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martedì 6 ottobre 2009

Quando interviene anche Adriano Galliani

Editoriale.
Gridare al golpe: l'ultimo abuso di chi si crede padrone del Paese.

Rassegna stampa - La Repubblica, Giuseppe D'Avanzo, 6 ottobre 2009.

Leggete con attenzione queste parole. Le diffondono nel primo pomeriggio i presidenti del gruppo del Popolo della Libertà alla Camera e al Senato, come dire la maggioranza politica che governa il Paese. Due i presidenti e due i vicari. Si chiamano Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e Italo Bocchino. Ricordate questi nomi ché parlano e gridano come oche in Campidoglio nel nostro interesse, a difesa della nostra democrazia. Ecco che cosa dicono e di che cosa, preoccupatissimi, avvertono gli italiani: "Mentre il governo Berlusconi affronta la realizzazione degli impegni assunti con gli elettori, si tenta di delegittimarne l'azione. Siamo certi che questo disegno non troverà spazio nelle istituzioni. Gli attacchi ci portano ad assicurare che in Parlamento, così come nel Paese, il centro destra proseguirà la politica del fare e del governare che nessun disegno eversivo potrà sconfiggere". Disegno eversivo, addirittura. Bisogna drizzare le antenne, essere vigili, accidenti. Accade qualcosa di imprevisto, inimmaginabile e potenzialmente pericoloso e noi che ce ne stiamo qui, sciocchini, a pensare che il Tg1 di Augusto Minzolini sia una sventura per l'informazione e l'opinione pubblica.
La faccenda deve essere terribilmente seria se una maggioranza forte di sovrabbondanti numeri parlamentari, sicura nel consenso popolare e gratificata dall'obbedienza di un establishment gregario perché fragile, decide di lanciare un allarme di questo genere. Disegno eversivo. Viene da immaginare che le forze armate (chi? l'Arma dei carabinieri? l'Esercito? l'Aeronautica o la Marina?) fanno sentire un minaccioso ukase nel Palazzi del governo, sul collo dei ministri il peso della sciabola. O che truppe armate (russe, tedesche?) si preparano a violare i confini nazionali con la complicità di traditori della Patria o formazioni rivoluzionarie stiano guadagnando dai monti le vie che portano a Roma, alla Capitale. Viene in mente, in questo pomeriggio nero, che già al mattino il Brighella che dirige il giornale del capo del governo, ci ha avvertito: c'è un golpe in atto, e noi - maledetti - che non lo avevamo preso su serio, come sempre.
Golpe, disegno eversivo. Che diavolo accade, che cosa non abbiamo visto, intuito, compreso? Deve essere proprio vero che l'Italia è in pericolo come mai, se anche il capo del governo, Silvio Berlusconi, l'Egoarca, proprio lui, dice: "Sappiano comunque tutti gli oppositori che il governo porterà a termine la sua missione quinquennale e non c'è nulla che possa farci tradire il mandato che gli italiani ci hanno conferito". L'uomo che comanda tutto vuole dirci - sia benedetto - che non mollerà, che qualcuno vuole levarselo di torno con mezzucci illeciti e antidemocratici, addirittura con la violenza, ma lui - statista tutto d'un pezzo - non gliela darà vinta. L'affare è serio, non c'è dubbio.
Interviene anche l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani (e non è questo un segno che la democrazia è in pericolo?) per avvertire che "si vuole colpire Silvio Berlusconi". Conviene svegliarsi, mettersi al lavoro e cercare di capire che cosa minaccia l'Italia, la democrazia, il governo legittimamente eletto dal voto popolare. I quattro dell'apocalisse che dirigono in Parlamento il Popolo della Libertà offrono una traccia: "I contenuti di una sentenza che arriva venti anni dai fatti rafforza l'opinione di quanti pensano che si sta tentando con mezzi impropri di contrastare la volontà democratica del popolo italiano". È una sentenza allora la minaccia per la democrazia? Sì, dice l'Egoarca "allibito": "È una sentenza al di là del bene e del male, è certamente una enormità giuridica". Sì, dice il boss della squadra rossonera: "È assurdo ipotizzare che vi siano stati comportamenti men che corretti di Fininvest e Berlusconi".
Che cosa avrà mai deliberato questa sentenza? Il carcere per l'Egoarca? Il suo esilio dal Paese che governa? L'interdizione dal pubblico ufficio cui lo hanno chiamato gli italiani? Leggere la sentenza, allora, per capire chi sono i golpisti, dove si nasconde la minaccia per la nostra democrazia. Prima sorpresa.
È una sentenza civile e si tira un sospiro di sollievo perché le motivazioni di un giudice monocratico, appellabili e dunque soltanto primo momento di una controversia tra due soggetti privati (Berlusconi, De Benedetti), non può rappresentare un rischio né per la democrazia né per il governo. Che c'entra il disegno eversivo? Come può essere quella decisione - peraltro non definitiva - addirittura un golpe? E che diavolo ci sarà mai scritto in quella motivazione di 146 pagine che lascia "allibito" l'uomo che comanda tutto? Di Berlusconi si parla in quattro pagine, 119/122. Quel che si legge, lo si può riassumere in pochi punti.
1. Berlusconi fino al 29 gennaio 1994 è stato presidente del consiglio di amministrazione della Fininvest. Indiscutibile, come è indiscutibile che a quella data non era né capo partito né parlamentare né capo del governo. Era soltanto un imprenditore che cura i suoi affari. Come li cura, lo si legge al punto due.
2. Un suo avvocato - suo, di Berlusconi - corrompe il giudice per manipolare una sentenza che consente alla Fininvest di acquisire la Mondadori. L'incarico all'avvocato corruttore lo assegna Berlusconi?
3. Berlusconi, per certi inghippi legislativi che qui è inutile ricordare, deve rispondere non di corruzione in atti giudiziari, ma di corruzione semplice. I giudici decidono di concedergli le attenuanti (è diventato presidente del Consiglio e sembra tenere la retta via: merita riguardo) e, fatti due conti, concludono di "non doversi procedere" contro Berlusconi: "Il reato è estinto per intervenuta prescrizione".
4. Berlusconi non ci sta. Vuole il "proscioglimento nel merito". Chiede che si dica: è innocente. La Cassazione gli dà torto: no, se guardiamo le prove che abbiamo sotto gli occhi, non c'è alcuna evidenza della tua innocenza. Ora, Berlusconi potrebbe rinunciare alla prescrizione. Non lo fa. Si accontenta di essere il "privato corruttore" che, con la complicità dell'avvocato, ha comprato la sentenza.
5. Ragiona ora il giudice civile. È dimostrato che i soldi della corruzione provengono da conti della Fininvest, dove è apicale la posizione di Berlusconi. È "normale" e "ordinario" credere che un bonifico di quella entità (3 miliardi), utilizzato per la corruzione, possa essere inoltrato solo se chi presiede alla compagine sociale l'autorizzi. Questa prova si chiama presuntiva e il giudice scrive: "La prova per presunzioni nel processo civile ha la stessa dignità della prova diretta" e giù - nelle motivazioni - sentenze delle Sezioni unite della Cassazione. Conclude il giudice: "Silvio Berlusconi è corresponsabile della vicenda corruttiva". Ha ragione o torto, lo si vedrà con il tempo.
Questi i fatti e le parole che coinvolgono Berlusconi, uomo di affari che cede all'imbroglio per averla vinta, nella sentenza che condanna la Fininvest a un risarcimento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti. Ora non si comprende come l'accertamento di ragioni giuridiche tra due privati e la decisione di un giudice possano compromettere la nostra democrazia e far gridare al golpe. Soprattutto perché sono soltanto privatissimi fatti loro - di Berlusconi e De Benedetti - e non nostri.
Non c'è alcun interesse pubblico in questa storia. Di pubblico ci deve essere soltanto la preoccupazione di chi vede trasformare gli affari dell'Egoarca, condotti negli anni precedenti all'avventura politica con metodi malfamati - in questione politica. Di pubblico ci deve essere soltanto l'allarmata conferma che Berlusconi trasfigura in affare nazionale i suoi affari privati con un'ostinazione che, da un lato, gli impedisce di governare con credibilità e, dall'altro, gli consente di sovrapporre la sua sorte personale al destino del Paese. Come se l'Italia fosse Berlusconi e la sua ricchezza, il suo portafoglio fossero la nostra ricchezza e il nostro portafoglio. Questa sciocchezza la possono riferire i quattro corifei dell'Egoarca, che non temono il ridicolo, o scrivere i Brighella dell'informazione di regime, che ha quotidiana confidenza con la menzogna, ma a chiunque è chiaro che il grido contro l'inesistente disegno eversivo è soltanto l'ultimo abuso di potere di un capo di governo che crede di essere il proprietario del Paese.
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Stop alla discariche, sì ai termovalorizzatori

Pieve - L’assessore Buscemi conferma il piano che il Pirellone intende perseguire, ma per la Provincia «qui non servono». «Basta discariche, meglio gli inceneritori». La Regione annuncia la “svolta”: dai rifiuti energia e acqua calda.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 6 ottobre 2009.

Pieve - Stop alla discariche, sì ai termovalorizzatori. A rivelare la strada che la regione Lombardia intende perseguire nella gestione dei rifiuti è l’assessore regionale alle reti e servizi di pubblica utilità e allo sviluppo sostenibile, Massimo Buscemi, ospite della Viscolube per il rapporto 2008 sulla sostenibilità nonché interlocutore fondamentale per il Lodigiano sul piano rifiuti (che il Pirellone, dopo aver bocciato, attende adeguatamente rivisitato) e di riflesso sulla discarica di Senna, appena “stoppata” dallo stesso Pirellone. A tale proposito, prima e durante il convegno Buscemi ha ribadito che il piano rifiuti, sul quale è fiducioso, dovrà contenere «tutte le prescrizioni rimandate in Provincia»; e che su Senna, per ora, non influiranno né il giudizio del suo assessorato né i nuovi criteri sulla collocazione degli impianti di rifiuti allo studio della commissione regionale. «Il piano rifiuti? Non posso sottrarmi alle leggi, ma devo tenere conto che come a Lodi ci sono giunte insediate da poco e che è difficile fare in un mese quello che altri non sono riusciti a fare in due anni - ha spiegato Buscemi rifilando l’ennesima stoccata alla “vecchia” giunta Felissari -. Per questo ci siamo dati qualche giorno e a breve saremo pronti: tutte le prescrizioni restano obbligatorie, ma i nostri uffici e quelli provinciali stanno lavorando bene sugli aspetti metodologici. I nuovi criteri? In commissione sono stati proposti vari emendamenti, anche positivi, ma non sono d’accordo sull’imposizione delle distanze tra una discarica e l’altra, che ritengo inaccettabile. Con Senna, però, i criteri non c’entrano: la questione è al vaglio di una valutazione di impatto ambientale, l’assessore è Boni, e solo se dirà di no la patata bollente tornerà a me. Ma le valutazioni non le fanno gli assessori, quanto i tecnici: la politica non può entrare in queste cose». Nel “menage” rifiuti-Lodigiano-Pirellone si inserisce più felicemente «l’alta tecnologia» Viscolube per il recupero e rigenerazione degli oli esausti: «Un elemento di grandissimo interesse», secondo Buscemi, per chi sui rifiuti ha «la grande responsabilità di coordinare una visione molto campanilistica», tirando un po’ le orecchie a quelle singole amministrazioni cui però l’assessore riconosce anche la «sensibilità spiccata» di chi è abituato a gestire i robusti quantitativi di un tessuto industriale all’avanguardia.
Quindi? «Dobbiamo perseguire la massima sicurezza, perché nessuna compensazione economica può valerla», spiega Buscemi lodando nuovamente la Viscolube e introducendo la sfida tecnologica: «Vogliamo dismettere le discariche di rifiuti solidi urbani, che danno molto fastidio, e puntare sui termovalorizzatori, producendo energia e acqua calda per impianti civili e industriali. Sono grandi impianti, con un livello di inquinamento pari a pochi camion, che risolvono problemi». Uno scenario anche per il Lodigiano? «Non sono contrario, li reputo meglio delle discariche, ma la Regione non ce li ha chiesti perché qui non servono - risponde il presidente della Provincia, Pietro Foroni -. Qui non ci sono abbastanza rifiuti per giustificarlo, anche economicamente: a noi basterà il biodigestore al fianco dell’Eal Compost a Terranova».
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La Lega fa il primo della classe

Senna, il Carroccio rivendica la battaglia: «Grazie a noi la discarica è stata fermata».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 6 ottobre 2009.

Senna - Per il momento, l’incubo della discarica di Senna è stato archiviato: regione Lombardia ha “bollato” come improcedibile l’iter burocratico, la conferenza dei servizi si è spenta ancor prima di iniziare. La polemica politica, però, non ha alcuna intenzione di smorzarsi. La Lega nord rivendica la sua battaglia: «A questo punto servono alcune precisazioni sulla vicenda - afferma il segretario provinciale dei lumbard, Guido Guidesi -, perché quando Cre ha presentato il primo progetto noi ci abbiamo messo la faccia in un’assemblea pubblica, spiegando che dal punto di vista tecnico quel progetto a Senna non poteva starci. Poi Cre ha presentato un secondo progetto, a quel punto abbiamo lavorato in silenzio per due anni, scegliendo la strada del vincolo paesaggistico: l’unica persona del Pd che ci ha presi in considerazione è stato il sindaco di Somaglia, il quale si è fatto promotore dell’iniziativa. Da qui si è arrivati all’improcedibilità, ma è stato un lavoro duro. È vero che questa è una vittoria del territorio, ma siamo arrivati al dunque proprio sulla questione del vincolo paesaggistico, proposto dalla Lega nord: la nostra risposta a chi ci tacciava di ambiguità è arrivata nei fatti».
In questi giorni anche gli esponenti del centrosinistra, dall’ex presidente della Provincia Lino Osvaldo Felissari al consigliere regionale Gianfranco Concordati, hanno sottolineato l’impegno della precedente amministrazione e della coalizione per frenare l’impianto. Allo stesso tempo hanno ribadito che bisognerà tenere gli occhi aperti, perchè in Regione si stanno esaminando i nuovi criteri per la localizzazione degli impianti di smaltimento rifiuti.
«Abbiamo lavorato senza protagonismo - aggiunge Guidesi -, non abbiamo partecipato a una delle ultime assemblee pubbliche perché per noi quella era la campagna elettorale dei politici. Magari la società proponente farà ricorso, ma a quel punto la battaglia sarà giudiziaria. Quello che vogliamo sottolineare è che questa è la prima volta che il territorio vince di fronte a un progetto che arriva dall’esterno, lo fa proprio con un presidente di una coalizione di centrodestra, se per gli altri queste sono coincidenze...».
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Un sopralluogo per un sogno

Il percorso attraversa la Bassa per giungere a Truccazzano. La Provincia: «L’opera avrebbe anche uno sviluppo turistico». Canale navigabile, c’è il nuovo tracciato. Ieri il sopralluogo di Foroni sulla Muzza con Umberto Bossi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 6 ottobre 2009.

Il progetto del canale navigabile torna a far parlare di sé e questa volta, cartina alla mano, persino con un nuovo tragitto su cui far scivolare le merci. Nella giornata di ieri, i “big” che vorrebbero collegare via acqua Cremona e Milano si sono dati appuntamento direttamente sul posto: il presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni, ha infatti incontrato il leader della Lega nord nonché ministro delle Riforme Umberto Bossi, il sottosegretario Roberto Castelli, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, gli assessori regionali Davide Boni e Raffaele Cattaneo, l’ex ministro alle infrastrutture Lunardi. All’appuntamento erano presenti anche il presidente della provincia di Cremona Massimiliano Salini e i vertici dell’Aipo.
Il nome ufficiale del progetto è “Canale navigabile Cremona-Milano”: una volta giunti a Truccazzano, sfruttando il canale Muzza, si proseguirebbe attraverso la Martesana fino a raggiungere la metropoli. Poi, grazie al Naviglio Pavese, il tragitto toccherebbe il Ticino, per rimettersi infine nel Po. Per quanto riguarda il Lodigiano, al vaglio ci sono due possibilità, una delle quali prevederebbe un passaggio nel comune di Maleo, con la realizzazione di un “Canale ponte”. In ogni caso, il percorso proseguirebbe seguendo Turano, Bertonico, Muzza Sant’Angelo, Tavazzano e Quartiano. Un investimento che va dagli 850 ai 911 milioni.
La nutrita delegazione che ieri ha scorrazzato su e giù per il tragitto guardando le mappe ha cercato di mettere a fuoco la fattibilità del progetto. «L’opera più concreta e di prossima realizzazione dovrebbe essere la regimazione del Po, per rendere navigabile il tratto Cremona-Foce Mincio - spiega l’ingegner Luigi Mille dell’Aipo -, opera propedeutica alla successiva manutenzione straordinaria del canale esistente Pizzighettone-Cremona, per un costo di 2 milioni e mezzo di euro». Successivamente, si passerà al vero e proprio canale navigabile: gli attuali 14 chilometri dovrebbero essere moltiplicati attraverso un’opera di nuova realizzazione, sfruttando il canale Muzza nella parte finale. Il nuovo canale navigabile terminerebbe così a Truccazzano, in provincia di Milano. A Truccazzano, infine, verrebbe costruito un interscambio modale, con la presenza della ferrovia e con il passaggio in prossimità della tangenziale Est Esterna di Milano.
Palazzo San Cristoforo guarda con interesse al “sogno” del canale navigabile, un progetto sostenuto da sempre proprio dal Senatur. «Stiamo parlando di un’opera futuribile - spiega Foroni - che darebbe un grande rilancio economico alla zona padana, oltre ad alleviare le problematiche di trasporto che oggi appesantiscono le strade e le autostrade. Anche gli sviluppi turistici sarebbero dunque notevoli, considerato che queste vie d’acqua lambirebbero zone di grande pregio ambientale, come il Parco Adda ed il Parco Ticino».
I lavori potrebbero iniziare nel 2012 e la via d’acqua potrebbe davvero sviluppare il turismo: è previsto l’impiego di motonavi passeggeri e di “house boat” da noleggiare, come da anni si fa in Francia o in Olanda. Lungo il tracciato potrebbero nascere porti turistici e zone ricreative.
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Rassegna Stampa - 6 ottobre 2009, 3

Il Giornale.
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Rassegna Stampa - 6 ottobre 2009, 2

Avvenire.
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Rassegna Stampa - 6 ottobre 2009, 1

Corriere della Sera.
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Lavori in corso

Avviso ai naviganti.

Per festeggiare il traguardo delle oltre diecimila pagine viste in poco più di due mesi (il contatore è stato ufficializzato venerdì 7 agosto 2009, alle ore 18.17.56, ma in realtà era stato implementato, pur mantenendolo invisibile una ventina di giorni prima - manca il conteggio dalla creazione del sito all'implementazione del contatore, il che ci fa dire che siamo ben oltre, e questo non può che farci piacere e ringraziare quanti ci seguono) abbiamo deciso di migliorare in alcune parti i servizi che il blog offre all'utenza, tra questi ad esempio la rassegna stampa specializzandola per quotidiani e le gallerie di foto, implementandole in modo tale da fornire immagini di migliore qualità. Lo stesso faremo rendendo disponibili nel tempo in formato pdf documenti utili per approfondire il dibattito locale, in particolare modo cercheremo di ricostruire la documentazione relativa a Insieme per Brembio, Brembio Democratica, Brembio per le libertà per la pace, creando cioè un archivio storico delle minoranze che negli ultimi quindici anni, fino a giugno di quest'anno, hanno ricoperto il ruolo di opposizione in consiglio comunale. Un altro archivio che cercheremo di sviluppare, con la collaborazione di quanti ci vorranno aiutare, sarà quello dei volantini e altri fogli stampati distribuiti a Brembio negli ultimi vent'anni. Altre iniziative sono nel "pensatoio" e man mano che prenderanno corpo ne daremo notizia. Naturalmente in questi giorni, fino che tutto andrà a regime, ci potranno essere dei ritardi nella pubblicazione dei post e dell'inserimento dei commenti del pubblico che ci segue. Ci scusiamo in anticipo per gli eventuali inconvenienti che potranno verificarsi.
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