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mercoledì 22 luglio 2009

La nomenclatura lodigiana si schiera

Il Pd verso il congresso.
Speciale – parte quarta.

Ancora Arrigo Boccalari su Il Cittadino di oggi ci racconta che i cattolici Antoniazzi e Aurelio Ferrari sono con l’ex ministro, i “vecchi” comunisti Piatti e Paganini abbracciano invece il segretario.
I Democratici tra Franceschini e Bersani.
Schieramenti trasversali in vista del congresso dell’11 ottobre.
Rassegna stampa.

Verso il congresso dell’11 ottobre, con il Partito democratico che si presenta in fila per quattro. Tante sono le mozioni che verranno presentate e altrettanti i leader che le sostengono, tutti con storie differenti alle spalle. Dario Franceschini, l’ex democristiano, Pierluigi Bersani, anima della sinistra e una passato nel Pci e poi Ignazio Marino, il chirurgo prestato alla politica, una candidatura considerata «dignitosa ma specialistica», l’outsider che oggi può solo puntare a rafforzare con i numeri la propria posizione. Infine ci sono Mario Adinolfi e Renato Nicolini, l’assessore dell’Estate romana, la cui candidatura non è ancora ufficiale. La partita si giocherà però tra Franceschini e Bersani, con il secondo che appare in vantaggio, ed è curioso notare si sia verificata una sorta di trasversalità di schieramenti, con il cattolico che raccoglie consensi anche dagli ex Ds e, viceversa Bersani che gode di appoggi di quelli che furono paladini della Margherita: Rosy Bindi, Enrico Letta e Piero Fassino insegnano e il Lodigiano non fa differenze. E così in casa Bersani sono approdate figure che provengono dalla vecchia nomenclatura Ds: Alessandro Manfredi, responsabile organizzativo del Partito democratico, Lino Osvaldo Felissari, ex parlamentare, già sindaco di Lodi Vecchio e presidente della provincia fino allo scorso giugno, il consigliere regionale Gianfranco Concordati, l’assessore comunale Simone Uggetti, il segretario cittadino a Lodi Domenico Visigalli e l’ex capogruppo in provincia Giuseppe Cremonesi. Fino a qui nulla di strano, ma che ci fanno con l’ex ministro e presidente della regione Emilia Romagna due rappresentanti della vecchia Balena bianca come Aurelio Ferrari, ex sindaco di Lodi e Angelo Antoniazzi, già nella direzione Dc oltre che vice sindaco a Sordio fino alle ultime elezioni? «Già lo scorso anno all’interno del Pd - spiega Antoniazzi - esisteva una componente quantificabile intorno al 10 per cento che si rifaceva alle posizioni di Enrico Letta, che condividevo, e di Rosy Bindi, alla quale aveva aderito Aurelio Ferrari. Oggi che Bindi e Letta sono confluiti nella mozione Bersani ritengo giusto proseguire il percorso di condivisione che riguarda soprattutto la differenziazione interna al partito e il rapporto con la società civile, e che si rifà ai tempi della nascita del Pd». Proprio Antoniazzi e Ferrari, assieme a Simone Uggetti, sono i coordinatori locali della mozione.
Passando in casa Franceschini, accanto a nomi chiaramente di ispirazione cattolica quali Isa Veluti, assessore nella giunta Felissari e Leonardo Rudelli, titolare dell’urbanistica all’interno dell’esecutivo Guerini (che aderisce a sua volta alla mozione del segretario), si trovano veri “insospettabili” quali l’ex senatore Ds Gianni Piatti e l’ex sindaco di Ossago e vicepresidente della provincia Mauro Paganini, che hanno abbandonato la falce e martello del Pci per seguire le fasi che hanno portato il partito a trasformarsi prima in Pds, poi in Ds, fino alla nascita del Partito democratico. «Dobbiamo superare le vecchie appartenenze, il Pd conta come partito nella sua identità attuale - dice Paganini -. Il passato è importante, ma deve proiettarsi nel futuro con una mentalità diversa, per proseguire l’esperienza che è iniziata negli anni Novanta, con il centrosinistra prima e con l’Ulivo e il Pd poi. Personalmente non ho fatto una scelta contro Bersani, che è una grande risorsa per il Pd, ma mi ritrovo maggiormente nella posizione di Franceschini, che ha gestito con autorevolezza e capacità una delle fasi più difficili della nostra storia politica e che non è responsabile dei risultati poco confortanti scaturiti delle elezioni europee e amministrativo. Ha lavorato bene, credo sia opportuno dargli un po’ di tempo in più per lavorare». Fanno parte della formazione pro Franceschini anche il sindaco di San Martino Luca Marini, l’assessore comunale di Lodi Andrea Ferrari, il coordinatore provinciale Pd Giuseppe Russo, il presidente del consiglio comunale Paolo Colizzi, l’ex assessore e ora consigliere provinciale Fabrizio Santantonio, il segretario di Casale Federico Moro, il vice sindaco di palazzo Broletto Mario Cremonesi e il capogruppo Pd Enrico Brunetti.
(4 - continua)

In tutto il Lodigiano 1650

Il Pd verso il congresso.
Speciale – terza parte.

Arrigo Boccalari su Il Cittadino di oggi ci dice che i dati parziali portano il numero degli iscritti a 1650, mentre a Lodi città gli aderenti si attestano fra 300 e 400 unità.
Chiuso il tesseramento, posizioni mantenute.
Sul territorio il Pd raggiunge la quota di Ds e Margherita messi insieme.
Rassegna stampa.

Il Partito democratico si prepara alle nuove sfide cominciando dal tesseramento, che si è chiuso ieri sera in tutta la provincia di Lodi. Dopo i risultati elettorali deludenti di giugno, con la sconfitta di Felissari che ha passato al centrodestra la provincia, al Pdl al primo turno, alla quale si può aggiungere la bandiera bianca alzata a Casale da Angelo Pagani, è tempo di pensare al congresso nazionale dell’11 ottobre a Roma. «Ci dobbiamo domandare perché bilanci di mandato pur positivi nel Lodigiano non sono stati colti dagli elettori come un progetto valido anche per il futuro» sottolinea Alessandro Manfredi, responsabile organizzativo del Pd per la provincia. E i numeri di ieri rispecchiavano una situazione di tenuta sostanziale: a Lodi le tessere sottoscritte si attestavano fra le 300 e le 400, in tutto il territorio si era raggiunta quota 1.650, in sostanza la somma tra gli aderenti dello scorso anno di Ds e Margherita. E ora si va verso il congresso di ottobre, con il dualismo tra Franceschini e Bersani che non sembra preoccupare più di tanto gli esponenti locali: comunque andrà, dicono i referenti locali, dall’appuntamento d’autunno uscirà un Pd forte e soprattutto unito. «È questo l’obiettivo - conferma il segretario cittadino di Lodi Domenico Visigalli -: dovremo essere bravi e fare nascere un partito unitario, serio e autorevole».
Per Andrea Ferrari, assessore alla cultura di palazzo Broletto «i congressi vanno intesi “all’americana”. Obama e la Clinton si sono sfidati alle primarie, ma ora lavorano insieme. Nel futuro del Pd non deve prevalere la logica dell’amico-nemico, dove se vince uno fa fuori l’altro». E che dire di chi parla di un Bersani più aperto alle alleanze e di un Franceschini che sostiene una posizione più “maggioritaria”, e che correrebbe il rischio di fare la fine di Veltroni sostenendo a oltranza la corsa in solitudine? «Questi schematismi sono assolutamente sbagliati - sottolinea Federico Moro, segretario cittadino a Casale - l’importante è, nelle rispettive differenze, lavorare per creare un partito riformista, con basi programmatiche, che si confronti, che presenti ipotesi di lavoro differenti e che sia in grado di coagularsi intorno alle scelte comuni».
Una cosa comunque è certa, il congresso nazionale non influirà sulle sorti del Lodigiano, dove il Pd sta affilando le armi in vista dell’importante appuntamento del 2010: le elezioni comunali a Lodi. «Il confronto è sereno - chiarisce il presidente del consiglio comunale Paolo Colizzi -: la presenza di tre mozioni non cambia la linea interna del partito e il congresso arricchirà il quadro politico locale, dove la leadership del sindaco Lorenzo Guerini non è mai stata messa in discussione». A livello locale tra novembre e gennaio e da aprile e maggio dovrebbe definirsi il quadro, con l’elezione degli organismi locali e la definizione del segretario territoriale attraverso le primarie.


(3 - continua)

In nome di Guerini

Il Pd verso il congresso.
Speciale – seconda parte.

Rassegna stampa lodigiana. Un articolo di Guido Bandera su Il Giorno di ieri.
Ex Ds e cattolici alla prova di forza su Franceschini e Bersani.
Pd, scatta la lotta delle tessere.

Un congresso è già di per sé una prova difficile per un partito. Se poi, oltre al congresso, in ballo ci sono anche le elezioni amministrative nell’ultimo capoluogo di Provincia che in Lombardia è nelle mani del centrosinistra (eccettuato il Mantovano), c’è di che descrivere un passaggio assai delicato. Così la partita per la scelta degli iscritti del Pd lodigiano fra la mozione del segretario (già democristiano) Dario Franceschini e dello sfidante (Diessino) Pierluigi Bersani assume anche il carattere, larvato e silenzioso, di un braccio di ferro fra correnti.
Da una parte la ex Margherita, o almeno buona parte di essa, con qualche ex diessino, che si preparano a dare l’appoggio alla mozione Franceschini, dall’altra, invece, la mozione Bersani, che riceve il sì dell’area di riferimento di sinistra, tradizionalmente quella organizzativamente più forte in città. Non è infatti un mistero che gli ex popolari abbiano meno iscritti (quindi meno tessere) della componente che affonda le sue radici nel Pci. Una differenza di forze in campo che (in teoria) darebbe per certa una prevalenza della parte vicina a Bersani. Più facile da votare, fra l’altro, per gli iscritti che provengono dai Ds. Ma le cose potrebbero non andare per forza in questo modo. Nessuno nel Pd ha infatti voglia di indebolire l’unico uomo che, al momento, potrebbe dare la soddisfazione di governare almeno un capoluogo della Lombardia, quel Lorenzo Guerini che, fra l’altro, è finito nello scorso week-end nelle pieghe delle cronache politiche nazionali come uno degli amministratori più vicini al segretario del Pd. E, con il congresso di aprile si potrebbe verificare anche un aumento dei consensi sulla mozione Franceschini nel Lodigiano.
I numeri in campo, finora, sarebbero favorevoli alla sinistra interna: oltre trecento gli iscritti in città, con la ex Margherita in svantaggio, cosa che si ripete anche nel settore giovanile. Ma, complice il ritardo con cui le operazioni sono iniziate dopo le primarie e le passate elezioni, il tesseramento di quest’anno è tuttora in corso e si chiuderà solo questa settimana, probabilmente oggi. E poi, a sostenere Franceschini non c’è soltanto l’ala cattolica, ma anche qualche ex Ds. E non solo loro. In più, le tessere in sé non dicono tutto. Perché i nuovi segretari nazionali il Pd non li vota alzando la tessera, come accadeva una volta, ma (spesso) con il sistema delle primarie. E qui, a votare, possono presentarsi tutti gli elettori, non solo gli iscritti del Pd. E sarà, fra l’altro, un’occasione per il partito di misurare la propria forza organizzativa. Proprio in vista delle elezioni del 2010. E intanto, ieri, il nome di Guerini figurava anche nell’elenco dei supporter lombardi del segretario uscente, diffuso dopo il summit milanese del comitato pro-Franceschini.

(2 - continua)

La metafora del rospo fritto

A Brembio, istituzionalmente – cioè con una sede e con segretari o coordinatori di sezione riconosciuti - sono rappresentati due soli partiti politici, Rifondazione comunista e Partito democratico. Quest’ultimo è al governo del paese nominalmente con una lista civica. È, dunque, inevitabile, se si vuole comprendere intenti e prassi, seguirne anche le vicende interne. Il Partito democratico si avvia al congresso, evento che coinvolgerà anche la locale sezione e ad un livello più ampio il Pd lodigiano alle cui iniziative politiche sono strettamente legate anche quelle locali. Apriamo, dunque, a modo nostro naturalmente, una finestra su questo partito, raccogliendo e girando nel blog gli aspetti più meritevoli – a nostro giudizio – di attenzione e una rassegna stampa lodigiana.
Il Pd verso il congresso.
Speciale – prima parte.


Rutelli: “Pd rischia la fine del rospo nell'acqua bollente”.
Pd: congresso si terrà l'11 ottobre, chiuso il tesseramento.


La direzione del Pd ha confermato all'unanimità che il congresso si terrà l'11 ottobre e inoltre, come già annunciato lunedì 20 luglio, non è stata accolta la richiesta di Ignazio Marino di uno slittamento del tesseramento fino al 31 luglio. Il tesseramento si è chiuso ieri come previsto.
“'Dispiace sia stata risolta burocraticamente la nostra richiesta”, ha detto Paola Concia che, insieme a Michele Meta, ha portato alla direzione del Pd la richiesta del rinvio del tesseramento avanzata da Marino. “'Non c'era nessuna vena polemica, era una richiesta avanzata non contro qualcuno ma semplicemente una proposta per permettere di tesserarsi al Pd i tanti che, dopo la candidatura di Marino, hanno ritenuto che fosse arrivato il momento di impegnarsi al congresso”', ha spiegato Concia.
Da parte sua, Ignazio Marino parlando a proposito del congresso e della sua candidatura alla segreteria del Pd ha detto che la sua discesa in campo è stata motivata perché quando ha visto “queste due squadre – cmoe ha spiegato in un'intervista a EcoTvd - che si assemblavano intorno ai due leaders, certamente credibili, come Dario Franceschini e Pierluigi Bersani e un clima da Roma-Lazio o da Milan-Inter, più che un dibattito sui temi e le questioni che interessano veramente le persone, ho ritenuto opportuno cercare di dare il mio contributo perché si arrivi al congresso discutendo delle cose che importano alla gente”'.
Sulla candidatura di Beppe Grillo ha detto: “'Se Grillo rispetta le regole io credo debba essere considerato alla pari di un qualsiasi altro cittadino”. Da cattolico praticante difende la laicità dello Stato e sulle coppie di fatto sostiene: “Nel nostro paese la cultura dei diritti è arretrata, soprattutto a causa della politica che è incapace di affermare laicamente il principio della piena uguaglianza dei cittadini, come recita l'articolo 3 della nostra Costituzione. Le persone come Paola Binetti, che non credono che i diritti siano davvero diritti di tutti, per questo giro possiamo lasciarle fuori. Io ho un'idea del partito molto diversa da loro e sicuramente più democratica”.
Francesco Rutelli invece in un articolo si è soffermato sulla collocazione del Partito Democratico. “Se il Pd accetta di essere sistematicamente qualificato come «la sinistra», più ancora che bollito è fritto”, ha scritto su “Europa”, paragona il partito al “rospo che, accomodato nell'acqua che sale di temperatura sta ritrovandosi cotto, quasi senza accorgersene”.
Rutelli ha sottolineato nell’articolo che “il centrosinistra italiano aveva e ha bisogno di una forza guida. Non definibile in modo topografico” e “capace di superare la lunga stagione botanica sotto le cui fronde si era provato a digerire tardivamente la troppo a lungo irrisolta questione dell'eredità del Partito comunista italiano”. E per questo, dice Rutelli, “abbiamo scelto due semplici. fondamentali, vere, impegnative parole: Partito democratico”. E anziché approfittare dell'opportunità di potersi definire “democratici” ora, ha argomentato Rutelli, “il nuovo partito non ha trovato di meglio invece che farsi catalogare in modo da soddisfare i desideri di Berlusconi che tenta da 15 anni di definire così la sua opposizione: «la sinistra»”. Per Rutelli il rischio “rospo fritto” per il Pd è serio e a tale “pietanza” va aggiunto “il residuo che non finisce mai, la nostalgia dell'immaginata «diversità» della sinistra” ed ecco che “l'aspirazione a formare la futura maggioranza democratica del Paese si allontana profondamente”.

(1 - continua)

La festa continua

Musica, incontri politici e tante novità nell’ultima festa dell’Unità del territorio.
Rassegna stampa - Da Il Cittadino di oggi

Non vuole tramontare l’ultima grande festa dell’Unità del territorio: a Brembio è iniziata venerdì 17 e si concluderà domenica 26 la kermesse che il Partito Democratico ha ereditato dai Diesse. Come tradizione, oltre al ricchissimo cartellone d’intrattenimento, che ieri sera ha visto esibirsi a Brembio i Punkreas, molto nutrito è anche il programma di incontri politici. Così si è svolto lunedì sera il primo incontro sull’immigrazione e le risposte del territorio. A parlare di fronte al pubblico c’erano il sindaco Giuseppe Sozzi e il consigliere comunale Marco Minoia, che hanno fatto da spalla alla veloce descrizione delle politiche sull’immigrazione svolta dall’eurodeputato Antonio Panzeri. A introdurre la serata ci ha pensato il consigliere provinciale Margherita Fusar Poli. «È stato un appuntamento importante perché l’immigrazione è il tema portante dell’intera manifestazione - dice il coordinatore del Partito Democratico di Brembio Fabio Gorla -. Oltre al dibattito abbiamo organizzato una lettura in cinque lingue diverse di alcuni articoli della costituzione e una mostra allo spazio giovani».
Il secondo appuntamento politico è dedicato all’ambiente, al fotovoltaico e al biogas, cavalli di battaglia dell’amministrazione brembiese. Ne parleranno giovedì sera il sindaco Sozzi, l’ex sottosegretario all’ambiente Gianni Piatti e l’assessore del comune di Lodi Simone Uggetti. Venerdì sera invece sarà il turno degli enti locali e in particolare del futuro assetto del Sal e del Consorzio Lodigiano per i servizi alla persona: invitati saranno Sergio Rancati presidente del Consorzio e il consigliere regionale e provinciale Gianfranco Concordati. Tutti gli incontri si tengono allo spazio balera a partire dalle 21.

Il futuro della scuola lombarda

Scuola, l'assessore Rossoni: "Ecco le novità per il futuro".

Programmazione dei servizi scolastici da parte delle Province entro ottobre 2009 per l'anno scolastico 2010-2011, anagrafe degli studenti lombardi entro il 2009, assegnazione degli organici in capo alla Regione, sperimentazioni innovative per migliorare la scuola secondaria di primo grado. Sono questi i principali temi toccati dall'assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, Gianni Rossoni, durante la Conferenza dei servizi tenutasi ieri presso la sede dell'assessorato. All'incontro era presente anche il neo direttore dell'Ufficio scolastico, Giuseppe Colosio, i dirigenti degli Uffici scolastici provinciali e gli assessori di tutte le Province lombarde con i propri funzionari.
Rossoni ha ricordato che l'anno scolastico 2010-2011 sarà caratterizzato da un complessivo riordino del secondo ciclo dell'istruzione, con la forte riduzione degli attuali indirizzi per gli Istituti tecnici e professionali, oltre che l'eliminazione, per questi ultimi, della qualifica al terzo anno. “In quest'ottica si inserisce la possibilità per questi Istituti di erogare i percorsi di Istruzione e Formazione professionale regionale, come indicato nell'Intesa sottoscritta dal presidente Formigoni e dal ministro Gelmini a marzo di quest'anno. Ciò consentirà a questi Istituti di allargare la propria offerta formativa mantenendo la qualifica al terzo anno”, ha detto l’assessore.
Per permettere alle scuole, ma soprattutto agli studenti e alle loro famiglie, di poter scegliere verso quale indirizzo orientarsi per l'anno 2010/2011, è necessario che le Province, insieme a Istituti e Centri di formazione professionale, mettano a punto la programmazione dei servizi scolastici nel proprio territorio almeno entro ottobre.
Altro tema dell'incontro è stata la realizzazione dell'anagrafe degli studenti lombardi, prevista dalla legge regionale n. 19, che, ha detto l’assessore, “consentirà di conoscere la situazione scolastica di ogni singolo studente e quindi di mettere in campo ogni possibile strumento di lotta alla dispersione scolastica”.
Rossoni ha fatto poi cenno alla possibilità, prevista tra l'altro anche dalla Costituzione, “di attuare pienamente le competenze regionali in materia di gestione e organizzazione del personale docente dell'intero sistema scolastico”. “La previsione verso cui andiamo è quella di una assegnazione dell'organico dallo Stato alle Regioni. Sono queste ultime, poi, d'intesa con gli Uffici scolastici regionali, ad assegnare i docenti sul proprio territorio”, ha detto.
Infine, l’assessore ha sottolineato la necessità di sperimentare progetti innovativi per il miglioramento della scuola secondaria di primo grado (scuola media inferiore), “il vero anello debole del sistema educativo del nostro Paese”. Da questo punto di vista, “la volontà di Regione Lombardia è quella di mettere in campo sperimentazioni su base volontaria con tutti quegli istituti, statali o paritari, che vogliano innovarsi sul piano didattico e pedagogico e in merito alla scelta, all'organizzazione, alla formazione e alla valutazione dei propri docenti. Esistono già esperienze di questo tipo a Milano, Genova e Firenze, da cui possiamo prendere spunto”, ha concluso.

Aria di Lombardia

Smog, l'assessore Ponzoni avvia il confronto sul piano 2009-2010.

L'assessore alla Qualità dell'Ambiente della Regione Lombardia, Massimo Ponzoni, ha presieduto ieri il Tavolo Istituzionale Permanente che ha esaminato lo stato di attuazione della legge regionale sull'aria (legge regionale n. 24 del 2006). Presenti i nuovi assessori provinciali e comunali all'Ambiente, dopo la recente tornata elettorale in cui sono state rinnovate amministrazioni, la riunione è stata l'occasione per riepilogare le misure antinquinamento varate da Regione Lombardia e i bandi per gli incentivi che hanno accompagnato i provvedimenti.
Ponzoni ha annunciato che per coinvolgere ancor più direttamente i cittadini sull'importanza di assumere comportamenti corretti, soprattutto nel periodo autunnale in cui si concentra maggiormente la presenza di sostanze inquinanti, si sta preparando una "Giornata dell'ambiente" in Lombardia in collaborazione con gli enti locali da organizzare per fine settembre inizio ottobre.
Il Tavolo, in vista del Piano Aria 2009-2010, si è confrontato e ha condiviso l'esigenza di intensificare i controlli sui mezzi inquinanti, anche con l'utilizzo di sistemi di rilevazione elettronica (telecamere), l'estensione dell'applicazione delle misure regionali per il miglioramento della qualità dell'aria a porzioni di territorio diverse dalla Zona A1 ma limitrofe, la progressiva limitazione della circolazione per ciclomotori e motoveicoli Euro 0 a due tempi e di autobus diesel che svolgono servizio di trasporto pubblico locale Euro 2 entro il 15 ottobre 2010.

Un piano solidale

Ieri, dopo il parere favorevole espresso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e dal Cipe Berlusconi ha firmato il decreto sul Piano casa.
100mila abitazioni in cinque anni.
A comunicarlo è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli che ha sottolineato: "Il governo ha mantenuto un altro impegno del programma elettorale" Il Piano, come ricorda una nota del ministero, prevede interventi diversificati a seconda delle categorie interessate. Beneficiari sono nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni sociali svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito. Un target lontano dai possibili acquirenti della caterva di appartamenti la cui costruzione è prevista dal nostro PGT, che tuttavia può avere comunque un riflesso lontano ed indiretto anche sul mercato edilizio locale. Non si lascia, vien da pensare, per un appartamento nuovo quello vecchio, come è accaduto negli ultimi tempi, se si ha difficoltà a venderlo o ad affittarlo.

Con la firma del decreto da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è, dunque, concluso l'iter procedurale per il concreto avvio del Piano Casa, che si prefigge l'obiettivo di realizzare centomila alloggi in 5 anni. A comunicarlo ieri è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. La firma al decreto presidenziale fa seguito al parere favorevole sul Piano espresso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e dal Cipe. Una nota del ministero ricorda che il Piano prevede interventi diversificati a seconda delle categorie interessate, disponibilità di finanziamenti pubblici e privati da utilizzare con procedure snelle, incentivi e agevolazioni fiscali. Gli alloggi saranno destinati sia in proprietà quali prima casa, sia in locazione a canone sostenibile e a canone sociale. Beneficiari del Piano Casa sono nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni sociali svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 nella stessa Regione.
"Il governo ha mantenuto un altro impegno del programma elettorale. Parte così la realizzazione di un ambizioso piano di alloggi che avrà positive ripercussioni sociali e che amplierà l'offerta di lavoro nel settore delle imprese edilizie su tutto il territorio del Paese. Inizialmente si prevede un intervento di 200 milioni di euro che diventeranno 550 milioni con prossimi stanziamenti. Il Piano consiste in un insieme di interventi di edilizia residenziale pubblica, project financing, agevolazioni alle cooperative edilizie e un sistema integrato di fondi immobiliari, cui è devoluto uno stanziamento di 150 milioni di euro, che a regime si stima attrarrà investimenti per 3 miliardi di euro. Il tutto da attivare con la collaborazione anche finanziaria di Regioni ed Enti locali. Tra l'altro è prevista la valorizzazione di aree demaniali con la loro riqualificazione urbana", così Matteoli.
"Il decreto che stanzia 200 milioni da destinare alle Regioni e agli Enti locali per l'edilizia residenziale pubblica rappresenta un fatto positivo. Così come è positivo che, proprio grazie all'azione delle Regioni e delle Autonomie locali il governo confermi l'impegno a riportare sin dal prossimo anno tale finanziamento ai precedenti livelli, cioè a 550 milioni di euro", ha commentato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "Spetterà poi alle Regioni, d'intesa con gli Enti locali, la destinazione finale di tali risorse, ancora evidentemente insufficienti, nell'ambito di quelle categorie svantaggiate, indicate nel decreto stesso, e in linea con le programmazioni regionali già definite. Ma bisogna evitare di continuare a fare confusione: tutto ciò non c'entra nulla con il «piano per il rilancio dell'edilizia», conseguente all'Accordo Stato-Regioni del 1° aprile 2009" ha detto Errani, invitando ad evitare "«l'effetto annuncio»".
Critiche arrivano da Legambiente. Per l'associazione ambientalista si è fatto "tanto rumore per nulla. O quasi. Doveva servire a ridare slancio in tutta Italia al settore edilizio in crisi. Doveva servire ad ammodernare e migliorare qualitativamente il patrimonio edilizio esistente e quello futuro. Se questi erano gli obiettivi il risultato è un sostanziale fallimento". "Il quadro che emerge nel Paese - ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e urbanistica di Legambiente - offre un'unica certezza: avremo un sistema di regole diverso in ogni Regione italiana. Se si vuole dare un futuro al settore edilizio, bisogna dare risposte all'emergenza abitativa e legarla a un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri, periferie".

Il centrodestra e la centrale

Mauro Tresoldi, consigliere comunale, già membro come ricorda della commissione ambiente ed ecologia, di Turano Lodigiano scrive oggi una lettera nella rubrica “Lettere & Opinioni” de Il Cittadino. La riprendiamo non tanto per i contenuti – non aggiunge nulla di nuovo se non una querimonia sulla disinformazione – quanto perché aiuta a conoscere come si sia vissuta e si viva la questione della centrale nel centrodestra turanese. Questo perché, ci rendiamo conto, che il post-centrodestra d’oggi, pidiellino-foroniano, è un mix forzista alleanzista leghista politicamente tutto da capire.
Centrale. Il sindaco ora è rimasto senza “sponda”.
Rassegna stampa.

Caro direttore, seguo con attenzione il dibattito che è da qualche giorno rinato attorno al tema scottante della centrale a turbo gas del mio paese. Con discreta ponderazione ho potuto analizzare l’impostazione della nuova gestione della provincia su questo tema, e devo dire che credo abbia iniziato con i giusti passi. Il lavoro di ricostruzione degli eventi è peraltro lungo e tortuoso, immagino. Sono convinto che sia basilare e fondamentale l’interfaccia tra noi consiglieri di minoranza turanese e il presidente della provincia, attraverso l’assessore provinciale turanese Elena Maiocchi, l’amico consigliere provinciale Ferrari Alfredo col quale da oltre cinque anni stiamo lavorando proprio in sinergia e con gli stessi criteri, l’assessore provinciale Nancy Capezzera.
Ora abbiamo la possibilità di ricongiungere tutti gli sforzi per ottenere risultati efficienti e finalmente trasparenti per i cittadini turanesi in primis ma lodigiani tutti. Già quanto da subito emerso sugli accordi “sottobanco” tenuti in gran segreto tra il sindaco di Turano (che hanno solo portato il comune a dover spendere soldini per difendersi dopo che Sorgenia lo ha deferito ai vari tribunali, soldi ricordiamolo, tolti ai cittadini turanesi) che personalmente ho sempre apertamente, onestamente e pubblicamente denunciato, dimostrano come in realtà di “trasparenza” non ce ne sia mai stata da parte delle amministrazioni di Turano che si sono susseguite. I cittadini mai sono stati realmente informati e coinvolti, nemmeno tramite la commissione ambiente che da oltre un anno, nonostante tutte le mie richieste e sollecitazioni, non si è più riunita. Una vera sberla a tutti i criteri di democrazia tanto rivendicati e mai applicati dagli amministratori comunali.
Ma questo modo di agire sono sicuro che appartenga ormai al passato: non avendo più una “sponda” provinciale come quella della precedente amministrazione, anche il sindaco turanese dovrà per forza di cose accettare che tutti gli accordi e gli sviluppi della questione centrale si sappiano pubblicamente, senza finzione e senza mascherare la realtà. Altrimenti sarà messo alla berlina dagli stessi eventi.
Sono rimasto poi stupito non lo nego dalle dichiarazioni di questi ultimi giorni dell’amico Pera (a nome di tutta l’Italia dei Valori s’intende), col quale insieme abbiamo affrontato diverse manifestazioni e incontri pubblici proprio contro la centrale. Perché insistere sulla linea della “colpevolezza del governo Berlusconi” (De Benedetti, il proprietario, non è proprio di destra, anzi!), sulla mancanza di risposte, trasparenza e informazione corretta degli atti quando invece e proprio a Turano Lodigiano si è alleato appoggiando chi (e ora si scoprono gli altarini, piano piano) se ne è infischiato della commissione ambiente, quindi dei cittadini, e ha preferito andare di nascosto, quatto quatto al capezzale di Sorgenia mendicando improponibili “milioni di euro” (chissà poi per quali ragioni e quali progetti, chiedo io attendendo pubbliche risposte) e che hanno prodotto, invece, subito una bella denuncia col relativo esborso di soldi dei turanesi e basta? Ha preferito allearsi con chi ha bocciato il registro dei tumori (ricordiamolo: l’unico paese ad averlo bocciato in tutto il lodigiano!!!), che non ha volutamente mai discusso le mozioni proposte dalla minoranza e dal suo componente della commissione ambiente proprio sul tema della centrale e della salute pubblica, che di fronte all’ex assessore Bagnaschi pubblicamente il venerdì tuonava con un imperativo: “Siamo contrari a ogni tipo di compensazione”; e il sabato emetteva una delibera di giunta in cui si concordava una compensazione in danari con Sorgenia di 25mila euro per il verde (!!!) pubblico di Turano.
L’elenco delle bugie dette potrebbe essere fatto in una pagina apposita, intitolandola il “gioco degli opposti: dire una cosa e subito fare il contrario”.Ma sono sicuro che Gianni Pera sappia già tutte queste cose. E allora perché appoggiare da una parte chi ha sempre voluto la centrale e dall’altra pretendere da altri l’esatto contrario? Mi auguro che non sia il solito gioco della “monetizzazione”, tanto caro alla così odiata prima repubblica ma ambito ancora oggi purtroppo da molti. Concludo auspicando che ora, finalmente, con il cambio della giunta provinciale e dei suoi consiglieri nonché tecnici, si possa instaurare una commissione ambiente efficiente e funzionale non solo in Provincia ma anche nel comune più interessato, Turano. Che la stessa abbia il giusto ascolto e peso nelle decisioni future e che le pregiudiziali politiche non siano di vincolo ancora una volta per la salute dei cittadini.
Mi auguro si possa a brevissimo informare i cittadini turanesi di quanto sia realmente accaduto e sulle eventuali responsabilità di chi ha trattato in solitaria una partita evidentemente più grossa di lui, senza preoccuparsi di coinvolgere i veri protagonisti di questo epocale e radicale cambiamento di vita: i cittadini e i loro figli che sicuramente subiranno e dovranno poi vivere e convivere con la centrale in base alle scelte che noi oggi siamo chiamati a definire.

Settembre nero per le imprese

Lorenzo Rinaldi riprende oggi su Il Cittadino un allarme per le imprese, già raccolto da altro articolo ieri sul blog, e ci informa che secondo l’associazione di categoria il 50 per cento delle piccole e medie imprese del territorio rischia di fermarsi in autunno.
«Un settembre “nero” per le aziende».
Pochi ordini e stretta del credito bancario: denuncia di Confapi.

Sulle piccole e medie imprese lodigiane incombe un settembre nero. Lo denuncia la Confapi di Milano, che raggruppa 3.000 imprese (70.000 lavoratori), tra cui anche un centinaio di aziende lodigiane. A spingere in terreno negativo le previsioni sono soprattutto la carenza di ordini in portafoglio e la stretta del sistema creditizio che ha tolto liquidità agli imprenditori. Un quadro preoccupante dunque, che i vertici di Confapi hanno illustrato nei dettagli lunedì alle istituzioni e ai parlamentari lombardi, ma anche agli assessori provinciali competenti per materia, tra cui Claudio Pedrazzini, assessore della provincia di Lodi con delega allo sviluppo economico. «Quasi la metà delle piccole-medie imprese lombarde ha un portafoglio ordini inferiore a un mese - hanno spiegato i responsabili Confapi -, nel primo semestre 2009 le piccole-medie imprese, a prescindere dalla dimensione e dal settore, hanno visto ulteriormente aggravarsi la crisi economica e produttiva che stanno affrontando negli ultimi mesi». «I dati del Lodigiano e del Sudmilano sono in linea con quelli del resto del territorio coperto da Confapi Milano - spiega Stefano Rozza, imprenditore di Vidardo e consigliere Confapi -, per quanto riguarda gli ordinativi si naviga a vista mentre si registra un calo del fatturato compreso fra il 30 e il 70 per cento. Diciamo chiaramente che chi sta bene, oggi perde il 30 per cento. Le aziende lodigiane iscritte a Confapi hanno in media 20-25 dipendenti e operano principalmente nel settore metalmeccanico (il settore che soffre maggiormente, ndr), chimico, servizi e alimentare. Il grosso problema che registriamo - conclude Rozza - è la contrazione del sistema creditizio».
La stretta delle banche viene denunciata anche dall’assessore provinciale Pedrazzini: «Durante il confronto è emersa l’assenza dei grandi istituti di credito dal sostegno ai nostri imprenditori, che spesso hanno aziende a conduzione familiare, di piccole dimensioni - dice -, soltanto le banche di credito cooperativo e la Banca Popolare di Lodi hanno dato ampia disponibilità e attenzione alle iniziative di supporto agli imprenditori, soprattutto per quanto riguarda i consorzi fidi. L’obiettivo è cercare il sostegno anche degli altri istituti di credito».
Disponibilità economica a parte, il problema principale segnalato da Confapi è quello della carenza di ordini. «Ci si avvicina alle ferie e dunque emergono delle problematiche di questo tipo, ma direi che è abbastanza comprensibile perché anche in passato succedeva - osserva Aniello D’Errico, segretario provinciale dei metalmeccanici Cisl -, rispetto a qualche mese fa però la situazione non è cambiata di molto: certamente in tempi di crisi la visibilità si accorcia, ma sostenere che molte aziende hanno ordini soltanto per i prossimi trenta giorni potrebbe sembrare in alcuni casi strumentale».

Un raggio di sole a Senna

Rassegna stampa. Ancora da Il Giorno di oggi.
La discarica di Senna Lodigiana.
Milano mette il sigillo al vincolo ambientale per tutelare l’area sulle sponde del Po.

Per una nuvola che arriva sulla testa del Lodigiano, un’altra sembra svanire. Ieri, infatti, l’assessore regionale Davide Boni ha firmato la richiesta della Provincia di Lodi e del Comune di porre il vincolo ambientale sull’area di Bellaguarda, a Senna Lodigiana, dove dovrebbe arrivare la grande discarica di inerti della Cre. Una scelta che potrebbe allontanare per sempre, se le cose andranno nel modo sperato, l’arrivo dell’impianto di smaltimento destinato ad accogliere 1,6 milioni di metri cubi di rifiuti, frutto di demolizione e terre di spazzamento. «Questo vincolo non è un artefatto per fermare solo la discarica — ha precisato il presidente Pietro Foroni —, ma la base di una politica di rilancio di una zona in cui crediamo. Lì, con il guado della via Francigena, passano oltre mille pellegrini all’anno, una splendida realtà, come l’ostello, dovrà essere sostenuta e aiutata. Poi, in zona, con la navigazione del Po, si può creare uno dei punti di eccellenza turistica del Lodigiano».
Il segretario provinciale leghista Guido Guidesi aggiunge che con questo «è arrivato il momento di pensare a una vera valle del Po che tuteli il nostro ecosistema e il territorio». Intanto, però, venerdì in Regione potrebbero essere approvate le linee guida del vincolo, quelle che potrebbero veramente dire il no definitivo alla discarica. «Questo è un vincolo vero», ribadisce Foroni. Il centrosinistra, invece, sta alla finestra: «Vedremo se sarà così».

Le reazioni del centrosinistra alla bocciatura

Le reazioni del centrosinistra alla scelta del Pirellone.
«Le obiezioni sono fatte su misura per la Cre».

Rassegna stampa - Da Il Giorno di oggi.

La bocciatura da parte della Regione del piano rifiuti approvato dall’amministrazione Felissari a dicembre solleva le forti reazioni del centrosinistra. La prima, arriva dall’ex assessore all’Ambiente, che della stesura del piano bocciato si è occupato direttamente. «I numeri contestati dalla Regione — afferma Antonio Bagnaschi — sono stati calcolati sulla base della produzione annua locale. Due milioni di metri cubi di inerti, nel Lodigiano, non mi pare proprio che esistano. Noi abbiamo tarato i numeri del piano sulle esigenze del Lodigiano, anche per quanto riguarda gli impianti di biodigestione e di cogenerazione. In questo settore le nostre attuali capacità rispetto alla produzione sono in rapporto di 3 a 1». Ma Bagnaschi aggiunge anche che «il commissariamento non è una sorpresa, hanno tentato di farlo quando il piano non c’era ancora. Certo, con noi ci sono anche Cremona e Milano. La Regione ha ceduto competenze alle Provincie, ma vuole mantenere il controllo sui rifiuti: per questo sceglie la via dei commissariamenti con metodi ridicoli, nominando responsabili “ad acta” i presidenti stessi». Poi Bagnaschi rivendica: «Il piano mirava dichiaratamente a fermare la discarica di Senna. E lo stesso assessore regionale Buscemi diceva che in fondo una discarica di inerti non era poi chissà che cosa». Poi prosegue: «Se fossi Foroni difenderei il piano con le unghie, i dati sono corretti e la scelta politica è di non regalare spazi a privati che fanno affari con i rifiuti. Guardi bene nel piano e ci troverà un anno di lavoro serio. Poi, l’ipotesi di allargare Cavenago era già nel piano, che dice sì all’uso di insediamenti già esistenti».
Sulla partita arriva anche la voce del consigliere regionale Pd Gianfranco Concordati: «Oggi è stato approvato il vincolo paesaggistico chiesto dai Comuni e dalla Provincia. Si era agito su più fronti: il vincolo era insieme all’estensione della fascia di rispetto idrica, a Senna, e al Piano rifiuti — afferma —. Ma mi sembra che da Milano arrivino segnali contraddittori. Il vincolo è una cosa buona, l’abbiamo chiesto noi. Ma il suo successo dipende dalle regole che conterrà, che dovrebbero essere approvate venerdì. Quanto al Piano rifiuti, l’istruttoria regionale è stata sospetta e lunga oltre misura: giaceva nei cassetti da dicembre. E le conclusioni della Regione non convincono. Sembrano fatte in sartoria su misura per i numeri della discarica di Senna Lodigiana. I numeri sugli inerti del Pirellone sono contestabili, anche perché la legge consente di smaltirne una piccola parte fuori territorio».
Poi Concordati conclude con qualche notazione politica: «Il vincolo va bene, anche se ne misureremo l’efficacia. Ma ora la Provincia deve far sentire la sua voce sulla bocciatura del piano. Anche perché su questo Foroni si gioca un pezzo della sua credibilità politica. A Senna non c’è spazio, ma neppure nel resto del territorio, per un’altra discarica. Neppure di inerti. Si sa che poi le discariche di inerti, talvolta, vengono convertite ad altre tipologie di rifiuti, come pure, spesso, le autorizzazioni date per qualche anno vengono prorogate all’infinito. Questo è il rischio che il Lodigiano, che è una provincia virtuosa, sta correndo. Le competenze di questo settore devono restare sul territorio».

Il Giorno intervista Foroni

Pietro Foroni: «Lo stop al piano Felissari non mi sorprende. Ma no al maxi impianto nella Bassa».
«Spazio ai rifiuti? Allarghiamo Cavenago».
Rassegna stampa - Articolo di Guido Bandera su Il Giorno di oggi.

Un mese di lavoro per la nuova Giunta di centrodestra in Provincia e tante questioni sul tavolo, dalla centrale di Bertonico al bilancio fino alla crisi economica. Ma da lunedì, con la bocciatura del piano rifiuti e l’avvio del commissariamento da parte della Regione, c’è una grana in più per Pietro Foroni.
Presidente, come ha preso la scelta del Pirellone?
«Lo devo dire, pur senza polemica: il piano bocciato dalla Regione lo abbiamo trovato in eredità. Nel primo mese le urgenze mi hanno spinto a mettere da parte lo spirito sovvertitore. Non abbiamo voluto cambiare tutto quello che è stato fatto, ma procediamo responsabilmente».
In sostanza, il commissariamento l’ha sorpresa?
«Il piano era fermo da mesi. Evidentemente c’era qualche problema. Ma l’avvio della procedura di commissariamento non mi spaventa. Gli uffici valuteranno la fondatezza delle obiezioni della Regione e risponderanno. Vogliamo capire se il piano è stato interpretato bene. Certo è che un piano rifiuti si fa per rispondere a un’esigenza del territorio, non solo contro una discarica. Se uno mette il divieto assoluto, ci si pone in modo conflittuale davanti all’interlocutore».
La Regione dice che Lodi produce più inerti di quanto previsto. Serve un posto dove mettere questi rifiuti...
«Questo è un discorso necessario. I numeri vanno verificati. Ribadiamo però il no alla discarica di Senna, non a caso oggi (ieri, ndr) l’assessore regionale Davide Boni ha firmato il vincolo ambientale. Se poi l’esigenza di altro spazio per gli inerti dovesse essere confermata, si potrebbe pensare ad ampliare Cavenago. Su questo avvieremo presto una conferenza preliminare».
Ma la Regione fa anche altre obiezioni al piano rifiuti...
«Ci dice che non possiamo dire di no a priori a nuovi insediamenti di impianti per compost, fanghi, digestori anaerobici e impianti di cogenerazione. Anche a questo divieto imposto dal piano si deve la scelta di non chiudere subito Eal Compost. Su cui puntiamo a dare spazio a privati, con un business plan credibile, per riparare agli errori di progettazione e installare un biodigestore. Poi, in futuro si vedrà: cessione, o un bando di gestione. Ma noi siamo per un impianto all’avanguardia. Chiudere subito avrebbe comportato la fine dell’autosufficienza nei rifiuti e un aumento di costi. Ma bisogna comunque sfatare il mito che nel Lodigiano andasse tutto bene».
Parliamo di bilancio: la Provincia è fuori dal patto di stabilità e le spese sono molte. Che farete?
«L’assessore al bilancio De Vecchi sta facendo una ricognizione sui conti. Probabilmente a settembre faremo una variazione per sistemare la situazione. Sapevamo che non ci potevamo aspettare rose e fiori, da qui a fine dicembre ci metteremo delle pezze. Il nostro vero primo bilancio sarà l’anno prossimo. Intanto, faremo controlli in diversi settori, per questo ha senso il taglio dei giornali, della cancelleria, ma anche di qualcuna delle 135 utenze telefoniche su cellulari, che sono troppe. Poi l’assessore vuole accentrare l’economato per ridurre la spesa. Condividiamo poi la logica di attribuire incarichi a coop sociali, ma vogliamo seguire criteri di risparmio e efficienza dell’amministrazione».
Parliamo di agricoltura: perché ha affidato il censimento sui danni da diabrotica agli allevatori e non agli agricoltori?
«L’Apa, cui abbiamo affidato la ricognizione, è un’istituzione, non una semplice associazione. Sull’agricoltura noi vogliamo investire non solo come settore produttivo, ma come risorsa culturale. La promozione del territorio passa anche dalla valorizzazione di grandi risorse come il parco tecnologico, ma anche le piccole imprese del territorio. Il tavolo agricolo, sicuramente, è il segno del fatto che vogliamo una politica concertata».
Cosa pensa della Sal, la nuova società pubblica dell’acqua?
«La Sal non rientra nel modello regionale che prevede il possesso delle reti e l’affidamento in gestione a gara dei servizi. Il problema della Sal è che dovrà coprire spese correnti e investimenti, con una tariffa che dovrà crescere. Poi non mi sono piaciuti i patti di sindacato fra comuni, indipendentemente dal colore politico. Se il controllo della società è nelle mani di un comune, come Lodi, dove andranno gli investimenti? Anche qui non abbiamo però buttato tutto. Aspetto i risultati e poi mi riservo di intervenire. Ho solo detto di non dare indennità al cda».
Dopo un mese che impressione ha dei suoi assessori e della macchina amministrativa?
«Della giunta sono soddisfatto. Tutti si stanno impegnando, con cervello e passione. La struttura amministrativa è forse il punto più critico. C’è impegno, dedizione. Ma non tutti hanno capito che l’amministrazione è cambiata».
Come procede il lavoro per la centrale di Bertonico?
«La vecchia bozza l’abbiamo ritirata perché la ritenevamo illegittima. Riteniamo che ci sia un margine di valutazione più ampio sulla partita. Abbiamo già iniziato a confrontarci, ma devo dire che trovo irresponsabili quelli che dicono che la centrale può essere fermata, perché accendono false speranze. La discarica di Senna invece può essere ancora evitata. Le energie vanno usate in altre direzioni, non per fermare una centrale che c’è già. Comunque, mi auguro di chiudere la partita entro settembre».

Regione, con Felissari no, con Foroni si può

Ne avevamo già parlato ieri, grazie ad un articolo pubblicato su Il Giorno, torniamo sulla questione oggi con un articolo de Il Cittadino in cui Lorenzo Rinaldi ci racconta che, indicato come possibile commissario sul piano di smaltimento dell’immondizia, il neo presidente incolpa il centrosinistra.
Piano rifiuti, è Cavenago la via d’uscita.
Foroni assicura su Senna dopo la sonora bocciatura della Regione.
Rassegna stampa.

La firma dell’assessore regionale Massimo Buscemi dovrebbe arrivare a ore. La bocciatura da parte del Pirellone del piano rifiuti della provincia di Lodi appare inevitabile e si preannuncia una vera bomba. Una batosta per palazzo San Cristorofo, che di fatto si accoda ad altre province lombarde, Milano in primis, che hanno già ricevuto il cartellino rosso. A determinare il “no” della Regione è stata soprattutto la previsione della provincia di Lodi di smaltire, nei prossimi cinque anni, 300mila tonnellate di rifiuti inerti. Per il Pirellone troppo pochi, visto che l’assessore Buscemi parla della necessità di attrezzarsi per smaltire 2 milioni di tonnellate. La bocciatura del piano rifiuti, redatto dalla precedente giunta provinciale di centrosinistra, arriva quando a Palazzo San Cristoforo comanda il centrodestra. Ma il nuovo presidente provinciale, Pietro Foroni, mette subito le cose in chiaro: «È una situazione che abbiamo ereditato - dice -: quando mi sono insediato gli uffici competenti mi hanno segnalato che il piano rifiuti presentava delle problematiche e dunque non sarebbe mai stato accettato dalla Regione. Questo piano è stato sbagliato dal centrosinistra e oggi tocca a noi rimediare».
La bocciatura del piano rifiuti, che obbligherà di fatto la Provincia ad adeguarsi alle richieste della Regione, giunge mentre pende la richiesta di un privato di aprire una discarica per inerti a Senna Lodigiana. «Buscemi stima che il Lodigiano debba smaltire 2 milioni di tonnellate di inerti - osserva l’ex assessore provinciale all’ecologia Antonio Bagnaschi - guarda caso questa cifra è esattamente la somma tra le 300mila tonnellate previste da noi e la capienza della futura discarica di Senna». Ma il presidente provinciale Foroni sembra categorico: «Il nostro rifiuto alla discarica di Senna è assolutamente netto - ribatte - e tra l’altro proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) l’assessore regionale al territorio Davide Boni ha accettato il vincolo paesaggistico sull’area che teoricamente dovrebbe ospitare la discarica: è un atto molto forte».
Nei corridoi della Provincia non manca chi sottolinea che il presidente Foroni, leghista, potrebbe ora aggrapparsi proprio al compagno di partito Boni per contrastare la discarica di Senna, opponendosi all’assessore regionale Buscemi (Popolo della libertà). Foroni però si limita a chiarire che «la Provincia invierà le proprie indicazioni alla Regione». Traduzione: visto che il Pirellone è categorico sullo smaltimento di 2 milioni di tonnellate di inerti, la giunta Foroni potrebbe proporre di ampliare la discarica di Cavenago, evitando così l’apertura di quella di Senna. «È un’ipotesi che valuteremo», ammette il presidente provinciale, anche se non è certo che Cavenago possa ospitare fino a 2 milioni di tonnellate di inerti. «La vecchia giunta provinciale di centrosinistra ha fatto un piano rifiuti con un solo obiettivo, evitare la discarica di Senna - aggiunge Foroni -, ma non hanno indicato soluzioni alternative concrete per gli inerti».
E la battaglia sembra giocarsi proprio su questo tipo di rifiuti: «Avevamo stimato 300mila tonnellate di inerti - replica Bagnaschi - e il nostro non era un calcolo politico, ma una stima fatta alla luce dei dati storici degli scorsi anni. Non credo che il Lodigiano da solo possa produrre 2 milioni di tonnellate di inerti». Dubbi sulla posizione di Buscemi sono stati espressi anche da Gianfranco Concordati, consigliere regionale Pd: «Dal Pirellone arrivano segnali contraddittori, visto che la Regione ha approvato il vincolo per Senna. La bocciatura del piano rifiuti è inaccettabile: arriva dopo una lunga istruttoria, dato che il piano è stato consegnato al Pirellone sei mesi fa e la bocciatura riguarda proprio i rifiuti inerti, gettando un’ombra sulle possibili intenzioni della Regione. Seguiremo la questione con molta attenzione: Foroni sappia che con il piano rifiuti si gioca molta della sua credibilità in campo ambientale».