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domenica 22 novembre 2009

Messi a fuoco i pro e i contro del Pgt

Ieri sera alle ex scuole elementari. Un incontro interessante che ha permesso di mettere a fuoco i diversi aspetti, positivi e negativi, del Piano di governo del territorio.



La partecipazione modesta, anche per la contemporaneità di altra manifestazione, non ha impedito che l'incontro di ieri sera alle ex scuole elementari sul Piano di governo del territorio sia stato un interessante momento di discussione sul documento di programmazione urbanistica che il Comune, dopo la sua adozione, approverà definitivamente in un prossimo consiglio comunale.
Ad introdurre il tema "Pgt. Trasformazione di un territorio, progresso o necessità di cassa?" è stata Maria Rosaria Russo, capogruppo consiliare di Rifondazione per Brembio. Il taglio del suo intervento è stato di natura prettamente politico amministrativa: dopo aver descritto brevemente i documenti che compongono il Pgt, ha fatto una panoramica dello strumento in termini di risposta ai bisogni della comunità. Il consigliere di Rifondazione ha evidenziato che dal piano è stata stralciata l'area industriale, prevista nella bozza iniziale, rinviandone la sua definizione ad una futura integrazione in stretta correlazione con il Piano sovracomunale industriale provinciale, e ha definito questa operazione, demandando ogni responsabilità ad un piano di livello superiore, "poco corretta" da parte dell'amministrazione Sozzi. Ha proseguito poi dicendo che in pratica il piano prevede una sorta di cementificazione diffusa contraddicendo quelle che sono le premesse del documento dove in modo ridondante viene proclamato l'obiettivo primario di rispetto del territorio e di contenimento dell'uso del terreno agricolo con il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
La Russo si è soffermata particolarmente sul piano dei servizi, esprimendosi in termini molto critici verso il sindaco Sozzi e la propaganda da lui fatta in questi anni in merito all'alto livello dei servizi forniti alla comunità. In sostanza, l'amministrazione si è preoccupata di enunciarne il numero, senza però preocuparsi minimamente di misurane la qualità. Il nostro è un paese dove mancano adeguati spazi pubblici di verde, mancano i parcheggi, non vengono considerati i bisogni di tutta la comunità, ha concluso la capogruppo di Rifondazione che non ha mancato di evidenziare che il piano costa alle casse comunali ben 60.000 euro, per produrre alla fine poco o nulla, una sorta di montagna che ha partorito il topolino.
Ha preso poi la parola Pino Botti di Insieme per Brembio, iniziando la sua disanima del Pgt dall'ultima pagina della relazione del Documento di piano, dove si parla del bisogno di abitazioni espresso dal mercato locale. Bisogno che non trova riscontro, sia nell'analisi dell'andamento demografico preso a riferimento, sia dalla situazione attuale, verificabile semplicemente guardandosi in giro per il paese, stante l'alto numero di case in vendita ed il nuovo invenduto.
Interessante, ha sottolineato Botti, è poi osservare che nelle valutazioni complessive (in particolare facendo riferimento al Piano dei servizi, dove nel calcolo delle aree per garantire i servizi minimi si parte dalla popolazione attuale per poi aggiungere quella insediabile con le aree di trasformazione e di recupero urbanistico) di dimentica completamente di considerare tutta la capacità insediativa delle zone in costruzione, tutte quelle edificabili già oggi, su tutto l'invenduto e su quanto diventerà possibile fare con la riqualificazione degli edifici dismessi (come ad esempio le cascine). Per Botti, tenendo conto di tutto, se il piano non fosse un libro dei sogni, porterebbe ad un incremento ben maggiore dei 970 abitanti previsti.
Notevole interesse ha destato l'analisi delle schede con la situazione degli standard, in particolare, la scheda dei parcheggi (totale da standard mq 20.000 circa, realizzati 8.000 previsti 12.000), come pure la scheda del verde pubblico (mq totali 24.000, realizzati 11.000, dove per quelli non realizzati non si è nemmeno acquistato l'area). Questi numeri hanno innescato la discussione sulla scellerata e poco corretta pratica della monetizzazione delle aree a standard, figlia d'un malgoverno iniziato ben prima dell'amministrazione Sozzi.
Si è parlato anche della tangenzialina prevista che dovrebbe collegare la provinciale per Livraga con il Garibaldino. Il tracciato - è stato osservato dal consigliere Tonani di Brembio che cambia - attraverserebbe un bosco di querce; mentre l'ex sindaco Cappelletti ha espresso il parere che la strada non sarà fatta, se non altro per ragioni politiche, prima del completamento della tangenziale di Livraga.
Si è parlato del PLIS del Brembiolo, esprimendo apprezzamento per la proposta di ampliamento del suo territorio e del corridoio che mette il connessione le zone a monte e a valle del centro abitato.
L'incontro, conclusosi dopo le 23, sarà seguito da alcune iniziative che, come è stato annunciato, sono allo studio.


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Un interrogativo pesante e grave

Un omicidio di Stato.
Rassegna stampa - il manifesto, Valentino Parlato, 21 novembre 2009.

Brenda, la transessuale protagonista del caso Marrazzo e, certamente, protagonista di altri incontri, è stata trovata morta, semicarbonizzata nella sua abitazione. La procura della Repubblica ha aperto subito un'indagine per «omicidio volontario», e avrà tutte le sue ragioni per sostenere questa tesi. Da parte di chi non si sa e, forse, non lo sapremo mai. I precedenti non mancano.
A questo punto, però, si pone un interrogativo pesante e grave: perché i poteri competenti (governo, questure, magistrature, servizi e che so altro) non hanno immediatamente predisposto misure di protezione speciale per Brenda invece di lasciarla in preda a tutte le ragioni di omicidio preventivo (per assicurare tranquillità a tutti coloro che avevano avuto qualcosa a che fare con lei).
La transessuale è stata coinvolta in un sotterraneo giro di corruzione e ricatti. Tutto questo era noto al colto e all'inclita e tutto questo procedeva in complice e serena tranquillità fino a quando non è esploso il caso Marrazzo. A quel punto doveva essere chiaro a tutti e alle varie autorità dello stato, in primo luogo, che Brenda era un obiettivo: toglierla di mezzo era obbligatorio per annullare eventuali minacce e possibili ricatti.
Un obiettivo, direi strategico, per molti o per alcuni, certo non per uno solo. Questa verità non poteva sfuggire a nessuno e tanto meno alle autorità responsabili della sicurezza dei cittadini, ancorché transessuali.
Invece non è stato fatto nulla, nessuna misura di protezione per quello che era un obiettivo chiaro, evidente e, aggiungerei, obbligato. Nonostante tutto ciò, nonostante il pericolo fosse sotto gli occhi di tutti, non è stato fatto nulla per proteggere la vita di Brenda e dei suoi segreti.
Stando le cose a questo modo ripeto che ci troviamo di fronte a un omicidio di Stato: questo è il dato di fatto grande, enorme. A questo punto nessun cittadino italiano si può contentare delle indagini su chi è stato l'omicida, su chi ha commesso il delitto, su chi ha ammazzato Brenda.
La vera indagine che si chiede è su chi la lasciato che Renda fosse tranquillamente ammazzata per la tranquillità di personaggi importanti e per le stesse gerarchie dello stato italiano. Ci sarà qualcuno che in Parlamento solleverà la questione? Aspettiamo fiduciosi, pur sapendo che gli omicidi di stato godono di più di una protezione.

Brenda. Quel povero corpo.
Rassegna stampa - il manifesto, Sandro Medici, 21 novembre.

Povera Brenda. Povero corpo stordito, soffocato e infine spento. Sua unica arma per affrontare la vita, diventato motivo per subire la morte. Cresciuto in un tormentoso smarrimento perché esitante, incerto, di dubbia classificazione, per poi riconoscersi in un genere in transito e affermarsi nella sua orgogliosa diversità. Quella diversità che l'ha definitivamente trasformato in una merce di valore, un prodotto con cui competere sul mercato.
Ma Brenda era solo quel corpo prorompente? Un corpo che si offriva a una domanda segreta e inconfessabile, anzi deprecabile? «Io non sono cattiva, è che mi disegnano così», recita una battuta di un vecchio film. Per comodità l'abbiamo raccontata e rappresentata come un oggetto di perdizione che con il suo spiazzante magnetismo ha travolto la politica. Chi fosse davvero, nessuno lo sa e nessuno lo vuole sapere. Una delle tante migranti che arrivano da noi come e quando possono, con la speranza di liberarsi di quella povertà che si portano appiccicata addosso, offrendoci l'unico bene che hanno disponibile: il corpo. Abbandonano terre dolenti ma magnifiche e si rifugiano nelle nostre desolate periferie. Disposti a tutto pur di mettere insieme il pranzo con la cena e forse illudendosi anche di raccogliere quanto basta per tornarsene indietro.
Sono loro gli oggetti dei nostri desideri, le persone che andiamo a cercare per la strada o al chiuso degli «studi». Ne abbiamo bisogno. Noi siamo la domanda, loro l'offerta. Esattamente come succede con le badanti, con i muratori, con i braccianti e perfino con i lavavetri ai semafori. Senza di essi, l'industria, le campagne, i servizi si fermerebbero. Ci servono. Sono ormai indispensabili per mandare avanti questo paese. E anche per il nostro intrattenimento sessuale, per coltivare il nostro immaginario erotico, che, come ben sappiamo, difficilmente accetta confini.
Forse il razzismo nasce proprio qui. Si alimenta con la rabbiosa consapevolezza che da soli non ce la faremmo e che dunque dei migranti c'è necessità. A conferma delle nostre insufficienze, dei vuoti che non riusciamo più a colmare, dei desideri che non sappiamo più soddisfare: nemmeno sul piano immateriale delle nostre fantasie sessuali.
Questa ragazzona brasiliana ammazzata ai «due ponti», in quest'angolo anonimo di Roma, ci sbatte in faccia tutta la nostra disumanità. Sì, è così. Ci siamo eccitati per la sua storia licenziosa, per i risvolti piccanti del giro di politici che la frequentava, abbiamo spettegolato per un po' e infine emesso i nostri verdetti ipocriti. L'abbiamo usata e poi gettata. Ora la sua morte violenta è come se ce la restituisse. Siamo a chiederci se l'abbiano uccisa per farla tacere, per soffocare scomode verità, per impedire che lo scandalo si estenda, ecc. Tutte domande che continueranno per qualche tempo ad animare grandi e piccole discussioni.
Ma di Brenda e di tutte le Brenda che ci circondano, delle loro storie, dei loro sentimenti, continueremo a non volerne sapere.
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Il congedo di Berlusconi

No-B-Day. Contro Berlusconi un ribaltone di massa.
Rassegna stampa - il manifesto, Michele Prospero, 21 novembre 2009.

Il berlusconismo è allo sbando e se per liquidarlo occorre un ribaltone, che ribaltone sia purché si congiunga ad una iniziativa di massa. Così fu anche nel 1994 quando, oltre alla manovra parlamentare, un colpo micidiale venne dalla grande manifestazione del Circo Massimo in difesa delle pensioni. Oggi lo sgretolamento del potere del cavaliere avviene nei rami alti e manca una forte mobilitazione di massa. Anche la confindustria ha lasciato solo Berlusconi e ha parlato di "follia" per distanziarsi dalle ipotesi di elezioni anticipate. La sortita di Schifani, invece di creare panico tra gli alleati e ricondurli all'ordine sotto il comando riconquistato del cavaliere, ha fatto un rumoroso fiasco. La solitudine politica del premier cresce e persino Montezemolo lo irride e gli contesta l'incapacità di governo mascherata con la pistola scarica del voto immediato.
Con l'uscita strampalata del presidente del senato, Berlusconi ha agitato inutilmente le acque per colpire al cuore l'asse Fini-Napolitano, che da tempo egli scruta con una netta ostilità giudicandolo come la principale fonte dei suoi recenti mali. Quella complicità istituzionale non è però stata infranta e alla fine il cavaliere ha ottenuto soltanto gli inaspettati sberleffi dei poteri forti e il discredito ulteriore della seconda carica dello Stato. Forse la novità più rilevante di questi mesi è proprio l'incapacità del cavaliere di incrinare il rapporto tra Fini e il Quirinale. Nulla a che fare con le fantasie complottiste che agitano le notti di un premier che si sente tradito. È semmai l'indice di una forse irreversibile evoluzione di Fini che, dalla fase della legittimazione passiva del Msi, è passato a un progetto attivo di costruzione di una nuova (e al momento impopolare) destra liberale.
Lo scenario odierno rivela dunque un sistema politico in forte movimento, aperto a due opposte soluzioni. La prima è che si affermi un berlusconismo integrale, con un fosco iperattivismo legislativo che pieghi alle personali esigenze del premier le residuali regole del gioco. La seconda prospettiva è quella di un mutamento del quadro politico. Il congedo di Berlusconi è stato di fatto inaugurato con la sua sconfitta dopo i pronunciamenti della corte costituzionale e la resistenza del presidente della repubblica, sostenuto da Fini. Il conflitto istituzionale ha rivelato la persistenza di un equilibrio plurale dei poteri che ha mandato in frantumi i disegni neoautoritari del cavaliere. La mancanza di credibili sbocchi politici per impostare una alternativa di sistema rende però incerti gli esiti dello scontro, anche se è difficile che Berlusconi riesca a sanare le sue ferite.
Gli scandali sessuali hanno avuto un effetto a cascata inducendolo ad accantonare per sempre i suoi futuri sogni di gloria orientati al Quirinale. Oltre a non avere sbocchi di carriera, Berlusconi somiglia a quei dittatori parlamentari dell'Ottocento cui la maggioranza sfuggiva di mano e non c'era più nulla da fare dinanzi al nomadismo degli eletti. La minaccia del predellino due, che qualcuno gli suggerisce di cavalcare, è solo una favola. Da quando hanno percepito che Berlusconi non ha un futuro, anche i deputati reclutati come soldati fedeli rompono le righe. Molti lo abbandoneranno ai primi lancinanti dolori di un potere moribondo. Saprà però l'opposizione gestire l'eutanasia del berlusconismo senza troppi pasticci?
Un sostegno al cavaliere abbacchiato viene da chi postula astrattamente il divieto di fare in aula accordi diversi da quelli siglati con il preteso mandato popolare. La credenza che a ogni disfacimento dell'esecutivo si risponda solo con l'automatico ritorno alle urne porta ossigeno vitale per Berlusconi. Prima del voto, occorrerebbe una legge elettorale alla tedesca che sancisca la fine della brutta stagione dei premi di maggioranza. Il timore è che gli alleati migliori del cavaliere siano gli orfani dei miti del bipolarismo e le anime belle che scambiano ogni evocazione della piazza per veteropopulismo. Nelle fasi di caduta di un perfido sistema di potere, oltre alla tessitura in parlamento occorre anche riempire la piazza. Una piazza non consegnata però all'egemonia del triste immaginario giustizialista.
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United Colours of Christmas vs White Christmas

Coccaglio, Brescia: sabato in piazza contro gli assurdi provvedimenti xenofobi del sindaco leghista.
I migranti «colorano» il bianco Natale di Bossi.

Rassegna stampa - Liberazione, PZ, 22 novembre 2009.

"White Christmas"? A Coccaglio per Natale i migranti messi sotto tiro dall'amministrazione leghista preferiscono gli "United Colours of Christmas". I colori, uniti, del Natale, risponderanno sabato 28 novembre ai provvedimenti discriminatori e xenofobi portati avanti dal sindaco Claretti. Per le ore 14 di sabato prossimo, le comunità migranti e le realtà antirazziste del Bresciano hanno indetto una manifestazione unitaria che partirà dalla stazione ferroviaria di Coccaglio. La decisione è scaturita dall'affollata assemblea plenaria di venerdì sera al centro sociale "28 Maggio 1974" della vicina Rovato. Convocata in pochi giorni, l'assemblea ha raccolto molte decine di migranti e attivisti sia di Coccaglio che dell'intera provincia: dalle realtà autorganizzate ai partiti, da Radio Onda d'Urto ai centri sociali "28 Maggio 1974" di Rovato e "Magazzino 47" di Brescia, dai sindacati ad una miriade di associazioni che sul territorio lavorano a progetti di integrazione e interculturali. «Il caso di Coccaglio - dice il documento uscito dall'assemblea di venerdì - è un esempio di come governo, istituzioni e mass media, per nascondere i veri problemi che affliggono il Paese (crisi del sistema di produzione, cassa integrazione, licenziamenti di massa) si fanno complici di una nuova forma di razzismo. Un razzismo diffuso a livello sociale e culturale, ora alimentato e potenziato dai recenti dispositivi legislativi, che lo istituzionalizzano».
Nel mirino c'è l'intera politica del Governo in materia di immigrazione, sicurezza e protezione dei ceti più deboli. Come la Lega Nord, attraverso provvedimenti come "White Christmas", alza la posta dell'intolleranza e dalla paura, anche i migranti non si accontentano del cambiamento di un nome, "White Christmas", che lo stesso Bossi ha avuto il pudore di definire "sgradevole". «A Coccaglio - dicono infatti le comunità migranti - c'è chi non accetta di subire passivamente questo clima di apartheid. Sono in primo luogo i migranti, le diverse componenti della società civile, le associazioni, i sindacati, le forze politiche; tutti quegli attori sociali, culturali e politici che rifiutano quest'arroganza istituzionale, che nulla ha a che fare con i valori della nostra Costituzione». Per questo, sabato 28 novembre, migranti e antirazzisti saranno in piazza a Coccaglio: un corteo visto dall'assemblea come «un atto dovuto per non lasciar passare sotto silenzio quest'ennesimo provvedimento xenofobo e discriminatorio, che mette 400 famiglie nel limbo della paura e della discrezionalità di Comune e vigili». La manifestazione di sabato sarà preceduta da altre due importanti iniziative, scaturite dal protagonismo e dalla voglia di non restare più nell'ombra che i molti migranti presenti venerdì sera al "28 Maggio 1974" hanno testimoniato: Oggi, domenica, si terrà un volantinaggio di massa in centro a Coccaglio: un appuntamento fondamentale per riuscire a parlare a tutta la cittadinanza, visto che in paese si festeggiano i patroni Maurizio e Giacinto e per l'occasione nel centro storico è prevista la presenza di bancarelle e spettacoli di piazza. Mercoledì sera, invece, alle 18, ci sarà una presenza attiva di migranti e antirazzisti: presso il Municipio di via Matteotti è infatti in calendario una seduta del consiglio comunale, presieduta proprio dal sindaco leghista Franco Claretti. «Durante la seduta - dice Alberto Ghidini, consigliere comunale per la lista civica Coccaglio Viva e presente all'assemblea antirazzista - non è in programma una discussione vera e propria di White Christmas, ma stiamo cercando di presentare per tempo un'interpellanza in modo che ci vengano fornite risposte esaustive su provvedimenti di questa natura». Le tre liste di opposizione alla Giunta PdL - Lega Nord (UdC, Pd e la civica vicina alla sinistra) proporranno invece in settimana un'assemblea pubblica con tutta la cittadinanza. Sulla manifestazione, comunque, Pd e UdC si sono già sfilate, mentre la civica probabilmente ci sarà perché "l'operazione 'White Christmas', purtroppo, è la legittima conseguenza del fatto che nel nuovo pacchetto sicurezza, la immigrazione clandestina è definita un crimine, un reato, con conseguenze quanto mai deleterie. I sindaci, dotati di speciali poteri di polizia, vanno in cerca di immigrati irregolari per espellerli, anche se non hanno fatto nulla di male". La presenza dei cittadini di Coccaglio sarà centrale per la mobilitazione: nei paesi dell'ovest Bresciano, infatti, soffiano venti di guerra, alimentati dalla crisi economica, dalle strumentalizzazioni della destra e da gravi fatti di cronaca. Nella notte fra venerdì e sabato, a Rovato, una 28enne è stata rapita e violentata per diverse ore. Ieri i carabinieri hanno arrestato un giovane di nazionalità marocchina, con permesso di soggiorno e residente a Cortefranca, accusandolo sia di quanto successo alla ragazza che dell'accoltellamento del fidanzato, in auto con lei al momento dell'aggressione. Le scene rimbalzate sui tg nazionali e locali, con momenti di forte tensione all'esterno della caserma di Rovato, e le successive dichiarazioni infuocate dei politici locali di destra dimostrano che scendere in piazza, sabato, a Coccaglio, non sarà facile, ma anche per questo è ora forse ancora più necessario.
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PGT alle ex scuole elementari

Discusso il Piano di Governo del Territorio.



"PGT Trasformazione di un territorio, progresso o necessità di cassa?", era questo il tema dell'assemblea pubblica svoltasi ieri sera presso le ex scuole elementari ed organizzata dal Gruppo consiliare di Rifondazione per Brembio e da Insieme per Brembio. Si è cercato di rispondere alle molte domande che pone il Piano di Governo del Territorio adottato dal nostro Comune e che sarà approvato definitivamente in un prossimo consiglio comunale, così sintetizzabili: salvaguardia dell’ambiente, sviluppo armonico e progresso per il paese o un progetto pensato principalmente per far crescere Brembio con lo scopo pressante di fare cassa? Di quanto è emerso nella discussione sarà data ampia diffusione attraverso una serie di articoli del nostro blog, in modo da offrire alla cittadinanza tutti gli elementi per una corretta riflessione su un documento che influirà decisamente sul futuro del nostro paese.




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Non è uno scoop ma quasi

In principio era la DC.

Spero che abbiate guardato il BlogNotte di ieri sera e fatto attenzione alle parole del Mago di Oz. Prestate ora molta attenzione allo spot che viene presentato di seguito. Ascoltatelo senza distrazioni.



Sorpresi? Notato su che televisione è andato in onda? Sì, la parola giusta è riciclaggio, riciclaggio di messaggi pubblicitari. Berlusconi che ruba alla DC. Non è sorprendente. Anche il nome "Forza Italia" non è, dunque, idea originale sua ma suggerita da uno spot efficace della Balena bianca. Semplice riciclaggio di modi e idee di propaganda del più grande partito della prima repubblica. Buona giornata
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