FATTI E PAROLE

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mercoledì 8 luglio 2009

Nel PGT le proposte di cinque anni fa

Un suggerimento e alcune osservazioni legate al PGT.

La piscina comunale.

Vorrei suggerire al nostro Comune l’installazione di una semplice cabina in legno all’interno della zona piscina per rendere più comodo e rapido il cambio di costume, senza essere costretti a raggiungere i vecchi spogliatoi. Inoltre, in attesa di un po’ di verde che faccia ombra, si potrebbe pensare ad una “vela” di adeguate dimensioni che crei un ambiente ombreggiato. Sarebbero due piccoli interventi che contribuirebbero senza dubbio ad una maggiore fruibilità di tutto il complesso.

Presentazione del PGT.

L’altra sera il Sindaco ha presentato il nuovo PGT riguardante il nostro territorio. La relazione illustrata dai tre architetti che materialmente hanno redatto il piano, mi ha sorpreso nella esposizione dei problemi inerenti l’arredo urbano e il controllo stilistico delle nuove e vecchie costruzioni. È stata sottolineata la necessità di scegliere dei materiali, dei colori, degli arredi urbani, la regolamentazione delle antenne paraboliche e la progettazione degli spazi pubblici, dove la ricerca sia improntata alla qualità e al rispetto della storia e del nostro territorio. Quindi di conseguenza, nessuna scelta dettata solo da criteri frettolosi e utilitaristici. Le stesse cose erano state sottolineate e poi presentate, con un modestissimo opuscolo fotografico, ben cinque anni fa, sia al Sindaco Sozzi che all’assessore Arnaldi, ma purtroppo mai prese in considerazione nonostante le ripetute sollecitazioni tramite la commissione Ambiente.
Cinque anni persi.
Ma citando sempre il Sindaco, durante l’esposizione dell’altra sera, sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Purtroppo l’ultimo esempio, sbagliato, si sta realizzando nella costruzione della recinzione riguardante il nuovo parco giochi di via Caravaggio. Anche questa volta si è scelta una rete in plastica e come chiusura del perimetro, un cancello più alto di 40 cm. Auguriamoci, che questo sia solo l’ultimo intervento dettato da criteri che niente hanno in comune con quanto esposto nel nuovo PGT.



In merito invece alla futura realizzazione della tangenzialina, non ho riscontrato in proposito nessuna iniziativa per difendere dal rumore e dall’inquinamento chi abita nelle vicinanze. Si dovrebbe predisporre, in fase di progetto, una barriera verde in prossimità delle case che si affacciano lungo la nuova strada.

Un po' d'attenzione non guasta

A proposito di viabilità e sicurezza.

Da diversi giorni, transitando in via Roma per Secugnago, non si può far a meno di notare un bel cartello indicante “Viabilità Modificata”. Questo fa pensare a qualche deviazione o rotatoria dovuta ai nuovi insediamenti. Buona cosa, per un tratto di strada con curve e abbastanza trafficato. Se non che, al limite dei vecchi insediamenti, ci si accorge che il marciapiede è tronco ed è transennato per quanto riguarda la sua percorribilità verso le nuove costruzioni, da un semplice cavalletto di tubi senza segnalazioni di pericolosità o di ripari di alcun genere sia di fronte che a lato, dove ha sede un fosso irriguo e per il momento senza parapetto. Unica segnaletica stradale, in quel punto, è dovuta a un cartello con una freccia che indicherebbe una direzione, una percorribilità, a ridosso di una barriera salvagente che, sovente è per terra e il buon cuore di qualche Brembiese, intuendo il pericolo, raccoglie, e di nuovo appoggia alla barriera.

Per chi volesse proseguire e addentrarsi nei nuovi insediamenti, superato l’abbozzo della futura rotatoria, segnata sul manto della provinciale, e proseguendo sul lato destro, si troverebbe a dover valicare un cavo elettrico spanciato sulla strada (mi auguro senza passaggio di elettricità) che ha come tralicci di sospensione aerea delle assi inchiodate a croce e prima di allacciarsi alla cabina, è a bagno nel fosso irriguo. A questo punto, pensando al pericolo, non mi rimane che deviare da quel percorso, per così dire pericoloso.


Il cavo elettrico, che tocca terra sospeso tra i due pali di sostegno nella fotografia di sopra, dopo l'ultimo temporale, caduto il palo di sostegno, è finito completamente sulla strada e nel fosso irriguo, come si intravede dalla foto sottostante.

Oggi, che si parla tanto di pericolosità sul lavoro, sulle strade, in casa e quant’altro, non è possibile porgere un poco più di attenzione a queste cose per evitare qualche pericolo ai cittadini?

Stavolta è buca

Via Chiosazzo angolo Via Togliatti: sempre lo stesso problema.
Fotopost.

Siamo ancora una volta di fronte allo stesso problema, cui evidentemente finora si sono date delle pezze e non si è provato a risolverlo una volta per tutte.
Questa volta non è solo un cedimento con un avvalamento nel manto stradale, siamo alla buca vera e propria.


Rispetto al passato c'è però una novità: un assessore con delega alla manutenzione del patrimonio pubblico. L'auspicio è che curi in prima persona la risoluzione definitiva degli inconvenienti che tormentano l'incrocio, dovuti alla presenza della fognatura e della roggia Casala interrata.

Stravincere non è carta bianca

Le scorciatoie alimentano le critiche.

Non per mettere i puntini sulle “i”. Non ci interessa più di tanto: ciò che ci interessa è che i termini di legge siano sempre rispettati e non ci si affidi a scorciatoie. Diciamo questo perché ci pare alquanto opinabile il “rispetto” dei tempi secondo quanto prevede il comma 3 della legge regionale 12 del 2005, che recita: “Prima dell’adozione degli atti di PGT il comune, tramite consultazioni, acquisisce entro trenta giorni il parere delle parti sociali ed economiche”. Infatti, è vero che, con Prot. n. 2933/VI/1/109, in data 26 giugno 2009 è stato firmato il seguente documento che riportiamo nella sua totalità:

A tutte le Componenti Sociali ed Economiche
Oggetto: Redazione del Piano di Governo del Territorio – Raccolta dei pareri delle parti economiche e sociali.

Le Autorità Procedente e Competente, al fine di condividere con tutti i soggetti interessati gli obiettivi e le azioni costituenti il Piano di Governo del Territorio (P.G.T.), comunicano che è giunto a conclusione il percorso di redazione degli atti costituenti il PGT; pertanto, ai sensi e per gli effetti dell’art. 13, comma 3 della L.R. 12/2005, invitano gli operatori ed i rappresentanti delle associazioni economiche e sociali in indirizzo a partecipare alla presentazione del nuovo Piano di Governo del Territorio che si terrà il giorno 02 luglio 2009 alle ore 21,00 presso il chiostro di Palazzo Andreani.
Successivamente l’intera documentazione sarà depositata presso l’Ufficio Tecnico, dove sarà possibile prendere liberamente visione degli atti costituenti il PGT di prossima adozione, e trasmettere all’Ufficio Protocollo del Comune di Brembio, entro il 27 luglio 2009, un parere in merito agli stessi.
Detto avviso viene reso noto al pubblico mediante affissione all’Albo Pretorio Comunale e sul sito www.comune.brembio.lo.it.
Firmato: Il Sindaco (Dott. Giuseppe Sozzi) e Il Responsabile dell’Area «Gestione del Territorio»
(Geom. Giuseppe Spagliardi).


Tuttavia tale avviso/invito è stato pubblicato all’Albo Pretorio in data 1 luglio 2009, come appare dalla notifica in calce.

Per fortuna tale pubblicazione non ha avuto effetto sull’assemblea del 2 luglio in quanto tale evento era stato pubblicizzato per tempo. Ma nelle locandine appese in diversi luoghi del paese non si dava comunicazione del termine ultimo per l’eventuale presentazione di un parere da parte delle associazioni sociali ed economiche.
Ci sembra quanto meno di buon senso che i 30 giorni si facciano decorrere da tale data, 1 luglio, e non dal 26 giugno, anche se questo comporterebbe lo spostamento della data del Consiglio comunale previsto per il 31 luglio.

Il Lodigiano fatto cemento

Greta Boni, oggi su Il Cittadino, ci parla di una realtà lodigiana che tocchiamo con mano anche nel nostro piccolo. I dati in un rapporto presentato ieri a Milano dicono che da noi la trasformazione dei campi in cemento è stata una delle più veloci in Lombardia.
Il cemento si sta mangiando il Lodigiano.
Tra il 1999 e il 2007 scomparsi 1.700 ettari di terreno agricolo.
Rassegna stampa.

Sul territorio lodigiano, l’avanzata del cemento è stata fra le più spietate. Tra il 1999 e il 2007 sono scomparsi 1.692 ettari di terreno agricolo, in poche parole è come se scomparisse una città grande come Lodi e al suo posto ci fossero solo costruzioni. Nello stesso periodo, inoltre, l’urbanizzazione si è estesa per 1.330 ettari, raggiungendo nel 2007 i 9.800 ettari. La trasformazione dei campi è stata una delle più veloci di tutta la Lombardia, nel giro di un solo anno sono volati via 10,1 metri quadrati di suolo per abitante.
I dati emergono dal primo rapporto sui consumi di suolo presentato nella giornata di ieri a Milano dall’Osservatorio nazionale, costituito da Inu, Legambiente e Diap del Politecnico di Milano. Un quadro piuttosto inquietante, se si pensa che ogni giorno il cemento “mangia” 200mila metri quadrati - ovvero 20 ettari - di territorio nel bacino del Po. Come dire dodici volte la piazza del Duomo a Milano o ventotto volte piazza Maggiore a Bologna.
«Il dato ha una sua chiara e drammatica gravità, legata alla scomparsa definitiva delle terre più fertili e produttive d’Europa - afferma Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia -. Seguendo l’esempio della Germania della Merkel, l’Italia deve darsi un piano nazionale di lotta al consumo di suolo, per questo i numeri che descrivono la gravità del fenomeno sono indispensabili, sia per averne piena consapevolezza, sia per monitorare il raggiungimento di obiettivi di riduzione. La mancanza di dati attendibili sul consumo di suolo non giova a nessuno, se non a chi intende avere le mani libere per continuare a spalmare cemento sul territorio».
La Lombardia ha conquistato persino un primato, è la regione capofila nella produzione di valore aggiunto agrozootecnico, un settore che dipende strettamente dalla disponibilità di suolo agricolo. Nel periodo 1999-2006, la Lombardia ha perso 26.778 ettari di superfici agricole, oltre 22mila ettari sono stati persi irreversibilmente, il resto è stato abbandonato perché situato in aree montane o perché ridotto a scampoli dove l’interesse a coltivare terreni è crollato. Il risultato è quello di una regione in cui 288mila ettari di superficie sono ormai “sigillati” dall’urbanizzazione, questo significa che quasi il 14 per cento dell’intera superficie è urbanizzata ma, se ci riferiamo alle superfici della pianura (circa il 55 per cento del territorio regionale), la Lombardia ha già consumato e coperto di cemento quasi un quarto dei suoi territori ad alta vocazione agricola. Il problema più grande sembra essere quello di trovare regole comuni che facciano da parametri di riferimento. E che permettano di poter confrontare i numeri raccolti dalle diverse istituzioni. La Provincia di Lodi, nel corso del mandato di Osvaldo Felissari, aveva lanciato una proposta per limitare la corsa forsennata del cemento e per mettere in campo un monitoraggio della situazione.
«Rimettere al centro delle politiche urbanistiche la “questione suolo” con tutte le implicazioni sul piano ambientale e sociale che essa impone - dichiara Paolo Pileri del Politecnico di Milano - è oggi urgente, perché ha a che fare con la vita di tutti noi e con la qualità di questa vita nei luoghi in cui viviamo. Il suolo è un bene comune sul quale occorre una politica saggia e lungimirante che non può essere quella attuale, peraltro basata sulla quasi totale non conoscenza di quali e quanti suoli si consumano e dove».

L’ottica del neofita

Con una lettera di Verusca Bonvini, sindaco di Bertonico, pubblicata oggi in prima pagina, Il Cittadino tiene viva la questione delle contestate decisioni del presidente provinciale Foroni in merito alla convenzione con la Sorgenia riguardante la centrale di Turano-Bertonico.
La lettera. Sorgenia, la centrale e la Provincia.
Rassegna stampa.

Egregio direttore, ho letto sulle colonne de “Il Cittadino” l’attacco che il neo Presidente della Provincia sferra contro l’Amministrazione Comunale che rappresento in merito alla centrale termoelettrica di Sorgenia. Sono rimasta stupita dal metodo, dato che non vi è stato nessun confronto su questo tema, e indignata dalla sostanza delle affermazioni, che attribuiscono ai comuni di Bertonico e Turano la responsabilità dell’arrivo della centrale. Sicuramente il Presidente non è ancora entrato nel merito dell’iter autorizzativo per le centrali a turbogas (legge 55/2002), che vengono considerate, come è noto, opere di pubblica utilità, soggette ad un’autorizzazione unica rilasciata dal Ministero delle Attività Produttive che sostituisce autorizzazioni varie, concessioni e qualsiasi atto di assenso da parte del comune, producendo anche un effetto di variante urbanistica. Non a caso la legge viene comunemente chiamata “sblocca centrali”, una semplificazione che, a mio avviso, mortifica le competenze dei comuni e impone ai territori scelte non partecipate. Ma questa è la legge.
È previsto, invece, un ruolo significativo e determinante delle regioni, il cui assenso è vincolante, in quanto il decreto di autorizzazione dell’impianto non può prescindere dall’espressione di un parere della regione interessata. Nel nostro caso la Regione Lombardia, nell’agosto del 2003, ha approvato il Programma Energetico Regionale, che individuava come prioritario il sito TuranoBertonico e dato successivamente parere favorevole a tale localizzazione. Nello stesso decreto è riportato che il Comune di Bertonico ha espresso parere negativo all’insediamento della centrale, con un atto unanime del Consiglio Comunale.
Dunque il Presidente Foroni è male informato e dovrebbe rivolgere l’accusa di “responsabili dell’arrivo della centrale” ad un altro indirizzo.
Detto questo, voglio sottolineare che il documento che la nuova giunta provinciale ha “bocciato”, non fa “cassa” per i due comuni interessati dalla centrale come dichiarato alla stampa, ma rappresenta l’attestazione di un negoziato che si è posto come obiettivo prioritario la questione ambientale, introducendo interventi di innovazione tecnologica e riduzione delle emissioni, di tutela del mondo agricolo e sostegno dell’occupazione e dell’imprenditoria locale.
Le compensazioni economiche sono tutt’altra faccenda: regolate dalla Legge 239 del 2004 (così detta Legge Marzano), che garantisce ai comuni sedi dell’impianto, ai comuni contermini e alla provincia, benefici economici che la legge stessa determina con delle precise percentuali. I contenuti della bozza di convenzione di volta in volta sono stati esplicitati in molteplici riunioni congiunte del Consiglio Comunale di Bertonico e della Commissione Ambiente, e dovranno essere approfonditi e condivisi prima di arrivare all’approvazione del testo definitivo.
Trovo poco responsabile, dunque, attaccare i comuni che, insieme alla provincia, hanno intrapreso a suo tempo azioni di lotta e assunto atti amministrativi contro la centrale, che sono a disposizione di chiunque li voglia consultare. Questa è la realtà, questi sono i fatti.
Oggi la centrale Sorgenia, non più in discussione, ed è, io credo, nostro dovere indirizzare le energie per ottenere quei miglioramenti tecnologici che garantiscano minori emissioni in atmosfera, maggior tutela del territorio, mitigando al massimo l’impatto ambientale dell’impianto.
Da sindaco ho sempre vissuto la Provincia come un ente con funzioni di coordinamento di area vasta, in un rapporto di collaborazione istituzionale con i comuni, nell’interesse del territorio. In questi anni è stato così, e vorrei poter continuare a contare sulla Provincia come ente autorevole e leale anche nel prossimo futuro. Una speranza che mi auguro non venga delusa.

Una politica da quattro gatti

Oscar Fondi, ex vicecoordinatore provinciale di Forza Italia, interviene oggi su Il Cittadino con una lettera al direttore nella rubrica “Lettere & Opinioni”. Questo post fa il paio con la seconda parte del precedente “Poltrone & poltrone”.
Pdl lodigiano. Sono i perdenti che invocano il rinnovamento.
Rassegna stampa.

Vorrei intervenire in merito all’articolo apparso nelle colonne della cronaca di Lodi del quotidiano da lei diretto del 4 luglio dove sembra che nel Pdl vi siano delle divisioni sul nome di chi dovrà guidare il partito nel prossimo futuro e soprattutto nei prossimi importanti appuntamenti che lo vedrà protagonista.
Innanzi tutto vorrei cominciare col dire che mi pare alquanto strano che si voglia mettere in discussione una leadership che ha portato, dopo 15 anni di opposizione, il partito a governare Comuni per definizione di centro sinistra ma soprattutto la Provincia ed è in particolar modo singolare il fatto che a dirlo sono quei personaggi che in tutti questi anni e ancora oggi continuano nel collezionare sconfitte. Infatti sono proprio i perdenti di ieri e di oggi, oramai una esigua e ininfluente minoranza, che invocano il rinnovamento e si appigliano alla scusante della non espressione di partito nella figura del presidente della provincia oppure per l’incarico di Vice Presidente della giunta provinciale e coordinatore provinciale del Pdl. Ma è come dire al presidente Berlusconi di andarsene perché ha dato il suo benestare alla candidatura di una figura autorevole di espressione leghista alla Provincia di Brescia oppure siccome è il Presidente del Consiglio non può ricoprire la carica di Presidente del partito, ridicolo solo ha pensarlo.
Un’altra piccola riflessione la voglio fare sul passaggio della Sig.na Nancy Capezzera riportato nell’articolo dove per l’ennesima volta parla di An come se fosse ancora un partito eppure era con me a Roma al congresso fondativo del Pdl quando i due maggiori partiti della coalizione di centro destra già scioltisi ne hanno determinato la nascita ed il suo percorso.
Quindi mi pare assurdo sentir parlare ancora di Alleanza Nazionale quando questa non esiste più a meno che la Sig.na Capezzera non voglia mettere in discussione decisioni prese dai vertici del suo ex partito e uscire dal Pdl rifondando An Lodigiana, magari avrà anche un suo seguito.
Comunque sia nella riunione in questione su cinquanta persone ben sette, parenti compresi, facevano riferimento a quell’area, da questo si trae la conclusione che è molto più facile che si crei una discussione su tesi politiche diverse ed alternative in un grande partito come quello che fu Forza Italia piuttosto che in una riunione di pochi amici. Un consiglio spicciolo è quello di abituarsi ad un confronto democratico e non confonderlo per una bagarre.
Ma il passaggio più suggestivo, e non è la prima volta che lo sento, è che chi si rispecchia in quell’area fa e vuol fare politica in modo serio. A questo punto mi domando: cosa ci fa la Capezzera seduta sulla poltrona da assessore nella neo costituita giunta provinciale?!? Visto che la stessa ha perso nel suo collegio. È una politica seria quella di essere scartati dal voto popolare e poi farsi nominare come assessore?? È una politica seria quella di essere messi alla porta e rientrare dalla finestra dello scantinato solo perché si è andati a picchiare i tacchi a spillo nelle stanze dei vertici regionali e nazionali??
Mi piacerebbe sapere cosa dicono i suoi “colleghi” che hanno vinto nei loro rispettivi collegi ottenendo la fiducia dei lodigiani ma che sono stati estromessi da quell’incarico perché una beneficiata ne ha rivendicato la podestà?
A mio modestissimo parere questa non è politica seria, è un’altra cosa.

Quel grillo parlante del Gap

Così come si parla di dissapori nel centrodestra (vedere il successivo articolo), anche a sinistra qualche contrasto c’è, soprattutto tra le due anime di Rifondazione e degli ex-Diesse. Lodivecchio non è un comune proprio limitrofo, ma raccogliamo lo stesso la querelle come “segno dei tempi”. L’articolo su Il Cittadino è di Lorenzo Rinaldi.
A proposito del Gap, oggi a Brembio, giorno di mercato, sarà presente in Piazza Matteotti.
I comunisti attaccano sul mercato a prezzi ridotti.
Rifondazione si agita: “caso” a Lodivecchio.

Rassegna stampa.

Lodivecchio - Acque agitate nel centrosinistra di Lodi Vecchio. Lo scontro tra Rifondazione comunista e il sindaco Giancarlo Cordoni è legato al Gap, il Gruppo di acquisto popolare lodigiano ideato dai rifondaroli. Ma il malcontento di Rifondazione va oltre il Gap e si ricollega alla formazione della nuova giunta Cordoni, sulla quale già nel consiglio comunale di insediamento era andato all’attacco Dario Zanoncelli, ex assessore e oggi consigliere comunale. Attraverso il Gap, Rifondazione punta a vendere sui mercati lodigiani generi di prima necessità, dal pane alla pasta, dalla frutta alla verdura. Il tutto a prezzi calmierati, per aiutare le famiglie in difficoltà. «In provincia di Lodi - ha spiegato ieri Andrea Viani, segretario provinciale di Rifondazione - siamo presenti in 16 comuni con 2.500 iscritti. Nei comuni in cui siamo presenti chiediamo sostegno alle amministrazioni comunali. A Lodi Vecchio abbiamo 186 iscritti e abbiamo fatto finora cinque distribuzioni di generi alimentari, il venerdì, durante il tradizionale mercato. In occasione delle ultime tre distribuzioni abbiamo però avuto problemi con il comune».
Finora il Gap a Lodi Vecchio ha montato il proprio banchetto a lato del municipio, nel cuore del mercato. In occasione della distribuzione del 3 luglio, però, il comune ha proposto una sede alternativa, in via Libertà, vicino alla farmacia. «Ci hanno proposto una localizzazione esterna al mercato - osserva però Viani - e dunque abbiamo deciso di rinviare la nostra iniziativa al 17 luglio. Il sindaco sostiene che la originaria localizzazione del nostro banchetto, vicino al municipio, presenta problemi tecnici, noi chiediamo ci venga assegnata una localizzazione interna al mercato e non esterna, altrimenti diventiamo invisibili».
Proprio sulla localizzazione del banchetto del Gap e sul sostegno del comune di Lodi Vecchio all’iniziativa di Rifondazione si gioca una partita delicata. «La questione è politica - dice Viani -, a Lodi Vecchio siamo in maggioranza e abbiamo un assessore, Mauro Torriani, che ha anche una specifica delega alla filiera corta. Vogliamo che venga confermato il sostegno effettivo da parte del comune alla nostra iniziativa, non solo per dare spazio al Gap, ma anche affinché il comune si faccia promotore di interventi finalizzati a calmierare i prezzi». Proprio sul futuro del Gap a Lodi Vecchio, il segretario locale di Rifondazione, Salvatore Fasano, ha chiesto un incontro con il sindaco, «prima del 17».
La “spaccatura” sul Gap arriva in un momento in cui i rapporti tra il sindaco e Rifondazione non sono dei migliori. «Con l’amministrazione comunale, in particolare con Cordoni, abbiamo avuto qualche difficoltà - ammette Viani -, abbiamo collaborato al programma elettorale ma non alla formazione della giunta, in cui ha deciso solo il sindaco. Secondo noi, invece, le scelte sulla giunta dovevano essere condivise. Speriamo che questo non crei problemi in futuro. Ci impegniamo comunque a sostenere la giunta Cordoni e rispetteremo il programma».

Il pacco sicurezza

Il Cittadino oggi pubblica in prima pagina una lettera di Mario Uccellini, segretario generale Cisl Lodi, sul cosiddetto pacchetto sicurezza.
L’opinione. Le nuove norme? Sono cattive.
Rassegna stampa.

È legge dello Stato il Pacchetto Sicurezza, che mette in un unico sacco mafiosi e grafittari, clochard ed immigrati irregolari, buttafuori e maleducati; che mentre arma i cittadini di ronde, toglie ingenti risorse alle forze dell’ordine. Al centro del provvedimento di legge, nuove norme sull’immigrazione ed in particolare l’introduzione del reato di clandestinità, che detto così, può anche giustificarsi, ma nei fatti molto cambia.
Ad esempio: sono criminali le centinaia di badanti irregolari che assistono, nel Lodigiano, altrettanti anziani? E il pubblico ufficiale che non le denuncia alla polizia, mettendo nei guai anche il loro datore di lavoro (sempre l’anziano o un suo familiare), è da sanzionare penalmente? Viceversa, se il pubblico ufficiale le denuncia, va encomiato per la dimostrazione di senso civico e di attaccamento al dovere?
Sono dei criminali i lavoratori stranieri che, a causa della crisi, perdono il lavoro e, restando disoccupati per più di sei mesi, perdono anche il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno? E magari hanno comprato la casa e stanno onorando un mutuo? Ed hanno figli che da anni frequentano le nostre scuole? Sono criminali?
In Lombardia ci sono almeno 50 mila stranieri irregolari, cioè senza il permesso di soggiorno. Da due anni, il governo ne conosce nome e cognome, età e provenienza, sa dove lavorano e sa anche dove alloggiano. Informazioni che sono in possesso dei suoi uffici, in quanto le domande di permesso di soggiorno e lavoro presentate a dicembre 2007, sono state accolte solo nella misura del 25 per cento. Quale cittadino denuncerà Maroni ed il capo della polizia, per aver omesso di denunciare migliaia di clandestini?
La Cisl si è dichiarata fin dall’inizio contraria all’introduzione di questo reato e non solo per una questione di umanità e di solidarietà. Noi tuteliamo il lavoro ed i lavoratori, anche quelli immigrati. Gente che da anni svolge mansioni che noi rifiutiamo, supplisce le esigenze produttive della nostra economia, tampona innumerevoli emergenze sociali di cura.
È profondamente ingiusto l’atteggiamento “usa e getta” che permea le norme legislative. Peggiorare le condizioni di vita di queste persone, costringerle ancor di più a nascondersi, a non curarsi, a non dichiarare i figli nati, non migliora la sicurezza, di nessuno. I sostenitori di queste norme criminalizzanti hanno coniato per noi il termine “buonismo” (a rappresentare la degenerazione dell’essere buoni). Noi per definire le nuove norme, restiamo invece sul linguaggio tradizionale: sono cattive.

Mais e api. Le due facce dei coltivatori lodigiani

Due articoli sull'emergenza mais nel Lodigiano da Il Cittadino di oggi.
Nel primo Greta Boni ci racconta del confronto aperto tra gli operatori del settore del miele e gli agricoltori che chiedono di togliere il divieto sugli insetticidi per salvare i raccolti.
«Le api sono tornate, ma il mais muore»
In discussione il legame fra il bando degli insetticidi e la diabrotica.
Rassegna stampa.

Le api stanno meglio e tornano a volare: almeno per questa primavera le piccole lavoratrici giallonere (o meglio, marroni e nere) hanno scampato il “pericolo morìa” che la scorsa estate le aveva decimate. Naturalmente, per i produttori di miele questo non è abbastanza: tutti sono in attesa di avere informazioni più precise, e soprattutto scientifiche, sulla malattia che ha colpito i loro cari insetti. Il monitoraggio, però, finanziato dal ministero, si concluderà a settembre e solo in quel momento si potrà fare chiarezza sulla questione. Nel frattempo, Mieli d’Italia chiede al ministero di vietare una volta per tutte l’utilizzo di molecole neurotossiche utilizzate nella concia dei semi di mais, una delle cause che secondo l’associazione ha scatenato lo spopolamento delle api. Al momento, infatti, è in vigore solo una sospensione che scadrà a settembre: «L’andamento primaverile degli alveari - fanno sapere dall’associazione - ha confermato pienamente il micidiale effetto e incidenza delle molecole insetticide neonicotinoidi, poiché non si sono registrati rilevanti spopolamenti di api. Il provvedimento ministeriale, trattandosi di una sospensione, scadrà il prossimo settembre. È indispensabile che questo assuma il carattere di un definitivo divieto». Il mais, però, in questo periodo sta lottando contro la diabrotica, il “virus” che sta mettendo in ginocchio le coltivazioni e che ha destato la preoccupazioni del settore, dalla Coldiretti alla Confagricoltura.
Per l’associazione, in gioco non c’è solo il futuro delle laboriose produttrici di miele. «Non sono solo le api, infatti, a essere a rischio estinzione - continuano da Mieli d’Italia -. Tutti gli insetti impollinatori che visitano i fiori quest’anno sono stati risparmiati. Niente insetti, niente frutti e niente semi. Oltre agli agricoltori gli insetti sono indispensabili anche per chi ha un piccolo orto familiare, un frutteto».
La Fai, Federazione apicoltori italiani, preferisce andare con i piedi di piombo: se da una parte riconosce che rispetto agli anni precedenti non si è verificato lo stesso spopolamento, dall’altra aspetta con trepidazione i risultati del monitoraggio. Anche nei mesi scorsi, la Fai aveva sottolineato che le cause della morìa potevano essere diverse, per questo era importante avere a disposizione tutta una serie di elementi scientifici e intavolare un confronto fra i diversi soggetti.
«La cosa più intelligente da fare - afferma Mario Vigo, presidente di Confagricoltura -, è avere delle risposte serie e certe dal mondo scientifico, questo anche per evitare speculazioni. Questa non deve diventare una specie di “guerra santa” fra apicoltori e agricoltori, bisogna mettersi al tavolo e trovare una soluzione per fare in modo che gli apicoltori continuino a produrre miele e gli agricoltori a coltivare mais. Tanto più che quest’anno la diabrotica ha provocato un vero disastro. Spero che il ministero non prenda decisioni affrettate, ma cerchi prima un confronto».

Nel secondo articolo Carlo Cerutti ci informa su un summit d’emergenza della Coldiretti.
«Seminiamo quando il ciclo larvale è finito»

L’ansia da diabrotica riempie la sala riunioni della Coldiretti di via Haussman: martedì si è tenuto un vero “briefing d’emergenza” per agricoltori e coltivatori. È ormai guerra dichiarata all’insetto americano devastatore di mais: il vertice ha specificato con quali armi è più opportuno scendere in campo, o meglio, tra i campi. Il relatore dell’incontro Marco Boriani - referente del servizio fitosanitario regionale - bloccato nel traffico di Lodi, si è presentato in cattedra con quaranta minuti di ritardo. Nell’attesa, i cento e più astanti a gremire la sala si sono scambiati opinioni e impressioni preoccupate: su tutte, regna la perplessità del perché la diabrotica risulti immune a ogni tentativo di disinfestazione. Dopo l’attesa, è stato lo stesso Boriani a spiegarlo: «Dobbiamo eliminare gli errori dal processo di annichilimento della popolazione di diabrotica. Punto primo, ignorare i maschi, colpire solo le femmine della specie, possibilmente gravide - asserisce l’esperto, che prosegue -. La copula tra maschi e femmine avviene in questo specifico momento: prima decade di luglio. Qualsiasi disinfestazione precedente o successiva a questo arco temporale è assolutamente inutile. Le uova sono già nel terreno: presto avviene una nuova schiusa, rinfocolando la popolazione dopo qualche settimana». Il biologo ha precisato: «Tutti i prodotti impiegati da ognuno di voi vanno bene. Bisogna solo avere cognizione di quando usarli». Questo è la soluzione a partire dal problema. Ma si può anche rovesciare il punto di vista, partendo dalla tesi: la diabrotica mangia il mais. Ed è la tesi a fornire un’arma indiretta. Boriani, infatti, ha suggerito di piantare il mais quando il ciclo larvale dell’insetto è finito, inizio maggio. «Le larve necessitano di nutrimento per evolversi rapidamente. Se il mais non è ancora in “levata”, allora non avranno sete di cui cibarsi. E moriranno». Ancora, per converso, piantare il mais anticipatamente, in modo che le sete aggredite siano già fecondate, senza diminuizione del potenziale del raccolto. Infatti, «in questo caso la diabrotica aggredisce le foglie basali del mais maturo, non rilevanti al benessere della pianta. Se le sete sono già fecondate, abbiamo poco da temere per le pannocchie».