FATTI E PAROLE

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giovedì 12 novembre 2009

Qoelet e corso biblico

Un’iniziativa particolare della Parrocchia legata al corso Biblico.
In chiesa, la lettura integrale dei 12 capitoli del Qoelet.



Programmata per venerdì 13 novembre in chiesa, è la lettura integrale da parte di alcuni volonterosi lettori, dei 12 capitoli che compongono il libro Sapienziale del Qoelet; un approccio alla Bibbia che si discosta dalla usuale lettura personale per il luogo, l’avvicendarsi delle persone nella lettura e l’assemblea degli uditori; quasi un ritorno alle origini delle assemblee ebraiche dove la Parola di Dio era letta e commentata nella Sinagoga. Dopo la presentazione del libro da parte di don Stefano Chiapasso, il parroco don Elia, ha programmato questa lettura come conoscenza e approfondimento del libro sapienziale del Qoelet, integrando così quanto udito precedentemente. Il libro presenta le riflessioni di un sapiente di circa 250 prima di Cristo, sulle condizioni della vita. L’autore parla molto spesso in prima persona, raccogliendo quel che gli è accaduto e quel che ha pensato, come un testamento che riassume la sua esperienza personale. Con un susseguirsi di concetti puramente umani sulla vita e a volte contrastanti tra loro, il sapiente giunge alla conclusione che l’uomo deve riconoscere umilmente il suo posto nel mondo e di fronte a Dio, accogliendo quel che di buono offre la vita come dono di Dio nel momento presente; e indica come via d’uscita il timore di Dio e l’affidarsi totalmente a Lui. Proseguendo poi nel cammino del corso, il successivo incontro sarà martedì 17 Novembre con la presentazione, sempre da parte di don Stefano Chiapasso, del libro dei Proverbi.


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Segnali & segnali

Continua la nostra piccola rassegna di foto curiose riguardanti la segnaletica ed altro.
Fotopost.



Chi l'ha visto: dov'è la rotatoria?





Segnaletica ecologica, o sta semplicemente giocando a nascondino?





Paravento per segnaletica.



Ingresso comunale con deposito bici.
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Verso la federazione di una sinistra alternativa

I comunisti alle “grandi manovre” in vista del 2010.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 12 novembre 2009.



Verso la federazione di una sinistra alternativa, un progetto per unire le forze «alternative alle destre e che non si riconoscono in una logica bipartitica». È questo il tema che verrà discusso in un’assemblea pubblica, promossa da Rifondazione comunista e Comunisti italiani. L’appuntamento è per domani (ore 21) presso la Camera del lavoro di Lodi, in via Lodivecchio. «Non si tratta di un’operazione elettorale, ma di avviare un processo di sviluppo e aggregazione tra forze politiche e movimenti che si riconoscono nella nostra proposta», specifica il segretario provinciale di Rifondazione, Andrea Viani. Al centro del confronto ci saranno il tema della crisi economica, con le sue pesanti conseguenze sui lavoratori, e quello della condizione di soggetti sociali più deboli, come ad esempio persone non autosufficienti. Il percorso partirà in settimana, per darsi un traguardo di medio periodo (l’autunno 2010). L’obiettivo sarà verificare la fattibilità di questa proposta. «È una sorta di laboratorio per confrontarsi e raccogliere i bisogni dei cittadini e da qui elaborare una proposta politica», dice Vito Cafaro dei Comunisti italiani. Sul tappeto arriverà presto il nodo della lista unitaria della sinistra per le comunali di Lodi. Un appello per convergere in quella direzione era arrivato anche alcuni rappresentanti di associazioni del territorio. «Rispetto all’iniziativa avanzata dai cittadini, noi ci siamo subito detti disponibili - dichiara il segretario cittadino di Rifondazione, Enrico Bosani - ma il percorso è stato più difficile di quello che pensavamo e abbiamo registrato resistenze di alcune forze politiche». Una prospettiva che tuttavia non è stata per nulla esclusa, anzi è ancora guardata con ottimismo. «Continuiamo a pensare che sia possibile e che possa esserci uno sblocco positivo di tutta questa vicenda - prosegue Bosani -, un percorso che anche nell’assemblea di domani continueremo a ribadire».
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Partita aperta

Nomine locali per il Partito democratico: gli uomini di Franceschini chiedono il dialogo. «Segreteria Pd, partita ancora aperta». Uggetti della mozione Bersani frena sull’ipotesi Soldati.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 12 novembre 2009.

«La partita del segretario provinciale del Pd è aperta. Siamo in una fase di confronto per arrivare alla scelta in modo collegiale e condiviso». È la posizione dell’assessore comunale di Lodi, Simone Uggetti, che è coordinatore della mozione Bersani del Partito democratico nel territorio. «Per ora ci sono due candidati in lizza, l’ex vicesindaco di Casale Roberto Ferrari e l’ex assessore provinciale Mauro Soldati - dichiara Uggetti - e in ogni caso è necessaria prima una discussione, sia all’interno della mozione Bersani, sia con le altre mozioni. Se rimarranno due o più candidature, si andrà alle primarie per eleggere il segretario provinciale. Con un solo nominativo in corsa ci sarà invece l’elezione diretta. Il tutto in una logica, voglio ribadirlo, di unitarietà del partito».Il coordinatore della mozione Bersani, che nel territorio ha ottenuto i maggiori consensi nei circoli locali, ha poi indicato un presupposto fondamentale: «Occorre partire da un punto politico chiaro: la sconfitta alle elezioni provinciali. Ci vuole una fredda analisi dei limiti e delle criticità di quell’esperienza che ci ha visti sconfitti, seppur in altre realtà del territorio ci sono state vittorie del centrosinistra, e mi riferisco a diverse amministrazioni che sono state mantenute o conquistate». La direzione di marcia proposta dall’assessore di palazzo Broletto è dunque quella di un «un candidato per la segreteria Pd che faccia un lavoro di squadra e sia in grado di avanzare un’alternativa programmatica forte e di presenza organizzativa del partito sul territorio». Uno dei candidati in corsa, Mauro Soldati, commenta: «Sono lusingato del sostegno che ho ricevuto da più parti, anche se devo dire che si sta ancora lavorando per trovare una condivisione all’interno del partito e tra le mozioni». Per la mozione Franceschini è poi intervenuto uno dei coordinatori, il capogruppo Pd in comune a Lodi, Enrico Brunetti. «Abbiamo chiesto un tavolo di confronto tra le mozioni per elaborare proposte che sappiano essere unitarie per il partito - spiega -. Prima di ragionare sui nomi, serve concentrarsi sui contenuti». Per la mozione Marino, Davide Fenini ha sottolineato: «Per noi è importante che il nuovo segretario si ponga obiettivi chiari e che metta al centro il tema dell’apertura del partito e del confronto con la società. Se si arriverà a una candidatura unitaria basata su questi temi sarà certamente un aspetto positivo, così come lo saranno le primarie in caso di più candidature».


Lo spottino dell'avvento di Bersani a Lodi il 5 settembre scorso alla Festa del PD lodigiano, realizzato da Beppe Cremonesi.
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Dopo mesi di «bilanci in rosso»

Il terzo trimestre 2009 segna l’inversione di tendenza, anche se occorre aspettare fine anno per avere un quadro complessivo. L’edilizia si conferma baluardo anti-crisi. Cresce, trascinato dalle costruzioni, il numero delle nuove aziende.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 12 novembre 2009.

Segnali di reazione per il tessuto imprenditoriale lodigiano, che risponde alla perdurante crisi economica manifestando un’incoraggiante vitalità demografica. Dopo mesi di “bilanci in rosso”, infatti, trascinato dal comparto edile il terzo trimestre del 2009 ha rimarcato un leggero saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di aziende sia a livello generale (dove dopo il brusco calo tra fine 2008 e inizio 2009 gìà a inizio estate c’erano stati i primi sintomi di ripresa) sia nel solo ramo artigianale, nel quale il rapporto tra attività aperte e aziende costrette a chiudere era negativo fin dall’ultimo trimestre dello scorso anno. Le imprese attive nel Lodigiano a fine settembre sono 16mila e 264 unità, ovvero 72 in più rispetto al precedente trimestre, per una crescita vicina al mezzo punto percentuale. Il confronto su base annua continua invece a registrare un saldo negativo (42 ditte in meno), comunque migliore rispetto alla media della regione Lombardia. Confrontando i dati dei soli primi nove mesi dell’anno con quelli dei nove anni precedenti, spiccano peraltro in maniera eloquente sia il record delle iscrizioni (2376, contro il precedente primato di 1633 del 2007 e le “sole” 1414 dell’anno scorso) sia quello delle cessazioni (2442 contro le 1457 del 2008). Una performance, alla voce nuove imprese, al quale nel terzo trimestre hanno contribuito soprattutto le costruzioni (16 imprese in più) le ditte “non classificate” (43 unità in più) e in misura minore anche il manifatturiero, i bar-ristoranti, le finanziarie, l’assistenza alle persone e le attività di intrattenimento. Per sapere se l’inversione di tendenza è realmente iniziata bisognerà comunque attendere il bilancio alla fine dell’anno, autentico “momento della verità” soprattutto per le imprese strutturalmente più piccole.
Nel frattempo, il terzo trimestre promuove anche la momentanea riscossa delle imprese artigiane, che guidate dall’edilizia (21 aziende in più, pari allo 0,65 per cento) ha chiuso il confronto con i tre mesi precedenti con un saldo positivo dello 0,6 per cento, pari a 38 imprese artigiane in più. Il dato, secondo l’Ufficio studi della Camera di commercio di Lodi, non è da sottovalutare: oltre ad aver invertito una tendenza negativa che durava dalla fine del 2008, infatti, la ripresa nel terzo trimestre 2009 è la più alta registrata negli ultimi anni assieme a quelle del 2002 e del 2007. Sintomi confortanti, in tal senso, arrivano anche dalle imprese del manifatturiero artigianale, aumentate tra luglio e settembre di 11 unità, per un saldo tra nuove imprese e cessazioni pari allo 0,91 per cento; la speranza, come per gli altri settori in crescita (trasporti e magazzinaggio, riparazione dei beni di consumo, servizi di informazione e comunicazione, noleggio, attività di servizio e imprese non classificate), è che il trimestre in corso confermi e non vanifichi questa prima “ripresina”.
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Confronto, ma con Guerini

Elezioni, Italia dei Valori con Guerini: «Ma vogliamo un confronto urgente».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Un chiarimento sullo stato di salute della coalizione e alcune esigenze programmatiche che necessitano di un confronto. L’Italia dei Valori non ha dubbi nel sostegno al primo cittadino uscente di Lodi, Lorenzo Guerini per le prossime elezioni amministrative, ma chiede verifiche urgenti, «perché tra Santa Lucia, Natale, San Bassiano, i tempi cominciano a essere un po’ stretti». A margine della manifestazione di lunedì sul ponte di Bertonico con il provocatorio taglio del nastro da parte dell’onorevole Antonio Di Pietro, il coordinatore provinciale Gianbattista Pera, incalzato dalla stampa, ha voluto chiarire la posizione dell’Italia dei Valori per le prossime votazioni del 28 e 29 marzo. «Abbiamo letto interviste e pareri in questi giorni, e ormai è necessario verificare lo stato di salute della coalizione con i nostri alleati, senza filtri giornalistici - dice Pera -. Da parte nostra il sostegno a Guerini non è in discussione, ma abbiamo anche alcune richieste programmatiche da portare al tavolo della coalizione e sulle quali chiediamo un confronto urgente».
Con l’avvicinarsi del periodo natalizio e con gli impegni ancora tutti da programmare, è il caso di non perdere altro tempo per cominciare il confronto. «Parliamo di un’amministrazione uscente e che non è messa in discussione - continua Pera -. Pertanto senza attendere passaggi interni ai vari partiti, il confronto deve partire il prima possibile».
Sulle modalità in cui invece si svilupperà il sostegno a Guerini, Pera sembra avere le idee chiare. «Stiamo lavorando a una lista di nomi all’altezza, ma non stiamo cercando il candidato sindaco, che per noi è, e resta, Guerini - conclude Pera -. Di sicuro non sentiamo l’esigenza di entrare in qualche lista civica, anzi, qualsiasi cosa accada il simbolo dell’Italia dei Valori ci sarà».
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Quando ci si rovina per 22 euro

«Se rubi una mela rischi la galera, se rubi miliardi rischi di diventare premier» (antico detto del Bananistan). Romeno incensurato, con un buon lavoro e una seconda casa, per il difensore ha fatto solo una sciocchezza. Che gli costa cara. Furto da 22 euro, condannato a 18 mesi. Accusato di rapina impropria per aver rubato cosmetici all’Upim.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Carlo Catena, 12 novembre 2009.

Diciotto mesi di carcere e cinquecento euro di multa per il romeno che martedì, poco dopo le 13, ha rubato trucchi e profumi per 22 euro all’Upim di via Garibaldi. Una pena sospesa, visto che l’uomo era incensurato, ma ottenuta con lo sconto di un terzo, in quanto applicata dal giudice Anna Laura Marchiondelli per patteggiamento. Altrimenti, lo straniero, Z.G.M., 30 anni, residente a Borghetto Lodigiano, avrebbe anche rischiato di vedersi aprire le porte del carcere. L’accusa, infatti, non era semplicemente di furto - reato che si considera peraltro quasi sempre aggravato, ad esempio la merce di un grande magazzino, come in questo caso, è “esposta alla pubblica fede” - ma di rapina impropria, in quanto, per tentare la fuga, lo straniero aveva atterrato un passante 53enne che aveva aiutato un vigilantes dell’Upim a bloccarlo. E il passante era rimasto ferito a una mano e a un ginocchio, con una prognosi di pochi giorni.
Pochi minuti dopo era intervenuta una volante della questura e il romeno era stato arrestato. Ben vestito, e raggiunto prima ancora dell’arrivo dei poliziotti dalla moglie e da due amici, era sembrato subito un ladro “atipico”. «In quanto romeno è ovviamente regolare in Italia - spiega l’avvocato Donatella Zoncada di Lodi, difensore d’ufficio - ma è anche assolutamente incensurato. Ha un lavoro in una cooperativa, assunto a tempo indeterminato, con mansioni di coordinamento degli altri operai. Anche sua moglie, a sua volta straniera, lavora, hanno un buon stipendio e oltre ad avere una casa a Borghetto, che si stanno acquistando, hanno anche una seconda casa in Romania, che utilizzano per le vacanze. Insomma, una persona che non ha certo bisogno di fare un furto da 22 euro per sopravvivere o perché non si può permettere di regalare un trucco alla moglie».
Secondo quanto emerso in tribunale, l’uomo si stava allontanando dal punto vendita, dopo un giro tra gli scaffali, quando è suonato l’allarme delle barriere antitaccheggio. Il vigilante dell’Upim gli ha intimato di fermarsi, e tutto, visto l’esiguo importo del bottino, si sarebbe potuto risolvere con le scuse e il pagamento alla cassa. Invece, la fuga a perdifiato verso via Marsala terminata con il placcaggio da parte del vigilante e di un passante, rimasto ferito per l’iniziale resistenza offerta dall’uomo. «Probabilmente - conclude l’avvocato - resosi conto di aver fatto una sciocchezza, e memore di un passato di controlli e paura per la validità del permesso di soggiorno, quando la Romania non era nell’Unione europea, temeva una denuncia che gli sarebbe potuta anche costare il carcere e magari conseguenze sul lavoro, e per questo ha voluto fuggire, convinto che per pochi euro l’avrebbero lasciato stare».
La vigilanza però è entrata in azione con decisione temendo che facesse parte di una banda di ladri assieme alle persone che erano state viste entrare con lui all’Upim, la moglie e due amici, poi identificati dalla polizia e risultati “puliti”. Il grande magazzino del centro, infatti, è assediato da taccheggiatori di ogni età, soprattutto teenager che vogliono provare il brivido del furto.
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Rispettare le leggi a tutela del benessere animale

La protezione animali annuncia controlli sulla “festa del sacrificio” islamica: «No a macellazioni fai da te». L’Enpa: «Sequestreremo i montoni».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Carlo Catena, 12 novembre 2009.

«Sequestreremo i montoni della “festa del sacrificio”». È saltato sulla sedia Aldo Curatolo, coordinatore della sezione di Lodi dell’Ente nazionale protezione animali e capo nucleo delle guardie zoofile, non tanto nell’apprendere che nella mattinata di venerdì 27 novembre a Lodi, al PalaCastellotti (concesso in uso dal comune) gli islamici si ritroveranno per celebrare la festa tradizionale del sacrificio di Abramo, quanto per una frase del portavoce della comunità islamica Sabri Sashouk, che, riportata sui quotidiani, così suona: «Ognuno come da tradizione, in gruppo o in famiglia potrà andare a eseguire il rito del sacrificio di un animale, solitamente un montone». «Una frase che ritengo possa configurare l’istigazione a delinquere - l’opinione di Curatolo - perché la macellazione rituale può essere effettuata per legge solamente da un imam all’interno di un macello e con specifica autorizzazione del ministero della Salute. Non vorrei che nei campi o nelle abitazioni si assistesse allo sgozzamento indiscriminato di ovini, messo in atto da persone che non solo non possono farlo per legge, ma che, essendo perlopiù inesperte, potrebbero causare atroci e inutili sofferenze agli animali. È previsto inoltre lo stordimento prima dell’uccisione, ritenuto compatibile con i rituali islamici e “kosher”, peraltro identici, ma dubito che ciò accada. Noi guardie zoofile vigileremo, ma vorrei che lo facessero anche altri organi, a partire dalla polizia locale». Curatolo ricorda un suo intervento a Sant’Angelo Lodigiano, «quando sono rimasto da solo per oltre due ore, in attesa delle forze dell’ordine, con un ovino che avevo sequestrato in occasione di un tentativo di macellazione a mio parere illegittimo, circondato da nordafricani che mi davano del razzista. La questione è un’altra: in Italia ci sono leggi a tutela del benessere animale, e vanno rispettate. Non siamo al Cairo».
Curatolo ha anche predisposto una comunicazione ufficiale, indirizzata al sindaco Lorenzo Guerini, al prefetto, al questore, al servizio veterinario dell’Asl e alla presidenza nazionale dell’Enpa, in cui ricorda le norme in materia (decreto legislativo 333/1998 e decreto ministeriale 11 giugno 1980) e ricorda che “scopo di tali leggi è anche di tutela della salute pubblica e di pubblica sicurezza, considerato quanto recentemente accaduto a Caselle Lurani dove un operaio del macello locale dove era praticata la macellazione rituale si è quasi amputato una mano”.
Curatolo, nella missiva che intende recapitare già stamane, rimarca infine che “il Dpr 31 marzo 1979 attribuisce ai comuni la vigilanza sull’osservanza delle norme poste a protezione degli animali”. Infine, la richiesta ufficiale alle autorità di pubblica sicurezza di “non consentire che si possano praticare macellazioni rituali nella manifestazione in oggetto”.
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Basta negare che le mafie esistono in Lombardia

Lodi. L’attore teatrale ha parlato al Verri, affiancato dal giornalista Colonnello, che ha avvertito: «Criminalità vicina». «Mafia al Nord, la politica si deve schierare». L’appello di Cavalli, che cita il “caso Sant’Angelo” e l’estorsione di Lodi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 12 novembre 2009.

«Basta negare che le mafie esistono in Lombardia. La politica dichiari apertamente da che parte sta». La denuncia è arrivata da Giulio Cavalli, attore e regista lodigiano sotto scorta, che martedì nel corso di un intervento pubblico ha descritto intrecci e interessi delle cosche al nord Italia, con le mani del racket che sono arrivate fin nel cuore del capoluogo del Lodigiano. Di fronte alla platea, riunita nell’aula magna del liceo Verri a Lodi, l’attore ha sostenuto: «Ora che siete informati stare fermi è complice, è anticostituzionale. Occorre un segnale forte dal mondo della politica». Cavalli ha parlato durante un incontro organizzato nell’ambito della tappa lodigiana della carovana antimafie, un ciclo di iniziative che si è chiuso in città ieri mattina con un confronto con gli studenti all’Itis Volta, alla presenza di Francesco Galante del Consorzio Libera Terra Mediterranea. Intitolata “Le mani sul nord. Quarant’anni di storie di mafie”, la serata del Verri è stata aperta da Cavalli che, senza risparmiare nomi e cognomi, ha ricostruito nei dettagli le infiltrazioni della criminalità organizzata tra nord Milano, Varese e la provincia di Lodi. Partendo da inchieste della magistratura, procedimenti giudiziari e cronache giornalistiche, l’attore ha tracciato una mappa dettagliata dei traffici illeciti delle cosche e dei legami con le famiglie di ‘ndrangheta e mafia. Una commistione di affari e imprese che, nel resoconto dell’attore, non lascia fuori nemmeno uomini delle istituzioni del territorio regionale. Nella descrizione delle situazioni che devono destare maggiore allarme, Cavalli ha citato la bufera giudiziaria che ha colpito Sant’Angelo, con le pesanti accuse al vaglio della magistratura che hanno colpito l’azienda che era stata incaricata della raccolta rifiuti. Poi il caso di Lodi, con un tentativo di estorsione ai danni di un titolare di bar di piazza della Vittoria. «Voglio sperare che ci sia una società civile che prenda posizione su questi temi», ha detto Cavalli. Al Verri è poi intervenuto Paolo Colonnello, giornalista del quotidiano “La Stampa”, che, documenti giudiziari alla mano, ha riferito delle attività dei clan in Lombardia. In particolare ha citato il tentativo di entrare nella proprietà di aziende in crisi, la volontà (in diversi casi riuscita) di controllare il settore della movimentazione terra nei cantieri e la gestione dello spaccio di droga. «Spesso queste realtà criminali sono più vicine a noi di quanto davvero si pensi, solo che quando queste cose vengono scoperte a volte è troppo tardi», ha detto Colonnello. Per questo il giornalista ha invitato la politica ad occuparsi maggiormente di tali aspetti. Infine ha preso anche la parola l’assessore del comune di Lodi, Andrea Ferrari, che ha ricordato l’importanza per gli enti locali di aderire all’associazione Avviso pubblico, gruppo che si occupa della promozione della legalità.


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Nitrati, si sperimenta anche lo strippaggio dell'azoto

In due cascine verrà separato l’azoto dai reflui animali, con benefici per i terreni e per le falde acquifere. Agricoltura, accordo con gli Usa. Il Lodigiano sperimenterà l’impoverimento dei concimi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 12 novembre 2009.

Arriva da un patto stretto con gli Usa dalla Provincia e dall’Astem la possibile soluzione al problema dei reflui zootecnici, oggetto della direttiva comunitaria per contenere i nitrati di azoto che, salvaguardando il benessere dei terreni e delle falde acquifere, rischia di mettere in grossa difficoltà le aziende agricole che non sapranno rispettarla. Attraverso le tecnologie e i macchinari forniti dall’Ecogas, un’azienda americana, palazzo San Cristoforo avvierà entro la fine del mese la sperimentazione dello “strippaggio”, una tecnica di impoverimento del contenuto d’azoto delle deiezioni degli animali. Il test verrà condotto in due allevamenti, quello di Giuseppe Pietro De Vizzi a Vidardo per il liquame bovino e presso la Regona Seconda di Davide ed Enrico Anelli a San Fiorano per il liquame suino. Grazie agli strumenti messi a disposizione da Ecogas, l’azoto verrà separato dai reflui: la parte risultante potrà essere utilizzata come concime per i campi, mentre l’ammoniaca verrà invece fatta gorgogliare in una vasca con acido solforico trasformandosi in solfato di ammonio, un sale che potrebbe trovare un riutilizzo chimico-industriale: «Si tratta di un tecnica ancora in fase di sperimentazione - spiega fiducioso l’assessore provinciale all’agricoltura, Matteo Boneschi, che assieme all’Astem si occuperà del monitoraggio e delle indagini analitiche sull’esperimento -, ma che, se stesse alla base di un circuito economico e ambientale virtuoso, potrebbe costituire una prima risposta all’annoso problema dei nitrati».
Qualche azienda, con l’emanazione della direttiva nitrati, dovrà pressoché dimezzare i suoi carichi tradizionali di azoto, o quantomeno alleggerirli. La “fotografia aziendale” richiesta dalle autorità, al 30 settembre, era stata fatta da 13mila delle 15mila attività in tutta la Lombardia interessate dalla questione, mentre il 30 dicembre 2010 scadrà il termine per mettersi in regola, dotazioni tecnologiche comprese. A tale proposito, Flavio Sommariva del Servizio assistenza tecnica degli allevatori (Sata) rivela come si stia valutando tutto il potenziale ventaglio di soluzioni, anche a livello economico, per rendere meno pesante l’impatto della normativa sugli agricoltori: compresa l’ipotesi, logisticamente non facile ma nemmeno impossibile, di legare i macchinari per lo strippaggio a un bilico, così da “noleggiarlo” alle aziende il tempo necessario per smaltire i carichi in eccesso. Il tutto, è inteso, senza drammatizzare le prospettive per il Lodigiano: «Lodi non è una tra le province più critiche, come lo può essere Brescia: meno della metà del suo territorio è “vulnerabile”, ed è concentrata soprattutto lungo l’Adda - spiega Sommariva -. Lo strippaggio? È una delle possibili soluzioni tecnologiche adottabili, come ce ne sono altre: a Brembio, per esempio, si sta realizzando un impianto di cogenerazione di energia e acqua calda dal refluo, che pur non modificando le caratteristiche dell’azoto permette di trasferirlo in un ulteriore impianto di denitrificazione, che lo trasformerà in un elemento accettabile per l’ambiente. Diciamo che siamo solo agli inizi, ma che ci sono tante iniziative interessanti: l’ambiente va rispettato, la zootecnia è un patrimonio fondamentale e servono soluzioni che tutelino entrambe».
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Il Centro islamico ricorre al Tar

Casale. La comunità musulmana non accetta il ripristino della vecchia destinazione d’uso disposto dal sindaco il 26 agosto. Moschea, adesso si va per carte bollate. Ricorso al Tar contro l’ordinanza di stop del primo cittadino.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Sarà depositato domani mattina alla cancelleria del Tar della Lombardia il ricorso presentato dal Centro culturale islamico di via Fugazza contro l’ordinanza del sindaco che impone il ripristino della vecchia destinazione d’uso artigianale dell’immobile e di fatto chiude la moschea.
L’ordinanza era stata emanata lo scorso 26 agosto. Nel corso di alcuni controlli iniziati con un sopralluogo di luglio era emerso che non era mai stata comunicata al comune la variazione di destinazione d’uso dei locali di via Fugazza, registrati ancora per un uso artigianale sebbene fin dal 2005 fossero in affitto come sede del centro culturale islamico e servissero in periodo di ramadan come moschea.
L’ordinanza dell’Ufficio tecnico impone il ripristino della precedente destinazione d’uso, fatta salva la possibilità da parte del proprietario di fare una richiesta di sanatoria, richiesta che a oggi non è stata fatta. Ai musulmani quindi non è rimasta che la strada del ricorso al Tar con la richiesta di annullamento del provvedimento e di una sospensiva dell’ordinanza in via cautelare per evitare gli effetti pregiudiziali a carico del centro stesso, che rischia di chiudere. La scadenza dei termini dell’ordinanza è fissata al 15 novembre per effetto del fermo amministrativo estivo che prolunga l’entrata in vigore dei provvedimenti emanati ad agosto.
«Ma venerdì mattina (domani, ndr) depositeremo il ricorso al Tar di Lombardia - spiegano dallo studio legale Kati Scala di Codogno, che si è occupato delle pratiche -. L’intento non è quello di contrastare il Comune, ma piuttosto quello di evitare la rottura dei rapporti o una situazione di conflittualità tra comunità islamica e città. Dal momento che non si è trovata un’altra sede, il centro culturale è a rischio scioglimento se l’ordinanza dovesse entrare in vigore». Nel merito dell’azione legale, la comunità islamica riconosce la mancata comunicazione della variazione di destinazione d’uso e la legittimità del conseguente intervento del comune, ma ne contesta il quadro sanzionatorio che ne discende. «Un conto è dire che si doveva comunicare la variazione di destinazione d’uso, che non lo si è fatto e pertanto si è passibili di una sanzione amministrativa, un altro è dire che poiché non è stato comunicato, allora deve essere ripristinata la precedente destinazione d’uso - continuano i legali del centro -. Il centro culturale è compatibile con il piano regolatore, e pertanto non vi sono motivi per cui debba essere ripristinata a forza la destinazione d’uso artigianale. La comunità islamica di Casale ha sempre cercato una reale integrazione, avviando anche un percorso di confronto con la chiesa cattolica e con l’amministrazione comunale, e vuole proseguire su questa strada».
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Via da Fombio senza se e senza ma

Incontro con i sindacati al ministero: l’azienda è pronta a trattare solo su ammortizzatori sociali e bonifica dell’area. Akzo Nobel, nessuno spiraglio da Roma. I dirigenti sono irremovibili: «Il 30 giugno lasceremo Fombio».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Fombio - Lavoratori, sindacalisti e politici tornano da Roma con una certezza: il 30 giugno Akzo Nobel abbandonerà definitivamente il sito produttivo di Fombio. Su tutto il resto si può discutere, ma questa è una condizione non trattabile.
È stato molto chiaro e definitivo il top manager della società Rob Molenaar, che ha guidato la delegazione di dirigenti aziendali al tavolo di crisi convocato ieri a Roma dal ministero dello sviluppo economico. La riunione ha avuto inizio alle 15 e si è protratta fino alle 18,30. Erano presenti i delegati della Rsu dell’azienda, i segretari provinciali di categoria Francesco Cisarri della Cgil, Giampiero Bernazzani della Cisl e Francesco Montinaro della Uil, i politici del territorio Claudio Pedrazzini, vicepresidente della Provincia di Lodi con delega alle attività produttive, il sindaco di Fombio Davide Passerini, il consigliere regionale Gianfranco Concordati. L’onorevole logidiano Andrea Gibelli, presidente della Commissione parlamentare per le Attività Produttive, ha presenziato all’intera riunione, presieduta dal responsabile del settore Crisi d’Impresa del Ministero dello Sviluppo Economico Giampiero Castano.
I lavoratori sono arrivati a Roma con tre opzioni da discutere: il mantenimento di alcune unità produttive Akzo Nobel a Fombio, la disponibilità a bonificare l’area al fine di favorire un nuovo insediamento industriale, la possibilità di intavolare un tavolo di confronto per gli ammortizzatori sociali da mettere in campo per i 180 lavoratori che rischiano di restare senza lavoro.
Da subito la multinazionale delle vernici ha avuto un atteggiamento di grande disponibilità sul secondo e sul terzo punto, ma la chiusura sul mantenimento di qualsiasi unità di produzione a Fombio è stata totale e definitiva. I vertici della società si sono detti disponibili a operare la bonifica e a inserire in un eventuale accordo con i sindacati anche un protocollo d’intesa per favorire nuovi insediamenti. Sugli ammortizzatori sociali, Akzo Nobel è disposta a trattare da subito, con la promessa di recuperare in altre fabbriche del gruppo alcuni lavoratori: una sessantina di posti sarebbero disponibili già a giugno in varie parti d’Italia e all’estero, altri se ne potrebbero aggiungere nei 12 mesi successivi, durante i quali sarebbe in essere la cassa integrazione. Ma sul mantenere anche solo un’unità produttiva, niente da fare: il 30 giugno Akzo Nobel abbandona Fombio.
«La chiusura dell’azienda sul mantenere la produzione è stata totale - afferma Francesco Cisarri della Cgil -. Siamo tutti molto stanchi e delusi. Dopo l’assemblea dei lavoratori vedremo che atteggiamento mantenere per la trattativa». «La chiusura ce l’aspettavamo, anche se è stata molto netta - commenta Giampiero Bernazzani della Cisl -. Ora dobbiamo lavorare su quello che abbiamo, tutta la partita sociale e la questione della bonifica e del reinsediamento industriale».
L’assemblea dei lavoratori si terrà oggi pomeriggio a Fombio, per discutere quanto emerso dal tavolo romano e delineare le strategie future.

I politici: «Ora va ripensato il ruolo delle multinazionali».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Ripensare il ruolo delle multinazionali in Italia e sul territorio: è questo il dato politico che è emerso dal tavolo di crisi convocato dal ministero per la vicenda Akzo Nobel. La chiusura dell’azienda a ogni discussione sul mantenimento di anche solo un’unità produttiva è stata totale. Addirittura, all’invito del rappresentante del ministero di prendere tempo e ridiscutere questo tema tra un mese, i vertici della Akzo hanno minacciato di disertare il tavolo e di interrompere anche ogni possibile trattativa rispetto agli altri due punti. Ciononostante, l’impegno con cui il tavolo di crisi si è concluso è stato quello di incontrarsi nuovamente.
«L’incontro è stato condotto dal dottor Giampiero Castano in maniera egregia e ha di fatto ribadito la volontà del governo di trovare una soluzione concreta al tavolo delle trattative - afferma l’onorevole Andrea Gibelli, presidente della Commissione Attività Produttive di Montecitorio, all’uscita dalla lunga riunione -. L’azienda Akzo Nobel vuole chiudere senza se e senza ma. Atteggiamento questo di un gruppo che ha già preso le sue decisioni e che deve far riflettere tutto il mondo politico sul ruolo delle multinazionali nel nostro Paese».
E anche Gibelli punta il dito contro il diniego forte dell’Akzo Nobel a proseguire nel ragionamento per il mantenimento della produzione a Fombio. «Di fronte al netto diniego da parte di Akzo Nobel alla proposta di effettuare un ulteriore incontro entro dicembre, il governo ha deciso di rivolgersi direttamente al board centrale. Mi auguro che in futuro il ministero riesca a riportare la multinazionale al tavolo delle trattative», continua l’onorevole Gibelli.
Intanto comune di Fombio e provincia di Lodi hanno incassato almeno la disponibilità dell’azienda a lavorare per la bonifica dell’area. «Il comune, con il supporto della provincia, sarà in prima fila per verificare il mantenimento di questo impegno - dice il sindaco di Fombio Davide Passerini -. Avremmo sperato in un esito diverso per la produzione, ma il comune su questo può soltanto dare tutta la solidarietà ai lavoratori».
E di atteggiamento irresponsabile e di necessità di ripensare al ruolo delle multinazionali parla anche il consigliere regionale del Pd Gianfranco Concordati: «C’erano tutte le condizioni per mantenere il sito produttivo: la società ha avuto un atteggiamento irresponsabile, mai visto a un tavolo di crisi ministeriale, anche perché lo stabilimento ha ancora una sua validità produttiva. Sono d’accordo sul fatto che bisogna attentamente riflettere su una legge che tuteli i territori rispetto alle scelte delle multinazionali».
Il vicepresidente della provincia di Lodi Claudio Pedrazzini, pure presente all’incontro, non è stato invece raggiungibile per un commento.
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Cineforum della Biblioteca, il film di sabato 14

Secondo appuntamento: "Gran Torino" (Usa 2008), diretto e interpretato da Clint Eastwood.



Sabato 14 novembre la seconda proiezione del ciclo di film del cineforum proposto dalla Biblioteca Comunale "Pier Vittorio Tondelli". È la volta del film drammatico interpretato e diretto da Clint Eastwood "Gran Torino" del 2008.
Gran Torino è il ritratto di un uomo che ha fatto dell'odio la sua ragione di vita e che è preoccupato solo di due cose: avere una scorta di birra fresca da bere in solitudine e ammirare la sua Gran Torino Ford del '72.
Walt Kowalski ha perso la moglie e la presenza dei figli con le relative famiglie, al funerale non gli è di alcun conforto. Così come non gli è gradita l'insistenza con cui il giovane parroco cerca di convincerlo a confessarsi. Walt è un veterano della guerra in Corea e non sopporta di avere, nell'abitazione a fianco, una famiglia di asiatici di etnia Hmong. Le uniche sue passioni, oltre alla birra, sono il suo cane e un'auto modello Gran Torino che viene sottoposta a continua manutenzione. La sua vita cambia il giorno in cui il giovane vicino Thao, spinto dalla gang capeggiata dal cugino Spider, si introduce nel suo garage avendo come mira l'auto. Walt lo fa fuggire ma di lì a poco tempo assisterà a una violenta irruzione dei membri della gang con inatteso sconfinamento nella sua proprietà. In quell'occasione sottrarrà Thao alla violenza del branco ottenendo la riconoscenza della sua famiglia.



La proiezione avrà inizio alle ore 21 presso la Sala "Paolo VI" dell'Oratorio di Brembio. L'ingresso è gratuito.
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Brembio, Casale, Lodi: alcuni eventi importanti

Segnalazioni.
Signore, chi è il mio prossimo?
Mattinata di spiritualità d'Avvento per chi è impegnato in ambito sociale, nella politica, nei partiti.

Organizzata dall'Ufficio per i Problemi Sociali della Diocesi di Lodi, la mattinata si terrà domenica 29 novembre 2009 presso la Casa della Gioventù, in Viale Rimembranze 12, a Lodi. Viene segnalata la possibilità di parcheggiare nel cortile interno.
Questo il programma: ore 9.15, Recita delle Lodi; ore 9.45 Signore, chi è il mio prossimo? Riflessione di don Peppino Barbesta, assistente presso l'Ufficio Problemi sociali; ore 10.45, Pausa caffè; ore 11.00, Interventi liberi dei partecipanti. La mattinata si concluderà con la S. Messa, prevista per le ore 11.30.




Quando la storia locale incontra la grande storia italiana.
“... senza memoria storica non c'è consapevolezza per un futuro libero e democratico che ci appartenga veramente...”

Il Comune di Casalpusterlengo e la Biblioteca Comunale Mediateca Provinciale Lodigiana organizzano sabato 14 novembre 2009, ore 15.30, presso la Biblioteca Comunale Mediateca Provinciale Lodigiana, l'incontro "Dalla Resistenza alla Costituzione: il contributo dei lodigiani", presentazione di Ercole Ongaro del volume di Giacomo Bassi, "Dalla Grande Guerra alla Costituzione 1918 – 1946", Quaderno Ilsreco - Anpi. Ai partecipanti verrà offerta copia del volume.



Assemblea per il soggiorno climatico per persone anziane.

La commissione per i Servizi alla Persona intende organizzare anche per il 2010 un Soggiorno climatico per persone anziane. A tal fine organizza una assemblea con tutti gli anziani interessati presso il Centro Anziani per il giorno mercoledì 18 novembre, alle ore 16.30, per fissare la località e il periodo di tale soggiorno.


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Intervista a padre Blet

Pio XII e Hitler, lettere fantasma.
Rassegna stampa - Avvenire, Filippo Rizzi, 11 novembre 2009.

Dalla sua stanza, nell’infermeria della Curia della Compagnia di Gesù a Roma circondata di libri sul suo papa Pio XII, ogni giorno padre Pierre Blet, classe 1918, pur costretto a vivere da un anno su una carrozzina, segue con la lucidità di sempre, grazie all’uso del computer, le vicende del mondo e in particolare la causa di beatificazione del Pontefice che più ha studiato a fondo: Eugenio Pacelli. Non nasconde la sua amarezza e sorpresa, soppesata da un certo distacco ignaziano, per la ricostruzione – stile giallo modello André Gide – fatta recentemente da La Stampa e poi da Panorama sul suo confratello, il gesuita californiano Robert Graham (1912-1997), trasformato da rigoroso storico a spia capace di smascherare il controspionaggio del Kgb per conto dell’Occidente e del Vaticano. A questo proposito ricorda, lui ultimo testimone vivente, i 17 anni trascorsi assieme agli storici gesuiti Graham, Angelo Martini e Burkhart Schneider nell’Archivio Segreto vaticano e spesi per ristabilire la verità sul pontificato di Pio XII durante la seconda guerra mondiale. Una ricerca – quella condotta in squadra dall’équipe dei 4 storici gesuiti – voluta da Paolo VI, che portò alla pubblicazione in 12 volumi suddivisa in 12mila pagine degli Actes et documents du Sainte Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale. Ma è proprio sull’affaire Graham che l’anziano gesuita francese, autore tra l’altro di un fortunato libro tradotto in 10 lingue edito in Italia dalla San Paolo, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani, si sente di offrire la sua verità a questa tesi dai tratti surreali: «Fa sorridere pensare che il povero padre Graham fosse un agente segreto capace di fare addirittura del controspionaggio al Kgb – racconta un po’ divertito padre Blet –. A lui piaceva millantare questa idea molto suggestiva di storico ma anche di investigatore. Lui amava le spy stories, ci scherzava e ci ricamava sopra. Ma il suo lavoro fu solo quello dello storico. La ricostruzione fatta da Panorama non corrisponde alla realtà e dà l’idea di un giallo alla Dan Brown».
Ignazio Ingrao su «Panorama» ha rivelato che fu padre Graham a scoprire quasi per caso la bozza dell’enciclica scritta dal gesuita americano John La Farge su commissione di Pio XI, l’«Humani Generis unitas» che avrebbe condannato ogni forma di razzismo.
«Si tratta di una notizia non vera, perché la prima bozza di questo testo fu scoperta negli Stati Uniti alla morte del gesuita La Farge e successivamente ne emerse una copia nell’Archivio segreto vaticano; non fu certo il padre Graham a scoprirla».
Gli articoli parlano di misteriose casse, ora conservate nell’archivio della Curia della Compagnia di Gesù e appartenute a padre Robert Graham. Secondo lei che cosa contengono?
«Penso che, una volta visionati e ordinati, si scoprirà che quei bauli non hanno alcunché di esplosivo ma contengono solo i diari di Graham, le sue impressioni su una vita trascorsa a Roma. Concordo con quanto ha scritto recentemente su La Stampa padre Federico Lombardi: quei fogli non contengono affatto la chiave dei segreti della Guerra fredda e dell’attentato a Giovanni Paolo II».
Come nacque l’idea di una pubblicazione come gli «Actes et documents du Sainte Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale» che potesse spiegare i «silenzi» di Pio XII?
«A suggerire l’idea di un’équipe di storici a Paolo VI fu monsignor Pio Laghi. Rammento che chi ci aiutò a trovare la prima pista di documenti fu l’ultimo segretario particolare di Papa Pacelli, il gesuita Robert Leiber. Grazie a lui trovammo una miniera di documenti, lettere di Pacelli – un centinaio – ai vescovi tedeschi. Quella scoperta ci permise di conoscere l’azione diplomatica segreta di Pacelli nel salvataggio di molti ebrei, ma anche la sua prudenza per evitare le persecuzioni ai fedeli cattolici».
Quando verrà aperto l’Archivio segreto vaticano attinente al periodo dal 1939 al 1945, che cosa potranno scoprire gli storici di nuovo?
«Troveranno quello che abbiamo già pubblicato nei nostri 12 volumi e scopriranno che non abbiamo nascosto niente. Mi sembra difficile che si potrà contraddire quanto è ampiamente mostrato nei documenti già pubblicati».
Ancora oggi una delle accuse ricorrenti a Pio XII è quella di non aver fatto abbastanza per i profughi ebrei.
«Si tratta di una calunnia confutata anche dai volumi 8, 9 e 10 della nostra pubblicazione. A ciò aggiungo una cosa, di cui non si parla mai: nei Paesi occupati indirettamente dai nazisti, come la Slovacchia e l’Ungheria, fu grazie all’intervento diretto del Papa che si riuscì a fermare la deportazione di molti ebrei. Pio XII interveniva solitamente dove la sua azione poteva dare dei frutti reali. Inoltre padre Leiber mi ha confermato che il Pontefice aveva utilizzato la sua fortuna personale proprio per soccorrere gli ebrei perseguitati dal nazismo».
Nel mondo giornalistico circolano ipotesi suggestive come quella di un messaggio di Papa Pacelli ad Hitler…
«Conosco la fonte di questa notizia, apparsa qualche anno fa su Le Monde. Come ho già scritto su La Civiltà Cattolica, se non abbiamo pubblicato la corrispondenza tra Pio XII e Hitler è perché essa non esiste. Inoltre se quella corrispondenza fosse esistita, le lettere del Papa sarebbero conservate negli archivi tedeschi e ve ne sarebbe traccia in quelli del Ministero degli Esteri del Reich e viceversa le lettere di Hitler sarebbero finite in Vaticano».
Il prossimo 20 novembre lei compirà 91 anni. Quali sono i suoi sogni e aspettative da storico?
«Penso che sia giusto beatificare Pio XII. Oggi sono affiorate nuove verità su questa figura e ringraziando Dio anche molti ebrei americani sono a favore della beatificazione. Il mio sogno? Poter scrivere un libro su Pio XII che racconti tutto il suo pontificato e mostri che fu il vero precursore del Vaticano II».
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Sabato rugby a San Siro

Sabato la sfida milanese tra l’Italia del rugby e gli All Blacks neozelandesi. A San Siro il mito ovale degli antidivi (e sarà comunque una festa).
Rassegna stampa - Avvenire, Riccardo Maccioni, 11 novembre 2009.

I tifosi del rugby li riconosci dal look. Arrivano allo stadio a piedi con la faccia dipinta e il maglione a strisce orizzontali, di quelli che ingrassano anche gli smilzi. I tifosi del rugby li riconosci dall’umore. Cantano l’inno toccandosi il cuore ma festeggiano anche se hanno perso, asciugandosi le lacrime con la stessa mano che applaude il vincitore. La loro Europa ha per capitale lo stadio di Twickenham, nasce in Inghilterra e finisce in Francia, toccando Irlanda, Galles e Scozia. Treviso, Rovigo, Parma, L’Aquila i punti cardinali italiani.
Ma il cuore è lontano, oltre l’Oceano, vola in Sudafrica e poi ancora più in là, in Australia e Nuova Zelanda. La patria dei mitici All Blacks è la loro Eldorado, l’haka, la danza propiziatoria maori, la colonna sonora mille volte provata nelle partitelle con gli amici. È un po’ quel che accade nel calcio con il Brasile. Magari non sai chi è il portiere dell’Udinese però conosci tutto di Ronaldo e Kakà, sei cresciuto con il mito di Pelè e di Zico, vivi a Belluno ma tifi Santos o Flamenco.
Ecco perché l’arrivo a Milano degli All Blacks è molto più che una partita di rugby. È l’incontro tra una nazionale, quella italiana, e un mito. L’incrocio tra la realtà e il sogno, che un architetto stravagante ha collocato in un piccolo Paese lontano e poi l’ha tutto colorato di nero. Gli appassionati, ma non solo loro, l’hanno capito intasando le prevendite. Tutto esaurito, 77mila biglietti venduti per l’amichevole di sabato pomeriggio a San Siro, il primo dei tre test autunnali che vedranno impegnati gli azzurri anche contro gli Springboks sudafricani campioni del mondo e le Isole Samoa.
Partite importantissime ma non eventi. Perché la festa è sabato, e poco importa che il risultato e la sconfitta italiana siano scontati. Allo stadio si va per divertirsi e imparare, così come insegna la filosofia di uno sport che mette accanto alle velocissime ali, i piloni, giganti che spesso in partita non riescono neppure a toccare la palla. In campo, fianco a fianco, l’eleganza dei tre quarti e la tenacia del tallonatore, l’essenzialità dell’estremo e la visione di gioco del mediano d’apertura. Una specie d’orchestra in calzoncini che alterna i toni più gravi alla magìa del violino.
Sugli spalti, sabato, sarà come sempre: fianco a fianco l’operaio e il colletto bianco, perché negli anni il rugby è diventato scuola di vita anche per i manager e in più di un’azienda si organizzano corsi e stage basati sulla palla ovale. Lo sport però è rimasto lo stesso. Fisico e per certi versi «sporco», con il fango che ti imbratta la faccia durante un placcaggio e la rabbia che monta quando la palla avversaria s’infila tra i pali della porta. Di questo parleranno gli All Blacks nell’incontro di oggi con gli studenti radunati all’Arena di Milano, questo metteranno in mostra durante l’allenamento di domani, rigorosamente all’aperto. Perché malgrado i successi e la notorietà mondiale i neozelandesi si sforzano di non essere troppo divi. Unica concessione alla vanità, o al mito se preferite, alloggiano in un hotel dalle pareti tutte nere. All Blacks, proprio come loro.
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«La parola chiave è reciprocità»

L'Assemblea dei Vescovi.
Da Assisi l'appello della Cei: «Serve un'alleanza Nord-Sud».

Rassegna stampa - Avvenire, 11 novembre 2009.

Nel documento della Conferenza Episcopale Italiana sui problemi del Mezzogiorno, in discussione all'Assemblea in corso ad Assisi, "la parola chiave è reciprocità". "Bisogna creare - spiega l'arcivescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini a margine dei lavori - un'alleanza tra Nord e Sud, il Meridione è quel pezzetto di valori che il Nord rischia di perdersi. Non c'è un problema del Sud ma un problema dell'Italia".
"Alla Lega - aggiunge il presule, che fu un simbolo della lotta alla criminalità organizzata quando era ordinario di Locri - faccio una mia proposta culturale, più che politica: ogni terra, e spesso il Sud, è una terra marginale: se assumo la marginalità come valore la devo trasformare in tipicità. Questo lavoro la Lega l'ha fatto benissimo. Poi c'è un terzo passaggio che la Lega fa fatica culturalmente a compiere, ossia aprire la tipicità alla reciprocità, che è la parola chiave che abbiamo chiesto come vescovi".
Secondo Bregantini, "il Sud deve migliorare la tipicità, il Nord deve aprirsi alla reciprocità. In questo momento le due realtà si incrociano. Se il Sud sarà capace di scoprire quanto vale e non di piangere scoprirà i valori antichi e presenti oggi. Il Nord, che ha già fatto questo lavoro, se non si apre rischia di violare e bruciare gli stessi valori già scoperti. Nord e Sud in questo momento hanno un'unica strada, quella di intrecciarsi. Far sì che i valoridell'uno aiutino i valori dell'altro". "Ho detto una frase in Assemblea - conclude - che è piaciuta molto ai vescovi: il Nord dà organizzazione, il Sud restituisce con motivazione".
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