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lunedì 3 agosto 2009

Per un'agricoltura sostenibile

La rotazione delle colture garantisce protezione, non la chimica.

“Meno chimica per un’agricoltura sostenibile e un’alimentazione migliore”: a metà di un estate con le api in buona salute come non si vedeva da parecchi anni, gli ambientalisti hanno rilanciato l’appello anti-nicotinoidi in vista della scadenza – a settembre - del decreto con il quale il ministro Zaia vietò l’uso nella “concia” del mais (delle sementi) di queste sostanze. “Permettono sì di controllare la diabrotica ma sono sotto accusa per le morie di api”.
Legambiente, Apilombardia, Unione Apicoltori, Agricoltura biologica e Slow Food, chiedono che quel divieto venga riconfermato e sottolineano – contrariamente a quanto sostengono diversi coltivatori di mais i quali temono danni ai raccolti – che non sono le sostanze chimiche, ma la rotazione delle colture a garantire protezione contro i parassiti.
Si potrebbe suggerire agli agricoltori di sperimentare questo metodo in alcune zone circoscritte, e poi trarne le dovute considerazioni.

Province e Anci

Riforme. Il presidente dell'Anci Guerini favorevole ad un raccordo maggiore tra la provincia e i comuni del territorio.
Anci, sì alle Province, ma siano enti di rappresentanza dei Comuni.


Ripresa la discussione delle proposte di legge di modifica del Titolo V della parte seconda della Costituzione per la soppressione delle province. La posizione dell’Anci, dell’Upi e della Lega delle Autonomie locali è stata presentata venerdì nel corso di un’audizione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera.
Nel suo intervento il presidente Anci Lombardia e sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, ha spiegato che “c’è l’esigenza di collocare la questione in esame in uno scenario più ampio, quello del ridisegno dell’ordinamento istituzionale del Paese”. E ha aggiunto “abbiamo bisogno di accompagnare il processo sul federalismo fiscale con un processo veloce che ricollochi titolarità di funzioni e responsabilità ai vari livelli di governo, andando ad eliminare doppioni”. In che modo? “Assegnando ai Comuni la titolarità delle funzioni di prossimità, assicurando invece alle Regioni, oltre ad un ruolo di alta programmazione, anche un compito a livello normativo, e infine, assegnando al livello intermedio, quello rappresentato dalle Province, tutte quelle funzioni che non possono essere gestite efficacemente a livello comunale”. Secondo Guerini “solo all’interno di questo percorso di riorganizzazione potrà delinearsi una articolazione più efficace, più efficiente e anche meno onerosa dei livelli di governo del nostro Paese”.
Il sindaco di Varese Attilio Fontana, parlando a margine dell’audizione, ha aggiunto che è quanto mai necessario “costruire un raccordo maggiore fra la Provincia e i Comuni insistenti sul territorio anche per scongiurare il rischio di un neocentralismo regionale che potrebbe essere ancora più drammatico rispetto al rischio di un centralismo nazionale”.
Ma quali sono gli strumenti per realizzare un raccordo maggiore tra Province e Comuni? Come si legge in un documento che l’Anci ha presentato in audizione, “si potrebbe prevedere che il consiglio provinciale e il Presidente della Provincia sia espresso in modo indiretto attraverso un sistema elettorale di secondo grado che abbia nei consiglieri comunali o nei sindaci i soggetti titolari sia del requisito elettorale attivo che del requisito elettorale passivo”. In alternativa, l’Associazione dei Comuni ha proposto di “prevedere che soltanto il consiglio provinciale sia composto da sindaci (o anche consiglieri comunali) sempre attraverso un sistema elettorale di secondo grado, e invece si conservi un’investitura diretta del Presidente della Provincia. Oppure, dice il documento, si potrebbe prevedere che il consiglio provinciale sia composto da sindaci dei Comuni compresi nel territorio provinciale”. Nel documento si legge infine che “si potrebbe stabilire quale requisito per l’elettorato passivo, oltreché per la permanenza in carica, l’essere sindaco assicurando però a differenza degli altri due casi l’elezione diretta da parte del corpo elettorale. L’investitura del Presidente della Provincia potrebbe rimanere diretta, ovvero essere espressione del consiglio provinciale così costituito”.

Un occhio di riguardo per le imprese lodigiane

Appalti facilitati per le imprese lodigiane.

Una risposta alla crisi nel settore delle opere pubbliche: la Giunta Provinciale di Lodi adotta le procedure semplificate per gli appalti fino a mezzo milione di Euro. Un provvedimento che si inserisce nell’ottica del Decreto Legislativo 163 del 2006, volto proprio a facilitare l’accesso delle imprese alle gare d’appalto pubbliche: concretamente, la legge consente alla stazione appaltante, in questo caso la Provincia, di utilizzare forme “limitate” di pubblicità dei bandi di gara che vengono emessi. Questo, nei fatti, dovrebbe aprire un canale privilegiato d’accesso alle imprese locali. “Un’opportunità da non sottovalutare dal momento che nell’ambito di un piano triennale delle opere pubbliche sono numerose le occasioni di gare di importi compresi tra 100 e 500mila euro, ossia quelli sottoposti a procedura semplificata. Il tutto, per un giro d’affari a disposizione delle imprese di alcuni milioni di euro”, ha commentato il presidente Pietro Foroni.
I settori maggiormente coinvolti sono quelli dell’edilizia (soprattutto rivolta ad interventi su edifici scolastici) e alle strade, non tanto per la costruzione di nuovi lotti, i cui importi sforano il tetto del mezzo milione di euro, quanto per i frequenti interventi di manutenzione. “Purtroppo la normativa europea vieta formule ancor più esplicite nel favorire l’imprenditoria locale altrimenti la nostra azione sarebbe andata ancor più in profondità. Al tempo stesso, però, occorre rilevare che le associazioni di categoria avevano esercitato un forte pressing negli anni scorsi affinché la giunta provinciale assumesse questo indirizzo, segno che le ricadute positive sono concrete”, ha spiegato il vice presidente Claudio Pedrazzini. E proprio con le associazioni di categorie saranno sviluppate forme di collaborazione che permettano di tenere sempre monitorate le gare d’appalto della Provincia di Lodi, di modo che le informazioni giungano in modo tempestivo ed efficace alle imprese.
“Considerando che siamo qui da poche settimane, stiamo davvero facendo il possibile per aiutare l’economia locale andando ad esperire ogni possibile forma di facilitazione. Talvolta si tratta di strumenti piccoli, ma che sommati possono davvero costituire buone opportunità. Oggi, per una piccola azienda, vedersi affidato un bando da 300 o 400 mila euro può costituire una bella boccata d’ossigeno”, ha aggiunto Foroni e Pedrazzini: "È chiaro che il vero rilancio della nostra provincia e della sua economia arriverà poi con un progetto in positivo, di cose da fare. Per questo, presto lavoreremo al piano di promozione e di marketing del territorio”.

Il parco giochi prende forma

FotoPost - Foto scattate venerdì 31 luglio.

Prosegue la realizzazione del parco giochi di via Caravaggio. Installati già gli attrezzi e le panchine. Opportuno forse prevedere qualche albero in più, in particolare nei pressi delle panchine.



Il vincolo antidiscarica

Il testo della Regione: escluse le discariche.
Ecco il vincolo ambientale che proteggerà Senna.

Rassegna stampa - Da Il Giorno di ieri.

Da una parte la battaglia per non far commissariare la Provincia, a causa della bocciatura del piano rifiuti da parte della Regione, dall’altra le speranze riposte sul vincolo ambientale alle sponde del Po. Queste sono le due strade che il Lodigiano vuole percorrere per impedire l’arrivo della discarica di Senna Lodigiana. Quest’ultima, in particolare, che la Provincia vuole legare a una «politica di rilancio del fiume come identità e risorsa turistica», è quella sulla quale dalle parti del centrodestra puntano maggiormente. Ma cosa prevede in concreto la scelta del vincolo ambientale. Per capirlo basta guardare nel verbale della commissione paesaggistica provinciale, che si è riunita a Milano, il 21 luglio, dal quale emerge il ritratto del vincolo paesaggistico, firmato dallo stesso assessore regionale Davide Boni. In primo luogo la commissione ha stabilito che «l’ambito agrario e golenale della valle del fiume Po nei Comuni di Senna Lodigiana e di Somaglia risulta connotato da particolari caratteri e valori paesaggistici che in diverso grado concorrono a definirne il carattere identitario e riconoscibile». Fra questi: «L’argine maestro del grande fiume, elemento antropico ormai consolidato del paesaggio locale, rappresenta la cerniera dalla quale e possibile ammirare il differente assetto territoriale». Un ambiente, quello descritto con toni quasi poetici, «che lascia trasparire nel disegno dei campi la memoria di sinuosi meandri dell’antico alveo fluviale e dalla rete irrigua minore». Tutti elementi che «determinano il carattere altamente suggestivo del luogo: la visuale sul vasto spazio aperto del territorio agrario, area peraltro interessata da ritrovamenti ed elementi di interesse archeologico, e interrotto dalla presenza di un’edificazione diffusa e, talvolta, dai filari di alberi disposti lungo gli innumerevoli percorsi rurali».
Si sottolinea la forte tradizione locale, con «il Castello Cavazzi di Somaglia, Corte Sant’Andrea, Cascina Castelnuovo, Cascina Bellaguarda, Cascina Monticchie, esempi di nuclei ed edifici di significativo valore storico ed architettonico». A questi si aggiungono «gli ambiti di rilevante caratterizzazione naturalistica presenti a ridosso del terrazzo morfologico in corrispondenza dei corsi d’acqua naturali che scendono verso valle». Per questo «all’unanimita di voti, la commissione delibera di proporre la dichiarazione di notevole interesse pubblico». E fra i mille criteri di tutela imposti, il testo chiarisce apertamente che «gli impianti e le attivita che inducono consistenti flussi di traffico specie di tipo pesante, nonché gli impianti di stoccaggio e smaltimento rifiuti sono da considerarsi esclusi».

Primo rispettare le regole

Oggi Il Cittadino nelle pagine di “Lettere & Opinioni” pubblica una nota dell’ufficio stampa di Gianfranco Concordati, consigliere provinciale del Partito democratico, in risposta alla Cre che aveva contestato le sue affermazioni.
Senna. La Cre ci dica chi sono i soci della Sitios.
Rassegna stampa.

“Il rispetto delle regole nella convivenza civile è fondamentale e tutti vi devono soggiacere, che piaccia o no! E nel rispetto delle regole ci sta anche la chiara volontà di un territorio che questa discarica non la vuole e mai l’avrà! Ci sono vincoli, ci sono paletti che non vanno valicati. Questa nostra Italia non può essere un luogo di rapina o di scelte che mettano a rischio la sicurezza delle persone o il depauperamento di un bene unico come il territorio. Oltretutto esiste una legislazione regionale che delega alle province le scelte di insediamento rispetto ai propri fabbisogni e questa è una regola che va ricordata sia alla Cre che all’Assessore Buscemi”.
Il consigliere Concordati rimanda al mittente le accuse della Cre e rimarca come vi sia uno scarto netto tra ciò che vuole la Cre e il Lodigiano. E specifica che se si ritiene che il termine delinquenziale sia inappropriato ricorda che un po’ di bagno di realtà farebbe bene anche agli imprenditori rampanti. Come altrimenti si spiegherebbe la pervicacia con cui si insiste nel voler ottenere un permesso per una discarica in un contesto sociale in cui vi è il più totale rifiuto giustificato dai numeri e non dalle ipotesi della Cre. “Agire come fa la Cre sta a indicare una inadeguata socializzazione ai valori, alle norme e ai modelli di comportamento condivisi dalla comunità lodigiana. Oggi più che mai dobbiamo richiamare al rispetto di un sistema di regole. Sulla vicenda della richiesta di autorizzazione per la realizzazione di una discarica a Senna Lodigiana presentata dalla Cre queste regole non sembra siano state osservate nella loro. Basta andare a ritroso per suscitare più di un dubbio sulla posizione dominante che qualcuno potrebbe aver avuto in questa vicenda. Qualcuno dovrebbe spiegarci infatti perché la fase autorizzativa sia stata caratterizzata da ritardi nelle decisioni, dichiarazioni che arrivavano prima che la stessa Regione emettesse formalmente le decisioni, modifiche alla normativa vigente. È importante che tutti capiscano che su questa partita si giocano interessi enormi, di centinaia di milioni i euro”.
E a proposito del fatto che tutto venga fatto alla luce del sole Concordati è ancora più chiaro: “Se tutto è a nostra disposizione perché la Cre non comunica i nomi dei soci della Sitios, la società con sede in Lussemburgo che possiede il 100% del capitale Cre”.