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lunedì 26 ottobre 2009

L'alba del nuovo giorno

Blog Notte
L'alba del nuovo giorno

26 ottobre 2009

Paolo Dune, scrittore, satiro, aforista, come si definisce mi delizia questa sera con le sue "Notizie di trans-izione", una newsletter di satira da cui pesco un quiz ed alcune battute. Per ricambiare evidenzio la notizia che domenica 8 novembre Paolo Dune sarà a Milano per presentare il suo libro "Il primo angelo" presso la Compagnia del The. E via a cominciare con il quiz proposto da Dune:
Indovina chi l'ha detto?
"La cosa migliore è essere amati e io faccio di tutto per essere amato, non solo dai media ma da tutti. Io sono troppo buono e giusto e vorrei che me lo riconoscessero".
Chi ha pronunciato questa frase?
1) Woody Allen sul lettino dello psicanalista nel film "Provaci ancora Sam".
2) Topolino in un celebre cartone animato.
3) Silvio Berlusconi durante una conferenza stampa a Sofia con il premier bulgaro, Boiko Borisov.
Controlla la risposta in fondo al post.
Dune ricorda che Obama ha ricevuto il premio Nobel per la pace. Delusione invece da parte di Berlusconi, che era anche lui candidato. Il suo programma: "Distensione totale: come rendere buoni i politici a letto" non è stato apprezzato. Anche perché non aveva invitato ai festini i gestori del premio.
Canale 5 ha pedinato e filmato il giudice Mesiano (che ha condannato la Fininvest) mentre si recava dal barbiere. Tra le "stravaganze" notate, oltre ai calzini color turchese: il fatto che non avesse capelli trapiantati, che non fosse accompagnato da escort, che non indossasse alcuna bandana, che non facesse cucù ai passanti. Comportamenti decisamente singolari per gli standard di Canale 5.
È stato eletto ieri a suffragio universale il nuovo segretario del PD. Tra i votanti, anche Gianfranco Fini, travestito da donna per non essere riconosciuto. A sorpresa, tra i votanti, anche elettori del PD.
Primarie del PD: a sorpresa ha vinto il PD. Aiutato dalla circostanza che Berlusconi non era candidato.

Scriveva Luigi Crespi, noto sondaggista, nel suo blog il 23 ottobre: «I sondaggi pre-elettorali per le Primarie sono francamente complessi: la base elettorale scende a 16 anni, si estende agli extra-comunitari e ancora oggi le persone intervistate che si dichiarano disponibili, ma non sicure di andare a votare, sono intorno al 30%. Inoltre il sistema delle Primarie del PD è permeabile e condizionabile da elettori diversi e opposti allo stesso PD. (...) I dati che sono in mio possesso, danno comunque ancora in vantaggio Bersani, ma negli ultimi giorni di campagna elettorale chi è riuscito a caratterizzare meglio la propria presenza mediatica è stato sicuramente Dario Franceschini (...) che è riuscito a far emergere il suo profilo caratterizzato da tre fattori: 1) la novità; 2) l’antiberlusconismo; 3) la brillante trovata del calzino azzurro. Bersani dal canto suo, nelle varie apparizioni televisive, ha giocato soprattutto in chiave di rassicurazione e solidità, ma ha pagato un prezzo altissimo a D’Alema e Bassolino, non compensato dalla sua competenza e concretezza sulle questioni economiche. Marino è andato meglio, soprattutto nelle grandi città e al nord, dove potrebbe rappresentare una sorpresa, perché è riuscito ad incarnare bene l’idea della laicità e dei diritti, ma ogni volta che è uscito dai temi che gli sono congeniali è stato abbastanza disastroso».
Dopodiché si chiedeva "cosa può accadere nelle urne?" e si dava questa risposta «La cosa più scontata è che vinca Bersani, confermando anche se con un margine più ristretto, quello che è stato il voto degli iscritti, ma se il numero degli elettori sarà superiore ai due milioni, cosa non improbabile, nelle urne potrebbe capitare di tutto, proprio perché si annullerebbe il vantaggio che Bersani ha tra i suoi elettori. Se gli elettori radicalmente anti-berlusconiani, che fanno riferimento all’Italia dei Valori, ai Grillini e ad alcune aree dell’estrema sinistra, andranno a votare in massa, saranno capaci di ribaltare il risultato portando Franceschini a vincere le primarie. Stessa cosa potrebbe capitare a Marino che potrebbe ottenere una quota superiore a quella ottenuta tra gli iscritti, se parte della sinistra extra-parlamentare e i Radicali di Pannella-Bonino, decideranno di sostenere questa opzione».
Ma la chicca è questa: «Una cosa è ragionevolmente certa: Bersani anche se dovesse vincere, lo farà con una percentuale più bassa di quella ottenuta tra gli iscritti».
Da segnalare infine la "svicolata" finale: «Molti di voi mi chiedono se andrò a votare alle Primarie, e vi rispondo che sono tra quel 30% di indecisi: il mio essere “pannelliano” mi porterebbe a votare Marino, ma francamente non mi ha convinto e non mi piace. La mia tradizione comunista subisce inesorabilmente il fascino del rassicurante Bersani, ma francamente anche le tradizioni prima o poi cambiano. Resta Franceschini che è ancora troppo “veltroniano” per avere il mio voto e uscire di casa per votare scheda bianca mi sembrerebbe francamente una perdita di tempo».
E oggi, 26, ha scritto: «La crisi, gli scandali, l’antipolitica, le difficoltà e gli insuccessi elettorali del Partito Democratico, tutto faceva prevedere che la partecipazione sarebbe stata nettamente inferiore a quella che incoronò Veltroni ed invece ancora una volta, la gente, gli elettori si sono messi in fila davanti ad un seggio e hanno espresso democraticamente il proprio voto. Trovo questo elemento straordinario perché ribalta tutte le analisi fin qui emerse e bisognerà tenerne conto nel futuro. Tre milioni di elettori sono un fatto che non può essere liquidato con una battuta e non può essere sminuito dalla propaganda».
E a smentirsi quanto oracolo: «Quindi Bersani ha vinto con la percentuale ottenuta dagli iscritti». Infine buona osservazione la seguente: «Le primarie che incoronarono Veltroni, in cui si registrò una grande partecipazione, diedero una grande spinta iniziale alla nascita del Partito Democratico che si esaurì prestissimo e che fu sprecata e sciupata dai dirigenti del Pd. Oggi questa spinta ritorna quasi intatta ora toccherà a Bersani non sciuparla come ha fatto Veltroni». La scommessa è qui.
E diamo ancora un'occhiata all'intervista a Pier Luigi Bersani di Bianca Berlinguer, andata in onda a Lineanotte del 23 ottobre.



Francesco Rutelli pensa di lasciare il Pd per andare con Pierferdinando Casini, ma non nell'immediato. "Con Casini, ma non subito e non solo", ha detto Rutelli in un'intervista rilasciata alcune settimane fa a Bruno Vespa per il suo libro "Donne di cuori", in uscita da Rai Eri Mondadori il prossimo 6 novembre e le cui anticipazioni sono state diffuse oggi. "In questi due anni il Pd ha sprecato un patrimonio anziché costruirne uno nuovo. Avremmo dovuto cambiare terreno di gioco, allenatore, squadre, pallone, modulo tattico, perfino i tifosi... E invece non è cambiato niente", ha aggiunto il Presidente del Copasir.
"Per riparare, il Pd si sbilancia a sinistra, e così peggiora la situazione, si isola. Una scelta ancora più assurda nel momento in cui il centrodestra si sbilancia a destra a favore di Bossi, Fini è in grandissima difficoltà e il terreno competitivo diventa quello moderato". In seguito alla diffusione delle anticipazioni, Rutelli ha precisato in una nota che "le dichiarazioni ... risalgono ad una conversazione di alcune settimane fa".
"La loro divulgazione nella data di oggi potrebbe, dunque, trarre in inganno, poiché le anticipazioni riferiscono solo parzialmente le opinioni di Rutelli che si esprimerà sulle primarie del Pd (vinte ieri da Pier Luigi Bersani) e sui propri orientamenti in occasione della presentazione del suo libro, 'La svolta', domani a Milano", si legge nel comunicato.
Intanto Bersani, commentando le dichiarazioni di Rutelli a Vespa in occasione della sua prima uscita ufficiale da neosegretario del Pd a Prato, ha detto: "Non credo che qualcuno voglia sottrarsi a questa sfida, penso che la prova di ieri sia stata inequivocabile. Abbiamo avuto una spinta e un incoraggiamento formidabile e inaspettato, mi pare indiscutibile che chi ha partecipato alle primarie ha fiducia nel progetto del Pd che è un partito nuovo e non un partito vecchio".



E chiudo con alcune notiziole di giustizia.
È stato condannato dal tribunale di Venezia il prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, della Lega, con sospensione delle pene, al divieto per 3 anni di partecipare a comizi politici e ad un'ammenda di 4 mila euro. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato e la condanna è avvenuta per alcune frasi - ritenute di istigazione al razzismo - pronunciate da Gentilini durante la festa Padana del Carroccio a Venezia, nel settembre 2008.
Il gup di Napoli Sergio Marotta ha rinviato a giudizio il presidente del Consiglio Regionale della Campania, Sandra Lonardo Mastella, e altri 22 imputati nell'ambito di un'inchiesta sull'Udeur. Si tratta del primo filone dell'inchiesta che nel gennaio 2008 portò ai domiciliari la stessa Sandra Lonardo Mastella, e poi alle dimissioni del marito, Clemente Mastella, da ministro della Giustizia del Governo Prodi. A Sandra Lonardo viene contestata una tentata concussione ai danni di un dirigente ospedaliero. "Il Giudice ha evidentemente sentito l'esigenza che sulla vicenda del dottor Annunziata - l'unica che mi riguarda - si compisse un più approfondito accertamento nella sede naturale che è quella del processo. Sono assolutamente certa che la mia completa estraneità troverà piena dimostrazione nel dibattimento. Dagli atti emergono solo millanterie ed episodi riferiti da terze persone. Soprattutto, nessuno ha mai riferito che io abbia chiesto alcunché al dott. Annunziata". Lo sottolinea Sandra Lonardo in una dichiarazione.
Lasciando a domani l'approfondimento, annoto solo questo sull'affair Marazzo. "Credo proprio sia vero che Berlusconi abbia contattato Marrazzo, ma non sono stato io ad avvertire Berlusconi". In un'intervista a Sky Tg24 il direttore di "Chi", Alfonso Signorini, commenta così la notizia riportata oggi da alcuni quotidiani secondo la quale il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe avvertito il presidente della Regione Lazio dell'esistenza del video che lo ritraeva in compagnia di un transessuale. "Non è assolutamente vero che Silvio Berlusconi abbia impedito la pubblicazione delle foto dello scandalo Marrazzo sul settimanale Chi, in quanto io avevo già autonomamente deciso di non pubblicarle", ha aggiunto Signorini, raccontando che il filmato gli era stato offerto da un'agenzia fotografica per la somma di 200 mila euro "trattabili". "Appena ho visto le immagini ho ritenuto che non fosse assolutamente il caso di renderle pubbliche", come aveva già fatto "quando sulla mia scrivania erano finite le foto di Silvio Sircana".
Signorini ha raccontato di avere "avvertito i vertici dell'azienda, il presidente Marina Berlusconi e l'ad Maurizio Costa, e anche loro hanno concordato con me sulla non pubblicabilità delle immagini".
È tutto.

Soluzione del quiz:
Se avete scelto la risposta n.1) avete bisogno di uno psicanalista;
Se avete scelto la risposta n.2) potete fare il ministro della cultura;
Se avete scelto la risposta n.3) vi siete depressi anche voi.
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Non è questione di poltrone




"Se Tremonti va, arriva Draghi". È questo il titolo di apertura, a tutta pagina, de Il Giornale [lo si può leggere nella rassegna stampa]. Il direttore del quotidiano Vittorio Feltri spiega, in un editoriale, che con ogni probabilità la richiesta avanzata da Tremonti di diventare vicepremier (mettendosi così, anche gerarchicamente, un gradino sopra gli altri e poter proseguire, senza continue messe in discussione, il suo lavoro) verrà bocciata. Di fronte a tale risposta l'unica soluzione potrebbero essere le dimissioni dopo le quali, scrive Feltri, "non si profila all'orizzonte uomo diverso dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Uno dei pochi gradito nel centrodestra e perfino nel centrosinistra". Una soluzione questa che per Tremonti, dice Feltri, "sarebbe uno smacco peggiore delle dimissioni" (Asca).
Il ministro per la Semplificazione normativa, il leghista Roberto Calderoli, afferma di non trovare "nulla di strano" nella possibile nomina a vicepremier del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Anche perché, dice il ministro in un'intervista a Repubblica [la si può leggere nella rassegna stampa], "non ci sono alternative alla politica di rigore impostata dal ministro dell'Economia e condivisa non solo da noi leghisti, ma da tutte le persone di buon senso". Nel caso di dimissioni poi, conclude Calderoli, un tecnico alla guida del ministero dell'Economia "durerebbe quanto un gatto sull'Aurelia" (Asca).
Non c'è alcun motivo perché il ministro dell'Economia Giulio Tremonti diventi anche vicepresidente del Consiglio. Lo sostiene in un'intervista a Il Giornale [la si può leggere nella rassegna stampa] il ministro dell'Innovazione, Renato Brunetta. Tremonti, sostiene Brunetta, "è il miglior ministro dell'Economia e delle Finanze d'Europa se non del mondo, visto che non vedo campioni nell'amministrazione Obama" e "ha portato l'Italia fuori dai marosi e delle tempeste della crisi e questo glielo riconosciamo. Glielo riconosce il Presidente del Consiglio". Ha quindi "un ruolo importante e non capisco - aggiunge - perché gli serva una benedizione per fare di più". Quello di Tremonti "può essere un disagio psicologico ma non è motivato dai fatti". Comunque, conclude Brunetta, "non sia il nemico di se stesso..." (Asca).
"Siamo tutti consapevoli della figura di Tremonti e anche del suo ruolo politico, che non sono in discussione. Anche Tremonti però deve essere consapevole che la politica economica non può essere monopolio di nessuno". Al contrario, "è oggetto di discussione e di gestione collegiale, sotto la leadership di Berlusconi". Lo afferma il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto, in un'intervista al Corriere della Sera. Cicchitto spiega che all'interno della maggioranza in questo momento "c'è un confronto su come coniugare il rigore e la diminuzione del carico fiscale sulle Pmi per tenere in piedi l'occupazione. Una discussione molto seria, che è stata impropriamente personalizzata" (Asca).
Giulio Tremonti deve diventare vicepremier. A sostenerlo è il segretario federale della Lega Nord, Umberto Bossi, oggi a Barlazzina, dove partecipa a una presentazione di prodotti padani. Alla domanda se Tremonti debba esere nominato vicepremier, Bossi ha replicato: "Secondo me sì". E poi ha subito aggiunto: "Dico che da ministro può stabilizzare. Dal punto di vista economico, Tremonti è un ottimo ministro, e poi ha tutti i contatti con l'Europa" (Asca).
Sostenere, come ha fatto il presidente della Camera Gianfranco Fini, che con Tremonti vicepremier Berlusconi sarebbe di fatto commissariato "è una stupidaggine". È il parere del leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che a margine della presentazione di alcuni prodotti tipici padani ha aggiunto : "Tremonti è amico di Berlusconi, gli vuole bene e non farebbe mai una cosa del genere". Quanto al vertice in corso ad Arcore tra il premier Berlusconi e i tre coordinatori nazionali del Pdl, Bossi nega che questo possa destabilizzare la maggioranza di governo: "Ci stabilizziamo da soli. Berlusconi non è mica un cretino. Abbiamo un ottimo rapporto sia con Berlusconi sia con Fini. Non temiamo certe cose" (Asca).
"Senza Tremonti c'è il rischio di dover aumentare le tasse per decreto". Lo ha detto il segretario federale dela Lega Nord, Umberto Bossi, convinto che il rigore imposto da Tremonti sui conti pubblici scongiuri la possibilità di aumentare la pressione fiscale. Lui - ha aggiunto Bossi - è una garanzia perché frena gli spendaccioni" (Asca).
L'ipotesi di concedere a Giulio Tremonti la vicepresidenza del Consiglio non è stato uno dei temi al centro del vertice che ha visto riuniti ad Arcore il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, insieme ai tre coordinatori nazionali del Pdl. A sostenerlo è il ministro La Russa che ha appena lasciato Villa San Martino. Alla domanda se nel corso dell'incontro si sia anche affrontato il nodo della vicepresidenza del Consiglio da concedere a Tremonti, La Russa ha replicato: "Non è questo il tema. E poi - ha tenuto a sottolineare il ministro rivolto ai cronisti - siete sicuri che è questo che chiede Tremonti?". Dall'incontro di Arcore, ha continuato il ministro della Difesa, "non aspettatevi cose drammatiche. Abbiamo discusso di politica economica, del partito, delle regionali e del governo". Più in dettaglio sull'esito dell'incontro, ha precisato La Russa prima di congedarsi, "ci sarà un comunicato" (Asca).
"Nel corso dell'incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è stata espressa piena condivisione della politica economica del governo". È quanto si legge in una nota emessa dai tre coordinatori nazionali del Pdl, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini al termine dell'incontro con il premier ad Arcore. In particolare, viene scritto, "si è concordato sulla necessità espressa dal presidente Berlusconi di coniugare e di contemperare due esigenze altrettanto valide, soprattutto nel momento in cui si intravedono alcuni segnali di miglioramento della crisi economica, e cioé l'esigenza inderogabile del rigore, da tutti condivisa, e quella della ripresa dello sviluppo economico. Tutto ciò - concludono i coordinatori - in coerenza con gli impegni programmatici assunti da questo governo e dalla maggioranza che lo sostiene di fronte agli elettori" (Asca).
"Il governo deve venire in Parlamento almeno una volta a discutere della crisi: in 17 mesi non ne abbiamo mai discusso, solo voti di fiducia". Lo ha detto il neosegretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parlando all'interno della Orditura Villanti, prima uscita ufficiale dopo l'elezione di ieri. "Berlusconi e Tremonti - ha detto Bersani prendendo la parola e salendo in piedi su una sedia al centro dello stabilimento alla periferia di Prato - vengano a dire qualcosa possibilmente non di onirico, noi saremo lì con le nostre proposte e a fare la nostra parte. Se c'è da fare qualche sforzo collettivo per chi è sul fronte della crisi, si faccia questo sforzo" (Asca).
"Il mio augurio è che si risolva positivamente. Ho sempre avuto una grande stima di Giulio Tremonti e il mio auspicio è che il presidente Berlusconi riesca a ricucire questi dissidi perché in un momento in cui tra l'altro la crisi economica fa sentire il suo effetto, sarebbe estremamente negativo che il governo si dividesse o entrasse in difficoltà proprio sulle politiche economiche". A dirlo il sindaco di Roma Gianni Alemanno al termine della cerimonia ad Auschwitz per la deposizione di una corona al muro della morte. Il sindaco ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano in relazione ai rapporti tra il premier Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Asca).
"La riduzione dell'Irap si è persa nelle nebbie tra San Pietroburgo e Arcore". Pierluigi Bersani, neo segretario del Pd, risponde così, con una battuta, a chi gli chiede come veda la proposta di riduzione dell'Irap avanzata da settori dell'esecutivo. "Oggi siamo solo alle parole - ha detto Bersani - in 17 mesi non si è fatto nulla di nulla per la ripresa. Non credo che si possa andare avanti a promesse vuote". Entrando nel merito della proposta, Bersani spiega che "se si parla di riduzione fiscale, di cui è giusto parlare perché riguarda le imprese, sarà ora di parlarne anche per quanto riguarda famiglie e lavoro perché noi siamo in presenza di un indebolimento del potere di acquisto micidiale dei redditi medi e medio bassi e di chi perde il posto di lavoro" (Asca).
"Tremonti non ha bisogno di essere nominato vicepremier per essere autorevole". Lo dice a Radio Radicale il ministro Altero Matteoli che conferma anche come la partita sulla presidenza del Veneto sia tutt'altro che chiusa. "C'e' stata una riunione con i coordinatori e con il presidente Berlusconi sulla quale mi pare che Tremonti debba essere tranquillo - dice Matteoli - perché mi pare che si evinca chiaramente il riconoscimento del lavoro fatto e anche della linea politica di fermezza e rigidità che ha sempre proposto Tremonti, mi pare che sia stata riconosciuta. Non è una questione di poltrone, Tremonti non ha bisogno di essere nominato vicepremier per essere autorevole, lo è, ha il ministero più importante, è bravo, quindi non credo sia una questione di poltrone. Che la Lega chieda una regione dove poter candidare un suo uomo mi pare che sia la più logica della cose, visto che è un partner importante e che ha avuto successo alle ultime elezioni europee, si tratta di usare il buon senso da parte di tutti". D: La partita però non e' ancora chiusa per il Veneto? "No - risponde Matteoli - mi pare di no, credo che stasera ci sia un incontro, ma sicuramente troveremo le soluzioni come abbiamo sempre trovato" (Asca).
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Quando non c'è il partito di un uomo solo




"Quella di Bersani è una grande vittoria che rafforza la sintonia del Pd con una parte della società italiana, e smentisce quella presunta separazione tra iscritti ed elettori. Al contrario con Bersani questo rapporto si rafforza". Lo afferma Gavino Angius, commentando la vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie. "Ora si volta pagina si può davvero costruire un forte Partito Democratico che raccolga dentro di sé, e attorno a sé, le diverse culture del riformismo italiano, quella cristiano democratica, quella socialista democratica, quella ambientalista e quella liberale democratica. La democrazia italiana ha bisogno di un grande partito popolare, plurale, radicato nella società, che costruisca una credibile alternativa di governo al centrodestra, e - conclude - recuperi un senso dell'etica politica e della coscienza civile di un grande paese come l'Italia" (Asca).
"A Bersani faccio un 'in bocca al lupo' e mi auguro che possa fare un ottimo lavoro. È una persona seria e capace". Lo ha detto la presidente di Confidustria, Emma Marcegaglia, a margine dell'assemblea generale dell'Unione degli industriali biellesi svoltasi questa mattina a Biella (Asca).
"Sinceri auguri di buon lavoro a Pierluigi Bersani, che ha saputo conseguire un ampio consenso tra gli elettori del Pd nell'ambito di una bella prova di democrazia quale si sono dimostrate queste primarie". Ad affermarlo è Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc. "Chiarita la questione della leadership, ora il Partito Democratico avrà l'occasione - sottolinea Cesa - per definire meglio la sua linea di opposizione al Governo Berlusconi: ci auguriamo di trovare nel Pd un interlocutore serio con cui definire azioni comuni in Parlamento per incalzare il Governo sui problemi reali dei cittadini, senza cadere nel tranello dell'antiberlusconismo e del populismo" (Asca).
"La forte affluenza di ieri è un bellissimo segnale, il segno evidente che, tra la gente, c'è grande voglia di partecipazione e di una politica trasparente. Al neosegretario del Pd, Pierluigi Bersani, facciamo i migliori auguri di buon lavoro, augurandoci che con lui riparta subito la ricostruzione di un'opposizione unita per una valida alternativa di Governo". Lo dichiara in una nota Massimo Donadi, capogruppo di Idv alla Camera (Asca).
"Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani, cui faccio i migliori auguri di buon lavoro, si apre ora il momento delle parole più chiare. Va detto che nelle primarie il ruolo di Marino è stato importante nel sostenere una visione più laica. Dal punto di vista della riforma elettorale Bersani è parso più propenso ad una riforma elettorale di tipo tedesco, con la scelta delle alleanze e del presidente del consiglio rimandate a dopo le elezioni, un po' un ritorno agli anni ottanta". Lo ha affermato Emma Bonino che parlando ai microfoni di Radio Radicale ha aggiunto: "Mi dispiace che dal Pd si parli di alleanze con tutti tranne che con i Radicali, questo richiede un chiarimento tra le forze politiche visto che è una situazione che c'è stata prima con Veltroni e poi che Franceschini e che certo non può durare in eterno" (Asca).
"Ora c'è un nuovo segretario, Pier Luigi Bersani. A lui non possiamo che fare i migliori auguri di buon lavoro, garantendo al tempo stesso il nostro impegno di iscritti, di militanti e di dirigenti di questo partito per continuare a far crescere il Pd nella società". Lo scrive Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD, sul suo sito (www.marinasereni.it) commentando l'elezione di Pier Luigi Bersani alla segreteria del Partito Democratico. "È stata una giornata di straordinaria mobilitazione: tre milioni al voto, un dato che ci riempie di soddisfazione e di orgoglio. Il popolo di centrosinistra, il popolo delle primarie ci ha dato un'altra chance. È una vittoria dell'opposizione democratica e riformista, è un segno di vitalità del Pd - scrive - e conferma che dai risultati delle elezioni europee si può ripartire, rilanciando il progetto del Partito Democratico per costruire un'alternativa a questa destra confusa, inconcludente, pericolosa. Credo proprio che sarà impossibile, dopo questo 25 ottobre, rimettere in discussione la novità delle primarie come strumento 'ordinario' di partecipazione degli elettori alla vita del nostro partito". "Il popolo delle primarie ha scelto Bersani - continua Sereni -. Non era la mia scelta, ma oggi è giusto e doveroso non solo riconoscere la nettezza del risultato, ma anche fare ciò che abbiamo detto in ogni iniziativa pubblica durante la campagna congressuale: dare al segretario eletto con le primarie il sostegno leale necessario per affrontare le prossime scadenze a cominciare dalle elezioni regionali. Nella chiarezza delle posizioni e delle responsabilità, senza rinunciare ad un confronto e ad un pluralismo interno che sono una ricchezza e che sta a noi a non far degenerare in divisioni e lacerazioni. Le idee che ci hanno portato a stare con Franceschini, ne sono convinta, erano e restano utili a tutto il Partito Democratico" (Asca).
Quello utilizzato dal Pd per la scelta del segretario è "un metodo sbagliato, perché fondato sulla giustapposizione fra due modelli di segno opposto di partito, quello basato appunto sugli iscritti, tipico di D'Alema, Bersani e Marini e quello di stampo plebiscitario che era di Veltroni". È quanto afferma in una nota il capogrupo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Il fatto che alla resa dei conti il confronto sulla segreteria sia avvenuto fra un post-comunista e un post-democristiano - aggiunge - conferma il fatto che, come ha detto a suo tempo D'Alema, l'amalgama non è riuscito". Cicchitto aupica ora che, dopo le primarie che hanno portato Bersani alla guida della segreteria del Pd, si possa ritornare ad un "confronto politico normale, serrato e senza colpi bassi. Ad una battaglia politica normale, senza inciuci velleitari e non condivisibili ma anche senza demonizzazioni e senza l'attacco alla vita privata dell'avversario. In ogni caso, conoscendo il tipo di cultura politica e sociale di Bersani, è evidente che lo scontro sarà particolarmente serrato sul terreno della politica economica e della politica industriale, del rapporto con le piccole e medie imprese" (Asca).
L'europarlamentare Debora Serracchiani, mozione Franceschini, eletta segretario regionale del Pd del Friuli Venezia Giulia, si mette a disposizione del segretario nazionale Pierluigi Bersani, riconoscendolo come "persona di grande responsabilità, pronto a fare un lavoro di raccordo tra le varie anime del partito". Per Serracchiani, la larga partecipazione alle primarie dimostra che "il partito c'è" e che può rappresentare una "valida alternativa" a Berlusconi, in campo nazionale, e al presidente regionale Renzo Tondo. Da qui, secondo il neosegretario regionale, la necessità di "rilanciare l'opposizione" al Centrodestra, in particolare sui temi del lavoro. In vista delle prossime elezioni, il dialogo verrà aperto con tutte le forze politiche del centrosinistra e con quelle locali (Asca).
Il presidente del Senato, Renato Schifani, nel corso di una cordiale telefonata ha espresso al neosegretario del PD, Pier Luigi Bersani, gli auguri di buon lavoro. Il presidente del Senato auspica che, con l'insediamento del nuovo leader del Partito Democratico, si possa instaurare un clima di confronto costruttivo tra le parti, in particolar modo sulle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno (Asca).
"I quasi tre milioni di cittadini che hanno partecipato alle primarie per scegliere il nuovo segretario nazionale del Pd non credo che sponsorizzino scissioni, fratture o spaccature frontali all'interno del partito". È quanto afferma Giorgio Merlo, vice presidente della Commissione di vigilanza Rai. "Semmai, chiedono una forte unità e soprattutto non tradire le ragioni fondanti che hanno dato vita al progetto politico del Pd. Compito della nuova dirigenza - spiega Merlo - è innanzitutto questo: fare un grande partito capace di far convergere tutte le varie sensibilità culturali e politiche che si riconoscono nel progetto del Pd. Ben sapendo che la prova più impegnativa del Pd non era la celebrazione delle primarie o quella di gestire un lunghissimo congresso ma, semmai, la vittoria alle prossime elezioni regionali. E lì occorre arrivarci con un partito unito e non dilaniato" (Asca).
"Dalla straordinaria partecipazione di ieri alle primarie viene un forte segnale positivo che dobbiamo raccogliere. Il partito sta vivendo una fase difficilissima e abbiamo bisogno al più presto di darci una guida e un assetto per affrontare i prossimi mesi: il presidente regionale è dimissionario, non c'è il capogruppo regionale e siamo senza il segretario. Se i dati usciti in queste ore fossero confermati, faccio appello a tutte le componenti affinché si converga tutti su Alessandro Mazzoli, che, pure non superando il 50%, è arrivato ampiamente primo nella competizione". È quanto dichiara in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Compiere subito questo atto - aggiunge Zingaretti - sarebbe davvero importante per l'apertura di una fase unitaria, sarebbe un segnale a quel popolo delle primarie che ieri ha affollato i gazebo e che ora ci chiede grande responsabilità, ci permetterebbe di sostenere lo sforzo di Montino e della Giunta di governare in questi mesi e di avviare il processo politico per tornare a vincere" (Asca).
"Il Pd ha dimostrato ieri cos'è la democrazia", e ora anche il centrodestra deve essere più "trasparente". Lo ha detto il neosegretario del Pd, Pier Luigi Bersani, nel corso dell'intervento tenuto durante la visita alla Orditura Villanti di Prato. Le primarie, secondo Bersani, sono state "una cosa enorme di cui siamo orgogliosissimi e credo che questo dia un contributo a metter l'Italia tra le grandi democrazie mature del mondo, dove ci sono partiti, candidati e congressi e dove non c'è il partito di un uomo solo". Bersani ha sottolineato che "solo da noi questo sembra una cosa esotica" e "siamo stati guardati come animali da laboratorio", ma, ha precisato, "facciamo un partito e attuiamo così la Costituzione. Anche gli altri si rendano più trasparenti di fronte ai cittadini" (Asca).
"Un augurio di buon lavoro al neo segretario nella certezza che, con la sua elezione, proseguiranno e si arricchiranno le occasioni di confronto ed approfondimento tra il Partito Democratico e Confcommercio sull'analisi della crisi e delle sue prospettive. E soprattutto sulle risposte necessarie per perseguire l'obiettivo di un'Italia che cresca di più e meglio, ed anche con maggiore coesione sociale". È quanto afferma il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione della elezione di Pier Luigi Bersani alla carica di Segretario del Partito Democratico (Asca).
Francesco Rutelli lascia il Pd per andare con Pierferdinando Casini? "Con Casini, ma non subito e non solo". Così l'ex vice presidente del Consiglio risponde a Bruno Vespa per il suo nuovo libro "Donne di cuori - Duemila anni di amore e potere da Cleopatra a Carla Bruni, da Giulio Cesare a Berlusconi" in uscita da Rai Eri Mondadori il 6 novembre prossimo. "Deve formarsi una forza nuova - sostiene Rutelli - per favorire aggregazioni che nascano da questa crisi, un confronto tra moderati del centrodestra e democratico-riformisti del centrosinistra". Ho capito, gli dice Vespa: Rutelli se va con Casini.... "Casini -risponde Rutelli - ma non subito e non solo" (Asca).
"Che idea di partito metterà in campo il neo-segretario? Accentrato o plurale e ricco di diversità? Magnanimo con il 'dissenso' o autenticamente democratico? Tattico o strategico nell'apertura a sinistra? Attento ai percorsi della società della rete?". È quanto si chiede il senatore Pd, Vincenzo Vita in un intervento su Articolo 21. "In ogni caso - aggiunge - ricostruiamo un moderno riformismo, con la voglia di restituire dignità e autorevolezza alla Politica, di fornire risposte concrete agli ultimi, ai penultimi. È innanzitutto Pier Luigi Bersani a doverci riflettere. Si può, anzi, sperare che proprio l'ex candidato dal profilo più classico ci riservi delle sorprese: facendo sue le istanze migliori degli altri candidati, ascoltando l'universo dei movimenti e delle associazioni, dialogando con la sinistra, organizzata e non. Questo vale per chi ha appoggiato con impegno Bersani, per chi non è stato convinto, per chi ha votato con riserva" (Asca).
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha offerto le più "sincere congratulazioni" al neosegretario del Pd Pierluigi Bersani. "Mi auguro di poter riprendere con la nuova leadership del Pd il dialogo ed il confronto costruttivo, avviato in passato con l'onorevole Fassino, sui temi della politica estera nazionale", ha scritto Frattini sulla propria pagina personale di Facebook. "Temi che hanno bisogno del conforto e del consenso di tutto il Parlamento e a maggior ragione della forza più rappresentativa dell'opposizione", ha aggiunto il titolare della Farnesina (Asca).
"Al Pd che ci riprova, oltre che all'Italia, farebbe benissimo avere alla sua sinistra solide forze, il più possibile unite, socialmente e culturalmente insediate, elettoralmente pesanti". Ad affermarlo è Fabio Mussi (Sinistra e Libertà) aggiungendo che "dopo le primarie da tre milioni di partecipanti che hanno eletto Bersani, il tic-toc di piccole nomenclature litigiose e inconcludenti è tanto più insopportabile. 'Sinistra e Libertà', con il suo milione di voti alle europee, era una possibilità. Lo è ancora se non si perde più tempo e se si ha in testa un progetto politico, non solo l'aspettativa per le candidature alle elezioni regionali e amministrative". Da Mussi un ultimo consiglio al nuovo segretario Pd: "Pierluigi, la questione morale! Se non si danno segni radicali su questo punto, alla fine tutto sarà perduto per tutti" (Asca).
"Con la conclusione delle primarie del PD e con l'elezione a segretario di Bersani a cui auguriamo buon lavoro, si chiude definitivamente la stagione politica dell'autosufficienza che ha portato alla frantumazione della coalizione del centro sinistra e alla crisi di una qualsiasi proposta alternativa alle destre". Lo hanno dichiarato Paolo Cento e Loredana De Petris del coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà. "Ora è necessario passare dalle parole ai fatti per costruire rapidamente su una base programmatica chiara una proposta di governo alternativa alle destre. La questione ambientale - hanno concluso Cento e De Petris - è in questo contesto uno dei contenuti decisivi per questa proposta alternativa" (Asca).
"Di Pietro deve decidersi se vuol fare il ministro di un futuro governo alternativo al centrodestra o continuare a gridare in un angolo al punto da arrivare a fare lo spadaccino anche con il Capo dello Stato". Lo ha detto il coordinatore della mozione Bersani, Gianni Pittella, intervistato da Sky tg24 pomeriggio. "Il Pd vuole essere il baricentro di una possibile alleanza di governo che va dai cattolici moderati alla sinistra, dall'Udc di Casini al partito di Vendola - ha spiegato Pitella - e dobbiamo saper circoscrivere i pochi punti di dissenso e sviluppare l'amplissima gamma di temi su cui c'è convergenza" (Asca).
"Si ad una alleanza con il Pd se esso si libera di zavorre, lacci e lacciuoli e capisca che Berlusconi va combattuto, non assecondato". Lo ha affermato il leader Idv, Antonio Di Pietro, commentando le prospettive che si aprono con il Pd dopo l'elezione di Pierluigi Bersani alla segreteria (Asca).
Il Pd è un "partito nuovo" e "non credo che qualcuno voglia sottrarsi a questa sfida". Così Pierluigi Bersani, neosegretario del Pd, risponde ai giornalisti che gli chiedono un commento su quanto affermato oggi da Francesco Rutelli che ha annunciato la volontà di seguire Pierferdinando Casini. "Penso - ha detto Bersani parlando con i giornalisti a margine della sua visita a Prato - che la prova di ieri sia stata inequivocabile, abbiamo avuto una spinta, un incoraggiamento formidabile e inaspettato. Mi pare indiscutibile - ha rilevato Bersani - che chi ha partecipato alle primarie, iscritti militanti e cittadini, ha fiducia nel progetto del Pd che è un partito nuovo e non un partito vecchio". "Non credo che qualcuno - ha concluso il leader del Pd - voglia sottrarsi a questa sfida" (Asca).
Si stanno per ultimare i conteggi delle primarie del Partito democratico. Secondo i dati ancora parziali riguardanti il 73% dei voti, le regioni ancora in bilico tra i due candidati maggiori Bersani e Franceschini dovrebbero essere 4: Sicilia, Lazio, Veneto e Puglia. È quanto emerge dai dati forniti da Maurizio Migliavacca, responsabile dell'organizzazione, che in serata ha espresso soddisfazione sull'efficienza che il partito ha dimostrato in queste primarie con l'utilizzazione di 70.000 volontari che hanno prestato e stanno prestando il lavoro gratuitamente. Sul 73% dei seggi scrutinati pari a circa 9.000 rispetto al totale di oltre 10.000, 1.080.532 voti pari al 53,3% sono andati a Pier Luigi Bersani; 697.759 pari al 34,4% sono andati a dario Franceschini, 249.784 pari al 12,3% sono andati a Ignazio Marino. Il totale delle schede bianche o nulle risulta 33.807 pari all'1,6%. Con la proiezione lineare su questi seggi già acquisiti porta ad una stima di 2.826.114 votanti.
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L’attualità dei salmi e della preghiera per i laici

L’attualità dei salmi e della preghiera nella vita moderna.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 26 ottobre 2009.

L’attualità dei salmi e della preghiera per i laici e il loro rapporto con la fede nel vorticoso mondo moderno: di questo ha parlato di fronte a un centinaio di persone giovedì sera a Brembio, nella sala Paolo VI dell’oratorio don Guglielmo Cazzulani, già coadiutore oratoriano proprio a Brembio e oggi direttore del centro giovanile di Paullo e apprezzato teologo. Spunto per la discussione è stato il libro di don Cazzulani, “Un giro di valzer con Dio, Pregare i salmi da laici” (Ancora, Milano 2006, 192 pagine), nel quale questi temi sono affrontati insieme alla descrizione stessa del Salterio, la raccolta dei salmi. Il libro è diviso in tre parti. Una prima introduzione che guarda alla preghiera e alla fede dei laici nel mondo contemporaneo, una seconda più tecnica che spiega la composizione del Salterio, analizza e cerca di catalogare i salmi per tipologia, una terza più libera di riflessione su alcuni temi di carattere generale suggeriti dalla lettura stessa dei salmi, il dolore, l’amore, la fede. Queste stesse tre parti sono state analizzate nella discussione molto libera che don Cazzulani ha instaurato con il pubblico, spiegando come è nato il volume, quali sono le ragioni della preghiera oggi per i laici, che cos’è e come è composto il Salterio. Il tutto intervallato da libere riflessioni su alcuni tra i temi più forti del rapporto uomo-fede. «La preghiera cristiana non è soltanto serenità – ha detto don Cazzulani -. Ci sono preghiere, tra i salmi, molto dure e persino violente. Il Salterio anche oggi è attuale perché ci propone un percorso di avvicinamento a Dio e alla sua lode molto graduale, non artificiale ma vissuto momento dopo momento».
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Macchinetta mangiasoldi

Raccolgo dalla rubrica "Lettere & Opinioni" de Il Cittadino di oggi una lettera che evidenzia una disfunzione nei parcheggi a pagamento di Lodi.
Il parcometro di via Milite Ignoto inganna gli automobilisti.



Egregio Direttore, Le scrivo per esprimere la mia indignazione in merito alla situazione a dir poco vergognosa che ormai da giorni si presenta a Lodi in Via Milite Ignoto, nella fattispecie riguardo al dispositivo per i rilascio dei tagliandi a pagamento per la sosta all’interno delle strisce blu, gestita dalla società Line S.p.A.
Il parcometro posizionato in Via Milite Ignoto sembra essere stato appositamente manomesso al fine di ingannare gli utenti e svuotare loro le tasche. La macchinetta “mangiasoldi” infatti dovrebbe attenersi alle tariffe esposte sui cartelli informativi posizionati in prossimità del dispositivo di controllo della sosta denominato ufficialmente “Parcometro”, con le seguenti modalità: euro 0,50 ogni 60 minuti. Purtroppo per noi cittadini ormai da diversi giorni la tariffa “furbescamente” impostata sul dispositivo è di euro 1,00 ogni 60 minuti. Tale importo non è esposto né sui cartelli informativi né tantomeno sul parcometro stesso. Diverse le lamentele che sono state rivolte al comando di polizia Locale che a sua volta ha assicurato di informare immediatamente la società alla quale è stata affidata la gestione delle soste a pagamento nella nostra città. Nonostante le ripetute segnalazioni effettuate alla Polizia Locale e le “tentate” segnalazioni alla Line s.p.a. (impossibile contattare un operatore) ad oggi il nostro Parcometro affamato di monetine persiste nello svuotare le tasche di noi cittadini. Non solo - e qui la situazione è ancor più vergognosa - alle 16 di giovedì pomeriggio 22 Ottobre 2009, nonostante diversi automobilisti avessero lasciato sul cruscotto della propria autovettura una segnalazione relativa al malfunzionamento, si sono visti commissionare sanzioni per non aver corrisposto il pagamento del tagliando di parcheggio. Gli stessi responsabili della fregatura o - prudentemente - “semplice svista” sono stati oltremodo tempestivi ed efficaci in questo frangente!! Mi auguro che l’amministrazione comunale prenda immediatamente provvedimenti nei confronti dei responsabili del servizio, ripristinandone finalmente la regolarità. Sarebbe stato utile semplicemente un poco di buon senso nei confronti degli automobilisti, nei confronti di noi cittadini lodigiani. Noi che amiamo la nostra gente, la nostra città, il buon senso invece l’abbiamo e ci ribelliamo quotidianamente a nostro modo... « la nostra ribellione sta nel vivere, nel tirare avanti sempre, anche quando i giorni sono uguali, anche quando sono, invece, tutti neri».
Andrea Oppizi - Lodi
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Il giorno dopo

Che l'elezione di Bersani alla segreteria del Partito democratico sia la notizia del giorno al punto da oscurare le "vicende di letto" su cui qualcuno aveva speculato per "annebbiare" l'evento è un dato che si riscontra su tutti i media, sulle agenzie e su tutti gli aggregatori di notizie che sono ricchissimo patrimonio informativo della rete. Raccolgo qui alcuni articoli, scritti o pensati prima, quindi superati o visionari, ma diffusi oggi o scritti nell'alba del day after, del giorno dopo d'una manifestazione politica di tale portata che, va riconosciuto, solo il Partito democratico oggi in Italia per uomini, organizzazione e strutture, è in grado di attuare.

Vespa: Pd, le primarie dei paradossi.
Rassegna stampa - Panorama, Bruno Vespa, 26 ottobre 2009.
«Tra Ezio Mauro e Massimo D’Alema voterò scheda bianca». La battuta è di un prodiano deluso che non ha perso l’arguzia sarda. Ma il paradosso usato da Arturo Parisi fotografa i tanti dubbi presenti alla vigilia delle elezioni primarie che designeranno il nuovo segretario del Partito democratico. Designeranno? Forse sì, ma il condizionale sarebbe più corretto. L’11 ottobre gli iscritti al Pd hanno designato con larga maggioranza Pier Luigi Bersani. Però le primarie del 25 ottobre possono ribaltare il risultato: sono ammessi a votare infatti tutti i cittadini che versando 2 euro si dichiareranno elettori del partito.
Se nessuno dei tre candidati raggiungesse la maggioranza assoluta, basterebbe il richiamo allo statuto del terzo (prevedibilmente Ignazio Marino) a rinviare la scelta del segretario nell’assemblea nazionale del 7 novembre. Nessuno dei due primi piazzati avrebbe la maggioranza dei 1.000 delegati (eletti anch’essi dalle primarie) e comincerebbe un mercato di voti che certo non gioverebbe all’immagine del Pd, già piuttosto provata per le polemiche degli ultimi giorni.
Ma torniamo alla battuta di Parisi. Dario Franceschini è uno strumento di Repubblica? Quando in febbraio l’allora vicesegretario del Pd prese il posto di Walter Veltroni, dimessosi dopo la disfatta alle elezioni sarde, dette alla linea del partito una sterzata in senso antiberlusconiano. Il rapporto civile che faceva parte del dna veltroniano iniziale (già compromesso poco dopo la nascita del nuovo governo) si spezzò irreparabilmente. Le ragioni sono comprensibili. Franceschini è il primo segretario postdemocristiano alla guida di un partito a maggioranza postcomunista. Come spesso è accaduto nella politica italiana, bisogna farsi perdonare le origini. Non fu il conservatore Giulio Andreotti il gestore del compromesso storico con il Pci?
La barca di Franceschini si è trovata così fatalmente sulla stessa rotta (anzi, sulla scia) della corazzata diretta da Mauro, che non ha rinunciato alla tentazione storica di dettare la linea al partito di riferimento. Non lo fece Eugenio Scalfari con la Dc di Ciriaco De Mita? (Che poi questa tradizione porti bene al politico sponsorizzato è un altro discorso). Nel suo furore antiberlusconiano Franceschini aveva tuttavia un alibi: non cedere troppo spazio ad Antonio Di Pietro, che ha raddoppiato i voti alle elezioni europee.
Siamo così al paradosso che il candidato cattolico, erede del moderatismo democristiano, è assai meno dialogante del candidato che viene dal Pci. Se il segretario fosse confermato, infatti, la sua linea diventerebbe prevedibilmente ancora più dura. E se vincesse Bersani? Gli uomini di centrodestra tifano per lui: non perché siano più filocomunisti che filodemocristiani, ma perché puntano sul pragmatismo di un uomo di governo come il candidato emiliano e su una svolta nei rapporti determinata dal realismo dalemiano.
Non so francamente se la forte sponsorizzazione di D’Alema sia per Bersani un’opportunità o un rischio. L’opportunità sta nella forza che l’ex presidente del Consiglio conserva nell’apparato del partito, il rischio nelle formidabili antipatie che egli riesce a suscitare.
D’Alema non nasconde affatto il suo ruolo di king maker: è stato lui (e non Bersani) a prendersi pubblicamente a schiaffi fin nelle ultime ore con lo «spregiudicato» Franceschini. A chi gli nomina D’Alema, Bersani risponde con l’orgoglio della sua storia personale. Quando era presidente di una regione rosso fuoco come l’Emilia- Romagna e non aveva certo bisogno di alleati per governarla, fu il primo a formare una lista dell’Ulivo avanti lettera che lo sostenne alle elezioni regionali del 1995. Egli vuole ristabilire un minimo di rapporto con Silvio Berlusconi.
Niente inciuci, s’intenda: il normale rapporto di una opposizione con la maggioranza, un confronto civile in un Paese che ha bisogno di unità. Vista la decisione con cui il presidente del Consiglio annuncia di voler fare le riforme costituzionali, non è affatto detto che il dialogo sia facile e duri a lungo. Ma insomma, provare è un dovere. Il compito più difficile per Bersani, se fosse eletto, sarebbe convincere una parte dell’ala cattolica interna che il Pd non è la prosecuzione del Pci-Pds-Ds.
A Marino, infine, vanno le simpatie dei non allineati. Il suo laicismo rigoroso accresce le difficoltà della componente cattolica interna. Ma la sua linea garbatamente estremista potrebbe portargli più consensi di quanti non ne abbia avuti al congresso. Non tanti, sperano gli altri, da farne il paradossale arbitro della situazione.

Si rischia il ritorno allo schema-Prodi.
Il Pd ora ha il volto di Bersani, il corpo dei Ds e poche altre novità.

Rassegna stampa - L'Occidentale, Stefano Fossi, 26 ottobre 2009.

È un risultato in fotocopia rispetto a quello del congresso. Un’investitura scontata che consegna il Partito Democratico a Pierluigi Bersani con oltre il 50% dei consensi e chiude definitivamente l’estenuante processo di selezione del nuovo segretario.
La partita delle Primarie si chiude in maniera rapida. Dario Franceschini comunica appena due ore dopo la chiusura dei seggi il risultato – nonostante i ritardi nello spoglio al Sud - e dà il suo contributo alla riuscita di quella grande operazione di marketing politico che sono le Primarie.
Il messaggio che tutti i candidati si affrettano a intonare è quello della grande festa democratica coronata dal successo di un’ampia partecipazione popolare – circa due milioni e mezzo i votanti dichiarati - e dalla prova di sportività e compostezza fornita da Franceschini e Marino che ammettono subito la vittoria del loro rivale e dimostrano una sufficiente dose di fair-play. Un copione scontato, necessario a riscattare un confronto aspro che troppe volte, nelle ultime settimane aveva tracimato dal solco di una normale dialettica pre-voto facendo addirittura paventare, nei più pessimisti, lo spettro di possibili scissioni e ricomposizioni dei partiti di origine.
Al di là dell’inevitabile retorica autocelebrativa resta un dato, anzi due su cui riflettere. Il principale partito di opposizione ora ha un leader che può contare su una investitura chiara. E questo potrebbe significare – il condizionale è d’obbligo – che “la guerra dei capi” potrebbe fermarsi e tradursi in una tregua capace di reggere almeno per qualche mese, fino al primo test delle Regionali. Il secondo dato è che ora il Pd non ha più l’alibi della transizione post-veltroniana e, se vuole acquisire credibilità, deve diventare oltre che un partito di opposizione anche un partito di alternativa. Il primo passo di questo processo non può che essere uno: fare chiarezza.
Pochi hanno capito davvero – al di là del diverso appeal dei vari candidati – su quali piattaforme programmatiche Bersani, Franceschini e Marino si confrontassero. Antiberlusconismo a piene mani, certo. Richiami alla Costituzione. Generiche promesse di attenzione verso la scuola e il mondo del lavoro. Laicità declinata in diverse fogge. Ma in queste settimane, tra i colpi di sciabola e il tintinnio dei fioretti, tracce reali di un programma alternativo, di un’idea di Paese, di una concreta proposta di governo se ne sono viste davvero poche.
E così, in questo scenario costellato da tante ombre, si è consumato un curioso paradosso: la trasformazione delle Primarie da mezzo a fine in un gioco di specchi in cui la capacità democratica è stata tramutata in un succedaneo della capacità di governo. Ora però la stagione dei gazebo, delle alchimie, delle tessere di partito e dei certificati elettorali è finita. E il Pd non deve più legittimare un segretario ma legittimare se stesso di fronte agli italiani, cercando di smetterla di comunicare soltanto con lo zoccolo duro dei propri elettori attraverso l’eterno codice dell’antiberlusconismo.
Bersani, insomma, è chiamato a una sfida durissima: portare il partito fuori dalla palude degli strilli di tromba, abbandonare la politica degli allarmi democratici e delle iperboli resistenziali e ricostruire una visione e un approccio maturo rispetto alle necessità del Paese. I primi segnali, in questo senso, non sono confortanti. L’intenzione, più volte annunciata, di aprirsi a tutte le forze di opposizione e di favorire il ritorno del centro-sinistra, magari con l’aggiunta dell’Udc, non sembra il viatico migliore per costruire alleanze serie e compatibili con le sfide della modernità.
Il rischio di un ritorno allo schema-Prodi, insomma, c’è tutto. E questo non sarebbe un bene né per la sinistra italiana, né per il Paese.

Prodi: Bersani rinnoverà il partito.
L'Unione Sarda, 26 ottobre 2009.

"Bersani ha grandi capacità, sono convinto che saprà rinnovare il partito". Romano Prodi commenta la vittoria di Pierluigi Bersani alle primarie del Pd definite "una lotta vera". "Sull'affluenza i gufi sono stati sconfitti, milioni di persone hanno dimostrato che il Pd è l'unica forza che può costruire un'alternativa democratica. Ora - aggiunge Prodi - è il momento di agire con forza, coraggio e lucidità".

Gasparri (Pdl) ad Affaritaliani.it: Bersani sobrio, confronto sui grandi nodi.
Rassegna stampa - Affaritaliani.it, 26 ottobre 2009.

"Risultato annunciato e numero di partecipazione su cui non ci esprimiamo, perché la propaganda è sotto gli occhi di tutti. Se volessimo essere un po' azzardati potremmo dire che oramai le primarie sono le uniche elezioni che gli esponenti del Pd vincono. Perché comunque se la giocano in casa e quindi vedo che c'è molta enfasi ma quelle che contano sono le secondarie, cioè le elezioni vere dove la sinistra zoppica un po' di più". Il capogruppo del Popolo della Libertà al Senato, Maurizio Gasparri, sceglie Affaritaliani.it per commentare il risultato delle primarie del Partito Democratico.
"Detto questo, tutti si aspettano da Bersani più pragmatismo e meno furori declamatori nei quali Franceschini si è molto speso. Lo attendiamo alla prova dei fatti. Sui grandi nodi - riforme istituzionali e altre questioni - abbiamo sempre offerto la disponibilità al confronto. Vedremo in che misura Bersani dovrà pagare un prezzo agli ultrà del Pd e dell'area di sinistra e quanto riuscirà a essere autonomo da Di Pietro che ha dettato l'agenda e le parole di Franceschini. Bersani - spiega il presidente dei santori del Pdl - dovrebbe essere un po' più sobrio rispetto a questo condizionamento".
"Inoltre Bersani deve dimostrare che il suo partito non è un ritorno al Pci-Pds degli apparati e dei legami con Cgil e il mondo delle cooperative. Questa è la sua difficoltà interna e vedremo i vari Rutelli e le altre persone che hanno mostrato insofferenza come reagiranno. Lo giudicheremo alla prova dei fatti senza alcun pregiudizio. Deve stare sereno, perché parte con un Pd un po' sfasciato che da Castellammare alla Regione Lazio gli dà parecchi motivi di preoccupazione. E quindi gli auguro buon lavoro... perché certamente il lavoro non gli mancherà".
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Auguri a Bersani




"Auguri a Bersani: non era il mio candidato, ora è il mio segretario...". A scriverlo è Matteo Renzi, sindaco di Firenze, nel suo profilo su Facebook (Asca).
"Con Pierluigi Bersani è stato eletto un politico solido da cui non ci aspettiamo sconti, ma il ripristino di una civiltà di confronto tra maggioranza e opposizione". Così, il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi commenta l'elezione di Pierluigi Bersani a segretario del Pd (Asca).
"Pierluigi Bersani è il nuovo segretario, alla fine di un percorso 'congressuale' lungo e coinvolgente 3 milioni di elettori, che nessun altro partito sarebbe stato in grado di realizzare. Anche chi come me ha sostenuto convintamente Dario Franceschini, il cui stile si è confermato anche nella tempestività con cui ha riconosciuto il successo e si è messo a disposizione del vincitore, ha il dovere di dare atto della nettezza del risultato". È quanto afferma Pierluigi Castagnetti che in una nota sottolinea la necessità di scoraggiare eventuali atteggiamenti 'aventiniani' che dovessero emergenre all'interno del partito. Castagnetti dichiara quindi "una pregiudiziale fiducia nella capacità del nuovo segretario di valorizzare tutte le potenzialità e le risorse culturali pluralistiche del partito oltreché di scoraggiare atteggiamenti pregiudiziali opposti, o anche solo 'aventiniani'. La scommessa del Pd è ancora in corso e continua ad appartenere a tutti i suoi autori. Complimenti, dunque, a Bersani e buon lavoro" (Asca).
Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, rivolge "auguri convinti" a Pierluigi Bersani e dà atto al Pd di aver dato "una prova di democrazia" con le primarie di ieri a cui hanno partecipato "tanti cittadini simpatizzanti e sostenitori". "È un fatto politico importante, e mi auguro che consenta al principale partito dell'opposizione di recuperare una dimensione propositiva, nella distinzione netta dei ruoli nei riguardi della maggioranza, ma nel rispetto reciproco. Mi auguro - ha aggiunto Capezzone - che il clima cambi rispetto al veleno che anche il Pd ha largamente diffuso, o ha accettato che altri diffondessero, nei mesi passati". Capezzone precisa poi che "restano alcuni nodi" come "il rapporto del Pd con il giustizialismo di Di Pietro, con i settori piu' politicizzati della magistratura, con il 'partito' di Repubblica e con l'immobilismo sociale della Cgil". Sono fattori che ritardano la nascita di una sinistra moderna e riformatrice in Italia. Auguro davvero a Bersani di poter affrontare questi nodi con più coraggio e fortuna dei suoi predecessori (Asca).
La visita di questo pomeriggio del neosegretario del Pd Pierluigi Bersani è "un grande segnale di attenzione per Prato". A dirlo è Bruno Ferranti, segretario provinciale del partito. "È un atto dal significato molto forte - afferma Ferranti - su un tema che ci sta molto a cuore come quello del lavoro. Bersani è stato ministro è una persona competente che conosce bene i problemi". A Prato, spiega il segretario del Pd provinciale, "serve una azione forte perché dopo le promesse fatte al Comune da parte del governo, ancora non c'è stato nessun provvedimento, a partire da quelli di natura fiscale. Queste sono le cose che chiederemo a Bersani". Nella provincia di Prato, alle primarie di ieri, hanno votato circa 15 mila persone. "Un risultato sopra le nostre aspettative - conclude Ferranti - una bella risposta che conferma il progetto di partito che sta nascendo e ci dice che non si torna indietro: sul progetto del Pd bisogna andare avanti" (Asca).
Il neo eletto segretario del Pd "è uno di Piacenza, è un padano, ma questo non vuol dire molto perché ci sono dei padani che non funzionano". Questo il primo commento 'a caldo' di Umberto Bossi, segretario federale della Lega Nord, sull'elezione alla segreteria nazionale del Pd di Pierluigi Bersani, "uno - ha tenuto a sottolineare il leader del carroccio - che voleva addirittura venire a vivere in Lombardia". Nessuna valutazione nel merito sul contributo che Bersani potrebbe dare alla politica italiana nella sua nuova veste di segretario del principale partito di opposizione: "Vedremo cosa fa", si è limitato a dire Bossi (Asca).
Luciano Violante esclude che dopo l'elezione di Bersani a segretario del Pd ci siano scissioni. Ne ha parlato a 'La Telefonata' di Belpietro su Canale 5 dicendo che ora è il momento di lavorare tutti uniti.
Belpietro - La vittoria di Bersani è stata significativa, qualcuno aveva addirittura ipotizzato la scissione dell'ala moderata in caso di vittoria di Bersani?
Violante - Non credo che ci saranno scissioni, bisogna lavorare uniti per costruire l'alternativa al centrodestra.
Belpietro - Secondo lei Rutelli resta nel partito?.
Violante - Questo bisogna chiederlo a Rutelli, credo rimanga del suo contributo abbiamo bisogno.
Belpietro - Franceschini ha detto che collaborerà da semplice iscritto.
Violante - Bisogna aspettare un paio di giorni poi dopo gli animi si distendono e si lavorerà tutti insieme , essendo nello stesso partito bisogna lavorare per costruire un'alternativa al centrodestra questo è il punto di fondo.
Belpietro - Lei ha criticato il meccanismo delle primarie non dovrebbe essere modificato?
Violante - Io credo che le primarie vanno benissimo per indicare il candidato sindaco, il presidente della Provincia, il presidente della Regione, il presidente del Consiglio anche per i candidati alla Camera e il candidato al Senato, le regole sono queste, vanno rispettate e chi sarà eletto sarà il segretario di tutti e così via. Ora invece si dovrà un po' riflettere sul rapporto che passa sul voto degli iscritti e il voto degli elettori perché gli elettori erano consultati anche per le grandi scelte per esempio sul referendum sul nucleare, nucleare sì nucleare no, una possibile scelta, l'allungamento dell'età pensionabile. Bisogna riflettere meglio su quale rapporto costruire tra il voto degli iscritti e il voto degli elettori che come si è visto non è diverso, la percentuale degli iscritti è stata la stessa percentuale degli elettori.
Belpietro - Quale sarà la linea del partito di Bersani?
Violante - Credo che sia una linea molto più legata ai fatti, alle questioni materiali , ai temi del lavoro, delle imprese, della scuola, della salute, tutte le cose di fondo che servono al Paese mettendo da parte come dire le sciocchezze, le vite private e così via e battersi invece per il futuro del Paese e credo che anche il centrodestra abbia questo tipo di obbiettivo tutto sommato, con strade diverse ci si confronti sulle strade.
Belpietro - Secondo lei ha sbagliato l'ex segretario Franceschini un po' ad indugiare sulle questioni personali?
Violante - Credo che la politica non si fa discutendo di chi a letto con chi, si fa discutendo delle esigenze dei cittadini.
Belpietro - Le risulta Rosi Bindi presidente del partito?
Violante - No, non mi risulta, non lo so (Asca).
Come sarà il Pd di Pier Luigi Bersani? "Un partito popolare che si rivolge ai lavoratori, alle piccole imprese, alle famiglie, alle nuove generazioni", ed infatti il primo impegno del nuovo segretartio Pd è di quelli densi di significato: un incontro con gli artigiani a Prato "per abbattere quel muro di gomma tra mondo politico, mediatico e paese". Le prime parole a caldo, ieri, quando i dati non erano ancora definitivi ma comunque tali da certificare la sua vittoria con oltre il 50 per cento alle primarie, sono per salutare "una vittoria di tutti, militanti ed elettori. E dentro questa vittoria c'è la mia. Farò il leader ma lo farò a modo mio. Il Pd non può essere il partito di un uomo solo". A Franceschini il ringraziamento per aver telefonato "e riconosciuto un risultato che mi consegna la responsabilità del Partito democratico". "Noi - ha spiegato Bersani - siamo orgogliosi di essere quelli che stanno costruendo un partito, e la Costituzione parla di partiti, non di popoli. Questo mette l'Italia all'altezza delle grandi democrazie mondiali, contro la visione dei partiti 'del padrone'". Dunque, ecco le coordinate di un Pd "partito dell'alternativa più che di opposizione, perché non sempre questo concetto contiene l'alternativa. Io cercherò di organizzare il lavoro della squadra. Il 7 novembre si concluderà il percorso e fino ad allora io e Franceschini lavoreremo insieme". E quanto ai competitori delle primarie, Bersani pronuncia parole di "amicizia, rispetto e collaborazione: con Franceschini e Marino lavoreremo insieme, abbiamo dato prova di confronto trasparente. Noi siamo stati e siamo un libro aperto". Infine, un appello alle altre opposizioni per lavorare insieme contro la destra: "Ho in testa una linea di collaborazione con le altre opposizioni, è una sfida per costruire l'alternativa alla destra" (Agi).
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Bersani alla guida del Partito democratico

PD: Bersani segretario nazionale con oltre il 50%.
3 milioni di italiani votano alle primarie.



Il voto a Brembio è quello rissunto nel cartello nella bacheca del Pd: per il segretario nazionale: Bersani 144, Franceschini 37, Marino 28; per la segreteria regionale: Maurizio Martina (Bersani) 140, Emanuele Fiano (Franceschini) 32, Vittorio Angiolini (Marino) 29.



Non c'è stato da attendere tutta la notte per conoscere l'esito dello scrutinio delle primarie del Pd che hanno eletto il nuovo leader. Intorno alle 23, come abbiamo già annunciato ieri sera, è stato Dario Franceschini, segretario uscente, a presentarsi nella sala stampa della sede del partito in Largo del Nazareno per dare l'annuncio che Pierluigi Bersani era saldamente in testa.
Un gesto conciliante e di stile politico quello di Franceschini, che ha sottolineato innanzitutto "la straordinaria partecipazione" alle primarie che ha sfiorato i tre milioni di cittadini. Aggiungendo: "I dati usciranno più tardi e non saranno geograficamente omogenei, ma emerge con chiarezza che Bersani è il nuovo segretario. Gliene do atto. Gli ho già telefonato. La scelta è stata quella dei nostri elettori". Nel ringraziare il Pd per aver collaborato alla sua gestione, Franceschini si è messo subito a disposizione del nuovo segretario.
Bersani, dopo aver rivolto parole di stima nei confronti di Franceschini e Ignazio Mario ("lavoreremo insieme per il nostro partito"), fa un primo discorso d'investitura: "Voglio cominciare con l'orgoglio per quanto successo oggi. Tre milioni di persone sono una grande prova di democrazia. È una vittoria di tutti. E nella vittoria di tutti c'è la mia vittoria".
Il nuovo segretario conferma le correzioni che intende introdurre nella vita del partito: "Farò il leader del Pd, ma lo farò a modo mio. Sarà un partito senza padroni, non di un uomo solo, ma un collettivo di protagonisti. Il Pd è un grande partito popolare e questa sarà la chiave del mio lavoro. Per prima cosa incontrerò un gruppo di artigiani a Prato perché bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori".
Bersani accenna subito a un cambiamento di linguaggio che allude a novità politiche: "Preferisco che il Pd si definisca un partito dell'alternativa piuttosto che dell'opposizione, perché l'alternativa comprende anche l'opposizione ma non sempre è vero il contrario. Stare in un angolo a urlare non porta a nulla".
Per quanto riguarda le percentuali ricevute dai tre candidati alle primarie, suscettibili di poche variazioni nel computo definitivo delle schede, Bersani è primo con il 53%, Franceschini e Marino si sono fermati rispettivamente al 34,1% e al 13,8. C'è quindi la conferma del risultato del Congresso che ha coinvolto 450 mila iscritti (Bersani 55,1%, Franceschini 36,9%, Marino 7,9%). Quello che Bersani e Franceschini hanno perso nelle primarie è stato recuperato da Marino.
Non c'è stato dunque il tanto temuto ribaltamento del risultato ottenuto tra gli iscritti che avrebbe creato un doppio voto di difficile gestione e non è stato necessario tornare all'Assemblea congressuale per l'elezione del segretario, ipotesi che secondo lo statuto del partito si rende necessaria qualora nessuno dei candidati superi il 50% nelle primarie. Bersani ribadisce a questo proposito quello che aveva detto alla vigilia delle primarie: "Gli iscritti e gli elettori non sono due razze diverse".
Dello stesso parere è Massimo D'Alema: "C'è stata una scelta chiara che dimostra che gli iscritti al Pd non sono marziani". Chi invece ha sostenuto Franceschini, come l'onorevole Roberto Giochetti, sottolinea che il successo delle primarie indica che "questo metodo di elezione del leader non è più modificabile". È l'unica stoccata polemica verso Bersani che aveva manifestato qualche perplessità verso primarie che nel caso di elezione del segretario del partito possono capovolgere il risultato indicato dagli iscritti. Anche Marino tende la mano a Bersani: "Avrà la forza per lavorare ad allontanare questa destra che sta lasciando dietro di sé solo rovine". E aggiunge: "Sono soddisfatto per i risultati della mia mozione. Vuol dire che i temi dell'ambiente e dell'energia, la lotta al precariato, la diminuzione delle tasse per chi vive di lavoro dipendente o pensione e i diritti per tutti diventano temi che entrano di forza nel dna del Pd".
Con Bersani potrebbe prendere forma un Pd più radicato sul territorio, impegnato nella politica delle alleanze piuttosto che nel ribadire la "vocazione maggioritaria" che piaceva a Walter Veltroni e Franceschini in un disegno sostanzialmente bipartitico del sistema politico, ma anche un partito più sensibile ai problemi del mondo del lavoro e più collocato a sinistra. La prima sfida per Bersani è la scadenza delle elezioni regionali in calendario nel marzo 2010.
Non è escluso che le correzioni che il nuovo segretario del Pd ha intenzione di introdurre nel partito non provochino separazioni individuali o di gruppo. Per ora, l'unico divorzio annunciato è quello di Francesco Rutelli, ex presidente della Margherita e tra i fondatori del Pd. (Fonte: Asca).

All'articolo redazionale mi permetto di aggiungere una postilla personale, indicando al Pd, a Brembio e altrove, un obiettivo minimo - oltre a essere alternativa. Vista la scelta del segretario, ed il taglio politico che a tale scelta si è voluto dare - tenendo conto poi che corpi estranei come Rutelli, estraneo agli ex diesse (se non per moglie) e alla sinistra cattolica ex democristiana, sono in procinto di fare le valigie - il target minimo sarebbe smentire quanto la Lega va millantando (con molta verità dopotutto) così ben riassunto dal disegno sottostante tratto dal blog leghista, nonostante il nome, "Casa delle libertà" su Splinder.



A Bettola, come il segretario Bersani sa, c'è un cartello che illustra il tributo di sangue dei piacentini, contadini e operai, per avere un'Italia libera da autocrazismi. L'augurio è che nella sua azione politica tenga sempre ben a mente quel cartello e fermi la deriva a destra del partito.
Sergio Fumich
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