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mercoledì 2 settembre 2009

Classi sovraffollate, il Codacons passa ai fatti

"Troppi studenti per classe".
Il Codacons denuncia la Gelmini.
L'associazione annuncia esposti a 104 procure d'Italia per "turbativa di pubblico servizio" e un ricorso collettivo contro i tagli agli organici del personale nella scuola.
Rassegna stampa - Repubblica.it, Salvo Intravaia.

"Classi superaffollate" e il Codacons denuncia il ministro Gelmini. La notizia che quest'anno le classi italiane avrebbero avuto un maggior numero di alunni era stata anticipata qualche giorno fa da Repubblica.it.
Ma l'associazione dei consumatori guidata da Carlo Rienzi passa ai fatti. Denuncia il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, e i direttori degli Usr (gli uffici scolastici regionali) a 104 procure per "interruzione e turbativa di pubblico servizio e violazione delle norme sulla sicurezza delle classi che superano i 25 alunni" e annuncia un megaricorso collettivo contro i tagli agli organici del personale che lasceranno a casa quasi 18 mila precari e che hanno fatto esplodere la protesta di questi giorni.
Il Codacons per supportare la denuncia tira in ballo una delle norme sull'affollamento delle classi più disattesa degli ultimi anni: quella antincendio (Dm 26 agosto 1992) che prevede un affollamento massimo per classe di 26 persone. In pratica, tra alunni e insegnanti, non bisogna superare le 26 unità: un docente e 25 allievi, due insegnanti e 24 alunni e via discorrendo. Ma si potrebbe ancora scendere: un'aula di 36 metri quadri può ospitare al massimo 18 ragazzi.
Le uniche norme che interessano i dirigenti periferici del ministero (degli Uffici scolastici provinciali e degli Uffici scolastici regionali) quando si predispone l'organico sono quelle emanate annualmente dal viale Trastevere, che aumentano anno per anno il numero di alunni per classe.
In base alle ultime, in una classe di scuola superiore potrebbero entrare anche 30 studenti. Salvo poi verificare le altre normative in materia: quella antincendio appunto e quella igienico-sanitaria che nella fattispecie stabilisce una quadratura di 1,96 metri quadri a studente. Per non disattendere nessuna delle norme in questione bisognerebbe, volta per volta, prendere in considerazione gli indici più restrittivi. Ma, si sa, la teoria è una cosa mentre la pratica un'altra. E il responsabile resta il dirigente scolastico.
"Nelle classi in cui si inseriranno più di 25 alunni per sopperire alla mancanza di docenti 'tagliati' dalla Gelmini - afferma l'associazione di consumatori in una nota - si commette un grave reato: si mette a repentaglio la sicurezza dei ragazzi e si violano le norme di igiene pubblica sul limite minimo di spazio che un'aula deve avere". Il Codacons, per i casi di classi fuorilegge, chiede alle procure di avviare l'azione penale contro il ministro e i direttori regionali e di "sequestrare le classi illegali".
"È dal 1971 che è previsto un limite massimo di alunni per ogni classe. Prevedere adesso - spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi - classi di 30 o 40 alunni è una vera e propria follia che fa correre inutili rischi a studenti e insegnanti". Rienzi precisa che "l'esposto è stato presentato oggi nelle 104 Procure e che ora sia i docenti precari danneggiati dai tagli che le famiglie i cui figli sono messi a rischio potranno costituirsi parte civile". E quando entrerà in vigore la class action "le famiglie potranno agire rappresentate dal Codacons per i danni subiti". Un'ulteriore motivo di sofferenza per la scuola che rischia di fare esplodere la protesta.
Un allarme , quello sulla sicurezza delle aule scolastiche, che a pochi giorni dall'avvio delle lezioni viene lanciato anche da Cittadinanzattiva, che dal 17 settembre "lancia una campagna di mobilitazione dei cittadini sul sovraffollamento delle aule". Il perché è presto detto. "Distacchi di intonaco, segni di fatiscenza, barriere architettoniche, oltre agli arredi in numero inadeguato rispetto a quello degli studenti e spesso rotti: la sicurezza delle aule scolastiche lascia molto a desiderare", denuncia Cittadinanzattiva. "Alle carenze che riscontriamo ormai da anni, - spiegano - si aggiunge ora il pericolo del sovraffollamento delle aule" perché "il decreto legge 112 del 25 giugno 2008 prevede, infatti, la formazione delle classi con un incremento dell'attuale numero di studenti per aula". Per questo Cittadinanzattiva, contestualmente ai dati sulla sicurezza delle scuole e sulla vivibilità della aule, lancerà una specifica campagna sul problema del sovraffollamento i cui dettagli saranno disponibili anche sul sito dell'associazione, www.cittadinanzattiva.it, a partire dal prossimo 17 settembre.
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Una lunga strada

Ulivo sì, Ulivo no la scelta infinita.
Rassegna stampa - Liberazione di oggi, Carlo Magi.

Ulivo sì, Ulivo no la scelta infinita. L'esito delle elezioni regionali tedesche interroga la sinistra italiana, dandole almeno un po' di verve nella pazzia mediatica fra sparate di Berlusconi e gossip a go-go. La Linke di Lafontaine potrebbe diventare determinante per il futuro della Grosse Koalition che regge da anni sul delicato equilibrio fra la sua componente centrista e quella più socialista. Sembrerebbe un po' la situazione italiana, tanto che adesso sono gli stessi politici tedeschi ad invocare un'unione che segua il modello dell'Ulivo di Prodi.
E da noi? Alla vigilia di un congresso Pd la cui novità più interessante sarà con chi vorrà allearsi il nuovo segretario, l'asse Prc-Pdci e la neonata Sinistra e Libertà come intendono muoversi? «Io propongo una federazione di tutto ciò che sta a sinistra del Pd, che sia anticapitalista, vicina alla Cgil e che combatta le peggiori politiche neoliberiste» ha detto ieri il segretario del Prc, presente alla festa nazionale del Pd a Genova. Ferrero ha delle proposte da fare al Pd: «Facciamo, anche con l'Udc, un "accordo d'opposizione" per far cadere Berlusconi. Poi nell'arco di un anno serve fare un governo per una legge elettorale nuova sul modello tedesco e una legge che vieti il conflitto di interessi. Poi torniamo alle urne». Prima di questo però ci sono le elezioni regionali e là «dove c'è un governo unitario, come in Toscana dove sono state fatte buone cose, se il Pd vuole a noi sta bene continuare. Ma nessuna alleanza con l'Udc, soprattutto in quei casi, come in Piemonte con Vietti, dove l'Udc vorrebbe privatizzare la sanità». Al segretario del Prc è stato chiesto poi di indicare una preferenza per il prossimo segretario democratico: «Fra Bersani e Franceschini non è che veda grandi differenze sulle politiche economiche e sociali. Sul sistema elettorale preferisco Bersani che è contro il bipolarismo e a favore del sistema tedesco». Alla stessa festa è intervenuto anche l'ex segretario del Prc Fausto Bertinotti, che sul come uscire dalla "lunga notte" ha un'idea diversa da Ferrero: «La sinistra è in coma e in Italia non c'è nessuna Linke» e quindi la vecchia convinzione delle due sinistre va rivista: «Le due sinistre si sono sciolte con la fine del ciclo della globalizzazione, adesso serve una sola sinistra che vada oltre gli schieramenti e che sia capace di intercettare l'aerea di discontento per questo regime leggero». Bertinotti non usa più la parola "movimento" ma dice che «tutti quei cervelli sociali, dagli operai arrabbiati perché perdono il lavoro ai migranti minacciati dalle politiche di questo governo, dalle donne offese dalla considerazione di loro che ha Berlusconi, agli intellettuali allo sbando, devono essere coesi e solidali fra di loro per creare dissenso».
Massimiliano Smeriglio (Sinistra e Libertà) ha invece un altro approccio alla questione: «Un'affermazione come quella della Linke in Italia la vedo improbabile, perché a sinistra del Pd - e un po' anche dentro il Pd - c'è una mancanza assoluta di identità e l'incapacità dei gruppi dirigenti di dotarsi di una visione che vada oltre il contingente. Sono molto contento per i fratelli tedeschi, ma noi siamo immersi in una crisi difficile da superare. Autorevoli esponenti della sinistra sono attendisti. Guardare con attenzione al congresso Pd è giusto ma noi non siamo il Pd, siamo un'altra cosa. Il problema è nostro, c'è uno spazio politico e noi regaliamo voti a un partito giustizialista come l'Idv. La strada sarà lunga, ma mancano idee e la capacità di stare dentro la contemporaneità».
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A firma Silvio Berlusconi

Il testo degli atti di citazione contro l'Unità. Firmati: Berlusconi.

Sul sito del giornale è possibile scaricare in formato pdf il testo integrale dei due atti di citazione depositati dall'avvocato Fabio Lepri a nome del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, contro il quotidiano l'Unità.
Qui sotto la prima pagina dell'atto di citazione riguardante il numero del 6 agosto. Per scaricare il testo cliccare qui.

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Armi di intimidazione di massa

Solidarietà a l'Unità. Franceschini: «Questa è intimidazione».
Solidarietà, messaggi a difesa della libertà di informazione, richiami alla mobilitazione. Il tam tam è immediato.

Rassegna stampa - l'Unità.it

Dopo l'attacco sferrato dal capo del governo contro l'Unità, i messaggi di solidarietà dei lettori fanno registrare un'affluenza record al sito, che nelle ore pomeridiane subisce perfino un intasamento a causa dell'intensissimo traffico online.
E il sostegno viene anche dall'estero: il sito del primo quotidiano spagnolo "El Paìs" apre l'edizione online sostenendo che è in atto un tentativo di censura preventiva. Mentre il Nouvel Observateur parla di "intimidazione di massa".
La solidarietà arriva anche dalla politica: la prima a giungere in redazione è quella di Anna Finocchiaro, che, «anche a nome delle senatrici e dei senatori del Pd», difende «l'esercizio, da parte del quotidiano, della libertà di stampa e di critica sui comportamenti del premier» ed esprime «vicinanza all'Unità, al suo direttore Concita De Gregorio e alle giornaliste, opinioniste e scrittrici colpite dalle citazioni per danni, a causa dei servizi che il quotidiano ha dedicato ai comportamenti del premier stesso». E attacca: «Ancora una volta osserviamo come la reazione al dissenso nei confronti del suo operato sia tanto violenta, quanto incapace di rispondere alle domande e alle critiche che i media nazionali e stranieri gli rivolgono».
Vincenzo Vita telefona in redazione per esprimere il suo supporto alle giornaliste e ai giornalisti de l'Unità.
«Prosegue la strategia di intimidazione del premier», denuncia il segretario del Pd Dario Franceschini. «Un nuovo atto inaccettabile di intimidazione e aggressione alla stampa e alla sua indipendenza», stigmatizza Piero Fassino. «Chi non si allinea viene colpito», corre a solidarizzare con il direttore e la redazione de l'Unità anche il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. «È giusto reagire ed è giusto che innanzitutto reagisca il mondo dell'informazione e naturalmente anche la politica e tutti quelli che hanno a cuore le libertà fondamentali nel nostro paese», avverte Massimo D'Alema, appena arrivato alla Festa democratica di Genova, che prontamente rilancia il tam tam del sostegno de l'Unità.
Solidarietà anche dal candidato alla segreteria del Pd Ignazio Marino che stigmatizza come «inaccettabile» il comportamento del Presidente del Consiglio «che non trova giustificazioni se non nell'ossessione del controllo dell'informazione». «Solo l'indignazione supera lo sconcerto per l'arroganza con cui il capo del governo, padrone di giornali e televisione, titolare di un colossale conflitto di interessi, tenta di imbavagliare e intimidire tutte le agenzie di informazione che non fanno parte del suo dominio, per la sola colpa di non essere asservite e supine», commenta il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro.
«Chiedere un risarcimento ad un giornale per degli editoriali è evidentemente un modo abbastanza chiaro di intimidire», spiega dunque il segretario del Pd Dario Franceschini: «Piuttosto, si guardi le fotografie che ha pubblicato l'Unità oggi, l'orrore di quelle foto, di cosa avviene nei campi profughi», dice il leader del Pd. «Anzichè fare causa all'Unita - ha concluso - Berlusconi prenda la copia di oggi e guardi quelle foto»
Per Di Pietro il passo verso il regime è breve. «Ecco la dittatura di ritorno, e dalle carte bollate all'olio di ricino il passo è breve. Oggi è toccato a L'Unita, ieri a noi dell'Italia dei Valori, nei giorni scorsi nel mirino sono finiti "Repubblica" e la stampa estera. Insomma, come accade in tutti i peggiori regimi, chi non si allinea viene colpito», osserva il leader dell'Idv, che esprime «solidarietà al direttore de l'Unita e ai suoi redattori, colpevoli soltanto di aver svolto bene il loro lavoro».
Quale sia il segno di questo ennesimo attacco è chiarissimo anche per l'ex ministro della Comunicazione Paolo Gentiloni: «Il messaggio è: chi fa informazione su qualsiasi materia esprimendo posizioni critiche verso il capo del governo, lo fa a proprio rischio e pericolo». Per Gentiloni «diventa sempre più urgente la mobilitazione per difendere la libertà di informazione dalla crociata di un premier che già controlla buona parte dei media italiani».
E anche Beppe Giulietti a nome di Articolo 21 rilancia la manifestazione sulla libertà di informazione e invita anche «i più tiepidi, moderati e cinici» a partecipare, perché «si può essere di destra ma non per questo genuflettersi all'altare del conflitto interessi». E avverte: «questa campagna non si fermerà a Repubblica e all'Unità, a Raitre e al Tg3 ma coinvolgerà numerose altre testate e anche quelle, magari anche di destra, che vorranno fare semplicemente il loro mestiere». «Quelli che oggi sghignazzano - prosegue Giulietti - tra non molto scopriranno, come è già accaduto, che presto la favola narrerà anche di loro. Per questo sarà fondamentale la più ampia partecipazione alla manifestazione per la libertà di informazione».
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Misoginia

Berlusconi querela le donne del quotidiano l'Unità.
Rassegna stampa - l'Unità.it

La direzione dell’Unità annuncia di aver ricevuto nella mattinata di oggi due citazione per danni per un totale di due milioni di euro dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il tramite del suo legale romano Fabio Lepri. Il capo del governo chiede inoltre la condanna a una pena pecuniaria di 200.000 euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornalista Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l’opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra.
La richiesta si riferisce a tutti i servizi dedicati allo scandalo sessuale che ha coinvolto il premier pubblicati sui numeri del 13 luglio e del 6 agosto del quotidiano: gli editoriali del direttore (intitolati “l’etica elastica” e “iniezioni di fiducia”), i servizi di cronaca e i commenti.
I due atti di citazione, lunghi complessivamente 32 pagine, contestano le critiche rivolte al premier a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per la contemporanea partecipazione a incontri con la escort Patrizia D’Addario. Viene anche giudicata diffamatoria la ricostruzione dei rapporti tra gli ambienti vicini al premier e le gerarchie vaticane affinché queste ultime assumessero un atteggiamento indulgente nei confronti del premier. “Diffamatoria”, inoltre, la ricostruzione dei rapporti tra Rai e Mediaset in funzione anti-Murdoch. Viene indicata come lesiva dell’onorabilità del premier l’attribuzione del controllo dell’informazione in Italia e il suo abuso.
Contestata pure la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell’utilizzo, parte del premier, di speciali accorgimenti contro l’impotenza sessuale. “Affermazioni false e lesive dell’onore” del premier del quale, scrive il legale, “hanno leso anche la identità personale presentando l’on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione”.

Le donne del Pd: «E adesso il premier ci denunci tutte»
«Ci denunci tutte». Così la senatrice Vittoria Franco, responsabile delle Pari Opportunità del Pd replica al premier e invita le donne a rispondere «di fronte a questo ennesimo attacco alla libertà di stampa da parte del presidente del Consiglio». «L'Unità - ricorda Vittoria Franco - è uno dei pochi quotidiani italiani che abbia reagito di fronte alle vicende del premier, nonchè l'unico ad aver finalmente rotto il silenzio parlando della dignità delle donne e della loro necessità e capacità di reagire di fronte al mercimonio del corpo femminile emerso proprio da quei comportamenti del capo del governo». E allora se Berlusconi denuncia l'Unità, le donne potrebbero rispondere: «Ci denunci tutte, tutte noi che abbiamo preso la parola e partecipato alla discussione e all'analisi critica sul suo comportamento che abbiamo ritenuto lesivo della dignità delle donne».
Il carattere “misogino” dell'ultimo attacco del premier non sfugge alle donne del Pd. “«La misoginia può avere molte facce», avverte la vicepresidente della Camera Rosi Bindi, «l'ultima è quella esibita dal premier con la denuncia alla direttrice e alle giornaliste dell'Unità, colpevoli di aver dato voce al diritto di informare e alla libertà femminile di chiedere ragione di un potere che umilia le donne». «Con un'unica mossa, si cerca di colpire due obiettivi», attacca la Bindi che osserva come Berlusconi non ha querelato «la fonte, ampiamente nota, che per prima ha rivelato i festini organizzati a Roma e in Sardegna, ma contesta la libertà di riferire e analizzare le notizie, discutere e dissentire». La risposta, secondo la Bindi, deve essere la mobilitazione, a partire dalle feste de l'Unità.
Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd, scrive al direttore de l'Unità: «Cara Concita, l'atto di intimidazione di Berlusconi verso il giornale che dirigi e che, fin dalla sua nascita è stato simbolo di libertà, è l'ennesimo colpo di un capo di governo in serie difficoltà per il suo comportamento personale e politico, che cerca di nascondere la verità occupando ogni angolo dell'informazione e querelando o citando per danni chi non obbedisce alla sue veline».
«Sono personalmente vicina a te e alla tua redazione che, nonostante le difficoltà, cerca di raccontare l'Italia vera. La libertà di opinione e di valutazione - prosegue - è tutelata dalla nostra Costituzione. La vostra libertà è la nostra. Per questo una mobilitazione è sempre più urgente. Ti, vi sono vicina».
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Dossier di distrazione di massa

Riprendiamo da l'Unità.it un pezzo di lunedì del blog "Invece" del direttore Concita De Gregorio.
Cuochi di cianuro.
Rassegna stampa.

Dicevamo dell'autunno che ci aspetta. Stracci lerci, veline confezionate su commissione, si dice, sembra che, una fonte anonima ci assicura. Esecutori di gambizzazioni a mezzo stampa ingaggiati a suon di milioni dal presidente del Consiglio, che fulmineo si dissocia dal sottoposto strapagato: non sapevo, non ci siamo parlati. La cosa è sfuggita di mano. Non è il premier il mandante, cercate altrove: le gerarchie ecclesiastiche, ecco, sì. È una resa dei conti tra cardinali. È una manovra contro Ruini. È la guerra tra Ruini e Bertone. E' la «Lobby di velluto» alle strette. Ne sa qualcosa il Papa, Bruno Vespa lo vuole intervistare? Ne sa qualcosa Gianni Letta, il Copasir lo vuole sentire? Un altro prelato ci ha appena fatto sapere che. C'è la mano dei servizi deviati, no, di un africano che lavora alla Segreteria di Stato. Berlusconi è una vittima. Boffo non c'entra, è un pretesto. Avete letto cosa dice il direttore dell'Osservatore romano? Una fucilata, ma per conto di chi?
Questo, appunto. Siccome ogni paese ha gli scandali che gli assomigliano questa povera Italia sotto il tallone del plutocrate ha quello che con sarcasmo all'estero chiamano il Watergate all'italiana, il sorriso della penna non si vede ma leggendo si sente. A noi tocca un Watergate così, e chissà per quanto altro ancora ci si faranno grassi giornali e siti internet servili (la tv no, quella parla di maltempo e code in autostrada), chi sarà il prossimo, per chi faranno preparare il prossimo plotone. Il Watergate all'italiana al contrario dell'originale non è pericoloso per nessuno tranne che per gli anelli deboli della catena, non mira al vertice ma a suscitare zizzania, ridde di voci, veline per far dimenticare altre veline, carta contro carne, dossier di distrazione di massa. C'è un'industria, al lavoro. Un po' cialtrona perché, di nuovo a differenza dell'originale, qui le fonti sono dilettanti, gente che non sa scrivere in italiano, amanuensi che si rivolgono a una Eccellenza evidentemente committente, forse, si dice, scribani della segreteria di Stato vaticana che, si sa, sono «indiani africani e filippini» dunque sbagliano l'ortografia. Scrive oggi Aldo Giannuli, che di minute «galleggianti» e dossier sporchi è uno dei massimi esperti in Italia. «Il termine Eccellenza (titolo onorifico episcopale) e quel "secretato" alla latina ci fanno sospettare una persona di ambiente cattolico. Avanziamo una congettura: una persona che ha motivo di rancore personale o rivalità nei confronti di Boffo, che si è rivolta ad un detective privato per ottenere il certificato generale (cosa cui non avrebbe dovuto avere accesso). Che poi ha raccolto voci, notizie, pettegolezzi cavandone il "documento" che ha inviato (insieme alla fotocopia del certificato) ai vescovi italiani fin da maggio (...) Una polpetta avvelenata. E cucinata pure male». Enzo Bianco, ex ministro dell'Interno ed ex presidente del Copaco, parla di «odori nauseabondi», «ritorno alle pratiche del Sifar anni Cinquanta». Tra gli odori nauseabondi il peggiore è quello dei morti, di calunnia si muore anche da vivi. Cosa ancora si aspetti a mobilitarsi per difendere l'informazione, la democrazia e l'Italia dai cuochi di cianuro e dal Gran Ristoratore che li ingaggia, davvero, non si sa.
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Il "delitto" di lesa maestà

Berlusconi vuole chiudere l'Unità.
Comunicato della Direzione de l'Unità.

Da l'Unità.it

Le argomentazioni contenute nei due atti di citazione (nelle foto: le copertine dei due numeri del giornale "incriminati") sono formalmente dirette a dimostrare che l’Unità ha colpito la reputazione di Berlusconi, ma nella sostanza delineano un illecito non previsto dal nostro ordinamento, quello di lesa maestà.
Il legale del presidente del Consiglio contesta le nostre opinioni politiche, le nostre valutazioni (peraltro condivise da opinionisti di altri giornali nazionali e internazionali e comunque attinenti alla libera manifestazione del pensiero tutelata dall’articolo 21 della Costituzione) sui rapporti tra la maggioranza e il Vaticano. O i giudizi sui comportamenti privati del premier e sulla loro compatibilità col suo ruolo pubblico.
Viene addirittura qualificato lesivo della onorabilità del premier il fatto di aver riportato giudizi espressi pubblicamente da Veronica Lario attorno alle sue condizioni e alle sue frequentazioni con minorenni. Persino l’opinione di una scrittrice come Silvia Ballestra viene inserita nell’elenco delle affermazioni non pubblicabili.
Un passo dell’atto prodotto dal legale del premier riassume bene il senso complessivo dell’iniziativa. “Si è scritto, spacciandolo per vero, che ‘tutto’ sarebbe stato ‘nascosto ‘ manipolando l’informazione attraverso le televisioni. E che il dottor Berlusconi non solo avrebbe tale controllo ma addirittura ne avrebbe abusato e continuerebbe ad abusarne in danno del servizio pubblico Rai e per i suoi interessi personali (che sarebbero una sorta di guerra contro Sky). Il che, come quant’altro divulgato dall’Unità, è mera invenzione”.
In definitiva, è “diffamatorio” anche dire che Berlusconi controlla l’informazione in Italia.
Viene contestata la “illiceità” di due interi numeri del giornale in tutte le loro parti che si riferiscono al presidente del Consiglio e, attraverso il combinato disposto di articoli e commenti, diventa “diffamatoria” una linea politica e una visione del mondo.
Non è possibile, nei due atti di citazione, trovare nulla che riguardi il merito delle affermazioni contestate. Né, quindi, ci viene data la possibilità di dimostrare che esse sono fondate su dichiarazioni pubbliche (addirittura fatte da parlamentari della Repubblica un tempo legatissimi al premier, come Paolo Guzzanti) o su dichiarazioni già acquisite dall’autorità giudiziaria (come quelle della D’Addario) e diffuse da tutta la stampa mondiale.
E questo chiarisce le ragioni della scelta della sede civile e la richiesta di un risarcimento esorbitante. È evidente che Silvio Berlusconi, come già il fascismo, vuole chiudere il giornale fondato da Antonio Gramsci.
Faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per impedirlo. Lanciamo, ai nostri lettori e a tutti i democratici, un appello perché si mobilitino a difesa della libertà di stampa.
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L'armageddon mediatico, il delirio di onnipotenza

D'Alema: "Appare sempre più intollerante alla critica".
L'Unità: "Berlusconi ci ha chiesto due milioni di euro di danni. Vuole chiuderci".

Roma - (Adnkronos/Ign) - Nel mirino soprattutto le critiche a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per gli incontri con la D'Addario. Il quotidiano: "Vuole chiudere il giornale come fece il fascismo". Appello alla mobilitazione per difendere la libertà di stampa.
Dalle Agenzie, Adnkronos.

Roma, 2 set. (Adnkronos/Ign) - La direzione dell'Unità annuncia di aver ricevuto nella mattinata di oggi due citazioni per danni per un totale di due milioni di euro dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il tramite del suo legale romano Fabio Lepri. Il capo del governo chiede inoltre la condanna a una pena pecuniaria di 200.000 euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornaliste Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l'opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra.
La richiesta si riferisce a tutti i servizi dedicati allo scandalo sessuale che ha coinvolto il premier pubblicati sui numeri del 13 luglio e del 6 agosto del quotidiano: gli editoriali del direttore (intitolati ''l'etica elastica'' e ''iniezioni di fiducia''), i servizi di cronaca e i commenti. I due atti di citazione, lunghi complessivamente 32 pagine, contestano le critiche rivolte al premier a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per la contemporanea partecipazione a incontri con la escort Patrizia D'Addario.
Viene anche giudicata diffamatoria la ricostruzione dei rapporti tra gli ambienti vicini al premier e le gerarchie vaticane affinché queste ultime assumessero un atteggiamento indulgente nei confronti del premier. ''Diffamatoria'', inoltre, la ricostruzione dei rapporti tra Rai e Mediaset in funzione anti-Murdoch. Viene indicata come lesiva dell'onorabilità del premier l'attribuzione del controllo dell'informazione in Italia e il suo abuso. Contestata pure la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell'utilizzo, da parte del premier, di speciali accorgimenti contro l'impotenza sessuale. ''Affermazioni false e lesive dell'onore'' del premier del quale, scrive il legale, ''hanno leso anche la identità personale presentando l'on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione''.
In una nota la direzione del quotidiano scrive che ''le argomentazioni contenute nei due atti di citazione sono formalmente dirette a dimostrare che l'Unità ha colpito la reputazione di Berlusconi, ma nella sostanza delineano un illecito non previsto dal nostro ordinamento, quello di lesa maestà''. E avverte: ''E' evidente che Berlusconi, come già il fascismo, vuole chiudere il giornale fondato da Antonio Gramsci''. Da qui l'appello a ''tutti i lettori del giornale e a tutti i democratici, affinché si mobilitino a difesa della libertà di stampa''.
L'opposizione fa quadrato attorno al quotidiano. Di atteggiamenti ''estremamente gravi" da parte del Cavaliere nei confronti della stampa parla Massimo D'Alema, che sottolinea: "Berlusconi appare sempre più intollerante alla critica, intollerante all'esercizio libero di quel ruolo di informazione che in qualsiasi Paese democratico compete alla stampa. E quando si attacca questo principio si colpisce un pilastro della democrazia moderna". D'Alema parla di una "aggressione del presidente del Consiglio nei confronti della stampa libera: non si tratta solo dell'Unità, ma si tratta di Repubblica, si tratta della stampa straniera, si tratta persino dei portavoce della Commissione europea. Tutto ciò ha a che vedere con la libertà dell'informazione e dell'espressione evidentemente lo infastidisce".
Quello nei confronti dell'Unità ''è un nuovo tentativo di intimidire la libera informazione" dice a chiare lettere pure Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, per il quale ''diventa sempre più urgente la mobilitazione per difendere la libertà di informazione dalla crociata di un premier che già controlla buona parte dei media italiani''.
Solidarietà e vicinanza all'Unità esprime Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. ''Ancora una volta osserviamo come la reazione al dissenso nei confronti del suo operato sia tanto violenta, quanto incapace di rispondere alle domande e alle critiche che i media nazionali e stranieri gli rivolgono'' afferma Finocchiaro. ''La verità - conclude - è che l'opinione pubblica aspetta ancora le risposte del premier e che reazioni così scomposte sono sintomo di una difficoltà e prima o poi si trasformeranno in autogol".
Solidarietà anche da Antonio Di Pietro. "Ecco la dittatura di ritorno, e dalle carte bollate all'olio di ricino il passo è breve - afferma il presidente dell'Italia dei Valori - Oggi è toccato all''Unità, ieri a noi dell'Italia dei valori, nei giorni scorsi nel mirino sono finiti 'La Repubblica' e la stampa estera". "Insomma, come accade in tutti i peggiori regimi, chi non si allinea viene colpito - conclude Di Pietro - Esprimiamo solidarietà al direttore responsabile dell'Unità e ai suoi redattori, colpevoli soltanto di aver svolto bene il loro lavoro''. Ed ha nuovamente invitato a ''scendere in piazza per la libertà d'informazione insieme alla Fnsi e a tutte le associazioni di categoria".
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Signora in difficoltà

Intervengono i pompieri e la crocerossa.
FotoPost - Immagini di questa mattina.

Le foto documentano l'intervento dei pompieri questa mattina in Via Roma in seguito ad una telefonata che avvisava che una signora inferma costretta alla sedia a rotelle si trovava in difficoltà. Tutto si è alla fine risolto per il meglio.



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A Casale si cerca di salvare capra e cavoli

Moschea in via Adda, Comune verso il no.
Il centrodestra a caccia di nuove soluzioni.

Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

In Via Adda i fedeli musulmani non andranno. È questa la sensazione che si fa strada e che viene confermata anche dagli ambienti della Lega Nord, il partito che fa capo al sindaco di Casale Flavio Parmesani. Ieri il primo cittadino casalese era irreperibile. Sulla questione della moschea, dunque, l’amministrazione comunale di centrodestra, dopo i proclami della settimana scorsa con i quali si invitava i fedeli islamici di andare a pregare a Lodi una volta chiuso il centro di preghiera di via Fugazza, in questa fase vuole mantenere il profilo basso. Dopo la protesta dei residenti di via Adda e la conseguente raccolta di firme contro l’insediamento del centro di culto islamico, la sensazione è che il Comune stia cercando una via d’uscita. «Stiamo cercando un punto d’incontro che salvi capra e cavoli», ha spiegato il capogruppo di maggioranza Antonio Palermo che però, nella fattispecie, si attiene al silenzio imposto all’interno della Giunta di centrodestra.
Intanto Andrea Negri, commissario della Lega Nord di Codogno, mette i paletti sull’eventuale arrivo della moschea a Somaglia o Codogno. «Abbiamo assicurazioni che non si insedierà né a Codogno né a Somaglia», spiega l’esponente leghista- «In quelle zone, vocate ad espansioni produttive, non ci sarebbe nemmeno spazio per i luoghi di culto».
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La scuola dà i numeri

I numeri del Provveditorato agli Studi.
Oltre 500 supplenti nominati entro i prossimi sette giorni.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

Su un totale di 3.216 posti in organico per le scuole di ogni ordine e grado in Provincia, di cui 282 di sostegno, quelli da coprire con contratti a tempo determinato sono 520. Relativamente a questi ultimi, ieri, l’Ufficio scolastico provinciale aveva già sottoscritto, tramite le scuole, contratti annuali con 311 docenti. Oggi e domani invece verranno assegnati gli altri 209. E, con la riforma dell’ordinamento scolastico e la formazione di nuove graduatorie, è difficile capire se in Provveditorato ci sarà una piccola invasione di insegnanti precari in cerca di un incarico annuale oppure no: «Potrebbero arrivare a Lodi cento o mille persone — spiega Cristina Lerede, vice dirigente dell’Ufficio —. È impossibile da pronosticare. Le nomine che verranno fatto domani (oggi per chi legge, ndr) e dopodomani si basano sulle code delle graduatorie che vengono aggiunte alle graduatorie di esaurimento provinciali. Lo scopo del meccanismo è permettere a docenti di altre province di essere inseriti nelle graduatorie di altre 3 province a livello nazionale. Si tratta di una nuova disposizione ministeriale contro la quale sono già stati presentati pure dei ricorsi sul piano legale, ma che comunque oggi è operativa. Trattandosi di una novità è difficile prevedere quante persone si presenteranno a Lodi piuttosto che in altre realtà dove sono state presentate le domande. Inoltre potrebbero esserci chiamate contestuali. Noi, tramite le scuole, ci siamo limitati a fare le convocazioni per gli ultimi posti disponibili. Sul nostro sito abbiamo pubblicato il calendario delle convocazioni con le graduatorie del concorso». Se 311 precari, dunque, hanno già ottenuto un incarico nel Lodigiano e altri 209 dovrebbero averlo entro i prossimi due giorni, la soddisfazione maggiore, in questo periodo di ‘tagli’ è invece per i 29 docenti che sono stati immessi a ruolo quest’anno: per loro, finalmente, il contratto definitivo a tempo indeterminato.
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Killeraggio da disperazione

Ieri il premier ha attaccato il direttore e l'editore del quotidiano La Repubblica: "Avrei risposto se quei quesiti me li avesse presentati un qualsiasi altro giornale".
Berlusconi: "Repubblica un super-partito perciò non ho risposto alle 10 domande".
Rassegna stampa - Articoli tratti da Repubblica.it.

Roma - Dopo lo scontro con l'Unione europea l'attacco frontale a Repubblica, al suo direttore e al suo editore. Silvio Berlusconi da Danzica non dimentica le sue difficoltà in patria e tenta l'affondo contro il giornale di diretto da Ezio Mauro, e alle dieci domande alle quali il premier non risponde da settimane. "A questa gente non rispondo", dice il presidente del Consiglio al termine di una lunga passeggiata fra le gioiellerie della cittadina polacca. "Se queste domande - aggiunge - me le avesse poste (magari in modo diverso perché così sono insolenti, offensive e diffamanti) un giornale che non fosse un super partito politico di un editore svizzero con un direttore dichiaratamente evasore fiscale, avrei risposto". Anche perché, sottolinea, "non avrei nessuna difficoltà a farlo".
Tranne a quella sulla salute, precisa sorridendo, ma solo perché chiaro che "non sono malato, anzi sono Superman". Il 'la' per parlare delle vicende private lo fornisce lui stesso riferendo di una conversazione avuta a margine delle cerimonie con il premier polacco Donald Tusk. "Siccome alcuni giornali italiani mi hanno fatto una pubblicità molto positiva - ironizza - allora trovo che sia assolutamente normale dire quale è la realtà ai miei colleghi". Berlusconi ripete, nonostante le tante testimonianze che dicono il contrario, la sua versione dei fatti: "Non ho mai frequentato minorenni, tantomeno la signorina Letizia; non ho mai dovuto dare soldi a una meretrice; ed infine non ho mai partecipato nè tantomeno organizzato festini". Solo delle "menti malate", sottolinea, possono immaginare cose del genere".
Purtroppo però, prosegue, certa stampa italiana con la complicità di "giornali amici" all'estero "mi costringe a mettere dei punti sulle 'i'". Non che i leader stranieri mi chiedano di queste cose, precisa sorridendo, "ma ogni tanto magari fanno dei complimenti circa la mia vivacità, sul mio fascino...".
E se l'attacco a Repubblica è diretto e violento qualcosa da ridire il Cavaliere ce l'ha anche sul Corriere della Sera, ma quello del 1939. Berlusconi ricorda come il Corsera applaudì "alla reazione della Germania nazista all'espulsione di una minoranza di tedeschi dalla Polonia. Fu la scusa con cui Hitler invase il Paese e il giornale di via Solferino, dice Berlusconi, titolò "fantastica operazione umanitaria". "Bravi", aggiunge ironico. Del caso Avvenire che lo ha visto finire nel mirino delle gerarchie ecclesiastiche e del mondo cattolico nel suo complesso dice di non voler parlare : "Non ho mai detto una cosa negativa o dato un giudizio bacchettone", spiega.

Oggi il commento di Ezio Mauro, direttore di Repubblica.
La strategia della menzogna.

Poiché la sua struttura privata di disinformazione è momentaneamente impegnata ad uccidere mediaticamente il direttore di "Avvenire", colpevole di avergli rivolto qualche critica in pubblico (lanciando così un doppio avvertimento alla Chiesa perché si allinei e ai direttori dei giornali perché righino dritto, tenendosi alla larga da certe questioni e dai guai che possono derivarne) il Presidente del Consiglio si è occupato personalmente ieri di "Repubblica": e lo ha fatto durante il vertice europeo di Danzica per ricordare l'inizio della Seconda guerra mondiale, dimostrando che l'ossessione per il nostro giornale e le sue inchieste lo insegue dovunque vada, anche all'estero, e lo sovrasta persino durante gli impegni internazionali di governo, rivelando un'ansia che sta diventando angoscia.
L'opinione pubblica europea (ben più di quella italiana, che vive immersa nella realtà artefatta di una televisione al guinzaglio, dove si nascondono le notizie) conosce l'ultima mossa del Cavaliere, cioè la decisione di portare in tribunale le dieci domande che "Repubblica" gli rivolge da mesi. Presentata come attacco, e attacco finale, questa mossa è in realtà un tentativo disperato di difesa.
Non potendo rispondere a queste domande, se non con menzogne patenti, il Capo del governo chiede ai giudici di cancellarle, fermando il lavoro d'inchiesta che le ha prodotte. È il primo caso al mondo di un leader che ha paura delle domande, al punto da denunciarle in tribunale.
Poiché l'eco internazionale di questo attacco alla funzione della stampa in democrazia lo ha frastornato, aggiungendo ad una battaglia di verità contro le menzogne del potere una battaglia di libertà, per il diritto dei giornali ad indagare e il diritto dei cittadini a conoscere, ieri il Premier ha provato a cambiare gioco. Lui sarebbe pronto a rispondere anche subito se le domande non fossero "insolenti, offensive e diffamanti" e fossero poste in altro modo e soprattutto da un altro giornale. Perché "Repubblica" è "un super partito politico di un editore svizzero e con un direttore dichiaratamente evasore fiscale".
Anche se bisognerebbe avere rispetto per la disperazione del Primo Ministro, l'insolenza, la falsità e la faccia tosta di quest'uomo meritano una risposta.
Partiamo da Carlo De Benedetti, l'editore di "Repubblica": ha la cittadinanza svizzera, chiesta come ha spiegato per riconoscenza ad un Paese che ha ospitato lui e la sua famiglia durante le leggi razziali, ma non ha mai dismesso la cittadinanza italiana, cioè ha entrambi i passaporti, come gli consentono la legge e le convenzioni tra gli Stati. Soprattutto ha sempre mantenuto la residenza fiscale in Italia, dove paga le tasse. A questo punto e in questo quadro, cosa vuol dire "editore svizzero"? È un'allusione oscura? C'è qualcosa che non va? Si è meno editori se oltre a quello italiano si ha anche un passaporto svizzero? O è addirittura un insulto? Il Capo del governo può spiegare meglio, agli italiani, agli elvetici e già che ci siamo anche ai cittadini di Danzica che lo hanno ascoltato ieri?
E veniamo a me. Ho già spiegato pubblicamente, e i giornali lo hanno riportato, che non ho evaso in alcun modo le tasse nell'acquisto della mia casa che i giornali della destra tengono nel mirino: non solo non c'è stata evasione fiscale, ma ho pagato più di quanto la legge mi avrebbe permesso di pagare. Ho versato infatti all'erario tasse in più su 524 milioni di vecchie lire, e questo perché non mi sono avvalso di una norma (l'articolo 52 del D. P. R. 26 aprile 1986 numero 131, sull'imposta di registro) che, ai termini di legge, mi consentiva nel 2000 di realizzare un forte risparmio fiscale.
Capisco che il Premier non conosca le leggi, salvo quelle deformate a sua difesa o a suo privato e personale beneficio. Ma dovrebbe stare più attento nel pretendere che tutti siano come lui: un Capo del governo che ha praticato pubblicamente l'elogio dell'evasione fiscale, e poi si è premurato di darne plasticamente l'esempio più autorevole, con i quasi mille miliardi di lire in fondi neri transitati sul "Group B very discreet della Fininvest", sottratti naturalmente al fisco con danno per chi paga le tasse regolarmente, con i 21 miliardi a Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì, con i 91 miliardi trasformati in Cct e destinati a non si sa chi, con le risorse utilizzate poi da Cesare Previti per corrompere i giudici di Roma e conquistare fraudolentemente il controllo della Mondadori. Si potrebbe andare avanti, ma da questi primi esempi il quadro emerge chiaro.
Il Presidente del Consiglio ha detto dunque ancora una volta il falso, e come al solito ha infilato altre bugie annunciando che chi lo attacca perde copie (si rassicuri, "Repubblica" guadagna lettori) e ricostruendo a suo comodo l'estate delle minorenni e delle escort, negando infine di essere malato, come ha rivelato a maggio la moglie. Siamo felici per lui se si sente in forze ("Superman mi fa ridere"). Ma vorremmo chiedergli in conclusione, almeno per oggi: se è così forte, così sicuro, così robusto politicamente, perché non provare a dire almeno per una volta la verità agli italiani, da uno qualunque dei sei canali televisivi che controlla, se possibile con qualche vera domanda e qualche vero giornalista davanti? Perché far colpire con allusioni sessuali a nove colonne privati cittadini inermi come il direttore di "Avvenire", soltanto perché lo ha criticato? Perché lasciare il dubbio che siano pezzi oscuri di apparati di sicurezza che hanno fabbricato quella velina spacciata falsamente dai suoi giornali per documento paragiudiziario?
Se Dino Boffo salverà la pelle, dopo questo killeraggio, ciò accadrà perché la Chiesa si è sentita offesa dall'attacco contro di lui, e si è mossa da potenza a potenza. Ma la prossima preda, la prossima vittima (un magistrato che indaga, una testimone che parla, un giornalista che scrive, e fa domande) non avendo uno Stato straniero alle spalle, da chi sarà difeso? L'uomo politico passato alla storia come il più feroce nemico della stampa, Richard Nixon, non ha usato per difendersi un decimo dei mezzi che Berlusconi impiega contro i giornali considerati "nemici". Se vogliamo cercare un paragone, dobbiamo piuttosto ricorrere a Vladimir Putin, di cui non a caso il Premier è il più grande amico.
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Sotto il feltrino niente

La vicenda Feltri.
Le carte confermano: caso montato ad arte.
Rassegna stampa - Avvenire.it di oggi, Danilo Paolini.

Non può esserci stato patteggiamento da parte di Dino Boffo, perché non c’è stato alcun processo a suo carico. Non c’è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo compagno. Non ci sono intercettazioni telefoniche. Non c’è una sentenza di condanna, ma soltanto un decreto penale che dispone il pagamento di un’ammenda. Per farla breve, si è trattato di una diatriba giudiziaria minima, come ce ne sono a milioni nei tribunali di tutta Italia. Una storia vecchia di anni che non riveste alcun «pubblico interesse», ha stabilito ieri il giudice per le indagini preliminari di Terni Pierluigi Panariello, autorizzando perciò soltanto la copia del decreto penale di cui sopra, con l’omissione delle generalità della controparte e del suo avvocato. Il magistrato ha quindi respinto le richieste di «accesso indiscriminato» all’intero fascicolo da parte di numerose testate giornalistiche, «potendo la divulgazione di tali atti recare pregiudizio al diritto alla riservatezza delle parti private coinvolte nel procedimento». Insomma, la verità dei fatti che emerge dalle carte del tribunale di Terni è assai diversa dalle ricostruzioni basate su una lettera anonima. Mettiamole a confronto.
Nella furia da scoop (e da "spedizione punitiva") è stato scritto che il direttore di Avvenire aveva patteggiato una condanna per molestie. Non è vero: Boffo ha soltanto rinunciato a presentare opposizione al provvedimento entro il termine di 15 giorni stabilito dalla legge. Un modo per chiudere rapidamente una vicenda certamente spiacevole, ma in nessun modo un’ammissione di colpevolezza. Lo stesso gip Pierluigi Panariello, infatti, ha confermato che «il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti», dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui «ma da un’altra persona».
È stato detto, inoltre, di tentativi di tacitare la controparte, ma tali erano l’interesse e il coinvolgimento di Boffo in questa vicenda che non nominò nemmeno un difensore di fiducia. Carta canta, se è ufficiale e con tanto di intestazione del tribunale: a rappresentarlo fu un avvocato del foro di Terni, nominato d’ufficio dal gip Augusto Fornaci. Si era al 9 agosto del 2004 (i fatti oggetto di valutazione risalgono al periodo agosto 2001-gennaio 2002), ma il direttore di Avvenire non aveva percepito la peculiarità del provvedimento accomunandolo alla serie di cause di routine che ogni giornale si trova ad affrontare, tanto che ha provveduto solo in seguito a nominare un proprio legale. È l’ennesima dimostrazione della reale portata dei fatti.
All’avvocato di fiducia di Boffo, ovviamente, il giudice per le indagini preliminari ha accordato l’accesso a tutto il fascicolo, in quanto rappresentante di un soggetto «titolare di un interesse qualificabile indubbiamente come diritto alla conoscenza degli atti». Il procuratore Fausto Cardella, nel parere espresso al gip, ha sostenuto invece che la visione in toto delle carte andava concessa anche ai giornalisti, malgrado già in passato altre identiche istanze fossero state respinte, sempre a tutela della riservatezza delle parti. Anche Cardella, in ogni caso, ha convenuto sull’opportunità di «eliminare dagli atti ogni riferimento identificativo alla persona offesa e al suo difensore». Veniamo, infine, al "pezzo forte" della campagna messa in atto contro Boffo: la cosiddetta (da il Giornale) "informativa" sulle sue presunte frequentazioni e abitudini sessuali. Come aveva già precisato lunedì il gip di Terni (e prima di lui, per quanto riguarda gli archivi di sua competenza, il ministro dell’Interno Roberto Maroni) non ve ne è traccia.
Ieri, in seguito al rigetto delle istanze di accesso completo al fascicolo, il giudice Panariello ha di nuovo specificato, a scanso d’equivoci, che, anche qualora l’autorizzazione fosse stata concessa, non sarebbe saltata fuori nessuna nota di quel genere. Il "caso", quindi, è stato montato su una velina fabbricata ad arte di cui (per il momento) non si conosce l’autore.


Inoltre:
Dal Papa «stima e gratitudine» per la Cei e per il suo Presidente.

Cei: comunicato dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali.
L'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana rende noto che nel pomeriggio di martedì 1° settembre è intervenuta una telefonata tra il Santo Padre Benedetto XVI e il Presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova.
Il Santo Padre ha chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale e ha espresso stima, gratitudine e apprezzamento per l’impegno della Conferenza episcopale italiana e del suo Presidente.

Santa Sede: dichiarazione del direttore della Sala stampa vaticana.
Confermo che il cardinale segretario di Stato ha parlato con il dottor Boffo manifestandogli la sua vicinanza e solidarietà. È chiaro che vi è accordo tra la Santa Sede e la Chiesa in Italia, nel rispetto delle rispettive competenze, ed essendovi frequente contatto e profonda conoscenza e stima fra il cardinale segretario di Stato e il presidente della Conferenza episcopale. Pertanto i tentativi di contrapporre la Segreteria di Stato e la Conferenza episcopale non hanno consistenza. Non vi è motivo di stupirsi peraltro se vi sono differenze di approccio fra i media vaticani e quelli del mondo cattolico italiano quanto ai temi e ai dibattiti in corso nella società e nella politica italiana, date le differenti finalità e attenzioni prioritarie di tali media, ed è ovvio che i media vaticani facciano riferimento alle posizioni degli episcopati dei diversi Paesi.
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Europa ridens

Durissimo commento del britannico Independent.
Guardian: "stupefacente" l'attacco alla Ue.
Libé: "Contrattacchi senza soste".
Berlusconi? "Libertino di cui il mondo ride".
"Vuole il bavaglio per i commissari".
Rassegna stampa - Repubblica.it di oggi, dal corrispondente Enrico Franceschini.

Londra - Un "libertino" che vuole dare lezioni agli altri. Un "clown" che non capisce che la gente ride di lui. Un premier che voleva essere l'interlocutore previlegiato del Vaticano ma "non è più in odore di santità" a causa dei suoi errori politici. E uno dei leader dell'Unione Europea che vuole "tappare la bocca" ai portavoce della Ue. Così la stampa internazionale dipinge oggi Silvio Berlusconi, riferendo gli ultimi sviluppi delle polemiche attorno al nostro presidente del Consiglio. Dai quotidiani britannici alla stampa francese, da quella spagnola a quella argentina, sino a un quotidiano delle Filippine, la vicenda degli scandali privati, delle tensioni con la Chiesa e delle cause per diffamazione contro i giornali che ruota attorno al capo del Pdl continua dunque a ricevere grande attenzione sui media stranieri.
"Lezioni da lussuriosi e libertini" s'intitola l'editoriale del quotidiano Independent, in cui Nicholas Lezard commenta la "farsa infinita che si intitola Silvio Berlusconi, primo ministro d'Italia". Il columnist inglese osserva che "il priapismo" del premier "deflette l'attenzione dalla sua politica cinica e disonesta". Scrive Lezard: "Quando leggo che nomina ex-modelle in topless nel suo governo, che flirta apertamente con loro, che va al compleanno di una 18enne, sorrido fra me e me e penso che lo stupido caprone si ripete un'altra volta". Tracciando un ironico paragone con "i lussuriosi e i libertini" di un'altra era, da Casanova a Don Giovanni, l'articolista dell'Independent conclude: "Berlusconi è come un personaggio di una commedia rinascimentale, un tipo che vuole divertire ma non si rende conto che è di lui che si ride, costretto a seguire il proprio pene dovunque questo lo conduca". Lezard cita la frase di Veronica Lario, "non posso impedirgli di rendersi ridicolo agli occhi del mondo", per osservare che "al mondo piacciono i clown, e noi uomini possiamo usare l'esempio di Berlusconi per cercare di comportarci un po' più dignitosamente di lui".
Un altro quotidiano britannico, il Guardian, pone invece l'accento sulle dichiarazioni del premier italiano per "zittire" i portavoce della Ue sulla questione dell'immigrazione, a suo dire colpevoli di avere criticato l'Italia: Berlusconi "ha minacciato di bloccare i lavori dell'Unione Europea se i commissari e i loro portavoce non verranno zittiti e se non verrà loro impedito di parlare su qualsiasi argomento", una richiesta "stupefacente" nota il corrispondente da Roma John Hooper, collegandola alle ultime mosse del Cavaliere contro giornali italiani e francesi e alle polemiche tra il Giornale, "quotidiano di famiglia" del premier, e la Chiesa cattolica che aveva criticato i suoi comportamenti privati. Anche l'agenzia di stampa Reuters, il quotidiano Irish Times e vari giornali spagnoli riportano lo scontro tra Berlusconi e la Ue, mentre dalle Filippine il Manila Bullettin ripercorre tutte le puntate dello "scandalo di sesso" in Italia.
Ampio spazio al caso Berlusconi anche sulla stampa francese. Il quotidiano Liberation scrive che il primo ministro italiano "moltiplica i colpi bassi" e "contrattacca senza sosta" su tutti i fronti per cercare di riprendere il controllo della situazione. Il giornale parigino parla della campagna sferrata dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri, definito "un provocatore senza scrupoli", alla testa del quotidiano di famiglia di Berlusconi, contro i dirigenti del gruppo Repubblica-Espresso, riferendo le accuse al direttore Ezio Mauro, al presidente Carlo De Benedetti, al fondatore Eugenio Scalfari, così come all'Avvenire. Liberation informa che più di 170 mila persone hanno firmato l'appello di tre rinomati giuristi per denunciare la "campagna di intimidazione" e il tentativo di "ridurre al silenzio la libertà di stampa", segnalando che tra i firmatari ci sono personalità della cultura come Umberto Eco, Roberto Saviano e Bernardo Bertolucci.
Il quotidiano svizzero Tribune de Geneve scrive che il premier, dopo avere corteggiato a lungo la Chiesa, "non è più in odore di santità e ha provocato la collera delle alte gerarchie ecclesiastiche" per i suoi comportamenti privati e per la campagna contro l'Avvenire, quotidiano dei vescovi, che si era permesso di criticarlo. Parole analoghe sul francese 24 Heures e su Le Temps, che riporta le smentite di Ezio Mauro alle accuse rivolte da Berlusconi a lui e a De Benedetti.
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La Provincia si fa i conti in tasca

Giunta Foroni alla prese con il bilancio che cambia.
Rassegna stampa - Alberto Belloni, Il Cittadino di oggi.

Riposizionamenti di spesa, contributi ai servizi sociali, manutenzione per le scuole e soldi per le battaglie in tribunale. Sono questi i capitoli principali della variazione di bilancio in discussione oggi pomeriggio nella giunta provinciale, primo atto operativo della neo eletta amministrazione di centrodestra guidata da Pietro Foroni dopo la parentesi delle vacanze estive. Il menù prevede anche la discussione della convenzione sottoscritta tra palazzo San Cristoforo e Ferrovie dello stato per la realizzazione del collegamento ciclopedonale tra Codogno e San Fiorano, nonché il programma delle manutenzioni straordinarie in programma nelle prossime settimane sulle strade provinciali dell’asta lodigiana occidentale. Il piatto forte, però, sarà la variazione di bilancio, una manovra da un milione e 771mila euro sulla quale, a onor del vero, incideranno soprattutto alcuni riposizionamenti di spesa. È il caso di un intervento sull’argine di Boffalora, un’opera la cui realizzazione non sarà compromessa ma sulla quale decade ufficialmente la compartecipazione della provincia: la variazione, in tal senso, equivarrà a circa 700mila euro sia alla voce “entrate” che in quella relativa alle spese.
Gli interventi veri e propri, così, si riducono a una cifra ben più contenuta: «Quella quale è possibile lavorare mettendo a disposizione fondi per i diversi assessorati è i realtà di 162mila e 960 euro - spiega l’assessore al bilancio, Cristiano Devecchi -. Sono comunque importanti, perché possiamo dire si tratti del primo vero atto significativo dal punto di vista politico che la giunta provinciale va ad adottare». Fatti salvi i 18mila euro destinati a rimpinguare il fondo di riserva, gli altri investimenti hanno tutti uno scopo ben definito. Sul piano degli interventi strutturali, la cifra più importante è quella indirizzata sulle scuole: si tratta di circa 50mila euro, che verranno utilizzati per la manutenzione ordinaria delle scuole superiori. Una “voce” interessante è quella relativa alle spese legali: tra la costituzione come parte civile per l’inchiesta di Rifiutopoli, il ricorso al Consiglio di Stato per l’impianto fanghi di Meleti e altre vicende palazzo San Cristoforo spenderà circa 45mila euro. la fetta più consistente (35mila euro) dei 52mila euro stanziati per la cultura e i servizi sociali verrà utilizzata per monitorare le problematiche sociali delle famiglie lodigiane, prologo agli interventi di aiuto e sostegno che la provincia intende adottare il prossimo anno; tra lotta alla diabrotica (il flagello del mais), la promozione del marchio Lodigiano Terra Buona, la Foresta di Pianura e la presenza della provincia alla Fiera autunnale di Codogno, infine, il settore agricoltura verrà beneficiato di circa 45mila euro.

Sullo stesso argomento il seguente articolo tratto da Il Giorno di oggi.
Argini sull’Adda, la Provincia taglia 700mila euro: «Ma i lavori si fanno».

È il primo vero atto della nuova Giunta provinciale di centrodestra. Si tratta di una variazione di bilancio di 1,7 milioni, che sarà varata oggi. Le entrate caleranno in realtà di 700mila euro, cifra che sarà tagliata dal bilancio, in particolare non partecipando più al finanziamento dei lavori sull’argine dell’Adda fra Lodi e Boffalora. «Ma l’opera si farà», affermano da Palazzo San Cristoforo. «In realtà, la cifra sulla quale è possibile lavorare mettendo a disposizione fondi per i diversi assessorati è di 162.960 euro — spiega l’assessore al bilancio Cristiano De Vecchi — comunque importanti perché possiamo dire si tratti del primo vero atto significativo dal punto di vista politico che la Giunta provinciale guidata da Pietro Foroni adotta».
Circa 50mila euro andranno alla manutenzione delle scuole, i servizi sociali ottengono 52mila euro. Per l’agricoltura ci sono 45mila euro, destinati all’Apa Milano-Lodi quali fondi per la diabrotica (3.500 euro), al marchio Lodigiano Terra Buona (8.000 euro), alla Fiera autunnale di Codogno (10.000 euro) e al progetto Foresta di Pianura (10.000 euro). Ci sono poi 21mila euro per il ricorso al Consiglio di Stato per l’impianto fanghi di Meleti e 14mila euro per la costituzione di parte civile sul caso di Rifiutopoli.
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Le linee per le nomine di competenza provinciale

Matteo Brunello ci informa su Il Cittadino di oggi che Devecchi ha annunciato le linee di indirizzo per la scelta dei rappresentanti di palazzo San Cristoforo.
Società pubbliche, è autunno caldo.
La Provincia alle prese con il futuro corso di Eal, Sisa e Sal.

Rassegna stampa.

Il nuovo corso della Eal, la scadenza del consiglio di amministrazione di Sisa e il destino della società Sal. Il mosaico delle partecipate della provincia di Lodi si delineerà nel corso dei prossimi mesi. E molti dei nodi da affrontare sono già all’attenzione degli amministratori di palazzo San Cristoforo. Proprio in questi giorni è stato avviato un confronto, per definire le prossime linee d’intervento. E a breve arriverà sul tavolo la questione della società Eal, per cui è stato richiesto ai vertici di preparare entro la fine di ottobre un piano di rilancio. Peraltro, all’interno della sua compagine sociale, il presidente Antonio Nava ha rassegnato il giugno scorso le dimissioni, mentre la scadenza del mandato degli amministratori della società è previsto con l’approvazione del bilancio d’esercizio del 2010.
Situazione analoga per la società Sisa, dove peraltro Mariano Peviani (che è stato nominato assessore in provincia) non è più tra i consiglieri. In questo caso l’intenzione di palazzo San Cristoforo sarebbe quella di attendere la fine del mandato, prevista con l’anno prossimo, per poi mettere mano alle nomine, con la sostituzione annunciata del presidente in carica Angelo Antoniazzi e l’incarico ad un altro rappresentante. Inoltre si aprirà a breve la partita per la gestione della Sal (Società per l’acqua lodigiana). «Intanto abbiamo predisposto già alcune linee d’indirizzo per la designazione dei rappresentanti della provincia presso enti, aziende e istituzioni - ha spiegato l’assessore provinciale al bilancio, Cristiano Devecchi - un atto che è stato approvato in consiglio provinciale alla fine di luglio. E la principale novità che come amministrazione abbiamo voluto introdurre è quella di obbligare i rappresentanti che abbiamo nominato a fornire un report puntuale e periodico dell’attività svolta come amministratori delle società». In particolare, nel provvedimento approvato dal consiglio si legge che coloro che sono stati incaricati dovranno relazionare in occasione dell’approvazione del bilancio della loro società al presidente della provincia, e nel caso il rappresentante sia stato designato dal consiglio, saranno chiamati a riferire alla conferenza dei capigruppo dell’assemblea degli eletti.
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Nuova influenza: il panico è da escludere, la prudenza no

Influenza suina. Un primo articolo di Carlo Catena su Il Cittadino di oggi.
Ma probabilmente non arriveranno prima dell’estate dell’anno prossimo. Il primario avverte: «Infezioni in aumento, serve più igiene».
Polmoni artificiali per la nuova influenza.
La Regione intende assegnarli agli ospedali di Lodi e Melegnano.
Rassegna stampa.

Anche le Aziende ospedaliere di Lodi e Melegnano saranno dotate di un Ecmo portatile, un dispositivo in grado di sostituire temporaneamente la funzionalità dei polmoni, con una tecnica già utilizzata da decenni in campo pediatrico ma rivelatasi preziosa nelle scorse settimane per permettere il trasferimento dall’Emilia Romagna all'ospedale San Gerardo di Monza di un giovane colpito da grave insufficienza respiratoria a causa dell'influenza “suina” tipo A/H1N1. Proprio dopo questo episodio, ma anche alla luce dell'impiego dell’Ecmo in un doppio trapianto cuore-polmoni al Policlinico San Matteo di Pavia, il governatore Roberto Formigoni ha annunciato un piano per dotare altri dodici presidi ospedalieri lombardi del nuovo macchinario, entro l’estate del 2010. All'Ao di Melegnano, a ieri, non erano pervenute note ufficiali dall'assessorato regionale alla sanità riguardo la fornitura del macchinario, così come all’Ao di Lodi. Del peso di pochi chilogrammi e del costo dell'ordine di 50mila euro, il modello portatile di Ecmo già in uso al San Matteo e al San Gerardo permette di far respirare il paziente senza effettuare neppure la tracheotomia, ma trattando il sangue attinto da una vena e restituito, ossigenato, in un’altra vena piuttosto che in un’arteria. Nel caso della “nuova influenza” può rivelarsi vitale in caso di pesanti complicazioni polmonari. Naturalmente, come tutte le apparecchiature medicali, sarà necessario formare personale per il suo utilizzo.
«Ben vengano apparecchiature e dotazioni in più in aziende ospedaliere come la nostra, dove abbiamo reparti di rianimazione e malattie infettive - spiega il primario degli “infettivi” di Sant’Angelo Lodigiano, Marco Tinelli -: un apparecchio che consenta l'ossigenazione del sangue e abbia dimensioni contenute è sicuramente un passo in avanti per la tutela della salute». Ma probabilmente l'epidemia di nuova influenza arriverà, almeno a Lodi, prima dell’Ecmo (comunque utile solo per i casi molto gravi) e forse prima ancora del vaccino, disponibile per metà novembre, fa sapere il ministero della Salute, e da somministrarsi a una settimana di distanza dal vaccino per l’influenza “classica”, comunque consigliato.
«Dobbiamo prepararci a un impatto pesante delle due influenze in autunno - dice chiaramente Tinelli -, e per questo sono già in programma incontri nei prossimi giorni presso la direzione sanitaria di Lodi. Nel mio reparto arrivano pazienti dal Sudmilano e anche dalla città di Milano. Questo perché sono in aumento le infezioni multiresistenti, che non reagiscono cioè a diversi antibiotici, ma anche patologie come la tubercolosi e le gastroenteriti, e posti letto e personale nei reparti per infettivi vanno aumentati, non solamente a Lodi».
Dal primario anche consigli elementari per la prevenzione: «Se ci si ammala bisogna stare lontani dalle persone fragili, ripararsi quando si starnutisce e poi lavarsi spesso le mani». Prima ancora del polmone portatile, avvertono quindi i medici, c’è l'igiene. Anche perché il più grande focolaio del virus in Italia al momento sembra essere la Riviera Romagnola.

Arriva l'influenza A. Dobbiamo avere paura?
La Repubblica.it di ieri, Umberto Veronesi.

La pioggia di dati sull'influenza da virus H1N1, la Nuova A, che ogni giorno ci invade ormai da molti mesi è sacrosanta, ma rischia di non rispondere alla domanda della gente, che invece è una sola: dobbiamo avere paura oppure o no? Siamo di fronte ad una pandemia mortale, una peste del ventunesimo secolo, o si tratta di un'altra influenza dal nome e l'origine più fantasiosi? Io penso che il panico è da escludere, la prudenza no. Tutti i virus influenzali, quelli che definiamo "stagionali", causano una lieve mortalità, in media intorno all'1 per mille dei contagiati. Al momento questo nuovo virus non sembra discostarsi sostanzialmente da questa percentuale, anche se dobbiamo tenere conto che, in caso di dati mondiali, i numeri relativi ai contagi sono di difficile interpretazione, perché in molti Paesi, con strutture sanitarie meno avanzate, numerosi casi non vengono identificati e neppure segnalati.
In Italia, dove il sistema si è mosso con indubbia efficienza come nel resto d'Europa, si riportano fino ad oggi fra i 1.600 e i 1.800 contagi e nessun decesso. Siamo quindi in linea con una normale influenza, che però ha, per il resto, caratteristiche nuove. Ciò che possiamo infatti dedurre con ragionevole certezza dai dati internazionali sono il tipo di virus e le sue tendenze di diffusione.
Prima di tutto va precisato che le notizie dall'emisfero australe, che sta aprendo la stagione influenzale con il "doppio virus" (quello stagionale e la nuova A) sono rassicuranti perché il virus ad oggi non è mutato, cioè nel moltiplicarsi non è diventato più pericoloso per la salute rispetto all'esordio. La malattia ha mostrato due caratteristiche: una grande velocità di contagio e una "predilezione" per i più giovani, tratto che la rende peculiare rispetto alle altre forme e che ha messo in speciale allarme i pediatri. Va detto anche che non appare fra le sue caratteristiche la gravità: la regola è la guarigione, non le complicanze e tantomeno la morte. Alvaro Ulribe, presidente della Colombia, ha appena annunciato, senza problemi di "immagine", di essere stato contagiato e lo staff si è dichiarato per nulla preoccupato perché la malattia è stata da subito sotto controllo. Si è ammalato anche Raffael Correa, presidente dell'Ecuador, ed già è guarito Oscar Arisa Sanchez, presidente del Costarica. Del resto la terapia è disponibile, per tutti: si tratta di antivirali già presenti sul mercato. Che fare però per evitare di ammalarsi? Il periodo di diffusione durerà molti mesi e dunque mi sembra inutile spostare l'inizio della scuola, come è stato proposto in Italia, perché significherebbe perdere l'anno scolastico. Così come non appare pensabile rimandare i viaggi all'estero perché i flussi di spostamento della popolazione, soprattutto i giovani, da un Paese all'altro ormai sono continui e inarrestabili. Non serve quindi stravolgere le proprie abitudini di vita e farsi ossessionare dall'incubo del contagio.
È più utile prestare attenzione particolare ai sintomi tipici influenzali e segnalarli subito al proprio medico, oltre che seguire le norme igieniche preventive che si applicano a tutti i contagi. Penso che in realtà dobbiamo tutti abituarci gradualmente all'idea che paradossalmente sulla diffusione dei nuovi virus il mondo moderno appare più fragile del mondo antico.
Nell'era della globalizzazione, come accennavo, non ci sono più, a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è di conseguenza, indebolito: l'allarme si diffonde più tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo. Esiste, dall'altra parte, un "sistema di salvataggio" (controlli, terapie, vaccini) più efficiente, che rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazione di comportamento, perdendosi nelle proprie ansie. Nel caso di un nuovo allarme di malattia, l'emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo di debellare più la paura che il virus. Questo è il rischio che possiamo e dobbiamo evitare.
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Puro spirito leghista

«Sul voto Franceschini dovrebbe essere più prudente».
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

«Dopo le recenti batoste elettorali, suggerirei al Pd un po’ più prudenza nelle dichiarazioni»: parte all’attacco l’opposizione a palazzo Broletto, dopo le affermazioni del segretario nazionale del Partito democratico, a sostegno di Guerini. Dario Franceschini, intervenuto domenica a Lodi, aveva detto che «il comune di Lodi rimarrà dello stesso segno politico» con la prossima tornata elettorale. E la presa di posizione ha sollevato una lunga scia di polemiche. Il capogruppo della Lega nord in comune, Mauro Rossi ha sottolineato criticamente: «Avrebbe detto la stessa cosa se fosse venuto prima delle elezioni provinciali. E i risultati si sono visti». E poi ha voluto rimarcare provocatoriamente: «Se lui è così sicuro, allora facciamo affacciare Guerini al loggione del municipio, per essere acclamato. Non mi pare infatti che quelle esternazioni siano segno di un gran rispetto per gli elettori». Lo stesso rappresentante del Carroccio ha poi citato alcuni dei temi che saranno oggetto di dibattito, in vista del prossimo appuntamento elettorale delle comunali: «A partire - ha detto - da una mancanza cronica dei parcheggi in città, che da questa amministrazione non è stata risolta», oltre ad altri punti del programma di mandato che saranno sottoposti al vaglio di opportune verifiche dall’opposizione. E il capogruppo del Pdl in comune Gianpaolo Ceresa ha poi osservato: «Dopo 15 anni di governo del centrosinistra nel capoluogo, noi crediamo che ci sia bisogno di cambiamento. E il candidato del centrodestra dovrebbe essere una figura di grande carisma e conosciuta in città, che sia capace anche di catturare la simpatia delle persone. E una delle ipotesi è quella di scegliere un personaggio proveniente dalla società civile. Ovviamente su questi temi, si dovranno poi mettere d’accordo i vertici delle segreterie». E la vice presidente del consiglio comunale e capogruppo dell’Udc nell’assemblea di palazzo Broletto, Gabriella Gazzola ha così commentato le dichiarazioni di Dario Franceschini a Lodi: «Mi sembrerebbe stravagante che il segretario nazionale del Pd non intervenisse per sostenere un sindaco del suo stesso partito. E poi non mi sembra una cosa così improbabile una vittoria di Guerini alle prossime elezioni comunali».
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Di chi sono i macchinari della Innse?

Caso Innse, spunta il giallo dei macchinari venduti.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

La “telenovela” Innse non è ancora arrivata ai titoli di coda. È quanto emerge dopo la presa di posizione delle due aziende che negli scorsi mesi avevano acquistato sette macchinari da Silvano Genta, l’ex proprietario della ditta metalmeccanica di Milano nella quale lavorano anche alcuni lodigiani. Tra questi Massimo Merlo, che lo scorso agosto si è barricato con altri tre colleghi e un sindacalista Cgil per oltre una settimana in cima al carroponte dell’azienda milanese di via Rubattino, per evitare che i macchinari venissero smantellati. La protesta dei lavoratori, in mobilità e in presidio permanente per circa un anno fuori dallo stabilimento, ha portato proprio in agosto all’intervento della prefettura di Milano, che ha gestito passo dopo passo la vendita dell’azienda.


Silvano Genta ha ceduto l’attività all’imprenditore bresciano Attilio Camozzi, ma secondo indiscrezioni emerse nelle ultime ore, tra le pieghe dell’accordo per salvare l’azienda di via Rubattino figurava anche l’assenso delle ditte che nel frattempo avevano acquistato proprio dalla Innse parte dei macchinari. Le aziende sono la Nuova Lombarmet di Arluno (provincia di Milano) e la Mpc di Santorso, in provincia di Vicenza. Secondo gli accordi raggiunti in prefettura durante le “calde” giornate d’agosto - con gli operai abbarbicati sul carro ponte - le due aziende che all’inizio dell’anno avevano acquistato sette macchinari dalla Innse avrebbero dovuto rinunciare a qualsiasi diritto o rivendicazione sui macchinari stessi. Una condizione che, fino a ieri, non si sarebbe però verificata, perché sia i rappresentanti della Nuova Lombarmet sia quelli della Mpc hanno “alzato la voce”, sottolineando che i macchinari li hanno acquistati e regolarmente pagati.
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Ormai solo nei musei le vecchie lampadine

Lampadine a incandescenza fuorilegge.
Si è iniziato ieri con quelle superiori ai 100 W.

Le lampadine a incandescenza con potenza superiore ai 100 W saranno ritirate dal mercato dell’Unione europea a partire da ieri 1 settembre, come prevedono i regolamenti adottati in marzo (QE 18/3).
Nel corso di una conferenza stampa, i funzionari comunitari hanno però spiegato che le lampadine da oltre 100 W potranno ancora apparire sugli scaffali dei negozi, che in base alla normativa hanno la possibilità di smaltire le scorte rimanenti di questi prodotti.
Per la messa al bando delle lampadine da 75 a 100 W bisognerà attendere il settembre 2010, mentre un anno dopo scompariranno quelle che superano i 60 W e, nel 2012, tutte le altre. Bruxelles calcola che l’eliminazione delle lampadine a incandescenza permetterà un risparmio di 40 miliardi di kWh l’anno dal 2020.
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