La costruenda centrale di Turano-Bertonico tiene banco nei media. Da Il Giorno di oggi raccogliamo per primo un intervento di Andrea Poggio, vicedirettore centrale di Legambiente, e poi due articoli di Tiziano Troianello, il secondo dei quali riassume un po’ quanto già in precedenza abbiamo riportato nel blog.
Rassegna stampa.
«Niente strade e campetti, vogliamo boschi»
Sorgenia, che è la società elettrica italiana con meno centrali fossili, che ne costruisce con parsimonia e solo quando ogni opposizione è ridotta al lumicino, sta lavorando a pieno regime nel suo cantiere di Bertonico, nella Bassa Lodigiana. Sta costruendo quella che sarà, probabilmente, una delle ultime centrali a combustibili fossili che si faranno in Italia.
Come faccio ad esserne così sicuro? Qualche settimana fa i «grandi della terra» si sono infatti trovati a L’Aquila per accordarsi su una riduzione al 2050 dell’80 per cento delle emissioni che provocano i cambiamenti climatici e per litigare se la riduzione al 2020 dovesse essere del venti o quaranta per cento. Ma allora, perché vincolare territorio agricolo per costruire centrali a combustibile fossile che, tra venti o trent’anni, si dovranno chiudere?
Questo regalo è stato gentilmente elargito al Lodigiano da un imprenditore considerato di simpatie di sinistra (Carlo De Benedetti, ndr), certo, ma da autorità di centrodestra regionali e ministeriali, che hanno firmato tutti i principali provvedimenti autorizzativi.
La Lega Nord, il massimo di opposizione che si sia permessa, è di essersi assentata al momento del voto: neanche dichiarazione di dissenso, solo un “mi scappava la pipì”.
E ora che noi tutti lodigiani abbiamo a gran maggioranza confermato in tutti i governi questi partiti, vogliamo chiedere loro di fermare la centrale?
Magari per vederci proporre (a Caorso, visto che a Tavazzano manca l’acqua per il raffreddamento) una nuova mega centrale nucleare? La tentazione sinceramente c’è. Ora che siete al potere, fermate voi Sorgenia!
E se invece di compensazioni monetarie volete parlare, almeno una cosa vi chiediamo: basta ai mille rivoli di opere più o meno utili: un campo sportivo qua, una strada là, la scuola o il municipio nuovo.
No, se compensazioni debbono essere, che siano solo ambientali. Il camino della centrale deve essere compensato con altrettanti camini chiusi, ettari di boschi e grandi estensioni di terreno agricolo salvaguardato: esistono nella normativa internazionale sistemi affidabili di valutazione dell’entità delle restituzioni ambientali necessarie per difendere l’atmosfera, l’aria che respiriamo, la biodiversità naturale e il suolo agricolo ancora non distrutto da centri commerciali, capannoni logistici e viadotti di dubbia utilità.
Questa la sfida vera che lanciamo alla nuova Amministrazione della Provincia.
Il presidente della Provincia Foroni: strapperemo a Sorgenia fondi per Turano, Bertonico e i paesi vicini. «Chiederemo il filtro da 100milioni di euro»
Avanti tutta per Sorgenia, società del gruppo Cir che sta costruendo sull’area ex Sarni-Gulf una centrale termoelettrica in grado di produrre oltre 750 megawatt ora di energia. Il colosso, di cui oggi è già visibile a chilometri di distanza lo scheletro, sarà completato entro ottobre 2010. Per affrontare le questioni relative alla costruzione e alla messa in funzione, la società ha ottenuto il via libera per un super-finanziamento da 600 milioni di euro. A garantirglielo, un «pool» di 6 istituti di credito tra cui Banca Popolare di Lodi. A fianco della banca lodigiana hanno deciso di dare fiducia alla società di Carlo De Benedetti, Mediobanca Banca di Credito Finanziario Spa, Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, Unicredit Mediocredito Centrale e WestLB. L’operazione consente a Sorgenia (partecipata dall’austriaca Verbund) di supportare gli investimenti in Italia. Tra questi, in pole position la centrale di Turano e Bertonico, e quella progettata ad Aprilia in Lazio (dove i residenti stanno dando ben più “grattacapi” alla società).
Il presidente della Provincia Pietro Foroni, in vista delle trattative con Sorgenia sulle compensazioni, promette: «Chiederemo, come aveva proposto l’ex assessore all’Ambiente Antonio Bagnaschi, l’installazione di un filtro catalitico di ultimissima generazione (dal costo di 100 milioni di euro, ndr) in grado di far sì che le emissioni nell’aria siano il più possibile vicine a zero. Chiederemo compensazioni economiche superiori a quelle previste dal Decreto Marzano, ripartite equamente tra i Comuni interessati dall’insediamento, Turano e Bertonico, ma anche tra i paesi confinanti: Terranova dei Passerini, Casale e Castiglione». Aggiunge: «Ho avuto un primo incontro con Sorgenia. La base di partenza è la bozza di convenzione che la Provincia aveva predisposto nei mesi scorsi e alla quale vogliamo portare modifiche. Ho avviato consultazioni con i Comuni vicini all’impianto e ho parlato con i sindaci di Secugnago, Terranova, Castiglione e Casale. Abbiamo iniziato a delineare una logica di azione comune». «La priorità delle trattative sarà l’aspetto ambientale. Bisogna prendere atto che la centrale si farà. Dobbiamo essere realisti, i contenziosi in tribunale sono stati persi. Bisogna trovare tutte le tipologie di azione per mitigare l’impatto. Sono consapevole che le compensazioni, per tante che potranno essere, saranno sempre parziali per il territorio. Se la centrale non fosse arrivata sarebbe stato meglio. Quest’opera non serve al Lodigiano. Anche per questo chiederemo contropartite superiori a quelle previste in situazioni di normalità». Ma la centrale tra poco più di un anno — sicuramente prima di quando arriverà il nuovo ponte sulla via Emilia tra San Rocco e Piacenza — accenderà i suoi motori.
I Comitati restano alla finestra
«Per la nostra salute non c’è prezzo»
«Un grande centro benessere con saune e idromassaggi per ritemprare il corpo e nuovi templi religiosi, per i seguaci di ogni credo, per ritemprare l’anima. Questo intendiamo chiedere a Sorgenia in contropartita per l’insediamento sull’area ex Gulf della sua centrale». Si affida all’ironia Francesca Gusmaroli, una delle più attive esponenti del Comitato “Ma.Pa.” (Mamme e papà contro la centrale, scesi in campo fin dall’inizio per contrastrare l’arrivo del colosso) quando le si chiede cosa la loro associazione vorrebbe da Sorgenia. «Visto che non siamo stati in grado di garantire la nostra salute su questa terra — spiega — abbiamo bisogno di qualche nuova struttura che ci porti beneficio. Per il corpo e per tutti i laici penso che possa andare bene un centro benessere. Per tutti coloro che invece sono credenti, di qualsiasi religione, ritengo debbano essere realizzate una nuova cappella, una mini moschea e un centro di studi ebraico. Così almeno proviamo a fare qualcosa per la salute dell’aldilà, ammesso che esista». Il Ma.Pa. in questa fase in cui i lavori sull’area ex Sarni-Gulf sono in pieno svolgimento sta sostanzialmente a guardare. «Seguiamo i lavori attentamente e da profani — riferisce Gusmaroli —. Tante persone, soprattutto le nostre amiche mamme di Lodi (che anche loro si erano costituite in associazione e si erano schierate contro l’impianto, ndr) ci dicono che vedono lo scheletro della struttura dalla tangenziale del capoluogo e ci chiedono informazioni. Noi assistiamo allo svilupparsi degli eventi, un po’ attoniti. Speriamo che i nostri sindaci prendano bene coscienza di tutto quello che sta accadendo e facciano di tutto per garantire la salute pubblica. Ci piacerebbe partecipare ai tavoli di trattativa con la società, anche se da un certo punto di vista il concetto di “monetizzare” non ci piace per niente perché è il segnale che il danno è stato ormai fatto». Ma c’è chi dichiara di non essersi ancora arreso e di continuare a sperare di non vedere mai accendersi la centrale a turbogas di Sorgenia. Sono gli esponenti del partito Italia dei Valori. Il segretario provinciale Gianni Pera definisce la centrale «frutto di un atto di prepotenza del precedente Governo Berlusconi» e confida che possano arrivare buone notizie dalla revisione dell’autorizzazione, prevista dalla normativa ogni cinque anni, e quindi attesa entro il 2010. Nel frattempo nel quartier generale del partito dell’ex pm Di Pietro è giunta la risposta che il sottosegretario di Stato per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia, ha fornito a seguito dell’interrogazione presentata a inizio febbraio in Parlamento dagli onorevoli Sergio Piffari e Gabriele Cimadoro. I due avevano posto in particolar modo le questioni della revisione della Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), già concessa dallo stesso Ministero ma non ancora realmente avviata, della opportunità di istituire una apposita commissione Aia che lavori di concerto con la Regione Lombardia e gli enti locali interessati, a ogni livello, e delle reali misure di monitoraggio del rischio di inquinamento atmosferico predisposte, sia rispetto alla futura attività della centrale sia sulla attuale attività di cantiere. «Il quadro fornito dal ministero dell’Ambiente — commenta Pera — non è esauriente. Continuiamo a registrare reticenze. Nulla si dice sulla parte più importante, e cioè il quando verranno decisi gli accorgimenti tecnici utili a limitare le emissioni».