16 novembre 2009
Lo dico senza problemi. Quando Giuseppe Spagliardi mi ha mandato nella consueta rassegna di articoli pubblicati dal quotidiano Avvenire anche l'articolo di Michela Coricelli, di cui riporto più sotto la gran parte evitando soltanto ripetizioni con quanto dirò più avanti, "Un altro rinvio per Battisti. Brasile, giudici in pareggio. Deciderà il presidente", mi sono chiesto se la vicenda poteva interessare realmente qualche nostro lettore, così come del resto su un piano diverso la gran parte del pubblico italiano che si informa soprattutto attraverso la televisione, stante una vicenda rappresentata mediaticamente come una questione di vita o morte tra l'Italia berlusconiana e il Brasile di Lula - due populismi a confronto, destra contro sinistra, reazione contro rivoluzione, uno scontro condito anche da una sorta rivalsa per rifarsi delle frustrazioni calcistiche nazionali (non a caso qualcuno propose nell'occasione la sospensione della partita Italia-Brasile). Questo non per dire che una vicenda di giustizia come quella dell'espiazione della pena da parte di Battisti sia insignificante. Lungi da me un tale pensiero. La riflessione è altra, e cioè quanto il pensiero delle forze politiche e soprattutto di chi ci governa tiene conto dei nostri bisogni primari e quanto, incapaci di soddisfarli, ci distraggono con falsi problemi? Sarà un caso, ma sempre quando il governo è in difficoltà viene arrestato qualche latitante pericoloso, o su altro fronte viene creato ad arte qualche problema internazionale che solletica il nostro orgoglio di italiani a reagire, facendoci campioni del sentimento italico anche se stiamo tirando la cinghia o domani non sappiamo se andremo a lavorare. Insomma siamo bombardati da specchietti per allodole, da problemi fatti sentire come intimamente nostri, che in realtà riguardano la normale prassi delle istituzioni nazionali ed internazionali, e quello di Battisti è uno di questi. Comunque veniamo alla vicenda e cerchiamo di capirci qualcosa.
Scrive da Lima Michela Coricelli: «Quattro voti a favore dell’estradizione, quattro contrari. Pareggio tecnico fra magistrati, udienza sospesa. Il caso Battisti resta aperto. Il Tribunale Supremo Federale di Brasilia ha deciso di rinviare la sentenza sul futuro dell’ex terrorista italiano. Ieri l’Alta Corte brasiliana ha ripreso il processo relativo all’estradizione di Cesare Battisti, interrotto lo scorso settembre, dopo una lunga e spinosa seduta che si concluse con 4 voti a favore dell’estradizione e 3 per la conferma dell’asilo politico. L’astensione del nuovo magistrato della Corte Suprema Jose Antonio Dias Toffoli, insediatosi alla fine di ottobre, sembrava far pendere l’ago della bilancia a favore dell’estradizione in Italia. La nomina di Toffoli - ex avvocato del Partito dei Lavoratori del presidente Lula - aveva provocato non poche polemiche in Brasile. Ma ieri la spaccatura della Corte è stata netta: quattro giudici favorevoli ad estradare l’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) e quattro sostenitori della validità dell’asilo politico concesso dal Brasile lo scorso gennaio».
E l'articolo continua raccontandoci la decisione interlocutoria della Corte Suprema: «L’udienza è stata sospesa e aggiornata. Manca il voto del presidente della Corte, Gilmar Mendes, che potrebbe astenersi come di rito. Se la decisione si concludesse con un pareggio, favorirebbe comunque l’imputato, secondo la prassi giuridica brasiliana. Il magistrato Marco Aurelio Mello che a settembre aveva chiesto più tempo per l’esame del caso - ha votato ieri contro l’estradizione: i crimini commessi da Battisti negli anni Settanta - sostiene - sarebbero già prescritti».
In breve questa la vicenda. Cesare Battisti, nato a Sermoneta (Lt) nel 1954, facente parte dei Proletari Armati per il Comunismo, che ha contribuito a costituire, viene nel 1979 arrestato e condannato per l'omicidio del gioielliere Torregiani. Nel 1985 è condannato all'ergastolo nel processo contro i Pac. La vicenda nasce dal fatto che nel 1981 Battisti evade dal carcere di Frosinone. Nel periodo della latitanza è in Francia, a Parigi, poi in Messico, poi ancora a Parigi, dove diventa scrittore e la Francia nega l'estradizione all'Italia. Nel 2004 viene arrestato in febbraio su richiesta dell'Italia e scarcerato due mesi dopo in attesa del giudizio francese. A giugno la Corte d'Appello di Parigi dà parere favorevole all'estradizione, ma ad agosto Battisti fa perdere le sue tracce. Viene fermato nel 2007 a Rio de Janeiro e da allora è in prigione a Brasilia. Il Comitato brasiliano per i rifugiati (Conare) gli negò subito l’asilo. Ma lo scorso gennaio il ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, approvò la richiesta di Battisti: una decisione che provocò una bufera diplomatica con il governo italiano, che ha sempre assicurato che i crimini attribuiti all’ex terrorista non erano di natura politica. L’ultima parola sulla vicenda spetterà comunque al presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva, che potrebbe rifiutarsi di consegnare Battisti, in nome di un rischio di presunta persecuzione politica. Una teoria - sostenuta dalla difesa di Battisti - che viene rigettata con forza dall'Italia, ma che è stata appoggiata dallo stesso ministro Genro.
Battisti è accusato di quattro omicidi negli anni 1978 e 1979, di Antonio Santoro, agente di custodia, a Udine; di Pierluigi Torregiani, gioielliere, a Milano; di Lino Sabbadin, macellaio militante Msi, a Mestre; Andrea Campagna, agente Digos a Milano.
Alberto Torregiani, 45 anni, è una delle vittime di Cesare Battisti. Il 16 febbraio 1979, a Milano, suo padre adottivo, il gioielliere Torreggiani, fu assassinato davanti ai suoi occhi da un commando dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC), guidato da Cesare Battisti. Il suo "crimine" agli occhi dei PAC il coraggio di resistere, poche settimane prima, a un tentativo di rapina dei PAC. Alberto Torregiani, che aveva allora sedici anni, fu raggiunto da un proiettile, che lo ha costretto paraplegico sulla sedia a rotelle.
Di lui Battisti ha detto che "è triste quello che Alberto Torregiani sta facendo: lui sa che io non ho niente a che vedere con tutto questo. Perché ci siamo scambiati delle lettere. Una corrispondenza di amicizia, sincerità e rispetto. Ma lui soffre pressioni da parte del governo italiano... Loro stanno facendo pressioni, visto che possono togliergli la pensione".
"L'idea della mia fuga in Brasile è stata di un membro dei servizi segreti francesi", ha dichiarato Cesare Battisti in un'intervista alla rivista brasiliana "Istoe". Battisti, che ribadisce di non aver mai "ammazzato nessuno", ha definito "esagerata" la reazione dell'Italia alla decisione di Brasilia di riconoscergli lo status di rifugiato. "Il gesto del ministro Genro è stato coraggioso e umano".
Battisti ha raccontato di essere andato in auto dalla Francia alla Spagna e poi in Portogallo. Da Lisbona è andato all'Isola di Madeira e in nave ha raggiunto le Canarie, dove ha preso un aereo per Capo Verde e poi per Fortaleza. "Io sinceramente - ha detto, parlando della decisione italiana di ritirare l'ambasciatore e ricorrere alle vie legali - non credo che tutto questo stia succedendo per me. È enorme. È esagerato... Io non sono questa persona così importante. Sono uno delle migliaia di militanti italiani degli anni '70". "Io - ha assicurato - non ho mai ammazzato nessuno. Io mai sono stato un militante militare in nessuna organizzazione. Uscii dai Proletari Armati per il Comunismo nel maggio del 1978, dopo la morte di Aldo Moro".
"Io continuo ad essere un comunista vero - ha affermato ancora Battisti -. Non nel senso partitico. Le mie idee non sono cambiate", ma "la lotta armata è stata un'errore e io non ho mai sparato a nessuno sebbene abbia usato armi in operazioni per il finanziamento delle organizzazioni". "In Italia è esistita la guerra civile - prosegue Battisti nell'intervista - come abbiamo denunciato all'orchestratore della repressione all'epoca, l'ex presidente Francesco Cossiga. Lui ha mandato a me una lettera personale, riconoscendomi come militante politico. Parole di Cossiga. Sarà che Berlusconi, il grande mafioso, ha più credibilità di Cossiga?".
L'ex leader dei Proletari armati per il comunismo (Pac), condannato in Italia per quattro omicidi commessi alla fine degli anni '70, da un lato condanna il governo italiano di negargli il giusto processo e di aver architettato una campagna mediatica contro di lui. Dall'altro elogia invece il ministro brasiliano della Giustizia Genro di concedergli lo status di rifugiato impedendo così l'estradizione chiesta dall'Italia. Un gesto "molto importante non solo per me, Cesare Battisti, ma per l'umanità. È necessario che l'Italia rilegga la propria storia", la sua conclusione.
A parlare di un coinvolgimento francese nella concessione dello status di rifugiato da parte del Brasile è stato Eric Turcon, avvocato di Cesare Battisti, che il 14 gennaio 2009 ha detto che Nicolas Sarkozy e Carla Bruni hanno aiutato i sostenitori di Cesare Battisti per ottenere un appuntamento con il Segretario Nazionale della Giustizia del Brasile, e che "è attraverso questo incontro che è stato concesso l'asilo politico in Brasile" a Cesare Battisti.
Quella che segue è la smentita di Carla Bruni il 25 gennaio da Fazio.
Quello che sorprende, ma non dovrebbe, è come sia proprio la destra estrema soprattutto (sebbene come nel filmato con qualche eccezione) a protestare e a farne un caso non solo di stato ma di popolo. Nel video che segue il sit-in del "Movimento per l'Italia" di Daniela Santanché (sempre lei) sotto l'ambasciata brasiliana a P.zza Navona, a Roma. Si vede il coordinatore laziale Fabio Schiuma insieme ai fondatori romani del Movimento protestare per la mancata estradizione del terrorista comunista.
La questione, come si sa è ancora aperta, e il tormentone di sicuro continuerà fino alla decisione definitiva del Brasile. Interessanti i commenti che ho trovato in rete mentre cercavo i filmati da proporre. Commenti che mostrano come su tutta la questione vi sia molta disinformazione e confusione; e come la vicenda sia usata per un gioco di presunte rivalse tra gli ultras delle due nazionali o nazioni se preferite. Ma questo potrebbe essere argomento per un ulteriore post. Chiudo con una nota di buonumore.