FATTI E PAROLE

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sabato 14 novembre 2009

Great job! Parola di Sara Capelli

La mia prima maratona (a New York).



Se qualcuno mi dovesse chiedere perché ho deciso di partecipare ad una maratona, risponderei che non lo so.
Non ho uno spirito competitivo, non corro per i tempi ma solo perché adoro correre, faccio parte di un gruppo di marciatori, neanche di podisti.
Eppure ho deciso di provarci. E di provarci a New York!
Sono partita con il mio compagno e due amici (anch'essi del ns. Gruppo Marciatori Brembio!!!) con tutte le paure del caso, incoraggiata da amici che cercavano di tranquillizzarmi in tutti i modi.
Sono arrivata e la mia ansia è aumentata : ovunque per la città c'era gente che correva, in perfetta tenuta, con cronometri fantascientifici (degni di un giudice olimpico), il programma era denso di meeting, allenamenti, breefing, incontri...ed io che ho fatto?
Ho ignorato tutto, ho passeggiato per la città, la sera di halloween sotto una pioggia scrosciante ho mangiato un piatto di pasta e la mattina successiva, domenica 1 novembre, alle ore 5.30 ero seduta sul bus che mi avrebbe portato a Battery Park.
Li, assieme ad una folla di persone, ho preso un ferry boat per Staten Island (avendo cosi la possibilità di ammirare l'alba che nasceva dietro la Statua della Libertà) e mi sono trovata tra una chiacchiera ed un pensiero allo Starting Village.
Sono partita nella terza onda, quella dei meno competitivi in assoluto, quella della gente come me, quella che dei tempi un po' se ne infischia e da quel momento è stato spettacolo allo stato puro.
Ai bordi delle strade i bambini ti aspettano per batterti il cinque, i ragazzi improvvisano concerti, gli adulti ti spronano, i vigili del fuoco ti applaudono, la polizia ti accoglie come se fossi un eroe.
Ognuno dei quartieri attraversati è stato a suo modo emozionante: a Brooklin la folla era spaventosamente calda, nel Queens, dopo un ponte lungo e freddo, un boato di gente ti accoglie e ti manda il morale alle stelle, nel Bronx senti musica ogni 15 metri, ad Harlem i canti Gospel ti commuovono e nei pressi di Central Park sei quasi arrivato, ti sei caricato di tutta l'energia che ti ha regalato quel popolo meraviglioso ed aumenti la velocità, ti rimetti a correre per quelle ultime miglia che ti mancano ed arrivi, arrivi al traguardo, quel traguardo che non ti eri neanche permesso di immaginare!
L'ultima salita, quella prima della finish line, è popolata di persone che sono li solo ad aspettarti, che non sentono il freddo pungente del tardo pomeriggio e trovi anche persone che la loro maratona l'hanno già finita, si sono cambiati e sono ancora li, con te, ad accompagnarti; perché anche tu devi arrivare, come sono arrivati loro, perché anche tu hai diritto alla tua medaglia e quando ti viene messa al collo sei talmente felice che non ti rendi conto di avere freddo, le gambe stanche, il mal di schiena.
Nulla, sei solo felice.
Questa è stata la mia prima maratona, e garantisco a chiunque abbia quel tanto di pazzia da poter pensare di affrontare un'esperienza simile, che si può fare, a New York si può fare!
Ho scoperto solo all'arrivo che da casa tutti ci erano stati vicini, ho trovato messaggi che mi davano già i tempi, che mi dicevano di tenere duro, che monitoravano quanti km mi mancassero all'arrivo : questo è molto di più di quanto mi aspettassi da questa maratona, questo secondo me è il vero senso dello sport.
Per questo sono orgogliosa di far parte di un gruppo di “semplici marciatori”.
Sara


Per il testo ringraziamo l'autrice ed il Gruppo Marciatori Brembio, le foto sono tratte dall'album su Facebook di Sara Capelli.
Anche su Il Cittadino di oggi.


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Ma non è un rifiuto speciale?

Eternit nei contenitori della piazzola ecologica.
Fotopost.

Ci è stata fatta la segnalazione, testimoniata dalle fotografie di presenza di eternit nel cassone destinato ai rottami di materiale edile. Ci chiediamo se questo materiale, l'eternit, possa essere smaltito normalmente, così come si vede nelle foto, all'interno della piazzola o invece, essendo un rifiuto speciale, non vada smaltito quanto meno con maggiori precauzioni di quelle che le foto testimoniano.






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«Per te mi spendo»

Giornata di raccolta alimentare.

Sabato 28 novembre davanti alla Chiesa e davanti al "Bonmerk", Giornata di raccolta alimentare "Per te mi spendo", organizzata dalla Parrocchia in collaborazione con Caritas Lodigiana e Lavoratori Credenti.
Si può acquistare uno o più prodotti alimentari da donare a chi si trova in difficoltà con la crisi: persone e famiglie, mense dei poveri, Caritas parrocchiali, case di accoglienza. Si possono acquistare uno o più prodotti tra questi in particolare: olio, zucchero, tonno in scatola, caffè, riso, carne in scatola, pasta, piselli in scatola, fagioli in scatola, dadi, biscotti.
Le persone dal cuore buono sono quelle più sensibili alla carità verso i propri fratelli.
Un grazie di cuore dalla Parrocchia di Brembio.

"Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare" (Mt. 25)
Ho fame, tu mi hai dato da mangiare, te lo dice un uomo come te!
Te lo dice Cristo: "Stai pensando a me".


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Promessa fatta di salvare Zorlesco

Assemblea infuocata giovedì sera sulla maxi variante alla via Emilia, i sottopassi all’altezza degli incroci per Brembio e Somaglia. Due svincoli in più per salvare Zorlesco. È quanto la frazione ha chiesto al comune sulla tangenziale.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 14 novembre 2009.

Due nuovi svincoli per salvare Zorlesco: il consiglio di frazione si esprime con chiarezza al termine di un’assemblea infuocata. Si è tenuta nella palestra della scuola giovedì sera la riunione dell’organismo di frazione, aperta al pubblico per discutere del tracciato della nuova tangenziale di Casale e delle richieste dei commercianti zorleschini. Il percorso individuato chiude la frazione bloccando le attuali vie di collegamento per Brembio e per Somaglia: per questo i commercianti della frazione hanno chiesto l’incontro, in modo da avere garanzie sull’impegno che il consiglio comunale all’unanimità aveva assunto a febbraio per portare la richiesta di modifica in conferenza di servizi. Un’ipotesi messa in dubbio, a loro dire, dalle dichiarazioni di queste settimane del sindaco Flavio Parmesani e dell’assessore provinciale Nancy Capezzera.
«Porteremo in conferenza di servizi le modifiche richieste, salvo diversa indicazione, e anche la Provincia di Lodi supporterà le scelte del territorio - ha esordito il sindaco Flavio Parmesani -. In attesa del parere della frazione, ho già dato incarico a un architetto di cominciare ad abbozzare un progetto con due sottopassaggi per Brembio e Somaglia».
A favore delle richieste dei commercianti si è subito schierato il Partito Democratico, presente con diversi esponenti. «Tenere aperti i due collegamenti è una soluzione di buon senso. L’unico svincolo a progetto utilizza una strada d’arroccamento lunga oltre un chilometro che con i sottopassi può essere anche eliminata, magari procurando pure un risparmio», ha dichiarato il consigliere provinciale Gianfranco Concordati.
A dare man forte è arrivato Leopoldo Cattaneo del Partito Comunista dei Lavoratori: «Il progetto per come è stato presentato non ha alcuna logica, bisogna mantenere i due collegamenti in essere senza alcuna titubanza, altrimenti la frazione muore».
Nonostante l’accordo di tutti i presenti, però, la maggioranza si dichiarava ligia all’ordine del giorno e rifiutava inizialmente un voto diretto da parte consiglio di frazione. È stato allora che si sono vissuti momenti infuocati, con i commercianti a sospettare un secondo fine dietro il rinvio del voto, anche perché il capogruppo del Pdl in consiglio comunale Antonio Palermo aveva invece aperto a una soluzione diversa, ovvero il mantenimento del solo collegamento per Brembio con la chiusura della provinciale 141 per Somaglia, oggi trafficata dai camion.
Il Pd presentava allora una mozione scritta per l’apertura dei due collegamenti con la richiesta di votarla. Dopo un po’ di parapiglia, alla fine si raggiungeva un accordo per mettere in votazione il vecchio ordine del giorno del consiglio comunale dello scorso febbraio, integrato dall’individuazione precisa dei due collegamenti su via IV novembre e sulla provinciale 141.
«Porteremo avanti queste richieste come indicato dal consiglio di frazione, al quale ora chiedo anche di esprimersi su quali eventuali opere stralciare, strada d’arroccamento, sottopassi pedonali o altro, qualora ve ne fosse bisogno - ha assicurato al termine il sindaco Parmesani -. La volontà di perseguire le modifiche non è mai stata in dubbio». Soddisfatti i commercianti e gli zorleschini, convinti di aver strappato un impegno inderogabile. «Se non si fosse votata una mozione, avremmo rischiato di vedere usato il consiglio di frazione come un cavallo di troia, pronto a sottostare ai giochi di compensazione interni alla maggioranza - ha commentato l’ex sindaco Massimo Rebughini -. Così abbiamo un impegno vincolante».

Il progetto prevede soltanto svolte per bici e trattori.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 14 novembre 2009.

«Sottopasso o sovrappasso, con strada di arroccamento o senza, lo decideranno i tecnici. L’importante è stato l’impegno a salvare i due collegamenti»: si è espresso così l’assessore Pietro Pea, zorleschino. Nessuno ha voluto impegni vincolanti, e anzi c’è stato anche chi ha messo in guardia dall’esecuzione degli eventuali sottopassi, a rischio allagamento. Il progetto attuale nel tratto che gira attorno a Zorlesco, presenta diverse scelte discutibili cui ora le richieste del comune potrebbero dare una sistemazione migliore. La tangenziale si stacca all’altezza del cavalcavia e gira a ovest dell’abitato, in alcuni punti a soli 200 metri dalle case. Il tracciato per come è disegnato ora taglia e interrompe, senza collegamento, sia la strada per Brembio, cui Zorlesco è molto legata, sia quella per Somaglia. Ora è previsto un unico svincolo a nord dell’abitato, raggiungibile con una bretella dall’attuale via Emilia: da qui parte una lunga strada d’arroccamento, esterna alla frazione che torna a collegarsi con le attuali strade per Brembio e Somaglia. Un sottopasso solo ciclopedonale è previsto già oggi in via Vistarini, un altro, proprio sulla provinciale 141, a servizio della cascina San Nazzaro. «In una delle fasi progettuali erano previsti dei sovrappassi per Brembio e per Somaglia, ma i tecnici hanno subordinato l’ok alla valutazione d’impatto ambientale all’evitare di alzare troppo i tracciati», dice l’ex assessore Fanchiotti.
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Il Vescovo sulla difficile situazione economica del territorio

Appello del vescovo a sindacati, aziende, lavoratori, enti pubblici, parrocchie e Caritas perché rinnovino il loro impegno. La crisi si sconfigge con la solidarietà. «Ma è necessario un grande sforzo di tutte le realtà interessate».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 14 novembre 2009.

La solenne celebrazione per la conclusione del centenario di San Bassiano, svoltasi domenica in Cattedrale in coincidenza con il 14° anniversario di ordinazione episcopale del vescovo di Lodi, è stata occasione per monsignor Merisi di soffermarsi sulla difficile situazione economica del territorio.
«Sono tanti i problemi che affliggono la vita della nostra gente e noi, la Chiesa di Lodi intendo dire, vogliamo vivere accanto alla gente, aiutandola a crescere nell’accoglienza vicendevole, nella solidarietà, nella fede dei nostri padri, esponendo e testimoniando con la vita i simboli della fede come i crocifissi, simboli della fede e dell’amore e della libertà. E vivendo con coraggio anche il tempo della crisi. Credo che pensando a s. Bassiano, a Paolo VI, a don Gnocchi, e alla loro testimonianza di amore per i fratelli del loro tempo, sia giusto che il vescovo esprima un parere e un auspicio sul tempo di crisi che stiamo attraversando. Il parere che credo condiviso, è innanzitutto che le conseguenze della crisi economica si fanno tutt’ora sentire ancora in modo pesante sul nostro territorio.
Licenziamenti e cassa integrazione toccano in modo preoccupante moltissime famiglie della nostra provincia e della nostra diocesi. Sarebbero 1350 le persone che hanno perso il lavoro o sono interessate da procedure di mobilità. E 6000 la persone interessate dalla Cassa integrazione o da altri provvedimenti di simile significato. E si tratta di dati della provincia che è meno estesa della diocesi. Non si vede ancora qualche sufficiente sprazzo di luce che faccia ben sperare sul futuro, almeno per quello immediato. Anche se al futuro guardiamo con fiducia come ci invitano a fare autorevoli osservatori anche internazionali. Come sappiamo la diocesi è intervenuta e interviene con il Fondo di solidarietà che ha finora aiutato 167 famiglie che hanno perso il lavoro per complessivi 455.000 euro, con un buon lavoro della Commissione sotto la guida del Vicario Generale. I sindacati e gli enti pubblici e le stesse aziende hanno messo in campo aiuti e ammortizzatori sociali ordinari e straordinari di indubbia efficacia, ma certo da soli non sufficienti per superare la crisi. E’ necessario, io credo, un grande sforzo di sinergia tra tutte le realtà interessate (lavoratori, sindacati, aziende, enti pubblici, parrocchie, caritas...), perchè la crisi venga affrontata e se possibile superata con iniziative, ricche di inventiva e di passione, solidarietà fattiva, mettendo al centro come dice la dottrina sociale della Chiesa e ultimamente l’enciclica Caritas in Veritate, la persona umana e la sua dignità sapendo che il lavoro e la certezza del lavoro costituiscono la base di ogni sicurezza sociale, di ogni coesione possibile, di ogni necessaria attenzione alla famiglia, e anche di positivo significato della vita, se è vero come è vero che responsabilità economica e vita sociale, come ha detto alla Bocconi l’arcivescovo di Milano, sono da pensare e da vivere in modo strutturalmente correlato.
Se è consentito chiedere impegno e dare suggerimenti, sommessamente e nel rispetto delle diverse resposabilità, ci esprimeremmo in questi termini.
Alle aziende, che pure comprendiamo nella difficile congiuntura, chiediamo di farsi carico, al limite del possibile, delle sofferenze delle famiglie che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro, e questo con il necessario supporto degli Istituiti bancari a cui pure chiediamo sensibilità e coraggio.
Ai sindacati chiediamo di vivere solidarietà, come stanno facendo,di aiutare, anche con aiuto diretto da lavoratore a lavoratore, di lottare anche con forza e realismo per la soluzione positiva delle vertenze a difesa del posto di lavoro.Agli Enti locali e alle Autorità di governo chiediamo vicinanza alle famiglie e ai lavoratori mettendo in campo tutta l’autorevolezza e la responsabilità di cui sono capaci, anche favorendo nuovi insediamenti produttivi nel rispetto degli equilibri ecologici. Sappiamo di Tavoli regionali e nazionali che intendiamo incoraggiare assicurando la nostra vicinanza come abbiamo fatto per il caso dell’azienda di Fombio di cui abbiamo incontrato lavoratori e dirigenza e per la quale abbiamo scritto alla proprietà chiedendo gli interventi possibili e auspicabili nella gravissima situazione.
Abbiamo detto che siamo vicini, che incoraggiamo, che accompagnamo con la preghiera.La preghiera, appunto primo compito della Comunità cristiana, insieme con la vicinanza, la solidarietà, il “Fondo di solidarietà” che rilanceremo di fronte alla crisi che continua, con l’impegno diuturno di Caritas e parrocchie e anche con il discernimento evangelico delle situazioni a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa».
Monsignor Merisi ha poi ufficialmente chiuso nella sua Omelia le manifestazioni bassianee.
«La conclusione, dicevamo, dell’anno centenario di San Bassiano, con la “ Peregrinatio sancti Bassiani” che ha raggiunto quasi tutte le parrocchie della Diocesi, con le tante iniziative culturali, con i sussidi (libri e audiovisivi), con il concorso di popolo specie il 26 settembre per il ritorno dell’urna in Cattedrale, soprattutto con la sentita percezione delle parrocchie, e della gente comune, dei fedeli delle nostre parrocchie di essere di fronte ad un evento significativo, storico potremmo dire per la nostra Diocesi, che si è sentita e si sente aiutata a riflettere e a rinnovare l’impegno di fede su tutti i versanti che la testimonianza di san Bassiano ci ha riproposto: quello della scelta quotidiana di fede, non facile oggi come allora, quello dell’evangelizzazione, allora specialmente nelle campagne, oggi in tutti gli ambiti di vita, quello della carità verso gli ultimi e i poveri, che distingue e qualifica da sempre la vita cristiana, quello della ortodossia della fede, minacciata allora dalle eresie, oggi in modo particolare da edonismo e relativismo, quello infine della correttezza dei rapporti con le Istituizioni civili, che ha bisogno oggi come allora di rispetto per le diverse competenze e responsabilità. Concludiamo solennemente l’anno centenario di san Bassiano nuovamente ringraziando tutti coloro che si sono impegnati per la sua buona riuscita e rinnovando l’impegno perchè la Chiesa laudense, attesa dalle nuove sfide dei tempi odierni, sappia continuare l’opera di san Bassiano, innanzitutto nel campo della educazione a cui ci sollecitano gli Orientamenti dei Vescovi italiani per il decennio e i Piani pastorali della nostra diocesi, che ha sempre fatto dagli Oratori e della pastorale giovanile il centro del proprio impianto pastorale, con la necessaria attenzione alla pastorale vocazionale, avvalendosi sempre di preti, suore, catechisti, educatori, dediti e impegnati, che oggi trovano stimolo dall’esempio di grandi educatori come il beato don Carlo Gnocchi, come il beato Vincenzo Grossi e come il servo di Dio don Luigi Savarè».
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Senza banda sono guai

Il Pirellone raccoglierà le osservazioni degli utenti per capire dove siano più diffusi i problemi. Banda larga, dilemma senza soluzione.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 14 novembre 2009

L’assenza di banda larga mette nei guai ogni giorno tantissimi lodigiani: tutti quelli che per motivi di lavoro, di studio o per semplice passatempo non riescono a collegarsi a internet perché il segnale non esiste. Un problema che affligge soprattutto i cittadini della Bassa, ma che rende la provincia di Lodi una delle meno tecnologiche del territorio lombardo.
Secondo uno studio commissionato dalla Regione Lombardia alla fine del 2005, su tutto il territorio sono circa 700mila le persone prive di connessione adsl o fibra ottica, a cui si aggiungono 50mila aziende. Le zone più isolate si trovano soprattutto in montagna e in campagna; da questo punto di vista Lodi si trova in buona compagnia, anche Brescia, Bergamo, Pavia, Cremona e Mantova devono affrontare gli stessi problemi.
Si tratta, infatti, di aree pianeggianti dove la dispersione della densità abitativa rende improbabili gli investimenti da parte degli operatori delle telecomunicazioni; l’appetibilità commerciale di un’area è direttamente proporzionale al bacino d’utenza potenziale. Il resto del “digital divide” è invece distribuito a macchia di leopardo nelle zone montuose della Lombardia, dove alla scarsa densità abitativa si aggiunge l’evidente ostacolo orografico. In Lombardia si contano 1162 centrali telefoniche. Di queste, almeno fino al 31 ottobre 2008, il 18 per cento (215 centrali) è senza adsl, un numero che corrisponde a 232 comuni non coperti dal servizio a banda larga: comuni che nel 90 per cento dei casi non arrivano a 4mila abitanti. Regione Lombardia ha deciso già da diverso tempo di raccogliere i dati sulla copertura internet tramite un questionario che può essere compilato on line, sul sito ufficiale del Pirellone. Una decisione che ha fatto discutere, poiché coloro a cui è rivolto il questionario non si trovano nelle condizioni di accedere alla rete. Per questo motivo il consigliere regionale Pdl, Francesco Fiori, ha inviato una lettera al presidente Roberto Formigoni, per chiedere lo stanziamento urgente di fondi necessari a spostare il questionario dal sito internet alle pagine dei quotidiani e periodici locali.
«Il divario digitale è problema pressante con l’attuale crisi economica - afferma il consigliere -, perché ostacola la competitività delle nostre imprese e le attività quotidiane di migliaia di lavoratori e studenti. La rapida raccolta di informazioni affidabili è indispensabile per poter intervenire con efficacia e tempestività».
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Lo smog non molla la presa

Presentato in Regione il nuovo rapporto sull’ambiente: «Sull’inquinamento incidono densità abitativa, imprese e veicoli». Smog, la “miscela” si fa più esplosiva. In provincia superata la soglia anche per ozono e biossido d’azoto.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 14 novembre 2009.

Il “tallone di Achille” è sempre lo stesso: la qualità dell’aria. Lo smog non molla la presa, anche quando i numeri delle polveri sottili migliorano i lodigiani sanno perfettamente che devono fare i conti con un inquinamento più elevato rispetto alle altre province. Il Pm10, però, è solamente uno dei problemi da risolvere: biossido di azoto e ozono fanno la loro parte, mettendo a dura prova le vie respiratorie dei cittadini. È quanto emerge nel “Rapporto dell’ambiente in Lombardia 2008 - 2009”, presentato giovedì a Milano nella sede di Regione Lombardia, alla presenza del presidente Roberto Formigoni, dell’assessore regionale alla qualità dell’ambiente Massimo Ponzoni, del presidente Arpa, Carlo Maria Marino e del direttore generale Franco Picco.
Per quanto riguarda il biossido d’azoto, nel corso del 2008 in provincia di Lodi si è superata la soglia di 44 microgrammi per metro cubo, valore che corrisponde al limite maggiorato del valore di tolleranza in vigore lo scorso anno, un margine di “sopportazione” che secondo la normativa diminuisce di anno in anno, fino ad azzerarsi nel 2010. Anche Milano, Brescia, Como e Lecco hanno registrato la stessa situazione.
Sul fronte dell’ozono, invece, lo “sforamento” dei limiti è evidente soprattutto nella pianura lodigiana, così come in quella milanese, bresciana, cremonese, mantovana. Le particelle di ozono hanno effetti negativi sulla vegetazione e sull’ecosistema, le concentrazioni raggiungono i punti più elevati nelle ore pomeridiane delle giornate estive soleggiate.
In linea generale, la qualità dell’ambiente in Lombardia sta migliorando, sono stati ottenuti buoni risultati per i rifiuti e le acque, mentre per quanto riguarda la “guerra alle emissioni” il Pirellone ha messo in campo una serie di incentivi per favorire la mobilità su due ruote e cambiare i mezzi più inquinanti. Il presidente della giunta regionale Formigoni ha ricordato che la situazione della Lombardia è aggravata da alcuni fattori, come per esempio una densità abitativa tre volte superiore alla media nazionale, la presenza di quasi un milione di imprese, la circolazione di milioni di veicoli. «Nonostante questo - dichiara Formigoni - emettiamo meno inquinamento rispetto ad altre regioni, come risulta dai controlli effettuati da Arpa e a dimostrazione della efficacia delle nostre scelte politiche». Nel rapporto dedicato all’ambiente si sottolinea che il territorio lodigiano è una delle zone in cui tra il 2005 e il 2007 si è verificata una consistente “cementificazione”. Un altro degli aspetti presi in considerazione dallo studio riguarda i rifiuti, la raccolta differenziata ha superato di poco il 50 per cento, nel caso della frazione organica il 90,2 per cento dei comuni è attivo, mentre il 92,6 per cento degli abitanti è servito dalla raccolta a domicilio, per una quantità totale di rifiuti pari a oltre 10 milioni 751mila.
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Discarica di Senna, Cre ricorre al Tar

La Provincia di Lodi annuncia: «Insieme ai comuni interessati andremo ancora una volta a far valere le nostre ragioni». Discarica, la Cre ora torna all’attacco. La società fa ricorso al Tar contro lo “stop” imposto dal Pirellone.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 14 novembre 2009.

Senna - Tutti lo temevano, e ora è arrivato. Cre (Centro ricerche ecologiche) ha presentato ricorso al Tar contro lo “stop” alla discarica di Senna e nonostante gli enti locali preferiscano essere ottimisti lo spettro della discarica è tornato a tormentare i pensieri degli amministratori lodigiani.
La società aveva già annunciato alcune settimane fa l’intenzione di rivolgersi al Tribunale amministrativo, proprio per questo motivo stava valutando insieme ai legali come procedere. In queste ore, la comunicazione ufficiale è arrivata anche in Provincia e ai due comuni interessati, Senna e Somaglia.
«Un ricorso annunciato - afferma Pietro Foroni, presidente di palazzo San Cristoforo -, che si somma al precedente. Tra circa 15-20 giorni potrebbe già esserci l’udienza. È naturale che la società faccia ricorso, per quanto ci riguarda andremo di fronte al Tar, insieme ai due comuni, per ribadire la bontà del nostro operato e delle nostre scelte. Per il resto, siamo nelle mani della giustizia amministrativa». Nel mese di ottobre, Regione Lombardia aveva convocato una conferenza dei servizi per affrontare la questione, un appuntamento a cui avevano partecipato gli enti locali e Cre. In quell’occasione il Pirellone dichiarò che l’iter era improcedibile, una decisione maturata dopo aver preso in considerazione due elementi: da una parte il vincolo paesistico introdotto dai comuni di Senna e Somaglia, dall’altra l’allargamento della fascia Pai, il Piano di assetto idrogeologico, ovvero l’area di salvaguardia del fiume Po. L’idea dell’amministrazione provinciale è quella di sostenere il progetto di Regione Lombardia, ovvero un maxi parco lungo la “valle del Po”, coinvolgendo il territorio di Senna e Somaglia per poi allargarsi verso tutta l’area che “scorre” a fianco del fiume. A tranquillizzare, almeno in parte, lo stato d’animo dei lodigiani, è anche la nuova delibera di giunta regionale in materia di rifiuti, che tra vincolo paesistico, fascia di rispetto del Pai e non retroattività del dispositivo, ha scongiurato una volta di più il nuovo impianto sulle sponde del Po.
In ogni caso, la notizia dell’ennesimo ricorso al Tar di Cre ha provocato qualche turbamento, come al solito gli enti locali incrociano le dita. E sperano che le ultime decisioni prese dal Pirellone non vengano presto messe in discussione.
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«La vita è un lavoro continuo»

Intervista a Sergio Leone.
Musica western? Sì, ma non in chiesa.

Rassegna stampa - Avvenire, Antonio Giuliano, 13 novembre 2009.

«Io mi alzo alle 4 del mattino per camminare e fare ginnastica, leggo i giornali e mi metto subito a scrivere musica. Non posso perdere tempo…». A 81 anni Ennio Morricone riesce a trovare melodioso anche il suono della sveglia all’alba. Quando hai scritto oltre 400 colonne sonore e venduto più di 50 milioni di dischi potresti almeno aspettare le luci del giorno prima di tuffarti sul pentagramma. E invece proprio non ce la fa a resistere al piacere di cimentarsi con le note. «In questo periodo ho una serie di concerti – spiega – ma spero proprio di esserci alla Giornata degli artisti con Benedetto XVI: sono stato molto contento di essere stato invitato. Anche l’incontro con Giovanni Paolo II, durante il Giubileo degli artisti, fu molto emozionante».
C’è anche un’ispirazione religiosa dietro le sue composizioni?
«Sono credente. Però l’ispirazione religiosa nasce da fatti concreti. Quando trovo un testo che mi piace e sento che possa venir fuori qualcosa mi butto senza esitazioni. L’anno scorso ho composto una cantata, Vuoto d’anima piena su passi poetici di san Giovanni della Croce, santa Teresa d’Avila e altri mistici musulmani e indiani. Adesso ne ho scritto un’altra, Gerusalemme, che riprende alcuni passi della Bibbia, del Vangelo e del Corano in cui le fonti delle tre religioni monoteiste parlano di pace. Sarebbe bello musicare anche la Divina Commedia, ma ci vuole tempo… Sono aperto ai testi dei generi più diversi, ma mai testi blasfemi».
Che importanza ha per lei la musica sacra?
«La storia della musica è partita dalle esperienze liturgiche, l’opera è partita dalla Messa come sacra rappresentazione. Pensiamo a grandi compositori, come i maestri di cappella o Girolamo Frescobaldi. Tutto è venuto dalla musica sacra e dal canto gregoriano. Ma la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, sta perdendo la grande tradizione del gregoriano. Sta succedendo quello che si verificava prima del Concilio di Trento, quando si mischiavano elementi profani alle melodie sacre. E Benedetto XVI fa bene a richiamare una certa attenzione. Oggi nelle chiese assistiamo a un guazzabuglio per cui con le chitarre si suonano pezzi western su testi come l’Ave Maria…».
Lei ha firmato colonne sonore memorabili. Ce n’è una a cui si sente particolarmente legato?
«Sono affezionato a tutte le mie composizioni, non ricordo nemmeno quante ne ho scritte. Sono legato soprattutto a quelle che mi hanno fatto soffrire. O quelle di film belli che sono andati malissimo, come Un tranquillo posto di campagna o Un uomo a metà… Ma certo la colonna sonora di Mission è un lavoro miracoloso, mi è uscito dalla penna quasi senza volerlo. In quel film sui missionari gesuiti del XVIII secolo in Sudamerica sono riuscito a fondere tre temi tra loro diversi, come la musica strumentale del Rinascimento, le melodie del periodo della Riforma del Concilio di Trento e le musiche dei nativi americani. Ho lavorato dure ma alla fine è venuto fuori un miracolo tecnico, quasi non dipendente da me».
Qual è per lei l’originalità di un’arte come la musica?
«La musica è un’arte astratta che vive della combinazione di suoni che non si sentono nella vita comune. La musica si scrive sulla carta e rimane lì muta: c’è bisogno dell’esecutore, degli strumenti, del pubblico. Alla pittura non occorrono questi passaggi: bastano tre secondi per vedere un quadro ed esserne fulminato… E così altre arti. La musica ha bisogno del tempo: non possiamo ascoltare un’opera che dura un’ora solo per 5 minuti. Così un film. Per questo cinema e musica si sposano bene per l’importanza che danno alla temporalità. Io ascolto volentieri la musica classica, in particolare La Sinfonia di Salmi di Stravinskij, ma anche il rock e i generi moderni, purché fatti bene. Mi mandano due o tre dischi al giorno, quando riesco ad ascoltarli e a mio giudizio meritano, faccio loro anche una telefonata per congratularmi».
Qual è il segreto della sua prolificità?
«Mi diverto senz’altro, altrimenti sarebbe una noia terribile. Ci vuole grande passione. L’ispirazione viene lavorando duramente. Come dice un detto francese, l’ispirazione conta l’1%, ma al 99% conta la traspirazione, il sudore, la fatica. Ho avuto tante soddisfazioni, tanti premi, dall’Oscar al Leone d’Oro di Venezia. Ma non mi fermo. Ora sto lavorando al Diario di Anna Frank per un film Tv di Alberto Negrin che all’estero uscirà anche nei cinema. Sono un grande appassionato degli scacchi, ma la vita non è una partita a scacchi. Perché un bravo giocatore può fare una grande partita e perderla ugualmente. E io non ci tengo a perdere la vita... Ho 81 anni ma ne dimostro molti di meno. Anche il mio medico si meraviglia. Mi tengo in forma fisicamente e vado avanti. La vita è un lavoro continuo».
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Un passo indietro, un sostegno in meno

Manca la scelta strategica. Fisco & famiglia. Qui si smonta invece di costruire.
Rassegna stampa - Avvenire, Francesco Riccardi, 13 novembre 2009.

Un passo indietro, un sostegno in meno, un altro puntello tolto. Pare incredibile, ma sulla famiglia assistiamo addirittura a un’opera di progressiva sottrazione. Non solo in questa Finanziaria manca – ed è l’ennesima occasione persa dopo tante promesse – qualsiasi provvedimento strutturale di agevolazione. Ma non vengono rinnovate neppure le misure di aiuto una tantum come il bonus varato lo scorso anno. Col risultato di sottrarre risorse ai nuclei con figli, proprio nel momento in cui la crisi – finita forse per le banche che comprano titoli in Borsa – sta dispiegando al massimo i suoi effetti negativi su tante, troppe famiglie.
Sul sostegno a chi ha figli l’impressione è quella di pestare acqua nel mortaio. Se ne discute da anni, vengono raccolte oltre un milione di firme di cittadini, a volte si assiste persino alla presentazione di qualche progetto in Parlamento. Poi però il governo, oggi figlio della coalizione che in campagna elettorale ha promesso l’adozione del quoziente familiare, ripiega inesorabilmente bandiere e intenzioni: «Non ci sono risorse per operare riduzioni d’imposta». È accaduto ancora ieri al Senato, dove sono stati bocciati di stretta misura alcuni emendamenti presentati dal senatore Baldassarri (Pdl), fra i quali una "prima pietra" per costruire il quoziente familiare: 1.000 euro di deduzione per ogni familiare a carico.
Niente da fare. La manovra di quest’anno – probabilmente, forse – conterrà nientemeno che un rinvio del 20% dell’acconto Irpef per il 2010. Di che scialare (si fa per dire) alla vigilia di Natale in qualche centro commerciale. Così, giusto per far respirare in una pura manovra contabile i bilanci del 2009 e ripresentare poi il conto, pochi mesi dopo nel 2010, agli stessi contribuenti. Un prestito "a tasso zero", di quelli che si usano appunto per vendere i televisori a schermo piatto.
Le famiglie, però, hanno bisogno di ben altro che un nuovo tv color. E si ritrovano invece a fare i conti di quanto viene loro, pezzo a pezzo, tolto. Prima cancellate le deduzioni per i figli a carico – introdotte dal secondo governo Berlusconi e sostituite dall’esecutivo Prodi con detrazioni limitate – poi le aliquote Irpef inasprite sempre dal centrosinistra, infine cancellato anche il bonus famiglia per i redditi più bassi, che lo scorso anno valeva 2,4 miliardi di euro. Un provvedimento con molti limiti, che ha finito in massima parte per sostenere single e pensionati, anziché dare ossigeno ai nuclei con figli (e noi avevamo subito evidenziato questo rischio). Ma era almeno l’abbozzo di un aiuto, un piccolo e perfettibile segnale d’attenzione.
Quei 2 miliardi e rotti oggi potevano – dovevano – essere investiti in altro modo ancora sulla famiglia, gettando le basi di un sistema più equo, confermando una direzione di marcia, facendone il volano di una ripresa fondata sul riconoscimento di un ruolo fondamentale. Uno sviluppo fatto di sostegno alla natalità, di scommessa sulle giovani generazioni. E invece niente. Si ripete che non ci sono risorse, che il debito pubblico è al massimo e che mancano 9 miliardi di entrate fiscali. Tutto vero. Si potrebbe discutere a lungo, però, sia sulle priorità di spesa sia di un sistema di tassazione assai pesante sui redditi da lavoro e piuttosto leggero su quelli da capitale.
Ma soprattutto: il presupposto per "mandar giù" l’indigesto scudo fiscale era che i fondi derivanti andassero a sostegno del sociale e della famiglia. E invece? È per rimandare di qualche mese il pagamento di un acconto Irpef che si applica uno scudo fiscale al 5% di aliquota, mentre padri e madri di famiglia pagano dal 23 al 43% su quanto guadagnano e dichiarano lealmente?
C’è ancora tempo sino a fine anno per correggere la rotta di questa Finanziaria. Non vorremmo, altrimenti, dover ascoltare fra qualche anno il ministro dell’Economia fare l’elogio nostalgico della famiglia. Ci è bastato quello del posto fisso che non c’è più.
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Recessione per il settore primario

Ormai è sempre più recessione: subito interventi concreti a sostegno delle imprese. Pil: confermata la gravità della crisi dell’agricoltura.
Rassegna stampa - Avvenire, 13 novembre 2009.

“Il calo del valore aggiunto agricolo, che si contrappone ad una crescita, in termini congiunturali, di quelli dell’industria e dei servizi, conferma palesemente le gravi difficoltà del settore primario, sempre più alle prese con un calo produttivo, con una forte crescita dei costi e con un crollo dei prezzi praticati sui campi. Una situazione di piena emergenza che ci ha spinto ad una mobilitazione in tutto il territorio nazionale per reclamare misure immediate e straordinarie a sostegno delle imprese, molte delle quali, davanti al completo disinteresse del governo nei loro confronti, rischiano di cessare l’attività”. Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi commentando le stime preliminari dell’Istat sull’andamento del Prodotto interno lordo (Pil) nel terzo trimestre del 2009.
“La crisi dell’agricoltura è ormai sotto gli occhi di tutti. E il governo non può continuare ad ignorare le difficoltà degli agricoltori. I dati dell’Istat - aggiunge Politi - lo dimostrano senza ombra di dubbio. Il valore aggiunto agricolo, secondo le nostre previsioni, dovrebbe registrare nel 2009 una drastica flessione del 5,2 per cento. Il che significa recessione per il settore primario. Problemi confermati anche dalle stime sull’annata agraria 2009 che vede una produzione in calo (meno 4 per cento), una caduta verticale del 13,4 per cento dei prezzi all’origine, un calo del 3,7 per cento degli investimenti, una contrazione tra l’1,5 e il 2 per cento dei redditi dei produttori, mentre i costi di produzione dovrebbero avere un’impennata pari all’8,5 per cento”.
“Tutto ciò è, purtroppo, la prova tangibile che - avverte il presidente della Cia - gli agricoltori vivono uno dei momenti più difficili degli ultimi trent’anni. Le imprese agricole mostrano, sotto il profilo strutturale, problemi complessi a recuperare margini di efficienza ed a produrre reddito da destinare ai consumi, all’innovazione ed agli investimenti. Pesano ed aggravano questo scenario, da un lato, l’aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici, la caduta verticale dei prezzi all’origine e dall’altro le difficoltà di accesso al credito che penalizzano maggiormente le imprese che hanno investito in innovazione e qualità”.
“Da qui nasce e si sviluppa la nostra mobilitazione. Migliaia di agricoltori in questi giorni stanno dando vita ad iniziative sull’intero territorio nazionale per reclamare - rileva Politi - un cambiamento di rotta, una svolta positiva per un’agricoltura che non può restare impantanata in una crisi complessa che rischia di gettare nel baratro tantissime imprese. C’è l’esigenza di un vero progetto di sviluppo, di immediati interventi, di politiche propulsive al fine di dare reali certezze e prospettive concrete ai produttori”.
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Un documento di rara verità su Piazza Fontana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
40° anniversario della strage di Piazza Fontana - 12 dicembre 1969. Presentazione del libro di Licia Pinelli e Piero Scaramucci.
"Una storia quasi soltanto mia".

In occasione del 40° anniversario della strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) il Comune di Lodi, l'Anpi provinciale del Lodigiano e l'Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea organizzano la presentazione del libro di Licia Pinelli e Piero Scaramucci "Una storia quasi soltanto mia" con la
partecipazione degli autori.
L'incontrò si terrà a Lodi mercoledì 25 novembre 2009 alle ore 21.00 presso l'Aula Magna del Liceo Classico "Verri" in Via S. Francesco 11.



«Questa è la storia che Licia Pinelli mi raccontò all'inizio degli anni ottanta. Era rimasta appartata, quasi silenziosa per una decina d'anni, da quell'inverno del 1969, quando la bomba fece strage alla Banca dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano, suo marito Pino, ferroviere anarchico, precipitò da una finestra della questura e l'Italia scoprì che la democrazia era sotto attacco. Licia si era tenuta lontana dai riflettori concentrandosi in una tenace battaglia per ottenere giustizia dalla Giustizia. Non la ottenne. Dopo dieci anni Licia fece forza sul suo severo riserbo e si decise a raccontare di sé e di quel che era successo. Scelse lei stessa di parlare e mi chiese di intervistarla. Non fu un percorso facile, per Licia fu come reimparare a parlare e a guardare dentro se stessa dopo anni di silenzio e autocensura. Oggi, a distanza di tanto tempo, questo racconto appare come un documento di rara verità, chi vorrà scrivere la storia di quegli anni durissimi non ne potrà prescindere.»
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Si rispettino i diritti umani degli sgomberati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Sgombero forzato del campo "Casilino 700". Precisazione della Sezione italiana di Amnesty International sulle dichiarazioni del sindaco di Roma. L’appello per un alloggio adeguato e risarcimenti alle famiglie sgomberate rimane valido.
Comunicato stampa - Amnesty International Italia, 13 novembre 2009.

In relazione alla nota diffusa ieri, giovedì 12 novembre, dall’Ufficio stampa del sindaco di Roma Gianni Alemanno circa lo sgombero forzato del campo ‘Casilino 700’ e la relativa azione di Amnesty International, l’organizzazione per i diritti umani intende precisare quanto segue.
Amnesty International ha apprezzato la sollecitudine con cui il sindaco Alemanno ha voluto prendere contatti con l'associazione, a poche ore dalla diffusione dell'appello mondiale relativo allo sgombero forzato del campo ‘Casilino 700’.
Nel corso della telefonata, lo stesso sindaco ha ammesso di non conoscere la norma del diritto internazionale che prevede una notifica di ogni sgombero, che possa consentire di ricorrere a un giudice per sospendere l’esecuzione del provvedimento.
Riguardo alle fonti su cui basa la propria ricerca, Amnesty International agisce da quasi 50 anni in modo serio, rigoroso e indipendente, attraverso missioni sul campo. In particolare, una missione di Amnesty International aveva visitato il campo ‘Casilino 700’ a settembre, incontrando in quell'occasione anche l'assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso.
L'insieme delle informazioni che Amnesty International ha ricevuto riguardo lo sgombero forzato del campo ‘Casilino 700’ indica che i residenti del campo non hanno ricevuto notifica formale dello sgombero e che, ad oggi, è stata offerta una sistemazione alternativa temporanea solo a donne e bambini.
Amnesty International non ha ricevuto informazioni da altre fonti che smentiscano questa ricostruzione dell'accaduto.
Per questo, rimane valido l'appello mondiale lanciato ieri da Amnesty International: l’organizzazione continua a chiedere il rispetto del diritto a un alloggio adeguato per tutti i membri delle famiglie sgomberate e un risarcimento per i beni personali andati distrutti nel corso dello sgombero. Queste richieste, indirizzate al sindaco e al prefetto di Roma, si basano su numerosi trattati internazionali sui diritti umani di cui l'Italia è stato parte e dunque obbligata a rispettarne le disposizioni.
Apprezzando la proposta del sindaco Alemanno di favorire un incontro con il prefetto di Roma, Amnesty International rimane convinta della necessità di tutelare i diritti umani delle persone rom, vittime in questi anni di violazioni dei diritti umani, compresi sgomberi forzati e auspica che questa necessità sia condivisa anche dal Comune di Roma.
Ulteriori informazioni
L'obbligo degli stati di astenersi e di proteggere le persone dagli sgomberi forzati emerge in particolare dall'art. 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali ma anche dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia (art. 27) e dalla Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (art. 5).
Il diritto internazionale dei diritti umani richiede che gli sgomberi siano realizzati solo in circostanze eccezionali e solo quando ogni altra alternativa sia stata esplorata rispettando alcune garanzie procedurali:
possibilità di una genuina consultazione con le persone coinvolte; informazioni adeguate e un anticipo ragionevole che consentano la possibilità di dar luogo a ricorsi e l’attesa di un pronunciamento da parte della magistratura; sostegno legale alle persone che intendono ricorrere contro lo sgombero o per ottenere risarcimento.
Durante un eventuale sgombero, le autorità devono astenersi dal violare la dignità e i diritti alla vita e alla sicurezza delle persone allontanate. Oltre a un risarcimento equo per i beni andati eventualmente distrutti nel corso dello sgombero, dev’essere garantita una sistemazione alternativa in luoghi che soddisfino i criteri dell'alloggio adeguato e che consentano ai nuclei familiari di restare uniti.
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La solitudine del numero 1

La barba al palo. Quel portiere triste e solitario.
Rassegna stampa - Avvenire, Italo Cucci, 13 novembre 2009.

Ho letto giorni fa la bella in­tervista a Ricky Albertosi e quel titolo - “La solitudine del numero 1” - che richiama alla memoria i bellissimi versi di Saba, classico della poesia “sportiva”: «Il portiere caduto alla difesa / ultima vana, contro terra cela / la faccia, a non veder l’amara luce. / Il compa­gno in ginocchio che l’induce / con parole e con mano, a rilevarsi, / sco­pre pieni di lacrime i suoi occhi».
Ed è tornato, quel pensiero, incal­zante, amaro, con la notizia della tragica fine di Robert Enke, portie­re della nazionale tedesca e del­l’Hannover. La moglie Theresa e lo psicoterapeuta Valentin Markser, che aveva in cura Enke fin dal 2003, hanno confermato i sospetti: Ro­bert ha scelto di morire perchè af­flitto da una grave for­ma di depressione.
E l’ha fatto sapere an­che lui in una straziante lettera d’addio lasciata ai famigliari. I det­tagli, tanti e tali da sorprendere chi pensa che un grande calciatore, ba­ciato dal successo, amato dalla gen­te, osannato dalla critica, debba per forza esser felice, o almeno sereno, come l’ha definito con bellissime parole Mourinho, ricordando i gior­ni in cui hanno lavorato insieme.
Il campione - come vuole l’etimo­logia - è un modello esemplare per tanti giovani, addirittura per i ra­gazzini che nella prima fase del lo­ro impegno calcistico lo seguono in nome dello sport, e più tardi - cre­sciuti palla al piede - per il succes­so, il denaro, la vita dolce e, spesso, la dolce vita. E quando d’improvvi­so s’affaccia la morte, si finge stu­pore, ci si dice sorpresi e s’indaga sul filo di una facile se non banale psico-sociologia chiedendosi: «Per­chè?». Bè, se la morte agguanta giovani ci­clisti, si fa presto, li si archivia nel co­spicuo faldone del doping. Ma i cal­ciatori, ah, i calciatori... Non serve che Gigi Buffon, reduce da una cri­si, parli - magari con imprecisione - di depressione, il male più diffu­so e misconosciuto del mondo: s’è salvato rapidamente, ma certo l’in­sidiosa nemica l’ha sfiorato e ha lasciato il segno. E non serve che Leonardo racconti, con una profondità da meditare, il suo in­contro con la depressione rivela­tasi come crisi esistenziale da suc­cesso; perchè magari si ignora - o si finge di non sapere - che proprio grandi personaggi popolari, pro­tagonisti del teatro, del cinema, della cultura siano stati e siano vit­time di quello che Giuseppe Berto chiamò “il male oscuro” che oscu­ro non è più ma solo malcelato da un frainteso rispetto umano, da u­na vergognosa vergogna che fini­sce per ferire non i congiunti sani e piangenti ma i malati spesso sen­za speranza. Una sera, in tivu, ho detto che fra le tante “parate” domenicali dei calciatori che si improvvisano te­stimonial di questa o quella ma­­lattia, invitando il loro popolo a combatterla con generosità, mi ha stupito e amareggiato l’assenza di ogni riferimento alla depressione che fa milioni di vittime.
Avrei voluto aggiungere che vivo da anni vicino a qualcuno che ne sof­fre e che combattiamo insieme con forza e passione la battaglia contro l’indifferenza dei più. Contro la fe­roce solitudine che s’annida in quel punto che sta fra il cuore e la men­te e che forse si chiama anima.
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Per le famiglie niente

Tasse, Irpef più leggera a fine anno. Taglio di 3,8 miliardi sugli acconti. Il Forum: ma per le famiglie non c’è nulla.
Rassegna stampa - Avvenire, Nicola Pini, 13 novembre 2009.

La notizia farà piacere ai singoli contribuenti e alle micro-aziende. Meno alla società di capitali, per le quali saltano i vantaggi attesi. La riduzione dell’acconto fiscale di novembre è infatti in arrivo ma, contrariamente alle indiscrezioni della vigilia, non riguarderà le impo­ste sulle imprese, come l’Ires e l’Irap, ma solo l’Irpef, la tassa sui redditi. La novità è emersa ieri [giovedì 12] dopo il Consiglio dei ministri. Il provvedimento varato su proposta del ministero dell’Economia Giulio Tremonti preve­de infatti un differimento dell’acconto di novembre, che sarà però re­cuperato con il versamento del conguaglio nel prossimo maggio.
In sostanza non si tratta di un taglio fiscale ma di un posticipo di paga­mento destinato a chi versa direttamente le tasse sul reddito - in parti­colare mini-aziende personali e partite Iva - con le dichiarazioni del mo­dello Unico. Per i lavoratori dipendenti che hanno le trattenute fiscali in busta paga, secondo fonti del ministero, il minor acconto versato dal da­tore di lavoro a novembre dovrebbe essere recuperato con una tredice­sima più ricca a dicembre. Per questi stessi contribuenti, inoltre, il be­neficio si estenderebbe agli eventuali redditi aggiuntivi (ad esempio per la seconda casa o per l’incasso di collaborazioni).
L’ipotesi più accreditata è una riduzione di 20 punti dell’acconto Irpef di novembre, portando la percentuale dal 99 al 79% di quanto dovuto. La manovra come detto non si applica alle imposte delle aziende, anche se dal governo smentiscono che si tratti di una marcia indietro rispetto alle in­tenzioni.
Il provvedimento, che alla fine sarà a saldo zero tanto per le casse dello Sta­to che per i singoli contribuenti, vale 3,6 miliardi di euro, ha detto il sotto­segretario Paolo Bonaiuti. Sarà provvisoriamente co­perta con gli introiti dello scudo fiscale che il governo stima appunto tra i 3 e i 4 miliardi. L’obiettivo è quello di lasciare più liquidità in mano ai contribuenti in mo­do da sostenere i consumi in chiave anti-ciclica in un periodo di acquisti come quello natalizio. Non è lo sgra­vio sulle tredicesime chiesto da alcune organizzazioni datoriali e sindacali, anche se la misura può risponde­re su scala più ridotta alla stessa esigenza di dare un po’ di ossigeno all’economia. E non è nemmeno quella riduzione strutturale del­le imposte a carico della famiglie, sollecitata dal Forum delle associazioni familiari che ieri non a caso hanno criticato i provvedimenti del governo.
Il decreto, oltre a permettere un parziale rinvio delle scadenze fiscali (ci fu anche l’anno scorso solo per le imprese) consente governo di spostare sul 2010 l’utilizzo delle entrate dello scudo fiscale, che in base al criterio della competenza riguarderebbero il 2009: i fondi adesso im­pegnati torneranno nella disponibilità del Tesoro con un saldo fiscale maggiorato a maggio. Il provvedimento va­rato dal Cdm è quindi del tutto distinto dalla Finanzia­ria, anche se a questo punto - impegnato il «tesoretto» dello scudo - è difficile che l’esecutivo possa mettere sul piatto fondi aggiuntivi per quelle misure sollecitate an­che da parte della stessa maggioranza (dal taglio Irap e Irpef alla cedolare sugli affitti).
Il Forum della Famiglie fa notare così che per i nuclei con figli nella Finanziaria non c’è nulla: «Persino il bonus famiglia (varato lo scorso anno, ndr ) che pure era una misura iniqua verrà cancellato e non sostituito da provvedimenti analoghi», afferma una nota. Ciò significa «che i 2,4 miliardi che le associazioni avevano chiesto di spostare su sgravi fisca­li strutturali sono stati destinati ad altri scopi».
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«Andiamo nella sala Rivolta»

Inaugurato tra la folla il nuovo Ridotto delle Vigne.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Fabio Ravera, 14 novembre 2009.

Un affetto, commozione, riconoscenza. E una partecipazione straordinaria, a testimonianza che le parole di Carlo Rivolta, il grande attore lodigiano scomparso lo scorso anno, sono ancora vive tra i tanti amici e ammiratori che nel corso degli anni hanno seguito il suo originalissimo cammino artistico. Ieri si è avuta la conferma di quanto sia ancora profondo, nei cuori dei lodigiani (e non solo), il solco lasciato dalla sua opera: decine di persone hanno gremito l’ex ridotto del teatro alle Vigne, ora finalmente e giustamente dedicato alla memoria del maestro.
Una sala completamente rinnovata, frutto dell’allestimento scenico di Dario Cavalletti e delle opere di manutenzione straordinaria progettate dall’ufficio tecnico comunale, che da oggi sarà a disposizione della cittadinanza come “laboratorio” della creatività. Proprio come sarebbe piaciuto a Rivolta: «Carlo amava stare tra la gente, amava i luoghi dove ci fossero scambio e dialogo - il commovente intervento della moglie dell’attore, Nuvola de Capua -. Questa sala, dove sarà possibile sperimentare e creare, è il luogo più adatto per onorarne la memoria. Spero che i giovani, in giro per la città, comincino a dire «Andiamo nella sala Rivolta»: questo nome mi dà una grande speranza e fiducia per il futuro. La cosa che Carlo amava di più era dare vita alle parole, perché attraverso esse si scuote il sonno della ragione e della poesia». Nuvola de Capua ha poi voluto ringraziare pubblicamente l’assessore comunale alla cultura Andrea Ferrari, amico dell’attore e uno dei promotori per l’intitolazione della sala all’attore. «In questi giorni ci sono arrivati tantissimi messaggi da parte di persone che hanno conosciuto Carlo - ha spiegato lo stesso Ferrari -, a dimostrazione del fatto che sia tuttora amato da un pubblico molto vasto».
«La miglior testimonianza dell’affetto per Rivolta è questa presenza così massiccia di pubblico - ha detto in apertura di cerimonia il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini -. Abbiamo voluto riqualificare questo spazio e metterlo a disposizione dei lodigiani e pensato di dedicarlo a Rivolta quale omaggio a una persona che ha donato tanto cuore a questa città. Rivolta ha avuto un ruolo importantissimo nella nostra cultura, è un personaggio indimenticabile». Per don Roberto Vignolo, apprezzato biblista che ha collaborato con Rivolta in numerose produzioni, l’intitolazione dell’ex Ridotto è stato «un atto di duplice giustizia»: «Una giustizia riparatrice e remuneratrice. Qualcuno aveva proposto di dedicargli il teatro, ma questo aveva già un nome e un secondo battesimo ha sempre qualcosa di artificiale. È stato giusto invece omaggiarlo con un “laboratorio”, lo spazio ideale che mancava in città. Giustizia riparatrice dopo che nel 1990, quando era direttore artistico delle Vigne, fu considerato il capro espiatorio dei problemi del teatro; e giustizia remuneratrice perché adesso vi è il pieno riconoscimento di una passione e di una carriera molto singolare». A contorno della cerimonia, la lettura di due poesie (Itaca di Kavafis e Impressioni teatrali della poetessa polacca Wislawa Szymborska) interpretata con pathos da Wanda Bruttomesso e un breve concerto per arpa e flauto con protagonisti Francesca Perotti e Flavio Ferrandi. In chiusura un video realizzato da Alberto Prina e Gigi Mazzocchi sulla forza evocativa del teatro, il «luogo delle emozioni». Le stesse che Carlo Rivolta ci ha lasciato in dote e che ora i suoi «eredi» cercheranno di emulare.
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