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mercoledì 28 ottobre 2009

BlogNotte - Il fantasma dell'etere

Blog Notte
Il fantasma dell'etere

28 ottobre 2009

Ieri sera nello studio di "Ballarò", la trasmissione condotta da Giovanni Floris, c'erano tra gli altri i ministri Ignazio La Russa e Angelino Alfano per il centrodestra, Rosy Bindi e Pier Ferdinando Casini per l'opposizione. Si parla di "caso Marrazzo", conferma della condanna contro l'avvocato inglese David Mills nel processo in cui Silvio Berlusconi era coimputato, crisi economica. A un certo punto Casini minaccia di abbandonare lo studio per un eccesso di animosità del confronto, poi ci ripensa. Casini per troppo casino, ve lo immaginate?
La sorpresa però è la telefonata in diretta del premier Berlusconi, bloccato in questi giorni nella sua villa di Arcore a causa di una scarlattina e reduce in serata da un incontro con il ministro Giulio Tremonti al centro di pressioni da parte di alcuni settori del Pdl: "Ho assistito al festival delle falsità della sinistra, adesso voglio rispondere". Sul Caso Marrazzo: "Ho informato il governatore delle riprese che lo riguardavano ma non gli ho dato nessun consiglio e l'ho lasciato libero di scegliere se chiamare i numeri telefonici che gli ho fornito o fare una denuncia".
Berlusconi dice di aver saputo da sua figlia dei filmati che riguardavano Marrazzo "quando la Mondadori aveva già rifiutato di comprarli perché la Mondadori non è né Repubblica né l'Espresso". Poi arriva un attacco alla trasmissione e alla tv pubblica: "Lei fa dei processi pubblici nei miei confronti e senza contraddittorio nella tv pagata da tutti i cittadini. La tv pubblica italiana ha una prevalenza assoluta di giornalisti di sinistra e di programmi di sinistra. Non credo che questo sia ammissibile in una emittente pubblica".
Floris ricorda che in studio ci sono due ministri e aggiunge: "Proprio perché pagata dagli italiani, questa trasmissione è libera: fa parlare il presidente del Consiglio e gli rivolge delle domande". Berlusconi replica seccamente: "Mi lasci parlare, le ho detto. La tv pubblica non è sua né mia, ma degli italiani che la pagano con il canone...". Nel contraddittorio cerca di inserirsi con poco successo Rosy Bindi.
Ma cominciamo a guardare lo spezzone che riguarda la prima parte della telefonata.



Il premier prosegue attaccando la magistratura: "La vera anomalia italiana non è Silvio Berlusconi ma sono i pm comunisti e i giudici comunisti che da quando Berlusconi è entrato in politica hanno deciso di aggredirlo con innumerevoli iniziative. Ma davvero Silvio Berlusconi era l'imprenditore più criminale della storia del mondo?".
Il presidente del Consiglio fa riferimento anche a sondaggi in suo possesso da cui risulterebbe il ruolo marginale dell'opposizione: il governo sarebbe al 54% dei consensi, il premier ne otterrebbe il 68%, il Pd solo il 25%.
Berlusconi parla anche dei rapporti con il ministro Tremonti: "Non abbiamo sottovalutato la portata della crisi, la politica del rigore è stata non solo quella di Tremonti ma di tutto il governo. È stato chiarito un equivoco". Secondo il premier, occorre dire "sì alla politica del rigore coniugata con la politica dello sviluppo".
Arriva la conferma che l'esecutivo ha intenzione di tagliare le tasse: "Il governo ha un programma che prevede la riduzione dell'Irap e il quoziente famigliare. Nell'ambito di una politica di rigore, ci vogliono anche le misure per lo sviluppo, le imprese e le famiglie. Entro i tempi che saranno possibili in base alla situazione del conti dello Stato, intendiamo mantenere le promesse del nostro programma che consideriamo impegni sacri con gli elettori".
Quando Floris gli chiede "A proposito, come va la scarlattina?", Berlusconi risponde polemicamente: "Se viene a casa mia, sono felice di attaccargliela". "Non posso, ho due bambini piccoli", replica il conduttore di "Ballarò" al termine di una telefonata durata mezz'ora. Di seguito la seconda parte della telefonata.



In serata era durato poco meno di cinquanta minuti l'incontro fra Berlusconi e Tremonti. Secondo le indiscrezioni, nel corso dell'incontro il premier avrebbe confermato la fiducia al ministro dell'Economia senza però accogliere la proposta della Lega di nominare Tremonti vice presidente del Consiglio. Al responsabile del dicastero dell'Economia sarebbe invece affidato il compito di responsabile di un comitato economico del Pdl di cui farebbero parte i coordinatori del partito Sandro Bondi, Ignazio La Russa, Denis Verdini e i capigruppo alla Camera e al Senato. Tremonti avrebbe così accolto la richiesta di una maggiore collegialità nella gestione di una politica economica non ispirata solo al rigore ma che dovrebbe contemperare anche le esigenze dello sviluppo. Da qui l'ipotesi di qualche modifica alla legge finanziaria che nei prossimi giorni inizierà a essere discussa dalla Camera.
Chiudiamo questo breve BlogNotte con una dichiarazione di Vincenzo Vita, senatore del Pd e membro della commissione di Vigilanza Rai. "Ieri al presidente del Consiglio, nel corso della sua incursione a Ballarò, è sfuggita una affermazione sacrosanta quanto scontata: rivolto a Floris, Berlusconi ha perentoriamente asserito come la televisione pubblica non fosse cosa di sua proprietà. Al premier vorremmo ricordare che, però, la televisione non è nemmeno, come l'EIAR ai tempi del ventennio, una scatola indistinta a disposizione del potere politico". "La televisione pubblica italiana, con buona pace del presidente del Consiglio - aggiunge Vita -, è una macchina fatta di programmi, di autori e di lavoratori che meritano rispetto, anche e soprattutto da chi governa. E in ogni caso, se la televisione pubblica non è, come è ovvio, di Floris, a maggior ragione non è sua". "Questo tic delle telefonate in diretta è un altro «modellino» autoritario - conclude Vita -: il Capo che parla alle folle e che non tollera mediazioni". Sacrosanto.

(fonte del testo: Agenzia Asca e chiose di Sergio Fumich)
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Lo Stato restituisce il maltolto ai Comuni

Fisco: Anci, restituiti ai Comuni 710 Mln per Ici ex rurali.
Dalle Agenzie - Asca, 28 ottobre 2009.

Il rimborso ai Comuni di 710 milioni di euro, annunciato ieri dal Sottosegretario all'Interno Michelino Davico, è relativo all'Ici degli ex fabbricati rurali e riguardano l'anno 2008. Lo sottolinea in una nota l'Anci, spiegando che in sostanza, il collegato fiscale alla manovra 2007 aveva tagliato trasferimenti ai Comuni per 783 milioni di euro, prevedendo che questa sarebbe stata l'entrata che i Comuni avrebbero incassato in conseguenza delle nuove norme che restringevano i requisiti per definire la "ruralità"' di un immobile, necessaria per garantire l'esenzione dal pagamento dell'Ici.
La realtà è stata un'altra. Le entrate effettive si sono fermate a quota 73 milioni. I 710 milioni ai quali ha fatto riferimento il Sottosegretario Davico rappresentano dunque la restituzione di fondi che avrebbero già dovuto essere nelle casse comunali. Così come ad oggi manca ancora la ripartizione, e la data di erogazione, degli 820 milioni previsti per il 2009 (con identiche motivazioni, ma quantificazione maggiorata) dallo stesso collegato fiscale, e che non sono stati trasferiti ai Comuni nel 2009.
Altra partita è invece quella del rimborso ai Comuni delle mancate entrate conseguenti alla abolizione dell'Ici sulla prima casa. Su questo fronte mancano all'appello circa 536 milioni di euro per il 2008 e 796 milioni a partire dal 2009.
Anche in questo caso, come nei precedenti, non si tratta di fondi aggiuntivi per i Comuni, ma della restituzione alle amministrazioni locali di fondi propri - già iscritti nei bilanci - dei Comuni, trattenuti dallo Stato in conseguenza di stime e valutazioni errate''.
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Famiglie più povere. La polizia in piazza




Gli italiani sono fortemente preoccupati per la gravità e soprattutto per la durata della crisi ma il 54% della popolazione è soddisfatta della propria situazione economica e cresce la percentuale di chi guarda al futuro con un nuovo "non euforico" ottimismo. È la fotografia di Ipsos su gli italiani e il risparmio nella consueta indagine commissionata dall'Acri in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio che si aprirà domani per l'85a edizione. "L'italiano guarda al futuro con un ottimismo nuovo, che non è euforico' ", e del resto non potrebbe esserlo vista la situazione attuale (Sky Tg24).


Diminuisce il reddito (persi 11 miliardi di euro) e il potere d'acquisto delle famiglie italiane. E soprattutto torna a scendere la propensione al risparmio, facendo registrare una preoccupante inversione di tendenza. L'Istat ha diffuso questa mattina per la prima volta, alcuni indicatori trimestrali per le famiglie e le società non finanziarie, calcolati sulla base dei conti trimestrali per settore istituzionale relativi al secondo trimestre 2009. La propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 15,2%. Tale risultato, pur superiore a quello del corrispondente trimestre del 2008 (14,8 per cento), è però inferiore di 0,4 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2009. Nel secondo trimestre di quest'anno, infatti, il reddito lordo disponibile delle famiglie è diminuito dell'1% in valori correnti rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa delle famiglie per consumi finali si è ridotta appena dello 0,5 per cento. Nel periodo luglio 2008-giugno 2009, il potere di acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è diminuito dell'1 per cento rispetto al trimestre precedente (aprile 2008-marzo 2009) e dell'1,2 per cento rispetto a quello corrispondente (luglio 2007-giugno 2008) (Asca).
Poliziotti in divisa che scortano altri poliziotti, in borghese, 'armati' di bandiere e striscioni. L'insolita immagine è 'andata in onda' per le vie del centro di Roma tra cittadini perplessi e un po' stupiti. Oggi è stato, infatti, il giorno della rabbia (visibile) di agenti, funzionari e personale del comparto della sicurezza che hanno manifestato in migliaia (oltre 30 mila per i sindacati) con un corteo in piena regola partito da piazza Bocca della Verità e concluso a piazza Navona. Ad essere toccati dalla manifestazione alcuni Palazzi delle istituzioni come quelli dove ha sede il Ministero della Funzione pubblica, dove si è avuto uno dei momenti di maggior rabbia con slogan e fischi contro il ministro Renato Brunetta, e il Senato. Ed i poliziotti si sono rivolti direttamente ai cittadini spiegando dai megafoni le difficoltà in cui si dibattono sempre di più e distribuendo manifestini. Uno, significativo, era del Commissariato "Trastevere" di Roma che, è stata la denuncia, manca anche dei fax per comunicare mentre altri hanno parlato di aumenti proposti pari a due euro mensili a fronte di orari sempre più massacranti e non pagamento di straordinari. "Basta tagli, non possiamo garantire la sicurezza ai cittadini" è stato in grido congiunto delle migliaia di poliziotti scesi in piazza mentre sul palco allestito in piazza Navona si leggeva la grande scritta: "La sicurezza è un diritto. E i diritti non si tagliano". Presenti alla manifestazione anche uomini politici dell'opposizione come il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e quello dell'Idv Antonio Di Pietro oltre ad altri parlamentari come l'ex Prefetto Achille Serra. Presenti, sul palco, invece, i Segretari Generali di praticamente tutti i sindacati di Polizia: Siulp, Sap, Siap, Silp per la Cgil, Ugl Polizia di Stato, Coisp-Up-Fps-Adp-Pnfi, Anfp. Ma anche i responsabili sindacali della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato mentre a portare la propria adesione è stato anche il Cocer della Guardia di Finanza ed un saluto è venuto dai Cocer di Marina Militare e Aeronautica militare. A nome di tutti ha parlato Felice Romano del Siulp: "ancora una volta - ha detto dal palco - siamo stati costretti a scendere in piazza per protestare contro la politica del Governo sulla sicurezza. E vogliamo che la nostra voce giunga a chi, pur avendo la responsabilità di governare il nostro Paese, dimostra sempre più spesso con i fatti di volersi in realtà limitare ad una politica di annunci. Si taglia sulle risorse delle Forze di Polizia: si taglia anche quest'anno, con la prossima Finanziaria, sugli investimenti che servono a garantire il livello di sicurezza minimo. - ha denunciato Romano - Vuol dire soprattutto macchine fatiscenti, vuol dire perdere ogni anno diecimila operatori tra tutte le Forze di Polizia e sostituirli con appena 2.500 uomini, vuol dire anche risparmiare sulla formazione, sull'addestramento, sull'equipaggiamento, sulla logistica, vuol dire cioè farsi sfrattare dagli enti privati proprietari delle nostre caserme e dei nostri uffici perché non paghiamo l'affitto, vuol dire scendere in strada con armi che non sono più efficienti" (Asca).
"Siamo scesi oggi in piazza contro il Governo Berlusconi per le stesse ragioni per cui nel passato contestammo pubblicamente il Governo Prodi: e cioè che sulla sicurezza si fanno solo annunci e promesse ma poi concretamente si tagliano fondi e risorse. Quando contestavamo il centro-sinistra c'erano al nostro fianco illustri esponenti di centro-destra. Questi ultimi, una volta arrivati al governo dimenticano le proteste fatte e tagliano pure loro i fondi alle Forze di Polizia". È quanto ha affermato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo polizia penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione della categoria, a margine della manifestazione odierna dei Sindacati di Polizia a Roma. Capece ha parlato di una "giornata di mobilitazione nazionale straordinaria" che ha dimostrato "quanto sono delusi i poliziotti italiani da questo Governo Berlusconi e dalle politiche sulla sicurezza del Paese". "Le carceri ospitano oggi più di 65mila detenuti a fronte di 42mila posti letto e questo pesante sovraffollamento condiziona gravemente le già difficili condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria - ha spiegato il rappresentatante del Sappe - che hanno carenze di organico quantificate in più di 5mila unità. Sarebbe allora grave e irresponsabile se l'intero esecutivo guidato da Silvio Berlusconi non tenesse nel debito conto questa imponente manifestazione di protesta e non provvedesse a destinare più fondi da destinare alle Forze di Polizia e nuove assunzioni per garantire davvero maggiore sicurezza al Paese" (Asca).
"La sicurezza del Popolo Italiano non è una priorità" per questo Governo e a dimostrarlo ci sono proprio i tagli operati dall'esecutivo all'intero comparto. Questa la dura presa di posizione dell'Anfp, l'Associazione nazionale funzionari di polizia che commenta così la manifestazione di Roma che ha visto scendere in piazza decine di migliaia di operatori delle forze di polizia. Anche centinaia di funzionari di Polizia, ha rivelato il segretario nazionale dell'Anfp, Enzo Marco Letizia "hanno sfilano insieme ai loro uomini per avere garanzie che per il futuro gli venga data la possibilità di assicurare la sicurezza del popolo italiano". "Tra le pieghe delle Finanziare - ha poi agggiunto - si scopre che in passato al Ministero dell'Interno venivano destinati circa 70 milioni di euro, che non gravavano sul bilancio, derivanti dai molteplici servizi a pagamento della Polizia di Stato, e da altre voci come l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco sugli aeromobili. Dal 2005 è stato posto un limite che nel 2009 è sceso a 19 milioni di euro" (Asca).
"Oggi i poliziotti italiani sono giustamente scesi in piazza, davanti alla sede del governo Berlusconi, per protestare contro i tagli operati da un governo, quello Berlusconi, che da un lato legalizza le ronde padane e costringe le forze di polizia a dover cedere a ronde illegali e anti-costituzionali diritti e prerogative, mentre dall'altro tagli i finanziamenti alla Polizia di Stato". Ad esprimere "solidarietà" ai poliziotti scesi in piazza, a nome del suo partito, è stato Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se. "Inoltre, il comparto sicurezza del nostro Paese - ha ricordato Ferrero - è in lotta anche per un rinnovo contrattuale e il riordino delle carriere messo in crisi dalla sciagurata politica di contro-contrattuale perseguita dal governo che punta a isolare la Cgil come i sindacati di base" (Asca).
"È molto apprezzabile l'impegno del governo di stanziare 100 milioni di euro per il rinnovo contrattuale del comparto sicurezza". Lo affermano in una nota congiunta i capigruppo Pdl al Senato e alla camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. "L'annuncio, poi, di un ulteriore stanziamento per il riordino delle carriere rappresenta una risposta positiva, attesa da tempo, per tutti gli uomini in divisa. Stiamo affrontando con determinazione e con misure concrete - concludono - tutte le problematiche che interessano il comparto sicurezza. Il Parlamento e questa maggioranza in particolare molto hanno fatto a sostegno di chi ogni giorno si sacrifica per la nostra tutela sia in Italia che nelle missioni di pace internazionali. Continueremo su questa linea. Ed il Pdl proseguirà nel suo impegno di garantire che le misure annunciate dal governo e soprattutto quelle ulteriori che verranno stanziate siano varate in tempi rapidi" (Asca).
"Di fronte alla manifestazione di tutti i sindacati della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato che denunciano i tre miliardi di tagli al comparto e che sottolineano come anche con questa finanziaria il governo Berlusconi tradisca gli impegni assunti con gli operatori della sicurezza, la risposta di Gasparri e Cicchitto è patetica". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, commentando la manifestazione degli operatori della sicurezza in corso di fronte a Palazzo Madama. "Al di là delle chiacchiere del governo che ha sbandierato piu' sicurezza per tutti - sottolinea Anna Finocchiaro - proprio in questo settore siamo di fronte a una situazione drammatica. I sindacati degli operatori stanno manifestando davanti al Senato per denunciare una condizione intollerabile: in tre anni il governo Berlusconi ha tagliato 3 miliardi di euro alla sicurezza e questo taglio, unito agli effetti del decreto Brunetta sulla Pubblica amministrazione, sta adesso comportando una drammatica carenza di personale, con il mancato turn over e l'innalzamento dell'età media dei poliziotti in servizio. Di questo passo, ci stanno dicendo gli operatori del settore, da un lato sarà a rischio la sicurezza dei cittadini e dall'altro peggioreranno le condizioni di lavoro. E di fronte a ciò che fa la maggioranza? Gasparri e Cicchitto si sperticano in lodi per il governo che ha deciso di stanziare una cifra misera rispetto ai tagli, cioè 100 milioni di euro, lo stretto indispensabile per il rinnovo del contratto. Una risposta davvero patetica - conclude Anna Finocchiaro - da una maggioranza che anche in questo caso si limita a benedire le scelte sbagliate del governo" (Asca).
Dovrebbe arrivare nelle prossime ore un emendamento alla finanziaria per stanziare 100 milioni di euro al comparto sicurezza, in aggiunta a quelli già contenuti nel provvedimento. "I 100 milioni sono stati annunciati - ha detto il relatore Maurizio Saia - ma ancora non c'è alcun emendamento presentato. Spero di presentare io un emendamento, se non lo farà il governo e magari di reperire qualcosa in più". Saia ha spiegato che i 100 milioni erano già stati accantonati per le forze dell'ordine e "è giusto che escano fuori" (Asca).
"Siamo qui per informare i cittadini italiani che se anche le forze di polizia sono costrette a scendere in piazza per far valere i loro diritti, vuol dire proprio che siamo alla vigilia di uno sfascio". È quanto ha affermato il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che ha sfilato, questa mattina a Roma, tra i circa 30.000 operatori di polizia che hanno manifestato contro i tagli del governo al comparto sicurezza. Di Pietro ha poi detto che "il governo deve capire che c'è bisogno di mezzi, strutture, uomini e risorse per fare in modo che chi rischia la vita tutti i giorni possa almeno fare il proprio lavoro dignitosamente" (Asca).



Una pesante contestazione c'è stata sotto il ministero della Funzione Pubblica: con slogan contro il ministro Renato Brunetta: "ci hai chiamato poliziotti panzoni, hanno urlato, noi facciamo sacrifici". I sindacati criticano quelle che definiscono "scelte irresponsabili" del governo: le ronde, la sicurezza fai da te e improvvisata, e denunciano i pesanti tagli su mezzi, organici e servizi (Sky TG24).
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Per constrastare l'aumento del costo della vita

Da ottobre riparte il GAP in tutte le piazze.

La Coldiretti denuncia ciò che tutti noi ogni giorno possiamo constatare facendo la spesa e parlando con i contadini: i prezzi diminuiscono per i produttori ma aumentano per il consumatore. Chi sta in mezzo a produttori e consumatori? Mediatori, speculatori, intermediari ad ogni titolo. Chi li paga? Noi, i consumatori!
La tanto vantata libertà del "libero mercato" si rivela per quello che è: una truffa, compiuta sulle spalle dei consumatori. Sono sempre i consumatori che pagano le famose "libertà" di mercato: gli strozzinaggi delle grandi catene di distribuzione, le speculazioni finanziarie internazionali e nostrane sui beni di prima necessità.
I coltivatori italiani devono cedere le loro produzioni al sistema clientelare-mafioso degli intermediari, mentre il sistema aumenta i prezzi ogni giorno.
Il latte è pagato agli allevatori italiani il 30% in meno, all'acquirente costa il 350% in più. Il grano per il pane è pagato ai coltivatori il 33% in meno, il pane costa il 1.828% in più!
Il governo tutela i mafiosi e approfittatori di ogni tipo con leggi vergognose che garantiscono a chi specula mano libera contro la popolazione che si trova a pagare truffe, falsi in bilancio ed evasioni tributarie comprese.
Il GAP e il Partito della Rifondazione Comunista denunciano la truffa ai danni dei lavoratori e dei ceti più deboli e, attraverso i banchetti dei prodotti di prima necessità, propongono acquisti diretti da produttori onesti senza costi aggiunti di intermediazione. Questo per constrastare il pesante aumento del costo della vita che colpisce chi ogni giorno si trova più povero a causa dei licenziamenti, della Cassa Integrazione, della chiusura di aziende. (Da GAP Notizie, 5)


Il GAP lodigiano oggi a Brembio, al mercato.

Il problema delle persone non autosufficienti è drammatico.

In Lombardia il 70% degli anziani oltre i 78 anni diventa non autosufficiente e la retta della casa di riposo è insostenibile (da 1.400 a 2.000 euro mensili) come il costo di una badante regolare (non meno di 1.500 euro mensili).
Le spese per i non autosufficienti si scaricano sui famigliari che, scontata la pensione, spendono da 500 a 1,000 euro al mese o anche di più.
Con pensioni e salari insufficienti e con la crisi, moltissime famiglie non ce la fanno più a coprire quei costi. Invece ogni anziano non autosufficiente ha diritto all'assistenza sociosanitaria in casa di riposo o a domicilio e il comune deve garantire questo diritto.
In pratica il comune deve assicurare, ai non autosufficienti che ne hanno bisogno, il pagamento dell'assistenza sociosanitaria in casa di riposo o a domicilio e lo può fare mettendo in bilancio un apposito Fondo.
Chiediamo ai Sindaci e al Presidente della Provincia di istituire il Fondo sociale per non autosufficienti e di presentare in Regione Lombardia una proposta di legge per finanziarlo.
Da metà ottobre si può firmare ai banchetti la proposta di fondo comunale e legge regionale preparata da Rifondazione Comunista e GAP.
Partito della Rifondazione Comunista
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Giovani, Grande Fratello e energie alternative




Riprendiamo tre contributi, un articolo e tre lettere, da Avvenire di ieri, 27 ottobre 2009.
Nei cinema «Amore 14».
I quattordicenni bocciano Moccia: «Non siamo come ci racconta lui».
Rassegna stampa - Avvenire, Tiziana Lupi, 27 ottobre 2009.

Forse ha ragione chi, parlando dei giovani protagonisti dei suoi libri e dei suoi film, li de­finisce «Moccia generation». Perché, almeno stando ai commenti sentiti ieri mattina all’anteprima del suo nuovo film Amore 14 (nelle sale da venerdì 30 ottobre, distribuisce Me­dusa), la generazione raccontata da Federico Moccia sembrerebbe più costruita a tavolino che reale. Non si spiega altrimenti la reazione degli studenti del complesso scolastico Seraphicum di Roma (invitati alla proiezione per la stampa) che, do­po avere visto il film, hanno com­mentato praticamente all’unani­mità di non riconoscersi nei prota­gonisti del film, nei loro modi di pen­sare e di vivere. Sia i ragazzi delle me­die (fra gli undici e i tredici anni) sia quelli del primo liceo classico (sedi­ci anni) hanno trovato poco realisti­che Caro (Veronica Olivier), Alis (Beatrice Flammini) e Clod (Flavia Roberto), le tre amiche quattordi­cenni che trascorrono praticamen­te tutto il film a parlare di quando, come e dove sarà la loro «prima vol­ta», con tanto di meeting prepara­torio per capirne un po’ di più dal punto di vista strettamente anato­mico.
La storia di Amore 14, infatti, pren­de il via proprio da lì: dalla mattina del giorno in cui Caro (diminutivo di Carolina) ha deciso di compiere quello che ritiene il grande passo. È allegra e trepidante e l’attesa del lui prescelto (Massi, interpretato da Giuseppe Maggio) diventa l’espe­diente narrativo per spiegare agli spettatori chi è Caro: quattordici an­ni, una famiglia in cui va d’accordo con la madre (Pamela Villoresi) e con il fratello (Raniero Monaco di Lapio) ma non con il padre e la sorella, due amiche con le quali condividere gioie, segreti e dolori e una classe scolastica un po’ turbolenta in cer­ca del «modo migliore per finire su Internet».
Un mondo, tutto sommato, 'abba­stanza 'normale', segnato anche dall’ottimo rapporto con i nonni materni, nel quale, in netto anticipo rispetto al buon senso, fa irruzione il sesso. Parlato più che agito, ma so­lo per un contrattempo che si svela nel finale. Moccia difende il suo film: «Io credo che a quattordici anni, se incontri la persona giusta, inizi a fa­re una riflessione su certi temi. Con questo non voglio incitare i ragazzi a bruciare le tappe, anzi. Amore 14 li invita proprio a riflettere, la stessa Caro alla fine del film dice: «In fon­do, ho solo 14 anni». Un invito alla riflessione un po’ curioso se, subito dopo, è lo stesso Moccia ad aggiun­gere: «È bello che accada per amo­re, io non me la sento di dare l’indi­cazione per l’età migliore. D’altra parte, mettiamoci d’accordo: mi hanno accusato di parlare sempre di ragazzi troppo bravi, ora non mi si può accusare del contrario». Del resto, aggiunge lo scrittore-regista, anche l’invito a fare un film sui quat­tordicenni è arrivato da sollecita­zioni esterne: «Me lo chiedevano sui blog. Effettivamente devo dire che era tempo che qualcuno non butta­va uno sguardo sulle emozioni dei ragazzi di questa età». Una lacuna, almeno a sentire gli studenti, non certo colmata da Amore 14.

Grande Fratello: 10 anni di brutti esempi.
Avvenire risponde.

Caro Direttore, bisogna avere il coraggio di guardare bene in faccia – e anche dentro – una famosa trasmissione televisiva, trasformatasi di fatto in una scuola di maleducazione. Per «Grande Fratello» s’intende qualcuno o qualcosa a cui nulla sfugge. Il programma presenta infatti una grande casa, che in realtà è una grande gabbia, che contiene una dozzina di persone; uomini e donne messi insieme dal caso. Il divertimento consiste nel vedere che cosa capita: se nascono simpatie o antipatie, amori o avversioni. È tutto uno spuntare di rapporti provvisori e fasulli, che prendono possesso di questi volontari reclusi, eroicamente distesi su letti, divani o poltrone, campioni del tempo perso. Alla faccia della privacy! I «reclusi» non possono avere collegamenti col mondo esterno per non essere distratti dalla realtà, dalle cose serie (guerre, fame, terremoti, crisi, terrorismo). Devono essere concentrati a macinare le ore della loro finta vita. L’oscar del cattivo gusto va assegnato al «confessionale»: una sedia su cui ogni eroe confessa i peccati altrui invece che i propri. Ma il sentimento sotterraneo che avvelena tutto è il pensiero, la speranza, il tentativo di ognuno di sopravvivere alla selezione, di non essere espulso, di restare l’ultimo del branco per ottenere il premio. Con più o meno intelligenza, ogni ospite della gabbia mira a salvare se stesso e far fuori tutti gli altri. Un vero capolavoro di psicologia sociale. Mentre ogni uomo deve lavorare per imparare a vivere e convivere in pace col prossimo, nel «Grande Fratello» l’unico ideale è di restare solo, usando ogni mezzo, ogni finzione, ogni sotterfugio pur di guadagnare la borsa. Questa trasmissione bisognerebbe proibirla più seriamente della pornografia, perché distrugge il cemento che tiene insieme i membri di una società.
Corrado Camandone
Sul «Grande Fratello» sono stati versati, in questo decennio di programmazione, fiumi d’inchiostro.
Anche da parte dei lettori che, come lei, lamentano non solo lo scarsissimo «bon ton» della trasmissione ma, più estesamente, la negatività del modello umano da essa proposto. Facile affermare che il «GF» rispecchia i sentimenti e i modi di tanti che lo seguono. Appena domenica abbiamo ospitato un commento preciso e severo di Umberto Folena, la cui conclusione è stata che la trasmissione «costituisce un modello intrinsecamente sbagliato non tanto né solo per le volgarità, le sciocchezze, l’ignoranza, l’impalpabile nulla di cui è fatta; ma innanzitutto per la sua struttura, per la sua – ma sì, diciamolo – ideologia», il suo essere «metafora perfetta della consumerist society , la 'comunità' fasulla dove ogni rito collettivo è compiuto da individui in concorrenza tra loro, condannati alla solitudine, legati da legami friabili e fuggevoli». Per decenni, la televisione italiana è stata un fattore non solo di coesione, ma, almeno in una certa misura, di progresso, di miglioramento sociale, stimolando – con palinsesti culturali di qualità – il desiderio di crescere e di conoscere di tanti spettatori. Questa volontà di evolvere (in meglio) era considerata, giustamente, «normale». Oggi invece appare spesso «normale» l’inverso: esibire il peggio di sé per avere successo, mettendo alla berlina tutto ciò che è serio e problematico e premiando le performance delle volgarità. Lunga è la collana di «perle» volgari e sconvenienti messa insieme in questi anni dal «Gf», eppure le proteste dei telespettatori non sono valse a correggere il tono o a far ravvedere autori e protagonisti, convinti che tutto o quasi sia giustificato dall’audience. Così, è tristemente vero quanto la sociologa Chiara Giaccardi il 21 ottobre notava sulle nostre pagine: «... Oggi i ragazzi si formano certamente più alla scuola di Amici o del Grande Fratello che sui banchi di scuola. Da accompagnatrice discreta la televisione si è fatta grancassa grossolana, specchio che pretende di mostrare la realtà com’è, senza ipocrisie moraliste; specchio in cui la stessa realtà si consola, guardandosi riflessa proprio in quelle parti di sé di cui un tempo sentiva di doversi almeno un po’ vergognare, in un gioco di rifrazioni che produce le rappresentazioni tristemente grottesche del 90% della programmazione quotidiana odierna, servizio pubblico compreso».
Constatarlo, per noi come per lei, non significa accettarlo, ma continuare a battersi per ribaltare questo rischioso e desolante andazzo.

Dibattito.
«Energie alternative, un affare per pochi».

Caro Direttore, i recenti articoli e lettere pubblicati da Avvenire in materia di energia sono esemplari per correttezza e obiettività scientifica. Per troppo tempo in Italia in materia di energia e delle conseguenze derivanti dalla sua produzione ci si è lasciati andare a facili illusioni e anche alla demagogia. Nessuno ha, per esempio, il coraggio di informare dell’ammontare del balzello che il consumatore italiano allacciato alla rete elettrica paga per retribuire l’energia prodotta con il fotovoltaico, con l’eolico e per gestire lo «smantellamento» del mostro nucleare realizzato e che non ha prodotto un solo kWh. Se si voleva uscire dal nucleare, si poteva agire come la Germania, fissando la data di uscita a distanza di anni. In questo modo i tedeschi, migliorate le tecnologie, constatato che non si sono verificati incidenti, cambiata la maggioranza, constatato che nel frattempo il prezzo del petrolio è lievitato, potranno, magari, cambiare la vecchia decisione.
Se fossimo stati previdenti, anche noi avremmo potuto soprassedere all’uscita traumatica dal nucleare, portando a termine le centrali nucleari in costruzione e prevedendo di uscirne al termine del ciclo tecnologico delle centrali. Noi, invece, siamo usciti di punto in bianco e ne stiamo pagando le conseguenze.
I fondi sovrani dei Paesi produttori di petrolio e di gas sono ormai in grado di acquistare buona parte delle nostre imprese. Ora c’è un altro fantasma, rappresentato dai contributi erogati per la produzione di energia elettrica dalle cosiddette fonti rinnovabili. La polemica ospitata nella pagina di Forum del 21 ottobre scorso tra il segretario generale dell’Associazione nazionale energia del vento e Francesco Grianti ne ha dato conferma. Tutti ambiscono a dividersi la torta dei contributi.
Bisogna però avere il coraggio di dire che i contributi che si danno ai produttori di energia elettrica generata con il fotovoltaico e con l’eolico possono essere anche un incentivo ad attività illecite. La terza pagina di Avvenire del 22 ottobre riferisce delle possibili conseguenze sul mercato delle materie prime necessarie, non solo per produrre gli accumulatori dell’auto elettrica, ma anche per l’eolico, le lampade a risparmio energetico e altri manufatti di recentissima introduzione.
Inoltre, in Italia si «premia» in modo esagerato la produzione di energia elettrica con il vento: si danno cento euro ogni mille kWh per un sito eolico medio, mentre in Germania se ne danno dieci e in Spagna meno di venti.
Con questi incentivi non è da meravigliarsi se, accanto a imprenditori onesti, si introduca nel settore anche la criminalità organizzata. In misura minore questo può avvenire anche nel fotovoltaico. In conclusione si potrebbe forse affermare che stiamo impoverendo molti per arricchire pochi e, tra i pochi, non tutti sono onesti. Chi è veramente vicino ai poveri e li vuol tutelare deve alzare le antenne e vigilare.
Francesco Zanatta - Brescia
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Travisato il pensiero dell’articolista di Avvenire

Risposta al commento di un anonimo in merito ad un articolo di Avvenire apparso sul nostro blog dal titolo: “Ci stanno abituando a tutto”.

Amico anonimo, penso che lei abbia travisato il pensiero dell’articolista di Avvenire facendo credere che il giornale “sia andato giù pesante contro Rai 3 e il programma della Dandini” come conseguenza di quanto è capitato all’ex direttore Boffo. Ebbene sappia, amico anonimo che, anche se viviamo in un clima di inciviltà sul piano politico, assecondato pesantemente dai media, Avvenire è rimasto e rimane a un livello più alto, offrendo un tipo di informazione ampia, chiara, non faziosa. Un servizio prezioso alla verità, non solo per cristiani, ma per tutti.
Non è dal “caso Boffo”, dove Avvenire ha subito un attacco non solo di bassa lega, ma di basso profilo intellettuale, che il giornale interviene con autorevolezza contro ogni trasmissione televisiva, o partiti di qualsivoglia colore politico, pubblicando sistematici servizi a favore della vita e della salvaguardia della dignità umana, oltre alla puntuale riproposizione degli interventi del Papa e degli insegnamenti della Chiesa.
Purtroppo siamo ormai abituati a chiacchere e atteggiamenti rozzi e grossolani, che ci vengono propinati da certi programmi, senza alcun rispetto per l’intelligenza delle persone che sono sommerse da inutilità. Mi riferisco alla faziosità indigesta dei vari Santoro, Travaglio, Dandini & C..
Le confesso che sono rimasto amareggiato dalla lettura dell’inaccettabile e offensivo spettacolo descritto dal giornalista di Avvenire, andato in onda su Rai Tre, che irrideva l’onorevole Binetti, ma anche offendeva profondamente tutti i cattolici. Mi riferisco alle stantie, anzi, rancide sguaiataggini scagliate contro l’on. Binetti e, in generale, contro il sentire religioso di molti. Commuove che la signora Dandini e soci si battano eroicamente per la libertà di pensiero e di espressione. Ma tale eroismo appare alquanto dubbio, alla luce dei pesanti dileggi riservati a chi, come l’on. Binetti, osa pensare liberamente e liberamente esprimersi. Che dire, poi, delle indecorose parodie del 'Padre nostro' e della confessione sacramentale, inscenata da gente assai poco intelligente? Sanno che noi cristiani sappiamo «porgere l’altra guancia», ma ricevere schiaffi, soprattutto da certe mani, ci ripugna.
È questo il concetto di «democrazia» e di «libertà » di un partito che si chiama «democratico»? Nessun partito moderno si sognerebbe di disapprovare le opinioni su temi etici, per i quali vige il principio generalizzato di libertà di coscienza. Dicono di battersi per difendere i diritti delle minoranze, a loro dire perseguitate, ma poi perseguitano una minoranza interna al loro partito. Dicono che la libertà di stampa è minacciata e poi loro perseguitano la libertà di espressione e di pensiero. Diversi deputati del Pdl hanno votato in difformità rispetto all’orientamento del loro partito. Nessuno scandalo. Per una deputata del Pd, che invece si è espressa diversamente dagli altri, è nata una bufera. Ma la sinistra non è contro il «pensiero unico»? Non sarà che anche loro ce l’hanno con i «diversi»? Spero proprio di no.
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Casale, il teatro per la fine dell’anno

Sul piatto 80mila euro per garantire la nuova stagione, soddisfatto l’esecutivo: «È stato difficile, ma abbiamo scelto bene». Il “Litta” nuovo gestore del Comunale. Lo storico teatro milanese batte gli altri tre concorrenti in lizza.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 28 ottobre 2009.

Il nuovo gestore del Teatro Comunale per la stagione 2009-2010 è il Teatro Litta di Milano: si è aggiudicato la gara di lunedì pomeriggio alla quale hanno preso parte quattro concorrenti.
Dopo che il bando di gara pubblica dello scorso agosto era andato deserto, il 10 ottobre è stata avviata la procedura negoziata con l’invio delle lettere invito ad alcune aziende del settore culturale. Il 20 ottobre scorso è stata inviata a tutti i partecipanti l’informazione della disponibilità di finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli indicati nel bando. La base per la procedura, infatti, è stata fornita dallo stesso testo di bando dell’estate scorsa, che prevedeva un contributo comunale di 35 mila euro per lo svolgimento dell’attività. A quella cifra, però, sono stati aggiunti in seguito altri 35 mila euro provenienti dalla Fondazione della Banca Popolare di Lodi e altri 10 mila euro arrivati da privati, dalla società Copra in sede di rinnovo dell’appalto del servizio di mensa scolastica. Le imprese culturali invitate a partecipare sono state otto, e alla fine le offerte ricevute sono risultate quattro. La commissione ha valutato prima gli aspetti tecnici di gara, quindi è passata a valutare l’offerta dei contenuti e infine quella economica, assegnando un punteggio per ogni caratteristica.
La prima offerta a essere stata esclusa, senza nemmeno la valutazione dei contenuti, è stata quella della società Teatron Srl di Milano perché i documenti non erano inseriti correttamente nei plichi come richiesto dal bando. Dietro la Teatron Srl c’è l’attore e regista Eugenio De Giorgi, direttore del Teatro Olmetto di Milano, questa stagione chiuso per ristrutturazione. Nel prosieguo della gara è stata quindi fermata l’offerta di Giuseppina Russo per non aver raggiunto il punteggio minimo rispetto al progetto tecnico-operativo. Giuseppina Russo rappresenta l’associazione no profit milanese “La compagnia del bel canto” che riunisce cantanti lirici e strumentisti. Quindi la terza esclusione è arrivata per il Contato del Canavese, che non ha raggiunto il punteggio minimo necessario per la programmazione dell’attività artistica, culturale e ricreativa. Il Contato del Canavese è un’associazione di Ivrea operativa da quasi 15 anni nella direzione artistica e programmazione di teatri piemontesi. L’unica offerta a essere arrivata fino in fondo senza carenze nel progetto tecnico o nella programmazione artistica è stata appunto quella del Teatro Litta di Milano, che ha offerto un canone annuo di 2400 euro più iva e si è guadagnata molti punti in particolare nella programmazione teatrale e del cinema.
«È stata un’assegnazione difficile, non solo per colpa nostra - dice l’assessore alla cultura Giuseppe Passerini -. Abbiamo lavorato molto, con rapporti trasparenti e subendo tante, giuste pressioni da parte della gente, che vuole un teatro all’altezza di quello che ha avuto in questi anni. Siamo molto soddisfatti e pensiamo di aver dato alla città un ottimo gestore».

Cinema d’essai fra un mese, prosa fra due: nel segno della qualità il cartellone di Casale.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 26 ottobre 2009.

Il cinema entro la fine di novembre, il teatro per la fine dell’anno: sono questi gli obiettivi a cui punta ora l’amministrazione comunale, e al Teatro Litta di Milano già ieri erano al lavoro per presentare quanto prima il cartellone della stagione. «Un compito non facile, visto che di solito le stagioni si fanno a giugno e che dobbiamo lavorare in emergenza e recuperare il tempo perduto - dice Monica Gattini che si occupa delle relazioni istituzionali del Litta -. Tuttavia crediamo molto all’idea di servizio pubblico per il teatro, e per questo abbiamo voluto partecipare al bando di Casale, visto che era a rischio la continuità dell’offerta culturale in città». E che il Teatro Litta sia un teatro di servizio pubblico è testimoniato anche dalla sua storia degli ultimi anni. Con sede all’interno del palazzo nobiliare Arese Litta, costruito tra il XVII e il XVIII secolo, è il più antico teatro ancora in attività a Milano. Oggi è una struttura pubblica, gestito in convenzione da privati che lo hanno preso, ristrutturato e fatto crescere sia nell’offerta culturale sia nel rapporto con il pubblico, nell’ultima stagione in aumento del 20 per cento.
«Ma da parte nostra non c’è intenzione di venire da Milano a dettare legge su Casale - spiega Monica Gattini -. Vogliamo lavorare con l’amministrazione per costruire una proposta adeguata, con titoli seri tanto per la parte di teatro quanto per quella di cinema. Anche rispetto ai lavoratori, cercheremo di valorizzare le figure che già operavano nel teatro Comunale». Nessuna anticipazione arriva sulla possibile composizione del cartellone, per il quale dal Litta si limitano a osservare che sarà varia e composita come da bando. «È stata data risposta alle indicazioni presenti nel bando rispetto alla stagione teatrale, al cinema, alla musica - conclude Monica Gattini - Avremo anche la collaborazione del cinema Anteo di Milano, che è una garanzia sulla programmazione cinematografica, e se ci saranno risorse aggiuntive programmeremo una stagione per i ragazzi. A Milano siamo teatro stabile per la stagione di prosa adulti, ma abbiamo sempre diverse iniziative per i più giovani, e così vorremmo fare anche a Casale».
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Il mediatore che non sa più mediare

Toccato lo storico ruolo di Berlusconi.
Se nel centrodestra è in ballo il «federatore».
Rassegna stampa - Avvenire, Sergio Soave, 28 ottobre 2009.

Le tensioni che agitano la maggioranza vertono su un problema oggettivo e, per così dire fisiologico, quello che contrappone l’esigenza di immettere stimoli nell’economia, a sostegno della competitività delle imprese (per recuperare quote dei mercati internazionali) e dei redditi (per riattivare la domanda interna), a quella di evitare una crescita del disavanzo, peraltro in una fase in cui si attende una crescita dei tassi e quindi del costo del servizio del debito pubblico. Le contrapposizioni, però, tendono ad assumere un carattere patologico perché si inscrivono in una situazione politica nella quale si è indebolita la capacità di mediazione del presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi ha sempre avuto una straordinaria capacità come 'federatore', fin da quando, nell’ormai lontano 1994 riuscì a costruire un’alleanza a geometria variabile, con la formazione di Umberto Bossi al Nord e con il partito di Gianfranco Fini nel Centrosud. Ora mostra, per la prima volta, difficoltà a esercitare questa funzione, forse anche perché, avendo ritenuto di poter amputare dalla coalizione di centrodestra l’area più esplicitamente centrista dell’Udc, ha fornito a Bossi uno straordinario potere di interdizione che il leader leghista ha usato per estendere la sua influenza. Il fatto che Giulio Tremonti, già vicepresidente di Forza Italia, non appaia più come un’interfaccia privilegiata del partito di maggioranza nei confronti dell’alleato nordista, ma paia assumere una collocazione politica inversa, al di là delle effettive volontà dei protagonisti, è un segno di questo fenomeno. Sul merito dei problemi aperti è possibile che nel corso della discussione parlamentare della Finanziaria si trovi un accordo o almeno un compromesso, ma la ricostruzione di un equilibrio stabile nella maggioranza difficilmente potrà essere portata a termine in tempi brevi, almeno finché non saranno definite le candidature per le regionali. Sullo sfondo, naturalmente, aleggia il problema degli assetti dell’area moderata quando si sarà conclusa la fase attuale, che vede Berlusconi nella funzione centrale di federatore e di leader della coalizione oltre che del maggiore partito, anche se per la verità si tratta probabilmente di un tema ancora prematuro, almeno per il corso della legislatura, che però esercita comunque suggestioni e promuove ambizioni. L’assenza di un assetto che definisca regole e sedi di discussione collettive per affrontare fasi politiche complesse come quella attuale è un altro nodo, già sollevato da Fini, che sta arrivando al pettine. Basta osservare che Berlusconi ha dovuto tenere con esponenti del partito e della maggioranza riunioni a ripetizione e, comunque, in numero maggiore in queste ultime e convulse giornate di quanto non fosse accaduto in passato in periodi di tempo assai più lunghi. Sono segnali convergenti di una difficoltà che ha origini politiche, anche se non pare tale da mettere in discussione la stabilità degli assetti che l’elettorato ha assegnato a una legislatura ancor giovane.
Dipende naturalmente anche dal come il problema sarà affrontato se si arriverà a un chiarimento effettivo o se ci si trascinerà di compromesso in compromesso. Con effetti, in questo secondo caso, inevitabilmente deprimenti sulla capacità di intervento dell’esecutivo.
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Codogno, il suo è «mercato storico»

L’assessore: «Questa certificazione di antichità ci riempie di orgoglio e faciliterà i finanziamenti». «Meritavamo un “Mercato storico”». Grande soddisfazione dopo il riconoscimento del Pirellone.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Lu. Lu., 28 ottobre 2009.

È stata accolta con soddisfazione dall’assessorato comunale alle attività produttive la decisione ufficializzata nei giorni scorsi sul bollettino della Regione Lombardia: il mercato ambulante di Codogno d’ora in avanti potrà fregiarsi del titolo di Mercato storico, vera e propria certificazione d’antichità per l’area mercatale di piazza Cairoli che vanta perfino l’avallo firmato nel 1543 dall’allora imperatore Carlo V. La decisione regionale premia la richiesta che l’assessore al commercio Elena Ardemagni questa primavera aveva inoltrato al Pirellone. La richiesta poggiava su solide fondamenta: i requisiti per ottenere questo prestigioso riconoscimento, infatti, le 140 bancarelle ambulanti di Codogno li possiedono tutti, in primis proprio quello di vantare un curriculum d’attività lungo oltre quattro secoli. Il riconoscimento della Regione dà ora validità a quella richiesta. «Puntavamo molto ad ottenere questo riconoscimento - sottolinea Ardemagni -. Va da sé che la decisione della Regione ci riempie di soddisfazione: questa certificazione d’antichità consegna il giusto valore all’area mercatale cittadina che, con il suo svolgersi il martedì e il venerdì mattina, è da sempre parte integrante della storia di Codogno». Sbagliato, peraltro, limitare la soddisfazione comunale al semplice valore simbolico del riconoscimento. Tutta la vicenda, infatti, apre ad importanti risvolti concreti. Perché una cosa è sicura: il riconoscimento di Mercato storico alza le quotazioni dell’area ambulante. E ne facilita la rincorsa ai finanziamenti. Ardemagni conferma: «Il riconoscimento della storicità del mercato di Codogno ci permette di percorrere strade agevolate nella richiesta di finanziamenti. Lo stiamo già facendo - continua -: la Regione ha già aperto un bando da 2 milioni di euro mirato all’erogazione di finanziamenti per la riqualificazione delle aree mercatali. Stiamo verificando la possibilità di inserirci in corsa in questa preziosa occasione di contributo». L’assessore Ardemagni ricorda l’impegno di tutta la struttura comunale nell’arrivare ad ottenere questa prestigiosa certificazione d’antichità. Partito nei primi mesi di quest’anno, il lavoro di ricerca storica per supportare la richiesta a favore del mercato di Codogno aveva visto in prima fila il responsabile dei servizi fiere e mercati Emilio Pezzi, bravissimo nel coordinare le ricerche richieste ai funzionari comunali dell’archivio e protocollo, dell’ufficio tecnico, della biblioteca. L’iniziativa era stata portata avanti anche con l’interessamento dell’Ascom territoriale.
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«Il diritto di esprimersi liberamente»

Il sindaco di Lodi: «Il partito avrà un futuro solo se ci sarà posto per ognuna delle “anime”». «I cattolici? Nel Pd spazio per tutti». Per Guerini nessun pericolo di “fuga” dopo le primarie.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 28 ottobre 2009.

Non potrebbe mai stare in un partito che ignora i cattolici democratici e la loro storia. Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi in corsa per le amministrative del 2010 e uomo in vista del Pd a livello nazionale, è ottimista: è convinto che nel suo partito ci sia spazio per tutti. All’indomani del successo delle primarie, che hanno incoronato Pier Luigi Bersani come nuovo leader, il primo cittadino esprime la sua soddisfazione, nonostante facesse il tifo per Franceschini e nonostante la sua mozione non abbia avuto la meglio nemmeno nel capoluogo. «Sicuramente c’è una grande soddisfazione per la partecipazione alle primarie, che in provincia hanno portato alle urne più di 9mila persona - afferma Guerini -, si trattava di una scelta importante. La mozione Franceschini ha ottenuto un risultato simile a quello del congresso degli iscritti, il dato era quindi previsto. È giusto ringraziare tutti coloro che ci hanno lavorato, ma i temi del documento restano essenziali: il partito deve guardare al futuro e le diverse appartenenze devono essere superate». Il sindaco di Lodi è entrato a far parte dell’assemblea nazionale del partito. In questi giorni ha comunicato con Franceschini tramite sms e assicura che l’ex segretario ha sempre sostenuto il progetto del partito all’insegna del «vada come vada, l’importante è che ci siano tutti».
Dal momento che il Pd non ha ancora un’identità ben definita, Guerini sottolinea che i “nodi” devono essere affrontati al più presto: «Il Pd non può essere una fase nuova della sinistra italiana, deve mettere insieme questa esperienza con quella popolare e cattolico-democratica, una tradizione che deve avere piena cittadinanza, sia nelle scelte che nelle persone». Solo così, sostiene il primo cittadino, sarà possibile avanzare delle proposte per il Paese. «Del resto la questione dei cattolici esisteva anche prima del congresso - aggiunge -, il Pd avrà futuro solo se tutte queste identità troveranno spazio, se ci dovesse essere una prevalenza, allora sarebbe un dato negativo».
Un’altra questione su cui riflettere sarà quella che riguarda i temi considerati eticamente sensibili: «Pur all’interno di una discussione - conclude Guerini -, non dovrà venir meno il diritto di coscienza. È giusto trovare una posizione comune sulle questioni eticamente sensibili, ma ognuno deve avere il diritto di esprimersi liberamente».
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Un futuro per l'Unilever di Casale

Esito positivo dopo l’incontro in Assolodi fra rappresentanti dei lavoratori e dirigenti dell’azienda. Area Lever, arrivano altri investimenti. Rilancio con la produzione di detersivi a spruzzo e liquidi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 28 ottobre 2009.

Nuovi investimenti sul sito produttivo con un impianto di cogenerazione, un futuro da stabilimento leader nella produzione di detersivi a spruzzo e liquidi per lavatrice, la promessa di non ristrutturare la parte della holding, che non era stata toccata dalla riorganizzazione che lo scorso aprile determinò la cassa integrazione per 170 lavoratori. È stato positivo l’incontro avvenuto ieri in Assolodi tra rappresentanti dei lavoratori, segretari provinciali di categoria di Cgil, Cisl e Uil e dirigenti dell’Unilever.
L’azienda ha rassicurato sul piano di investimenti: oltre al programma triennale 2008-2010 con 15 milioni di euro, a giugno entrerà in funzione un nuovo impianto di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e per l’acqua calda. Un investimento da 2 milioni 700 mila euro che sarà ammortizzato in tre o quattro anni.
«Un bel segnale per il sito produttivo - dice il segretario dei chimici Uil Gianpiero Bernazzani -. L’anno prossimo sono in arrivo anche 4,5 milioni di tonnellate dal sito di Pozzili per saturare la produzione sulle linee, e c’è stato prospettato un futuro come stabilimento leader nei detersivi a spruzzo e nei liquidi per lavatrice. L’azienda non ha voluto replicare direttamente alle voci di chiusura del sito, ma l’applicazione dell’accordo di aprile e il potenziamento dell’area sono segnali importanti per il futuro».
La stessa presenza al tavolo della trattativa del dirigente nazionale Salvatore Iorio è stata vista positivamente dai sindacati. «Anche lui ha firmato l’accordo ad aprile ed era presente per garantirne l’applicazione - conclude Bernazzani -. Restano dei problemi da risolvere, l’aumento dei volumi, il reintegro dei cassintegrati, il riutilizzo del sito dismesso. Nel complesso però siamo soddisfatti, almeno per adesso».
I lavoratori della fabbrica ancora in cassa integrazione sono 91, 66 sono andati in mobilità, tre hanno dato le dimissioni. Nella holding, uffici e laboratori, uno ha dato le dimissioni.
«E per la holding c’è stato assicurato che l’Italia, e quindi Casale, non sarà toccata dalla riorganizzazione dei laboratori in corso a livello europeo - commenta Carlo Carelli della Rsu -. Le prospettive non sono negative, ma occorre vigilare sempre e servono più garanzie per i lavoratori, sia in fabbrica sia in cassa integrazione. A questo proposito abbiamo chiesto all’azienda ulteriori dettagli, e le riferiremo in assemblea il 4 novembre prossimo».
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Il mistero dei fori nei cartelli

Qualcuno si diverte a sparare ma c’è chi dà la colpa ai sassi scagliati dai tir in transito. È mistero sui cartelli colabrodo crivellati di colpi sulla via Emilia.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 28 ottobre 2009.

Sui cartelli stradali della via Emilia compaiono strani fori che qualcuno associa a colpi d’arma da fuoco. Per i carabinieri però non c’è nessun allarme: non colpi d’arma da fuoco o ad aria compressa, ma buchi da attrezzi di carpenteria. Ma chi e perché farebbe questo? I segni bianchi della vernice tolta in prossimità del foro si notano bene sui cartelli blu con le indicazioni stradali. Percorrendo la via Emilia in direzione nord, da Guardamiglio a Casale, i cartelli stradali sul ciglio destro della strada presentano chi quattro, chi sei, chi dodici fori e anche di più, tutti di piccole dimensioni. Alla fine se ne contano circa un centinaio circa. «Li ho notati almeno un mese fa - dice il casalese che per primo ha fatto la segnalazione -. Sono molto ben visibili anche a occhio nudo passando in auto per la via Emilia. Sembrano proprio colpi d’arma da fuoco, come sparati da una pistola». A un sopralluogo veloce il riscontro è immediato: basta guardare i cartelli stradali posizionati lungo la via Emilia nel tratto a doppia carreggiata, da Guardamiglio verso Casale, e i fori balzano subito all’occhio. In alcuni casi attorno al foro è sparita molta vernice in altri invece il buco sembra fatto con precisione, alcuni sono in alto, altri in basso, diversi sono allineati. Impossibile però per persone non esperte stabilire di che cosa si tratti. Certo sembra strano che eventuali colpi d’arma da fuoco non siano stati né sentiti né notati da nessuno su una delle vie più trafficate d’Italia. Tuttavia, i carabinieri del comando di Codogno assicurano di non aver mai ricevuto segnalazioni al riguardo. Diverso sarebbe il caso di colpi sparati con armi ad aria compressa, che danno luogo a un tonfo sordo che può essere sentito solo nelle vicinanze. In realtà, per i carabinieri non si tratta né di un caso né dell’altro. I fori infatti sarebbero troppo numerosi e presenterebbero dei tagli troppo precisi e regolari, con una forma non compatibile a quella dei colpi d’arma da fuoco, soprattutto sul lato d’uscita che è liscio e dovrebbe invece essere irregolare, con i denti prodotti dal metallo piegato dal colpo. In diversi casi poi i buchi sarebbero allineati con precisione, e non avrebbero alcun segno di bruciatura. La conclusione è che non sono riconducibili a colpi d’armi da fuoco. Anzi, per alcuni potrebbe trattarsi dell’effetto proiettile di sassi, colpiti dai camion in transito e quindi lanciati ad alta velocità sui segnali stradali. In altri casi, sarebbe opera di un attrezzo da carpentiere, probabilmente una fresa. Rimane da capire chi e perché avrebbe mai dovuto fresare i cartelli della segnaletica stradale della via Emilia.



Il fenomeno è sempre esistito anche in altre zone ed è riconducibile, come ipotizzato, ai sassi sollevati dai grossi automezzi. [nostra annotazione]
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Vivere sorgeniamente

Turano - Illustrati i “vantaggi” del nuovo impianto a turbogas.
«Salute e posti di lavoro con la centrale Sorgenia».

Rassegna stampa - Il Cittadino, Paola Arensi, 28 ottobre 2009.

Turano - Massima attenzione alla salute e posti di lavoro per chi è in difficoltà. Alla conferenza sulla nuova centrale a turbogas di Sorgenia, proposta lunedì dal gruppo di minoranza “Turano nuova”, il consigliere provinciale Alfredo Ferrari della Lega, affiancato dal “collega” Vincenzo Romaniello di Italia dei valori, ha illustrato le caratteristiche della nuova convenzione ambientale relativa alla costruzione e all’esercizio del contestato impianto. La convenzione firmata tra Sorgenia e la Provincia di Lodi rappresenta gli interessi sovracomunali, il comune di Bertonico e limitrofi. La durata della convenzione è stabilita in sette anni dalla marcia commerciale dell’impianto e comunque non oltre 10 anni dalla stipula. Durante l’incontro Ferrari è stato affiancato dall’ingegnere Melzi, che ha presentato la sua relazione tecnica. Il sindaco Umberto Ciampetti ha però puntualizzato: «È sempre interessante sentire un professionista, ma le stesse cose sono state ripetute infinite volte già dai nostri tecnici». Nell’occasione Melzi ha chiarito una serie di questioni: «È tassativamente esclusa la possibilità di ogni tipo di utilizzo di combustibili fossili diversi dal gas naturale, di incenerire rifiuti e di produrre energia con combustibile nucleare. Parliamo di una centrale a ciclo combinato gas-vapore con configurazione a doppio asse turbogas e rigeneratore a vapore». Ma il sindaco lo ha incalzato: «Vorremmo risposte concrete alle nostre domande. Noi abbiamo proposto di utilizzare i soldi delle compensazioni per avere le migliori tecnologie esistenti e salvaguardare la salute. Perché questo non è stato fatto? Si potrebbe migliorare ancora». «Sorgenia si impegna ad utilizzare le migliori tecnologie esistenti sul mercato conformemente ai protocolli Bref (Bat REFerence documents) - ha dichiarato Ferrari -. Tutto al fine di abbassare e migliorare l’impatto ambientale e in particolare le emissioni in atmosfera e il rumore. Una volta che la centrale è stata approvata abbiamo cercato di ottenere di migliorare ancora la bozza, già buona, dell’amministrazione Felissari. Di più non si poteva fare». Ora si dovrà monitorare che, all’avvio dell’impianto, Sorgenia effettui veramente gli interventi di innovazione tecnologica stabiliti e valorizzi il monitoraggio ambientale. Necessari, tra le altre cose,la riduzione delle emissioni di ossido di azoto, di monossido e biossido di carbonio, la riduzione del prelievo idrico autorizzato di circa il 70 per cento. Inoltre, per sostenere la ripresa del Lodigiano, Sorgenia dovrà favorire la manodopera locale e dare lavoro a personale competente con priorità a chi vive difficoltà occupazionali.



Spot Sorgenia in onda da febbraio 2009 su Sky . Regia di Andy Lambert e brano di library dal titolo Earthflow.

Sicurezza, servizi e ambiente sono nelle priorità dei turanesi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 28 ottobre 2009.

Lunedì sera la minoranza di Turano ha diffuso i risultati del questionario sul Piano di governo del territorio diffuso in paese il mese scorso. Il capogruppo di “Turano nuova” Roberto Ginelli ha illustrato quanto è emerso: «Hanno partecipato persone con un età media di 46 anni e compresa tra i 17 e gli 82 anni. Il 47 per cento erano donne e il 91 per cento erano studenti o lavoratori. Le priorità di questi cittadini sono l’incremento dei servizi alla persona, della sicurezza e della tutela ambientale». Il consigliere Mauro Tresoldi ha proseguito: «In base a questi interessanti risultati, che ci hanno fatto capire le priorità dei cittadini, abbiamo elaborato una serie di proposte. Non che l’esito del test abbia dato risultati eclatanti, tuttavia si tratta di un utile indirizzo per lavorare meglio alla stesura del documento. Spero che anche la maggioranza sappia tenere in considerazione tali esigenze e lavorare con noi sul Pgt. Si tratta infatti di uno strumento utile a tutta la cittadinanza che non ha alcun risvolto politico». Sono stati illustrati quindi i suggerimenti protocollati presso gli uffici municipali tra cui: l’individuazione di un’area per l’edilizia residenziale pubblica; la predisposizione di un’area di insediamenti produttivi al di fuori dell’area ex Gulf; la modifica della viabilità riguardante la provinciale 126 più l’eventuale studio di una tangenziale esterna; il reperimento di un’area attrezzata per un futuro attracco nella zona “Madonnina dell’Adda”, previo accordi con privati e istituzioni; la stesura di norme per il rispetto dei cascinali; la predisposizione della pista ciclabile di collegamento Melegnanello - Vittadone, Secugnago e Turano-Cavenago; il rifacimento completo della piazzola ecologica.
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