Rassegna stampa - il manifesto, Loris Campetti, 28 novembre 2009.
La strategia della Lega Nord è sempre la stessa. Si può capire, è una strategia vincente. Bossi scioglie il guinzaglio a uno dei suoi pastori bergamaschi che addenta ai polpacci la nostra traballante democrazia. Butta sul tavolo un'esagerazione razzista, si scatena la polemica politica, poi il governo o chi per esso - magari la stessa Lega - fa un passettino indietro e l'esagerazione razzista viene, a parole, rinviata al mittente. Non senza conseguenze sociali, politiche, culturali drammatiche, perché diventa normale, in un paese ormai irriconoscibile, giocare con il peggiore razzismo. Il fronte si sposta sempre più avanti, così avanti da riportarci, neanche troppo lentamente, alle mussoliniane leggi razziali. Il degrado culturale, poi, dal parlamento si estende alla società: negli autobus delle città e nelle campagne. A scuola, in ufficio, al bar. E ormai anche in fabbrica.
Nel giorno in cui un pezzetto di nord - quello che non ha venduto l'anima a chi cerca il consenso agitando la paura dell'altro per improvvisare improbabili e pericolose identità nazionali e sub-nazionali - manifesta contro il White Christmas, la Lega deposita per mano di un suo deputato, tal Maurizio Fugatti, un emendamento alla Finanziaria per ridurre a sei mesi la copertura della cassa integrazione per i lavoratori extracomunitari. I soldi sono quelli che sono, mica possiamo sprecarli per i negri, è la motivazione più che esplicita fornita dal leghista che dopo l'esplosione del caso fa sapere: è una mia iniziativa personale. Il Fugatti pensa che sono loro, i lavoratori migranti che immaginiamo chiamerà con un linguaggio più razzisticamente colorito, a doverci ringraziare per aver concesso loro di sputare l'anima nelle fonderie bresciane, così come le badanti equadoregne devono baciarci i piedi se riescono a campare nel paese di Bengodi assistendo i nostri vecchi. I sei mesi di cassa integrazione sono un ulteriore regalo, ci siano perciò riconoscenti e si levino dalla testa di essere come noi e godere addirittura degli stessi nostri diritti.
Invocare la Carta costituzionale è obbligatorio, ma non basta. Rilasciare dichiarazioni sdegnate è altrettanto obbligatorio per qualsivoglia forza politica e sociale che si voglia democratica. Atti dovuti, che non bastano a salvarci la coscienza. O si riuscirà a mobilitare il paese, quella parte almeno non ancora marcita nell'odio e nella prepotenza, oppure la Lega avrà vinto, e Bossi potrà affogare nelle acque del Po quel che resta della nostra democrazia. Tra gli applausi degli alleati di governo.
Maurizio Fugatti è come il lupo, perde il pelo ma non il vizio, come testimonia questa intervista del dicembre 2008 sulla social card, che era tra l'altro tra gli argomenti della puntata di Report di questa sera.