FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

giovedì 10 settembre 2009

Dalla parte dei magistrati

Csm approva delibere a tutela dei pm attaccati da politici.
La decisione è arrivata dopo l'invito del Capo dello Stato a discutere "con serenità ed equilibrio" le accuse rivolte ai magistrati da Silvio Berlusconi. Mancino: "Bisogna recuperare il dialogo tra le istituzioni".
VideoPost - SkyTg24.



Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato una pratica a tutela dei pm di varie procure italiane attaccati da diversi esponenti politici nazionali. La decisione è arrivata dopo l'invito del Presidente della Repubblica Napolitano a discutere "con serenità ed equilibrio" le accuse rivolte ad alcuni magistrati dal premier Silvio Berlusconi. "Bisogna recuperare il dialogo tra le istituzioni - è l'auspicio del vice presidente del Csm, Nicola Mancino - il Paese di tutto ha bisogno fuorché di uno scontro permanente".
Condividi su Facebook

Effetti collaterali del viagra

Crespi Ricerche, sondaggi di settembre.
Berlusconi torna su, il Pdl no. Lega da record.

Dal blog Clandestinoweb di Luigi Crespi.

Silvio Berlusconi tra maggio è giugno è passato dal 60% al 51% di fiducia, meno 9 punti in un solo mese. Tra luglio e agosto aveva dato un netto segnale di ripresa che l’aveva portato al 55% ed ora secondo i dati di settembre con un +4, si attesta al 59% portandosi a ridosso dei suoi valori massimi.
Stesso destino tocca alla fiducia nel suo governo che non ha però risentito delle forti oscillazioni dei dati del Premier e che a settembre si attesta al 55%.
Appare evidente che le polemiche giornalistiche degli ultimi mesi non hanno danneggiato quantitativamente la fiducia nel Premier, anche se reputo che in termini di qualità Berlusconi ne abbia risentito, pur mantenendo un vantaggio competitivo dato dal fatto che non ci sono alternative credibili sul mercato della politica.
Le cariche istituzionali: Giorgio Napoletano cresce di 2 punti e si attesta al 63%, Schifani arriva al 50% e Fini, stabile da tempo, si conferma al 57%.
I Ministri: continua la cavalcata di Renato Brunetta che cresce di 2 punti attestandosi al 58%, crescono di due punti anche Calderoli e Fitto che restano comunque nella parte bassa delle classifica, cresce anche Rotondi che si attesta al 44%. Al secondo posto e in crescita di un punto rispetto alla scorsa rilevazione troviamo Roberto Maroni al 56% e al terzo Alfano con il 51%, troviamo poi gli alfieri del governo Berlusconi con Frattini, Tremonti, Prestigiacomo e La Russa, tutti al 50%.Bene la Carfagna al 49%, la Gelmini invece scende al 47%.
I Capogruppo: bene Gasparri e Cicchitto che guadagnano 1 punto e si attestano rispettivamente al 34 e 32%, anche Italo Bocchino si attesta al 32%. La Finocchiaro è al 30%, la prima dell’opposizione.
Intenzioni di voto: al palo il Popolo delle Libertà con il 38%, cresce la Lega all’11% toccando il suo massimo storico, malino l’MPA all’1%, non sembra premiata la politica del Partito del Sud, La Destra si conferma all’1,7%. Il PD guadagna mezzo punto attestandosi al 26% e di conseguenza l’Italia dei Valori perde mezzo punto attestandosi all’8%. I Radicali sono al 2,2%, l’UDC al 6,5%, Sinistra e Libertà al 2% e i comunisti al 2,5%.
Condividi su Facebook

Riaprire le indagini sulle stragi di mafia

Fini: "Contro di me un indegno stillicidio".
Il presidente della Camera da Gubbio ha replicato alle accuse mosse nei suoi confronti dall'interno del Pdl, poi ha ammonito il partito a "non lasciare alcun sospetto circa la volontà di accertare la verità sulle stragi di mafia".
VideoPost - SkyTg24.



"Non è degno il dibattito in un partito con questo stillicidio di dichiarazioni basate su tre ipotesi: che sono folle, che sono un "compagno travestito e che aspiro a fare il capo dello stato". Nel suo atteso intervento alla scuola di formazione del Pdl, Gianfranco Fini, va al contrattacco dopo le polemiche degli ultimi giorni. "A Berlusconi ho detto che dal 27 marzo non si è deciso nulla - ha aggiunto - ed il punto è proprio questo: non è possibile che non si sia deciso nulla, il partito non è un organigramma. Serve un cambio di marcia, un dibattito interno". Per il presidente della Camera all'interno del Pdl, "questioni su cui confrontarsi ce ne sono state e ce ne sono: nel Pdl serve un cambio di marcia - ha ribadito - Berlusconi non può annunciarlo, deve farlo". "Non ho tra le letture preferite il Capitale, quindi non posso essere liquidato come un 'compagno'; - prosegue Fini - non aspiro al Quirinale, tutt'al più posso prendere il posto di Ban Ki moon e non ho lo scolapasta sulla testa e quindi non posso essere preso a randellate come dice Bossi".
Il presidente della Camera ha preso la parola dopo il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi, affermando che "è meglio essere diretti e sinceri, come si conviene quando si fa parte della stessa famiglia politica. Non credo che sia degno di un grande partito questo stillicidio quotidiano. Prima mi si da del folle poi del compagno travestito, quindi si dice che mi sono messo in testa di diventare Capo dello Stato. A questo proposito colgo l'occasione per ringraziare il Presidente Napolitano che con il suo equilibrio è una delle poche garanzie che ci sono in questo momento".
Il presidente della Camera è poi entrato nel merito dei temi della discussione che intende affrontare all'interno del Pdl, a cominciare dagli immigrati". "Quando vengono respinti dei clandestini si fa bene, ma se su un barcone c'è un bambino o una donna incinta che sta per partorire e magari viene rimandata in un paese dove c'è un dittatore che la manda a morte, la sussistenza del diritto d'asilo la pretendo da un paese civile", ha ribadito, ricordando che la questione degli immigrati non può essere affrontata come "un problema di sicurezza", come vorrebbe la Lega, ma in modo globale.
E a proposito della Lega, ha affermato Fini, bisogna discutere, avanzare proposte, mediare. Nel Pdl occorre confrontarsi e alla fine anche "votare". "A Berlusconi dico: attento ai plauditori e cioè a quelli che dicono che va tutto bene e poi, quando Berlusconi non sente, dicono qualcos'altro", avverte Fini. "È un reato avere delle proposte, delle richieste da avanzare? Io chiedo che non soltanto non lo sia, ma che sia indispensabile per far radicare il partito e per farlo crescere".
Anche in riferimento ai processi per le stragi di mafia, Fini ha manifestato un orientamento molto diverso da quello di Berlusconi: "Mai, mai, mai dare l'impressione di non avere a cuore la legalità e la verità. Sono convinto quanto voi dell'accanimento giudiziario contro Berlusconi, ma non dobbiamo lasciare nemmeno il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare la verità sulle stragi di mafia. Se ci sono elementi nuovi, santo cielo se si devono riaprire le indagini, anche dopo 14-15 anni! Soprattutto se non si ha nulla da temere, come è per Forza Italia e certamente per Berlusconi".
Condividi su Facebook

Le veline non gossip, sono notizie

Della Vedova, deputato del Pdl: “Berlusconi ha il diritto di difendere il privato, i giornali esercitano un pari diritto di critica”.
"Leggittimo domandare, lecito non rispondere, ma le veline non sono gossip, sono notizie".

Rassegna stampa - Intervista di Antonello Caporale a Benedetto Della Vedova, La Repubblica, 9 settembre 2009.

Come una fastidiosa zanzara che resiste ancora a settembre, Benedetto Della Vedova, ex figlioccio di Pannella oggi deputato berlusconiano, punge a oltranza. Un po’ sopra e un po’ sotto la cintola.
Veline.
«In un paese libero questa è una notizia. Non è gossip, parola che rifiuto di utilizzare».
Provi adesso a coniugare il corpo delle veline con quello di Berlusconi.
«Rispetto il privato di ciascun cittadino. E perciò anche lui ha diritto di difendere il proprio. Ma i giornali esercitano un eguale e legittimo diritto alla critica. Il gioco è questo in democrazia».
Quindi è anche legittimo avanzare domande.
«Legittimo, sì. Com`è lecito che il premier rifiuti di rispondere».
Cambiamo tema: Gianfranco Fini.
«Totale sintonia con Fini. Chiede il consenso sulle idee che avanza e non fa come tanti che piegano al consenso le proprie tesi».
Se continua così rischia di pagarla cara questa intervista.
«Ho messo nel conto di non essere ricandidato. Però non so fare politica tacendo le mie convinzioni. Pannella mi ha insegnato a dire sempre quel che penso. Aggiunga che nelle relazioni personali, che pure molto gioverebbero alla carriera, sono imbranatissimo».
Capezzone, suo ex compagno radicale, è parecchio più prudente e visibilmente utile al gioco di squadra.
«Capezzone?»
Faccia come lui.
«Il seggio gratifica ma non saprei costruire ogni pensiero per raggiungerlo. Lo difendo con le idee. Non mi piace che il centrodestra resti impiccato allo Stato laico».
Senta, non le piace quasi nulla.
«Se Feltri avesse conosciuto le posizioni della moderna destra europea non avrebbe scritto quell'editoriale. Sa della legge sul testamento biologico firmata da Angela Merkel? Conosce la posizione sui diritti civili del Ppe? Chiama Fini traditore perché ha in testa l'Msi di Almirante, l'Italietta bigotta di Fanfani. Roba del secolo scorso».
Lei va a sbattere.
«L`operazione di Feltri ha pagato?»
Lo chiede a me?
«Andrò pure a sbattere ma il centrodestra non può essere un partito moralista, integralista. Popolo delle libertà si chiama. Si sono alzati in difesa del privato di Berlusconi gli stessi che solo qualche mese fa avevano scavato e slabbrato la dignità e il destino privato di Eluana. Ridicolo».
Che fa, insiste?
«Hanno impiccato Fini…».
Finiamola qui. Lei è chiaramente uno scapestrato.
Condividi su Facebook

Mestiere e mestiere

Fuori dai denti - Il corsivo di Brembiolus

Il blog della minoranza consiliare di destra “Brembio che cambia” riporta una frase tratta dal settimanale “Tempi” con l’intenzione forse di dimostrare che i “miti” della Chiesa attuale non si muovono sui binari del politically correct, che per dogma berlusconiano è ovviamente solo ed esclusivamente quello di ricercare il plauso della destra del predellino. Chi per caso e per fortuna ne raccoglie da altri ambiti e ambienti, come capita, ad esempio, sempre più spesso al presidente della Camera, va ridicolizzato, stritolato, affogato nella sua presunta contraddizione.
Mutatis mutandis qual è il mestiere di Carlo Maria Martini? si chiede il settimanale citato. Quello del biblista e pastore della Chiesa cattolica? E allora perché ha firmato una molto lusinghiera introduzione a un volume-manifesto del candidato alla segreteria Pd Ignazio Marino? Tutto qua? Dove sta il problema? Forse doveva prendere il manganello e bastonare il blasfemo “mite pannelliano”, come viene definito il reprobo Marino?
Non è certo intenzione di chi scrive difendere posizioni politiche non sue come quelle di Marino, ma si permetterà di chiosare che forse il giro di escort e di squillo di lusso ed altre tante nefandezze che fanno gridare al disgusto una nazione, non sono un buon pulpito da dove diffondere urbi et orbi anatemi. Recensire il libro di un blasfemo significa automaticamente sposarne e osannarne idee e filosofia? Se sì, che dire di chi li pubblica? Il libro è pubblicato da Einaudi, che come si sa dal 1994 fa parte del Gruppo Mondadori, cioè gira e rigira è pubblicato da Berlusconi. Perché non ci si chiede quale alla fin fine sia il mestiere anche di Silvio Berlusconi?
Ma non si vuole pretendere tanto. Mi basterebbe altro, minima cosa. Il settimanale chiude: “Quello di Feltri lo conosciamo. Ma che mestiere fa l’arcivescovo emerito di Milano?”. La mia curiosità, poiché non lo so, sono sincero, sta invece proprio nell’individuare il mestiere di Feltri. E visto che il redattore del blog, lui pure par di capire, lo conosce, potrebbe palesarlo a me pure?


PS. Inviterei a riflettere su queste parole di Giulio Einaudi: «È a questo principio della “religione della libertà” che ancor oggi la casa editrice si richiama, ben sapendo che i vari libri che essa pubblica sono al servizio di un sapere unitario e molteplice, ben sapendo che ogni libro si integra agli altri suoi libri, ben sapendo che senza questa integrazione, questa compenetrazione dialettica si rompe un filo invisibile che lega ogni libro all’altro, si interrompe un circuito, anch’esso invisibile, che solo dà significato a una casa editrice di cultura, il circuito della libertà».


Ma cosa ha scritto di così sconvolgente l'arcivescovo emerito di Milano? Qui sotto il testo.
La medicina e le mani di Dio.
Il giudizio della persona è centrale.
Carlo Maria Martini - Corriere della Sera, 6 settembre 2009.


«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»: sono, secondo l’evangelista Lu­ca (23,46), le ultime parole che Gesù morente «grida a gran vo­ce ». Sono parole già presenti nel­la tradizione ebraica, dove figura­no nel Salmo 31, una sofferta pre­ghiera nella prova, che inizia con le parole «In te, Signore, mi so­no rifugiato; mai sarò deluso». Al verso 6 si trovano le parole fat­te proprie da Gesù morente: «Al­le tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele». Ma molte altre nella Bib­bia sono le espressioni che indi­cano un abbandono dell’uomo nelle mani di Dio, come ad esem­pio il Sal 16[17],7: «Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore Dio fedele». Nel Vangelo si può notare che Gesù, invece di invo­care il «Signore, Dio fedele», si rivolge al «Padre», il che dà all’af­fidamento una accentuazione di ancora maggiore fiducia e tene­rezza.
Noi sappiamo bene che que­sto concetto del «mi affido alle tue mani» è decisivo per ogni esi­stenza umana, a partire dal but­tarsi fiducioso del piccolo nelle braccia della mamma e del papà, fino a tutte quelle realtà a cui affi­diamo una buona parte della no­stra crescita e della nostra matu­razione, come la scuola, il grup­po di amici, le autorità civili e po­litiche, l’opinione pubblica e così via.
C’è oggi un’altra autorità a cui, più che in passato, noi sentiamo a un certo punto di essere «nelle sue mani». È l’autorità del medi­co, soprattutto quella che soprav­viene quando non siamo più ca­paci di aiutarci da soli nella no­stra vita fisica, quando si svilup­pano in noi malattie gravi, che ri­chiedono una cura competente e prolungata. Per questo il titolo dato al suo ultimo libro da Igna­zio Marino Nelle tue mani: medi­cina, fede, etica e diritti corri­sponde a questa esperienza di mettere, in certi momenti, il no­stro futuro e la nostra sopravvi­venza nelle mani di chi ha studia­to il corpo umano, le sue malat­tie e le sorprese che esso può ri­serbarci: quali sono in questo ca­so le mie giuste aspettative, quali i miei diritti e doveri, che cosa spetta alle autorità pubbliche, quali i dilemmi che il medico vi­ve in prima persona?
Emerge così chiaramente che quell’espressione «nelle tue ma­ni » non si riferisce soltanto ad al­tri, ma tocca anche in prima per­sona ciascuno di noi, che sente di essere «nelle proprie mani». Così vengono a collegarsi i due elementi, cioè la forza della me­dicina e il sapiente e prudente giudizio della persona. I progres­si dell’arte medica potrebbero portare avanti per molto tempo, usufruendo di macchine spesso complicate, anche una esistenza senza più coscienza né contatti con il mondo circostante, ridotta a pura vita vegetativa. Qui inter­viene il giudizio prudenziale non solo del medico, ma anzitutto della persona interessata o di chi ne ha la responsabilità, per di­stinguere tra mezzi ordinari e mezzi straordinari e decidere di quali mezzi straordinari vuole an­cora servirsi.
Il libro esamina tanta di que­sta casistica e lo fa non tanto con assiomi generali, ma con la me­moria di fatti avvenuti, di cui l’au­tore è stato testimone in prima persona. Una tale situazione in cui la vita fisica si trova in perico­lo è anche l’occasione per descri­vere da vicino i problemi e i di­lemmi che si pongono al malato come al medico e a tutti coloro che hanno a cuore il malato stes­so. Le enormi possibilità della scienza medica pongono non di rado di fronte a situazioni in cui è molto difficile stabilire che co­sa sia un «rimedio ordinario», cioè quegli strumenti che ciascu­no è tenuto, non per obbligo le­gale, ma per dovere e impulso in­teriore, a utilizzare, e che cosa si­ano invece quei «mezzi straordi­nari » che il malato o chi lo rap­presenta, può decidere per ragio­nevoli motivi, di utilizzare o di re­spingere. Nasce qui quella do­manda che vediamo emergere sempre più distintamente nel di­battito pubblico: fino a che pun­to può e deve spingersi la medici­na? Certamente, come afferma l’autore «è dovere del medico non accanirsi, sapersi fermare quando non c’è più nulla da fare anche se questo provoca frustra­zioni e sconforto». Ma quando si verificano questi casi, che vor­remmo ancora chiamare «estre­mi », in particolare quando «c’è uno stato che non solo impedi­sce di esprimersi e di relazionar­si col mondo esterno, ma blocca la coscienza e riduce la persona a un puro vegetare e tale stato si ri­vela, dopo un attento e prolunga­to esame, come irreversibile?».
L’autore cerca di informare il lettore di tutte queste realtà e queste possibilità, pubblicando anche i documenti relativi, talo­ra poco noti. Come narratore, egli ci fa partecipare ai suoi dub­bi e alle sue certezze, facendoci per così dire vivere come in pri­ma persona gli eventi narrati. Non si tratta solo di eventi riguar­danti l’interrogativo dei limiti della medicina, ma anche di fatti riguardanti per esempio le sfide della sperimentazione, in parti­colare dei trapianti. Dal tutto traspare una umani­tà e una onestà nel considerare i singoli casi che spinge alla fidu­cia nel mettersi «nelle mani» di tanti servitori della vita. Ciò però non esclude il rischio e la respon­sabilità che ciascuno deve saper assumere quando venisse il mo­mento di farlo. È così che chi sen­te il mistero di Dio incombere sulla propria vita potrà anche esprimere quella fiducia nelle mani del Padre, da cui siamo par­titi in questa breve riflessione.
Condividi su Facebook

Il miglior presidente del Consiglio

Berlusconi: non esiste alcun giro di prostituzione.
Il presidente del Consiglio alla Maddalena per il vertice italo-spagnolo con Zapatero risponde alla domande di un giornalista di El Pais sul presunto caso di escort e dichiara: sono il miglior presidente del Consiglio della storia d'Italia.
VideoPost - SkyTg24.

"Non esiste alcun giro di escort". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso del vertice italo-spagnolo alla Maddalena con il presidente Zapatero ha risposto così a un cronista di El Pais che gli ha chiesto se non abbia mai pensato di dimettersi in seguito alle polemiche sul presunto giro di prostituzione legato alle feste nelle sue dimore ed alle polemiche interne alla maggioranza in particolare con il presidente della Camera Gianfranco Fini.



Il presidente del Consiglio ha dapprima risposto con una battuta: vedo che lei legge solo i quotidiani l'Unità e la Repubblica.
Poi, in una lunga replica ha passato in rassegna tutti gli argomenti.
"Mai versato un euro per una prestazione sessuale - ha dichiarato - La gioia e la soddisfazione più bella sono la conquista. Se tu paghi una donna, che soddisfazione può esserci?".
E a proposito dell'inchiesta di Bari ha precisato che "Tarantini era venuto ad alcune cene accompagnato da belle donne. Erano ragazze che questo signore portava come amiche sue, come sue conoscenti".
Il Cavaliere a questo punto ha fatto riferimento ad una di loro, riferimento che è parso essere alle dichiarazioni della escort Patrizia D'Addario, dicendo che "una di queste persone" ha fatto delle dichiarazioni contro le quali Berlusconi sta facendo preparare una denuncia per la quale "devo decidere se procedere".
Secondo il premier sono state individuate ipotesi di "4 reati" per i quali la somma delle pene massime è di "18 anni detenzione".
Berlusconi ha inoltre ricordato come abbia deciso di procedere legalmente contro alcuni quotidiani: "Dopo 4 mesi ho deciso di dare vita a cause per porre fine ad un andazzo di questo genere con il quale si va verso l'assoluta disinformazione".
Il Cavaliere ha poi assicurato: "non c'è nessuno scontro con la Chiesa cattolica". E ha puntato il dito contro il quotidiano iberico: "Potrei aggiungere anche tante cose che lei scrive sul suo quotidiano, ma le evito. Credo, però che qualche volta, per mantenere la propria visibilità bisognerebbe davvero aprire gli occhi e non essere faziosi e guardare alla realtà. Il calo di credibilità significa caduta di copie, caduta di lettori, caduta di pubblicità. Di questo passo si va al fallimento. Credo che Il Pais ne sappia qualcosa...".
"Credo sinceramente di essere stato e di essere di gran lunga il miglior presidente del Consiglio che l'Italia abbia potuto avere in 150 anni della sua storia. Lo dico sulla base di ciò che ho fatto e faccio e che gli italiani conoscono bene e questo mitivo penso che mi attribuiscono il 68,4% di fiducia e ammirazione". Così il premier ha concluso il suo intervento in risposta al giornalista spagnolo.
Condividi su Facebook

«Posizionarsi» in mezzo alla gente

Partito democratico. Abbiamo perso 4milioni di voti in un anno.
Rassegna stampa - Lettera dalla rubrica "Lettere & Opinioni" de Il Cittadino di oggi.

Caro Cittadino, come si sa, fra breve il Partito Democratico si riunirà in congresso per decidere cosa fare da grande e cosa offrire a un elettorato moderato, disorientato da un lato dalle batoste degli ultimi mesi e preoccupato dal furore ideologico di una parte della destra al potere, culminata nell’aggressione ed eliminazione del moderatissimo direttore dell’Avvenire. Ma se vi è un modo semplice e rapido per annoiare gli italiani, già non particolarmente attratti da discussioni astratte in difficilissime temperie, è discutere sulla freschezza di questo o quel candidato, sulla novità dell’una o dell’altra proposta, sulle alchimie dei meccanismi elettorali, sulle posizioni che assumerà il PD (molto di sinistra, di sinistra, un po’ di sinistra, di centrosinistra e via sproloquiando). Come esponente del PD, mi piacerebbe che si discutesse il merito delle proposte che il PD offre al paese, quale alternativa è possibile, quale sarà il sostrato culturale sul quale questo partito imposterà la propria azione.
Forse è utile, ammesso e non concesso che interessi a questo quotidiano e ai suoi lettori, iniziare una discussione sul merito e non sul passato, sulle derive e sulle origini dei candidati. I candidati alla segreteria del PD sono entrambi vecchi esponenti del PCI e della DC, poi dei DS e della Margherita. Hanno iniziato entrambi a far politica negli anni ’70, nei ranghi di due partiti che, è bene ricordarlo, riunivano allora più del 72% degli italiani. Nessuno dei due candidati principali è nato sotto un cavolo qualche mese fa, entrambi hanno buoni motivi per essere orgogliosi della loro storia e di quella dei partiti in cui hanno militato, entrambi hanno elaborato un passato ormai lontano, entrambi meritano fiducia. Entrambi sono rispettosi dell’eredità e dell’importanza del cattolicesimo sociale, entrambi ne riconoscono il valore fondante nel nuovo umanesimo che si impone, entrambi si collocano nel solco di una sinistra moderata, laica, riformista che rifugge estremismi ideologici, operaisti o confessionali che siano. E allora, potrebbe obiettare un lettore, in cosa sono diversi? Diverso non è il grado di novità, né le radici, né la posizione più o meno di sinistra. Diversa è l’analisi del ruolo di un partito in Italia, diversa è l’idea di organizzazione, diversa è la strategia delle alleanze.
Il primo PD mirava ad essere “leggero” e “liquido”, autosufficiente, affidava le sue dinamiche più all’opinione collettiva che all’individuazione e alla soluzione dei problemi dei ceti popolari. I risultati sono quello che sono: 1) il PD è arrivato al 33% nel 2008, quando pensava di vincere le elezioni politiche; 2) il PD ha perso ulteriormente terreno un anno dopo, anche a favore di partiti locali che vanno radicandosi nei territori; 3) il PD non è stato in grado di avanzare proposte chiare e comprensibili sul governo del paese (e stendiamo un velo sul balletto di “posizioni prevalenti”, rovelli, obiezioni, mal di pancia ecc. ecc.).
Nel momento in cui un partito decide di andare a congresso e di ridefinire una linea deve, per forza di cose, analizzare criticamente quel che in precedenza non è andato per il verso giusto. E allora le diverse mozioni in campo, dalla Bersani (alla quale, lo dico per correttezza, va la mia preferenza) alla Franceschini, alla Marino devono dare risposta a questi interrogativi. Che poi sono, in sintesi, i seguenti:
1 è ammissibile che il PD mantenga una linea autosufficiente, che pensi cioè di porsi come unico referente politico dell’area di opposizione?
2 quale valutazione diamo degli ultimi risultati elettorali?
3 è possibile continuare in quella idea di partito “liquido” che affida soprattutto all’opinione e all’evocazione le sue dinamiche elettorali?
Queste sono le domande cui le mozioni in campo devono dar risposta. La mia idea personale, che guida la mia scelta al congresso, è che il centrosinistra nel suo complesso rappresenti, quando ha il vento a favore, poco più di un terzo dell’elettorato. E che da ciò derivi l’obbligo strategico di ricercare alleanze con gli altri moderati di centro e con le restanti parti della sinistra riformista e ambientalista. Direi anche, per rispondere alla seconda domanda, che essere passati in un anno dal 33% al 26% è una sconfitta drammatica che non può essere temperata dal fatto che si temeva un ribasso ulteriore (se non si vuol cadere nel paradosso del paziente felice di sapere che, anziché amputargli entrambe le gambe, all’ultimo momento ne tagliano una sola).
Direi anche che se un partito perde quattromilioni di voti in un anno, oltre a veder sfumate le presunzioni di autosufficienza quella idea vaga e indefinita di partito “liquido e leggero” va come minimo rivista, anche alla luce degli innegabili successi di altri partiti che si radicano e si organizzano nel territorio.
Penso di poter dire che una sinistra moderna sa quali sono i suoi capisaldi: sono la garanzia di pari condizioni di partenza per tutti, sono nel carattere prevalentemente pubblico dell’insegnamento, del welfare, della sanità. Sono l’amore e l’attenzione per chi è meno fortunato e per chi resta indietro senza colpa, per la cultura e la conoscenza. Sono la ricerca continua della coesione sociale e la tolleranza, senza cedere al lassismo. Se questi sono i capisaldi riconosciuti dell’azione di una sinistra moderna, dobbiamo chiederci come ottenerli.
E l’esperienza degli ultimi mesi ci dice che questi obiettivi sono irraggiungibili se il PD non si pone l’obiettivo di rappresentare i propri ceti sociali, di darsi strutture, sedi, rapporti concreti e solidi con associazioni, sindacati e Istituzioni nei territori, se non si pone l’ambizione di passare da partito d’opinione a partito popolare. Di questo si deve parlare e non di dove si “posizionerà” il PD dopo il congresso. È in mezzo alla gente che dobbiamo “posizionarci”, in mezzo alla gente e ai suoi mille problemi che la parte più agguerrita e violenta della destra nemmeno vede.
Luca Canova
Partito Democratico Lodi
Condividi su Facebook

Pretendi dignità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
In piazza per chiedere dignità!
Amnesty International - Sezione italiana.

Se vuoi cambiare il fatto che almeno 963 milioni di persone vanno a dormire affamate, che un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, che ogni minuto una donna muore per complicazioni della gravidanza, scendi in piazza sabato 19 e domenica 20 settembre, per chiedere dignità per coloro che vivono nell'indigenza; perché la povertà è una gabbia e i diritti umani sono la chiave! Unisciti alle centinaia di attiviste e attivisti che saranno con noi per le Giornate dell'Attivismo e sottoscrivi il manifesto della campagna "Io pretendo dignità", che vuole porre i diritti umani al centro della lotta contro la povertà. Ti aspettiamo!

Scendiamo in piazza perché pretendiamo:
1. La responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni finanziarie internazionali per le violazioni dei diritti umani che sono causa della povertà;
2. L'accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione;
3. La partecipazione attiva nella lotta contro la povertà delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti;
4. Il rafforzamento delle capacità delle persone che vivono in povertà, affinché possano reclamare il rispetto dei loro diritti;
5. Un dibattito pubblico che si occupi del tema della povertà trattandolo come una questione di diritti umani;
6. Più attivisti contro la povertà per garantire i diritti umani di chi vive in povertà.
Condividi su Facebook

Con il sorriso sulle labbra

Ormai l'ambito audio/video è divenuto una principale fonte di informazione. Per questo da qualche settimana abbiamo cominciato ad inserire videopost e nella ristrutturazione del layout del blog abbiamo riservato uno spazio per evidenziare i contenuti pubblicati. Così anche oggi con un primo video quantomeno sconcertante.
"Posso palpare un po' la signora?".
"Sono collezionisti di figure di merda e noi li prendiamo come grandi statisti"
(Beppe Grillo).
VideoPost.

"Posso palpare un po' la signora?". Con questa frase - pronunciata con il sorriso sulle labbra - il premier Silvio Berlusconi ha salutato l'assessore provinciale trentina alle pari opportunità Lia Beltrami, in occasione di una foto ufficiale scattata tra le rovine del terremoto d'Abruzzo. Era il 25 aprile scorso e la frase non è sfuggita alle telecamere di Tca, emittente locale trentina, che stava seguendo l'attività dei volontari trentini impegnati a Bazzano (L'Aquila). Lei, incredula, ha confermato l'episodio. (Fonte http://www.giornaletrentino.it). Il video dell'emittente televisiva Tca, fornito dall'agenzia giornalistica Opinione è pubblicato su YouTube. Copia del video è stata riproposta anche da altri. Ad esempio, la TV di Beppe Grillo che commenta: «Lo psiconano in visita a L'Aquila per il terremoto ha approcciato così Lia Beltrami, assessore provinciale alle pari opportunità. La signora non ha gradito, ma Testa d'Asfalto non si è dato per vinto. Si è messo dietro di lei. Le ha messo una mano sulla spalla, l'altra mano non si vede. I vigili del fuoco presenti, vista la situazione, hanno portato in salvo la signora. Il presidente in rovina sulle rovine.»

Condividi su Facebook

C'è chi chiede il rinnovamento

Dibattito acceso: i sostenitori della mozione Franceschini invitano a lavorare per un partito unico. Pd al congresso ma in ordine sparso.
Tensioni tra volti nuovi e professionisti dell’amministrazione.

Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Matteo Brunello.

Già era volata qualche scintilla con la presentazione delle mozioni. E ora il dibattito all’interno del Pd si fa ancora più acceso, in vista della discussione congressuale. A gettare il sasso è uno dei coordinatori della proposta di Marino, Michele Merola. Che attacca: «Nel partito serve una svolta, un rinnovamento di classe dirigente. Le ultime elezioni sono state perse - mi riferisco anche alle provinciali nel territorio - perché il Partito democratico, che è nato per rinnovare la politica, non l’ha fatto. Si continua a discutere di ricambio e di merito, e poi alla guida rimangono sempre le stesse persone. Occorre un forte cambiamento di strategia». Per questo ha voluto rimarcare l’originalità del documento di Marino, oltre alla composizione locale dei sottoscrittori della mozione. «Basta scorrere i nomi che sostengono la nostra opzione, per leggere il segno del rinnovamento - dice Merola - . Tra i big non ci sono persone che vivono di politica. Al contrario di altre mozioni, dove i nomi che hanno sottoscritto quei documenti sono presenti da anni nella politica locale». Nell’imminenza delle riunioni nei circoli cittadini, con le prime assise che si riuniranno già in settimana, diventa più serrato il confronto all’interno del Partito democratico. «È con spirito molto positivo che ci accingiamo a questo congresso - osserva il coordinatore della mozione Bersani, Simone Uggetti - nostro obiettivo è fornire un contributo organico, per elaborare una proposta forte per il Paese, che sta attraversando una fase difficile. Voglio precisare che come sostenitori del documento Bersani non ci sentiamo dei passatisti, come qualcuno pensa, ma ci sentiamo impegnati per elaborare una visione per il futuro dell’Italia. Credo che, in merito, la presa di posizione di Santantonio, sia stata inopportuna dal punto di vista politico e poco centrata. Comunque lo considero un incidente del tutto chiuso». Infine il coordinatore della mozione Franceschini, Enrico Brunetti auspica che «il confronto vero avvenga nelle assisi congressuali che si apriranno a giorni, è primariamente in quella sede che - io credo - si potrà discutere pienamente delle diverse posizioni e visioni del partito». «L’obiettivo - continua - è quello che si lavori tutti per un unico partito cui dare forza. Nel contempo ritengo che la proposta Franceschini sia quella che meglio esprime il senso più originario del Pd, un documento per superare gli antichi schemi (come quello della nozione di sinistra), senza negare le radici di ognuno, per guardare davvero al futuro».

Uno per uno gli appuntamenti in vista del futuro della sinistra.

Entra nel vivo la fase congressuale del partito democratico. Partono infatti nei prossimi giorni le prime convention nei circoli Pd. Gli iscritti saranno chiamati ad esprimersi sulle singole mozioni in campo: la proposta Bersani, quella Franceschini e Marino. E da qui scaturiranno i delegati che accederanno alla convenzione provinciale il 3 ottobre. L’assemblea selezionerà i nomi che andranno al congresso nazionale. E il passaggio successivo, dopo gli esiti dell’assise, sarà l’appuntamento con le primarie per la scelta del nuovo segretario nazionale del partito. Ecco il calendario delle convention nei circoli Pd del Lodigiano (si svolgeranno tutte a settembre): l’11 a Guardamiglio (ore 21, comune); il 15 a San Martino in strada e Ossago (ore 21, municipio di San Martino); il 18 a Brembio (ore 21, circolo Pd); il 18 a Cervignano e Mulazzano (ore 21, sede da definire); il 18 a Corno Giovine e San Fiorano (ore 21, sede da definire); il 18 a Graffignana (ore 21, sede da definire); il 19 a Borghetto (ore 16, circolo Pd); il 19 a Turano (ore 21, sede da definire); il 20 a Bertonico, Castiglione e Terranova (ore 9,30, centro «Madre Rachele» di Castiglione); il 20 a Caselle Landi, Castelnuovo e Meleti (ore 9, municipio di Caselle); Il 20 a San Colombano (ore 10, sede da definire); il 21 a Sordio (ore 21, sede Pd); il 22 a Boffalora e Crespiatica (ore 20,30, Boffalora sede da definire); il 23 a Cavenago, Mairago e Secugnago (ore 21, municipio Mairago); il 23 a Sant’Angelo (ore 21, Camera del lavoro); il 23 a Tavazzano (ore 20,30, sala conferenze municipio); il 24 a Borgo, Pieve, Massalengo e Cornegliano (ore 21, Cornegliano comune); il 24 a Senna e Somaglia (ore 21, cinema Rex di Senna); il 25 a Casaletto, Castiraga, Caselle Lurani e Valera (ore 21, Valera sala civica); il 25 a Comazzo, Merlino e Zelo (ore 21, Zelo); il 25 a Montanaso e Galgagnano (ore 21, sede da definire); il 25 a San Rocco (ore 21); il 26 a Codogno e Fombio (ore 15,30, Codogno sala Granata del Soave); il 26 a Livraga, Ospedaletto e Orio Litta (ore 16, Livraga comune); il 26 e 27 a Lodi, Abbia Cerreto e Corte Palasio (alle ore 21 del 26, ore 9 del 27); il 26 a Lodi Vecchio e Salerano (ore 14.30); il 27 a Casale (ore 9); il 27 a Maleo e Cavacurta (ore 10); il 27 a Zorlesco (ore 9).
Condividi su Facebook

Non è scissione ma...

Si chiama “Lodi protagonista”, ha 100 soci tra cui la Capezzera. Pedrazzini: «Doppione inutile se ha gli stessi iscritti del partito».
Un’associazione riunisce gli ex di An.
Serve da laboratorio di idee, ma assomiglia a una frattura nel Pdl.

Rassegna stampa - Matteo Brunello, Il Cittadino di oggi.

È un laboratorio di idee e proposte politiche, oltre che braccio organizzativo d’iniziative. Un gruppo, esterno al Popolo della Libertà, che raccoglie gli ex di Alleanza nazionale. E della formazione ha ereditato anche il patrimonio di valori e parte dei beni. Si chiama “Lodi protagonista” ed è un’associazione che conta circa un centinaio di iscritti. Si tratta in larga parte di giovani (il presidente è Andrea Dardi), ma tra le fila ci sono anche esponenti di primo piano della politica locale, come l’assessore provinciale Nancy Capezzera. «È innegabile che all’interno del Pdl ci siano anche impostazioni diverse, inoltre è naturale che l’amalgama sia lenta a formarsi - spiega il vice coordinatore del Pdl, Gianfranco Regali - per questo ritengo importante la presenza di quest’associazione che ha la funzione di preservare una precisa impronta culturale, rivolta primariamente a destra». Una realtà, ormai presente sul territorio da qualche tempo, che come in altre occasioni è pronta a scendere in campo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. L’idea annunciata è quella di fornire un supporto, con l’elaborazione di nuove linee programmatiche e promozione di manifestazioni. Una “corrente” (ma esterna al partito) che ha già messo in campo una proposta in vista del rinnovo amministrativo del comune capoluogo del 2010. «Comunico sin da ora che tra i componenti di “Lodi protagonista” è già stato elaborato un programma per il governo del capoluogo - continua Regali - un documento che a breve sottoporremo agli alleati». Sul tema interviene anche l’assessore provinciale Capezzera del Pdl, che rimarca come a livello nazionale sono diverse le associazioni di questo genere, che gravitano attorno ai partiti e in particolare anche ai quelli di centro destra (“Lodi protagonista” si rifà al gruppo “Italia protagonista” fondata da Maurizio Gasparri). «E poi devo dire - specifica - che da quel laboratorio erano già emerse molte delle proposte che sono poi confluite nel programma elettorale delle provinciali dei mesi scorsi. E ora stiamo ancora lavorando, senza fare troppo rumore, ma con la volontà di elaborare proposte per la politica del territorio, al fine di studiare una piattaforma in vista del rinnovo amministrativo del capoluogo».
Sul fronte invece della componente di Forza Italia, il commento del coordinatore Pdl, Claudio Pedrazzini è stato cauto: «Ben venga tutto ciò che nel territorio possa stimolare il dibattito interno del partito, anche in vista delle prossime scadenze elettorali. E al contempo vanno rispettate iniziative, come la formazione di queste associazioni, che preservano i valori di provenienza. Tuttavia ritengo che abbia poco senso e sia un doppione inutile, se queste associazioni poi sono formate dagli stessi componenti del Pdl». Infine Pedrazzini ha informato che sono già in corso tavoli di confronti per un candidato di centro destra in Broletto.
Condividi su Facebook

Non certo la più pulita d'Europa

Antonio Proni è docente universitario di Tecnologia industriale.
«Quella di Bertonico non sarà la centrale più pulita d’Europa».

Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Antonio Proni è un chimico industriale e docente di Tecnologia industriale all’Università di Castellanza. Da sempre sensibile ai temi dell’inquinamento industriale si batte da tempo per spingere le autorità a fare il massimo per ottenere miglioramenti sull’impatto ambientale della centrale a turbogas che Sorgenia sta realizzando nei territori di Bertonico e Turano.
Come lei sa a breve ci saranno alcuni incontri della nuova amministrazione provinciale con Sorgenia per la ridefinizione della bozza di convenzione per la centrale. Cosa ne pensa?
«La centrale brucerà a regime circa 1 miliardo di metri cubi di gas naturale per anno e produrrà intorno a 700 tonnellate di ossidi di azoto, poco meno di 2 milioni di tonnellate di gas serra, oltre 90 tonnellate di polveri totali primarie, 50 tonnellate di anidride solforosa, alcune centinaia di tonnellate di incombusti e composti organici vari, 800 tonnellate di ossidi di carbonio, qualche decina di chilogrammi di metalli pesanti e tutto questo si aggiungerà alla precaria situazione già esistente nel territorio per ciò che riguarda la qualità dell’aria. Penso che l’approccio adottato dalla nuova amministrazione, a giudicare dalla intervista del nuovo presidente della Provincia di Lodi ai giornali sul tema delle emissioni, risenta della operazione di “marketing“ della passata amministrazione che ci diceva che si sarebbe battuta per fare della centrale di Bertonico la centrale migliore d’Europa dal punto di vista emissivo».
In che senso?
«Quando si dice, come da intervista ai giornali del luglio scorso, che si chiederà, come aveva proposto l’ex assessore all’ambiente, l’installazione di un filtro catalitico di ultimissima generazione in grado di far sì che le emissioni nell’aria siano il più possibile vicine allo zero, si mostra di non aver molto approfondito i contenuti della bozza precedente in termini di emissioni».
Ma non è così?
«Nella vecchia bozza l’unico filtro catalitico previsto è quello per l’ossido di carbonio con possibile riduzione dell’ossido di carbonio da 800 a 100 tonnellate/anno circa».
E per gli altri inquinanti come i famosi ossidi di azoto precursori delle polveri secondarie?
«Se ne riparlerà entro tre anni. Perché, dato che gli ossidi di azoto sono l’inquinante più pericoloso e peseranno per circa 700 di tonnellate/anno nell’aria malata del Lodigiano? Eppure è noto che ad esempio con un sistema di combustione come il DLN 2.6 in combinazione con il sistema SCR (riduzione catalitica selettiva), inserito opportunamente in una caldaia di recupero, si possono abbattere gli ossidi di azoto fino a circa 5 mg/metrocubo. Il sistema per l’abbattimento degli ossidi di azoto è costituito da un supporto di titanio all’86% con catalizzatore di riduzione a base di ossido di vanadio e tungsteno. Per l’abbattimento degli ossidi di azoto si può impiegare ammoniaca diluita al 25% che non presenta alcun pericolo (come un tempo poteva presentare l’ammoniaca concentrata) o più semplicemente urea che è un solido. Il rilascio massimo di ammoniaca non reagita è 1 mg/metrocubo».
Ci sono già i fornitori di questi impianti?
«Una delle società più quotate che fornisce questi sistemi di abbattimento per gli ossidi di azoto e di zolfo è la ditta austriaca Envirgy, mentre fornitori del solo catalizzatore intercambiabile sono la Argillon (tedesca), la Haldortopsoe (danese), la Frauenthal (austriaca), la Hitachi (giapponese), la Cornetex (americana)».
Rispetto ad altre realtà italiane recenti come si colloca la centrale di Bertonico?
«Non è certamente la centrale migliore d’Europa o di Italia. Vi sono in corso di installazione in Italia sistemi di abbattimento inquinanti migliorativi rispetto alla legislazione attuale. Ad esempio un sistema di questo tipo (combustore serie DLN2 e filtro catalitico) è in corso di allestimento in Iride Energia a Torino Nord in una centrale in costruzione da 400 MWe e sarà realizzato in altre realtà italiane quali la centrale di Loreo (Ro). Per quest’ultima (come riportato in un’intervista ad un ricercatore del Cnr al Cittadino) è previsto anche un sistema per il sequestro dell’anidride carbonica. Per Bertonico al momento non è previsto nulla di tutto questo».
Quanto costa un impianto di questo tipo?
«Il costo di un impianto SCR di denitrificazione potrebbe essere significativamente inferiore ai 10 milioni di euro, su di un investimento complessivo per una centrale di oltre 500 milioni di euro e particolare cura deve essere dedicata alla manutenzione di questi filtri affinché siano efficaci nel tempo. Tenga anche conto che le centrali turbogas funzionano in genere per un tempo/annuo del 10% in più rispetto alle centrali tradizionali e che le quantità di efflusso dai camini è più alta delle centrali tradizionali di un 15% circa e che questo fatto non contribuirà alla pulizia dell’aria».
E per il gas serra e le polveri primarie e gli altri inquinanti?
«Nella vecchia bozza della Provincia di Lodi per la centrale non si citano nemmeno per il futuro sistemi per il sequestro dei circa 2 milioni di tonnellate di gas serra che verranno prodotti e non vengono considerate le centinaia di tonnellate di polveri primarie e condensabili da gas naturale che non vengono misurate e che quindi “per definizione” sono inesistenti, eccetto che per i nostri polmoni».
Come andrà a finire?
«Con queste premesse l’unica cosa che si andrà a contrattare sarà probabilmente la quantità di soldi e la loro distribuzione a compensazione dell’impatto ambientale. Dimenticavo: ribadisco anche in questa sede la mia disponibilità a fornire consulenza gratuitamente sull’argomento a chi ne avesse bisogno».
Condividi su Facebook

L'utilità di Fini si chiama credibilità

Dal blog "Clandestinoweb" di Luigi Crespi riportiamo questo interessante punto di vista pubblicato martedì 8 settembre 2009.
Al Pdl è più utile il “compagno” Fini che non il “killer” Feltri.

Feltri è ritornato a sparare a pallettoni, ma questa volta l’invettiva contro Fini rappresenta una sua legittima opinione non supportata da fatti. Gianfranco Fini in tutti i sondaggi, non solo quelli di Crespi Ricerche è tra le prime tre posizioni tra i politici che godono di maggior fiducia in Italia. Il suo posizionamento “liberal” che Feltri reputa un tradimento, non si è manifestato adesso, ma si tratta di un lungo percorso personale e politico che dura ormai da tempo.
L’invettiva del direttore de Il Giornale nasce come reazione, come vendetta alle dichiarazioni del presidente della Camera sul caso Boffo. La mia opinione sul caso la conoscete ed è inutile ripeterla, e aldilà dei toni francamente fastidiosi di Feltri, il suo errore sta nell’analisi politica: oggi il valore supremo che deve produrre un uomo politico è la credibilità che viene prima della notorietà e della visibilità e Fini caparbiamente, ormai da tempo, sta costruendosi un profilo credibile che rappresenta un investimento per il futuro, che non riguarda il Quirinale, è troppo giovane, ma alla successione di Silvio Berlusconi e per competere con i tanti che aspirano a quel ruolo non può che costruire un suo profilo identitario, così come ha fatto, perché il suo posizionamento da “Movimento Sociale” non gli avrebbe consentito di puntare all’elettorato del PDL che per sua natura è eterogeneo e diversificato composto da ex socialisti, ex democristiani e berlusconiani ed è l’unico, a parte Tremonti, che si sta preparando, alla battaglia del dopo Berlusconi.
Ancor di più, quello che Feltri non può capire è che un partito come il PDL che ha raggiunto quasi il 40% dell’elettorato, per tentare un’ulteriore espansione deve presentarsi con più voci e le differenze devono essere contenute, senza per questo creare confusione o conflittualità.
La voce a volte divergente di Fini è quella che più di tutte mette in difficoltà il Partito Democratico ed è quella che può garantire un’espansione elettorale in quella direzione. D’altronde il PDL è il partito capace di contenere al suo interno Dalla Vedova e Quagliariello, entrambi ex radicali, ma oggi con posizioni diametralmente opposte, ed è grazie a questo è diventato il country party italiano perché chi la pensa come Fini sui temi dell’etica e dei clandestini, grazie alle sue posizioni non si sente estraneo.
Il concetto di destra e sinistra appare invece superato e solo Feltri ne sembra vincolato, ma solo strumentalmente per offendere l’avversario di turno. Non mi appassionano i dibatti sull’identità del mandante di Feltri, e ricordo che non stiamo parlando di un mostro di coerenza: si tratta di un signore che ha spronato Di Pietro durante mani pulite, lo ha riempito di insulti, gli ha chiesto scusa, ha lasciato Il Giornale e vi è ritornato coperto di euro, dove sta la coerenza? Oppure possiamo dire quale prezzo ha la coerenza?
Detto questo c’è una macchia nel passato di Ginfranco Fini che si chiama Francesco Storace. I due hanno molte idee convergenti e se è vero che Fini ha posto il veto su Storace, costringendolo ad una battaglia di testimonianza e impedendogli di svolgere legittimamente il suo ruolo di destra all’interno del PDL, bene sarebbe e aiuterebbe la sua credibilità, che questo veto, venisse rimosso senza indugi e tentennamenti, altrimenti potrebbe si pesare che la “teoria della forza inclusiva delle voci divergenti “ valga solo per Fini e così non è. Il veto verso una voce diversa è un atto di viltà che chi si candida ad essere una guida politica del Paese non si può permettere.
Condividi su Facebook

Il partito che non c'è

A vincere in realtà è stato Pietro Foroni.
Rassegna stampa – Dalla rubrica “Lettere & Opinioni” de Il Cittadino di ieri.

Faccio politica dal 1994, in Forza Italia, finalmente posso avere la possibilità di sfogarmi in quanto sono un cittadino libero da impegni politici e quindi mi posso permettere di gridare quello che ho vissuto in questa campagna elettorale, intesa sia all’interno che all’esterno, tutto programmato dall’assegnazione territoriale politico alle future candidature, una lista d’attesa in fase di esaurimento, privilegiate per alcuni ma non per tutti. Un’organizzazione pessima all’insegna della mancata considerazione, dell’improvvisazione, comunque si va avanti, presenze importanti, che si vedono solo in questi momenti di aggregazione, partecipazione attiva in prima persona. Per chiudere sono amareggiato perchè non è cambiato nulla in quanto ci sono cittadini di serie A e B, che contribuiscono al Partito e pagano le tasse.
Si parla di far avvicinare alla politica i giovani ma credo che continuando così quei giovani lontani dalla politica si allontaneranno ancora di più perché siamo del 2009 e il regime non cambia una politica clientelare che lievita giorno dopo giorno, con compromessi pattuiti sottobanco.
Caro signor Pedrazzini, lei potrà pavoneggiarsi dicendo che ha vinto la Provincia,ma in realtà la Provincia l’ha vinta essenzialmente il signor Foroni. Per il PDL è stata una Caporetto e spero che i vertici regionali di questo si rendano conto.
L’unica politica che lei è riuscito a fare è per se stesso facendosi nominare vicepresidente senza nessun merito, e me ne dispiace perché molti di noi che facciamo la politica della gente in lei credevamo. In realtà è stata una delusione.
Fabio Cilento
Sant’Angelo Lodigiano
Condividi su Facebook

Non riviviamo i tempi bui della Stasi in Germania Est

Codogno. L’iniziativa sarà il viatico per le future ronde?
Rassegna stampa – Dalla rubrica “Lettere & Opinioni” de Il Cittadino di ieri.

Apprendendo dalla stampa locale delle nuove iniziative in materia di sicurezza, proposte dalla Lega ed, a loro dire, accettate da tutte le forze politiche della coalizione, vogliamo precisare che i repubblicani non sono mai stati coinvolti nella discussione di questo delicato e strategico argomento, e che oltre a non condividerne l’impostazione, sono contrari ad appiattimenti su posizioni unilaterali che rischiano di danneggiare i rapporti politici e la tenuta sociale della città.
La sicurezza è sicuramente un tema di basilare importanza e molto sentito dalla popolazione, ma va affrontato con cautela e competenza istituzionale e senza decisioni affrettate, soprattutto quando non si hanno segnali di emergenza, visto che i recenti rapporti sia dei Carabinieri che della Polizia Locale, evidenziano una delinquenzialità fisiologica per una cittadina di 15.000 abitanti ed una bacino di utenza quasi triplo. Considerato ciò, crediamo che certe forme di allarmismo preventivo, vadano ponderate attentamente ed eventualmente sfumate.
Riteniamo che oggi più che mai, il vero senso civico si esprime ricorrendo direttamente alle forze dell’ordine, Carabinieri e Polizia Locale, che godono della nostra piena ed incondizionata stima e fiducia, per il meritorio lavoro di controllo e contrasto sul territorio, e non accettando le segnalazioni o confessioni anonime, che ci fanno, da un lato, tornare alla memoria i tempi bui della Stasi in Germania Est e dall’altro, rientrano nelle funzioni di altre istituzioni. Infine, ma non di secondaria importanza, non vorremmo mai che questa iniziativa fosse il viatico per la creazione di quei raggruppamenti di persone, chiamate Ronde, delle quali non vediamo la necessità e soprattutto riteniamo inutili e deleterie.
Paolo Cipriani
segretario politico Partito Repubblicano Italiano di Codogno
Condividi su Facebook