FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

venerdì 25 settembre 2009

Nuove tendenze nel popolo libertone

Il ministro chiede 900mila euro di danni. Nella citazione il legale scrive: "Dopo la lettura degli articoli il ministro ha accusato perdite di peso ed emicrania".
La Carfagna querela Repubblica.
"Ha riportato frasi ingiuriose della Guzzanti" .

Rassegna stampa - Repubblica.it, 25 settembre 2009.



Roma - Dopo Berlusconi la Carfagna. Anche il ministro delle Pari Opportunità ha deciso, a oltre un anno di distanza dai fatti, di citare in giudizio la Repubblica. Gli articoli oggetto dell'azione civile di risarcimento sono due, uno del 9 luglio del 2008, ovvero il resoconto del "No Cav Day", compreso il comizio di Sabina Guzzanti, e un altro del 6 agosto scorso, che riassume quanto riportato dai giornali stranieri sull'inchiesta di Bari.
"L'autore dell'articolo del 9 luglio 2008 - scrive l'avvocato Federica Mondani - ritiene di dover riportare testualmente le frasi "osteria delle ministre... se a letto sei un portento figuriamoci in Parlamento". "... Non può diventare ministro una che gli ha succhiato l'uccello", riferendosi evidentemente al presidente del Consiglio". Nel secondo articolo il legale della Carfagna contesta un'altra frase, che il giornalista riportava dal Nouvel Observateur: "Un ipotetico nastro... nel quale Mara Carfagna (amante quasi ufficiale) e Maria Stella Gelmini (le due sono definite bimbe) addirittura si interrogano reciprocamente per sapere come soddisfare al meglio il primo ministro, evocano le iniezioni che deve farsi prima di ogni rapporto".
Secondo l'avvocato si tratta di "parole talmente offensive della reputazione e della dignità di un personaggio politico con incarico istituzionale", che "non trovano precedenti nel nostro paese". Il legale insiste innumerevoli volte sullo stesso tasto: "Le espressioni "succhiato l'uccello", "amante quasi ufficiale", "come soddisfare il primo ministro" e "evocano le iniezioni che deve farsi prima di ogni rapporto" hanno travalicato il limite della continenza".
"Le locuzioni suggeriscono il riferimento all'attività, data per certa, di "concessione" del ministro", mentre la fonte sarebbe rappresentata "da un lato dai contenuti blasfemi di un aspirante comico (nella fattispecie Sig. ra Sabina Guzzanti) e dall'altra dall'articolo di un giornale estero che richiama una presunta, mai esistita, "registrazione"". Quindi il legale si lancia in una "umile riflessione a sfondo giuridico", ovvero "se l'argomento intercettazioni a sfondo sesso-volgare siano davvero di "interesse pubblico" o se piuttosto i quotidiani, anche per una crescente crisi del settore, rifondino speranze nel trarre beneficio quando i medesimi argomenti diventino di "interesse del pubblico"". Insomma, la stampa si occuperebbe di queste vicende solo per vendere più copie.
L'avvocato della Carfagna, nella lunga citazione, sottopone al tribunale anche il presunto "danno" arrecato al ministro. La "ricezione dell'insulto a livello popolare" avrebbe infatti implicato la possibilità "per l'On. Ministro di aver perduto connotati politici di stima e carisma oltreché la capacità di proselitismo". La Carfagna denuncia "una notevole flessione negativa" nei sondaggi e pretende nei suoi confronti quel "diritto all'oblio di cui ciascun soggetto pubblico gode". Poi, oltre al "danno morale", l'avvocato elenca il presunto danno biologico: "In seguito alla lettura degli articoli imputati il Ministro Carfagna registrava anche sofferenze fisiche che portavano la stessa a perdere peso e a soffrire di insonnia e forti emicranie".
C'è di più: "Il Ministro si è trovato nella condizione di dover evitare interviste al fine di non dare ulteriore eco alle false notizie". E, per questo, la Carfagna chiede in totale ai giornalisti e all'editore di Repubblica 900 mila euro. Nulla invece, a quanto risulta, chiede al Foglio di Giuliano Ferrara, che pubblicò insieme le stesse invettive di Sabina Guzzanti.




Condividi su Facebook

Cappelletti il migliore

I nostri sondaggi.
Chi è stato, dal 1970 ad oggi, il miglior sindaco di Brembio?
Giambattista Cappelletti è il preferito dai brembiesi.

Pur ribadendo che i nostri sondaggi online non hanno un valore statistico, trattandosi di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente aventi l'unico scopo di permettere ai nostri lettori di esprimere la propria opinione su temi diversi, è interessante il risultato dell’ultimo chiuso qualche tempo fa su quale sindaco dal 1970 ad oggi avesse lasciato maggior segno della sua amministrazione nell’immaginario collettivo.
Si sono avute 134 espressioni di voto e soltanto il 2% per cento di quanti hanno partecipato al sondaggio hanno dichiarato di non saper esprimere una preferenza. Il sindaco preferito è risultato Giambattista Cappelletti, col 35% di preferenze, seguito dal suo predecessore Diego Casella, 31%, quindi dall’attuale sindaco Giuseppe Sozzi, 28%, ed infine Angelo Cortesini col 4%.



Per ricordare il Cappelletti sindaco riportiamo qui una intervista pubblicata da Il Cittadino nell’edizione di martedì 28 febbraio 1989, a pagina 8, e raccolta dall’allora giornalista del quotidiano Sergio Fumich.



Un’intervista al primo cittadino Giambattista Cappelletti.
Brembio e il 2000.
Cosa si è fatto, cosa si realizzerà in futuro.

Il Cittadino, Sergio Fumich.

«Alle prossime elezioni amministrative manca poco più di un anno – ci dice Giambattista Cappelletti, sindaco di Brembio. – È il periodo in cui solitamente si cominciano a tirare le somme del proprio mandato amministrativo, a verificare le iniziative per portare a compimento i progetti, per chiudere i capitoli ancora aperti. È un tempo da spendere soprattutto per rendere meno traumatico il passaggio delle consegne ai nuovi amministratori e meno gravoso l’avvio del loro lavoro, a tutto vantaggio della cittadinanza».
Cappelletti è succeduto alla guida dell’amministrazione brembiese dopo le dimissioni del geom. Casella a seguito di un’indagine su un’ipotesi di interesse privato in atti d’ufficio avviata dalla magistratura e conclusasi recentemente con l’assoluzione con formula piena dell’ex sindaco. «Le dimissioni di Casella e tutta la vicenda del nido comunale – dice Cappelletti, - hanno accentuato le diffidenze tra le forze politiche, non solo tra maggioranza ed opposizione, ma anche nella maggioranza stessa. Brembio ha bisogno di moltissime cose, ogni partito ha i suoi progetti per risolvere i problemi, ma molte volte i progetti e priorità indicate sono alternative, e quindi si possono solo fare scelte a scapito di altre. Il disaccordo che si tramuta in sterili contrasti o inutili polemiche danneggia sempre e solo i cittadini. Non lo si dovrebbe mai dimenticare».
L’Amministrazione comunale sta elaborando il bilancio, chiediamo al sindaco di parlarcene. «La data di presentazione slitterà sicuramente al 30 aprile – ci dice Cappelletti, - avremo un 3% in meno di contributi da parte dello Stato, cui dovremo sopperire con gli strumenti d’imposizione locale previsti dalla finanziaria, una situazione che certamente non ci soddisfa. Entro il 28 febbraio dovremo stabilire l’ammontare della nuova tassa comunale per gli artigiani, commercianti e professionisti; sarà una decisione da valutare attentamente tenendo conto della realtà locale. Abbiamo comunque la possibilità di assumere mutui con ammortamento a carico dello Stato per 170 milioni e mutui parzialmente rimborsabili per cifre che variano a seconda dei tassi e del periodo d’ammortamento da un minimo di 610 milioni ad un massimo di 920 milioni».
Il Comune sta realizzando una serie di opere importanti, il sindaco Cappelletti così riassume le iniziative. «Nell’89 sarà innanzitutto costruito l’impianto di sollevamento della fognatura di Via Roma; l’opera permetterà di superare l’ostacolo del Brembiolo e di collegare quindi alla rete fognaria una zona residenziale consistente. C’è qualche difficoltà con una proprietà, ma tutto dovrebbe risolversi positivamente in tempi brevi. Sempre entro quest’anno si realizzerà il secondo pozzo dell’acquedotto, che permetterà di portare l’acqua nelle cascine e risolvere così i problemi che da qualche anno gli agricoltori stanno incontrando con l’acqua dei loro pozzi. Si costruiranno nuove cappelle al cimitero e nel contempo si interverrà migliorando i servizi igienici e la camera mortuaria. Si procederà all’asfaltatura di Via Monte Grappa ed alla sistemazione a parcheggio della superficie utile ottenuta dalla copertura della roggia Casala e si sistemeranno le strade di accesso alla zona Peep (Via Dalla Chiesa e Via Fanin). Entro i primi giorni di marzo sarà disponibile un nuovo pulmino per il trasporto alunni acquistato con un contributo regionale di 15 milioni».
«Ma l’opera più importante – dice Cappelletti, - che si andrà a realizzare sarà il nuovo centro sportivo. Abbiamo già provveduto nel 1986 ad acquisire l’area che è quella dell’attuale campo sportivo. Il progetto di massima, necessario per rientrare nell’assegnazione dei contributi è stato redatto dai due tecnici incaricati ed approvato. Non resta che dare l’incarico ai tecnici incaricati per la fase realizzativa».
La sistemazione della Piazza Matteotti è un ritornello nelle promesse elettorali… «È vero – conviene il sindaco, - la piazza è una delle più belle del lodigiano. Non si deve più rimandare, un intervento è necessario senza magari pensare ad opere faraoniche. Ma nei nostri piani c’è anche la sistemazione di tutto il piano terreno del Palazzo comunale. L’incarico è già stato conferito, si tratta di portarlo avanti. Si darebbe una sistemazione ottimale alla Biblioteca ed alle sedi della Pro Loco, dell’Anpi e dell’Associazione combattenti, e con lo spostamento dell’abitazione di un dipendente si metterebbero a disposizione delle scuole elementari altri locali. In previsione dell’aumento delle classi a tempo pieno, si deve trovare una soluzione per un locale mensa o con una diversa risistemazione degli spazi o magari con la costruzione».
La Parrocchia intende cedere il cinema, lo acquisterà il Comune?
«Abbiamo ricevuto una lettera del parroco che ci chiede un incontro per sentire la nostra disponibilità all’acquisto. Il cinema parrocchiale è una struttura costruita con il contributo della collettività brembiese. Sono dell’avviso che non debba andare in mano ad un privato. Certo si dovrà adeguarlo alle attuali norme di sicurezza ed elaborare un regolamento per il suo uso. Credo che la risposta del Comune sarà positiva».
Da anni si parla di far decollare la zona artigianale… «Certo, ci si sta però anche muovendo, l’incarico per un piano della zona artigianale è stato affidato all’ing. Astorri. La Giunta si è già riunita con la commissione Urbanistica ed Edilizia per discutere i vari aspetti del problema. Si tratterà di arrivare ad una convenzione tra Comune e lottizzanti che garantisca entrambi, gli artigiani che vogliono costruire, il Comune che deve fornire i servizi».
Si parla anche di possibili modifiche al Piano Regolatore… «Sono convinto che certi vincoli attuali siano troppo penalizzanti per i privati. Ad esempio, esiste un vincolo storico su un’area (il Convento) che dovrebbe essere tolto o fatto decadere. Il Comune non è intenzionato ad acquisire quell’area, il costo sarebbe troppo alto rispetto ai benefici che ne potrebbero derivare per la collettività. Per il resto è nostra intenzione continuare sulla strada dei piani di recupero man mano che vengono le sollecitazioni dai proprietari interessati».
Brembio è un paese di pendolari. Cosa fa il comune per questi lavoratori? «Siamo impegnati per una soluzione dei problemi più scottanti a livello locale. Stiamo facendo continue pressioni sul Comune di Secugnago perché non dimentichi che il suo territorio non si ferma alla linea ferroviaria. Se l’area tra la ferrovia ed il Garibaldino fosse territorio del nostro comune, avremmo potuto metter mano alle opere necessarie in prima persona. Ma così non è. C’è da trovare una soluzione per l’incrocio della provinciale al Garibaldino che elimini l’attuale pericolosità, c’è da illuminare ed asfaltare la via che porta al sottopasso, c’è la realizzazione del parcheggio, la cui area è stata acquistata da tempo dal Consorzio Trasporti».
L’Amministrazione ha sviluppato parecchie iniziative nell’assistenza agli anziani. Perché non pensare alla realizzazione di mini-alloggi? «Nel sociale siamo attenti a tutti i settori ed è nostra intenzione rafforzare in quest’anno maggiormente i servizi, dall’asilo nido, alle strutture sportivo-ricreative, ai servizi per gli anziani. È nostra intenzione affiancare all’assistenza infermieristica un servizio in paese di elettrocardiogramma tramite convenzione con un medico cardiologo. Venendo al problema degli alloggi per gli anziani, il Comune purtroppo non ha sue proprietà. Esiste in paese tuttavia del patrimonio edilizio inutilizzato che potrebbe essere ristrutturato, per questo scopo. C’è una nostra piena disponibilità per una ricerca di soluzioni, magari attraverso convenzioni con i privati che intenderebbero mettere a disposizione le possibili aree».
Condividi su Facebook

Una penosa retromarcia nel silenzio della stampa

Dalla "rivoluzione" al flop. Abrogate in sordina le norme "antifannulloni" di Brunetta.
Rassegna stampa - l'Unità.it, 25 settembre 2009.

Era stata presentata come l'arma finale contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione, la attesa "rivoluzione" nella pubblica amministrazione. E sulle norme che dovevano "inchiodare" gli impiegati alla loro scrivania il ministro Brunetta aveva costruito la sua popolarità. Peccato che in gran sordina, con un decreto legge del luglio scorso, già convertito in legge, quelle norme siano sparite. Prevedevano disposizioni penalizzanti per gli impiegati pubblici, tra le quali indennità di malattia ridotta, e fascia di reperibilità per i dipendenti in malattia estesa praticamente a tutta la giornata (con un'unica 'ora d'aria' dalle 13 alle 14). Peccato che fossero chiaramente incostituzionali e che quindi il governo ha pensato di togliere di mezzo i presupposti di un'altra figuraccia.
Le fasce orarie di reperibilità sono tornate due di due ore ciascuna, la certificazione medica è stata nuovamente affidata al medico convenzionato, e sono state abrogate alcune delle norme che prevedevano penalizzazioni economiche. I sindacati si chiedono ora come mai è stata data tanta pubblicità alle norme di Brunetta e nemmeno una notizia sulla penosa marcia indietro dello stesso ministro. Verrebbe da dire: è la stampa bellezza.
Secondo i sindacati il provvedimento era ampiamente incostituzionale. La Cgil: "Tanto rumore per nulla". Con l'aggravante che dopo tanti annunci mediatici, non è in campo nessuna vera norma per far funzionare meglio la Pubblica amministrazione.
Condividi su Facebook

In edicola oggi

25 settembre 2009.
Le prime pagine dei giornali.






Condividi su Facebook

La discarica a Senna «non sarebbe possibile»

Senna, nuove linee guida per le discariche: il Pd però non si fida della svolta al Pirellone.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 25 settembre 2009.

Senna - La commissione ambiente del Pirellone ha dato parere favorevole alla ridefinizione dei criteri per la localizzazione degli impianti di gestione e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali. Le Province dovranno ispirarsi a queste linee guida per realizzare i Piani rifiuti, inoltre i criteri dovranno essere rispettati per rilasciare le autorizzazioni ai nuovi impianti. I gruppi di opposizione hanno espresso un parere contrario rispetto al documento.
Le linee guida avevano destato la preoccupazione del territorio, che da mesi sta cercando di contrastare l’arrivo di una discarica a Senna Lodigiana. Il consigliere regionale del Pd, Gianfranco Concordati, ha sottolineato che la commissione ha modificato in parte il testo iniziale, accettando alcuni emendamenti proposti dal Pd, relativi ai vincoli paesaggistici e alla prevalenza dei livelli di programmazione pre-esistente in caso di divergenza fra piani di uso del territorio. «In sostanza - afferma - per il Lodigiano significherebbe che sull’area di Senna, su cui Cre vorrebbe realizzare la megadiscarica, questo non sarebbe possibile, perché è vigente un Piano cave che terminerà solo fra qualche anno con il ripristino ambientale. Diciamo che significherebbe perché rimane un grande punto interrogativo». Concordati sottolinea, però, che la decisione della commissione non è vincolante per la giunta: «L’assessore Buscemi ha già detto chiaramente ai consiglieri presenti che deciderà autonomamente cosa tenere e cosa buttare di un lavoro durato sei mesi. Si tratta di un’affermazione grave che non tiene conto del lavoro dei consiglieri e che mostra una volta di più la volontà della giunta di utilizzare le assemblee consultive e decisionali a suo piacimento. Anche per questo il nostro voto è stato contrario, oltre al fatto che il testo a nostro avviso non rispecchia quella linea di salvaguardia indispensabile in una programmazione di questo tipo».
La Provincia di Lodi, al lavoro per riscrivere il Piano rifiuti ed evitare il commissariamento, ribadisce che comunque i criteri in discussione non si applicherebbero al caso lodigiano. L’amministrazione si sta preparando il primo ottobre, giorno in cui è stata fissata la conferenza dei servizi.
Condividi su Facebook

Giustizia è fatta

Il giudice di pace ritiene che gli stranieri che violino anche l’allontanamento vadano processati con la vecchia "Bossi-Fini". Reato di clandestinità: assolti in 5 su 6. Sanzione di 5mila euro all’unico che non era mai stato espulso.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Carlo Catena, 25 settembre 2009.

Debutta con cinque assoluzioni “per non aver commesso il fatto” e una sola condanna, a 5mila euro di ammenda, il reato di clandestinità nella giurisdizione del tribunale di Lodi: ieri a Codogno la prima udienza, innanzi al giudice Giovanni Giuffrida, a carico di sei nordafricani che erano stati denunciati nel Basso Lodigiano tra il 10 e l’11 agosto, poche ore dopo l’entrata in vigore della norma. Nessuno degli stranieri si è presentato: in aula per loro gli avvocati d’ufficio Raimonda Aliu Mane, Valeria Tansini e Fabio Daprati, che dei loro assistiti, tutti contumaci, hanno potuto conoscere solamente gli atti d’accusa, tra i quali i decreti di citazione a giudizio del pm Delia Anibaldi della procura di Lodi. Tutte le parti si erano munite di manualetti interpretativi della nuova norma, e il pm Arturo Iacovacci e il giudice a loro volta erano reduci da un corso di aggiornamento sul “pacchetto sicurezza” tenutosi martedì presso il palazzo di giustizia di Milano.
Primi giudicati, un record storico di cui sicuramente avrebbero fatto a meno, E.A., 25 anni, egiziano, e A.M., 34 anni, marocchino, che erano stati fermato il 10 agosto dai carabinieri di Codogno nell’ambito di un’operazione mirata anche al controllo dei documenti degli stranieri, attuata con il supporto di militari del comando provinciale di Lodi. Sul banco dei testimoni i militari che avevano formalizzato la denuncia, ai quali il pm ha chiesto di chiarire se risultassero già destinatari di provvedimenti di espulsione. A risposta affermativa, la richiesta di non luogo a procedere. Il giudice, dopo quasi mezz’ora di camera di consiglio, ha quindi pronunciato sentenza di assoluzione. Processo identico quindi per i marocchini M.B., 24 anni, e J.A., di 25, anch’essi già formalmente espulsi in passato, e a loro volta assolti dal reato di clandestinità, e per A.F., 21 anni, egiziano. Ultimo al giudizio E.O.A., 22 anni, marocchino, che era stato sorpreso l’11 agosto da militari della tenenza di Casale della guardia di finanza in via Lever Gibbs, a Casale: non aveva mai ricevuto decreti di espulsione e quindi per lui si è applicata la nuova norma, l’articolo 10 bis della “Bossi-Fini” introdotto dalla legge 94 del 2009, con la pena minima della sanzione di 5mila euro, che difficilmente però un nullatenente, oltre che, al momento, irreperibile, potrà essere costretto a pagare. Per lui, come per tutti gli altri, la questura di Lodi ha comunque avviato le procedure del provvedimento di espulsione, che però solo in rari casi viene seguito dall’accompagnamento alla frontiera e dall’imbarco.
A spiegare le richieste di assoluzione del pm e la decisione del giudice sono gli avvocati: «L’articolo 10 bis è chiaro, almeno in questo – spiega Daprati -: la clandestinità è punibile “salvo che il fatto costituisca più grave reato”. E chi, in quanto clandestino, è anche inottemperante a un precedente ordine di espulsione, viola una norma che prevede sanzioni più gravi, cioè il carcere, già contenuta nella previgente Bossi – Fini. Ecco perché queste persone andrebbero processate per l’inottemperanza, che assorbe questo reato minore, e non per la semplice clandestinità».
Condividi su Facebook

Alla prova dei fatti

Casalpusterlengo. Le Rsu puntano il dito contro il comune per non aver mantenuto l’accordo con il Famila sull’assorbimento di alcuni operai. «Lavoratori Lever, comune immobile». Sindacati inferociti: «Disattese le promesse sul reinserimento».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 25 settembre 2009.

«Alla prima prova concreta, il territorio ha dimostrato di non esserci, e questo ci fa male». È lapidario il commento della Rsu Unilever all’apertura del nuovo supermercato Famila nell’area ex Samor. La scorsa primavera, dopo l’annuncio dei 170 esuberi in Lever con il ricorso alla cassa integrazione, l’amministrazione Pagani aveva assicurato che, grazie a un impegno informale, nel nuovo supermercato sarebbero stati ricollocati alcuni lavoratori in cassa integrazione, una mezza dozzina circa, un numero simbolico per una vicinanza concreta. Ieri il supermercato ha aperto, ma nessuno dei 25 occupati proviene dalla Lever, e il commento della Rsu è amareggiato e deluso. «I lavoratori da soli non sono in grado di vincere questa battaglia - spiega Carlo Carelli della Rsu -. Abbiamo sempre puntato su reindustrializzazione del sito e sul ricollocamento degli operai anche in altre realtà lavorative, chiedendo al territorio di esserci. Oggi, alla prima prova concreta abbiamo invece una delusione, una delusione che non nasce da un colore politico, ma dai fatti». Secondo la Rsu 15 giorni fa c’era stato un contatto con la nuova amministrazione di Casale per capire se quell’impegno informale, ma assicurato più volte in riunioni e sulla stampa, fosse ancora valido. Da allora, però, non è arrivata nessuna risposta. «Abbiamo contattato l’amministrazione perché ai cassintegrati erano arrivate voci che l’accordo non fosse più valido, e così volevamo essere rassicurati - continua Carelli -. Invece abbiamo avuto solo silenzio».
Un’accusa che l’amministrazione comunale rispedisce però al mittente. «Io non ho saputo niente di questo accordo, e nessuno mi ha chiesto niente - dice il sindaco Flavio Parmesani -. Sono sempre disponibile a incontrare chiunque». «A me non risulta tutto questo, e sulla vicenda non ho nient’altro da dire perché sono abituato a relazionarmi su fatti oggettivi», dice l’assessore alle attività produttive Marzio Rossetti. Ma i conti non tornano, nel confronto con le parole dei rappresentanti dei lavoratori, che ribadiscono la loro versione. «Capisco il sindaco, perché effettivamente non ho mai avuto un contatto diretto, sebbene la notizia fosse stata resa di pubblico dominio più volte - spiega Carelli -. Però ho chiamato l’assessore Rossetti per chiedere informazioni il 10 settembre alle 10,30 circa, e posso dimostrarlo con i tabulati del telefono. Sto ancora aspettando una risposta».
Condividi su Facebook

«Un preoccupante ritardo operativo»

Zorlesco. La frazione resta senza il suo parlamento: «Il comune "blocca" il consiglio di zona».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 25 settembre 2009.

La frazione di Zorlesco è ancora senza il suo parlamentino. Il presidente uscente del consiglio di circoscrizione della frazione casalese Ausonio Boriani lancia un grido d’allarme. «Sono già passati oltre 4 mesi dalle elezioni amministrative - sostiene Boriani - ma il consiglio di circoscrizione non è stato ancora convocato e ricomposto nonostante il suo importante ruolo propositivo e di evidenziazione delle problematiche quotidiane nella frazione. Finora infatti il consiglio di circoscrizione si è impegnato costantemente per cercare di risolvere le problematiche del paese e per segnalarle prontamente agli assessorati ed alle strutture municipali competenti trovando sempre piena disponibilità e preziosa collaborazione. Sono stati realizzati importanti interventi attesi da tempo a Zorlesco ma ci sono molti altri significativi progetti che caratterizzeranno il paese nei prossimi anni che vanno completati e portati avanti a partire dalla ristrutturazione del centro sportivo comunale di via Vistarini per arrivare al collegamento viario tra via Bergamaschi e via Giuliano Negri ed alla valorizzazione del parco sovracomunale del Brembiolo e di villa Vistarini-Biancardi». Boriani evidenzia anche una serie di problematiche di vita quotidiana nella frazione che sono in attesa di una risposta concreta dall’amministrazione comunale di centrodestra che vanno «dall’illuminazione della Torre Belvedere del castello che manca da una quindicina di giorni, ai pluviali rotti del cimitero municipale, dalla manutenzione del verde pubblico e delle strade ai dossi per l’attraversamento stradale in sicurezza in prossimità del plesso scolastico Bonaccorsi. Purtroppo - conclude Boriani - si nota un certo immobilismo o comunque un preoccupante ritardo operativo da parte della nuova giunta municipale guidata dal sindaco Flavio Parmesani».
Condividi su Facebook

La chiusura della Akzo Nobel di Fombio

Akzo Nobel di Fombio. Non ne abbiamo parlato ancora, ma la vicenza dell'azienda focalizza da qualche giorno l'attenzione dei giornali locali. Ne accenniamo oggi riprendendo da Il Cittadino questa lettera invita al giornale dalla segreteria provinciale del Prc.
Si segua l’esempio della Innse.

Nel Lodigiano 45.000 lavoratori sono stati colpiti dalla crisi, 1.500 i posti di lavoro sono definitivamente spariti, altri sono a rischio cancellazione dopo cig e Mobilità. E ora Akzo Nobel chiude e sbatte fuori 185 lavoratori. I sindacati dicono «la battaglia non è persa, vogliamo salvare il livello occupazionale». Concordiamo e precisiamo che questa battaglia richiede azioni decise in due ambiti: il luogo di lavoro e il territorio.
Nel primo, se la lotta immediata non costringerà l’azienda a recedere dalle sue sciagurate decisioni, riteniamo che i lavoratori debbano occupare la fabbrica seguendo l’esempio della Innse. Nel secondo, la Provincia, i Comuni (a partire da quelli direttamente colpiti dai licenziamenti di loro cittadini), i partiti, le forze sociali e tutti i cittadini dovranno sostenere politicamente e materialmente tanto la lotta immediata, quanto l’occupazione dello stabilimento di Fombio. Non ci sono alternative a questo scenario. Se non agiamo concretamente tutti, specialmente di fronte all’intollerabile sciagurato attacco dell’Akzo Nobel, il lodigiano diventerà definitivamente un deserto occupazionale. I lavoratori lo sanno bene e saranno inevitabilmente costretti a fare la loro parte.
E la Provincia e i Comuni? Dichiarazioni di solidarietà, sostegno formale, pressione sull’azienda anche con il coinvolgimento dei vari livelli istituzionali sono atti scontati. In più servono fatti concreti e, poiché il reddito dei lavoratori in sciopero crollerà (fino ad arrivare a zero in caso di occupazione), sarà necessario sostenere la loro lotta economicamente.
La Provincia dovrà far sì che:
1. Le risorse già disponibili del fondo provinciale di solidarietà “anticrisi”, al momento impiegate solo per i lavoratori disoccupati privi del tutto o in parte di qualche protezione sociale, siano utilizzate anche per permettere ai lavoratori Akzo Nobel di resistere nella lotta finalizzata a tenere sul territorio la fabbrica e i posti di lavoro per loro e per gli occupati futuri.
2. Le finalità del fondo siano aggiornate prevedendo il sostegno di altre eventuali lotte dei lavoratori in difesa delle fabbriche e dei posti di lavoro.
3. il fondo sia stabilizzato:
-- l’attuale dotazione (300.000 euro) è pressoché esaurita (i primi due impieghi ne hanno assorbito più di due terzi) e dunque va rifinanziata;
-- poiché il fondo scade il 31.12.2009, i suoi promotori devono attivarsi subito per rinnovarlo almeno per i prossimi due anni (nei quali tutti prevedono la disoccupazione nazionale sopra il 10%);
-- la sua attuale dotazione è inadeguata rispetto al fabbisogno è dunque necessario chiedere alla Regione Lombardia opportuni interventi di integrazione da finanziare adeguando il pacchetto anticrisi regionale (è ora che Formigoni e la Lega applichino il federalismo a favore dei lavoratori).
Tutti i comuni (per primi quelli interessati dalla crisi Akzo Nobel) dovranno aderire al fondo provinciale e dovranno sostenere il suo aggiornamento, nonché la richiesta di integrazione alla regione. È inaccettabile che, oltre al comune di Lodi promotore del fondo provinciale con un contributo di 100.000 euro, solo tre comuni (Ossago, Cornegliano Laudense, Caselle Lurani) abbiano aderito al fondo provinciale.
Ancora di più, è incredibile che alcune amministrazioni abbiano istituito fondi anticrisi sulla base delle disponibilità immediate e destinati esclusivamente ai cittadini del proprio comune. Possibile che non si rendano conto quanto la difesa dell’occupazione e del lavoro è un dovere sociale generale realizzabile solo se tutti i livelli istituzionali (lo stato, la regione, la provincia e il comune) intervengono organicamente, unitariamente e in modo solidaristico. Ci mancherebbe solo che qualcuno di loro decidesse di limitare l’assegnazione del fondo ai compaesani doc (italiani, bianchi, nati e cresciuti in paese, che conoscono il dialetto locale, ecc., ecc.). Ci sarebbe proprio da vergognarsi.
Segreteria provinciale di Rifondazione comunista
Condividi su Facebook