'uscita dall'Afghanistan. A pochi mesi di distanza dalla morte del giovane soldato italiano Alessandro Di Lisio lo scenario non cambia, ancora morti, ancora giovani. I numeri parlano chiaro: sono 20 le vittime italiane che, dal 2004 ad oggi, hanno sacrificato la loro vita in territorio afghano. È un fatto drammatico. Bisogna iniziare a studiare una exit strategy, non da soli ma insieme alla comunità internazionale".
In una nota congiunta Antonio Di Pietro, Massimo Donadi e Felice Belisario dichiarano: "Esprimiamo, a nome dei gruppi parlamentari di Italia dei Valori, il nostro più sentito cordoglio alle famiglie dei soldati italiani vittime del vile attentato odierno in Afghanistan e ci stringiamo al loro dolore. Insistiamo, come stiamo già facendo da mesi, sulla necessità che il governo avvii al più presto in sede Nato e Onu un confronto con i nostri partners sul senso e sulla natura di questa missione e che da subito si apra in Parlamento un confronto per stabilire i tempi e i modi di una exit strategy".
Paolo Cento dei Verdi-Sinistra e Libertà ha dichiarato: "Alle famiglie dei militari rimasti uccisi a Kabul va tutta la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e il nostro cordoglio. Ma questa drammatica vicenda dimostra ancora una volta che l'azione militare italiana e delle altri alleati è fallita come prova anche l'esito della vicenda elettorale. Dopo questa tragedia nessuna ipocrisia può essere accettata. Bisogna porre immediatamente fine ad una missione che non solo non produce alcun risultato, ritirando subito i nostri soldati dall'Afghanistan".
Sit-in, questo pomeriggio, a partire dalle ore 17.30 e fino a sera, delle forze che si riconoscono nella Federazione della sinistra d'alternativa (Prc, Pdci, Socialismo 2000) per protestare "contro la presenza italiana nella guerra in Afghanistan e per il ritiro immediato delle nostre truppe da quel teatro di guerra". Il presidio è stato indetto dopo la morte dei sei militari italiani a Kabul. A chiarire la posizione e il senso della manifestazione, a nome del Prc, è stato il segretario Paolo Ferrero. "Ritengo profondamente sbagliato aver deciso di sospendere la manifestazione per la libertà di stampa indetta per il 19 settembre. Il nostro Paese ha bisogno di riflettere collettivamente su questa immane tragedia e sugli assurdi motivi che ci hanno portato e ci portano ancora oggi a piangere morti italiani, non certo di chiudersi in se stesso".

Exit strategy significa fuga
Messaggi che esprimono cordoglio e nel contempo il proprio favore del mantenimento della missione in Afghanistan da parte di tutti gli esponenti del Pdl e di altre forze politiche. Ne riportiamo solo due in quanto trovano vasta echo nei Tg odierni. Il primo è di Rutelli. Il Presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica Francesco Rutelli ha espresso "totale solidarietà e vicinanza alle famiglie dei militari" coinvolti nell'attentato di questa mattina a Kabul e "alle nostre Forze Armate". "Oggi più che mai - ha sottolineato in una nota - sono valide le ragioni di una efficace presenza in Afghanistan, nell'ambito della alleanza internazionale nella quale siamo impegnati per la sicurezza e la ricostruzione del paese". L'altro è di Michele Scandroglio, deputato Pdl, componente la Commissione Difesa della Camera: "Esprimo alle famiglie affettuosa vicinanza e profondo cordoglio per le vittime dell'attentato. Qualche anti-italiano ha già puntato il dito contro il Paese e chiesto il ritiro dei nostri soldati: io non ho vergogna a dire che sono un patriota e che sono consapevole del ruolo fondamentale che le nostre truppe hanno all'estero nel mantenimento della pace. È necessario che i ministri della Difesa e degli Esteri si adoperino per una verifica ed un rafforzamento del dispositivo militare di sicurezza in Afghanistan. A tutti i militari italiani impegnati in missione va la mia stima e il mio apprezzamento per il lavoro che svolgono. Non nascondiamoci dietro le parole straniere. Exit strategy significa fuga. Magari intelligente. Ma sempre fuga".

La Coldiretti rinvia la mostra sul falso formaggio italiano.
I drammatici eventi in Afghanistan hanno indotto la Coldiretti a rinviare la prima mostra del falso formaggio italiano che si sarebbe dovuta tenere domani 18 settembre a Roma nel Centro Congresso Rospigliosi. La Coldiretti si riserva di comunicare la nuova data dell'iniziativa.

Per il card. Ruini in Occidente l'educazione è diventata un problema
"Nel nostro tempo, almeno in Occidente, l'educazione è diventata, in maniera nuova, problema. Sono diventati più incerti e problematici i rapporti tra le generazioni, in particolare riguardo alla trasmissione dei modelli di comportamento e di vita, tanto che specialmente sotto questo profilo si tende a parlare di frattura o di indifferenza tra le generazioni". Lo scrive il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, nella prefazione del Rapporto-Proposta edito dal Comitato e dal titolo "La sfida educativa" (Laterza), disponibile da oggi in libreria. Il libro esce in vista dell'Assemblea generale straordinaria della Cei, che discuterà gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio, centrati appunto sul tema dell'educazione.
Nello scenario dell'attuale società occidentale, scrive Ruini, "appaiono ridotte e precarie le possibilità di un'autentica formazione della persona, che comporti una buona capacità di orientarsi nella vita, di trovarvi significati e motivi di impegno e di fiducia, rapportandosi agli altri in maniera costruttiva e non smarrendosi davanti alle difficoltà e le contraddizioni". In altre parole, "mentre sono aumentate le opportunità e le facilitazioni a nostra disposizione, diventa più arduo tenere insieme la consapevolezza di sé e del mondo in cui viviamo, la libertà e la responsabilità delle nostre decisioni, cioè quegli elementi che sembrano essenziali per una vera educazione".
Da parte sua, la Chiesa, fa notare infine il card. Ruini, ha sempre avuto a cuore il "lavoro educativo" e oggi intende farsi carico dell'"emergenza educativa" promuovendo una "collaborazione a tutto campo", anche con i non credenti.

Autogoal sul lodo Alfano
"Invocare come ha fatto l'Avvocatura dello Stato il 'rischio dimissioni' del presidente del Consiglio per giustificare la costituzionalità del Lodo Alfano è un autogol". Lo ha affermato Michele Vietti, presidente vicario dei deputati dell'Udc, intervistato da Red Tv. "I giudici delle leggi devono valutare se la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato violi o meno i principi costituzionali e in particolare la parità di trattamento. Le eventuali ricadute politiche - sottolinea Vietti - sono estranee a questo ragionamento e suonano come un tentativo di scaricare sulla Corte Costituzionale responsabilità che esorbitano dal suo ruolo".
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MondoNews - Fatti e Parole, n. 1 - 17 settembre 2009

Mondo News – Fatti e parole
Numero 1, 17 settembre 2009

Afghanistan, Napolitano anticipa il ritorno in Italia
Il presidente della Repubblica da Tokyo: "Sincero e accorato cordoglio ai familiari dei caduti". Domani il rientro dopo l'incontro con il nuovo premier Hatoyama.



Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano da Tokyo ha espresso "profonda emozione" per la perdita dei sei militari italiani, ed il ferimento degli altri, in Afghanistan. Inoltre, ha espresso "sincero e accorato cordoglio ai familiari dei caduti e un augurio di guarigione ai feriti". "Voglio anche indirizzare ai nostri valorosi, che rappresentano l'Italia in questa difficile missione internazionale per la pace e la stabilità, l'espressione della nostra riconoscenza e della nostra vicinanza". Il Capo dello Stato ha deciso di anticipare il suo ritorno in Italia. Partirà domani.

Sei militari italiani perdono la vita in un attentato.
Un attacco con esplosivo ha distrutto alcuni veicoli militari della Forza Kfor sulla strada che va all'aeroporto di Kabul, tra le vittime vi sono anche militari italiani, 6 morti e 4 feriti. Dieci uccisi e 55 feriti tra i civili afghani. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha ricostruito in Aula al Senato la dinamica del tragico attentato di stamane, ha chiarito che si è trattato di “un attentato suicida causato da un mezzo imbottito di esplosivo”. Il veicolo attentatore, ha precisato il ministro, “forse era un modello Toyota di colore bianco”. L'esplosione ha coinvolto due autoblindo 'Lince'. “Sui mezzi c'erano, in tutto, dieci nostri militari - ha confermato La Russa - che hanno tutti avuto delle conseguenze dall'esplosione. Sei hanno perso la vita e quattro sono rimasti feriti. Le prime notizie mi dicono che questi ultimi non verserebbero in imminente pericolo di vita”.
L'attacco suicida è stato rivendicato dai talebani. Il presidente afgano Hamid Karzai ha definito l'attentato “barbarico” e “anti islamico”. L'Aula della Camera ha osservato un minuto di silenzio in segno di lutto.



Lo Stato maggiore della Difesa ha reso noti i nomi delle sei vittime dell'attentato di stamane a Kabul. Si tratta del Tenente Antonio Fortunato, nato a Lagonegro (PZ), classe 1974, in forza al 186° Rgt; del Serg.Mag. Roberto Valente, nato a Napoli, classe 1972, in forza al 187° Rgt; del 1° CM Matteo Mureddu, nato a Oristano, classe 1983, in forza al 186° Rgt; del 1° CM Giandomenico Pistonami, nato a Orvieto (PG), classe 1983, in forza al 186° Rgt; del 1° CM Massimiliano Randino, nato a Pagani (SA), classe 1977, in forza al 183° Rgt; del 1° CM Davide Ricchiuto, nato a Glarus (Svizzera), classe 1983, in forza al 186° Rgt. I feriti, si conferma, risultano quattro: tre appartenenti al 186° Rgt dell'Esercito e uno all'Aeronautica Militare.

Il Papa prega per le vittime
Papa Benedetto XVI "è stato informato" dell'attentato che ha provocato la morte di sei soldati italiani in Afghanistan e "assicura le sue preghiere per le vittime", manifestando "la sua vicinanza alle famiglie e a tutte le persone coinvolte". Lo ha riferito il portavoce vaticano, p. Federico Lombardi.


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La buca si è formata il 17 agosto scorso

A proposito del buco di Via Chiosazzo.

Una precisazione è doverosa in merito al buco di via Chiosazzo. La segnalazione in merito al cedimento, è avvenuta il 17 Agosto nella mattinata da parte del Sig. D.G., residente poco distante, il quale percorrendo il tratto in bicicletta verso la piazza si è accorto del cedimento e del conseguente buco. Ne ha immediatamente informato il comune, commentando poi la pericolosità dell’accaduto e il ripristino fatto poco tempo prima dalla parte opposta, con amici e conoscenti seduti sulla panchina della pubblica piazza; suggerendo una segnalazione ben visibile in quel luogo situato su un incrocio. Tant’è, che poco dopo, il luogo è stato segnalato con alcuni birilli colorati prontamente posizionati.


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Quando l'immagine (nel Lodigiano) è tutto

Effetto «Cittadino»
FotoPost - 17 settembre 2009.

Nelle due foto si vede il cosiddetto effetto «Cittadino». La prima foto è stata scattata il 2 settembre 2009 alle ore 11.42 (in questi giorni ne avevamo parlato e non era la prima volta). La seconda oggi, 17 settembre 2009, alle ore 11.31 dopo la pubblicazione, dunque, ieri sul quotidiano lodigiano di una lettera di Tiziana Grossi. Morale. I cittadini sanno che hanno un'arma in più molto più efficace del nostro blog: il quotidiano Il Cittadino di Lodi. Usatela per farvi sentire, e naturalmente sostenetelo diffondendolo.


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Per la buca manca la copertura economica

«Via Chiosazzo, la buca non è pericolosa Presto l’asfalto sarà interamente rifatto».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 17 settembre 2009.

Non c’è nessun pericolo imminente di cedimento in via Chiosazzo, una via stretta e di carattere residenziale: la piccola buca di una dozzina di centimetri di lato che si è aperta nella via non prelude a un crollo, secondo i tecnici che nelle settimane passate hanno eseguito dei sopralluoghi. La questione, di cui il comune era informato da almeno 15 giorni, è stata ripresa nei giorni scorsi da alcuni residenti, preoccupati che con le piogge il foro potesse causare un cedimento. «La sistemazione deve essere eseguita da Ami Acque o dal consorzio Muzza - dice l’assessore ai lavori pubblici Aldo Arnaldi -. Il primo ha competenza sulla fognatura sottostante, il secondo è competente della roggia che scorre sotto la via. I due enti si sono palleggiati un po’ le responsabilità, ma ormai siamo al dunque. Se non interverranno, ci penserà il comune». Da tempo sono in corso contatti tra l’amministrazione e i due enti, e proprio per questa mattina era già programmato un incontro che si spera possa essere risolutivo. Nel frattempo, il comune aveva fatto uscire una decina di giorni fa i propri tecnici proprio per scongiurare il pericolo di cedimenti imminente. Una volta avuto un responso rassicurante da parte dei tecnici si è provveduto solo a segnalare la presenza della buca e attendere che gli enti competenti intervengano. I residenti, che avevano manifestato qualche preoccupazione al proposito, possono stare tranquilli. «Capisco la preoccupazione, le segnalazioni sono legittime e opportune: ci permettono di avere il polso della situazione - dice il sindaco Giuseppe Sozzi -. Su via Chiosazzo è già prevista tutta l’asfaltatura: aspettiamo solo di avere la copertura economica».
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In edicola oggi

17 settembre 2009
Le prime pagine dei giornali.








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Secugnago alla bancarotta

Secugnago - «Non accusiamo nessuno, i conti sono espliciti», Rifondazione vuole chiarezza. Buco in bilancio da migliaia di euro. Il sindaco indice un’assemblea pubblica per presentare i dati.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 17 settembre 2009.

Secugnago - Il buco di bilancio c’è, e questa è la prima certezza. Per tutto il resto bisognerà aspettare sabato sera, quando l’amministrazione comunale presenterà in assemblea pubblica, «con la massima trasparenza», tutti i dati necessari a capire le dimensioni del problema.
In paese si vocifera da tempo di un buco nel bilancio comunale, e si fanno anche le cifre: tra gli 800 mila euro e il milione, un’enormità, se fosse vero, per un paese come Secugnago.
«Per il momento non posso confermare né smentire, perché non posso ancora essere preciso - spiega il sindaco Mauro Salvalaglio -. Stiamo lavorando per portare tutti i dati in maniera molto chiara, sabato sera, in assemblea pubblica. A breve daremo comunicazione ufficiale della convocazione».
Pur senza lasciar trapelare i dettagli del problema, il primo cittadino non solo conferma che il buco nel bilancio c’è, ma dà anche un’idea di massima della sua dimensione. «Posso solo dire che il problema è eccezionale, nel senso che non si presenta in questi termini in altri comuni e che trascende l’attuale contingenza economica negativa - continua Salvalaglio -. Il problema è grosso, e non riguarda soltanto il previsionale, ma investe altri aspetti». Con ogni probabilità, quindi, ci sono discrepanze tra i conti del comune e le previsioni fatte a bilancio a inizio anno, ma ci sono anche altri problemi, forse nella programmazione delle spese correnti. L’impostazione del bilancio era stata fatta dalla precedente giunta di centrosinistra, ma il nuovo sindaco Mauro Salvalaglio non ha intenzione di tirarsi indietro. «Ci assumeremo tutte le responsabilità per cercare di risolvere la situazione, e non punteremo il dito contro nessuno - afferma il primo cittadino -. I conti sono talmente chiari che ciascuno potrà trarre le conclusioni che vuole. Altre responsabilità, poi, saranno valutate dagli organi competenti. Con il riequilibrio di bilancio di settembre e l’assestamento di novembre il revisore dei conti farà le sue valutazioni».
In ogni caso, una soluzione è possibile, e non passerà dall’aumento indiscriminato della tassazione. «E cosa mai potremmo aumentare? - si chiede il sindaco -. Ci sarà un ritocco di alcune tariffe particolarmente basse, ma era già previsto e di sicuro non sistema i conti. Le soluzioni alle quali pensiamo sono altre, ma non dipendono solo da noi. Speriamo di avere novità la settimana prossima, o al più tardi nel consiglio comunale di fine mese».
Intanto, sulla questione è intervenuta ieri Rifondazione comunista con un volantino in cui chiede che sia fatta finalmente luce sul susseguirsi di voci di questi giorni. «Chiediamo di sapere se il buco c’è e a quanto ammonta, quale ne è stata la causa e di chi è la responsabilità», chiede Cecilia Tanara. Sabato sera ci saranno le risposte.
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Con Guerini senza condizioni

Elezioni, Rifondazione si schiera con Guerini.
«Palazzo Broletto non deve finire alla destra».

Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 17 settembre 2009.

Rifondazione comunista sta con Guerini, senza intimare ultimatum o imporre condizioni. Il partito guidato a livello locale da Andrea Viani ha deciso di schierarsi con il sindaco di Lodi, che si ripresenterà alle elezioni dell’anno prossimo. I rifondaroli, inoltre, lanciano ancora una volta la proposta di una sinistra unita, per evitare che la destra - dopo aver conquistato la Provincia - riesca a mettere le mani anche su palazzo Broletto.
«Nel prossimo comitato politico di federazione - si legge in un comunicato -, organo statutariamente deputato a seguire i percorsi elettorali delle città capoluogo, previsto per il prossimo 25 settembre, porteremo la proposta di un percorso unitario da sperimentare a Lodi, di appoggio al ricandidatura del sindaco Lorenzo Guerini, e di alleanza con le forze politiche di centrosinistra». Rifondazione rilancia poi l’appello a tutta la sinistra per costruire una lista elettorale comune.
La missione è quello di evitare uno scivolone a destra: «Pensiamo sia necessario evitare che il comune cada nelle mani di una destra sempre più intollerante, insofferente alle critiche e all’opposizione. Una destra che nei primi sei mesi di governo della provincia ha già mostrato una buona dose di pressapochismo e di incapacità amministrativa e, nonostante le sbandierate volontà di autonomia, si è dimostrata pronta e prona ad esaudire qualunque richiesta gli arrivi dalla Regione, come la vicenda del piano rifiuti dimostra. Crediamo sia altrettanto importante evitare lo scivolamento a destra dell’attuale maggioranza, cosa che inevitabilmente porterebbe la perdita del consenso alle forze della sinistra in consiglio comunale».
Il direttivo lodigiano si riconosce nella linea intrapresa dal partito a livello nazionale: «Il comitato politico ha deciso di continuare e allargare il percorso di costruzione della federazione della sinistra alternativa, confermando così le decisioni dell’ assemblea di luglio, che ha dato il via a questo processo. Noi ci riconosciamo in questo percorso, coscienti della necessità di stringere i tempi che ci separano dalle amministrative».
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La crisi colpisce soprattutto gli stranieri

Ma le difficoltà economiche non mettono in dubbio la vitalità degli imprenditori non italiani, in aumento del 3,6 per cento. La crisi mette in ginocchio gli stranieri. Nel 2009 taglio del 41 per cento alle assunzioni di immigrati.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 17 settembre 2009.

La crisi non ha guardato in faccia a nessuno e anche gli stranieri hanno dovuto pagare un prezzo salato. Secondo una previsione formulata dalla Fondazione Leone Moressa, alla fine del 2009 le imprese della provincia di Lodi avranno ridotto del 41,3 per cento le assunzioni (non stagionali) di immigrati, un dato che a livello nazionale sale a 46,9 per cento. Se si considerano le assunzioni nel loro complesso, non solo quelle riferite al personale straniero, nel Lodigiano a fine anno i posti di lavoro saranno calati del 28,8 per cento rispetto al 2008.
«La crisi ha senza dubbio influito sulle dinamiche occupazionali dell’ultimo anno, colpendo in misura maggiore la componente “più debole” della forza lavoro: gli stranieri - commentano dalla Fondazione -. Questo non ha però impedito agli immigrati di mettersi in proprio avviando nuove attività autonome. Lo spirito imprenditoriale non è stato quindi intaccato dalle difficoltà economiche contingenti, evidenziando quella determinazione che diventa necessaria per un auspicabile processo di integrazione».
I sindacati non sono stupiti dall’analisi. «Può darsi che questa previsioni diventi realtà - afferma Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl -, anche se per il momento la percentuale è inferiore. Molti stranieri lavorano nel settore della logistica e dei trasporti, che come è noto è in difficoltà. Altri sono impiegati in agricoltura, ma in questo comparto c’è una maggiore stabilità. Poi ci sono colf e badanti, ma lì il problema è diverso e riguarda la loro regolarizzazione».
Fabrizio Rigoldi, segretario provinciale della Uil, sostiene che il quadro delineato dalla ricerca corrisponde alla realtà: «È un dato confermato - afferma -, emerso anche in occasione del convegno che si è tenuto ad aprile in provincia sui dati occupazionali. Molti stranieri si sono rivolti al sindacato per avere informazioni sul fondo anti crisi, in ogni caso è una questione trasversale a più settori, fra i più colpiti il metalmeccanico e l’artigianato».In tutte le province italiane i flussi di assunzione sono diminuiti, mostrando nella maggior parte dei casi contrazioni anche nel numero di stranieri. Le uniche due eccezioni sono Savona e Viterbo, che risultano essere i soli centri in cui si registra un aumento rispetto allo scorso anno nel numero di assunzioni di immigrati (rispettivamente +9,0 per cento e +28,9 per cento).Nonostante i numeri poco rassicuranti, c’è un elemento che fa ben sperare: la vitalità degli imprenditori stranieri non è stata scalfita dalle difficoltà economiche. Nei primi mesi del 2009, in tutta Italia, la squadra di coloro che ha deciso di fondare un’attività è cresciuta del 2,4 per cento. A Lodi, però, la performance è migliore, gli imprenditori non italiani sono saliti del 3,6 per cento.
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Attentato incendiario a Lodi

La saracinesca è stata sfondata con una macchina, all’interno è stato poi appiccato un incendio; sgomento fra i soci . Attentato al centro sociale della destra. Devastata nella notte la sede dell’associazione “Verde, bianco, rosso”.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 17 settembre 2009.

È esplosa nella notte la sede dell’associazione culturale “Verde, bianco, rosso” di via San Fereolo a Lodi, un centro giovanile orientato a destra ma sostenuto da ragazzi che ci tengono subito a mettere le cose in chiaro: «È un gruppo che va al di là della politica, aperto a tutti coloro che appartengono a schieramenti diversi, questo è un posto dove passare il tempo e organizzare eventi». Il quartier generale di via San Fereolo, però, è stato quasi completamente “mangiato” dalle fiamme, qualcuno ha deciso di lanciare una bottiglia con del liquido incendiario all’interno dei locali, facendo scoppiare un terribile incendio.
«È successo intorno alle 4 - spiega Cinzia Fasoli, presidente dell’associazione -, siamo stati chiamati dai carabinieri, che erano già intervenuti sul posto insieme ai vigili del fuoco. Davanti alla sede è stata trovata una Fiat Uno (rubata a Lodi, ndr), utilizzata in retromarcia per distruggere la saracinesca. Poi è stata gettata all’interno una bottiglia con del liquido infiammabile, ed è scoppiato l’incendio. E pensare che avevamo appena inaugurato la nostra attività, in programma c’erano mostre ed eventi». Sul marciapiede sono state accatastate le lamiere della saracinesca insieme a cocci di vetrata e pezzi di legno bruciati: l’arredamento (un tavolo e una cassapanca) è praticamente andato in fumo. «Sono stati danneggiati la tv e il computer, si sono squagliati», commentano con dispiacere i ragazzi accorsi sul posto. Il fuoco non ha fatto in tempo a impadronirsi di tutta la sede, l’intervento dei pompieri e dei carabinieri è stato tempestivo, ma le fiamme e la loro temperatura hanno lasciato il segno anche sui muri più lontani dal punto dell’esplosione.
Purtroppo la telecamera installata all’esterno della sede in quel momento non era in funzione, così non ha potuto riprendere i responsabili dell’attentato: «Era staccata - spiegano i giovani che frequentano il centro -, proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) stavamo aspettando i dvd da utilizzare per le registrazioni».
Adesso i soci dovranno mettere mano al portafoglio per riparare i danni, che ammontano a quasi dieci milioni di euro. Ieri mattina, quando i sostenitori - 140 le adesioni raccolte in sole due settimane - sono arrivati sul posto sono rimasti senza parole. «Abbiamo provato delusione - raccontano alcuni soci -, anche perché noi ci autofinanziamo, non siamo sostenuti dalle istituzioni. Abbiamo pagato bollette e affitto, per mettere in piedi la sede abbiamo anche utilizzato materiale di recupero. Adesso dovremo riorganizzare tutto, dovevamo solo sistemare una libreria per poi dare vita a una serie di incontri aperti al pubblico».
I carabinieri si stanno occupando delle indagini, tutti si augurano che i responsabili dell’accaduto siano acciuffati al più presto. Nel frattempo, i ragazzi e le ragazze di “Verde, bianco, rosso” hanno incassato la solidarietà delle istituzioni e di alcuni esponenti politici, in ogni caso l’associazione promette di continuare per la sua strada senza paura.
«Non sappiamo chi possa essere stato - conclude Cinzia Fasoli -, in queste settimane non abbiamo avuto problemi con nessuno e nemmeno abbiamo ricevuto minacce o lettere minatorie. Anche i rapporti con i vicini sono ottimi. Un mese fa abbiamo trovato una scritta sul muro che faceva riferimento alle Br, ma è stato un piccolo episodio e probabilmente non c’entra nulla con quanto accaduto ora. Di certo un episodio così non ci ferma, il nostro progetto va avanti».

Ma questa volta sembrano aver agito persone esperte: le indagini saranno a 360 gradi.
Un anno e mezzo fa il rogo all’Arci.

Il Cittadino, Carlo Catena, 17 settembre 2009.

Attentati incendiari a Lodi non se ne sono quasi mai visti. L’unico precedente, clamoroso, e con un obiettivo di segno politico opposto, è stato quello dell’aprile 2008 contro il circolo Arci “Ghezzi” di via Maddalena. Una molotov lanciata contro il locale da un’auto di passaggio, filmata da alcune telecamere di sorveglianza, danni per 4mila euro, vicini di casa che hanno rischiato di morire bruciati e poi un’inchiesta giudiziaria, condotta dalla Digos, che già in ottobre aveva visto destinatari di misure cautelari 11 giovani, di Lodi e di paesi vicini, accusati a vario titolo dell’incendio, di scritte neofasciste sui muri della città e davanti a sedi di partiti e, alcuni di loro, anche di aver pestato e rapinato di uno stemma “comunista” un giovane alla festa della Birra di Pieve Fissiraga. Durante le perquisizioni erano emersi busti di Mussolini e anche materiale in circolazione presso ambienti dell’estrema destra veronese. Molti degli indagati, per tutti i quali è possibile già nelle prossime settimane la richiesta di rinvio a giudizio, erano e sono ultras dell’hockey (accusati anche del pestaggio di un vicequestore in Toscana), e tutti erano iscritti alla Fiamma Tricolore. Il segretario lodigiano del partito, Emanuele Savini, ha però fatto sapere di aver espulso dal partito chi si è reso responsabile di episodi di violenza. Ora c’è chi può leggere nell’incendio dell’altra notte al circolo “di destra”, peraltro frequentato da alcuni degli indagati (ma anche da persone estranee alle accuse) una “vendetta” dell’attentato all’Arci. Come se non fossero bastati arresti domiciliari, avvocati da pagare, computer sequestrati e abitazioni perquisite spesso sotto gli occhi esterrefatti dei genitori, e accuse per diversi anni di carcere.
Ora, nuovo attentato ed ennesima caccia ai nuovi responsabili. In procura già si parla di “atto terroristico”, perché tecnicamente gli estremi ci sono tutti. Ma rispetto all’incendio all’Arci c’è un salto di qualità: l’impiego di un’auto rubata, che richiede qualcuno che sappia fare il ladro, le assi poggiate sul marciapiede per evitare che la Uno-ariete si incagliasse senza abbattere la serranda, e poi l’ordigno incendiario che ha colpito proprio le tubazioni del gas. Poteva andare molto peggio, invece Lodi, ancora una volta, è stata fortunata. Come sempre gli investigatori devono analizzare i possibili moventi e non sembra proprio, visto l’incendio, che possa essere opera della “banda dei videopoker”. Negli archivi locali, per trovare gesti violenti così clamorosi, perché di questo si tratta, commessi da persone “di sinistra” bisogna tornare agli anni Settanta o addirittura alla Resistenza. Un’altra chiave di lettura può essere la concomitanza con la pesante condanna, per omicidio, di quattro giovanissimi, ultras e di estrema destra di Verona, pronunciata poche ore prima dell’attentato di mercoledì. Chi ha colpito in via San Fereolo voleva andare in prima pagina. E tra poco probabilmente ci ritornerà, con le sue iniziali. Si indaga a 360 gradi.

I giovani soci incassano la solidarietà del comune di Lodi e del sindaco.
L’indignazione delle istituzioni: «Un fatto gravissimo per la città».

Il Cittadino, Greta Boni, 17 settembre 2009.

«Un episodio grave», così commenta il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, che nella mattinata di ieri si è recato in via San Fereolo per verificare di persona l’accaduto. «Sono stato avvisato dal questore - racconta -, per constatare un fatto di una gravità inusitata per Lodi. Nonostante ci siano stati altri episodi, un’auto che sfonda un ingresso e dà fuoco a una sede è una cosa a cui non siamo abituati. Il dibattito politico della città si è sempre ispirato a valori democratici, ora ci auguriamo che le forze dell’ordine riescano a ottenere un buon risultato attraverso le indagini. È giusto richiamare la città a quel forte tessuto democratico in grado di respingere la violenza». Oltre a Guerini, anche il suo vice, Mario Cremonesi, ha raggiunto il luogo dell’attentato. In realtà, sono stati numerosi i rappresentati di palazzo Broletto che nella giornata di ieri hanno fatto visita all’associazione “Verde, bianco, rosso” per esprimere la loro solidarietà. Uno dei primi è stato Paolo Colizzi, presidente del consiglio comunale: «Ho voluto rendermi conto dell’accaduto , ho espresso il mio dispiacere e quello del consiglio comunale, indipendentemente dalle opinioni politiche questo è un fatto molto grave. Ho avvisato tutti i consiglieri comunali attraverso una mail». Anche l’assessore alla cultura, Andrea Ferrari, ha voluto verificare di persona: «Un episodio sconcertante la modalità, ma anche violento e inusitato per la città, una violenza d’altri tempi. Abbiamo già vissuto momenti come questo, con l’attentato al circolo Arci, tutti episodi da condannare. Mi auguro che anche in questo caso il lavoro delle forze dell’ordine possa individuare i responsabili». Sul posto, poco dopo l’incendio, è arrivato Francesco Nolli, dirigente di Forza nuova e membro dell’associazione: «Un atto vile - commenta -, che tende a rilanciare momenti di tensione a cui Forza Nuova non si è mai prestata. Questo è un centro giovanile, un centro di aggregazione dove discutere o guardare la partita, frequentato anche da famiglie. Inaugurato da poco, funzionava bene, sono state raccolte molte tessere. È un brutto colpo, ma non ci taglia le gambe, speriamo che le istituzioni ci aiutino, non è un centro di terrorismo ma semmai di scambio di idee». Nolli sottolinea che «i giovani che lo sostengono hanno un orientamento di destra, ma l’associazione va al di là della politica, l’importante è che partecipi gente, anche chi sta dall’altra parte dello schieramento». Il Pd è intervenuto sulla questione: «Pur ribadendo la distanza dalle opinioni politiche e dalle letture storico-culturali che il circolo promuove, condanniamo fermamente ogni forma di violenza a qualunque livello, sotto qualunque forma e di qualunque colore, nella convinzione che solo attraverso il confronto pacifico tra idee differenti si possa contribuire allo sviluppo della società. Esprimiamo forte preoccupazione per l’imbarbarimento raggiunto dal dibattito politico, che rischia di coinvolgere anche la nostra comunità».
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