FATTI E PAROLE

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giovedì 31 dicembre 2009

GIORNATA DELLA PACE

Una grande idea
Paolo VI la istituì l'8 dicembre 1967
“Ci rivolgiamo a tutti gli uomini di buona volontà per esortarli a celebrare la ‘Giornata della Pace’, in tutto il mondo, il primo giorno dell’anno civile, 1° gennaio 1968”. Quando, verso la fine del 1967, Paolo VI istituisce di fatto la Giornata della Pace con il suo messaggio datato 8 dicembre e inviato a tutti i Capi di Stato, le prospettive sul fronte mondiale della pace non sono affatto incoraggianti. Nel Sud-est asiatico prosegue la tragedia del Vietnam senza che se ne veda una via d’uscita, con gli Stati Uniti sempre più impelagati in una situazione per molti versi simile all’attuale in Afghanistan; fuochi di discordia divampano o si riaccendono in Medio Oriente, a Cipro, in Grecia, in Algeria, mentre il Mediterraneo vede accentuarsi, come mai in passato, una forte penetrazione politica e militare russa. In Europa il “muro della vergogna” continua a far vittime e le autorità comuniste negano per il Natale 1967 i lasciapassare che in anni precedenti avevano consentito ai berlinesi del settore occidentale di visitare i parenti rimasti nel settore orientale.
In questo quadro il messaggio di Paolo VI assume il significato di un atto di coraggio, di un energico richiamo alle coscienze affinché “sia la Pace, con il suo giusto e benefico equilibrio, a dominare lo svolgimento della storia avvenire”.
Dopo aver espresso il desiderio che la celebrazione della Giornata si ripetesse ogni anno, in segno di augurio e di promessa, il Papa assicurava: “La proposta di dedicare alla Pace il primo giorno dell’anno nuovo non intende perciò qualificarsi come esclusivamente nostra, religiosa cioè cattolica; essa vorrebbe incontrare l’adesione di tutti i veri amici della Pace, come fosse iniziativa loro propria”; e aggiungeva a ulteriore precisazione: “La Chiesa cattolica, con intenzione di servizio e di esempio, vuole semplicemente lanciare l’idea, nella speranza ch’essa raccolga non solo il più largo consenso del mondo civile, ma che tale idea trovi dappertutto promotori molteplici”.
“Pace non è pacifismo” – teneva infine a distinguere Paolo VI –, “non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita: la verità, la giustizia, la libertà, l’amore”. L’invito a celebrare la Giornata della Pace si compone di due parti: la prima è indirizzata indistintamente a tutti gli uomini di buona volontà, la seconda specificamente “a voi, venerati fratelli nell’episcopato; a voi, figli e fedeli carissimi della nostra santa Chiesa cattolica”. E qui il Papa pone un’avvertenza: la celebrazione della Giornata della Pace “non deve alterare il calendario liturgico, che riserva il Capodanno al culto della divina maternità di Maria ed al nome beatissimo di Gesù” e rivolge una precisa indicazione a quanti definisce “seguaci di Cristo, credenti nel Vangelo”: “Noi, soprattutto, possiamo avere un’arma singolare per la Pace: la preghiera”.
Giuseppe Spagliardi

MARCIA DELLA PACE

Per l'uomo e per il creato
Si celebra questa sera a L'Aquila con il messaggio di Benedetto XVI la tradizionale Marcia della Pace 2009. L’iniziativa è promossa da Cei, Pax Christi e Caritas italiana. I partecipanti sosteranno in silenzio, in ascolto e in preghiera nei luoghi colpiti dal sisma del 6 aprile. La Marcia si inserisce nel programma della Giornata mondiale della Pace (1 gennaio 2010), sul tema "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato" scelto da Benedetto XVI nel suo messaggio.
“Ogni attenzione dell’uomo verso il creato è un’attenzione nei confronti di se stesso. Per questo è importante richiamare ad un’unità di pensiero: custodire il creato per custodire l’uomo, favorendo quel bene grande che è la pace”. Sono le parole di mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.
“Quest’anno la Marcia della Pace, ha proseguito mons. Casile, assume un significato particolare perché si svolge proprio a L'Aquila, in una terra che tremando ha sconvolto la vita di tante persone. Vuole essere un’occasione per dimostrare l’attenzione della Chiesa verso le persone colpite dal terremoto e un segno di gratitudine nei confronti dei volontari che in questi mesi si sono susseguiti nel prestare servizio sul territorio”.
La Giornata purtroppo si celebra mentre in molte parti d'Italia stiamo assistendo a tragedie che richiamano un rapporto non sano tra uomo e ambiente ed è evidente che una riflessione è doverosa da parte di tutti. E nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, Benedetto XVI sottolinea fortemente la stretta relazione tra promozione della pace e rispetto del creato invitando tutti gli operatori a promuovere la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale.
“È una sollecitazione fondamentale, conclude mons. Casile, perché ciascuno di noi partecipa al bene comune del creato che il Santo Padre, nella ‘Caritas in Veritate’, declina come il ‘bene di noi tutti. È un bene che riguarda tutta l’umanità, di là da ogni credo religioso. La consapevolezza del limite ci deve rendere più responsabili nella promozione di energie attente all’ambiente e nelle scelte quotidiane. Se il rispetto del creato diventasse un’attenzione al fratello, di sicuro faremo un grande balzo avanti nella considerazione reciproca e nel percorso di costruzione di pace”.
“Noi abbiamo ricevuto questo mondo come un dono dalle generazioni che ci hanno preceduto. Spetta a noi preservarlo e custodirlo, per trasmetterlo ai nostri figli in uno stato migliore di quello attuale. Esiste una solidarietà tra le generazioni. Una cura particolare deve essere rivolta ai giovani perché a loro è indirizzato il cammino formativo di cui parla il Papa, affinché siano educati ad un’attenzione ecologica che sia non soltanto ambientale ma tenga conto del creato, della pace e dei temi che ruotano attorno ad essa. Un’ecologia umana attenta ad ogni risvolto della vita. Se le comunità s’impegnassero in questa direzione, formerebbero dei cristiani all’altezza dei nostri tempi. Sul modello di San Francesco: un discepolo di Cristo che vive la fede nel mondo, promuovendo la pace e interessandosi ad ogni aspetto della società civile”.
Giuseppe Spagliardi

ANNO NUOVO TI SCRIVO

Caro anno nuovo,

ti scrivo perché si usa far festa in questi giorni della tua nascita.
Sai, spuntano un po’ dappertutto profeti e trafficoni che dicono di sapere tutto su di te e su quello che prepari a noi uomini e donne che iniziamo vivi la tua avventura trecentosessantacinque giorni.
Una volta un grande poeta immaginò un dialogo fra il venditore di almanacchi nuovi e lo speranzoso viandante di capodanno. Ora a me piace immaginare il dialogo fra il venditore di oroscopi al computer e i pellegrini della speranza al quarzo. Come siamo caduti in basso caro anno nuovo! Nemmeno le scaramanzie e gli scongiuri hanno conservato alcunché di poetico, così frammisti come sono a pulsanti, cursori e led a cristalli liquidi. Mah! Sarà che in fondo era bello sognare che tu fossi un bambino pieno di promesse, ma sta di fatto che ora mi sembri brutto e già vecchio fin dalla nascita. Sembra appunto che di te si sappia già tutto.

I vari Nostradamus, che oggi si chiamano Fox, Branco o che dir si voglia, consultatisi attraverso i secoli, in concorrenza o dissenso o unanimità fra di loro, hanno già decretato la tua anagrafe futura e ti hanno scritto il fascicolo personale, pronto per la storia. A proposito, sai che per questo ti hanno riservato su RAI due addirittura un serata intera? Non so se questi “sapientoni” che dicono di conoscere la tua storia, ti abbiano decretato o meno come “anno terribile”; non per questo però il tuo predecessore non è che non ci abbia regalato cose orribili. La crisi mondiale ha aumentato le già numerose difficoltà che la gente deve superare ogni giorno, la pace in Afganistan, in Iraq, in Iran, in Somalia in…..ecc. ecc. (quanti sono i paesi martoriati!) è sempre meno stabile. E che dire delle decine di migliaia di bambini cui è negato il diritto di nascere?

E di quella strage che è continuata in quest’anno che ci sta lasciando nelle regioni in cui impera la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta nonostante i richiami del Papa, dei Vescovi e la dolcezza del Natale? Insomma verrebbe voglia di dire: meno male che se ne va questo 2009.

Ma la verità è un’altra! Bisognerebbe che se ne andasse il male. Voi, anni vecchi e nuovi, non avete né colpe né meriti. Il 2009 non è responsabile né degli aborti, ne delle guerre, né delle stragi mafiose. Siamo noi a cercare gli alibi nel calendario, perché siamo noi e solo noi ad avere i meriti e le colpe di quello che succede durante la breve vita di ognuno di voi. In altre parole, caro Anno Nuovo, come ci indica in ogni occasione il Papa, abbiamo bisogno di un cuore nuovo. Tutti! E allora anche gli auguri che ci scambiamo fra noi uomini e donne, non hanno in realtà alcun senso, visto che il nuovo anno, cioè tu, sarai come noi ti costruiremo ogni giorno.

Mi tornano in mente gli anni, tuoi predecessori, dal 1939 al 1945 o dal 1915 al 1918. Sai, in quegli anni è successo di tutto: guerra, bombardamenti, stermini nei campi di concentramento, torture, tradimenti, vergogne e infine il fungo di Hiroshima e Nagasaki. A te non piacerebbe essere ricordato magari fra due, tre, dieci secoli per qualcosa d’orrendo, vero? Beh! Io ti auguro che non succeda, ossia ti auguro di non dover ospitare in nessuno dei tuoi giorni le follie macabre degli uomini.

A te non chiedo nulla, perché non puoi darmi nulla e dato che esisti perché noi ti facciamo esistere. Tu però sei un dono che mi viene da Dio, perché il tempo è un dono di Dio. E perciò non solo non ti chiedo nulla, non solo ti faccio gli auguri, ma ti prometto di fare di tutto perché la tua memoria resti in benedizione nei secoli e nei millenni, come quell’Anno 1, tuo capostipite, nel quale l’Eterno si fece tempo e storia. E prego perché gli uomini e le donne la smettano di gingillarsi con oroscopi e almanacchi e capiscano seriamente invece che il futuro è nelle loro mani e non in quelle di maghi e fattucchiere. E che di questo futuro essi dovranno rispondere a se stessi, alla storia e al Padrone del tempo e della storia che è Dio.

Per la prima volta ti rivolgo il mio saluto, caro Anno Nuovo
Tuo Giuseppe

domenica 27 dicembre 2009

MEGLIO UN RE NUDO CHE NESSUN RE ?

Siamo a fine anno, tempo di bilanci e tempo di riflessioni sulle vicende che l'hanno accompagnato.
Ci sembra allora sia proprio il caso di partire dalle notizie di questi ultimi giorni, ed in particolare dalla vicenda della ormai famosa tangenzialina ( la bretella che dovrebbe congiungere il Garibaldino con il tratto della 168 Brembio-Livraga ) che, a quanto pare, rimarrà solo un sogno.
Vogliamo iniziare da qui, perchè riteniamo la notizia alquanto sconcertante. Come è sconcertante il fatto che per anni ci abbiano raccontato di un mondo inesistente.
Ci correggiamo, perchè di quel mondo qualcosa esiste: esistono i TIR che attraversano il paese, esistono solo programmi di cementificazione indiscriminata, esistono solo infrastrutture fatiscenti e urbanizzazioni irrealizzate o, se realizzate, queste si sono concretizzate solo secondo criteri dissennati.
Riprendendo l'articolo del BLOG " Pane al pane, vino al vino " dove viene citata la favola del Re Nudo. Ebbene nel nostro paese il re non solo è nudo, ma sta dimostrando innate doti da consumato illusionista, dal momento che non solo finge di vedere il suo meraviglioso vestito, ma riesce a far vedere ai suoi sudditi un regno di felicità che non esiste.
Si è parlato di Cassandre, almeno da parte di qualcuno che abita nei piani alti del nostro comune.
Comprendiamo il disappunto nel vedersi contraddetti, specialmente quando si è abituati ad essere incensati a prescindere dalle scelte effettuate, anche se sbagliate.
Possiamo capire che la cosa dia sicuramente fastidio, ma il non vedere ( o meglio far finta di non vedere ) gli scenari che si prospettano ai brembiesi grazie a strumenti come il nuovo PGT, lo sviluppo della logistica a Garibaldino, etc. la cosa veramente sconcerta.
Bisogna riconoscere, a dire il vero, che di tutto questo non se ne può addossare la responsabilità esclusiva agli attuali amministratori, come più volte abbiamo detto: a Brembio la mala amministrazione ha radici antiche.
Il 2009, ci ha portato un rinnovato Consiglio Comunale ( anche se i comandanti del vapore contunuano a chiamarsi Arnaldi, Noli, Rando e ovviamente Il Sindaco Sozzi ) di questo rinnovamento di facciata spicca la realtà di Brembio che Cambia, come solo e unico elemento di novità.
I primi mesi di questa nuova compagine, non sono stati particolarmente incoraggianti. Forse e vero, come ha fatto rilevare qualcuno, che della loro presenza, cartoline e cerimonie per la nuova sede a parte, non se ne è accorto nessuno, ma come si suol dire " diamo tempo al tempo".
A questo proposito, vogliamo approfittare dell'occasione per chiarire alcune situazioni che si sono create in questi ultimi tempi, dal momento che non di rado veniamo etichettati anche noi di Insieme per Brembio come parte del nuovo gruppo di minoranza.
Ebbene, ci teniamo a precisare che noi non facciamo parte del gruppo di Brembio che Cambia, per noi sono un gruppo presente in paese come ve ne sono altri. Gruppi con i quali ci auguriamo di poter condividere iniziative riguardo a temi specifici, ne più ne meno di come ci auspichiamo di fare con altre realtà politiche e non presenti in paese.
E' vero, quando è nata la coalizione di Brembio che Cambia, noi di Insieme per Brembio ne siamo stati i principali promotori, oltre che i più convinti sostenitori della necessità di proporre ai brembiesi, durante le scorse elezioni, un'alternativa credibile, competente e fortemente connotata in termini di rinnovamento.
Come abbiamo già avuto modo di dire in altre occasioni, questo progetto, che era il progetto di Insieme per Brembio, prevedeva che si mettessero da parte i personalismi per privilegiare,
competenze, conoscenza della macchina amministrativa, esperienza ed entusiamo.Tutto questo ci aveva spinto a proporci in questi termini per verificare la possibilità di dare vita ad un fronte comune, alternativo appunto alle " antiche radici " che hanno governato il nostro paese.
I fatti però, hanno dimostrato che la logica che si è perseguita è stata quella dell'appartenenza alla propria cerchia di amicizie senza proporre, nel complesso, una vera e credibile alternativa di governo vanificando così l'opportunità di creare un gruppo che , anche nella sconfitta, avrebbe potuto far sentire il proprio peso.
Purtroppo nei fatti, questo non si è rivelato possibile, arrivando al disastroso risultato elettorale, dove la gente di Brembio ha valutato, forse anche giustamente, che: "meglio un re nudo che nessun re".
Tutte queste considerazioni ci hanno spinto a ritornare sulla nostra strada, con l'amara constatazione che per un progetto di così ampio respiro forse i tempi non sono ancora maturi.
Riteniamo superfluo evidenziare che il nostro gruppo, con la sua storia, con la sua esperienza, con la militanza di anni di politica vissuta con la gente e per la gente, non poteva svendere la propria identità per assecondare ambizioni basate solo su logiche confinate nella propria cerchia di amici, spesso completamente digiuni della benchè minima conoscenza della politica amministartiva.
Insieme per Brembio, contrariamente a chi ci dava per suicidati, per scomparsi, è una realta tuttora viva e più che mai determinata ad essere parte attiva nalla dialettica politica locale e questo blog ne è la testimonianza concreta. Questo è solo il primo passo di un percorso che, attraverso nuove iniziative e strumenti di dialogo con la gente, ci porterà sicuramente in futuro a dare il nostro contributo di idee e di proposte, continuando a dare voce a chi non teme di dire che il Re è Nudo.
Concludiamo questo nostro intervento dicendo che, al di la di ogni altra considerazione, prendiamo atto con piacere che nonostante le difficoltà di questi tempi, gli amici di Brembio che Cambia stanno dimostrando di affrontare questa nuova esperienza con grande impegno, e approfittiamo dell'occasione per augurare loro di veder quanto prima concretizzarsi i risultati dei loro sforzi, con la speranza che il tempo non affievolisca la loro voglia di fare.
Questo perchè rimaniamo convinti che, anche se da posizioni diverse, l'impegno di tutti rappresenta un contributo alla crescita della nostra comunità.
Pino Botti - Francesco Militerno

martedì 22 dicembre 2009

Redazione ad alto tasso (an)alcolico


Riunione di redazione occasionalmente fuori sede.

Le novità che bollono in pentola

Con la nascita del foglio virtuale quotidiano "Fatti e Parole", tutto il nostro sforzo informativo è rivolto a quello strumento ed il blog ha perso la sua peculiarità iniziale di essere lui l'aggregatore di notizie. Abbiamo deciso perciò di trasformarlo in uno strumento utile e duttile per sviluppare idee e discussione, uno strumento di brain storming per il nostro gruppo ed uno strumento per raccogliere tutto quanto chi ci segue vorrà suggerire, idee, opinioni, commenti, segnalazioni, critiche: tutto quanto può far progredire non solo il nostro lavoro ma anche la conoscenza, il dibattito, la proposta finalizzata al miglioramento della qualità di vita della nostra comunità sarà bene accetto. Leggeremo tutto perché il blog sarà il pozzo da cui estrarre i contenuti per articoli di "Fatti e Parole", così come capiterà al commento inviato ieri da Lino. Per questo motivo da oggi togliamo le restrizioni sui commenti: verranno immediatamente pubblicati senza filtro alcuno (naturalmente ci riserviamo di cancellare eventuali gesti di scarsa urbanità e rispetto per le persone). Siamo convinti, così facendo, di offrire alla nostra piccola comunità un servizio utile che può nel suo piccolo aiutare il progresso del nostro paese. Ringraziamo quanti fin qui hanno collaborato in vari modi al nostro piccolo servizio di informazione e quanti vorranno farlo dandoci una mano nel renderlo migliore.
LA REDAZIONE

LA PAROLA AL LETTORE - Dicembre 2009 / Gennaio 2010

Questo spazio è riservato per le tue idee, opinioni, segnalazioni, suggerimenti, proposte, critiche, dichiarazioni; per tutto quanto insomma può aiutare a fare del blog e del foglio quotidiano "Fatti e Parole" uno strumento sempre più utile al servizio di tutti, dando così nel suo piccolo un aiuto al progresso della nostra comunità. Grazie per la tua collaborazione.
LA REDAZIONE

domenica 13 dicembre 2009

Santa Lucia a Brembio

Nel numero di oggi.

Nel numero di oggi di Fatti e Parole che uscirà questa sera un articolo e alcune fotografie di Angelo Bergomi sulla manifestazione organizzata ieri sera dalla Pro Loco.

LA NOTTE DI SANTA LUCIA
UN PIACEVOLISSIMO APPUNTAMENTO CHE RALLEGRA GRANDI E PICCINI
Uno degli appuntamenti di dicembre atteso dai bambini, dai più piccoli ai più grandicelli, è la fiaccolata di Santa Lucia. La fiaccolata porta in sé qualcosa di fiabesco, di magico per i bambini...

Puoi leggerlo cliccando qui.

Concerto della Banda e un po' di politica

Dal numero 4 di Fatti e Parole.

CONCERTO DEL CORPO MUSICALE «F. CILEA»
Domenica presso la scuola media «Guido Rossa»
Il Corpo Musicale "Francesco Cilea" di Brembio terrà sotto la guida del maestro Luigi Moriggi un concerto presso la scuola media "Guido Rossa" di Brembio. L'evento musicale domani, domenica 13 dicembre 2009, alle ore 16...

S. LUCIA PORTA ANCHE UN PO' DI POLITICA
Dalle ultime elezioni comunali ad oggi nel paese e nel Paese sono successe molte cose. Meno visibili quelle locali, fin troppo prorompenti dagli apparecchi televisi e dai giornali quelle nazionali e internazionali. Eppure a Brembio di tutto ciò solo qualche minima traccia, come...

venerdì 11 dicembre 2009

Fatti e Parole, N. 2 - 10 dicembre 2009

Il nuovo numero del foglio informativo.



Per leggerlo clicca qui.
Novità sul foglio: da oggi sarà possibile leggerlo "in progress", cioè mentre viene costruito. Inoltre si trasporterà nel suo ambito la rassegna stampa (le cui pagine attuali rimarranno attive ancora per qualche giorno). Anche il Notiziario sarà inserito nella pagina "Lodigiano".

È già disponibile la pagina 5: Voci Eventi Parole.

giovedì 10 dicembre 2009

Cementificazione: tirare il freno a mano

Dati sempre più allarmanti: in tutta la regione l’aumento di edilizia e logistica non è così rapido come nel territorio. Un Lodigiano grigio cemento. Altro che stop ai nuovi capannoni: il consumo del suolo cresce a velocità doppia. In poco meno di dieci anni quasi il 2 per cento in più di superficie urbanizzata.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 10 dicembre 2009.

Il Lodigiano si è mangiato il verde in un solo boccone e con una velocità “supersonica”: dal 1999 al 2007 il cemento si è mosso occupando 80 metri quadrati per abitante, il doppio rispetto alla media di tutta la Lombardia e due punti in più rispetto alla vicina Pavia. Nonostante i numeri da capogiro, la ferita non farà altro che diventare più profonda in tutta la regione, tra le opere che faranno presto la loro comparsa ci sono il Business Park per i lodigiani e l’autostrada Broni-Mortara per i vicini di casa pavesi: amministrazioni (spesso responsabili del forsennato consumo di suolo) e associazioni tentano di ripensare allo sviluppo, ma c’è chi si chiede se non sia già troppo tardi.Tangenziali, capannoni non sempre occupati e logistica sono diventati un paesaggio ormai troppo familiare. A cui si aggiungono autostrade, centri commerciali e villette a schiera che non finiscono più e che a un certo punto arrivano a formare un unico, compatto “quartiere” nei piccoli paesi stravolti dal cemento. Ogni anno si perdono in media 13 metri quadrati di terreno agricolo pro capite, ogni lodigiano negli ultimi otto anni ha visto scomparire da sotto i piedi 10,1 metri quadrati di verde, una maglia nera che porta la provincia direttamente sul podio, anche se al terzo posto; in cima alla classifica ci sono Pavia (13,4) e Mantova (13,1).
I dati fanno parte del “Rapporto 2009” a cui hanno lavorato il Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano e Legambiente, ma per i cittadini non rappresentano di certo una novità: la realtà è sotto gli occhi di tutti.Lodi e Pavia si trovano pericolosamente sul filo del rasoio, soprattutto perché si tratta di province messe in ginocchio dalla crisi. Le aziende chiudono e le multinazionali scelgono altri paesi per localizzare gli stabilimenti, nel frattempo le ore di cassa integrazione lievitano e la lista dei disoccupati ingrassa. Nel Lodigiano l’utilizzo della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, ha superato l’800 per cento, toccando una soglia tra le più alte di tutta la Lombardia. E alla fine dell’anno molti “nodi” arriveranno al pettine, quando il ricorso a questo tipo di soluzione non sarà più possibile.In futuro si cercherà di investire sulle aree dismesse, ma molte delle zone indicate dai comuni alla regione hanno già una prospettiva ben delineata, quasi sempre a sfondo residenziale. Case, condomini e villette fanno concorrenza a capannoni e uffici, tutti pronti a prendere il posto di campi, prati e coltivazioni. Alberi, parchi e boschi sono una merce sempre più preziosa e persino ignorata da chi può disegnare i confini.La provincia di Lodi ha visto scomparire 1.692,8 metri quadrati di superficie agricola, basta dare un’occhiata a vecchi piani regolatori e varianti per capire come la “voglia di mattone” fosse alle stelle. Adesso tutti si interrogano sull’identità che il territorio dovrà avere in futuro, ma tocca proprio a comuni e province - che in passato hanno autorizzato case, supermercati e logistiche - tirare il freno a mano.

Capire le differenze

La redazione di “Uomini liberi” ha ospitato un mese fa il responsabile della direzione della moschea di Lodi. «L’Islam? Non è poi così lontano». Per Shakshouk Sabri i suo principi sono simili ai nostri.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Roberto, 10 dicembre 2009.

La redazione del giornalino ha ospitato venerdì 30 ottobre Shakshouk Sabri Ali Saed, il responsabile di direzione della moschea di Lodi per un’intervista e un confronto. Egli ha accettato gentilmente il nostro invito. Il motivo di questa intervista era capire in sintesi ciò che differenzia la religione musulmana, il suo credo, le sue leggi, le disposizioni a cui attenersi, le discipline, gli usi e i costumi.
Cos’è il Corano?
«Il Corano corrisponde in gran parte alla vostra Bibbia, per la parte dell’antico Testamento, del quale riporta testi, avvenimenti, personaggi. È la parola di Dio riportata nel Corano e nella Bibbia, una raccolta di disposizioni cui attenersi».
Quali sono le regole base dell’Islam?
«L’Islam si poggia su cinque pilastri: c’è un dio unico e Maometto è il suo profeta, ogni musulmano deve pregare ogni giorno, secondo le regole stabilite, deve aiutare il prossimo e quindi effettuare periodicamente delle offerte, deve rispettare il digiuno nel mese del Ramadan, deve infine recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita, alla Mecca, la città sacra».
Da poco si è concluso il Ramadan e lei è intervenuto in carcere per sostenere i detenuti musulmani in questo momento importante per la vostra religione, pregando con loro nella moschea. Che cosa è il Ramadan, che significato ha il digiuno?
«Il digiuno è un atto di purificazione e rappresenta uno strumento di parità tra ricchi e poveri: chi durante tutta la sua vita non ha mai sofferto la fame, sperimenta nel mese del Ramadan la fatica dell’astinenza dal cibo. Chi fosse impossibilitato nel rispettarlo, può rimediare devolvendo offerte ai poveri, ma deve essere giustificato dalla propria coscienza».
Perché ogni anno il Ramadan si svolge in periodi diversi?
«Il mese del digiuno viene fissato secondo il calendario lunare e per questo varia di anno in anno. È un periodo dell’anno di rilevante importanza spirituale, in cui ogni fedele sente in modo più spiccato il senso e il bisogno di appartenenza alla comunità».
Che cosa significa per lei, musulmano, la religione?
«È la strada che Dio ha dato all’uomo per raggiungere il buon fine».
Nella religione musulmana esiste una organizzazione gerarchica come nella Chiesa cattolica?
«Ogni moschea ha due responsabili, uno di direzione e uno religioso, l’imam, appunto che viene scelto tra i sapienti della comunità. La moschea non riceve finanziamenti, per sostenere le spese vive di offerte che vengono raccolte tra i fedeli esclusivamente nel giorno di venerdì».
Che cosa significa il velo e qual è la considerazione delle donne nell’Islam?
«Bisogna distinguere tra religione e tradizione. La religione prescrive che le donne debbano coprirsi la testa per non indurre in tentazione l’uomo».
Tra noi alcuni non sono più giovanissimi e si ricordano quando entrando nelle chiese le donne si coprivano il capo con il velo. Anche la Bibbia riporta questa disposizione anche se oggi molti l’hanno dimenticata.Tempo fa c’è stato un raduno islamico in piazza Duomo, a Milano, con una preghiera collettiva. Perché lo hanno fatto?
«Intanto bisogna precisare che per questa manifestazione è stata ottenuta regolare autorizzazione da parte della questura. La preghiera aveva come scopo quello di protestare contro la politica attuata nei confronti della Palestina, per dimostrare solidarietà e portare a conoscenza della gente il problema che purtroppo persiste già dal termine della seconda guerra mondiale, con l’assegnazione dei territori allo stato di Israele».
Se prima dell’arrivo di Sabri c’era qualche perplessità, qualche critica più o meno esplicita sulla religione musulmana , ora parlando con lui sembra che le differenze possano stemperarsi. Quest’uomo semplice e pieno di dignità trasmette rispetto e richiede rispetto. L’intervista si conclude qui. Ci rendiamo conto che la differenza culturale resta grande, che le posizioni restano distanti, ma anche se il dialogo non è facile, bisogna avere il coraggio di portarlo avanti, di continuare a confrontarci.

Una fotografia sul benessere dei corsi d'acqua

Presentata la carta ittica provinciale, i dati del 2007 danno il Lambro in ripresa, ma è spia rossa per i pesci autoctoni. Addio fresche e dolci acque lodigiane. In salute l’Adda al Nord, ma il Po nella Bassa sta sempre peggio.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 10 dicembre 2009.

I pesci “lodigiani” stanno bene al nord del territorio, dove le acque sono più pure; ma soffrono in altre aree della provincia, dall’agonizzante Lambro al Po, dove il maggiore inquinamento nei fiumi e la spietata concorrenza delle specie “forestiere” sta decimando alcune razze, fino a farle scomparire. È questa la fotografia sul benessere dei corsi d’acqua locali e della fauna che li popola scattata dalla nuova carta ittica provinciale, lo strumento per una migliore gestione degli ambienti acquatici presentato ieri alla sala dei comuni dall’ittiologo Simone Rossi. Frutto di un articolato lavoro d’indagine (campionamenti sui pesci attraverso 160 stazioni sparse lungo tutto il sistema idrico, prelievi biologici con 30 stazioni campionamento, 84 schede su fiumi, lanche e rogge e 3 anni di lavoro sul campo), la carta fornisce un quadro aggiornato al 2007 su ogni fiume, sorgiva, roggia del Lodigiano. Di qui, la possibilità di “giudicare” tanto la qualità dell’acqua quanto sulle condizioni delle 51 specie (29 delle quali autoctone) esaminate; per una “pagella” che, fatta eccezione per il lodevole stato dell’Adda settentrionale, scivola attorno alla sufficienza scarsa in altre zone, per precipitare a ridosso del Po e del pur migliorato Lambro. Quest’ultimo, per esempio, si fregia suo malgrado della situazione di maggior degrado per la salute delle acque (ancora fortemente inquinate) e per il più basso numero di specie ittiche censite. Paradossalmente, però, il quadro clinico del più “occidentale” dei fiumi che attraversano la provincia è in miglioramento; pressoché “morto” fino a una decina d’anni fa, oggi il Lambro si è leggermente ripopolato, salutando con speranza anche la ricomparsa di un pesce autoctono come lo Spinarello. Dove a dispetto di un inquinamento “medio” la situazione è peggiorata è lungo il Po. Nel “Grande fiume”, infatti, le specie indigene sono state quasi completamente soppiantate da pesci esotici o alloctoni quali siluri e barbi d’oltralpe; e se è vero che qualche pesce “migratore”, come lo storione cobice e la cheppia, riesce ancora a fare capolino, la diga di isola Serafini tra Lodi, Piacenza e Cremona ha fatto estinguere alcune specie, dalla lampreda di mare ad alcune tipologie di storione. Scadente a ridosso di alcuni colatori (Sillaro, Lisone e Mortizza) e nelle reti artificiali, la situazione volge fortunatamente al meglio nell’asta nord est del territorio. Sia nell’Adda (scendendo fino a Boffalora) che nelle sorgive, il basso inquinamento delle acque permette a cavedani, arborelle e altre specie tipiche del Lodigiano una maggioranza del 90 per cento rispetto ai pesci alloctoni. Il livello si abbassa però scendendo da Montanaso verso Maleo, per peggiorare notevolmente al confine cremonese: complice il maggiore impatto degli scarichi dei depuratori e la penuria di fasce di filtraggio per i liquami e concimi agricoli, i più robusti e aggressivi pesci di origine esotica stanno prendendo il posto della fauna ittica locale. E il futuro? «Vanno tutelate e conservate alcune specie - è l’appello dell’ittiologo Rossi -. Pesci come le trote marmorate, il temolo e il luccio devono essere aiutate a diffondersi nei nostri corsi d’acqua».

I costi della tangenziale come il panettone: lievitano

Il comune di Casale intanto garantisce sulla fattibilità dell’opera, mentre la Provincia spinge per accelerare i tempi. Nuova tangenziale, “lievitano” i costi. Gli espropri alzano la stima: si passa da 90 a 107 milioni di euro.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 10 dicembre 2009.

Lievitano i costi della tangenziale di Casale: secondo gli ultimi calcoli di fine novembre eseguiti da Anas per gli espropri e la realizzazione sono 17 i milioni in più necessari per la nuova strada. Se saranno confermati, si dovrà provvedere allo stralcio di qualche opera accessoria. Intanto però il procedimento prosegue, anche se con qualche slittamento. La convocazione della conferenza di servizi, già annunciata una prima volta per novembre, sembra ora possibile per metà gennaio.
«Nel corso di un incontro nella sede dell’Anas ci è stato comunicato che i costi sono lievitati da 90 milioni previsti inizialmente a circa 107 - spiega l’assessore ai lavori pubblici Luca Peviani -. Tuttavia, abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che questo non pregiudica in nessun modo la fattibilità dell’opera». Il costo è lievitato perché sulla stima degli espropri è stato prudenzialmente stabilito il prezzo più alto possibile e perché la valutazione dei costi di realizzazione è stata redatta sulla base del preziario 2007 dell’Anas per le materie prime, allora più alte rispetto alle attuali. I 17 milioni di euro in più, quindi, alla resa dei conti, potrebbero essere un pezzo in meno. In fase di gara, poi, gli eventuali ribassi potrebbero riportare il costo complessivo sui 90 milioni stimati inizialmente. Tuttavia, l’impegno economico dovrà essere preso sulla cifra che sarà messa a base di gara e pertanto in conferenza di servizi si potranno ipotizzare anche alcuni stralci di opere accessorie. «Ci è stata chiesta espressamente la disponibilità a valutare in sede di conferenza di servizi quali stralci attuare - continua l’assessore -. Di certo però l’opera non si ferma». E a conferma di questo, il 3 dicembre scorso è stato avviato il procedimento di intesa Stato-Regione per l’accertamento della conformità urbanistica e l’approvazione del progetto definitivo. Si tratta di un ulteriore passaggio burocratico che precede la conferenza di servizi, che a questo punto non potrà avvenire prima di gennaio. Nel documento, infatti, chiunque abbia diritto a partecipare al procedimento è invitato a farne domanda entro 30 giorni. Fino al 3 gennaio quindi si potranno ricevere le richieste di partecipazione e conseguentemente la conferenza non potrà essere convocata prima di quella data. «Vigileremo perché la convocazione avvenga nei tempi più stretti possibili - afferma l’assessore provinciale Nancy Capezzera -. Anche il problema dei maggiori costi non influenzerà per nulla la conferenza. La parte economica non costituisce un problema, anche perché eventualmente stralceremo qualche opera minore. Abbiamo comunque chiesto di rivedere i conti nel dettaglio per avere una stima più realistica possibile. In questa fase ogni sforzo è concentrato ad avere l’ok finale in conferenza di servizi e mettere in moto il procedimento per l’appalto».

Ladro incastrato dalla targa

Secugnago. Rubò 100 euro da un cambiamonete, ora la targa dell’auto incastra il 31enne.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 10 dicembre 2009.

Ruba denaro da un cambiamonete e fugge, ma i carabinieri della Bassa riescono a dargli un nome. Martedì scorso il 31enne romeno B. G. residente a Saronno (in provincia di Varese) è stato denunciato alla procura della Repubblica di Lodi per furto. Si tratta di un pregiudicato con alle spalle diversi precedenti penali per reati contro il patrimonio. Il provvedimento è stato preso dai carabinieri della stazione di Casalpusterlengo dopo mesi di indagini. Secondo le forze dell’ordine l’uomo avrebbe rubato 100 euro in contanti dal cambiamonete di un bar di Secugnago. Il colpo, messo a segno lo scorso 20 marzo, fino a martedì non aveva un autore. Invece ora i militari sono convinti che l’uomo abbia agito in prima persona e con l’aiuto di due complici. Questo anche se gli altri due presunti ladri sono ancora da identificare. In particolare uno di loro avrebbe distratto il proprietario del locale per permettere a B. G. di agire indisturbato. All’epoca il derubato si era accorto subito della razzia. L’uomo aveva quindi cercato di annotare la targa del mezzo utilizzato dai tre per la fuga, anche se ci era riuscito solo parzialmente. Ma questa preziosa iniziativa ha dato ai carabinieri un elemento da cui partire. Dopo mesi di ricerche i militari hanno ricostruito la sigla esatta del mezzo e individuato l’auto. Si tratta di una Ford Fiesta intestata a B. G.. Infine, ad ulteriore conferma dei sospetti, la vittima dell’illecito ha riconosciuto il 31enne. I carabinieri della compagnia di Codogno ricordano ai cittadini della Bassa che è importante segnalare alle forze dell’ordine anche i furti minori per permettere a chi di dovere di procedere con le indagini. Questa collaborazione con i cittadini favorisce, di solito, anche il ritrovamento di buona parte delle refurtive.

Piatti su nucleare e Caorso

Secondo l’ex senatore dell'Ulivo «il governo confermerà l'elenco delle nuove centrali dopo le elezioni». Piatti: «Possiamo fermare il nucleare».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Carlo Catena, 10 dicembre 2009.

Cominciano a rialzarsi dal Lodigiano le voci del “no” al progetto di una nuova centrale nucleare a Caorso, dopo che i Verdi hanno anticipato la lista predisposta da Enel dei siti idonei a ospitare gli impianti. Reattori «di terza generazione», promette il governo, che secondo l’ex parlamentare lodigiano dell'Ulivo «non sono nient’altro che i reattori basati sulla tecnologia tradizionale, solo più perfezionati. Basati sull’uranio, che è una materia prima piuttosto rara, e non sul torio, che secondo il fisico Carlo Rubbia sarà una tecnologia del futuro. Insomma, rischiamo di farci carico di reattori già vecchi, che da qui a 40 anni non avranno più ragione di essere e richiedono 10 anni di lavori. E teniamo conto che oggi in Europa sono in costruzione solo 2 nuove centrali, in Francia e in Finlandia». Nonostante le smentite di Enel e del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, per Piatti l’esistenza di un elenco è verosimile: «Una decina di siti - prosegue il senatore - nei quali localizzare le 4 nuove centrali, con il ministro Scajola che assicura che la scelta finale spetterà ai privati. La mia opinione è che il governo voglia far passare le elezioni regionali di primavera prima di dire dove sorgeranno le centrali nucleari. E se i territori protestano e non condividono si potrà nominare un commissario di governo».
Recentemente Terna, che si occupa della rete elettrica, aveva preannunciato la costruzione di un nuovo elettrodotto a 380mila volt tra il Lodigiano e Caorso, motivandolo con situazioni attuali di congestione di rete. Ma a Caorso, dove la centrale è spenta dal 1986 e in smantellamento, di grosse utenze industriali non ce ne sono. Un elemento in più che ha portato alcuni esperti a ipotizzare che si voglia spianare la strada alla nuova centrale. Da costruirsi a fianco di quella vecchia (da 800 Mw) e con una taglia di 1.600 o 3.200 megawatt. «Non si tratta di una battaglia persa - avverte però Piatti -. Il mio governo aveva puntato su risparmio energetico e fonti rinnovabili, e questo è il futuro. I territori si mobiliteranno. Anche perché si parla di nuovo nucleare e non c’è ancora il sito definitivo per smaltire le scorie di quello vecchio».
Ulteriore capitolo, quello delle convenzioni: solo per la dismissione della centrale il comune di Caorso ha incassato 10 milioni di euro e la provincia di Piacenza altrettanti. Al Lodigiano, appena oltre il Po, neanche un centesimo. «Ma anche qui - chiosa Piatti - si possono scrivere nuove norme».

Fatti e Parole, n. 1 - 9 dicembre 2009

Il nuovo numero del foglio informativo.



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mercoledì 9 dicembre 2009

Università? Senza soldi nisba

L’istituto veronese aveva garantito cospicui fondi a Felissari e Guerini, la giunta di Pietro Foroni adesso vuole vederci chiaro. I 18 milioni per l’università, un mistero. La Provincia: «Dove sono i finanziamenti promessi dal Banco?».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 9 dicembre 2009.

L’università a Lodi nel 2012? Bellissimo: ma servono i soldi del Banco Popolare, altrimenti si rischia seriamente di non farne più nulla. A fare emergere l’allarme sono stati Pietro Foroni e Cristiano Devecchi, presidente e assessore al bilancio della Provincia di Lodi, che nell’ultima seduta di consiglio hanno ricordato come a carico di palazzo San Cristoforo e del comune di Lodi, in ossequio agli impegni sottoscritti a suo tempo da Lino Osvaldo Felissari e dal sindaco Lorenzo Guerini, gravino parecchi degli 80 milioni di euro necessari al completamento del polo universitario e della ricerca di cascina Codazza. Quanti milioni? Circa 18, secondo Foroni, che ha sottolineato come delle fonti di finanziamento promesse prima del terzo accordo di programma «a oggi non si sia visto nulla». Il riferimento è al “memorandum” con il quale, all’epoca della fusione tra Lodi e Verona, il nuovo Banco aveva assicurato come la neonata Fondazione della Banca Popolare di Lodi avrebbe accompagnato economicamente la nascita del polo; senza fare cifre, per inciso, ma promettendo agli enti locali “una frazione significativa” delle risorse disponibili. Subentrata alla guida della provincia a terzo accordo di programma già definito, però, la giunta Foroni, adesso vuole garanzie. Stante le precarie condizioni finanziarie in cui versano tutti gli enti locali, infatti, senza copertura da parte della Fondazione difficilmente palazzo San Cristoforo potrà contribuire al trasferimento completo della facoltà di Medicina veterinaria e dei dipartimenti biotecnologici della facoltà di agraria a Lodi; mentre impegnarsi in un mutuo, come ipotizzato in un recente incontro “esplorativo” con il vice presidente del Banco Popolare, Dino Piero Giarda, rischierebbe di paralizzare qualsiasi altro investimento, costringendo palazzo San Cristoforo a tirarsi fuori a malincuore. Duccio Castellotti, presidente della Fondazione della Banca Popolare di Lodi, tranquillizza però le istituzioni lodigiane: «Gli impegni sottoscritti non sono mai stati messi in discussione - spiega -. Occorre solo definire le modalità tecnico-finanziarie, nonché la sostenibilità dell’impegno da parte della Fondazione. Abbiamo già avuto un incontro con la provincia, il comune e la banca e ci siamo lasciati chiedendo agli enti di illustrarci le loro necessità: per noi è uno sforzo importantissimo, di portata innovativa, ma anche un impegno che per statuto non può che essere pianificato anno per anno, al massimo su base biennale». Anche l’ex presidente della provincia, Lino Osvaldo Felissari, ha espresso al consiglio il proprio auspicio affinché i vertici della nuova banca rispettino gli impegni assunti; un’eventualità che Lorenzo Guerini considera scontata: «Non è in discussione il “se”, ma il “come” - conferma il primo cittadino di Lodi -. Per dare concretezza all’impegno siamo in fase di definizione degli strumenti di finanziamento, analizzati sulla base di approfondimenti sulle nostre esigenze e limiti, per il bilancio, e su quelli della Fondazione per lo statuto. Ma i patti convenuti sono quelli». Al piano di finanziamento, ricorda Guerini, provvederà la costituenda Società di trasformazione urbana; ma l’impressione è che anche a palazzo Broletto, sui soldi, si aspetti una copertura molto vicina al 100 per cento.

Caorso papabile per una nuova centrale nucleare

I nuovi impianti avranno una potenza minima di 1.600 megawatt. L’onorevole Gibelli: «È terrorismo, i siti li sceglierà il governo».
«Nucleare, Caorso nei piani dell’Enel». Rivelazione dei Verdi, l’azienda smentisce, il sindaco è furioso.

Rassegna stampa - Il Cittadino, Carlo Catena, 9 dicembre 2009.



C’è anche Caorso nell’elenco dei siti idonei a ospitare le nuove centrali nucleari diffuso ieri dal presidente della Federazione dei Verdi, l'ex parlamentare romano Angelo Bonelli, che assicura di aver preso la lista da un dossier recentemente consegnato da Enel al ministro delle Attività produttive Claudio Scajola. Caorso, che ospita una centrale nucleare spenta dal referendum del 1986 e attualmente in fase di “decommissioning“ (smantellamento), è in buona compagnia con Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia). Enel però dopo alcune ore ha smentito di aver inviato alcun dossier al governo e ha precisato in una nota: «I siti saranno individuati solo successivamente all'individuazione da parte dell’esecutivo e dell'Agenzia per la sicurezza nucleare dei criteri per la localizzazione». Bonelli però ha subito replicato ricordando che domenica sera in tv su La 7 l’ad di Enel Fulvio Conti aveva affermato «personalmente i siti li ho già in testa».
«Sono i giochetti di certi ambientalisti - commenta il parlamentare lodigiano Andrea Gibelli (Lega nord, ndr), presidente della commissione Attività produttive della Camera -, i criteri per l’individuazione delle centrali seguono un iter che non stabilisce localizzazioni puntuali ma macroaree ad esclusione: a una centrale nucleare servono approvvigionamento idrico e rete di distribuzione, perché sono impianti che non possono essere spenti in breve tempo e devono poter distribuire la loro energia. E proprio per questa loro caratteristica di continuità servono al fabbisogno di base delle Nazioni. Utilizzando uranio, disponibile in 100 Paesi, svincolano anche dalla dipendenza dai combustibili fossili. Tornando ai criteri, il governo, per una questione di costi, e non tecnica, ha inserito anche la sismicità. Non prestiamoci a chi vuole fare terrorismo dimenticando tutte le centrali di seconda generazione che circondano l’Italia e dalle quali acquistiamo elettricità. Le nostre centrali saranno di terza, un milione di volte più sicure, e su questi impianti vigilano organismi sovranazionali».
Sorpreso dall’elenco anche il sindaco di Caorso Fabio Callori: «La mappatura era attesa per febbraio, apprenderla dalla stampa, e in questo modo, è grave. Scriverò direttamente al ministro Scajola per chiarire se si tratta di un atto ufficiale o meno». Il sindaco, che è nato e cresciuto a Caorso e sostiene che la sua amministrazione comunale «a oggi è sulla linea del no a una nuova centrale», e che comunque «l’iter governativo prevede referendum tra la popolazione locale», ritiene che un impianto in Pianura padana possa essere escluso «sia per la densità di popolazione, sia per la diminuzione di portata del Po, che è anche molto vicino al sito di Caorso, a favore di altre localizzazioni, ad esempio vicino al mare. Anche perché per le nuove centrali si parla di gruppi da 1.600 megawatt l’uno». Il vecchio “Arturo” ne produceva appena la metà, cioè la stessa potenza della centrale in costruzione a Turano-Bertonico. Enel nel suo sito ufficiale ricorda che le centrali nucleari non producono gas serra.

Caorso. Un altro treno radioattivo partito per la Francia

Da trasferire 190 tonnellate di combustibile e 270 di materiali contaminati: dopo i trattamenti, torneranno in Italia. Altri due treni di scorie sono andati in Francia. Il trasporto, il quattordicesimo, nel cuore della notte tra domenica e lunedì.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 9 dicembre 2009.

Nella notte tra domenica e lunedì altri due treni carichi di barre di combustibile nucleare (uranio arricchito) hanno lasciato la centrale di Caorso in direzione della Francia. Destinazione, Le Hague, in Normandia, dove dovrebbe essere effettuato il riprocessamento del combustibile, in totale 1.032 barre che secondo i piani di Sogin entro il 2010 dovrebbero essere rimosse dalla centrale piacentina, separata dal Lodigiano solamente dal Po. Si tratta del quattordicesimo carico di combustibile partito da Caorso. I convogli non sono transitati per il Lodigiano ma per Piacenza e l’Oltrepò Pavese.
A occuparsi delle barre di combustibile, per le quali in Italia, a causa delle proteste della popolazione, non è mai stato individuato un sito di stoccaggio finale, è la società francese Areva, sulla base di un contratto firmato nel 2007, pochi mesi prima della partenza del primo carico da Caorso, che prevede il trasporto, il trattamento e il condizionamento del combustibile nucleare esaurito delle ex centrali di Caorso (190 tonnellate), Trino (32) e Garigliano (13). Il trattamento punta a separare quella parte del combustibile già irraggiato che abbia ancora un valore commerciale, che rimarrà in carico ad Areva, mentre la restante parte (definita “rifiuto finale” nel contratto) dovrà rientrare in Italia non oltre il 31 dicembre 2025. A Le Hague esiste anche un sito di stoccaggio delle scorie delle centrali nucleari francesi, circa 50, che nel 2006 aveva suscitato le polemiche di Greenpeace per la contaminazione delle acque di falda, con un livello medio di radioattività di 750 bequerels/litro contro i 100 previsti dalla normativa europea per l’acqua potabile. Sempre da Caorso, altre 270 tonnellate di rifiuti “a bassa attività” sono in partenza per la Svezia, in base a un contratto da 6,6 milioni di euro siglato in estate tra Sogin e Studsvik. Anche questo materiale, dopo il trattamento, dovrà tornare in Italia.

Il numero zero di Fatti e Parole

Un esperimento di informazione online.




"Fatti e Parole" rappresenta la sperimentazione di una nuova architettura per fornire la nostra informazione a chi ci segue. Il blog ha molte limitazioni e molti vantaggi. È nostra intenzione continuare ad utilizzarlo soprattutto per amplificare gli aspetti più peculiari d'un blog in modo da sfruttare al massimo i vantaggi offerti dalla sua struttura, e per contro, dunque, affidare sempre più l'informazione a pagine web. È una scommessa che facciamo con "Fatti e Parole" pensato sul modello di un giornale quotidiano. Il numero 0 è costituito da una sola pagina, servita per valutare i problemi della piattaforma che abbiamo deciso di usare per le pagine web. Già al numero di domani si aggiungerà almeno una seconda pagina, mirata sul locale, che servirà da modello per le successive edizioni. Gli argomenti in questa prima fase riguarderanno soprattutto la politica italiana (nazionale e locale) con qualche notizia dal mondo.
Sarà un giornale serale, nel senso che sarà messo online dopo le diciotto.
Il numero zero è raggiungibile cliccando qui.

martedì 8 dicembre 2009

Guasto al riscaldamento, Elementari a casa

Una valvola difettosa blocca l’impianto di riscaldamento.
I bambini delle elementari a casa per la bassa temperatura.



Una gradita sorpresa è toccata ieri mattina agli scolari delle elementari, una giornata di festa supplementare a causa della bassa temperatura registrata nella scuola, dovuta al difetto di una valvola che impediva il corretto riscaldamento del plesso. Al momento dell’ingresso nella scuola degli alunni, costatato la bassa temperatura degli ambienti e quindi la non idoneità di tenere lezioni regolari e il tempo occorrente per portare a norma la temperatura, si è deciso per una giornata di festa supplementare e quindi il ritorno nelle proprie abitazione di tutti quanti. Nella mattinata è stato risolto il problema e la messa in funzione del riscaldamento.


Crisi economica: che fare?

Ai cattolici è chiesto di impegnarsi nella politica e nel sociale.



In una situazione di precarietà economica e venuti meno alcuni punti cardini di riferimento, ai cattolici e ai vari militanti delle diverse connotazioni politiche e sociali, viene chiesto di tornare a ragionare insieme e di lavorare per costruire le basi di una nuova cittadinanza. Esordisce così Giuseppe Migliorini, presidente della cooperativa di lavoro sociale “Sollicitudo”, spiegando agli intervenuti, domenica, all’incontro sul tema del lavoro nella sala Paolo VI dell’oratorio le linee per un nuovo slancio di impegno civile: la Costituzione e il Vangelo. Un nuovo modo di pensare che intende promuovere interventi concreti attraverso il dialogo con i vari organismi presenti sul territorio Lodigiano. Partendo dal cambiamento della società dovuto alla globalizzazione, all’economia che vive un momento burrascoso della propria esistenza, Migliorini, citando Sorge, Bianchi, il cardinal Martini, La Pira espone la vicinanza e il pensiero della chiesa di fronte a questa situazione. Espone anche i vari interventi che sono stati operati a sostegno dei bisognosi, delle maestranze che hanno perso il lavoro e che si trovano in una situazione di disagio economico e sociale citando le varie proposte come: l’iniziativa della Diocesi, il fondo istituito dai Comuni, quello della Banca Popolare, le varie Caritas, che nel lodigiano si sono fatte carico come primo atto concreto ma non fine a se stesso. E il solo aiuto economico può anche non bastare poiché si sta vivendo un momento di forte disgregazione sociale; e chi è ai margini della società come i poveri, gli immigrati, i disoccupati, rischia più di tutti. Per questo è necessario intervenire sulla società con un cambiamento di rotta, di mentalità e con lo strumento legislativo; perché nessuno sia escluso salvaguardando la persona, il territorio, la società e il bene comune. Facendo chiarezza sul modello sociale cui bisogna ispirarsi con il contributo di tutti; delle forze sociali, politiche e religiose.

Un Babbo Natale di nome Sorgenia

Secugnago. L’assessore Paglia: «Provvidenziale l’intervento della Provincia che ha rivisto l’intesa». Sorgenia salda i conti comunali. Il deficit di 800 mila euro ripianato con i soldi della convenzione.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 8 dicembre 2009.

Secugnago - Sorgenia salda i conti del comune e permette di chiudere l’assestamento di Secugnago senza deficit. I buchi nel bilancio non riguardano soltanto il deficit strutturale già individuato di 800mila euro che sarà coperto nei prossimi esercizi, ma anche lo scostamento tra previsioni di entrate e di uscite sull’anno in corso. «Abbiamo individuato un disavanzo anche sul bilancio di previsione e questo sarebbe finito nei residui influenzando ulteriormente il cammino di rientro dal deficit che abbiamo già concordato - spiega l’assessore al bilancio Giuseppe Paglia -. Chiuderemo a zero facendo leva sulla convenzione stipulata di recente dalla Provincia con Sorgenia per l’insediamento della centrale di Bertonico-Turano».
Il deficit individuato infatti è coperto dai 67mila euro prima tranche in arrivo entro la fine dell’anno sui 223mila totali che il comune di Secugnago riceverà da Sorgenia.«L’intervento del presidente della Provincia che ha rivisto l’accordo è stato provvidenziale, perché secondo le intese precedenti Secugnago non sarebbe riuscita a intervenire in questo modo sui bilanci - continua Paglia -. Certo dispiace utilizzare in questo modo delle risorse supplementari che dovrebbero essere giustamente destinate agli investimenti, ma non abbiamo avuto scelta». La precedente amministrazione ha lasciato una situazione di deficit strutturale per il quale è già stato previsto un piano di rientro che comporterà la vendita di beni immobili comunali e comunque una stretta sulle spese, pur senza tagliare i servizi. La nuova amministrazione guidata da Mauro Salvalaglio, per esempio, non percepisce indennità di carica e ha ridotto al minimo le indennità di missione. La causa di quel deficit è da cercare nella sovrastima dei capitoli delle entrate e nella sottostima di quelli destinati alle uscite: tale valutazione, non corretta nel corso del tempo, e in atto da diversi anni, ha portato a un buco da 800mila euro nelle casse comunali. Per il bilancio 2009, più o meno si è verificato lo stesso tipo di problema, con gli introiti per multe calcolati a 60mila euro e le uscite per gli stipendi del comune sottostimati, per esempio. «Riequilibriamo i conti grazie a Sorgenia, ma per il futuro non vi faremo più ricorso - conclude Paglia -. I soldi della convenzione l’anno prossimo serviranno per gli investimenti, perché se il comune ha bisogno di rientrare dal buco di bilancio, è anche vero che ha bisogno di sviluppo. Non possiamo tenerlo fermo più di quanto non lo sia già rimasto negli anni passati».

Le scelte nella riorganizzazione di settori e servizi

Devecchi replica ai sindacati: «Pronti al confronto».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 8 dicembre 2009.

Aperti al dialogo e al confronto, senza alcuna reticenza. È quanto garantisce la provincia di Lodi alle Rsu dei suoi dipendenti, lamentatesi per il mancato coinvolgimento e la mancata comunicazione sulle scelte nella riorganizzazione di settori e servizi. «Sarò lieto di affrontare l’incontro con le Rsu non appena esso mi verrà richiesto», afferma stupito dello sfogo l’assessore al personale Cristiano Devecchi, che smentite comunicazioni o “soffiate” alla stampa sul “valzer dei dirigenti” in corso, respinge anche le accuse mosse dalle Rsu sulla gestione di alcune novità, come l’esternalizzazione del servizio di manutenzione strade. «In merito ai possibili sviluppi nella gestione delle case cantoniere, il personale addetto è stato incontrato ben prima che io stesso comunicassi le intenzioni ai giornali - assicura Devecchi -. In ogni caso, non si trattava di “contrattare” una fase già operativa, bensì di condividere per eleganza e buona educazione un’idea politico-programmatica con chi ne sarà interessato». Fatte salve le prerogative della giunta, la Provincia è insomma pronta ad aprire alle Rsu: «Ordire rivoluzioni in poche settimane, solo per marcare la discontinuità politica seguita al voto, sarebbe stato facile - aggiunge Devecchi -, forse, però, la fretta non avrebbe garantito gli interessi dell’ente e di chi ci lavora: al contrario, stiamo cercando di ponderare le scelte che operiamo. Ribadisco dunque che sarò felice di confrontarmi con la rappresentanza sindacale: l’appuntamento servirà anzi per istituzionalizzare e rendere fisso il reciproco dialogo».

lunedì 7 dicembre 2009

Seminario di studio sull'immigrazione

All’incontro dell’Azione cattolica don Mazzoni ricorda di «guardare allo straniero non come nemico ma come ospite». «Non abbiamo abusato delle espulsioni». Al seminario il prefetto difende le leggi anticlandestini del governo.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Sara Gambarini, 7 dicembre 2009.

Al seminario di studio sul fenomeno dell’immigrazione la discussione si infiamma su espulsioni, ronde e respingimenti. Provvedimenti italiani “borderline” per il diritto internazionale, come sostenuto dal professore di Diritto europeo Dino Rinoldi, ma finalizzati alla tutela degli immigrati regolari e dei cittadini italiani, secondo il prefetto di Lodi Peg Strano Materia, per cui normative forti da applicare con coraggio e coscienza vogliono solo evitare l’ingresso di stranieri senza buoni propositi. Il tutto, in un Italia dove gli immigrati regolari sono oltre 4 milioni e nel Lodigiano 25mila. Così, partendo da questi dati reali, l’Azione cattolica di Lodi, in collaborazione con altre associazioni del territorio, ha dato il via sabato mattina alla Casa della Gioventù a un seminario di studio dedicato al fenomeno dell’immigrazione, dove sono intervenuti anche don Attilio Mazzoni, docente di teologia morale, e il moderatore Abdoulaje Mbodj, senegalese e cittadino italiano, affiancato da Ernesto Danelli, presidente diocesano di Ac, che ha parlato di “accoglienza” quale tema annuale dell’Ac e valore guida della mattinata di approfondimento, a cui monsignor Giuseppe Merisi ha invitato ad accostarsi «con l’attitudine di essere aiutati e aiutare gli altri ad argomentare e ragionare, proponendo le prospettive della dottrina sociale della Chiesa Cattolica».
Al momento, poi, la legge Bossi-Fini e pacchetto sicurezza Maroni sono le normativa a cui lo Stato italiano fa riferimento. Contemplando espulsioni e respingimenti: «Provvedimenti di cui il prefetto non ha mai abusato», ha dichiarato la dottoressa Strano, ricordando che «questa legge non è contro l’immigrazione ma in contrasto con criminalità e schiavitù». In tema di ronde, poi, il prefetto ha dichiarato: «Per il momento alla prefettura lodigiana non è pervenuta nessuna richiesta per la formazione di queste associazioni che collaborano con le forze dell’ordine secondo il principio di sicurezza partecipata», mentre per la dottoressa Strano «l’immigrazione resta una risorsa e nel mio lavoro ho ritenuto l’incontro con culture e mentalità differenti un arricchimento, convinta però che chi viene in Italia debba rispettare i nostri principi e le nostre leggi». Le fonti del diritto, però, sono tante e in riferimento ai recenti respingimenti in mare il professor Rinoldi ha sottolineato: «Secondo il diritto internazionale generale, nel caso in cui le persone siano in pericolo, sussiste sempre l’obbligo di soccorso e in alto mare un organo di stato svolge la stessa funzione che svolge nella sua giurisdizione, garantendo i diritti umani». Contrasto poi per Rinoldi fra il reato d’immigrazione clandestina e la Convenzione di Palermo 2000 che «vieta di penalizzare le vittime di tratta o traffico, fra cui molti clandestini».Per don Mazzoni, però, è necessario che in Italia ci si preoccupi anche dell’immigrazione regolare, «tornando a privilegiare le interazioni umane, passando dalla visione dello straniero come nemico a quella di ospite». Molte le domande che si pongono i cittadini italiani e stranieri sull’argomento: ma se una donna clandestina partorisse in Italia, il bambino che tutele avrebbe? Il permesso di soggiorno per 6 mesi. Ma come si può guardare allo straniero in positivo se in Italia è stata diffusa l’idea del “clandestino uguale delinquente”? Di certo, conoscere e formare. Anche attraverso un percorso di studi come quello di sabato, per non trovarsi impreparati all’incontro con volti diversi.

domenica 6 dicembre 2009

I buoni risultati nella lotta antimafia

I meriti sono della polizia.

Per capire meglio le ultime vicende che hanno visto l'arresto di importanti capi della mafia può essere utile ascoltare l'intervista telefonica rilasciata a RaiNews24 da Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia che inquadra i risultati nella normale attività di indagine della polizia giudiziaria.

La nostra guerra afgana

Afghanistan. In prima linea.

Un filmato di RaiNews24 che mostra la realtà del nostro intervento in Afghanistan. Il servizio è datato a prima delle elezioni presidenziali.


L'altra Italia che non vuole Silvio come papi




Così titola un articolo il "Corriere della sera" sull'evento di ieri a Roma che ha mostrato un'altra Italia, quella ignorata dai media del premier Berlusconi, l'Italia quotidiana che non va a escort (o a trans), che non sogna di diventare una velina o un palestrato tronista alla De Filippi, o un protagonista del Grande Fratello e della tv spazzatura. L'Italia pulita insomma che pensa a costruirsi un futuro onesto. L'Italia che non vive di apparenza, che non ne fa un mito, che non porta il cervello all'ammasso. L'Italia della nuova Resistenza, la resistenza al berlusconismo che è il cancro che corrode sempre più in profondità la nostra repubblica.



Il combinato disposto della deposizione a Torino di Spatuzza e il giorno successivo della manifestazione del popolo di Internet ha spinto il governo a sollecitare le forze dell'ordine perché si procedesse nel contempo ad arresti sensazionali che permettessero al Mago di Oz di Arcore di riconquistare il palcoscenico della fiction quotidiana messa in onda dai suoi media. Ora prima che passi la parola d'ordine che sabato 5 dicembre a Roma ed in altre piazze d'Italia non è successo niente, riportiamo alcune clip che testimoniano lo spessore della protesta contro il cancro del berlusconismo, cominciando con l'intervento del fratello di Borsellino, poi quello di Ascanio Celestini, e concludendo con le interviste di Paolo Ferrero, Ignazio Marino e Ottavia Piccolo. Buona visione.






Resta una vicenda che scotta

Dell'Utri: «La mafia vuole colpire il governo». Cauto Fini: «Senza prove, solo parole». Bersani: «Valutino i pm». Spatuzza si ripete. Berlusconi: «Assurdità».
Rassegna stampa - Liberazione, Angela Mauro, 5 dicembre 2009.

Gaspare Spatuzza delude pure i numerosi cronisti stranieri che si sono fiondati ieri nell'aula bunker di Torino, dove l'uomo d'onore ha deposto nel processo Dell'Utri citando il senatore del Pdl e Silvio Berlusconi. Nulla di nuovo, nulla che non avesse già detto ai pm che l'hanno ascoltato in questi ultimi due anni scarsi, da quando Spatuzza ha avviato il suo percorso di "redenzione". Ma la vicenda, manco a dirlo, scotta comunque. Si intreccia con gli altri guai giudiziari del premier. Proprio ieri, a Milano, un'altra udienza del processo Mills, in cui il Cavaliere è imputato di corruzione in atti giudiziari, è saltata. I giudici hanno accolto la solita richiesta di legittimo impedimento presentata dai legali di Berlusconi, assente per via del consiglio dei ministri e per la cerimonia di inaugurazione di una galleria della Salerno-Reggio Calabria. Vada per il consiglio dei ministri, hanno deciso i magistrati milanesi, ma la cerimonia a Reggio, no. È troppo. La richiesta è stata comunque accolta, nuove udienze sono state fissate a gennaio (il 15, il 29 e il 30) e anche il 13 e 27 febbraio e potrebbe anche essere che l'imputato Berlusconi decida di farsi vedere in aula in queste ultime due date.
Giornata spinosissima ieri per il premier. E la pressione dev'essere stata così alta da fargli commettere una sorta di errore: cancellare, dopo il consiglio dei ministri, l'impegno a Reggio Calabria. Nel pomeriggio Berlusconi si è chiuso nelle sue stanze a meditare sulle mosse future. Paura di contestazioni? Può darsi. Di certo, il fatto che i giudici milanesi abbiano accolto l'istanza di legittimo impedimento sulla base del solo consiglio dei ministri, ha reso superfluo il viaggio in Calabria. Ma non andarci è un po' come ammettere la farsa: non è per imperdibili impegni che il premier non si presenta nelle aule giudiziarie, bensì per una strategia difensiva che individuerebbe solo a febbraio il momento giusto per andare in udienza, per sfruttare l'effetto mediatico in campagna elettorale.
Molti sviluppi politici di questi giorni, compresa la tregua armata tra Berlusconi e Fini, si spiegano con la campagna elettorale per le regionali, che sarà di quelle roboanti se si pensa che verso febbraio-marzo si prevede la sentenza del processo d'appello a Dell'Utri. Da parte sua, il premier bolla l'affare Spatuzza come «assurda macchinazione». Lo mette in chiaro subito in consiglio dei ministri: «folle quello di cui mi accusano, sono cose incredibili: il nostro è il governo che ha fatto di più contro la mafia». E chiede al ministro Maroni di mettere insieme tutti i dati delle operazioni antimafia portate a segno. A Torino l'imputato Dell'Utri ci mette il suo: «La mafia vuole colpire il governo». Dello stesso tono le reazioni dei berlusconiani del Pdl e della Lega. Cauto il presidente della Camera Fini, che ribadisce il senso di quanto affermato nel famoso fuorionda diffuso giorni fa: «L'atomica amplificazione mediatica delle dichiarazioni di Spatuzza non deve far passare in secondo piano un elementare principio di civiltà giuridica: senza riscontri puntuali e rigorosi, che è dovere dei magistrati individuare, le accuse restano soltanto parole». Profilo basso per il Pd, dove prevale un punto di vista molto simile a quello del presidente della Camera oltre agli interrogativi, ancora non chiariti nemmeno nella deposizione di ieri, sul perchè Spatuzza attacchi il premier senza subire le accuse di traditore da Cosa Nostra. «Tocca ai giudici valutare le dichiarazioni di un pentito», dice Bersani. «Le dichiarazioni di Spatuzza non sono un evento politico e non sono in grado di determinare una crisi istituzionale», dice il finiano Briguglio. Se ne capirà di più - forse - nell'udienza dell'11 dicembre, quando verranno ascoltati i fratelli Graviano, boss del clan di Brancaccio. Delle forze parlamentari Di Pietro resta più o meno l'unico a soffiare sul fuoco.
Il punto è che in Parlamento sarebbe già stata individuata una via d'uscita da un'empasse che porterebbe dritto alle elezioni anticipate, sbocco che nessuno, tranne Berlusconi, si augura. La "farsa", cioè il legittimo impedimento, potrebbe diventare legge prima di Natale. Martedì comincia l'esame in commissione Giustizia, presieduta dalla finiana Giulia Bongiorno, ma stavolta i finiani non daranno battaglia. Potrebbero addirittura accettare lo slittamento dell'esame in aula della proposta di legge bipartisan sulla cittadinanza agli immigrati, già calendarizzata per il 21 dicembre, per dare una corsia preferenziale al legittimo impedimento. Sarebbe la chiave per ristabilire un clima più sereno nel Pdl in modo da affrontare la campagna elettorale per le regionali senza regali alla Lega, che della proposta Granata-Sarubbi sull'immigrazione non vuol sentir parlare. «Un annullamento dell'esame in aula non mi sorprenderebbe - osserva Sarubbi del Pd - Probabilmente il 21 chiederanno di votare un rinvio della legge in commissione, come successe per l'omofobia. Allora, la legge non fu rinviata, ma dopo l'aula accolse le pregiudiziali di costituzionalità dell'Udc e fu il modo per affondare la proposta di legge. Stavolta noi non abbiamo fretta, anche se la proposta dovesse tornare in commissione sarebbe meglio che ucciderla».

sabato 5 dicembre 2009

Il non cappello di Bersani

No B day, Bindi: la piazza non si fermi a indignazione.

"La piazza non deve fermarsi all'indignazione, l'importante è dialogare e maturare insieme verso una nuova iniziativa di governo" dice Rosy Bindi, presidente del Pd, presente alla manifestazione di Roma come altri aderenti al partito. "Non è importante che Bersani ci sia o meno, il Partito Democratico non vuole mettere il cappello sulle manifestazioni dei liberi cittadini portando le proprie bandiere".


La Cisl torna a lanciare l’allarme sull’occupazione

Il sindacato detta le linee per il 2010: «Aiutare le persone più deboli, gli ammortizzatori sociali non basteranno più». Per la Cisl la ripresa resta una chimera. Comune e Provincia pronti a sostenere il fondo anti-crisi nel 2010.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 5 dicembre 2009.

La ripresa non esiste, almeno fino a questo momento non si è vista. «Ci aspettavamo dei segnali positivi dopo le ferie - afferma il segretario provinciale della Cisl, Mario Uccellini -, ma non è stato così. La situazione è allarmante, perché in occasione delle festività ci saranno delle chiusure prolungate da parte delle aziende».
La Cisl torna a lanciare l’allarme sull’occupazione nel Lodigiano durante l’assemblea che si è tenuta ieri pomeriggio presso il comune di Montanaso, un incontro che il sindacato ha organizzato per dettare le linee del 2010. All’appuntamento, oltre agli iscritti e ai referenti delle diverse categorie, hanno partecipato il presidente della Provincia, Pietro Foroni, il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, il presidente della Camera di commercio, Alessandro Zucchetti, il segretario regionale Roberto Benaglia. A fare gli onori di casa Luca Ferrari, primo cittadino di Montanaso.«Nel 2010 non potremo più basarci solo sugli ammortizzatori sociali - sottolinea Uccellini -, dovremo cercare una nuova strada per creare occupazione e per fare in modo che i lavoratori siano mantenuti nelle aziende. Si dovrà puntare sugli accordi di solidarietà, che penalizzano lo stipendio ma non creano disoccupati. Si dovrà investire sulle 21 aree dismesse, ma senza sprecare risorse. Inoltre, si dovrà rinnovare l’impegno a favore del fondo di solidarietà, anche attraverso il coinvolgimento di lavoratori e aziende, una scelta da fare insieme a Cgil e Uil».
La Cisl vorrebbe che tutti i protagonisti del mondo delle istituzioni, del sindacato e delle associazioni di categoria riuscissero finalmente a dare vita a una “cabina di regia” capace di riunirsi puntualmente, attraverso un confronto costante sui temi del Lodigiano. Gli interventi di Guerini e Foroni hanno chiarito una volta per tutte l’impegno di palazzo Broletto e palazzo San Cristoforo a favore del fondo anti-crisi: anche nel 2010 arriveranno le risorse per sostenere i lavoratori senza lavoro. «Il 15 dicembre con il bilancio di previsione riproporremo il fondo - afferma Foroni -, considerando la possibilità per alcune persone in cassa o in mobilità di trovare occupazione negli uffici pubblici, grazie a un intervento con il tribunale. Se non dovessero esserci emergenze, è possibile che le risorse siano disponibili già a partire da dicembre». Il presidente sostiene che il territorio abbia “fame” di grande impresa, e che in tempi di difficoltà economica sia giusto confrontarsi con tutte le realtà, senza lasciarsi mettere “i piedi in testa” dai privati.
Guerini ha biasimato le aziende che hanno approfittato della crisi per dare il via a delocalizzazioni e licenziamenti, così come ha criticato le imprese che hanno non hanno rispettato gli accordi presi con gli enti locali. A questo proposito, il sindaco annuncia che «le aree dell’ex Polenghi saranno tolte dal piano regolatore, gli impegni con il territorio sono stati disattesi, per questo si riparte da zero». La vicenda parte da lontano, l’amministrazione comunale non ha intenzione di tenere conto delle indicazioni del piano di lottizzazione, dal momento che a dispetto dei patti messi nero su bianco nessuno ha ancora seriamente investito nel rilancio dello stabilimento caseario. «Lunedì con una delibera di giunta confermeremo l’impegno per il fondo - dichiara Guerini -. In questo momento è importante garantire anche la coesione sociale, che deve andare di pari passo allo sviluppo».
Zucchetti, da una settimana alla guida della Camera di commercio, ha spiegato che nel 2009 è diminuito il numero di imprese iscritte all’apposito registro. «Si contano 18.284 aziende - dice -, l’11 per cento è inattivo. Daremo continuità ai progetti e speriamo nella collaborazione di tutti. Quest’anno per contrastare la crisi è stata impiegata una somma di oltre un milione di euro, questo ha comportato delle perdite nel bilancio, non sappiamo se sarà possibile lo stesso sforzo per il 2010. Cercheremo di incentivare nuovi investimenti, soprattutto a favore dell’innovazione delle aziende».

Il caimano nella rete

No B day, in piazza la protesta del web.



Curzio Maltese: il No B Day nasce dai blogger.


Soldati segretario provinciale PD

Il neo segretario promette battaglia anche in vista delle elezioni comunali. Mauro Soldati alla guida del Pd «È ora di “svegliare” il territorio».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 5 dicembre 2009.

E alla fine non c’è stato bisogno delle primarie. Roberto Ferrari, ex vicesindaco di Casale, ha fatto un passo indietro e Mauro Soldati è diventato a tutti gli effetti il nuovo segretario provinciale del Partito democratico. L’ex assessore provinciale al turismo ripete più volte che è arrivato il momento di «suonare la sveglia al territorio», partendo da una nuova organizzazione del partito, che avrà responsabili e figure di riferimento in tutto il Lodigiano.
Non sono mancate alcune piccole bordate all’amministrazione provinciale guidata da Pietro Foroni, soprattutto sul fronte delle linee programmatiche presentate in questi giorni: «C’è un enorme lavoro da fare, per impedire che si affermi un’idea di territorio che non è reale. Nelle linee programmatiche abbiamo trovato demagogia ed entusiasmo, che vanno bene per i primi mesi, ma poi non è sufficiente». I militanti dovranno iniziare a rimboccarsi le maniche fin da subito, il prossimo grande appuntamento si terrà a marzo, con le elezioni comunali di Lodi: il Pd dovrà difendere la “roccaforte lombarda” presidiata dal sindaco Lorenzo Guerini. «Si lavorerà per dimostrare al territorio che possiamo risolvere meglio i problemi, abbiamo le capacità per farlo».
Nelle ultime settimane i circoli del Pd disseminati nel Lodigiano hanno chiesto ai due candidati di trovare un’intesa affinchè non fossero indispensabili le primarie. «Ringrazio tutti per la disponibilità dimostrata - aggiunge Soldati -, ho trovato comunità d’intenti e un coinvolgimento ampio. C’è la necessità di andare avanti, al di là del discorso delle mozioni. Abbiamo affrontato la questione dell’organizzazione del partito, delle politiche del lavoro da promuovere e dell’esperienza amministrativa da valorizzare, a partire dal capoluogo». In realtà, come spiega il responsabile organizzativo, Alessandro Manfredi, l’elezione del segretario sarà ufficializzata il 19 dicembre, quando si riunirà l’assemblea del partito. Un’occasione per fare il punto della situazione e definire la linea politica da seguire sul territorio. Dario Leone ha ricordato la necessità di coinvolgere i giovani nell’affrontare i problemi, soprattutto sul fronte della ricerca, dell’università e del precariato. Roberta Vallacchi, esponente della mozione Marino, ha ricordato che ai primi posti dell’agenda del Pd ci dovranno essere la scuola e la sanità, due settori che dal suo punto di vista sono stati messi a dura prova dalle decisioni prese dal governo.

«Apicella sona e Spatuzza ha cantato»

No B day, in piazza la protesta del web.



Tra gli slogan che sono tenuti in alto sugli striscioni molti, all'indomani delle dichiarazioni di Spatuzza, si richiamano al tema della giustizia. Su uno è scritto “La legge è uguale per tutti Berlusconi e Dell'Utri devono pagare”', ma c'è anche chi scrive “Apicella sona e Spatuzza ha cantato”, e ancora “Dopo Buscetta e Spatuzza manchi solo tu”. Ma tra i migliaia di cartelli ce n'è anche uno che chiama in causa il presidente della Camera Gianfranco Fini, e recita: “Meno male che Gianfranco c'è”.



Nella piazza risuonano canzoni come 'Bella ciao' e i 'Cento passi'. Tra le bandiere tenute in alto dal popolo del No B-day molte si richiamano ad alcuni partiti politici, come l'Idv, Sinistra e libertà, Verdi e Prc, ma se ne vedono alcune anche del Partito democratico.



Tra i rappresentati dei partiti che hanno scelto di essere presenti c'è Antonio di Pietro per l'Italia dei valori: "E' la prima giornata di una resistenza attiva prima di dare la spallata finale ad un governo piduista e fascista", commenta. "Il popolo viola - ha detto ancora Di Pietro - chiede che Berlusconi e il suo governo al più presto vada a casa, perché la politica economica, la politica sociale, la politica giudiziaria di questo governo toglie agli onesti e dà ai disonesti''. Al corteo c'è anche una folta rappresentanza del Partito democratico che conta sulla presidente Rosy Bindi, sul vicepresidente Ivan Scalfarotto e, tra gli altri, la vicecapogruppo Giovanna Melandri, Ignazio Marino, Rosa Calipari e Paolo Concia.



Applauditissima la Bindi : "Non siamo frustrati, questo non è un popolo di frustrati ma di indignati". "Noi in Parlamento facciamo già opposizione e la facciamo bene - ha continuato il presidente del Pd -, e faremo opposizione anche nelle piazze, nelle manifestazioni che il Pd ha organizzato, oggi siamo qui ad ascoltare". Nessun commento invece dal capogruppo del Pd Dario Franceschini: "Oggi sto zitto, io parlo tutti i giorni, lasciamo parlare i ragazzi e le ragazze che sono qui".



Claudio Fava del coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà sotolinea: "Berlusconi non ne abbia a male ma qui oggi ci sono italiani che vogliono restituire decoro alla nostra democrazia e alla propria condizione di cittadini". "Questa piazza è una risorsa fondamentale per rimettere in campo una alternativa al berlusconismo", gli fa eco Nichi Vendola. Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli "la manifestazione di oggi è una novità della politica con migliaia di cittadini che si ritrovano in piazza grazie alla Rete. Questo significa che i partiti sono superati dalla società perché questa non è una manifestazione di sinistra ma una ventata di aria fresca".


Una piazza reale contro un unto virtuale

No B day, in piazza la protesta del web.



Migliaia di persone nella capitale, il corteo è aperto dallo striscione «Berlusconi dimissioni».

Guai in casa per la Provincia

Sindacati contro la Provincia dopo la rivoluzione negli uffici.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 5 dicembre 2009.

Guai in casa per la Provincia di Lodi, accusata dalle Rsu dei dipendenti per la gestione dell’annunciata riorganizzazione della “macchina amministrativa”. Le rappresentanze sindacali interne hanno infatti espresso le loro perplessità in un comunicato che sintetizza i malumori raccolti in occasione dell’assemblea dei lavoratori di martedì scorso. In discussione, secondo le Rsu provinciali Cgil-Cisl-Uil-Confsal, non ci sarebbe tanto il merito di alcune tra le recenti scelte operate da palazzo San Cristoforo, quanto il mancato confronto e la mancata comunicazione nei confronti dei lavoratori sui cambiamenti che hanno già interessato o potrebbero interessare numerosi uffici. “A tutt’oggi l’amministrazione provinciale non ha ancora ritenuto necessario confrontarsi ufficialmente con le organizzazioni sindacali territoriali, né fornire adeguate informazioni sulla struttura intesa come “Settori e servizi” ed eventuali nuove “collocazioni” del personale, che tuttavia sembrano essere in corso - recita il comunicato firmato dalle Rsu -. Inoltre, fatto ancora più grave, che mette a rischio una corretta politica di relazioni sindacali, alcune scelte dirette relative agli spazi (alcuni dei quali a tutt’oggi dichiarati “insalubri” e che invece si intenderebbero utilizzare mediante opere in muratura che dovrebbero, in un batter d’occhio, riportarli ad una condizione di presunta salubrità), alle risorse e alle persone sono state discusse direttamente con gli interessati in un clima di generale incertezza e comunicate alla stampa locale: è il caso dell’esternalizzazione del servizio manutenzione delle strade provinciali con la trasformazione delle mansioni degli operatori, nonché delle novità circa la dirigenza. Ciò che si contesta non sono le scelte, che non sono materia di discussione con le Rsu la quale nemmeno entra nel merito, ma il “modo” della comunicazione, che si ritiene scorretto e non rispettoso né delle Rsu né dei lavoratori”. L’invito espresso dalle Rsu verso i vertici della Provincia è quindi quello di ottenere un “apposito tavolo di confronto, in modo tale da conoscere, senza incertezze ed evasività”, gli indirizzi che dovrebbero portare all’assetto definitivo dell’ente.

Liberare il paese dal regime berlusconiano

Di Pietro: "No a un governo di disonesti".
Il leader dell'Italia dei Valori partecipa al No B-day per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio.



"Appena avremo occasione di riportare il paese in uno stato di democrazia partecipata, con un'informazione plurale, di uno stato di diritto dove la legge è uguale per tutti, sarà necessario il confronto e il dialogo. Ma come succede in tutti i regimi prima bisogna liberare il paese dal regime berlusconiano". Così Antonio Di Pietro, in piazza della Repubblica per partecipare al No B-day. Poi rincara la dose e attacca il governo: "Disonesti".

È il giorno del No B day

No B day: il popolo della Rete dice no al governo.




È il giorno del No B day, la manifestazione autoconvocata su Internet, nata per iniziativa di un gruppo di blogger. Obiettivo chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio - si legge nell'appello pubblicato sul web. Nella capitale arriveranno 700 pulman, 4 treni speciali, una nave dalla Sardegna: gli organizzatori attendono 350mila persone. Previsti gli interventi di esponenti della società civile, del mondo della cultura e dello spettacolo come Dario Fo, Josè Saramago, Margherita Hack. Alla manifestazione ha aderito anche Nanni Moretti, mentre Roberto Vecchioni suonerà in chiusura.
Hanno aderito Italia dei valori, Rifondazione comunista, Pdci, Sinistra e Libertà, i Verdi. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani non sarà in piazza a differenza di Rosy Bindi, Dario Franceschini a Ignazio Marino.

Nuovo orario ferroviario, la Bassa protesta

Pizzamiglio contrario alla soppressione di due treni: «Troppi i disagi». Pea invece chiede una biglietteria a tempo pieno. Casale e Codogno alleate contro le Fs. Stazioni e orari inadeguati, le due amministrazioni protestano.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, Luisa Luccini, 5 dicembre 2009.

Codogno e Casale unite nelle proteste per la bozza del nuovo orario ferroviario, che non accontenta proprio nessuno. Dopo le impressioni a caldo della riunione in provincia mercoledì sera scorso, amministratori e pendolari della Bassa hanno avuto modo di riflettere. E di riconfermare tutto il malcontento già uscito nell’incontro pubblico.
Il comune di Codogno ha presentato le istanze di uno scalo ferroviario che rappresenta uno snodo strategico della viabilità ferrata del Lodigiano. Vicesindaco dell’ente locale codognese, Carlo Pizzamiglio non ha nascosto le preoccupazioni legate alla annunciata trasformazione in metropolitana leggera della tratta Milano-Lodi. «Il rischio è uno solo: che l’aumento del numero dei convogli su questo specifico tratto si trasformi in un inevitabile collo di bottiglia per la viabilità su ferro della Bassa - ha sottolineato Pizzamiglio -. Non vorremmo che il maggior traffico sulla tratta Milano-Lodi alla fine si traducesse in un aumento di ritardi e disservizi per i treni di servizio e in transito nella zona sud del Lodigiano». Pizzamiglio ha poi portato segnalazioni di disagi legati alla soppressione della fermata a Codogno di due treni, il numero 2.278 e il numero 2.279. «Il primo treno parte da Piacenza alle 11.53 diretto a Milano, peccato che la fermata alla stazione di Codogno non ci sia più - ha rimarcato Pizzamiglio -. Stessa cosa per il secondo treno, quello numero 2.279: in partenza da Milano Centrale alle 13.20, avrebbe dovuto fermarsi a Codogno intorno alle 14, per poi arrivare a Piacenza alle 14.12. Ma anche in questo caso la fermata codognese è stata soppressa». È stato poi un allarme preventivo quello lanciato da Pizzamiglio in relazione ai treni della linea Mantova-Cremona-Milano che hanno fermata anche a Codogno. «Conferme in merito non ne abbiamo, ma le voci in circolazione preannunciano la volontà di inserire anche la fermata a Lodi - ha detto all’incontro Pizzamiglio -. Una prospettiva che alla Bassa non piace, e che eliminerebbe ai “Mantova” quel carattere di treno diretto da sempre apprezzato dai pendolari codognesi e della Bassa».
Da Casale il fuoco di fila delle proteste è intenso, con l’assessore ai trasporti Pietro Pea che in riunione l’altra sera ha stilato un campionario delle cose che non vanno, a partire dalle condizioni in cui versa la stazione. «Abbiamo una biglietteria aperta, se va bene, solo al mattino - ha spiegato Pea -. Se l’operatore si ammala o va in ferie, la stazione rimane scoperta, e c’è solo il distribuito automatico, che non sempre funziona. A Codogno, invece, ci sono quattro operatori con biglietteria aperta sempre: non è possibile ragionare in termini di sistema e spostare del personale su Casale?» Una domanda che merita risposta, anche in previsione dell’imminente pensionamento dell’operatore casalino. E se il servizio lascia a desiderare, l’analisi del nuovo orario è impietosa. Anche in questo caso il confronto con Codogno è pesante, con 11 treni in più in passaggio a Codogno rispetto a Casale, tralasciando l’istituzione delle corse speciali in seguito al crollo del ponte di Piacenza sul Po. «Non è giusto, Casale e Codogno hanno uno stesso bacino d’utenza, pari popolazione e sono entrambi snodi centrali per la circolazione ferroviaria a cavallo tra Lombardia ed Emilia», ha commentato Pea.
Anche i pendolari si associano. «È un dato di fatto che Codogno abbia molti più treni e sia privilegiato - ha detto Francesco Andena, dei pendolari di Casale -. Poi, guardiamo ai disservizi di Trenitalia, perché la lotta non è per togliere un treno a Codogno. Per Casale abbiamo chiesto corse in più, e invece tolgono dei treni, con il risultato di lasciare diversi buchi di due ore nei collegamenti. Sia nella tratta verso Milano sia in quella verso Piacenza». E proprio per Piacenza, però, spunta l’ipotesi di una novità allo studio delle ferrovie: la prosecuzione verso Piacenza di uno dei treni del mattino, che ferma a Casale alle 7,44 e fa capolinea a Codogno alle 7,50. Dalla prossima primavera, potrebbe proseguire fino a Piacenza.