FATTI E PAROLE

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lunedì 15 febbraio 2010

Oggi su «Fatti e Parole»

A pagina 2:
Basta battutacce da bar a tarda ora. Una lettera aperta al presidente del consiglio tratta da la Repubblica. (leggi)
Una babele violenta e multietnica. Un articolo sulla rivolta degli immigrati a Milano tratto da l'Unità. (leggi)
Il video della rivolta in viale Padova. (vedi)
A pagina 5:
Vita e dignità, di Savino Pezzotta. La proposta di proprie riflessioni in un articolo scritto un anno fa sul caso di Eluana Englaro. (leggi)

venerdì 12 febbraio 2010

TERREMOTO HAITI:

Ancora irrisolto il problema dell'accoglienza dei bambini
Ad un mese dal terremoto di Haiti, “diventano sempre più definiti i contorni della crisi umanitaria: 217mila morti, 300mila feriti, un milione di senza tetto, quasi 350mila minori alloggiati in centri d’emergenza. Ancora non si sa quanti di loro siano orfani. Rimane irrisolto il problema dell’accoglienza di questi bambini”. A puntare ancora una volta l'attenzione sul dramma dei bambini soli dopo il terremoto è l'Associazione Amici dei bambini. “A Belviù – aggiungono all'Aibi -, una delle tante baraccopoli della capitale, sono stati creati gruppi di assistenza per le donne incinta e per i bambini”. Intanto, gli aiuti, malgrado le difficoltà organizzative delle prime settimane, continuano ad arrivare. In appena due giorni, la Caritas ha distribuito oltre tremila kit per la costruzione di alloggi temporanei a Petionville. Comunque, “il problema principale è la mancanza di tende. Ce ne vorrebbero almeno altre centomila per alloggiare gli sfollati, ma lo Stato non ha i sessanta milioni necessari. In troppi dormono per la strada. E la stagione delle piogge sta per arrivare. Per curare una quarantina di bambini disabili la Croce Rossa Italiana ha organizzato il loro trasferimento in Italia”.

giovedì 11 febbraio 2010

La logica dell’emergenza

Ottima macchina ma non «bacchetta magica»
L’ultima a rivolgersi a lui per un aiuto, due giorni fa, è stata la presidente del XVII municipio di Roma, quartiere Prati. Per chiedergli che la Protezione civile realizzi un asilo nido provvisorio in legno. Quasi uno «stato d’emergenza prima infanzia». Sarebbe l’ennesimo per Guido "Pensaci tu" Bertolaso. L’uomo delle emergenze per eccellenza, quelle drammatiche, molto reali, dal terremoto del Molise a quello dell’Aquila, dalle alluvioni alle frane, dagli incendi estivi alle autostrade bloccate dalla neve.

Chiamato anche a risolvere quelle croniche come il quindicennale scandalo rifiuti in Campania o quelle nuove come gli sbarchi di immigrati sulle coste di Lampedusa. O anche quelle, un po’ meno reali, delle epidemie di Sars, aviaria e influenza suina. E poi ancora crolli, slavine, inquinamenti e quant’altro la natura o l’uomo possono scatenare. Con l’identica filosofia. Una scelta di vita. «Mi sono sempre definito un servitore dello Stato e, come sempre, rimango a disposizione del mio Paese», ha commentato ieri l’arrivo dell’avviso di garanzia dalla procura di Firenze per un’inchiesta che riguarderebbe gli appalti per il G8, i mondiali di nuoto e le manifestazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. Ma la definizione è riduttiva.

Bertolaso per tanti in Italia ha la bacchetta magica, "è" la bacchetta magica. Per risolvere un mucchio di problemi. Quelli grandi, per i quali nacque tanti anni fa la Protezione civile, battezzata da Giuseppe Zamberletti. Ma poi, via via, anche quelli più piccoli, quasi ordinari. «Guido pensaci tu». Quante volte se lo è sentito ripetere. Da sindaci, governatori e ministri di tutti i colori. Lo abbiamo così visto piangere sulle bare dei piccoli di San Giuliano o subire quasi un linciaggio nella piazza di Ariano Irpino sul fronte della "monnezza" campana. E doversi occupare dell’autodromo di Imola o dei mondiali di ciclismo di Varese.

A molti ha fatto veramente comodo, lo stato d’emergenza invece dell’ordinaria amministrazione. Lui, per la verità, non era troppo convinto. Ben cosciente che quella «bacchetta magica» cominciava a essere richiesta un po’ fuori luogo. «Ma se mi chiedono di intervenire come faccio a non farlo?», continua a ripetere. E così la «bacchetta magica» – in realtà solo un’ottima macchina – ha cominciato a essere strausata, sfruttata, anche a sproposito. Bertolaso è sempre stato orgoglioso, e non si è mai stancato di ripeterlo, del suo esercito multicolore, quello delle mille divise dei Vigili del Fuoco, delle Misericordie, della Croce Rossa, dei tanti gruppi di volontariato che rendono bella questa Italia. Quelli che si sporcano le mani tra fango e macerie. Aiuti rapidi ed efficienti ma anche prevenzione (come dimenticare il piano per mettere in sicurezza la scuole...). Una macchina apparentemente perfetta, fatta di cuore e organizzazione, invidiata all’estero, capace anche di dare il meglio di sé sul fronte dello tsunami d’Asia o per i bambini di Beslan.

Ma tutto questo cosa c’entra con gli appalti, con gli alberghi di lusso della Maddalena, con le piscine di Roma? E, probabilmente, cosa c’entra con la Spa in discussione, forse troppo in fretta, in questi giorni in Parlamento? Perché caricare di tutto ciò la Protezione civile e il suo capo? Lo chiedevano ieri due persone che lo conoscono bene, per averci collaborato a lungo, come Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore e Ermete Realacci, leader storico di Legambiente. Appalti e grandi eventi, rinfreschi e vip internazionali, sono inoltre una forte tentazione per chi «servitore dello Stato» non ci si sente e, magari, pensa ai propri affari. Più volte, come Bertolaso stesso ha denunciato, a tipi così la Protezione civile ha dovuto far argine. Forse stavolta non abbastanza. Vedremo.

Noi ovviamente speriamo che sia presto chiarito che la presunta «bacchetta magica» è pulita. Che la «macchina perfetta» non ha inglobato pezzi storti e cattivi (e che questi non ne hanno guastati di buoni). Noi al fango degli affaristi continuiamo a preferire quello combattuto e vinto dagli stivaloni dei volontari.
(Avvenire-Antonio Maria Mira)

martedì 9 febbraio 2010

Polemiche di stampa

Comunicato della Santa Sede
La Segreteria di Stato della Santa Sede interviene sulle ricostruzioni apparse sui giornali circa le vicende connesse con le dimissioni dell'ex direttore di Avvenire e la presunta implicazione nella vicenda del direttore de L’Osservatore Romano: «È una campagna diffamatoria che coinvolge lo stesso Pontefice: queste notizie e ricostruzioni non hanno alcun fondamento». Pubblichiamo il testo integrale del comunicato.

«Dal 23 gennaio si stanno moltiplicando, soprattutto su molti media italiani, notizie e ricostruzioni che riguardano le vicende connesse con le dimissioni del direttore del quotidiano cattolico italiano "Avvenire", con l’evidente intenzione di dimostrare una implicazione nella vicenda del direttore de "L’Osservatore Romano", arrivando a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato. Queste notizie e ricostruzioni non hanno alcun fondamento.

In particolare, è falso che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore de "L’Osservatore Romano" abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di "Avvenire"; è falso che il direttore de "L’Osservatore Romano" abbia dato – o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo – informazioni su questi documenti, ed è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate.

Appare chiaro dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili – ripetute sui media con una consonanza davvero singolare – che tutto si basa su convinzioni non fondate, con l’intento di attribuire al direttore de "L’Osservatore Romano", in modo gratuito e calunnioso, un’azione immotivata, irragionevole e malvagia. Ciò sta dando luogo a una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice.

Il Santo Padre Benedetto XVI, che è sempre stato informato, deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi, rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori e prega perché chi ha veramente a cuore il bene della Chiesa operi con ogni mezzo perché si affermino la verità e la giustizia.

dal Vaticano, 9 febbraio 2010

“UNA DI NOI”

ELUANA ENGLARO: a un anno dalla morte
Pubblichiamo il commento che Domenico Delle Foglie, portavoce di Scienza&Vita ha rilasciato nel primo anniversario della morte di Eluana Englaro.
Un anno fa, alle 19.35 del 9 febbraio, moriva a Udine una di noi: Eluana Englaro. Sì, Eluana era diventata una di noi. Una ragazza vittima di un gravissimo incidente stradale, rimasta in stato vegetativo persistente in una casa di cura di Lecco dove è stata accudita amorevolmente per tanti anni, con assoluta e disinteressata generosità, dalle suore misericordine. Una giovane donna per la quale il padre, con lucida determinazione, ha chiesto e ottenuto dalla magistratura italiana un decreto per la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione. Per noi, divenuti suoi “amici”, in ogni angolo d’Italia, più semplicemente le venivano tolti l’acqua e il cibo, il poco che le serviva per continuare a vivere. Quando la notizia della morte di Eluana si propagò come un fulmine, a Udine c’era chi sostava in preghiera dinanzi alla casa di cura “La Quiete” dov’era ricoverata per quella che, a tutti gli effetti, si configurava come una forma di eutanasia passiva. La notizia fu un colpo al cuore e cadde nel silenzio sgomento di chi si sentiva sconfitto: una vita era stata spenta per decreto. Era la prima volta che accadeva nella storia repubblicana. Il sapore della sconfitta, dopo mesi e mesi di mobilitazione in favore di Eluana, era tangibile. Eppure, proprio da quelle ore terribili, in cui tutto sembrava perduto, è scaturita una forte azione comunitaria che ha portato l’intero laicato cattolico italiano a riflettere, mediante la campagna “Liberi per vivere”, sul valore della vita, soprattutto nella sua fase finale e in condizione di estrema fragilità. Oggi, a distanza di un anno, il mondo cattolico italiano ha forse maturato una maggiore sensibilità e avvertenza sul tema del fine vita, ma le insidie sono tante. Forte è la tentazione di dimenticare, di illudersi che una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento possa fare chiarezza definitiva sulla fase finale della vita, soprattutto quando una malattia viene ad abbreviare i giorni. Ma ciò che si sta verificando in queste ore è già un presagio di quanto accadrà il 9 febbraio. Le parole di Beppino Englaro, purtroppo, non lasciano scampo. Eluana non può riposare in pace: è destinata a diventare un’icona dell’autodeterminazione assoluta, anzi l’eroina del diritto di morire, presunta nuova frontiera dei diritti civili. Noi, invece, ricordiamo Eluana come una giovane donna che avrebbe potuto continuare a vivere, chissà per quanto tempo ancora, solo che il padre l’avesse lasciata nelle mani misericordiose delle suore di Lecco. Aspettando così che la vita e la morte avessero il loro corso naturale. Quanto basta per concludere, con sofferenza, che l’Italia e gli italiani non possono avere una memoria condivisa di Eluana. Un’altra offesa, purtroppo, per quella povera ragazza. Un’altra occasione bruciata in nome dell’ideologia della dolce morte.

sabato 6 febbraio 2010

PERMESSO A PUNTI:

MONS. PEREGO (MIGRANTES), “EFFICACE SOLO SE FAVORISCE INTEGRAZIONE”
La proposta “non è nuova ed era stata lanciata nell’autunno del 2008, all’interno della discussione sulla legge sulla sicurezza. Lo strumento del permesso di soggiorno a punti risulta essere uno strumento efficace solo dentro una politica dell’integrazione”. E’ quanto afferma al SIR mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, commentando la proposta del permesso di soggiorno a punti per gli immigrati. Nei Paesi in cui è stato sperimentato (Germania, Canada, Svizzera, Australia…) è stato “efficace” solo perché nato – spiega mons. Perego - “dentro una politica che favoriva il permesso di soggiorno in tempi brevi e certi”, una politica scolastica che “favoriva sia i lavoratori che gli studenti”. Serve allora una nuova legge sulla cittadinanza, che “passi dal jus sanguinis al jus soli”, che “aiuti la partecipazione politica e sociale” e una politica che “favorisca i ricongiungimenti familiari” e “la tutela della sicurezza sul lavoro con risorse certe”. Per il direttore della Migrantes occorre “distinguere tra le persone che iniziano un cammino di stabilizzazione nel nostro Paese e coloro che sono temporaneamente e precariamente presenti sul territorio, oltre che tra i diversi tipi di lavoratori”.

ANNIVERSARIO

L’otto febbraio è il 164° anniversario della morte di un illustre lodigiano, Agostino Bassi, naturalista e botanico pioniere della moderna batteriologia, a cui la città di Lodi ha intitolato il famoso Istituto per geometri e ragionieri.
Ma chi era Agostino Bassi.
Nacque a Mairago, nei pressi di Lodi, il 25 settembre 1773 da Rosa Sommariva e Onorato Bassi, un ricco proprietario terriero. Aveva un fratello gemello, Giovanni Francesco.
Nonostante la sua particolare passione per la biologia il padre non volle fargli seguire studi in tal senso desiderando che si occupasse della proprietà di famiglia, diventando un funzionario dell'impero asburgico. Per questo si laureò in giurisprudenza, tuttavia nel corso della sua vita coltivò la sua reale passione dedicandosi a studi di medicina, biologia e patologia animale e vegetale, dando in ciascun campo importanti contributi. Infatti, già all'Università di Pavia, che frequentò come alunno del Collegio Ghislieri, durante i sui studi in giurisprudenza, seguiva parallelamente anche corsi di fisica, chimica e medicina tenuti da docenti come Volta, Scarpa, Rasori e Spallanzani. Di quest'ultimo seguì le lezioni fino alla sua morte.
Nel 1802 venne chiamato a far parte della delegazione del Dipartimento dell'Adda ai comizi di Lione nei quelli fu approvata la costituzione della Repubblica Italiana
Dopo lunghe ricerche sul calcino o moscardino, malattia del baco da seta, che partirono nel 1807 e lo occuparono per circa 25 anni, nel 1835 dimostrò che tale patologia è causata da un parassita microscopico che si trasmette per contatto e tramite cibo infetto. I risultati delle sue ricerche furono pubblicati nell'opera intitolata Del mal del segno, calcinaccio o moscardino. Questa opera, per la sua importanza nella lotta alla malattia che aveva arrecato notevoli danni alla produzione della seta e il conseguente risvolto economico nell'industria della seta, fu tradotta in francese e distribuita in tutta Europa.
Partendo da questa importante scoperta il Bassi teorizzò che tutte le patologie contagiose animali e vegetali sono causate da parassiti, come spiegò nel suo scritto dal titolo Del contagio in generale (1844), precorrendo la teoria del contagio, in cui dimostrò che l'agente eziologico della malattia è un fungo microscopico (al quale Balsamo-Crivelli diede in suo onore il nome di Botrytis bassiana) la quale, ripresa e sviluppata da Pasteur, rappresenta la base della patologia moderna.
Svolse anche grande opera di prevenzione, prescrivendo i metodi per eliminare la malattia del baco da seta, con notevole successo. Fu anche l'autore di un lavoro sulla coltivazione delle patate, sul formaggio, sulla vinificazione, sulla lebbra e sul colera.
Per l'importanza dei suoi studi la Francia gli riconobbe il titolo di Cavaliere della Legion d'Onore. Morì a Lodi l'8 febbraio del 1856. La sua tomba si trova nella chiesa romanica di San Francesco, in Piazza Ospitale, a Lodi.

venerdì 5 febbraio 2010

Maroni: permesso a punti per gli immigrati

Il governo sta per varare il permesso di soggiorno a punti. E intanto impugna la legge della regione Puglia che prevede norme per l’accoglienza, la convivenza e l’integrazione degli immigrati nella regione (nella parte in cui estende una serie di interventi agli immigrati presenti a qualunque titolo sul territorio pugliese, «quindi anche gli irregolari e i clandestini»).
Via libera dunque al permesso di soggiorno a punti. Andrà presto in Consiglio dei ministri un decreto in base al quale i nuovi richiedenti di permesso di soggiorno dovranno sottoscrivere un accordo per l’integrazione con una serie di doveri da adempiere, tra i quali la conoscenza della lingua italiana, l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, la conoscenza della Costituzione, come prevede l’intesa raggiunta ieri dai ministri dell’Interno e del Welfare, Roberto Maroni e Maurizio Sacconi.
In due anni l’immigrato deve raggiungere 30 punti che gli vengono assegnati attraverso "esami" di lingua, di formazione civica. Se commette reati i punti gli vengono tolti. Se dopo i due anni, non raggiunge i 30 punti, l’immigrato ha un altro anno di tempo per arrivare al punteggio richiesto. Dopo, se sarà rimasto ancora sotto i 30, scatterà l’espulsione.
«È la legge sulla sicurezza – ha spiegato Maroni – che parla di specifici obiettivi da raggiungere (come la conoscenza della lingua italiana) nel giro di due anni con una valutazione da parte degli Sportelli unici per l’immigrazione». Se gli obiettivi sono raggiunti viene concesso il permesso di soggiorno, «altrimenti ci sarà l’espulsione». È un sistema, ha aggiunto il ministro, «per garantire l’integrazione: io ti suggerisco le cose da fare per integrarti nella comunità. Se le fai ti do il permesso di soggiorno, se non le fai significa che non vuoi integrarti». E per gli eventuali corsi di lingua e altro, ha assicurato Maroni, «non chiederemo soldi agli immigrati, faremo tutto noi, anche per garantire standard uniformi in tutte le province e aver tutto sotto controllo».

Commenti molto duri del Pd: «Adesso le follie legislative dei mesi scorsi cominciano a dispiegare i loro incredibili effetti. Essere straniero in Italia vuol dire essere soggetto ad una scandalosa lotteria sociale i cui giudici imbrogliano in partenza. Siamo il paese più xenofobo d’Europa. Bel risultato, complimenti a Maroni e a Sacconi», dice il capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali della Camera, Gianclaudio Bressa. E aggiunge Livia Turco, responsabile Immigrazione del Pd: «Il permesso di soggiorno a punti rappresenterà le forche caudine che ostacoleranno l’integrazione e favoriranno l’irregolarità».
(Avvenire)

mercoledì 3 febbraio 2010

Il Consiglio Regionale vota sì al collegato: 50 milioni per i piccoli Comuni

I Comuni lombardi fino a cinque mila abitanti potranno beneficiare, nel 2010, di contributi regionali che vanno da 20 mila a 400 mila euro. In totale le Amministrazioni locali che potranno beneficiare di questi contributi, in tutto 50 milioni di euro, sono 1.093. È quanto ha stabilito ieri il Consiglio regionale con l’approvazione del “ collegato 2010”, una legge definita “ omnibus”, con la quale si modificano alcune normative in vigore. Il provvedimento, che istituisce anche la giornata della memoria regionale per le vittime della strada, ha ottenuto il via libera dall’aula con 42 voti a favore e 10 contrari, tra cui quelli di gran parte dell’opposizione, come Pd e Centro- Sinistra per la Lombardia. Insieme al Collegato 2010, l’aula ha approvato anche due ordini del giorno.
Il primo a firma Marco Cipriano ( Sd) e Fabrizio Cecchetti ( Lega Nord). Chiede alla giunta di valorizzare la figura del donatore di sangue. Il secondo, sottoscritto dai consiglieri regionali della Lega Nord, impegna l’esecutivo a consentire la caccia anche con piccole imbarcazioni a trazione esclusivamente manuale ( caccia dal barchino).
(Avvenire - Davide Re)