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venerdì 2 ottobre 2009

Santoro sbanca l'Auditel

Sette milioni e mezzo di spettatori, il 29% di share. Dati da record. Annozero manda in onda Patrizia D'Addario e fa il pieno di ascolti.

"Il Premier sapeva che ero una escort e non ero l'unica in quelle feste". Patrizia D'Addario racconta ad AnnoZero, in collegamento da Bari, delle feste di Berlusconi alle quali ha partecipato, di Tarantini e delle candidature alle Europee e poi al comune di Bari: "Me l'hanno chiesto loro".



Bonaiuti invoca programmi contro opposizione
"Tutte le trasmissioni di tipo talk show politico sono tutte orientate a favore della sinistra", attacca il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, mentre l'auditel sta già diffondendo i primi dati di ascolto su Annozero. "Non si capisce come mai la sinistra si scatena a favore della libertà di stampa che non è minimamente sotto assedio. Non c'è alcuna cappa di piombo", assicura Bonaiuti, ospite della trasmissione mattutina "Radio Anch'io": "È qualche cosa alla Helzapoppin, una sorta di buffonata. Non c'è un solo programma sulla tv commerciale orientato contro l'opposizione, mentre sulla tv di stato ce ne sono molti orientati contro il governo e contro il presidente del Consiglio".
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Inaugurata la nuova sede delle Acli Lodigiane

Acli Lodigiane: una svolta epocale nella storia della locale associazione.



Inaugurata la nuova sede di viale Rimenbranze che occupa una parte della Casa della Gioventù, centro dell’associazionismo Cattolico Lodigiano.



Da ieri pomeriggio, con l’inaugurazione della nuova sede, la giovane compagine delle Acli lodigiane è proiettata nel futuro. Voluta e caldeggiata da più parti, per andare incontro alle esigenze dei lavoratori, la nuova sede, che ha subito un radicale cambiamento di riqualificazione, si presenta all’avanguardia nella struttura; certamente ben attrezzata, accogliente, razionale, funzionale. Un pull di persone, altamente qualificate, è pronto e a disposizione a quanti richiedono aiuto al patronato e ai consulenti di assistenza fiscale, per il disbrigo delle pratiche. Ma anche per lo sport, il tempo libero, il turismo, tanto per citare, e l’elenco completo delle attività sarebbe doveroso ; promovendo convivenza e cultura tra i popoli. Una scommessa, questa, che ha visto impegnata tutta la presidenza da Angelo Peviani ad Anteo Calcamucchio fin dall’inizio del loro mandato; superando gli ostacoli con caparbia volontà. Che ha visto nel Vescovo Merisi un grande punto di riferimento sempre pronto all’aiuto,e nel suo ampio intervento, portare il punto di vista della Chiesa; una carità dialogante, fattiva con voce mai sopra le righe. Altre illustri personalità, come il presidente nazionale Acli Andrea Oliviero, il presidente nazionale del patronato Michele Rizzi, hanno voluto essere presenti a questa inaugurazione portando il pensiero politico delle Acli nazionali teso alla tutela e alla promozione della gente, dei popoli, qualunque essi siano. Un intervento del Sindaco di Lodi Lorenzo Guerini, che elogiava questa scelta lungimirante che scommetteva sulla città. E altri interventi ancora nel solco dell’associazionismo con richieste e offerte di collaborazione. Per ultimi, ma non meno importanti, i rappresentanti dei circoli Acli Lodigiani; i promotori, i volontari. Tante persone che si spendono per l’associazione, e in quest’occasione hanno voluto esserci. Hanno voluto partecipare all’inizio di un avvenire denso di progetti, alcuni già avviati e altri che man mano prenderanno forma anche insieme con altre realtà associative promovendo convivenza e cultura, mission che da sempre è nel dna delle Acli.




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Sozzi nel direttivo dell'Anci Regionale

Assemblea regionale Anci: eletto il Direttivo per il prossimo quinquennio. 69 componenti, cui si aggiungono 9 membri di diritto.



L'assemblea congressuale svoltasi il 26 settembre a Milano ha portato alla nomina dei componenti del Consiglio Direttivo regionale. Si tratta di 69 eletti, oltre a 9 membri di diritto. Inoltre sono stati eletti i componenti di nomina regionale del Consiglio nazionale di ANCI e i delegati che rappresenteranno la Lombardia all'Assemblea nazionale che si svolgerà a Torino dal 7 al 10 ottobre.



Eletto tra i componenti del Consiglio Direttivo regionale anche il nostro sindaco Giuseppe Sozzi. A lui i complimenti della redazione.

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La saggezza d'un vecchio proverbio istriano

Economist? Cortei? "Xe meio riderse che pisarse indoso".
Cari giornalisti che sfilate sabato, ora basta raccontare un paese che non c'è.

Rassegna stampa - Il Foglio - Toni Capuozzo, 2 ottobre 2009.

Sono uno che sorride alle liste di adesioni, figurarsi se mi iscrivo alle liste di non adesioni. Però vorrei dire la mia sulla manifestazione di sabato per la libertà di stampa, nata da un appello di Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky promossa, dal sindacato dei giornalisti, dopo la citazione in giudizio di Repubblica da parte dei presidente del Consiglio e in un certo senso sponsorizzata anche dall'editoriale dell'Economist di oggi (che sostiene come sia dai tempi di Mussolini che non si aveva un governo italiano che interferisse con i media in maniera così lampante e allarmante e che "i giornalisti, e gli altri italiani, hanno ogni motivo per protestare"). Ho una certa età - eufemismo che il mio amico Mauro Corona tradurrebbe in età incerta - e ricordo cos'era l'informazione quando ero giovane, diciamo negli anni Sessanta e Settanta. I giornali di partito erano la rigorosa espressione dei comitati centrali, un giornale nazionale era la voce della borghesia conservatrice, un altro la voce della Fiat, e i giornali di provincia erano, senza eccezione, gli organi del potere locale, della Confindustria locale, della Curia locale. La televisione pubblica era equamente suddivisa per appartenenze politiche. La fine della Prima Repubblica, la nascita di nuovi soggetti politici - da Forza Italia alla Lega, a una destra sdoganata - l'emancipazione della magistratura ad attore in proprio nello scontro politico, la fine del Pci - e lo sdoganamento di tanto massimalismo e no globalismo - la fine di una destra moraleggiante e montanelliana, che ha lasciato al suo posto il giustizialismo, la nascita di una televisione commerciale e la crescita di gruppi editoriali meno puri, se mai ve n'erano stati, il sorgere di un'informazione via Internet in cui ognuno è editore di se stesso. Ha cambiato tutto. E lo scenario che sta davanti a noi è quello di un casino che non s'era mai visto, nel quale la qualità del giornalismo è piuttosto bassa, ma la libertà è una libertà che non s'era mai vista. Si sa tutto di tutti, si scrive di tutto e di tutti. Per questo la manifestazione di domani è, più che una farsa, una stralunata presa in giro di noi stessi, oppure qualcosa di peggio. Di peggio perché è una sfilata del male peggiore del giornalismo italiano, e una contemporanea dimenticanza del vero nemico della libertà d'informazione oggi. Il male peggiore del giornalismo italiano oggi è un conformistico adeguamento all'appartenenza politica, che in qualche caso raggiunge l'apice di un protagonismo a sé, emancipato dal ruolo di consigliere del principe, e incline piuttosto a dettare così esplicitamente la linea, da essere principe a sé stante. Vale a sìnistra, soprattutto, ma anche a destra, ovviamente.
Vale per la carta stampata e vale per la televisione. Vale per le cronache politiche, ma anche per la cronaca vera e propria, e il terremoto abruzzese è un buon esempio di come il giornalismo ormai sia a tesi: sì va per distruggere il nemico, per dimostrare la propria verità, a prescindere dalle zone d'ombra, dalla curiosità innocente, dal rovistare disincantato tra le storie. Si sa già che il giorno della consegna delle prime case sarà dedicato al centro storico dimenticato - anche dalle televisioni, sostiene l'interlocutore di Jenner Meletti, che non ha l'obbligo di seguire Terra!, ovviamente - che sarà dimenticato di nuovo il giorno dopo, quando il cronista non dovrà combattere l'effetto della consegna delle case. E la libertà di stampa, bellezza.
E la qualità? La qualità è bassa, anche perché questo giornalismo sentenzioso, tutto carte di procure e opinioni, tutto storie che maramaldeggiano per due giorni e poi spariscono, non costa niente, è giornalismo da redazioni e bar davanti al tribunale, non di inchieste, non di viaggi: la realtà è virtuale. Da ultimo vorrei dire che, avendo una qualche esperienza di ostacoli posti alla libertà di informazione, dai Balcani al medio oriente, vedo sgretolarsi anche questa espressione marmorea di "libertà di stampa", come già si è svuotata la parola "regime" e tante altre, banalizzate nell'urlarsi addosso. Allora se il giornalismo conformista e schierato e appartenente è il peggior nemico di se stesso, qual è il nemico esterno? La commercializzazione dell'informazione, la trasformazione della notizia in una merce, e l'industrializzazione della filiera informativa. Se contano solo i profitti, e con essi gli ascolti, notizie non affascinanti restano nei banconi più in penombra del supermercato. Se conta una logica solo industriale dell'informazione, è ovvio che è meglio produrre con due persone invece che con venti, ed è meglio che l'inviato resti sul posto due giorni invece che dieci, e se può, che scriva da casa. Ho vissuto per intero questa trasformazione nel mondo della televisione, ho visto scomparire tante figure professionali, e il melanconico tramonto della figura dell'inviato (ma l'abolizione della qualifica non l'aveva controfirmata, in un contratto, questa stessa Fnsi?), e assisto alla colossale presa in giro per cui si formano oggi centinaia di giornalisti - suppongo con qualche gettone tra i manifestanti più veterani dì domani - per vederne occupati poche decine, e tutti a scrivere curriculum, a firmare contratti a termine, a mendicare una piccola opportunità. E non è questo un pericolo per la libertà d'informazione, se l'operatore è fragile, debole, senza mercato? E infatti, le sento, le nuove leve, in lettere, interviste, incontri: tutte a ripetere la giaculatoria delle afflizioni del giornalismo: gli embedded, le intercettazioni telefoniche, il conflitto di interessi. Hanno capito, bisogna sopravvivere, che occorre allinearsi, che il giornalismo o appartiene a qualcun altro o non è, diventa solitario e marginale e ininfluente, altro che schiene diritte di quirinalizia retorica. E così eccoli in piazza, a raccontare un paese che non c'è e a tacere sul paese che c'è. La vittoria del luogo comune, della pigrizia mentale, del coro ubbidiente. Non ho più l'età per ispirarmi a qualche modello di giornalismo, a qualche maestro. Ma quando me lo chiedono biascico le Jene, Striscia e, più sicuro di me, il nome di Vincino. Stralunato e disincantato, sfotte tutti senza cinismo, con amara passione civile. Che sia tutta satira, non importa. Dice un vecchio proverbio istriano: "Xe meio riderse che pisarse indoso" (meglio ridersi addosso, che pisciarsi addosso).
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Un marziano a Roma

Libertà d'informazione. Una Berlinguer nel regime mussoliniano.
Rassegna stampa - Il Riformista, Antonio Polito, 2 ottobre 2009.

Il marziano che sbarcasse stamattina a Roma, troverebbe sui giornali due notizie difficili da combinare. Supponendo che - seppur marziano - sappia qualcosa della storia d'Italia, non gli sfuggirebbe il valore simbolico della nomina di Bianca Berlinguer a direttore di un tg Rai, all'unanimità e quindi con il voto della maggioranza di centrodestra. Oltre che una brava proèssionista, oltre che colonna storica di quella che un tempo si chiamò Telekabul, oltre che donna indefettibilmente di sinistra, Bianca è anche la figlia del più grande e popolare dirigente comunista italiano dopo Togliatti. Dell'uomo che, col suo martirio finale sul palco di Padova, fissò per sempre l'immagine migliore della sinistra italiana.
Ma, contemporaneamente, il nostro marziano leggerà anche che secondo l'Economist, il più serio e il più liberale dei giornali del mondo, mai dai tempi di Mussolini la libertà di informazione era stata così a rischio in Italia, perché mai dal fascismo in poi «l'interferenza del governo nel sistema dei media era stata più sfacciata e allarmante».
Il nostro marziano resterebbe un po' sbigottito dalla contraddizione tra la denuncia del regime mussoliniano e la nomina della Berlinguer. Ma se il marziano decidesse di sedersi davanti alla tv per una serata di relax, assisterebbe su Raidue all'intervista in prime time di una prostituta che dichiara di aver fatto sesso a pagamento con il capo del regime, quel Berlusconi lì di cui parlano tutti, a casa sua. E a quel punto non ci capirà più niente: insomma, l'Italia è un paese paragonabile alla Bulgaria, in quanto a indipendenza dei media, o è una democrazia casinara e chiacchierona quante altre mai? Il regime sta imbavagliando i giornalisti - «muzzling», come dice il titolo dell'Economist - oppure i giornalisti non parlano d'altro che del regime e dei suoi vizi? Spiegare a un marziano come stanno veramente le cose è difficile. E, a quanto pare, stavolta è difficile spiegarle anche all'Economist, caduto in uno dei suoi rari strafalcioni da superficialità. Quando scrive che mai l'Italia aveva vissuto tanta ingerenza sui media da parte del regime berlusconiano, il settimanale deve aver infatti dimenticato quarant'anni di regime democristiano.
Ci sono stati tempi - cari colleghi londinesi - in cui in Italia c'era un solo canale e tutto dc, si licenziavano Dario Fo e Franca Rame in tronco da Canzonissima perché si erano permessi una blanda ironia sul governo, tutti i giornali erano filo-governativi, l'opposizione comunista era censurata sistematicamente, ed esisteva letteralmente un solo giornale che si poteva permettere di criticare il governo (si chiamava l'Unità, e io me lo ricordo bene, perché è lì che negli anni 70 ho cominciato a fare il giornalista). Il grado di libertà di informazione che si respira oggi in Italia è incommensurabile con quella lunga epoca - che proprio Berlinguer definì «una cappa di piombo» che gravava sul paese. E un settimanale come l'Economist non può avere amnesie storiche di queste proporzioni.
Naturalmente, è perfino ovvio che in Italia le peculiari condizioni in cui si esercita la libertà di informare sono profondamente diverse da quelle degli altri paesi europei di antica e consolidata democrazia. E la ragione fondamentale sta nel fatto che il proprietario del polo privato della tv è il capo di un partito politico che quando vince le elezioni comanda anche nel polo pubblico. Questa è un'anomalia di seria e perdurante gravità. Che però potrebbe essere risolta in un solo modo: strappando il polo pubblico al controllo della politica, e consentendo a qualche altro polo privato di concorrerere sul mercato.
L'Economist dovrebbe domandare alla sinistra perché questa ovvia soluzione, radicalmente anti-berlusconiana, non è stata da essa mai proposta né sostenuta. La risposta sarebbe che la sinistra non vuole rinunciare a comandare in Rai quando le elezioni le vince lei, e comunque su Raitre anche quando non le vince (il marziano resterebbe ancor più stupito se seguisse in tv, oltre a Santoro e Travaglio, anche Fazio, Dandini, Lerner, Gruber, ecc. ecc.).
È anche vero che gli standard informativi dei nostri tg sono miserandi, sia in termini di completezza dell'infomazione sia in termini di pluralismo (con l'eccezione di Sky, che però non può esser messa tra parentesi), per la semplice ragione che gli editori (politici) dei tg se ne fregano di completezza e pluralismo.
È poi vero che la qualità dell'informazione televisiva non si giudica solo dai tg, e che nei programmi pomeridiani sia di Rai sia di Mediaset si assiste a un festival di demagogia sguaiata e brutale, si incita al razzismo, si celebra la fatuità, si educano intere generazioni allo spirito acritico e debosciato tipico dei regimi, contribuendo a fare della nostra democrazia sempre più una democrazia senza cittadini (anche se su questi programmi nessuno protesta, purché Annozero vada in onda).
Ed è infine vero che Silvio Berlusconi passa un numero sconsiderato di ore a studiare sconsiderate azioni contro la libertà di informazione, per ottenerne in genere solo l'effetto opposto, la santificazione dei suoi torturatori. Sia citando per danni i giornali che si occupano della sua vita sessuale, sia mandando avanti il governo a impicciarsi di programmi Rai quando essi sono già sotto la sua vigilanza (visto che in parlamento ha la maggioranza), sia blaterando contro i giornalisti a lui sgraditi ogni volta che si trova in Bulgaria o nei dintorni. La sua vera e propria ossessione per i media - non per niente è un tycoon che si è fatto fondando una tv - lo rende dunque il bersaglio perfetto dell`opposizione, e trae in inganno perfino rigorosissimi giornali come l'Economist. Non è escluso che Silvio Berlusconi, se potesse, sarebbe un dittatore. Ma l'Italia è un paese troppo grande e troppo libero perché egli possa essere molto di più che un dittatore da operetta. Prova ne sia, cari colleghi dell'Economist, che in quindici anni ha perso due elezioni su tre, e in entrambi i casi controllava la Rai proprio come ora.
I giornalisti italiani che scenderanno domani in piazza per dar ragione all'Economist non sono in effetti molto liberi, ma lo sono un po' di più di quel collega della Bbc che fu licenziato dopo un processo perché aveva accusato Tony Blair di mentire sull'Iraq (da noi, un giudice ha invece reintegrato Santoro in Rai). E io, giornalista che in piazza non andrà, se permettete mi sento un po' offeso se da Londra mi danno dell'imbavagliato. Se lo fossi mi licenzierei, non chiederei aiuto alla Fnsi per farmi rinnovare il contratto, come ha fatto Travaglio.
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«Comunque la pensiate»

NDP. La libertà di stampa e quella di criticare Michele Santoro.
Rassegna stampa - Il Riformista, Antonello Piroso, 2 ottobre 2009.

Avvertenza. Di seguito non troverete argomenti pro o contro l'appuntamento di domani che vedrà l'adesione dei giornalisti italiani (una parte, sicuramente cospicua, ma comunque una parte). Oppure pro o contro Silvio Berlusconi e il berlusconismo, con la relativa visione approssimativa e autocratica del pluralismo informativo. Pro o contro Patrizia D'Addario ad Annozero, e via elencando. No. Qui oggi troverete solo il racconto di un episodio marginale, ma al tempo stesso molto istruttivo su un certo conformismo culturale "de sinistra".
Un giorno, qualche tempo fa, un giornalista freelance (leggi: precario) di nome Massimo Del Papa scrive sul suo blog una riflessione sul ritorno in video di Michele Santoro. Il pretesto è fornito dalla prima puntata dedicata alla qualità della vita a Milano. Un contributo dai toni duri e fortemente critici, è il meno che si possa dire, ma non banale e acriticamente livoroso. Al contrario, argomentato e "strutturato" contro quello che Del Papa pare considerare un tipo di populismo all'amatriciana: «Questo nuovo avvento, tuttavia, è parso insopportabile perché le caratteristiche peggiori dell'estetica santoriana, la militanza, lo schematismo, sembrano esplose travolgendo i residui paletti di moderazione». Questa la conclusione: «Santoro è tornato fazioso come non mai; il guaio è che adesso, forse perché incattivito, se ne compiace in modo tronfio come non mai. Al punto da invitare alcuni esemplari subumani additati implicitamente come fascisti mentre invece sono sempre i vecchi sottoproletari imborghesiti di Pasolini, che si rifugiano nell'odio razzista in spregio di ogni cultura perché disperati. Santoro con loro gioca come il gatto coi sorci, si permette la falsa tolleranza che maschera il disprezzo, la condiscendenza pedagogica che è più razzista di tutto perché maschera una indiscussa superiorità intellettuale e perfino umana: "Sei un duro", irride a un certo punto il capetto dei subumani. E l'infame, tutto contento d'essere in tv, arrossice e si schernisce. Non diciamo che è fascismo perché crediamo alla definitiva buona fede di Santoro. Chiamiamolo zdanovismo, che suona meglio».
Come fu, come non fu, il pezzo viene letto da Stefano Corradino, che coordina il sito Internet di Articolo 21, associazione nata per ricordare a quanti provano fastidio per giornali e giornalisti che la libertà d'espressione è un bene giuridico tutelato costituzionalmente. Corradino chiede a Del Papa la possibilità di "postare" il suo articolo sul sito dell'associazione. Del Papa, questa la sua ricostruzione, lo avverte: guarda che rischi di far scoppiare un casino, Santoro dubito la prenderebbe bene. Ma figuriamoci, sarebbe stata la risposta: vuoi che proprio lui, allontanato dal video per effetto del celebre "editto bulgaro", si metta a storcere il naso per le critiche? E invece finisce proprio così. Ecco la versione di Del Papa: «L'articolo compare sul sito di Articolo 21 e in tempo reale si scatena l'inferno, telefonate, scenate, lettere incredule di santoriani furibondi sommergono il povero Corradino che ogni tanto mi telefona tra il mortificato e lo stravolto: "Non ci posso credere, che succederà adesso?". E io a rincuorarlo, vedrai che passa, però pure tu: t'avevo avvertito che finiva male. Corradino è uno che crede al pluralismo finché non ci sbatte il naso. Santoro riceve la solidarietà da Annozero, cioè da se stesso, interviene l'Usigrai, una nutrita falange di fiancheggiatori non trovano di meglio che darmi del "berlusconiano", mentre il mio linciaggio nei confronti di Santoro sarebbe stato "degno di Filippo Facci". Ma sì, proprio il Facci passato, nell'arco di una luna, da impresentabile servo di Mediaset a martire del regime (dopo aver lasciato il Giornale causa arrivo di Vittorio Feltri). Insomma tutta una cosa in famiglia, l'indignazione di Michele Chi. Alla fine, piove dal cielo un ultimatum santoriano, in forma di incredibile letterina, cui si uniscono i devoti Sandro Ruotolo e Vauro, trinariciuti come non mai: "Visto che siete così ansiosi di criticarci, ci dimettiamo da Articolo 21". Corradino conosce Santoro, mi ha raccontato le sue vanità, le sue insofferenze, capisce che se vuole tenercelo quel piedino appena messo in Rai, gli conviene scaricare il sottoscritto. Anche se il pezzo me l'ha chiesto lui. La faccenda fa il giro della rete, blog e forum s'intasano, a me arrivano lettere da ogni parte, in prevalenza di solidarietà (dai colleghi neanche un fiato). Difendere Santoro onestamente è difficile, attaccarlo non conviene, l'unico a farlo è Aldo Grasso che, sul magazine del Corriere, riepilogando i termini della vicenda che mi vedono protagonista, invita il conduttore a ripassarsi l'art. 21 della Costituzione».
La morale della favola Del Papa la sintetizza così: «Mai nutrito soverchie illusioni sul coraggio dei fantaccini, ma quella lezione fu davvero istruttiva, smisi definitivamente di credere a una Italia progressista, libera e bella che si contrapponeva a una reazionaria, perversa e faziosa. Quelli di Articolo 21 si sono dissociati, non ho capito bene da chi, ma non mi hanno mai rimosso dall'indirizzario, ogni tanto mi arriva un invito a iniziative democratiche, alla maniera di Santoro: "Comunque la pensiate". Certo: purché - è il sottinteso - d'accordo con me». Amen.
(PS. Articolo 21 è tra i promotori della manifestazione di domani contro la censura e per la democrazia dell' e nell'informazione).
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Garbage in garbage out

Palazzo Grazioli. «Non siete riusciti a fermare Annozero». Il premier irritato, ma vuole tenere bassi i toni per non «regalare share ai nemici».
Rassegna stampa - Il Messaggero, Marco Conti, 2 ottobre 2009.

Una furia, gestita in silenzio tra le quattro mura di palazzo Grazioli per quella che definisce «una vera e propria oscenità che un servizio pubblico come la Rai non avrebbe nemmeno dovuto immaginare». «Spazzatura, solo spazzatura, che un servizio pubblico non avrebbe dovuto mandare in onda». Faticoso gestire per Silvio Berlusconi un nervosismo che ormai lo paralizza da giorni e che ha dovuto pubblicamente reprimere ieri mattina, durante l'intervista a Canale5, e ieri sera, cancellando all'ultimo momento la partecipazione al ricevimento organizzato dall'ambasciatore tedesco a Roma Michael Steiner per festeggiare i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino.
Il premier, che ieri sera ha iniziato a guardare "Anno Zero" con alcuni suoi stretti collaboratori (Valentino Valentini e Nicolò Ghedini) e un gruppo di giovanissime parlamentari, continua a mantener fede al proposito di minimizzare l'impatto di Santoro anche per evitare di gonfiare gli ascolti di "Anno Zero" ma il suo scontento è ormai a trecentosessanta gradi e coinvolge tutti. Dai vertici Rai a cominciare dal direttore generale Mauro Masi, sino al direttore di rete di Rai2 Massimo Liofredi, passando per alcuni suoi ministri che non avrebbero fatto nulla per impedire la messa in onda di trasmissioni che per il Cavaliere ospitano personaggi, come la D`Addario, «screditati» e «in cerca di pubblicità». Il premier da settimane prova a mettere la parola fine ad una vicenda che, se anche non provoca particolari scossoni nel sentimento dell'opinione pubblica, lo distoglie dagli impegni istituzionali e di governo.
«Dobbiamo mettere la sordina a queste trasmissioni. Se replichiamo e attacchiamo gli diamo altre percentuali di share», ha spiegato ieri lo stesso Berlusconi al direttore di Libero Maurizio Belpietro, che ieri è andato a palazzo Grazioli, per spiegare al Cavaliere la sua partecipazione serale ad "Anno Zero" dopo il divieto posto ai parlamentari della Pdl di partecipare come ospiti. «Ieri l'altro attaccando la Dandini gli abbiamo regalato il 5% di share!», ha sostenuto Berlusconi visibilmente indignato. «Inoltre stiamo creando dei martiri», ha proseguito Berlusconi, sconcertato anche per le dichiarazioni di alcuni dei suoi parlamentari che non fanno altro che alimentare la polemica.
Berlusconi non teme tanto «i pettegolezzi» o quelli che definisce «schizzi di fango», ma il clima che si sta alimentando nel Paese in attesa della sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano. Il corto circuito tra delegittimazione personale e un'eventuale ripresa dell'iniziativa giudiziaria, è ciò che preoccupa il presidente del Consiglio e alcuni suoi stretti collaboratori che ormai da settimane vedono il premier impegnato su un unico dossier, il terremoto de L'Aquila, e molto distratto su tutto il resto.
La tensione nell'entourage del Cavaliere è alle stelle e turba i sonni non solo di Berlusconi ma anche di molti suoi strettissimi collaboratori che da settimane faticano a gestire il rapporto con il premier. Indubbiamente i danni che producono le confessioni della escort barese sono nettamente superiori a quelli che l'opposizione ha provocato sinora.
Il fatto che 'Porta a Porta' sia andato in onda in diretta dopo la trasmissione di Santoro con ospiti che hanno discusso della libertà d'informazione non è riuscito a placare le ire del premier che ora chiede ai suoi ministri e al cda della Rai di intervenire una volta per tutte per riportare la Rai al concetto originario di servizio pubblico.
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Evento Barbarossa

Arriva il Barbarossa. La storia del nostro popolo che ha riconquistato la libertà. Questa sera anteprima mondiale a inviti del film di Martinetti al Castello Sforzesco. Presenti le massime autorità.
Rassegna stampa - La Padania, Umberto Bossi, 2 ottobre 2009.



Alberto da Giussano è un personaggio che amo molto, in lui rivedo e rivivo quello spirito che muove un popolo a conquistare i propri diritti e la propria libertà mettendo a rischio la vita stessa. Perché la dignità di essere uomini si misura con la libertà di poterlo essere sempre e ovunque, a qualunque latitudine e in qualunque epoca.
La storia di allora non è andata persa. È entrata di prepotenza e con vigore nella realtà di oggi, come un insegnamento, come un modello di vita.
Oggi ci sono altri Alberto da Giussano che lottano per la conquista della libertà con modalità diverse e con armi che non sono necessariamente belligeranti.
Segno che il desiderio di libertà non muore mai, di una libertà che tiene conto dei diritti di tutti e soprattutto dei doveri di tutti, e che viene innalzata come un vessillo perché tutti quelli che lo desiderano possano seguire le orme di questi nuovi eroi che, come Alberto da Giussano, lottano per un ideale.
Il riferimento a questi personaggi è nella realtà attuale trasformato in un segno politico, in un simbolo che contraddistingue un Movimento e che si nutre idealmente delle gesta di un giovane eroe per dimostrare che la storia, questa storia, non è nebbia ma insegnamento.
Barbarossa in realtà non è il protagonista principale, ma il supporto alla figura carismatica di Alberto da Giussano. È lui l'eroe, il giovane idealista che armato di coraggio raccoglie intorno a sé un manipolo di giovani per dare vita alla "Compagnia della Morte" e combattere per la libertà.
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Crisi? No, Santoro è il problema

Dietro le quinte. Il Cavaliere è rimasto tutto il giorno a Palazzo Grazioli. Berlusconi davanti alla tv: «Operazione politica indegna». L'obiettivo: non fare del conduttore un martire.
Rassegna stampa - Corriere della Sera, Marco Galluzzo, 2 ottobre 2009.

Roma - Lo riferisce Maurizio Belpietro, che è andato a trovarlo nel pomeriggio, secondo un copione che non sorprende nessuno. Berlusconi ritiene che la trasmissione di Annozero sia «un'operazione politica indegna», fatta per fini che nulla hanno a che fare con il giornalismo d'inchiesta, o con il dovere di informazione, ma che attingono alla volontà di infangare il presidente del Consiglio. In effetti non è una notizia. Sarebbe, la notizia, l'esatto contrario. Un Berlusconi felice che si gode una trasmissione che per la seconda settimana consecutiva manda in onda le parole, questa volta in diretta, della escort che ha passato una notte a Palazzo Grazioli. Ovviamente non è così. Patrizia D'Addario davanti ad alcuni milioni di italiani, su Rai2, per il presidente del Consiglio è cosa che ha nulla a che fare con il servizio pubblico. E Annozero è una trasmissione che ha nulla a che fare con l'approfondimento d'inchiesta, piuttosto con un palinsesto precostituito e politico con l'obiettivo di denigrare il capo del governo e colpirne l'immagine.
Ieri Berlusconi è rimasto tutto il giorno a casa, a Palazzo Grazioli, a Roma. Era atteso poco prima di cena a un ricevimento dell'ambasciatore tedesco in Italia, ma ha declinato l'invito. Raccontano di vari contatti con il direttore generale della tv pubblica, con il viceministro delle Comunicazioni, Paolo Romani, con il braccio destro Gianni Letta. Dei contatti un filo conduttore comune: cercare di non fare un martire di Michele Santoro, cercare piuttosto di prenderlo in fallo, di far passare la trasmissione alla lente d'ingrandimento dell'autorità preposta al controllo delle Comunicazioni, l'Agcom, che può comminare una multa - in base alle leggi vigenti - sino alla cifra di 8o milioni di euro. Lente d'ingrandimento che si può estendere alla verifica interna degli organi della tv pubblica preposti al controllo della correttezza (compreso l'ufficio legale) delle trasmissioni del servizio pubblico. Verificare dunque se nel metodo della trasmissione siano ravvisabili violazioni di qualsiasi tipo: disciplinare, contrattuale (il contatto di servizio della Rai con il governo, in quanto concessionaria), legale sotto ogni profilo (il codice etico interno alla tv pubblica e quant'altro possa mettere in difficoltà il conduttore e il suo staff). L'obiettivo per alcuni frangenti, all'ora dì cena, sembrava raggiunto. Una nota dell'ufficio legale della Rai ravvisava dei rischi nella messa in onda di un'intervista in diretta a persona coinvolta in un procedimento giudiziario penale. Santoro ha comunque deciso di andare in onda. E alle 22 e 10 il premier, sembra in compagnia dell'avvocato Niccolò Ghedini, ha visto dal teleschermo di casa l'intervista in diretta alla escort che ha rivelato di aver passato una notte con lui. Le conseguenze, se ci saranno, nei prossimi giorni.
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Il gran rifiuto che isola Berlusconi

Fini rinuncia al lodo e Berlusconi è più solo.
Rassegna stampa - Il Fatto Quotidiano, Marco Lillo, 2 ottobre 2009.

Grazie a "ll Fatto Quotidiano" il presidente della Camera Gianfranco Fini riuscirà a tener fede a una promessa solenne fatta un anno fa: a differenza di Silvio Berlusconi rinuncerà al Lodo Alfano e si farà processare come un cittadino qualunque. Con questa decisione, formalizzata solo dopo un articolo del nostro giornale, Fini si smarca da Berlusconi nella partita più delicata per il premier. Tra una settimana la Corte Costituzionale deciderà il destino della legge Alfano, nata per evitare al Cavaliere il processo per la corruzione del testimone David Mills, ma contrabbandata come presidio per tutte le cinque alte carìche dello Stato.
Alla vigilia della decisione, Gianfranco Fini, l'unica carica a rischio processo (oltre a Berlusconi ovviamente) priva il Cavaliere dell'ultima foglia di fico. La scelta, pur annunciata, non era affatto scontata, soprattutto per i modi e i tempi. Dopo il gran rifiuto di Fini è ancora più evidente che il Lodo ha un unico promotore e "utilizzatore finale". Il procedimento contro Fini nasce da una querela del pm Henry John Woodcock per le parole pronunciate dall'ex leader di An a "Porta a Porta" il 18 giugno 2006: "Woodcock è un signore che in un paese serio avrebbe già cambiato mestiere, è noto per una certa fantasia investigativa e il Csm avrebbe già da tempo dovuto prendere provvedimenti". Parole provocate dalla rabbia per l'indagine contro la moglie, Daniela di Sotto, ma ingiustamente diffamatorie almeno secondo il pm di Roma Erminio Amelio. Il 7 maggio del 2008, il Gip, Mariella Finiti, approvando la tesi dell'accusa, aveva ordinato di spedire le carte alla Camera per l'autorizzazione a procedere. Allora Fini disse: "non mi avvarrò del lodo Alfano". Di fatto però il fascicolo è rimasto in sonno per 16 mesi.
La situazione grottesca di un giudice che impediva a Fini di esercitare il suo diritto di imputato era stata denunciata da Il Fatto Quotidiano ("Fini non riesce a farsi processare") il 29 settembre. L'articolo e le telefonate precedenti alla sua stesura, hanno sortito l'effetto di una scossa sulla giustizia capitolina. Il 30 settembre, dopo avere letto "Il Fatto Quotidiano", racconta l'avvocato di Fini, l'onorevole Giulia Bongiorno, "mi sono presentata nella cancelleria del gip e ho scoperto che il fascicolo era bloccato. Solo quel giorno ho appreso l'esistenza di un provvedimento, mai notificato alle parti, datato 24 settembre 2009, che sospendeva il procedimento per l'entrata in vigore della legge Alfano. Immediatamente, come mi è stato richiesto dal presidente", prosegue l'avvocato-onorevole Bongiorno, "ho depositato un'istanza nella quale Fini rinuncia alla sospensione della legge Alfano e chiede di essere processato come un cittadino comune".
E così la cancelleria del Gip Mariella Finiti ha finalmente trasmesso il fascicolo alla Camera. Prima del processo però c'è un altro possibile ostacolo: la Giunta per le autorizzazioni potrebbe bloccare tutto se riterrà "insindacabili" le parole pronunciate a "Porta a porta", perché connesse all'attività politica (tesi difficile da sostenere visto che Fini parlava degli affari personali e penali della moglie). "Anche se si tratta di una prerogativa della Camera e non dei singolo deputato", dice l'avvocato Bongiorno, "il presidente chiederà di votare contro l'insindacabilità e ritengo che i deputati seguiranno la sua indicazione". Sarebbe meglio per tutti. Altrimenti l'atto di coerenza di Fini, il primo segno di distensione e normalizzazione dei rapporti tra politica e magistratura, si trasformerebbe di colpo da gesto nobile nella solita "ammuina".
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Nemmeno la consolazione liberatoria delle risate

Riceviamo la segnalazione da RivistaIndipendenza e riprendiamo.
D'Addario e libertà d'informazione (embedded)

Ricattato per storie di sesso con sue collaboratrici, il conduttore televisivo statunitense David Letterman ha reso pubblica la cosa durante il suo show, strappando risate e incassando applausi. Si è garantito un'impennata degli indici di ascolto televisivo (in linguaggio imperiale: "share") per le prossime puntate. In questa provincia dell'Impero (Italy-land) le rivelazioni della D'Addario sulle sue prestazioni (vere o presunte) con Silvio Berlusconi contrassegnano simbolicamente l'ultimo tassello, in ordine di tempo, del degrado politico del berlusconismo e dell'antiberlusconismo. Non ci è concessa nemmeno la consolazione liberatoria delle risate. Uno show squallido ed avvilente, insomma. Suggerimento: perché non candidare la "escort" D'Addario alla guida del Partito Democratico? Perché non vivacizzare l'asfittico scenario (sub)politico italiota con un bel ballottaggio finale Fini / D'Addario? Lo "share" sarebbe garantito...
Dalla 'opposizione', del resto, non si ha (da tempo) più niente e meglio da dire. Nulla di essenziale. Solo tanto rumore di fondo. Inevitabile decorso 'clinico' di chi, da un quindicennio, surroga con l'antiberlusconismo la maturazione del proprio vuoto politico/culturale, sulle cui radici sarebbe importante interrogarsi. Centrodestra e centrosinistra sono, non da oggi, le due frazioni che sostanzialmente si spartiscono la gestione dello spazio politico: hanno poche e molto secondarie differenze, rispondono agli stessi "poteri forti" (interni e soprattutto esteri) e si scontrano senza esclusione di colpi per chi debba gestire l'amministrazione, il sottobosco di potere (lo chiamano: governo) conto terzi (grandi imprese italiote e Washington anche "via Bruxelles"). Sui tantissimi temi di fondo, irrisolti (e irrisolvibili nello status da colonia piena di parassitarismo che è Italy-land), niente da dire, se non frasi di circostanza, opportunistiche, di bassa e strumentale polemica politicista, con un occhio al rastrellamento di voti alla prossima tornata elettorale. Ormai si contrasta il berlusconismo con i suoi metodi, la sua sotto-cultura. Disinteressati ad una effettiva alternativa di società, al centrosinistra (e partiti satellitari) interessa 'politicamente' solo arrivare a gestire quel sottopotere contoterzista. Cambiare, perché nulla cambi. Si ricordino i vari governi di centrosinistra, con partiti "comunisti" e arcobalenici al seguito, da un quindicennio a questa parte...
A Messina intanto si muore come a Kabul. Il significato di queste "morti", una vera e propria cerniera simbolica, esprime la sudditanza interna ed estera di questo paese. Domani, 3 ottobre, si manifesta per la "libertà d'informazione". Era stata rinviata per l'attentato della resistenza afgana a Kabul, con i sei militari italiani morti. Né allora né oggi una sola argomentazione sulla disinformazione imperante a partire da nodi di fondo come, appunto, la partecipazione servile italiana alle guerre imperialiste USA. Quanti di coloro che hanno indetto domani quella manifestazione sono parte di questa disinformazione o, se si preferisce, di questa "libertà d'informazione" embedded?

Nota. L'articolo è un post sul forum della rivista Indipendenza, inviato da alekos18.
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Un nuovo segretario comunale per Brembio

Il prossimo Consiglio comunale è previsto per giovedì 15 ottobre.

La conferenza dei capigruppo, convocata martedì 29 settembre scorso, ha approvato la data del prossimo consiglio comunale proposta dal sindaco Sozzi, previsto, dunque, per giovedì 15 ottobre. In quella seduta il consiglio approverà gli adempimenti di competenza comunale come previsti dal piano casa regionale (L.R. 13/2009) e la cessione in diritto di proprietà di aree P.E.E.P. già concesse in diritto di superficie. Ma la seduta del consiglio sarà anche il saluto al segretario comunale dr. Alberto Nantista, che lascia l’incarico presso il nostro Comune. Il consiglio approverà nella stessa serata la convenzione per il servizio di segreteria comunale che permetterà all’attuale segretario di San Colombano al Lambro, dr. Marta Pagliarulo, di diventare anche segretario comunale di Brembio.



La dottoressa Pagliarulo è già stata segretaria del Comune di Brembio negli anni 1989-1990, quando la segreteria era consorziata tra i Comuni di Brembio e Borghetto Lodigiano. Nata nel 1954, laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari, abilitata all’esercizio della professione di avvocato presso la Corte d’Appello di Napoli nel 1984, ha iniziato la sua attività di segretario comunale nel 1984 nell’ambito del consorzio di segreteria di Crespiatica e Boffalora d’Adda, incarico ricoperto fino al 1986. Dal 1987 al 1989 ha svolto l’incarico presso il consorzio di segreteria dei Comuni di Maleo e Cavacurta, dal 1989 al 1990, come si è detto presso il consorzio di segreteria di Borghetto Lodigiano e Brembio, dal 1990 al 1993 ancora presso il consorzio di segreteria di Crespiatica e Boffalora d’Adda. Dal 1991 al 1994 ha tenuto la reggenza presso il consorzio di segreteria di Secugnago e Terranova dei Passerini. Dal 1993 al 22 Agosto 2006 è stata segretario comunale presso il Comune di San Colombano al Lambro, incarico che è continuato in quanto dal 22 Agosto 2006 all’8 Giugno 2009 è stata segretario presso la Segreteria Generale sede convenzionata dei Comuni di San Colombano al Lambro e Borghetto Lodigiano. Dal 9 Giugno 2009 a tutt’oggi è segretario comunale presso il Comune di San Colombano al Lambro con incarico a scavalco presso il Comune di Borghetto Lodigiano. Inoltre dal 1997 al 1998 è stata direttore amministrativo con incarico professionale presso ASP Valvasino Azienda dei Servizi alla persona di San Colombano al Lambro, dal 1999 direttore generale del Comune di San Colombano al Lambro ed infine dal 2006 direttore generale del Comune di Borghetto Lodigiano.
Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerosi corsi di formazione e perfezionamento, convegni e seminari, di cui ci piace citare quelli riguardanti l’“Organizzazione e regolamentazione del Servizio Asilo Nido”, la certificazione di qualità, la digitalizzazione delle determine, che hanno favorito l’assunzione della direzione e coordinamento negli anni 2003/2004 del progetto volto all’implementazione del sistema di gestione per la qualità secondo la norma europea UNI EN ISO 9001:2000 per il Comune di San Colombano al Lambro, il che ha consentito al Comune di ottenere la Certificazione di Qualità nell’anno 2004 e di mantenerla tutt’ora. E nell’anno 2009 la partecipazione al progetto di digitalizzazione delle determinazioni con il Comune di San Colombano al Lambro nell’ambito del concorso indetto dal Ministero della Funzione Pubblica “Premiamo i risultati”.
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Arrivano gli amici francesi

Gemellaggio Brembio – Saint-Christo-en-Jarez.
Cinque anni di consolidata amicizia.

(Le immagini che corredano questo post sono tre proposte di "marchio" del gemellaggio realizzate da Mario Gazzola, che potrebbero sostituire quello usato in precedenza. Sono ovviamente nella versione italiana ma è prevista anche una versione francese ed una italo-francese).



Cinque anni fa le comunità di Brembio e di Saint-Christo-en-Jarez hanno sottoscritto un patto di gemellaggio. In questi anni si sono organizzati incontri alternativamente a Brembio e in Francia, nostre famiglie hanno ospitato gli amici francesi e sono state ospitate a Saint Christo da famiglie francesi. Le due comunità hanno così potuto confrontare i rispettivi modi di vivere, le proprie tradizioni, le differenti culture. Si sono visitati assieme, qui da noi e in Francia, luoghi d’interesse storico, artistico, etnico, produttivo e religioso che hanno sicuramente arricchito chi ha partecipato. Il bilancio dell’esperienza è molto positivo.
L’incontro di gemellaggio che quest'anno si tiene a Brembio, in questo primo fine settimana di ottobre, rappresenta una tappa importante in quanto si tratta di celebrare degnamente il primo quinquennio dell’esperienza.
L'arrivo degli ospiti francesi, una sessantina, è previsto questa sera dopo le 24.00. Per domani è prevista una visita a Milano al Museo del Teatro alla Scala e altri luoghi della metropoli milanese. Alla sera cena presso il ristorante di Cà del Parto. Domenica mattina, dopo la messa, un momento istituzionale presso il chiostro del Palazzo Andreani. Quindi pranzo in famiglia e partenza per il ritorno in Francia.



È intenzione dei due comitati che organizzano gli incontri, per maggiormente consolidare e dare nuovo sviluppo al gemellaggio, dare una risposta forte a quelle che appaiono le priorità: un maggior coinvolgimento delle due popolazioni nell’iniziativa ed uniformare le modalità organizzative e di gestione del gemellaggio. Gli amici francesi da subito si sono organizzati costituendo una associazione che cura tutti gli aspetti del gemellaggio, dall’organizzazione degli incontri alla ricerca di sponsorizzazioni, all’autofinanziamento con manifestazioni ed iniziative, con un sostegno esterno della municipalità. Da noi, a Brembio, l’iniziativa è stata portata avanti finora direttamente dall’amministrazione comunale che non solo ha sostenuto le spese, ma anche ha gestito le iniziative attraverso un comitato che ne era diretta emanazione. Lo stesso nostro comitato, valutando situazione e prospettive, è giunto nei mesi scorsi alla conclusione che questo tipo di modalità va superato, arrivando anche da noi alla costituzione di una associazione che si occupi del gemellaggio. Ed a Brembio ci si sta muovendo in questa direzione. I primi passi si sono compiuti nei mesi scorsi nell'organizzazione di questo incontro mettendo in atto un'iniziativa che ha permesso di raccogliere altri fondi aggiuntivi a quelli che il Comune ha messo a disposizione già in sede di bilancio preventivo. Il futuro anche a Brembio è una associazione che si occupi dei periodici incontri e di rinforzare l'amicizia ampliando la collaborazione tra le due comunità con idee ed iniziative.


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Una cifra inferiore alle aspettative

Solo 1344 richieste nel Lodigiano, in fondo alla Lombardia, ma si pensa che le irregolarità siano di più. Colf e badanti, una sanatoria per pochi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 2 ottobre 2009.

La sanatoria per colf e badanti si è conclusa a quota 1.344 domande, a tanto ammontano le richieste da parte delle famiglie lodigiane. Una cifra inferiore alle aspettative di sindacati e patronati, che in queste ultime settimane hanno aiutato tutti coloro che dovevano inoltrare le domande al ministero dell’Interno. La provincia di Lodi si piazza in fondo alla classifica lombarda, anche se ad aggiudicarsi l’ultimo posto è Sondrio, con 373 pratiche; a Pavia, Como e Mantova, invece, le domande sono più di 3mila, a Piacenza 1.740, a Lecco 1.837 mentre a Cremona 1.978. Il primo posto spetta a Milano, con 43.393 richieste, seguita sul podio da Brescia e Bergamo, anche se con un certo distacco, le pratiche si fermano rispettivamente a 11.221 e 8.836.Alle ore 24 del 30 settembre, ultimo giorno disponibile per regolarizzare colf e badanti, sono arrivate al ministero dell’Interno 294.744 domande di emersione per lavoratori extracomunitari. In particolare, sono state presentate 180.408 domande per colf e 114.336 domande per badanti. I protagonisti della sanatoria provengono soprattutto dall’Ucraina (37.178) e dal Marocco (36.112). Le previsioni del Governo sono state rispettate, la stima dei soggetti interessati dalla sanatoria si aggirava intorno alle 300mila, una previsione formulata nella relazione tecnica allegata al provvedimento anticrisi, approvato lo scorso agosto. Per il ministero non si tratta affatto di un flop: «Personalmente credo abbiano pesato molto le paure degli italiani e il rifiuto di pagare i contributi. Al di là di questa considerazione, non riesco a vedere errori di percorso», ha dichiarato Mario Morcone, capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione del Viminale e “padre” della sanatoria. «Se in Italia si contano grosso modo 5-700mila clandestini osserva Morcone -, non capisco perché le colf e le badanti dovrebbero essere una percentuale molto più alta di questa. Non dimentichiamo che, nella stessa situazione di irregolarità, ci sono anche i lavoratori occupati in agricoltura e nell’edilizia». Secondo alcuni giuristi la sanatoria sarebbe incostituzionale, perché avrebbe tagliato fuori una parte dei lavoratori extracomunitari. A questo punto, però, spetterà alla Corte costituzionale.
A questo punto le domande saranno esaminate dallo sportello unico per l’immigrazione attivo in prefettura, gli uffici contatteranno i datori di lavoro, ma anche colf e badanti, che dovranno firmare il contratto di soggiorno. Il ministero dell’Interno ha fatto sapere che non ci saranno altre sanatorie. I datori di lavoro irregolari rischiano la denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e una multa che può arrivare a 40mila euro.
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Un comune leghista come altri

Casalpusterlengo - Sulle linee del programma il dibattito infiamma l’aula.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 2 ottobre 2009.

La giunta di Casale presenta le linee programmatiche di bilancio, e in consiglio comunale si accende il dibattito. «In larga misura le linee programmatiche ricalcano il programma elettorale - ha spiegato il primo cittadino Flavio Parmesani -. Dovendo individuare un punto qualificante mi piace sottolineare l’attenzione al mondo del lavoro e il tentativo di rilanciare gli insediamenti produttivi». Ogni membro della giunta ha poi svolto la propria puntuale lista degli obiettivi, dalla valorizzazione delle ciclabili alla rivitalizzazione del centro storico, dalla tutela delle fasce deboli alla difesa dell’ambiente alla sicurezza. Molto seguita è stata l’esposizione dell’assessore al bilancio Antonio Spelta: l’intento dichiarato nei cinque anni è quello di perseguire il riequilibrio della spesa corrente con le entrate correnti, in modo da poter destinare gli oneri d’urbanizzazione alla manutenzione del patrimonio, che a oggi è ferma per la mancanza di risorse.
Una manifestazione d’intenti che non è piaciuta a Federico Moro, di Casale Democratica, che ne ha dato una lettura negativa. «Nell’inconsistenza delle linee generali, l’unico intervento chiaro è stato quello dell’assessore al bilancio - ha detto Moro -. È giusto che i cittadini sappiano: avremo una città che costa di più. Questo però accade non perché sono stati gestiti male i soldi in passato, ma perché mancano i trasferimenti dallo stato e sono scaricate nuove spese sui comuni».
Diversi consiglieri di minoranza sono quindi intervenuti accusando la maggioranza di aver stilato linee guida inconsistenti, eccessivamente vaghe e addirittura scopiazzate da altri programmi leghisti e persino dal bilancio sociale di mandato del 2005 dell’amministrazione di centrosinistra. «Una riprova del fatto che non ci sono sostanziali differenze tra centrodestra e centrosinistra - ha colto la palla al balzo Leopoldo Cattaneo del Partito comunista dei lavoratori -. Alla fine, si fanno pagare sempre i più deboli».
«Le differenze ci sono tra vecchia e nuova amministrazione - ha invece affermato l’ex sindaco Angelo Pagani, oggi capogruppo d’opposizione per Casale Democratica -. Noi avevamo un progetto di città ben chiaro ed espresso, qui vediamo tanti interventi ma non un modello di città a cui ispirarsi né per la rivitalizzazione del centro né per lo sviluppo urbanistico o per le politiche di sicurezza e integrazione».
Per la maggioranza, la replica è andata al capogruppo Antonio Palermo. «Le linee programmatiche sono vaghe? È vero: abbiamo indicato delle proposte di massima, ma non sappiamo che cosa accadrà nei prossimi anni, e lo stato dei conti comunali è tale da non permetterci di fissare degli obiettivi stringenti. La realtà è che il comune spende più di quanto incassa perché questa era l’impostazione data dal centrosinistra, e ora dobbiamo pensare a dei correttivi».

Accordo vicino con l’Anteo, ma in corsa c’è anche il Politeama di Piacenza.
Sul teatro in attesa del gestore si allunga l’ombra dei milanesi.

Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 2 ottobre 2009.

Arriva da Milano il nuovo gestore del teatro Comunale. È questa l’indicazione che sembra emergere dall’ultimo giro di consultazioni del sindaco Flavio Parmesani con gli operatori che avevano dato manifestazioni d’interesse per la gestione del teatro di Casale. Mercoledì pomeriggio, il primo cittadino ha incontrato a Casale un rappresentante del cinema teatro Anteo di Milano, e proprio con questo operatore sarebbe ormai vicinissimo l’accordo. L’intesa sarà da perfezionare tramite il metodo dell’affidamento diretto, e dovrebbe prevedere le stesse condizioni già espresse a luglio in sede di gara. L’attività dovrà essere garantita per almeno 95 giorni, oltre a 10 giornate intere e 10 mezze giornate riservate all’amministrazione comunale. Il bar del teatro sarà aperto in occasione degli spettacoli. Associazioni locali avranno diritto ad accedere alla struttura a tariffe agevolate. Manutenzione ordinaria, utenze e costi di personale saranno a carico del gestore, mentre l’amministrazione si occuperà della manutenzione straordinaria. A disposizione dei futuri gestori dovrebbero esserci oltre 70mila euro da parte dell’amministrazione, metà circa provenienti dalle casse comunali, l’altra metà da un finanziamento operato dalla Fondazione della Banca Popolare di Lodi e già concordato con la precedente amministrazione. Anche in virtù di questo rimpinguamento del contributo, l’accordo che si sta per stringere conterrebbe delle migliorie rispetto al numero degli spettacoli previsti.
«Posso affermare che l’accordo è molto vicino e che sono ottimista sul poter far partire la stagione per il cinema entro la fine di ottobre e qualche settimana dopo quella per il teatro - dice il sindaco Flavio Parmesani pur senza confermare apertamente il nome del prossimo gestore -. Abbiamo contatti con operatori di Milano, ma ci sono stati colloqui anche con rappresentanti del cinema Politeama di Piacenza e altri soggetti privati, che invece preferiscono non essere citati. Ci siamo dati da fare e abbiamo valutato tutte le opzioni a 360 gradi, e credo che a giorni potremo dare un annuncio ufficiale. Sono certo che in termini qualitativi tanto per il cinema quanto per il teatro la gestione sarà all’altezza».
L’accordo dovrebbe comunque limitarsi a un anno di gestione, e una volta risolto lo stallo relativo alla stagione 2009-2010, l’amministrazione si metterà subito al lavoro per una gara che preveda una gestione pluriennale del teatro, cercando anche il coinvolgimento del territorio e degli altri enti locali come ribadito più volte dall’assessore alla partita Giuseppe Passerini.
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Si apre con un rinvio il caso Palladio

Caso Palladio, gli avvocati: «L’imputazione è troppo vaga».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Carlo Catena, 2 ottobre 2009.

Somaglia - Si apre con un rinvio, a fine ottobre, il processo a Lodi a carico dell'ex comandante della polizia provinciale di Lodi Angelo Ugoni e dell'ex amministratore della conceria Palladio di Somaglia, Gianfranco Piovan: i legali dei due imputati, che sono accusati di abuso d’ufficio in concorso, hanno sollevato una serie di eccezioni preliminari, la più importante delle quali mira a ottenere il riconoscimento della nullità del capo di imputazione. «Mancano i riferimenti alle norme che l’accusa ritiene siano state violate attraverso l’asserito abuso d’ufficio», sottolinea Gianluigi Bonifati, difensore di Ugoni.
La vicenda, successivamente alla quale la conceria era stata chiusa, era scoppiata come primo capitolo della “Rifiutopoli” lodigiana il 7 marzo del 2007, quando Ugoni, Piovan e una ex dipendente della Provincia di Lodi erano finiti in carcere in custodia cautelare. I sospetti dei carabinieri del nucleo operativo ecologico e del pm Paolo Filippini vertevano su una determina, ritenuta da esperti illegittima, con la quale il settore ambiente della Provincia di Lodi aveva concesso alla Palladio di rinviare la bonifica di un tratto di colatore Monticchia inquinato da sali di cromo. Una questione di cui si dibatteva nel territorio da almeno otto anni.
L'ex dipendente è stata poi prosciolta e in udienza preliminare è caduta l’accusa di corruzione ma tra gli aspetti da chiarire nel processo ci sono i rapporti tra l'ex comandante della Provinciale e l’imprenditore della conceria, con contatti telefonici i cui contenuti non sembrano preoccupare la difesa Ugoni.
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Nessuna discarica a Senna

Senna - A convincere il Pirellone il vincolo paesistico introdotto dai comuni e l’allargamento della fascia di salvaguardia del Po. Dalla Regione lo stop alla maxi discarica. L’iter dichiarato improcedibile: l’impianto non verrà realizzato.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 2 ottobre 2009.

Senna - I lodigiani possono smetterla di fare a pugni con uno dei loro incubi peggiori: la discarica di Senna Lodigiana. L’impianto di smaltimento rifiuti non sarà costruito, perché ieri il Pirellone ha dichiarato che l’iter è improcedibile. A convincere la Regione Lombardia sono stati due elementi: da una parte il vincolo paesistico introdotto dai comuni di Senna e Somaglia, dall’altra l’allargamento della fascia Pai, il Piano di assetto idrogeologico, ovvero l’area di salvaguardia del fiume Po. «Abbiamo fatto inserire nelle conclusioni del verbale della conferenza dei servizi - fanno sapere gli uffici di palazzo San Cristoforo -, un passaggio sull’impossibilità di depositare rifiuti all’interno di aree già utilizzate come cave, come prevede proprio il Piano cave della Provincia di Lodi e come confermato da una recente delibera di giunta regionale».
La decisione ha fatto tirare un enorme sospiro di sollievo a tutti coloro che ieri si sono riuniti in via Fanfulla a Lodi per comunicare la notizia: il presidente, Pietro Foroni, l’assessore all’ambiente Elena Maiocchi insieme al dirigente del settore Filippo Bongiovanni, i sindaci di Senna e Somaglia, Francesco Premoli e Pier Giuseppe Medaglia, i membri del comitato “Per Continuare a vivere”, l’assessore all’urbanistica Nancy Capezzera.
«Non è la fine della partita - commenta Foroni -, il privato (Cre, ndr) è libero di fare ricorso, ma di certo è un’importante vittoria, la vittoria del territorio. Se mi è concesso di togliere per un attimo gli abiti da presidente e di indossare quelli del politico, per la Lega nord è una grande soddisfazione; un anno fa la mia parte politica ha invocato il vincolo paesistico per scongiurare l’insediamento». I due sindaci, Premoli e Medaglia, hanno sottolineato l’impegno dei cittadini e il lavoro di squadra che ha portato a questo risultato. «I lodigiani ci hanno sempre dato man forte in questa battaglia - dicono i due amministratori -, la volontà di crederci non è mai venuta meno. Questo è un cammino che viene da lontano e che ora inizia a dare i suoi risultati. A differenza dei grossi interessi economici che muovono il proponente, ciò che muove le persone è l’attaccamento al territorio». L’assessore Maiocchi, insieme al presidente Foroni, ha poi ribadito la collaborazione che in questi mesi si è rafforzata tra Provincia e Regione, per poi ringraziare tutti coloro che si sono impegnati per la causa.
La prossima grande partita da affrontare è quella del Piano rifiuti, un documento da riscrivere per evitare il commissariamento

Il centrosinistra può esultare: «Per il territorio finisce l’incubo».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 2 ottobre 2009.

Senna - Ad esultare per il risultato ottenuto non è solo il centrodestra. «Questa è la seconda batosta presa da Cre - commenta l’ex assessore all’ambiente, Antonio Bagnaschi -, non posso che esserne felice, la prima volta la conferenza dei servizi è stata aperta e subito chiusa, ora non è mai iniziata. L’augurio è che ci rinuncino una volta per tutte. Si è lavorato parecchio per la discarica di Senna e qualcuno ci ha perso anche il sonno, è stato fatto un buon lavoro». Per il consigliere Pd, Luca Canova, è la fine di un incubo: «Questo risultato, fortemente voluto dalle precedenti amministrazioni e dalle nuove, conferma la validità delle scelte pregresse. Segnalo il fatto che respingendo la discarica e approvando il vincolo paesaggistico si conferma la scelta strategica a suo tempo fatta sulla valle del Po, un patrimonio che serve al Lodigiano per sviluppare economie ecocompatibili e contrastare altre scelte». Il consigliere regionale Pd, Gianfranco Concordati, esulta per lo stop alla discarica, ma resta con i piedi per terra. «Questa decisione è un passo importante, che speriamo tutti sia l’ultimo ma che può trovare qualche coda in eventuali ricorsi della società brianzola. Dovremo aspettarceli, anche perché questi anni ci hanno dimostrato che vi è una volontà sopra ogni ragione logica di insediarsi nel Lodigiano da parte della Cre. Credo che il lavoro fatto sino ad ora, la grande capacità di mobilitazione delle popolazioni, l’attenzione posta dalle amministrazioni e l’unità della politica sul tema, ci permettano di dire che affronteremo anche gli eventuali colpi di coda con il necessario slancio e con l’acquisita competenza in materia».
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Funghi in mostra a Mairago

Mairago - L’inziativa di una delle associazioni i più attive del paese ha riscosso grande interesse. Gli Amici del bosco svelano i funghi. In mostra 250 specie raccolte fra le Alpi e gli Appennini.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Elena De Monti, 2 ottobre 2009.

Mairago - Il clima poco favorevole non ha fermato gli “Amici del bosco”. Nonostante le difficoltà riscontrate quest’anno nel reperimento dei funghi, alla mostra organizzata nella scuola media di Basiasco se ne potevano vedere ben 250 specie, raccolti tra l’Appennino e le Alpi. Una mostra non soltanto espositiva quella della scorsa domenica, ma anche informativa per quanto riguarda le caratteristiche dei funghi e i pericoli associati ai loro veleni. A tale scopo sono stati messi a disposizione del pubblico due microscopi per osservarne la struttura anatomica, affiancati dalla guida tecnica della “scienza del gruppo” Giuseppe Campagnola, il quale si è occupato anche della conservazione di alcuni funghi primaverili che sono stati mostrati e resi noti in mezzo ai più famosi funghi autunnali: dalla velenosa e mortale Amanita Phalloides al più amato porcino Boletus Edulis, passando per la caratteristica Amanita Muscaria, con il cappello rosso a macchie bianche. «Si cerca di sensibilizzare la gente su come comportarsi nel bosco perché l’uomo deve sentirsi un ospite della natura e agire di conseguenza», afferma Stefano Bozzini, esperto di funghi e parte integrante degli “Amici del bosco”. I nuovi iscritti seguono corsi serali per imparare le basi della micologia e diventare presto degli esperti, in grado di far conoscere al pubblico tutta la branca della botanica e spiegare come «i funghi siano in simbiosi con il bosco, il quale diventa più rigoglioso proprio grazie ad essi». I membri sono circa 80, un numero importante se si considera che Basiasco conta 650 abitanti circa e che la composizione del gruppo è davvero eterogenea. Non si trovano solo persone adulte, ma anche ragazzi entusiasti di organizzare le escursioni e scoprire posti nuovi per la raccolta dei funghi. «È una vera soddisfazione mostrare oggi quello che facciamo e studiamo come associazione» spiega Alessio, 17 anni, che all’interno dell’esposizione ha presentato un suo progetto per evidenziare come alcuni insetti siano particolarmente ghiotti di funghi. La mostra è diventata inoltre un’occasione per promuovere le attività locali con la vendita di alimentari o dei caratteristici bastoni da montagna. «Basiasco è un paese in espansione e gli “Amici del bosco” hanno raccolto tra gli iscritti tanta gente nuova, creando così un’occasione per farsi conoscere» ha dichiarato Elena Sangalli, presidentessa dell’associazione, soddisfatta che la mostra sia diventata «una realtà importante a livello aggregativo per tutto il paese».
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Profondo rosso

Secugnago - Il comune vara il piano anti deficit.
Immobili in vendita per risanare le casse.

Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 2 ottobre 2009.

Secugnago - Il consiglio comunale certifica il buco record di 850mila euro approvando la salvaguardia degli equilibri di bilancio e individuando la strategia per correggere la situazione. Non ci sono state sorprese nella seduta di consiglio comunale di mercoledì sera. La nuova amministrazione guidata da Mauro Salvalaglio aveva già annunciato in assemblea pubblica l’importo del buco nel bilancio, e in consiglio l’assessore Giuseppe Paglia non ha potuto che riconfermare le cifre e l’analisi del passivo. «In passato si è speso molto più di quanto si è poi effettivamente accertato un po’ in tutti i capitoli di bilancio, sia per incassi dei tributi locali sia per trasferimenti da parte dello stato sia per altro tipo di entrate - spiega l’assessore -. L’effetto di tutto ciò è che ora ci ritroviamo con un deficit potenziale di 853mila euro». Per un paese da 2mila abitanti e un bilancio da un milione e tre, un’enormità, dalla quale però si può uscire. «Abbiamo già individuato un percorso che prevede una variazione di bilancio pluriennale 2009-2011 - continua Paglia -. Prevediamo di ottenere 600mila euro circa dall’alienazione di immobili comunali, perlopiù terreni. Di questi, 300mila euro circa sono già in fase di riscossione e gli altri arriveranno. Poi contiamo di incamerare i 250mila euro rimanenti come oneri d’urbanizzazione nel corso di un’operazione che stiamo per sbloccare». Si tratta dell’insediamento di alcune attività produttive che avrebbero dovuto portare in dote una nuova bretella di collegamento tra la via Emilia e il paese. L’ipotesi a cui si lavora è quella di scorporare 250mila euro di oneri destinati a quell’opera e utilizzarli per coprire il buco, salvo poi reinvestirli sull’opera in un secondo tempo. «Ci stiamo lavorando, ma dobbiamo ragionare anche con la Provincia e le aziende interessate - dice il sindaco Mauro Salvalaglio -. Sono comunque ottimista sull’esito dell’operazione di salvataggio».
La soluzione comunque passa da un disavanzo nel bilancio consuntivo 2009 e dal successivo recupero nei tre anni successivi. In consiglio, il provvedimento ha ottenuto anche il voto favorevole dell’opposizione che fa capo all’ex vicesindaco Franco Chiodaroli, ma ha avuto quello contrario di Rifondazione Comunista. «Ma tutti concordavamo nel ritenere che la situazione andasse affrontata e risolta rapidamente - conclude l’assessore Paglia -. Rifondazione avrebbe voluto che individuassimo anche le responsabilità e le cause, ma le dovrebbe chiedere agli ex amministratori. E probabilmente delle spiegazioni saranno dovute anche agli enti superiori, perché dopo il consuntivo è probabile che richiedano qualche spiegazione».

Casalpusterlengo. La crisi è emersa durante la discussione sugli equilibri: si cercherà di ripianare il milione di euro di “buco” entro dicembre. Profondo rosso per i conti del comune. Ogni mese le casse registrano un disavanzo di 100mila euro.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 2 ottobre 2009.




Alle casse comunali mancano un milione di euro: ogni mese, il comune spende oltre 900mila euro e ne incassa 800mila, con un saldo negativo in modo strutturale. E all’orizzonte si profila anche il rischio di uscire dal patto di stabilità interno, con conseguenze disastrose. La parte di spese correnti del bilancio comunale è in sofferenza: questo ha certificato la salvaguardia degli equilibri di bilancio approvata in consiglio comunale mercoledì sera. Il disavanzo stimato è di un milione e mezzo di euro circa, ma la recente vendita dell’area comunale di via Rabin, alienata per oltre 500mila euro, abbatte il profondo rosso a “solo” un milione di euro, che probabilmente potrà essere risanato da qui a dicembre tramite la vendita di patrimonio pubblico, operazione per niente facile. «Il comune spende più di quanto incassa, e quindi bisogna mettere in atto dei correttivi - spiega l’assessore al bilancio Antonio Spelta -. Nel lungo periodo vogliamo cercare di riequilibrare entrate e uscite, ma nel frattempo dobbiamo cercare di fare quadrare i conti con gli strumenti che abbiamo a disposizione». Ovvero, oneri d’urbanizzazione e alienazioni di patrimonio pubblico. Il mercato della casa, però, non è vivace, e le stime sono state riviste al ribasso. Nel bilancio di previsione preparato dalla precedente amministrazione, gli oneri previsti all’incasso erano 1 milione 500mila euro. A luglio, la nuova amministrazione aveva abbassato la previsione a 350 mila euro, ma la settimana scorsa si erano superati di poco i 200 mila euro.
Rispetto alle alienazioni del patrimonio pubblico, il bilancio di previsione aveva puntato sulla cessione della quota comunale dell’azienda Metano Casalpusterlengo per 2 milioni 750mila euro e della casa di riposo di piazza Cappuccini per un milione 850 mila euro. Queste risorse sarebbero servite per coprire le spese correnti rimanenti e per abbattere gli interessi passivi del debito per più di 200mila euro l’anno. Alla gara per la vendita della Metanina, però, non si è presentato nessuno e solo di recente sono ripresi i contatti con Italgas, che detiene l’altro 50 per cento dell’azienda, per un’ipotesi di cessione. Sulla casa di riposo di piazza Cappuccini, invece, l’amministrazione avrebbe altre idee. «Non vorremmo venderla, ma dovremo verificare con attenzione che cosa succederà - continua Spelta -. Se non riusciremo a vendere qualche altro bene, andremo in disavanzo per un milione di euro, e per i prossimi tre anni oltre al deficit strutturale dovremo recuperare anche questo residuo».
Inoltre, all’orizzonte si profila lo sforamento del patto di stabilità interno: per riuscire a rispettare i complicati criteri del patto, entro l’anno l’amministrazione dovrebbe incassare soldi da cessioni patrimoniali o bloccare spese sugli investimenti per una cifra complessiva di un milione e mezzo di euro. Un’impresa molto difficile. Uscendo dal patto, l’anno prossimo il comune si vedrebbe bloccate le assunzioni di personale e soprattutto dovrebbe contenere per un milione e mezzo di euro le spese correnti, quelle già in sofferenza strutturale per un milione di euro, mettendo così a rischio tutti i servizi comunali non obbligatori.
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