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martedì 22 settembre 2009

Una missione di guerra

Conferenza di pace per fermare l'escalation.
Rassegna stampa - Liberazione, Lidia Menapace, 22 settembre 2009.

Benché io sia solo sottotenente («partigiana combattente con il grado di sottotenente» recita il «congedo assoluto illimitato» rilasciatomi dal Ministero della Difesa dopo la guerra) avevo capito durante l'estate che c'era una escalation della nostra presenza in Afghanistan. Tanto è vero che all'assemblea del 19 luglio che avviò la Federazione, tra l'altro proposi di costituire un comitato di donne per chiedere, unitamente alle associazioni delle donne afghane, una tregua con la quale avviare una conferenza internazionale di pace.
Furono anche raccolte delle firme: ma con ciò che è successo dopo, si può dire ormai che tutta la Federazione chiede la conferenza di pace, la trattativa a raggio ampio con grande forza. Le motivazioni erano ben riassunte e argomentate nel fondo di Liberazione di due giorni fa. Le altre posizioni in qualche modo concomitanti sono state espresse in un comunicato stampa dell'Anpi e mi pare molto importante la posizione molto ferma e non emotiva dei partigiani.
Intanto però viene rinviata la manifestazione sulla libertà di stampa e parte una valanga di pressioni emotive, patriottarde, invereconde di speculazione sui sei morti. Il Papa si mette addirittura alla destra del Governo, piangendo tutti i caduti di tutte le spedizioni, anche quelle che non vengono definite "di pace". E si dimentica una preghiera per le vittime innocenti, donne, bambini, popolazione civile. Anche il Presidente Napolitano si mette su questa china.
Che fare? Naturalmente preparare con il massimo di convinzione la manifestazione del 3 ottobre, allargare il discorso e riconfermare che è impossibile sostenere che la spedizione in Afghanistan abbia ancora un possibile significato di pace, addestramento civile, ricostruzione ambientale e territoriale.
Del resto la cosa è stata ottimamente chiarita dal ministro della Difesa al TG2 di domenica sera. Con grande fermezza ha detto che in Afghanistan non c'è più una missione di pace, bensì ormai è guerra. Può bastare forse uno scontro a fuoco di un minuto sul quale si discute molto. Ma il fatto è che il ministro sostiene che noi ora siamo lì per difendere gli interessi nazionali e la sicurezza del Paese in una guerra.
In questo modo La Russa assume il concetto di difesa proclamato anni fa dal generale Jean, secondo il quale difesa in senso moderno non significa tanto difesa del territorio quanto difesa degli interessi nazionali ovunque nel mondo, anche con strumenti di intervento rapido: solo che questo non è il testo della Costituzione, bensì una interpretazione addirittura fatta diventare un tabù. Invano infatti chiesi, quando ero membro della Commissione Difesa del Senato, di organizzare un convegno sul concetto di difesa e invano Raniero La Valle a suo tempo si battè per ottenere una definizione di livello costituzionale su questo argomento.
Sicché, ciò che vale è comunque la Costituzione che all'articolo 11 ci vieta formalmente di usare la guerra, ripudiandola, sia come strumento di aggressione, sia anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: e i ministri quando entrano in carica giurano fedeltà alla Costituzione. La quale, assodato che lì siamo in guerra, ci obbliga ad uscirne subito. Se insieme riusciamo anche ad avviare un processo di risoluzione politica generale della vicenda afghana, non sarà che bene.
E mettiamo fuori le bandiere della pace, che va sempre bene, e forse risveglieranno il movimento.
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Il potente giornale di B contro un prete di campagna

Minacce telefoniche e insulti al sacerdote messo all'indice dal giornale di Feltri.
Tutti contro don Giorgio il prete che denuncia la mafia nella casa di Dio.
Rassegna stampa - Liberazione, Checchino Antonini, 22 settembre 2009.

Ci mette un po' a rispondere, don Giorgio. Eppure un attimo prima dava occupato, e così per buona parte del pomeriggio. Dopo decine di squilli un filo di voce. Credeva, il settantunenne sacerdote, che all'altro capo del filo ci fosse l'ennesimo insulto. Da due giorni, da quando il giornale di famiglia del Premier e di Feltri lo ha preso di mira, «è una tortura, un vilipendio unico, robe spaventose». Il cronista si vergogna a chiedere un catalogo esemplificativo di quegli insulti ma lui anticipa la domanda e mi rimanda al sito - dongiorgio.it - per rendermi conto delle volgarità pronunciate da sedicenti cattolici. Il repertorio è quello consueto, una miscela di minacce, insulti più la retorica su martiri, eroi, patria. «Infame», «criminale», «bastardo» sono gli epiteti più lievi talvolta conditi dalla weltanschauung un po' rozza del generone leghista e fascista. Don Giorgio non ha censurato nessuno, le parolacce sono tutte sul suo sito.
Ma perché il potente organo della famiglia B. se la prende con questo prete di campagna che nemmeno è parroco? Giorgio De Capitani è "residente con incarichi pastorali", ossia dice messa in una frazioncina, Monte di Rovagnate, a una ventina di chilometri da Lecco. 500 anime che diventano 6-700 la domenica quando il don celebra le sue «vivaci messe». Molti lo amano, qualcuno lo insulta mentre officia, qualcuno passa per «spiare» e da 48 ore il paesino è «frastornato, vive un clima sbagliato», ammette il sacerdote che afferma di avere un certo timore a uscire dalla canonica.
Dice messa e scrive su un sito. E riceve posta. Come la lettera dei lavoratori di Acerra licenziati dal termovalorizzatore che Berlusconi ha finto di inaugurare a luglio. Il giorno dopo la strage di Herat e tutta quella retorica a senso unico. Morti di serie A e morti di serie B. Lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Don Giorgio sbotta. Col suo linguaggio colorito. «Se una parola forte serve a scuotere le coscienze - dice - la uso senza pormi alcun problema». E scrive contro il contagio «da esaltazione paranoica patriottica» e trova il coraggio di dire che i «nostri militari che si trovano nelle zone calde di una guerra non sono altro che mercenari» e pone domande scomode: «Chi si è ricordato di Teresa Sarti, moglie di Gino Strada? Una grande donna, altro che i maschioni fascistoidi della Folgore!». «Emergency - aggiunge - sta lì a curare le persone ferite da chi è andato lì a sparare. Perché a Teresa non sono stati tributati funerali di Stato». Naturalmente questo prete condanna gli attentatori «vigliacchi, delinquenti» e scrive chiaro che di fronte alla morte siamo tutti uguali. Ma il «finimondo» si scatena su di lui, a mezzo stampa, via telefono e via mail. «Nessuno dice che quindici giorni fa sono stati uccisi dei civili e non si sa da chi perché c'è il segreto militare, non si fa una missione di pace con le armi in mano - spiega ancora a Liberazione - si fa retorica sul fatto che i soldati morti siano del Sud, che abbiano bisogno, però qualcuno li addestra a sparare. È un'offesa al Sud».
Ma perché, dicevamo, tutto questo piombo (di stampa) contro un prete di campagna? Primo perché non è solo. Il noto quotidiano ha contato i preti ribelli mettendo all'indice il no global don Vitaliano, il genovese don Gallo e così via fino a contarne 41. A pochi metri dalla basilica di S.Paolo di Roma, la comunità cristiana di base, per tutta la giornata di ieri, ha pregato per tutte le vittime della guerra e per la fine della guerra stessa mentre non pochi saluti romani spiccavano tra la folla commossa accorsa per i funerali di Stato. Ma è probabile che al giornale non vadano giù gli attacchi di don Giorgio alla «mafia nella tana di Dio», così definisce Comunione e liberazione e il suo braccio secolare, la Compagnia delle Opere, che gestisce tutta la sanità lombarda, e pezzi di cultura, di scuole, atenei, oratori e gli appalti dell'Expo, «come una setta ramificata». Cl e la Lega che si stanno per scannare sull'eredità di Berlusconi, ormai al crepuscolo.
E Tettamanzi, il cardinale di Milano tirato per la giacchetta dal giornale, non è ancora mai intervenuto contro questo prete affezionato alla teologia della liberazione.
Tra gli insulti, intanto, spuntano gli interventi di solidarietà con don Giorgio: «La vera storia della guerra in Afghanistan è nota per chi la vuol conoscere. La democrazia non c'entra nulla... civili e soldati sono entrambi vittime della porca guerra... caro don Giorgio non badi a coloro che la insultano, hanno una visione miserrima della vita e del suo valore», dice nella lunghissima lettera una donna che si firma "figlia di un militare".
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Un'immagine di cui si poteva fare a meno

La guerra e il dolore.
Ma della foto di quel bambino si poteva fare a meno.

Rassegna stampa - Liberazione, Amar, 22 settembre 2009.

L'Italia dell'informazione, in lutto, si aggrappa alla foto di un bambino di due anni per scrivere di Afghanistan. Per carità, in questi giorni sono state elaborate decine e decine di pagine, decine e decine di ore di interviste televisive per capire, come mai, all'improvviso, guarda tu, ci troviamo in guerra. Ma la foto di Simone - che ieri campeggiava sui più grandi quotidiani nazionali - era probabilmente quello che serviva per dire: non c'è più molto da dire. La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero e il Corriere della Sera hanno trovato che l'immagine del bambino triste, un po' stralunato, spaesato, fosse la più efficace per raccontare il "ritorno" dei militari uccisi. Lo scatto era accompagnato da titoli ovvii: il muscolare e affermativo "Coraggiosi parà, l'Italia è con voi" del Messaggero , il didascalico "L'addio dell'Italia ai parà" de La Stampa , il pastorale "L'Italia piange i parà uccisi" de La Repubblica , fino all'apoteosi del Corriere della Sera , con un titolo che almeno dava un senso alla foto: "Simone commuove l'Italia". È vero. Simone è un bambino che ha perso il padre in modo furiosamente ingiusto: in guerra. Nel 2009. Ma della sua immagine si poteva fare a meno. Potevano fare a meno, giornali e tv, di una facile ed omologante speculazione sul dolore e, invece, proteggere l'intimità di una famiglia frastornata, devastata. Lasciare la retorica patriottica alla politica senza paura di fare, per questo, informazione "anti-italiana".
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Una guarnigione di ragazzi senza speranza

Da morti celebrati come eroi. Ma i nostri soldati, da vivi, sono spesso "precari".
Rassegna stampa - l'Unità.it, Bianca Di Giovanni, 22 settembre 2009.

Doveva essere un esercito di «professionals», sta diventando una guarnigione di ragazzi senza speranza. Eroi da morti, precari da vivi. Ogni anno circa 45mila giovani tra i 18 e i 25 anni tentano di entrare nell’esercito almeno per un anno. È il primo passo per una carriera in divisa. L’85% di loro proviene dalla Regioni del sud: campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna. Molti entrano nei ranghi, ma dopo più contratti a termine sono messi in congedo: non c’è posto.
Nel 2007 la Difesa ne ha mandati a casa 500: sono idonei ad entrare nella polizia, ma il posto non c’è per via del blocco del turn-over. Per loro la Difesa ha allestito dei percorsi di formazione, corsi di aggiornamento, riqualificazione. Ma i risultati non ci sono. Si è tentata anche la strada dell’incrocio delle domande con il mondo del lavoro. l’Azienda di elicotteri Agusta, sollecitata dal ministero, aveva offerto 109 posti. Ma l’operazione ricollocazione non è riuscita. Il fatto è che sono tutti giovani del sud, che a nord non hanno né casa, né famiglia. Da soli non ce la fanno con 800 euro al mese. Così, nulla di fatto.
Sulle oltre 47mila domande presentate due anni fa per un contratto annuale, solo un terzo ce l’ha fatta. E solo un settimo di quelli che volevano proseguire per altri quattro anni - dopo la prima ferma annuale - è riuscito a farlo: poco più di 4mila persone su quasi 28mila domande. Cosa fanno gli altri 23mila? Cercano di restare un altro anno, per ritentare il contratto lungo l’anno successivo. Ma il processo di arruolamento inaugurato con la fine della leva obbligatoria lascia a casa gran parte degli aspiranti soldati, e ne inserisce altrettanti in un meccanismo infernale di «rafferme» (cioè nuovi contrattini a termine), in vista di un’assunzione che rischia di non arrivare mai.
La manovra triennale varata l’anno scorso, infatti, taglia del 40% le risorse per il reclutamento a partire dal 2010: dei circa 700 milioni necessari 304 vengono sottratti. Con questi numeri le stime sul futuro sono disarmanti. I 78mila volontari di truppa, previsti dal modello professionale, si ridurrebbero a 45mila. Le speranze di chi vuole entrare si riducono sensibilmente: tanto che anche le domande sono previste in calo.
Nella stessa situazione di precarietà si trovano molte donne. Stando agli ultimi dati forniti dal ministero, tra i volontari a termine dell'esercito c’erano circa 4mila donne nel 2007, quelle della marina non superavano le 600 unità, mentre solo un’ottantina erano in aeronautica. Chi entra ottiene un posto di lavoro spesso sottopagato (45 euro al giorno in Italia) e poco tutelato. Le malattie, per esempio, non sono coperte. In missione di guerra le cifre cambiano: si arriva a una diaria di 150 dollari. Una boccata d’ossigeno, certo. ma anche un rischio economico. Capita spesso, infatti, che con quella una tantum legata alla missione si sfori il tetto consentito per ottenere un alloggio della Difesa, cioè 39mila euro lordi annui.
Perdere la casa vuol dire molto. Soprattutto perché le caserme sono quasi tutte dislocate nel centro-nord, cioè in zone dai prezzi immobiliari molto alti. le infrastrutture militari italiane, infatti, seguono ancora una geografia legata all’epoca dei due blocchi. Insomma, è una dislocazione da guerra fredda, che prevedeva la costruzione della cosiddetta «soglia di Gorizia». Oggi non è più così, ma le strutture sono rimaste dove erano. Ai passaggi della storia, che hanno abbattuto la cortina di ferro, si è aggiunta l’abolizione della leva obbligatoria. Il risultato è che oggi i giovani militari sono quasi tutti meridionali, costretti a trasferirsi al centro-nord per nessuna ragione plausibile. Truppe costrette spesso al pendolarismo, sradicate dalle famiglie e dalle zone di provenienza. precari e senza cuscinetti, quando il contratto finisce.
E se si muore, come è accaduto a Kabul? per la famiglia c’è comunque una polizza vita finanziata dalla Difesa, che concede un risarcimento di oltre 400mila euro. In questo caso la copertura è più alta del lavoro civile, dove le morti sul lavoro sono risarcite con cifre molto più basse.
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«Per crucem ad lucem»

Editoriale.
La lente della «Caritas in veritate» per l'Italia.
Con sguardo limpido diretto al bene comune.
Rassegna stampa - Avvenire, Francesco D'Agostino, 22 settembre 2009.

Con la lucidità intellettuale e pastorale che gli è propria, il cardinal Bagnasco, nella prolusione al Consiglio permanente della Cei, applica alla realtà italiana gli insegnamenti che nella Caritas in Ventate il Papa ha rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. Lo sviluppo economico-sociale è una «vocazione indomita e plenaria dell'uomo», che racchiude in sé il desiderio profondamente umano «di essere di più»: è per questo che quella dello sviluppo è una strada che consente l'incontro con Cristo. Attenzione, però: esso è autentico solo se integrale, solo se coinvolge tutto l'uomo e ogni uomo. Non è vero sviluppo quello di un mondo globalizzato nel quale la ricchezza cresce, ma aumentano in modo vertiginoso le disparità, economiche e non economiche, tra gli esseri umani. E li costringe alle migrazioni. Ecco perché lo sviluppo mette radicalmente in questione il mondo dell'economia e quello del sociale: l'economia deve riscoprire in se stessa come esigenze insopprimibili quelle della verità, della carità, del dono; il sociale deve superare la logica dell'individualismo libertario, riscoprire la centralità della famiglia e della solidarietà verso i deboli e i perseguitati e non banalizzare questioni (il presidente della Cei dedica un paragrafo ai problemi del «fine vita» e della pillola Ru486), nelle quali etica della vita ed etica sociale si intrecciano indissolubilmente.
La prolusione ricorda la ricorrenza del 150° anniversario dell'unità d'Italia: un anniversario degno di attenzione, che deve alimentare «la cultura dello stare insieme»; nel contempo, però, essa prende atto, con sofferenza, di come l'Italia sembri ciclicamente attraversata da un «malessere tanto tenace quanto misterioso», che attiva risentimenti e lacerazioni.
Spetta ai politici, nel loro impegno per realizzare il bene comune, gestire simili situazioni di sofferenza. Il loro ambito di operatività viene qualificato dal cardinale (in consonanza con il Papa e con una antica tradizione del pensiero politico cristiano) come un vero e proprio «campo di missione irrinunciabile e specifico»: è conseguente, quindi, l'invito rivolto ai giovani a impegnarsi non solo nel volontariato sociale, ma anche nella «politica vera e propria», assumendo come paradigmi di comportamento quelli della misura, della sobrietà, della disciplina, dell'onore: princìpi, ricorda Bagnasco, perfettamente delineati nell'articolo 54 della nostra Costituzione.
La Chiesa, da parte sua, ribadisce con fermezza il cardinale, nell'indicare a tutti l'esigenza di riportare serenità nel Paese, non si esimerà mai dal dire pubblicamente ciò che essa ritiene giusto e doveroso dire. E un ammonimento, garbato, ma non per questo non esplicito, a tutti coloro che ritengono che la Chiesa - la nostra «Chiesa di popolo» - debba rinunciare all'annuncio pubblico del suo messaggio. Nel contempo, anche quando senta il dovere di proclamare verità «scomode», la Chiesa è sempre mossa dalla consapevolezza di essere amica di tutti gli uomini, proprio perché agisce esclusivamente per il loro bene: «La Chiesa non ha avversari». Affermazione forte e profonda, mi permetto di aggiungere, soprattutto in un contesto socio-politico, nel quale alcuni laicisti amano considerare la Chiesa non solo come un avversario, ma come quello simbolicamente più detestabile.
Tra le verità «scomode» c'è senza dubbio anche la denuncia del nichilismo etico. Il cardinale nega che questa denuncia vada interpretata come se la Chiesa volesse qualificare come nichilisti tutti gli agnostici e gli atei, spesso portatori di una severa moralità laica. E però indubitabile che negare un fondamento trascendente all'etica incrina l'idea stessa di libertà, unico vero fondamento della morale e rende immane lo sforzo che accompagna qualsivoglia processo educativo. Parlare di Dio ai giovani non è stanca apologetica, ma il modo più rigoroso per portare alla loro attenzione il problema del senso della vita.
In questa rapidissima lettura della prolusione, ho intenzionalmente lasciato alla fine una breve citazione sul suo incipit, nel quale il cardinale, con severa delicatezza, affronta una vicenda che i lettori di Avvenire conoscono bene. Sottolinea come attraverso il recentissimo attacco a Dino Boffo, «impegnato da anni a dar voce pubblica alla nostra comunità», tutti i cattolici siano in qualche modo stati colpiti. Questa vicenda deve essere primariamente interpretata nella logica del «per crucem ad lucem», incontrovertibile regola della vita cristiana e unica fonte di consolazione per chiunque sia colpito da un profondo - e immeritato - dolore. E l'ennesima prova che, quanto più i cristiani operano come luce e sale della terra, tanto più diventano «segno di contraddizione». Meditiamo tutti su questo punto.
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Italia Politica, n. 4 - 22 settembre 2009

Italia Politica
Numero 4, 22 settembre 2009

"Abbiamo un'opposizione fieramente antitaliana che fa il tifo per la crisi e non vuole che l'Italia esca dalla crisi". Silvio Berlusconi annuncia il via libera del cdm alla Finanziaria e non rinuncia al consueto attacco contro l'opposizione, accusata di giocare al tanto peggio tanto meglio. "Usciremo dalla crisi - ripete il premier - prima e meglio degli altri. Abbiamo la disoccupazione più bassa in Europa". E poi indirizzato ai giornalisti "il consiglio": "Mi piacerebbe che la stampa italiana si togliesse gli occhiali che rendono difficile vedere i risultati ottenuti dal governo". E sbotta: "I ministri non dovranno più rispondere a domande di 'gossip'". Il presidente del Consiglio, dunque, è tornato così sulle vicende che lo toccano da vicino (a partire dalle escort a palazzo Grazioli) e che lui continua a definire "gossip". "Ho vietato ai ministri di rispondere a domande di 'gossip' - continua il Cavaliere - Dovranno parlare solo di cose di politica vera. Noi facciamo la politica delle realizzazioni concrete. La politica delle chiacchiere la lasciamo ad altri".
















E le reazioni della minoranza arrivano a stretto giro di posta. «Anti-italiano è chi imbroglia il popolo» cercando di «nascondere la realtà della crisi». Così Dario Franceschini, segretario del Pd, ha replicato alle accuse del premier Berlusconi. «Anti-italiano - ha detto Franceschini a margine di un'iniziativa con Roberto Morassut -non è chi dice la verità e cerca di dare voce agli italiani in difficoltà; anti-italiano è un capo del governo che da oltre un anno nasconde la realtà della crisi, non dà risposte a milioni di italiani che non hanno più un reddito sufficiente per vivere. Anti-italiano è chi imbroglia il popolo».















Sullo stesso tema molto dura anche Rosy Bindi: «Il premier moderi il linguaggio e mostri più rispetto per l'opposizione e per il suo paese. Antiitaliani a chi?». «Un governo che vara leggi incostituzionali come il Lodo Alfano e introduce il reato di immigrazione clandestina paralizzando le procure d'Italia; che approva una Finanziaria al buio senza affrontare i nodi della crisi lasciando sole le famiglie e le imprese, che colleziona figuracce alle Nazioni unite ed espone al mondo il macroscopico conflitto d'interesse del presidente del Consiglio, con un ministro che nel giorno dei funerali dei nostri caduti a Kabul prende le distanze in modo strumentale dalla missione in Afghanistan, dimostra di non avere a cuore il bene del paese e di lavorare contro la dignità degli italiani».

Caso Travaglio
Marco Travaglio sarà ad "Annozero" che riparte in prima serata giovedì su Raidue. «Lui ci sarà - ha detto Michele Santoro nella conferenza stampa sulla ripresa della stagione che parte con una puntata dal titolo "Farabutti" - con o senza contratto, in bicicletta o in altra maniera». «Se non c'è Travaglio - ha detto ancora Santoro - non c'è Annozero perchè lui simboleggia una precisa direzione che la Rai deve prendere». «Posso garantire che non c'è alcuna legge che affidi all'Agcom una qualche possibilità di fare censure preventive. Sarebbe come fermare Totti prima di una partita perchè potrebbe fare un fallo da espulsione», ha sottolineato giornalista.
La prima parte dell’intervento di Michele Santoro.




La seconda parte dell’intervento di Michele Santoro.




L'intervento di Marco Travaglio alla conferenza stampa di presentazione di Annozero.


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Notiziario Brembiese, n. 3 - 22 settembre 2009

Notiziario Brembiese
Numero 3, 22 settembre 2009

Consiglio comunale.
Venerdì 25 settembre, alle ore 21.00, presso la Sala delle adunanze si terrà una seduta straordinaria del Consiglio comunale con il seguente ordine del giorno:
1) Comunicazioni del sindaco.
2) Comunicazione deposito verbali seduta precedente.
3) Verifica dello stato di attuazione dei programmi dell’esercizio in corso e degli equilibri di bilancio – Variazione di bilancio n. 5 – Esercizio finanziario 2009.

Chiusura straordinaria della biblioteca comunale.
Oggi, martedì 22, martedì 29 settembre e martedì 6 ottobre la biblioteca comunale rimarrà chiusa per un corso d’aggiornamento del personale.

La castagnata della Pro Loco.
La castagnata a Filetto di Mocrone, organizzata dalla Pro Loco è stata fissata per domenica 11 ottobre. Il pranzo è previsto presso il "Ristorante Gavarini di Mocrone in Lunigiana". Per partecipare è fissata una quota per persona di euro 45,00 tutto compreso, con una caparra non più restituibile di euro 20,00 da versare all'atto dell'iscrizione. Le iscrizioni, che si chiuderanno al completamento dei posti disponibili (52), vanno fatte telefonicamente al numero 339-3226328 oppure dando il proprio nominativo al Sig. Gianpiero Panigada.

Ginnastica dolce.
L'A.S.D. dall'A alla Z organizza a Brembio per l'anno 2009/2010 un corso di ginnastica dolce. Il corso sarà tenuto da un istruttore specializzato Isef o laureando in scienze motorie. La durata del corso va da ottobre 2009 a maggio 2010 secondo il calendario scolastico con questi orari: lunedì dalle 9.30 alle 10.30, giovedì dalle 9.30 alle 10.30. Al corso potranno iscriversi anche persone di età inferiore ai cinquanta anni. Il costo del corso per tutto il periodo (8 mesi) sarà di euro 130 (rateizzabili). Due lezioni di prova potranno essere fatte presso la palestra del Centro Sportivo comunale di Brembio "C. Medri" in via Roma, 56 a partire dall'1 ottobre 2009. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere direttamente in palestra oppure chiamando il numero 328 8478997.

Si avvicina il tradizionale incontro di gemellaggio
Il 2, 3 e 4 ottobre saranno ospiti presso famiglie di Brembio gli amici francesi di Saint-Christo-en-Jarez. Sabato 3 ottobre visiteranno Milano ed alla sera cenone a Ca’ del Parto. Domenica 4 dopo la S. Messa è previsto un momento istituzionale. Ci permettiamo di suggerire all’amministrazione che quello potrebbe essere il momento per “inaugurare” il cartello restaurato di piazza Europa, danneggiato qualche tempo fa da vandali e ripiantare il castagno del gemellaggio, anch’esso stappato dalle stesse mani imbecilli. Potrebbe essere un momento di valenza simbolica che dimostrerebbe la volontà di Brembio di sostenere l’esperienza del gemellaggio rinnovando i legami rappresentati dai doni reciproci che le due comunità si sono fatte. Sappiamo che l’amministrazione provvederà comunque a ripristinare al suo aspetto originale l’aiuola centrale della piazza, però sancire questo atto di riparazione solennemente potrebbe avere valenza straordinaria. Va lo stesso ricordato che mancano dieci giorni.


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La patata bollente del sindaco Parmesani

Casalpusterlengo. Sos del sindaco: «Salviamo il centro di don Barbesta».
Rassegna stampa - Il Giorno, Mario Borra, 22 settembre 2009.

Si terrà domani pomeriggio alle 15 in municipio a Casalpusterlengo il tavolo intercomunale, convocato dal sindaco Flavio Parmesani, per discutere in merito alla questione del magazzino del Centro di solidarietà di don Peppino Barbesta a Zorlesco che, a breve, sarà chiuso a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza. La speranza che la controversia potesse assumere carattere territoriale era stata espressa nei giorni scorsi dallo stesso primo cittadino che ora ha convocato la riunione chiedendo agli amministratori di Codogno, Somaglia, Castiglione d’Adda di partecipare. «Discuteremo anche delle problematiche legate all’immigrazione che riguarda non solo Casale, ma tutta la bassa — ribadisce Parmesani».
Il «nodo» riguardante la sede dei Lavoratori Credenti a Zorlesco era emersa circa un mese fa quando l’amministrazione comunale di centrodestra aveva ribadito che il deposito, dove vengono accatastati e successivamente distribuiti mobili in disuso ed altro materiale per i più poveri, non era a norma e doveva essere chiuso. Il provvedimento era stato concordato con i vertici dell’associazione che si sono impegnati a trovarsi un’altra sistemazione. Ma Parmesani ha chiesto al territorio di non lasciarlo solo e di trovare una soluzione condivisa, tenuto conto della grande importanza del servizio messo in atto dai volontari di don Peppino Barbesta. Infatti, centinaia di famiglie in difficoltà economica hanno trovato nel centro di Zorlesco un punto di riferimento: all’interno del magazzino si può trovare ogni tipologia di mobilio a seconda delle varie esigenze e i volontari fanno anche consegne a domicilio.
Nel sopralluogo effettuato un paio di mesi fa dal Comune, era stata evidenziata una situazione abbastanza critica sotto il profilo della mancanza dei requisiti di sicurezza. Secondo quanto appreso, sarebbero state riscontrate falle nel soffitto del deposito, mentre le norme anti incendio non sarebbero state rispettate. Il capannone di proprietà comunale che si trova in via IV Novembre, dunque sarà lasciato presto libero, e comunque entro dicembre.

Puzze «da compost» a Terranova Assolto l’ex direttore dell’impianto

L’inchiesta è nata da un verbale firmato dai carabinieri del Noe nel marzo del 2006. A processo è finito l’allora direttore dell’impianto di Eal Compost a Terranova de’ Passerini, Gianangelo Pessina. Sotto accusa sono finiti i sistemi per il contenimento di polveri e odori nell’impianto di trattamento rifiuti di Terranova. L’ingegnere bergamasco di 54 anni, che fino a giugno 2006 dirigeva la struttura, è stato assolto ieri dall’accusa di aver violato il “decreto Ronchi”. L’ipotesi di reato era la gestione dei rifiuti non autorizzata, dopo che i carabinieri - nel 2006 - avevano contestato l’inadeguatezza dell’impianto di raffinazione del compost e di un’altra sezione dell’impianto: secondo gli investigatori si doveva operare con sistemi “a ciclo chiuso”, anche per evitare odori molesti, e le tecnologie allora adottate non avrebbero garantito l’abbattimento di sostanze volatili. Pessina, che di recente è stato richiamato alla Eal Compost dopo essersi dedicato ad altre aziende per due anni, è stato difeso dall’avvocato Massimo Pellicciotta. Che si limita a poche parole: «Come aveva chiesto il pm, è arrivata l’assoluzione». La formula scelta dal giudice è «perché il fatto non sussiste». Cadono anche le accuse mosse dalla Procura, che relativamente al processo di raffinazione contestava la mancanza di un «presidio ambientale per l’abbattimento delle polveri». Accuse mosse, da anni, anche dal Comitato anti-compost sorto a Terranova.
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Prc per Guerini

Sinistra unita con Guerini per fermare la destra intollerante.
Rassegna stampa - Il Cittadino, "Lettere & Opinioni", 22 settembre 2009.

Nel prossimo mese di marzo, anche nella nostra città si andrà al voto per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale. La maggioranza uscente si presenta all’appuntamento cosciente del buon lavoro fatto, dei cambiamenti positivi portati da questo quinquennio amministrativo a Lodi.
Pensiamo che sia necessario evitare che il nostro comune cada nelle mani di una destra sempre più intollerante, escludente, insofferente di critiche ed opposizione. Una destra che nei primi sei mesi di governo della provincia ha già mostrato una buona dose di pressapochismo e di incapacità amministrativa e, nonostante le sbandierate volontà di autonomia, si è dimostrata pronta e prona ad esaudire qualunque richiesta gli arrivi dalla Regione, come la vicenda del piano rifiuti dimostra.
Crediamo che sia altrettanto importante evitare lo scivolamento a destra dell’attuale maggioranza, cosa che inevitabilmente porterebbe la perdita del consenso alle forze della sinistra in consiglio comunale. Per questo il direttivo del Partito della Rifondazione Comunista di Lodi, riunitosi il 15 settembre, rilancia l’appello già fatto nello scorso mese di luglio alle forze della sinistra, per ritrovarsi in una lista elettorale comune, nella quale portare i contenuti e le proposte che sono patrimonio di tutta la sinistra lodigiana.
A Lodi partiamo da una esperienza di lavoro comune, di battaglie condivise, di unità di proposte e di azione in consiglio comunale e nella città, che sarebbe sbagliato disperdere, ma che occorre rilanciare e rafforzare. Un’esperienza che ha avuto come linee guida la salvaguardia dei beni comuni, la tutela delle fasce più deboli della popolazione, dell’ambiente e del territorio; la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie, la salvaguardia dello stato sociale, la lotta all’intolleranza e al razzismo, il rifiuto di politiche sicuritarie e della paura come strumento di governo e di consenso.
Lo scorso 12 e 13 settembre, il comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista ha deciso di continuare ed allargare il percorso di costruzione della federazione della sinistra di alternativa, confermando così le decisioni dell’ assemblea di luglio, che ha dato il via a questo processo. Il percorso delineato prova a ricostruire un progetto comune di sinistra nel nostro paese, che vede già coinvolte le forze che hanno dato vita alla lista anticapitalista nelle scorse elezioni europee. Un percorso aperto a tutte le forze politiche e sociali, a tutte le singole ed i singoli individui, che credono e ritengono necessaria la presenza di una forza di sinistra nella politica e nella società italiana.
Il direttivo del Partito della Rifondazione Comunista di Lodi si riconosce in questo percorso, cosciente della necessità di stringere i tempi che ci separano dalle elezioni amministrative, previste per il prossimo mese di marzo. Si rende disponibile da subito per iniziare un confronto ed un percorso di elaborazione programmatica, con tutte le forze politiche e sociali della sinistra lodigiana, senza chiusure o preclusioni a priori e, ad appoggiare ogni iniziativa che vada in questo senso. Nel prossimo comitato politico di federazione, organo statutariamente deputato a seguire i percorsi elettorali delle città capoluogo, previsto per il prossimo 25 settembre, porteremo la proposta di un percorso unitario da sperimentare a Lodi, di appoggio alla ricandidatura del Sindaco Lorenzo Guerini, e di alleanza con le forze politiche di centro sinistra.
Il direttivo Prc Circolo di Lodi


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Come bambini in un parco per bambini

Infuriano le polemiche dopo lo striscione di sabato in via Grandi; il deputato al sindaco: «La tua è pura sfacciataggine». «Il no alla moschea è solo merito mio».
Guerini furioso dopo il blitz leghista: botta e risposta con Gibelli.

Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 22 settembre 2009.

Non si placano le polemiche sul presidio leghista in via Grandi. Durante la cerimonia di inaugurazione dello spazio verde, un drappello di esponenti del Carroccio ha esposto domenica pomeriggio striscioni e bandiere, per ricordare che su quell’area si voleva ospitare la grande moschea di Lodi. E l’iniziativa non ha mancato di alzare un polverone, segno dell’accendersi della campagna elettorale per le comunali. «Questa è la fine delle vacche grasse per il sindaco Guerini, che va in giro per la città con la sfacciataggine di voler alterare la realtà - attacca il parlamentare del Carroccio, Andrea Gibelli -. Con la nostra presenza abbiamo solo voluto fare un’operazione verità: senza la Lega adesso in via Grandi ci sarebbe una moschea, la gente lo sa». E anche il capogruppo della Lega in comune, Mauro Rossi non ha risparmiato critiche: «Invito i signori del centrosinistra, i vari Ferrari e Uggetti, che loro sono stati tra i sostenitori di quel progetto di moschea, a voler ricordare quanto accaduto. So che hanno dovuto rimangiarsi tutto, come fosse un contrordine compagni, dopo la revoca al terreno per i musulmani decisa da Guerini. Ma senza l’opposizione ferma della Lega adesso lì ci sarebbe già un luogo di preghiera islamico». Intanto ieri è arrivata anche una presa di posizione netta da parte del sindaco Lorenzo Guerini, dopo le contrapposizioni di questi giorni. «È stato un momento davvero significativo quello di domenica, che dovrebbe essere riconosciuto con soddisfazione da tutti. È quindi davvero spiacevole che qualcuno abbia cercato di strumentalizzare la circostanza ai fini di una misera polemica, con una iniziativa fuori luogo e fuori tono, oltre che totalmente infondata, perché se c’è qualcuno che può sostenere di aver risolto in modo concreto e definitivo la questione della moschea, quello sono io». Al suo fianco si sono schierati il gruppo Pd in comune e la segreteria cittadina del Partito democratico, che «esprimono sincero rammarico per quanto successo». «Si è fatta della strumentalizzazione politica di una manifestazione dove c’erano dei bambini - dicono dal Pd - ovviamente questo segna un cambio nei rapporti politici ed è una vicenda che ci sorprende. In più da un parlamentare come Gibelli, ci saremmo aspettati una maggiore responsabilità istituzionale». Intanto da Rossi della Lega verrà presentata una richiesta per un’intitolazione del parco alle vittime dell’11 settembre, e l’ex sindaco di Lodi Alberto Segalini della Lega (presente al presidio, con oltre una decina di altri militanti) ha voluto precisare: «È stata un’iniziativa pacifica e tranquilla, per ricordare come sono andate effettivamente le cose. Un aspetto che i cittadini conoscono bene». Infine hanno chiesto d’intervenire anche alcuni dei cittadini presenti, che hanno espresso pareri di segno opposto. Angelo Malusardi, ex rappresentante comitato antimoschea, si è detto «sconcertato» per l’iniziativa leghista definita poco opportuna. Così anche un rappresentante del Cdz di San Fereolo, Pierluigi Pienazzi, che ha detto che ci sono altri modi per fare attività politica. Mentre una signora presente (Patrizia Secchi) ha riconosciuto il ruolo del Carroccio nel bloccare l’iniziativa di un luogo di culto islamico in zona. E per il Pdl ha partecipato alla cerimonia il giovane Andrea Dardi, che ha sostenuto che si tratta dell’ennesimo taglio di nastro elettorale per il sindaco Guerini.



Solo un fax venerdì sera alla Questura: il presidio lumbard diventa un “giallo”.

Fa discutere il presidio della Lega nord in via Grandi, in particolare la legittimità dell’iniziativa, che si è svolta domenica pomeriggio, nel corso dell’inaugurazione del parco in zona San Fereolo. Dal Carroccio hanno confermato che l’avviso in Questura è stato inoltrato sabato (mentre il testo unico di pubblica sicurezza indicherebbe che è necessario un preavviso di almeno tre giorni); inoltre non è stata presentata alcuna domanda per l’occupazione di suolo pubblico in comune. Una serie di condizioni che hanno alzato il livello di tensione durante la cerimonia per il «battesimo» dell’area verde. «Noi abbiamo avvisato per tempo - fa sapere Luigi Augussori, consigliere comunale della Lega - in più abbiamo anche chiesto al responsabile della Digos della Questura sul posto, e lui stesso ci ha dato il via libera. In più mi risulta che lo stesso sindaco fosse stato informato sabato». Sul tema, dalla questura di Lodi è arrivato ieri un secco “no comment”. Il presidio, che è stato seguito dalla forze dell’ordine schierate sul posto, ha poi creato non poche agitazioni nel mondo politico. Poco dopo l’esposizione dello striscione del Carroccio, che rivendicava i meriti della Lega per lo stop alla grande moschea in quel terreno, era visibile l’irritazione del sindaco Lorenzo Guerini. Che ha sbottato di fronte ad un dirigente della forze dell’ordine: «Questa è una manifestazione di ragazzi, poi con il questore parleremo..». E quindi sono stati avvertiti i vertici della polizia, che sono arrivati sul posto per verificare quanto stava succedendo. È sopraggiunto anche il vice questore vicario Umberto Pensa, che ha sentito le due parti.
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Slitta il nuovo piano rifiuti

Il Pirellone ha concesso ancora qualche giorno a palazzo San Cristoforo per evitare il commissariamento.
Piano rifiuti, regione e provincia “trattano”.

Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 22 settembre 2009.

Il nuovo piano rifiuti slitta, ma la provincia (almeno per ora) non sarà commissariata. La regione Lombardia ha infatti deciso di concedere qualche giorno in più a palazzo San Cristoforo per rispedire corretto a dovere quel piano che, in teoria, dovrebbe tornare negli uffici del Pirellone tra mercoledì e giovedì prossimi. Seppure ancora convinta della bontà del piano adottato nel dicembre 2008 dalla giunta Felissari, la provincia ha infatti avviato nelle scorse settimane un confronto tra il proprio ufficio tecnico ambientale e quello regionale per verificare la possibilità di un documento che soddisfi tutti. Le differenze, tra volumi di inerti e non, sulla carta restano ampie; la sensazione, però, è che alcune divergenze possano essere il frutto di incomprensioni e diverse interpretazioni tecniche, che qualora chiarite potrebbero ancora risolvere la situazione. «Non ci sono proroghe ufficiali, ma devo tenere in considerazione che a Lodi c’è una giunta nuova - conferma l’assessore regionale all’ambiente Massimo Buscemi -. I funzionari dei due uffici stanno lavorando bene: io sono ottimista».
La giunta Foroni ha così deciso di aspettare a riadottare quel piano che, così com’è oggi, verrebbe nuovamente bocciato, e che con il commissariamento (già sofferto da Cremona e Milano) costerebbe anche 200mila euro di finanziamenti. Senza contare che alla questione si collega anche la paventata realizzazione della discarica di Senna, «La spada di Damocle», come l’ha definita il presidente Foroni, sulla quale la provincia non è disposta a fare sconti. «Certamente non cederemo nulla sui punti su cui siamo sicuri, siamo convinti dell’autonomia e non ci faremo imporre nulla - ha spiegato ieri in consiglio provinciale Foroni -. D’altra parte, riadottando in toto il piano ci sarebbe il commissariamento». Le modifiche che la provincia di Lodi è pronta a garantire sono l’ampliamento della discarica di Cavenago e la creazione di un “biodigestore” per il recupero energetico da rifiuti speciali al fianco dell’Eal Compost di Terranova.
Il consiglio ha fornito anche l’occasione al Pd per chiedere che fine abbiano fatto i soldi (20 milioni di euro?) promessi dal governo per i comuni confinanti con la centrale nucleare di Caorso; compensazioni che, ufficiosamente, nel Lodigiano dovrebbero beneficiare solo Castelnuovo e Caselle Landi, ma che in base a un altro parametro (i 10 chilometri di distanza dal sito) potrebbero ricadere anche su Corno Giovine, Cornovecchio, Maccastorna, Meleti, Maleo, Cavacurta, San Rocco e Santo Stefano. L’assessore Elena Maiocchi ha spiegato che al momento la partita resta ferma sulla bozza di ripartizioni già nota (metà a Caorso, una quarto alla provincia di Piacenza e il resto tra i comuni confinanti), che quattro comuni non confinanti ma entro i 10 chilometri da “Arturo” hanno chiesto di beneficiarne (Corno Giovine, Cornovecchio, Maccastorna, Meleti) e che il dialogo con le amministrazioni piacentine prosegue. La seduta di ieri ha celebrato anche due momenti toccanti: omaggiati i sei parà italiani uccisi la scorsa settimana a Kabul, il consiglio ha espresso infatti cordoglio a Luca Canova del Pd per la morte della madre e alla famiglia di Adriano Subitoni, dipendente della provincia recentemente scomparso.
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L'incidente sulla strada per Zorlesco

Donna investita in bicicletta sulla 141, l’incidente forse causato da un "pirata".
Rassegna stampa - Il Cittadino, 22 settembre 2009.

Sta meglio la casalese investita in bicicletta. L’incidente è avvenuto sabato pomeriggio intorno alle 15.20 lungo la strettissima strada provinciale 141 che collega Brembio a Zorlesco. Dopo essere finita contro l’Opel Corsa condotta dall’albanese 28enne E.A. residente a Livraga, la 36enne D.P. di Casale era sbalzata rovinosamente a terra. Immediato il trasferimento d’urgenza all’ospedale di Cremona. Tra contusioni e abrasioni quello che preoccupava i sanitari era il trauma dovuto alla violenta caduta di testa. Al momento la prognosi della signora resta riservata, i medici però hanno escluso il pericolo di vita. La casalese si trova ancora ricoverata nel reparto di neurochirurgia di Cremona e resterà sotto osservazione altro tempo. Intanto, i carabinieri del nucleo radiomobile di Codogno hanno stabilito la dinamica dell’investimento. Ci sarebbe un conducente spericolato all’origine dell’impatto, ma non quello dell’Opel coinvolta, bensì un altro automobilista che avrebbe percorso la curva a destra del chilometro 6, in direzione Brembio - Zorlesco, allargandosi troppo. Una manovra azzardata da spaventare il marito della 36enne che viaggiava in bicicletta vicino a Lei diretto verso Brembio. L’uomo sarebbe quindi finito al limite estremo della carreggiata per evitare l’investimento. Ma questa sua sbandata avrebbe portato sua moglie a girare il manubrio verso sinistra per evitare di scontrarsi con il compagno. L’impatto frontale tra la ciclista e l’auto sarebbe quindi avvenuto in quel frangente. Momento fatale in cui stava arrivando l’Opel corsa.
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In edicola oggi

22 settembre 2009.
Le prime pagine dei giornali.










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Web sicuro, un progetto per le scuole

Web Sicuro: parte il progetto "non perdere la bussola" .

Il 16 settembre 2009 la Polizia delle Comunicazioni e You Tube, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, hanno presentato il progetto educativo "Non perdere la bussola", per sensibilizzare i giovani tra i 13 e i 18 anni sui temi della sicurezza in Rete e dell'uso responsabile delle community online.
L'inziativa prevede, a partire dall'anno scolastico 2009-2010, l'organizzazione di una serie di workshop formativi gratuiti presso le scuole che decideranno di ospitarli, dietro esplicita richiesta di adesione. I moduli di formazione prevedono: a) una parte didattica, volta a fornire agli studenti un background teorico sui nuovi paradigmi della comunicazione all'interno delle reti sociali e accorgimenti pratici su come tutelarsi in Rete; b) una parte interattiva, con momenti dedicati al confronto con gli studenti e gli insegnanti ed aperto alle loro domande.
I momenti formativi saranno supportati da un kit didattico fornito da YouTube composto da una guida pratica e da una serie di video, scaricabili all'indirizzo: http://sites.google.com/site/nonperderelabussola/. Le scuole interessate ad ospitare il workshop formativo possono trovare tutte le informazioni sul sito: www.youtube.com/t/workshopscuole, oppure scrivendo all'indirizzo mail: polizia.comunicazioni@interno.it specificando nell'oggetto il riferimento al progetto 'Polizia delle Comunicazioni e YouTube'. Le Scuole potranno registrarsi ai workshop già a partire da giugno 2009 e prenotare una sessione formativa che verrà svolta durante l'anno scolastico 2009-2010.
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Finanziamento per progetti sperimentali di volontariato

Volontariato, linee di indirizzo e finanziamento di progetti.

Il ministero del Welfare ha definito le Linee di indirizzo per la presentazione di progetti sperimentali di volontariato per il 2009. Con la Direttiva del 30 luglio 2009, approvata dall' Osservatorio Nazionale del Volontariato e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 212, del 12 settembre 2009, le associazioni di volontariato, singole o congiuntamente, possono ottenere il finanziamento di progetti destinati allo sviluppo di servizi alla persona e alla comunità. La disponibilità finanziaria per l'erogazione dei contributi ammonta a 2.300.000 euro, di cui una percentuale (fino ad un massimo del 40%) è destinata a progetti realizzati a favore della popolazione della Regione Abruzzo, a cui possono partecipare sia organizzazioni della medesima Regione sia organizzazioni operanti in altre Regioni che prevedano però la realizzazione dei progetti con organizzazioni operanti nei territori colpiti dal sisma. La Direttiva definisce i requisiti per l'accesso al finanziamento: in particolare, l'accesso al contributo è rivolto alle organizzazioni costituite da almeno due anni, regolarmente iscritte nei registri regionali/provinciali del volontariato alla data di pubblicazione della Direttiva nella Gazzetta Ufficiale. Il formulario di presentazione del progetto deve pervenire entro e non oltre le ore 12.00 del 19 ottobre 2009 al seguente indirizzo: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali - Osservatorio nazionale per il volontariato - Div. III Volontariato - Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni sociali - Via Fornovo n. 8, pal. C - 1o piano - 00192 Roma. Il costo complessivo di ciascun progetto, a pena di inammissibilità, non deve superare l'ammontare totale di 50.000 euro.
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Ripartono gli eco-incentivi

8 milioni di euro per l'acquisto di nuove biciclette.

Ripartono il 25 settembre 2009 gli eco-incentivi, ossia i contributi previsti per incentivare l'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, come biciclette, ciclomotori, motocicli, tricicli, quadricicli. Obiettivo: contribuire al raggiungimento e al mantenimento dei valori limite di qualità dell'aria previsti dalla vigente normativa, attraverso la riduzione delle emissioni in atmosfera. L'iniziativa è frutto di un accordo tra ministero dell'Ambiente, Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) e CEI CIVES (Comitato elettrotecnico italiano - Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali).
Grazie all'accordo, che stanzia circa 8 milioni di euro, qualsiasi cittadino, dotato di codice fiscale, può acquistare una bicicletta con un incentivo pari al 30% del costo fino ad un massimo di 200 Euro. Possono essere acquistate soltanto le biciclette dei costruttori certificati dall'ANCMA presso i rivenditori autorizzati: le informazioni sui costruttori e rivenditori sono reperibili in una sezione dedicata del sito del ministero. Per usufruire dello sconto non è necessaria altra formalità, se non quella di fornire al rivenditore i propri dati anagrafici e copia del proprio documento d'identità. I nuovi incentivi prevedono anche che siano finanziate le prenotazioni fatte in precedenza, sulla base dell'accordo dell'anno precedente, che non erano state soddisfatte per il temporaneo esaurimento dei fondi. Il Ministero dell'Ambiente in tempi brevi contatterà i rivenditori per dare formale notizia della soluzione positiva della pratica.
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