FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

mercoledì 9 settembre 2009

Al bando i sacchetti non biodegradabili

Sacchetti di plastica addio almeno per un giorno.
Il 12 settembre la prima giornata internazionale "contro" le buste della spesa. Le iniziative degli ambientalisti e dei comuni italiani per metterle al bando prima del 2011.

Rassegna stampa - Repubblica.it, Stefania Parmeggiani.

Si gonfiano e danzano, pieni di acqua e sospinti dalle correnti. Sembrano meduse e le tartarughe li ingoiano. Muoiono soffocate. Vengono usati per venti minuti, ma poi l'ambiente per distruggerli impiega 400 anni. Nessun equilibrio tra tempo d'uso e tempo di vita. Gli italiani non riescono a farne a meno, ne producono tra i 10 e i 15 miliardi l'anno, immettendo nell'atmosfera qualcosa come 400 mila tonnellate di anidride carbonica. Sono il simbolo del superfluo, di una società che acquista, consuma e distrugge.
Sono i sacchetti di plastica, le shopper usa-e-getta condannate a morire da una direttiva europea, poi ripresa dalla Finanziaria 2007, il primo gennaio 2010. Nel nostro Paese, grazie al "decreto milleproroghe", la sentenza è stata rinviata di un anno. Dodici mesi in più mettere al bando "i sacchi non biodegradabili per l'asporto delle merci", le vecchie borse di polietilene.
Molti credono che la rivoluzione verde tarderà ad arrivare. I produttori e i commercianti accampano scuse, i consumatori neanche quelle: sono così pratiche e comode che farne a meno resta un buon proposito, ma almeno per un giorno - un giorno soltanto - si può fare una cortesia all'ambiente. Non sia mai che qualcuno si accorga di quanto siano superflue le sporte di plastica e decida di rinunciarvi anche per il resto della settimana e dell'anno. Quel giorno è il 12 settembre, prima giornata internazionale senza i sacchetti di plastica.
L'ha promossa il Marine Conservation Society (MCS), società inglese no-profit dedicata alla conservazione dell'ecosistema marino. E ha raccolto ovunque l'adesione convinta degli ambientalisti. In Italia l'associazione dei Comuni virtuosi rilancia con la campagna "Porta la Sporta", ispirata al movimento inglese "Plasticbag Free Cities": invitano le amministrazioni a mettere al bando i sacchetti di plastica, coinvolgono le scuole e i bambini in progetti di riciclo e girano le piazze per insegnare a fare divertenti sportine di tela, da tenere con sé e tirare fuori alla cassa del supermercato. I blogger passano parola e sponsorizzano più che i sacchetti biodegradabili - sul cui smaltimento in tempi rapidi è battaglia di brevetti e studi - le vecchie sacche di tela o di juta, da ripiegare e portarsi appresso.
Torino ha deciso di non aspettare il Governo e giocando in anticipo cerca di coinvolgere quanti più commercianti possibili per metterle al bando. A Firenze la Unicoop le ha eliminate dai suoi 98 punti vendita.
La Coop Adriatica invece già dallo scorso 7 settembre ha eleminato le buste di plastica da tutti i suoi 151 negozi. Al loro posto, alternative a basso impatto ambientale.
All'estero hanno già adottato iniziative analoghe: negli Stati Uniti la prima città a vietarne l'uso nei supermercati e nelle farmacie è stata San Francisco; in Gran Bretagna ha cominciato il piccolo comune di Modbury, imitato tra gli altri da Londra. Altri hanno introdotto una tassazione aggiuntiva per chi decide di utilizzarli, qualche centesimo in più da pagare alla cassa del supermercato. Anche la Cina ha detto addio alle shopper: ne produceva tre miliardi al giorno. L'Italia è in ritardo, ma recuperare è possibile: il 12 settembre è il giorno giusto per dare il proprio contributo.
Condividi su Facebook

Lo sviluppo del senso religioso

Quando e dove nasce il senso religioso.
Rassegna stampa - Fiorenzo Facchini, Avvenire, 6 settembre 2009.

Le origini della religione sono fra i temi classici affrontati dall’antropologia, dalla sociologia, dalla psicologia, dalla filosofia, dall’etnologia. Una corrente di pensiero attuale vuole analizzare e spiegare il fenomeno religioso in termini puramente naturalistici e quindi con i metodi delle scienze naturali. Vengono supposti geni specifici o comunque una base genetica.
Su questo argomento l’evoluzionismo darwiniano, nella estensione che ha avuto nel pensiero di molti suoi interpreti, registra posizioni piuttosto diversificate, sebbene Darwin non abbia affrontato direttamente il problema. C’è chi, come Dawkins, propugna l’ateismo come posizione congruente, quasi necessaria, dell’evoluzione: non solo non c’è bisogno di Dio, ma l’idea di Dio nuoce allo sviluppo dell’uomo, anche se lo stesso Dawkins include la religione fra i "memi" (replicatori culturali, non genetici, forse localizzati nel cervello) formatisi e affermatisi nella società.
Vi sono studiosi che ammettendo l’importanza della religione nel successo evolutivo delle società umane e in ordine alla sopravvivenza della specie vogliono spiegarla in termini puramente adattativi. David Sloan Wilson riconosce alla religione un grande valore e considera le religioni come unità adattative caratterizzate dalla selezione di gruppo. Nella visione naturalistica darwiniana, proposta da vari autori, il fatto religioso avrebbe una base biologica e si spiegherebbe con la selezione naturale.
Queste posizioni vedono la religione in funzione della società, quasi rivisitando il noto funzionalismo di sociologi e antropologi culturali, ma appaiono decisamente riduttive. Il fatto religioso è essenzialmente di ordine culturale, si lega alle capacità cognitive dell’uomo, così come il comportamento morale, ma non ha una determinazione biologica. Esso può avere delle conseguenze sul piano sociale con effetti benefici per la specie e quindi assume anche un certo valore adattativo per l’uomo, ma non si capisce perché debba rientrare in un’ottica di selezione darwiniana o puramente naturalistica.
Nelle posizioni ricorrenti sull’interesse della religione in chiave naturalistica non si tiene conto di una distinzione fondamentale, sulla quale Mircea Eliade, grande storico delle religioni, e sulla sua scia Julien Ries, maestro dell’antropologia religiosa, hanno richiamato l’attenzione: la distinzione tra senso religioso e religione, tra l’esperienza del sacro, colto anche nei fenomeni della natura (ierofanie), e la strutturazione del senso religioso nella religione. E’ una semplificazione assai riduttiva quella che vede nella religione una unità adattativa regolata dalla selezione. L’humus della religione non è definibile quantitativamente né con parametri generalizzabili.
Homo religiosus precede la religione strutturata (Ries), si lega alle domande che l’uomo pensante non può non porsi sulla vita e sulla morte, alla esperienza simbolica di qualcosa che lo sovrasta e che percepisce in alcune manifestazioni della natura. «È grazie al simbolismo cosmico che l’uomo ha percepito le ierofanie. Con la volta celeste è necessario tenere conto del simbolismo dell’acqua, dell’albero, della montagna» (Ries). Si potrebbe parlare di religiosità cosmica. Il senso religioso può considerarsi universale. Anche la morte, evento di cui l’uomo ha coscienza, con le domande che pone viene ad assumere un significato sul piano religioso.
Il senso religioso è connaturale all’uomo e si ritrova presso tutti i popoli. Può considerarsi universale, ma non altrettanto può dirsi per le religioni in quanto tali. Esso si lega al simbolismo che è antico quanto l’uomo, ma i documenti in cui il senso religioso può essere colto sono relativamente recenti. Un significato religioso viene riconosciuto alla pratica della inumazione. L’uomo che seppellisce i morti dimostra una particolare coscienza della morte e dell’oltretomba.
La posizione e la cura dell’inumato, il corredo che può accompagnarlo attestano l’idea di una sopravvivenza a cui si attribuisce un significato religioso. Le prime sepolture sono documentate in Israele circa 90.000 anni fa e sono praticate sia dall’uomo ormai moderno che da Neandertaliani. L’attenzione verso i defunti è però molto più antica e può essere riconosciuta in certe pratiche, come la conservazione e il trattamento del cranio umano in luoghi particolari (come le grotte), che sono segnalate in epoche precedenti (pare già con il Sinantropo).
Interpretabili in chiave magico-religiosa, secondo vari autori, tra cui Paolo Graziosi, le manifestazioni più recenti dell’arte parietale del Paleolitico superiore, con rappresentazioni di animali nelle pareti di grotte, forse in relazione alla propiziazione della caccia. Per questo alcune grotte sono viste come "santuari" della preistoria. Ma è stato ipotizzato anche un simbolismo sessuale per alcuni animali più frequentemente rappresentati (Leroi-Gourhan). I simbolismi possono essere anche complementari nella visione unitaria dei bisogni vitali dell’uomo preistorico. L’uomo che affresca le pareti delle grotte nel Paleolitico superiore è lo stesso che seppellisce i morti.
Nel Neolitico e nella protostoria l’esperienza religiosa appare strutturarsi in forme di religione, come suggeriscono il culto della dea madre, particolari riti e luoghi destinati al culto. Secondo Gimbutas le numerose rappresentazioni femminili (anticipate forse dalle "Veneri" aurignaziane) possono essere riferite al culto della dea madre. La città neolitica di Catal Huyuk, in Anatolia, risalente a al VII e VI millennio a.C., racchiude inumazioni nelle case e nei santuari con pitture che richiamano riti funerari. Come non ricordare poi i templi megalitici di Malta in cui vengono individuate aree deputate a particolari rituali?
Nell’arte rupestre che si sviluppa nel Neolitico e nell’età dei metalli colpisce la frequente rappresentazione del disco solare, legata a un simbolismo religioso, e delle figure di oranti. Ciò si osserva sia in regioni europee, come nell’arte camuna, sia nei petroglifi segnalati nell’Asia Centrale (Kazakhstan, Cina) e in California.
C’è chi parla di evoluzione del senso religioso o della religione. Alla luce di quanto è stato esposto sarebbe meglio parlare di sviluppo del senso religioso che non è regolato da leggi biologiche e neppure sociali, perché è legato all’attività cognitiva dell’uomo (Darwin stesso collegava il senso morale alle capacità cognitive dell’uomo) e affonda le sue radici nella condizione umana. Esso rientra nei fenomeni culturali, con aspetti personali e sociali, destinati ad avere effetti benefici sulla società nella misura in cui interpretano le istanze più vere dell’uomo e della società.
Sul dato culturale si innestano le religioni, per nulla riducibili a unità adattative né regolate dalla selezione, sebbene possano essere anche legate a etnie (ebraismo) o culture particolari (islamismo). Rinchiudere le origini della religione nella gabbia del naturalismo, quasi che siano regolate dalla genetica e dalla selezione naturale, è una operazione puramente ideologica, di tipo riduzionistico, non solo senza basi scientifiche, ma contraddetta da tanti documenti sul senso religioso dell’uomo preistorico e dalla esperienza individuale caratterizzata dalla libertà della persona nelle sue scelte religiose.
È una deriva del darwinismo totalizzante che vede ogni manifestazione culturale in chiave adattativa sotto il controllo della selezione. Il successo di una idea religiosa sul piano sociale si lega alla rispondenza ai bisogni dell’uomo e della società e rientra nella dinamica culturale.
Se per tanto tempo la religione ha rappresentato la cornice unitaria in cui si sono espressi bisogni individuali e sociali, nella società moderna è venuta affermandosi una distinzione e separazione delle due sfere che tendono a configurarsi in modo autonomo.
La religione ha acquistato la capacità di permeare culture diverse. Le religioni sono trasversali alle culture: esse si innestano sul senso religioso che è universale.
Condividi su Facebook

Fatti che non possono essere accostati

Dopo le nuove rivelazioni sull'inchiesta di Bari, Gentiloni (Pd) invita Berlusconi "come minimo a togliere il tricolore che sventola da Palazzo Grazioli".
Tarantini, dura replica di D'Alema: "Ridicolo parlare di mia cena elettorale".
Critiche anche dal Pdl. Bondi: "Non si tratta di libera informazione ma di potere irresponsabile che si alimenta della divulgazione del materiale più oscuro".

Rassegna stampa - Repubblica.it.

"Fa ridere il fatto che si parli di questa cena, una cosa insignificante, rispetto ai 18 festini che Tarantini ha organizzato per il presidente del Consiglio. Quello sì che è un problema". Massimo D'Alema, a Perugia per la festa del Pd, commenta così il contenuto dei verbali degli interrogatori dell'inchiesta di Bari in cui l'imprenditore Tarantini ha tirato in ballo il suo nome. "Io faccio centinaia di cene elettorali, quella sera ne ho fatte due o tre - ha spiegato D'Alema -. Non conosco Tarantini, non ho mai avuto rapporti con lui".
D'Alema ha aggiunto: "Non vedo cosa c'entri una cena elettorale con atti come lo sfruttamento della prostituzione, che è un reato. Sono due fatti che non possono essere accostati". L'ex ministro degli Esteri ha parlato anche del coinvolgimento nell'inchiesta di esponenti del Pd: "Frisullo (ex vicepresidente della Regione Puglia, ndr) non fa più parte del governo regionale perché ha avuto comportamenti sbagliati, mentre Berlusconi non solo fa parte del governo nazionale ma se la prende anche con chi lo critica".
Quella di D'Alema non è l'unica reazione alle notizie diffuse nelle ultime ore sull'inchiesta di Bari. "Il quadro che emerge dalle vicende di Bari - afferma Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd - è lontano da quelle caratteristiche di decoro e di sicurezza che devono contraddistinguere le istituzioni. Come minimo sarebbe il caso di togliere il tricolore che sventola a Palazzo Grazioli".
Rosy Bindi osserva come, "al di là delle responsabilità dei singoli e di quello che la magistratura deve fare, quello che inquieta, e che è una delle tante manifestazioni del degrado morale di questo paese, è che la donna venga usata come merce di scambio".
Mentre il sindaco di Bari, Michele Emiliano, nel primo pomeriggio ha tenuto una conferenza stampa per smentire le dichiarazioni di Tarantini su una sua presunta richiesta di aiuto per le elezioni: "Nonostante la mia smentita - denuncia Emiliano - si continua a leggere sui giornali di presunte dichiarazioni o intercettazioni in cui Tarantini parla di me. In particolare si assume che io avrei chiesto all'imprenditore un aiuto per la mia campagna elettorale del 2004. La circostanza, evidentemente, definisce sempre più un personaggio che ha costruito la propria fortuna millantando credito per acquisire visibilità".
Critiche alle nuove rivelazioni sull'inchiesta di Bari vengono però anche dal Pdl, e in particolare dal coordinatore nazionale Sandro Bondi: "Anche oggi alcuni dei maggiori quotidiani italiani offrono la testimonianza non di una libera informazione, bensì di un potere irresponsabile, che si alimenta attraverso l'uso e la divulgazione pubblica del materiale più oscuro, inattendibile e incontrollabile e che persegue, in alcuni casi consapevolmente in altri inconsapevolmente, la destabilizzazione non dell'assetto politico attuale ma ancor di più della normale vita democratica del nostro paese", afferma Bondi in una nota.
Condividi su Facebook

Chi disturba il sonno del premier

Mafia e affari, le nuove inchieste che inquietano Palazzo Grazioli.
Rassegna stampa - l'Unità.it di oggi, Marzio Tristano.

La spia dell’«allarme rosso» si è accesa probabilmente nel cruscotto dell’entourage berlusconiano dopo la lettura dell’articolo pubblicato da Libero il 4 settembre sotto il titolo: «Pentiti ad orologeria, a Milano il solito collaboratore di giustizia che accusa il premier». Racconta alcune indiscrezioni sulle nuove indagini condotte da Ilda Boccassini sui rapporti, intrattenuti nel periodo delle stragi tra alcune società dei fratelli mafiosi Giuseppe e Filippo Graviano, boss stragisti di Brancaccio arrestati a Milano, e società vicine al gruppo Fininvest.
Ma al di là delle indiscrezioni, in questo momento, probabilmente, sono due persone, assai diverse tra loro, a togliere la tranquillità al sonno di Berlusconi: il pentito di mafia Gaspare Spatuzza e il figlio del sindaco mafioso di Palermo Massimo Ciancimino. Dopo un lungo periodo di stasi delle indagini antimafia sulle stragi del ’92-’93, le dichiarazioni dei due testimoni hanno impresso una svolta alle indagini condotte dalle procure di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Milano non solo sugli aspetti ancora oscuri delle stragi, ma anche sulla trattativa mafia-Stato avviata parallelamente a quella stagione definita nelle inchieste «eversiva» e nella quale, è ormai accertato dalle indagini, sono coinvolti personaggi dei servizi segreti in combutta con i boss mafiosi.
La tesi giudiziaria è che le stragi siano servite a cancellare il vecchio sistema politico per spianare la strada agli uomini della Seconda repubblica. Ed in questo contesto si inseriscono le dichiarazioni di Spatuzza, che nel 1992 era l’uomo di fiducia dei Graviano, ritenuti dalle indagini condotte dalla Dia quindici anni fa i mafiosi più attenti alla nascita di Forza Italia, alla quale avrebbero prestato uomini e assistenza nel palermitano; ma Spatuzza è anche il testimone che ribalta la ricostruzione, finora accettata anche dalla Cassazione, sugli esecutori della strage di via D’Amelio, spostando le responsabilità dalla famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù a quella di Brancaccio, guidata dai Graviano, appunto, confessando di avere rubato l’auto utilizzata per la strage in cui si perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Una strage, è un’altra delle tesi giudiziarie, compiuta per accelerare la trattativa tra mafiosi e uomini delle istituzioni della quale ha parlato Massimo Ciancimino, che di quegli incontri tra ufficiali del Ros e suo padre, ritenuto un «ambasciatore» dei corleonesi, fu testimone oculare.
Le informazioni di Massimo Ciancimino su presunti rapporti tra Cosa Nostra ed il gruppo imprenditoriale del presidente del consiglio sarebbero più ampie, ed in parte già consegnate ai magistrati di Catania che lo hanno interrogato a lungo. Se ne riparlerà il 17 settembre prossimo, data della ripresa del processo di appello a Marcello Dell’Utri, condannato a 9 anni per mafia: tra i testimoni citati dal pg Antonino Gatto c’è anche il giovane Ciancimino.

Il piduista e i magistrati che indagano sulle stragi.
Luigi De Magistris, 8 settembre 2009.

Il Presidente del Consiglio, il piduista Berlusconi, ha affermato, con toni minacciosi ed inaccettabili per uno Stato di diritto, che vi sono magistrati di talune Procure della Repubblica che indagano sulle stragi di mafia cospirando e congiurando ai suoi danni. Le Istituzioni - quelle non ancora corrose dal crimine organizzato - e la parte sana della società civile non possono accettare intimidazioni di questo genere.
Attendiamo con speranza - sin dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio - che venga scoperta tutta la verità sugli omicidi Falcone e Borsellino; vogliamo sapere perché la mafia ramificò la strategia della tensione militare piazzando bombe a Roma, Firenze e Milano; aspettiamo di sapere se pezzi deviati delle Istituzioni - che ancora operano nel Paese in continuità con una P2 mai morta ed anzi sempre più forte - trattarono con Cosa Nostra; vogliamo capire se esiste un rapporto tra la fine della strategia militare della mafia e la discesa in politica, da vincenti, di Dell'Utri, Berlusconi e della stessa nascita del partito di Forza Italia; chiediamo a gran voce di individuare coloro i quali hanno sottratto l´agenda rossa di Paolo Borsellino; intendiamo sapere chi ha favorito in questi anni l'istituzionalizzazione della mafia con il consolidamento della sua penetrazione nell'economia e nello Stato.
Ed allora veniamo al punto: perchè Berlusconi minaccia i magistrati che stanno investigando svolgendo indagini difficili e pericolose? Ha in mente, forse, di creare le condizioni per isolare servitori dello Stato e magari per favorire l'intervento di menti istituzionali raffinatissime? Invia messaggi a qualcuno? Non so che cosa accadrà nel futuro - sulla mia pelle ho visto realizzarsi melmosi intrecci istituzionali mai visti e sentiti e forse nemmeno immaginati - ma so per certo che vigileremo in tantissimi affinchè non sia esercitata nessuna interferenza illecita che ostacoli il lavoro dei magistrati e delle forze dell´ordine e impedisca agli italiani di conoscere la verità, fosse pure una verità terribile e inquietante, forse la verità che ci farà capire perchè un ampio manipolo di golpisti con il grembiulino intende sovvertire le Istituzioni Repubblicane.
Condividi su Facebook

Ormai la belva è scatenata

Grasso: Se la stampa scende in guerra.
Rassegna stampa - Avvenire di ieri, Edoardo Castagna.

«La stampa che vediamo in questi ultimi tempi è stampa da tempo di guerra: ogni conflitto è sempre anche mediatico, e si confonde con la propaganda». Per Aldo Grasso, docente di Teoria e forme delle televisione alla Cattolica di Milano e critico televisivo del Corriere della sera, la sconcertante escalation di attacchi personali sempre più violenti apparsi negli ultimi mesi sulla stampa italiana e culminato nei giorni scorsi con l’aggressione mediatica a Dino Boffo è il risultato della somma complessa di più fattori. Ne viene fuori uno scenario bellico, nel quale «diventa molto difficile capire che cosa stia succedendo. Una volta, i buoni libri di comunicazione insegnavano che una delle possibilità di resistenza critica ai media consisteva nel mettere l’uno contro l’altro i messaggi che riceviamo, secondo l’aureo precetto del sentire sempre due campane. Ma nell’attuale situazione di guerra anche questa semplice verifica è diventata impossibile, perché si sa già che l’uno dirà sempre, pavlovianamente, bianco, e l’altro dirà sempre, pavlovianamente, nero».
Il pettegolezzo, il regno della stampa scandalistica, ha travalicato i confini e ha invaso ogni media?
«È già da anni che i mezzi d’informazione tendono a eliminare ogni differenza tra pubblico e privato. Il fenomeno coinvolge l’intera struttura dei media, dalla televisione generalista alle più moderne tecnologie: i fatti di retroscena sono diventati altrettanto importanti di quelli sulla scena, per ragioni di audience – non serve fare gli ipocriti, sono proprio gli aspetti morbosi, "proibiti", quelli che attraggono di più il pubblico. E il primo a essere colpito è stato un presidente del Consiglio che è al tempo stesso il più grande imprenditore mediatico italiano. Ora, che i potenti abbiano storie di letto non è certo una novità: ma era sempre esistita una sorta di convenzione per far sì che eventuali vizi privati non interferissero con le pubbliche virtù, come mostra il caso esemplare dei Kennedy. Ma ora in Italia la situazione è andata fuori controllo: un settimanale come Chi diretto da Alfonso Signorini, che si è sempre occupato dei retroscena sulle attrici e del chi sta con chi, è improvvisamente diventato un organo di informazione politica... Il metodo che si applicava alle veline è stato trasferito su persone che avrebbero dovuto avere tutto il diritto a essere giudicate per quello che fanno e per quello che scrivono in pubblico, e non certo per la loro vita privata».
Ma in Italia i quotidiani non sono sempre stati lontani da questo genere, proprio dei settimanali?
«E invece sono entrati nella stessa logica. Si tratta dell’infausto modello proprio della televisione generalista: con la scusa che ti stai rivolgendo a tutti, hai l’alibi di poterti occupare di tutto. Della realtà come del pettegolezzo. In guerra è molto difficile tenersi equidistanti, perché da un momento all’altro può arrivarti una granata sulla testa e tu non sai neanche a chi dire grazie. Un po’ di silenzio farebbe bene a tutti noi: ma è molto difficile, almeno fino a quando non ci sarà una nuova stagione politica, con la voglia di occuparsi di fatti concreti. Una comunità sociale è fatta anche di sogni, quella cosa che serve per uscire dalla contingenza in cui uno si trova e immaginare un futuro; il dramma è che in Italia non si sogna più, e invece si cerca di sfregiare l’avversario».
Per questo l’obiettivo dei colpi non sono mai fatti, ma persone nella loro individualità?
«Anche la personalizzazione è un retaggio della televisione, dove le idee non valgono nulla e contano soltanto coloro che le incarnano. Il primo errore, in questo senso, è stato l’ossessione berlusconiana, con la lotta ideologica e politica trasformata in lotta personale».
Ma i vari media – televisione, quotidiani, settimanali rosa, internet – non dovrebbero avere ognuno una propria specificità?
«Negli ultimi anni abbiamo assistito a una grande rivoluzione. Un tempo l’informazione era verticale: nei giornali e nei telegiornali c’era sempre una gerarchia delle notizie, con un’agenda che assegnava a ogni cosa più o meno rilievo. L’avvento della Rete ha invece reso ogni comunicazione di tipo orizzontale: siamo tutti sullo stesso piano, per cui il ponderato parere dell’illustre papirologo vale il giudizio del primo studentello che ce l’ha in antipatia».
Tuttavia, in Italia le battaglie sono state combattute sui quotidiani...
«Da un punto di vista tecnico questo mostra due cose. Primo, che il nostro giornalismo conferma una tradizione storica molto lontana dall’indipendenza: come sempre, si mette la cavezza dove il padrone vuole. Secondo, nella stampa c’è molta autoreferenzialità, con lotte interne tra giornali e tra giornalisti, invidie, regolamenti di conti… D’altra parte, quando si è saputo che Feltri era stato richiamato a dirigere Il Giornale con compensi straordinari, cifre totalmente fuori dal mercato italiano, tutti nel mondo giornalistico si sono chiesti: che cosa sta per succedere?»
Non si vede nessuna via d’uscita? Magari la stanchezza del pubblico?
«Io non sono molto ottimista. Quando si imboccano queste strade, quando la lotta viene personalizzata e si punta solo al discreto individuale, allora deve succedere qualcosa di davvero inaspettato per uscirne. Difficile invocare il famoso passo indietro, se tutti o quasi scrivono con la bava alla bocca… ormai la belva è scatenata: e quando fiuta il sangue, tirarla via è impossibile».
Condividi su Facebook

Alle feste del premier

"Ecco le trenta ragazze che portavo a Berlusconi".
I verbali di Tarantini.
Stralci dei verbali dell'interrogatorio.

Rassegna stampa - tratto da l'Unità.it.

Nei verbali dell'interrogatorio dell'imprenditore Giampaolo Tarantini - pubblicati dal Corsera - il racconto degli incontri. Sarebbero una trentina le ragazze portate alle feste del premier. Diciotto serate in tutto, dal settembre 2008 al gennaio scorso. Alcune venivano pagate con 1000 euro per "prestazioni sessuali", altre ricevevano solo un "rimborso spese". Ampi stralci.

Le ragazze. "Ho accompagnato in una occasione Terry De Nicolò a casa del presidente Berlusconi a Roma, tacendo allo stesso gli accordi da me presi con la De Niccolò e la vera attività dalla stessa svolta, se non erro a settembre o ottobre 2008. Io ebbi in tale circostanza a retribuirla anticipatamente nella previsione di una sua prestazione sessuale poi non so se sia avvenuta".

"Vanessa Di Meglio è una mia carissima amica, che ho conosciuto per il tramite di mia moglie circa 10 anni fa. Da allora ho continuato a frequentarla invitandola a feste nelle quali la riempivo di attenzioni anche fornendole cocaina. tendenzialmente la stessa non è una professionista del sesso ma all'occorrenza non disdegna di essere retribuita. Ho anche favorito le prestazioni sessuali della Di Meglio con il presidente Berlusconi in due circostanze a Roma il 5 settembre e l'8 ottobre 2008. Ricordo che il 5 settembre la Di Meglio si fermò a palazzo Grazioli".

"Sonia Carpendone, detta Monia, era da me conosciuta come una persona che a Milano esercitava la prostituzione, sicché sempre nella prospettiva che la stessa potesse effettuare prestazioni anche in favore del presidente Berlusconi, la invitati a Roma pagandole il biglietto aereo e le spese di soggiorno. La stessa giunse con una ragazza che si presentò come sua sorella che adesso apprendo da lei chiamarsi Roberta Nigro. Non ricordo che Monia e la sua amica si siano fermate quella notte a palazzo Grazioli".

Gli incontri con i volti della Tv. "In occassione di un incontro a casa del presidente Berlusconi a Roma il 23 settembre 2008 invitai Francesca Garasi che giunse con tre sue amiche: Carolina Marconi, attrice di Canale 5, Geraldine Semeghini, che nell'estate 2008 era responsabile del privè del Billionaire, che si presentò con una sua amica, e Maria Teresa De Nicolò. In quella circostanza mi limitai ad ospitare Geraldine Semeghini e la sua amica, ma l'unica che ebbe un incontro intimo fu la De Niccolò".

"Barbara Guerra l'ho conosciuta a Milano presentatami da un amico Peter Faraone, mentre Ioana Visan detta Ana l'ho conosciuta tramite lo stesso Peter o Massimo Verdoscia. Sapevo che Barbara Guerra era una donna dello spettacolo mentre sapevo che Ioana era una escort. L'8 ottobre 2008 ricordo di aver invitato le stesse a Roma unitamente a Vanessa Di Meglio, limitandomi per quest'ultima a pagare il biglietto aereo ed il soggiorno in hotel, quanto alle altre due, che venivano da Milano corrispondendo alle stesse anche una somma di denaro per l'eventualità che potessero avere un rapporto sessuale con il presidente Berlusconi. Ricordo che sia Ioana che Barbara Guerra si fermarono a casa del presidente. Per il 9 ottobre devo escludere di aver corrisposto altre somme di denaro alla Guerra ed alla Visan mentre confermo di non aver corrisposto alcunchè a Carolina Marconi".

"Quanto all'incontro a casa del presidente Berlusconi del 16 ottobre 2008 non ho corrisposto alcunché a Ioana Visan, Barbara Guerra e a Milena, sua amica, e a Clarissa Campironi, mia amica, limitandomi a sostenere le spese di viaggio e soggiorno poichè le tre venivano da Milano".

"Patrizia D'Addario l'ho conosciuta come Alessia in quanto così presentatami da Massimiliano Verdoscia, mio amico nonché collaboratore, poichè io stavo cercando una ragazza da portare ad una cena a casa di Berlusconi. Alla D'Addario rappresentai la possibilità di partecipare ad una cena a casa del presidente Berlusconi riconoscendole il pagamento delle spese di viaggio e di soggiorno a Roma e un forfait di 1.000 euro.".

"Dopo aver prelevato Clarissa Campironi che ospitavo nell'hotel De Russie mi ricai unitamente al mio autista Dino Mastromarco a prendere la D'Addario. Credo che Ioana Visan, Barbarea Guerra e la sua amica Milena abbiano raggiunto palazzo Grazioli con mezzi loro. Né la Campironi né la D'Addario si fermarono a palazzo Grazioli... Confermo che il 4 novembre 2008 mi recai a palazzo Grazioli unitamente a Patrizia D'Addario. Barbara Montereale e Lucia Rossini. Ricordo di aver retribuito Patrizia D'Addario con l'importo di 1.000 euro sapendo che la stessa all'occorrenza si prostituiva ed in tale prospettiva diedi a Barbara Montereale, presentatami dalla D'Addario, l'importo di 1.000 euro esclusivamente perché svolgesse il ruolo di donna immagine, nulla diedi a Lucia Rossini, mia amica... La D'Addario mi fu possibile retribuirla solo in seguito poiché quella notte credo si era fermata a casa del presidente. Ricordo in particolare che quella sera sopo la cena io mi allontanai unitamente a Barbara Montereale ed a Lucia Rossini per tornare nei rispettivi alberghi, mentre Patrizia D'Addario rimase a casa del presidente in quanto mi disse di volergli parlare di una sua questione privata. Solo il giorno dopo seppi dalla stessa D'Addario che avesse passato la notte a palazzo Grazioli".

Altri eventi. Tarantini parla di altri incontri. 17 dicembre 2008: "Portai a palazzo Grazioli Linda Santagata (riserva dell'Isola dei Famosi, ndr) e Camilla Cordeiro Charao (valletta di Scorie, ndr), pagando solo la sola Camilla Cordeiro Charao che si fermò dal presidente.

23 dicembre 2008: "Portai Carolina Marconi e Graziana Capone a casa del presidente limitandomi a pagare le spese di viaggio e di soggiorno alla sola Graziana e nessuna delle due rimase".

6 gennaio 2009: "Andai a Villa Certosa in Sardegna insieme a Barbara Montereale e Chiara Guicciardi e Clarissa Campironi ma non pagai nessuna delle tre".

14 gennaio 2009: "Ricordo di essere andato a casa del presidente Berlusconi insieme a Guicciardi Chiara e Letizia Filippi, ma non pagai alcunché".

L'arrivo a Palazzo Grazioli. "Quando accompagnavo le ragazze a Palazzo Grazioli le facevo sedere sui sedili posteriori in quanto i finestrini della mia autovettura erano oscurati avendoli fatti sostituire nel settembre 2008 se non ricordo male. Tale accorgimento era volto per evitare che i giornalisti o altre persone potessero guardare nell'auto. Quanto mi approssimavo a palazzo Grazioli avvertivo un responsabile della sicurezza del mio arrivo e quindi una volta giunto al portone la prima guardia avvisava altri del nostro arrivo. Entrati nel cortile venivamo accompagnati ai piani superiori dove venivamo ricevuti".

Gli affari e il legame con Berlusconi e l'incontro con Bertolaso. "Io ho voluto conoscere il presidente Berlusconi ed a tal fine mi sono sottoposto a spese notevoli per entrare in confidenza con lui e sapendo del suo interesse verso il genere femminile non ho fatto altro che accompagnare da lui ragazze che presentavo come mie amiche tacendogli che a volte le retribuivo. Gli ho solo chiesto di presentarmi il responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, in quanto volevo che Enrico Intini mio amico con il quale avevo stipulato un contratto di collaborazione, potesse esporre allo stesso Bertolaso le competenze del suo gruppo industriale nella prospettiva di poter lavorare con la Protezione Civile."

"Una sera il presidente Berlusconi mi presentò Guido Bertolaso con il quale in seguito mi sono incontrato unitamente ad Enrico Intini. Bertolaso ci inviò a Finmeccanica ma poi, dopo i primi incontri con tale dottor Lunanuova, non è successo più nulla" .

Prostitute e cocaina. Voglio infine precisare che il ricorso alle prostitute e alle prostitute si inserisce in un mio progetto teso a realizzare una rete di connivenze nel settore della Pubblica amministrazione perché ho pensato in questi anni che le ragazze e la cocaina fossero una chiave di accesso per il successo della società".

Frisullo, Pd, donne e favori. Nel verbale dell'interrogatorio del 29 luglio scorso Tarantini parla anche degli incontri organizzati per ricambiare i favori all'ex presidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo del Partito democratico.
Afferma Tarantini: "Maria Teresa De Nicolò era una escort e l'ho pagata affinché effettuasse prestazioni sessuali in favore di terzi: 500 euro per le prestazioni a Bari e 1000 euro per le prestazioni fuori Bari, se non ricordo male".

"Durante una festa a casa mia offrii gratuitamente Maria Teresa De Nicolò della cocaina. Quanto all'appartamento di via Giulio Petroni, angolo via extra murale Capruzzi, si tratta di un immobile affittato da Gigi Zatterini, all'epoca segretario particolare dell'assessore Frisullo".

"Io avevo la disponibilità delle chiavi in quanto lo stesso Frisullo me le diede nel 2007 per fare effettuare pulizie settimanali da persone di mia fiducia. Io ho trattenuto le chiavi per miei incontri occasioni con alcune ragazze. Ricordo di aver accompagnato la De Nicolò in quell'appartamento per farla incontrare con lo stesso Frisullo, sicuramente prima dell'estate 2008. Io e la De Nicolò ci intrattenemmo in quell'appartamento fino all'arrivo di Frisullo e quindi giunto quest'ultimo io andai via. In quella stessa circostanza o forse in una successiva, prima di allontanarmi magiammo insieme tutti e tre. Credo che in altre circostanze ho favorito gli incontri della De Nicolò con Frisullo".

La cena elettorale. "Non ho mai elargito finanziamenti in favore di Frisullo - sottolinea Tarantini - limitandomi a mettere a disposizione per le sue esigenze autisti e mie autovetture in caso di urgenze, fargli alcuni regali in occasione delle festività e ad organizzare una cena elettorale in favore dell'onorevole Massimo D'Alema presso il ristorante La Pignata nel 2007. Ricordo che alla cena erano presenti primari e dirigenti sanitari, il sindaco Emiliano, il vice coordinatore regionale del Pd dottor Mazzarano, alcuni imprenditori baresi tra cui Stefano Miccolis e Vito Ladisa. Conservo l'elenco".
Condividi su Facebook

«Indegni dell’epoca nostra»

Boffo e la lettera anonima.
E Traiano sentenziò: scritti pessimi e indegni.

Rassegna stampa - Avvenire di oggi, Assuntina Morresi.

Plinio il Giovane era governatore della Bitinia negli anni 111-113 d.C. quando si trovò coinvolto in una serie di processi contro i cristiani. Non se ne era mai occupato prima, ne sapeva poco e si sentiva impreparato: decise quindi di scrivere direttamente al suo imperatore, Traiano, per raccontare quanto stava facendo e per chiedere indicazioni su come comportarsi, visto che «un gran numero di persone di ogni età, classe sociale, donne e uomini, vengono messi sotto accusa e tutto lascia pensare che la cosa continuerà».
Plinio ha molti dubbi – per esempio non sa se si deve perseguire un cristiano in quanto tale, anche in mancanza di precisi atti criminali – e racconta lo svolgimento dei suoi interrogatori: fra l’altro, «è stata fatta pervenire una lista anonima che contiene i nomi di molte persone autorevoli», e di quella si è servito, spiega, precisando di aver torturato due donne per ottenere più informazioni, senza però trovare granché «degno di biasimo se non la cieca e incrollabile natura della loro superstizione».
L’imperatore risponde brevemente, dando alcune indicazioni, per esempio che è sufficiente dichiararsi cristiani per essere condannati, ed approvando l’operato del suo governatore – «ti sei comportato bene, caro Plinio» – tranne che per un punto: «Le denunzie anonime non debbono aver spazio in nessun procedimento giudiziario perché sono pessimi precedenti e indegne dell’epoca nostra». Questo in sintesi un carteggio di duemila anni fa nell’impero romano, ben noto agli studiosi del settore e molto opportunamente messo in circolazione in internet in questi giorni di gogna mediatica a Dino Boffo, direttore galantuomo di Avvenire.
Persino un imperatore pagano, che riteneva di dover condannare i cristiani in quanto tali, anche se non colpevoli di reati specifici, e che non si scomponeva per la tortura sulle donne, considerava le missive anonime «pessime» e soprattutto «indegne», ordinando al suo governatore di non servirsene, senza neppure porsi il problema del loro contenuto. Un rifiuto a prescindere, insomma. Ma duemila anni non sono bastati a far capire il concetto. Una lettera è anonima perché chi scrive non ha il coraggio di sostenerne e difenderne pubblicamente il contenuto, ovviamente accusatorio – mai vista una lettera anonima piena di complimenti. Un atto vile, insomma, perché chi la scrive e la diffonde non vuole prendersi alcuna responsabilità per le conseguenze delle sue azioni, e, solitamente, ne gode tanto più quanto maggiore è il danno alla sua vittima, mentre lui se ne sta tranquillamente a guardare.
Un atto vile perché l’autore scrive qualcosa che non è disposto a dire pubblicamente, guardando in faccia la persona che sta accusando. Un atto vile, perché chi pretende di dire la verità non si può nascondere dietro un anonimato che è già una menzogna. Assurdo, quindi, e soprattutto ancora più vile pretendere dall’accusato di difendersi da una missiva anonima, come continuiamo a leggere e sentire in questi giorni. Il processo mediatico imbastito nei confronti di Dino Boffo non riguarda l’ammenda pagata per molestie: su quello Boffo ha già risposto pubblicamente, dimostrando e denunciando le «dieci falsità» che hanno innervato il feroce attacco del 'Giornale' nei suoi confronti.
A Boffo è stato, e continua ad essere, domandato di chiarire l’autenticità del contenuto di una lettera anonima, quando i giudici competenti hanno già dichiarato che negli atti ufficiali non figurano le accuse contenute nella missiva anonima; e d’altra parte chi continua a chiedere che tutti gli atti relativi all’ammenda per molestie vengano comunque resi pubblici, dimostra non solo di non avere alcuna fiducia in Boffo – risparmiatevi, allora, l’ipocrita attestato di solidarietà – ma anche, paradossalmente, di non fidarsi neppure degli stessi giudici, i quali hanno già spiegato i motivi della riservatezza del fascicolo.
Il vigliacco che si è nascosto dietro l’anonimato, e coloro che di quella missiva si sono serviti, sia per diffonderla, sia per continuare a chiedere a Boffo di renderne conto, dimostrano quindi di non essere affatto interessati a conoscere la verità, ma solo a colpire una persona, per infangarla e distruggerla. «Indegni dell’epoca nostra», avrebbe detto il pagano imperatore Traiano, cestinando il tutto.
Condividi su Facebook

Sarà dura battere Formigoni

Berlusconi ha scelto Formigoni: "Sarà lui il prossimo governatore lombardo".
Rassegna stampa - l'Unità.it di oggi, Rinaldo Gianola.

Nel suo Ipod nano color antracite Roberto Formigoni alterna il rock duro dei Metallica e dei Foo Fighters con il romanticismo dei Beatles e di Battisti. Questo eclettismo musicale, tuttavia, non coincide con la sua lineare e dura azione politica che negli ultimi trent’anni lo ha portato dal Movimento popolare fino alla presidenza della Regione Lombardia, passando per lo scardinamento della vecchia Dc e l’uso del braccio affaristico di Cl, la Compagnia delle opere. Formigoni è stato ieri investito pubblicamente da Berlusconi come il candidato del centrodestra alle elezioni regionali del 2010, facendo così piazza pulita delle aspirazioni leghiste, comprese quelle di Roberto Castelli, ex compagno di liceo del governatore a Lecco.
Formigoni, piaccia o no, rappresenta un record politico. È diventato presidente della Lombardia nel 1995 sconfiggendo Diego Masi, ha trionfato nel 2000 su Mino Martinazzoli, si è confermato del 2005 battendo Riccardo Sarfatti. Se l’anno prossimo gli elettori gli confermeranno il loro consenso, Formigoni potrà arrivare a governare la Lombardia per quattro mandati di seguito, vent’anni. Avrà fatto meglio di Franz Joseph Strauss, il leader dei cristiano sociale tedeschi, spesso citato come esempio dai governatori del centro destra del Nord, che guidò la Baviera per dieci anni fino alla sua scomparsa nel 1988.
Governare la Lombardia significa esercitare un potere enorme. Questa è la regione con il maggior numero di abitanti (circa 9 milioni) e di elettori, produce il 20% del Pil nazionale, il reddito pro-capite è il più alto d’Italia con 22.500 euro a testa. Qui ci sono più ipermercati, più depositi bancari, più dirigenti d’azienda donne rispetto a qualsiasi altra regione italiana. La sola Milano è di gran lunga la città dove si vendono più libri in Italia. Forse questi pochi dati spiegano perchè Formigoni, nonostante i suoi successi elettorali, ha sempre preferito restare al Pirellone piuttosto che conquistarsi un posto nel governo a Roma.
Come un autentico uomo di potere, che abbina l’immagine del sacrificio personale con le notti passate nel convitto seminariale con la realtà più sbarazzina di barche in Sardegna, auto potenti e amiche inquietanti, Formigoni ha compreso che la sua presidenza conta molto di più che non la poltrona di un importante ministero. Forse è sempre stato lontano da Roma anche perchè ne teme le tentazioni e le trame della politica, mentre lui in Lombardia è protetto e governa felice il suo blocco sociale e di potere. Formigoni è come certi sciur brambilla brianzoli che non hanno paura di andare a Bagdad se ritengono giusta la loro missione, ma si sentirebbero insicuri e fuori luogo in qualche salotto.
Culturalmente, anche politicamente, Formigoni può apparire un uomo distante dal berlusconismo populista e irresponsabile. Ma tra i due c’è un evidente coincidenza di interessi: Berlusconi riconosce che Formigoni è un gran portatore di voti, il governatore può far pesare questo ruolo nella divisione della torta. Quello che conta. Il governatore ha costruito la sua fama miscelando un pò di solidarismo cattolico che non guasta mai con l’immagine del manager efficiente. La sanità, l’istruzione, le opere pubbliche sono i suoi cavalli di battaglia, con le truppe fidate dei ciellini piazzati ovunque. Siamo arrivati al punto che il suo amico antiabortista Cesana è diventato presidente della clinica Mangiagalli. E magari, sopita la guerra che ha spinto alle dimissioni Dino Boffo, vedremo un uomo di Formigoni alla guida dell’Avvenire. Il governatore si vanta che la nuova sede della regione, che batte in altezza il grattacielo Pirelli, procede con puntualità svizzera. È vero. Ma anche lui non fa miracoli: la Malpensa non va, è stato un fallimento politico l’incapacità di Formigoni e compagnia di difendere gli interessi dello scalo milanese dall’invenzione della cordata patriottica per Alitalia di Berlusconi. L’inquinamento avvelena Milano, la cassa integrazione cresce del 400% e l’Expo 2015 è solo una scommessa.
Formigoni, però, ci mette la faccia. Lo faceva già quando si picchiava davanti alla Cattolica, lo fa anche ora. Da anni, invece, questa regione è stata trascurata dal centro sinistra, in tutte le sue declinazioni. Sarà dura battere Formigoni. Ci vuole un peso massimo. E senza paura.
Condividi su Facebook

Dopo le polemiche elettorali

Rifatto il tetto.
Brembio: torna agibile la palestra comunale.

Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Andrea Bagatta.

Brembio - La palestra torna pienamente sicura e agibile: è già stato rifatto il tetto della palestra, all’interno del plesso scolastico. I lavori sono durati una settimana circa e sono terminati venerdì scorso. Restano ormai solo da spostare alcune attrezzature che nei prossimi giorni saranno rimosse. L’intervento ha riguardato l’eliminazione dei pannelli in amianto che ancora stavano sul tetto piatto della palestra e la loro sostituzione con pannelli isolanti in alluminio e poliuretano. Del lavoro è stata incaricata una ditta specializzata e abilitata allo smaltimento dell’amianto per conto della società Inarca Srl che si era aggiudicata l’appalto. L’intero intervento ha avuto un costo di circa 85 mila euro tutto compreso, di cui 58 mila di lavori veri e propri. Il comune ha incassato per il lavoro un contributo straordinario da parte della Regione Lombardia per 42 mila euro.
La questione del tetto della palestra, che è parte integrante del plesso scolastico, era emersa con forza la scorsa primavera ed era stato uno dei temi caldi della campagna elettorale. «Ma proprio in campagna elettorale, stimolati anche dal dibattito in paese, avevamo rassicurato tutti sul fatto che l’intervento sarebbe stato fatto in tempo per l’inizio dell’anno scolastico e per la ripresa agonistica delle società sportive, e così è stato fatto - commenta il sindaco Giuseppe Sozzi -. Nonostante si sia al lavoro da poche settimane, per di più con in mezzo agosto, abbiamo trovato dei finanziamenti che hanno permesso di abbattere la spesa e abbiamo svolto l’intervento, dimostrando di preferire l’amministrazione dei fatti a quella delle chiacchiere».
L’argomento era diventato centrale nel dibattito in paese in seguito ai violenti temporali che avevano causato alcune infiltrazioni d’acqua, arrivando in un caso a ostacolare una partita di pallavolo e causando problemi e ritardi nella gestione dell’impianto da parte delle società sportive che lo utilizzano. I tecnici hanno comunque rassicurato sulla sicurezza della struttura, che non sarebbe stata mai a rischio. «Abbiamo visto l’esigenza, l’abbiamo raccolta e quindi risolta - continua Sozzi -. I problemi sono stati completamente superati, e con questo intervento chiudiamo anche il cerchio sui lavori di ripristino e riqualificazione dell’intero plesso scolastico, che hanno visto nella realizzazione della nuova ala l’anno passato il loro momento culminante».
Condividi su Facebook

La composizione delle commissioni provinciali

Commissioni provinciali, al Pdl la parte del leone.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Saranno quattro a guida Pdl e due presiedute dalla Lega Nord le commissioni permanenti della provincia di Lodi. Il Pdl ha ottenuto la Prima Commissione (sviluppo economico, attività produttive, innovazione tecnologica, lavoro e formazione professionale), che sarà presieduta da Nerino Mazzoleni, con Giuseppe Passerini della Lega Nord vice: gli altri componenti sono Nicola Buonsante (Pdl), Ilaria Bruschi (Lega), Mario Rocca (Insieme per il Lodigiano), Gianfranco Concordati (Pd), Andrea Signorini (Pd), Giulia Acquistapace (Felissari Presidente), Vincenzo Romaniello (Italia dei Valori) e Giacomo Arcaini (Udc). Davide Secondo Cutti (Pdl) guiderà la Seconda Commissione (pianificazione territoriale e urbanistica), viabilità e trasporti, valorizzazione beni culturali), con Mario Rocca vice: gli altri membri saranno Livio Bossi (Pdl), Alfredo Ferrari (Lega), Arianna Fornaroli (Lega), Gianfranco Concordati, Fabrizio Santantonio (Pd), Acquistapace, Romaniello e Arcaini. “Azzurre” anche la Quinta e la Sesta Commissione: la prima (bilancio, personale e patrimonio) sarà guidata da Livio Bossi, con Rocca vice oltre a Romaniello, Acquistapace, Arcaini, Bruschi, Margherita Fusarpoli (Pd), l’ex presidente della provincia Lino Osvaldo Felissari (Pd), Maurizio Villa (Lega) e Francesco Cerri (Pdl); la seconda (sport, agricoltura, caccia e pesca, sicurezza e protezione civile, politiche giovanili) sarà presieduta da Domenico Monti, con Fornaroli vice e staff completato da Arcaini, Romaniello, Acquistapace, Santantonio, Luca Canova (Pd), Rocca, Ferrari ed Emanuele Arensi (Pdl). La Lega guiderà con Ilaria Bruschi la Terza Commissione (Cultura, istruzione ed edilizia scolastica, politiche sociali, turismo e cooperazione internazionale); vice Cerri, ci sono anche Mazzoleni, Villa, Rocca, Mauro Soldati (Pd), Signorini, Acquistapace, Romaniello e Arcaini. Presidenza leghista con Alfredo Ferrari anche per la Quarta Commissione (politiche delle risorse ambientali, parchi e tutela dei fiumi); vice Emanuele Arensi, la squadra è completata da Buonsante, Passerini, Rocca, Canova, Fusarpoli, Acquistapace, Romaniello e Arcaini. Coordinata dal presidente del consiglio Massimo Codari la capigruppo sarà composta da Buonsante (Pdl), Villa (Lega), Rocca (Insieme per il Lodigiano), Felissari (Pd), Acquistapace (Felissari Presidente), Romaniello (Idv) e Arcaini (Udc).
Condividi su Facebook

Il Duca di Mantova

Inchiesta di Bari, le carte.
Tarantini: il premier e quelle 30 ragazze.
Diciotto serate e 1000 euro a chi restava.
Nei verbali il racconto degli incontri: «Le retribuivo ma senza dirlo a Berlusconi».

Rassegna stampa - Corriere.it, di oggi [Nella foto la escort Patrizia D'Addario alla Mostra del cinema di Venezia (Afp)] .

Sarebbero una trentina le donne che Gianpa­olo Tarantini avrebbe portato alle feste del premier Silvio Berlusconi. Alcune hanno ri­cevuto un compenso di 1.000 euro «per prestazioni sessua­li», altre «soltanto un rimbor­so delle spese». Tra loro ci so­no anche alcune ragazze com­parse in programmi tv, come Barbara Guerra e Carolina Marconi del Grande Fratello. Non solo Patrizia D’Addario, dunque. Per oltre cinque me­si, da settembre 2008 alla fine di gennaio scorso, l’imprendi­tore pugliese ha reclutato ita­liane e straniere per allietare cene e incontri nelle residen­ze del presidente del Consi­glio. È stato lui stesso ad ammet­terlo il 29 luglio scorso duran­te un interrogatorio nella ca­serma della Guardia di Finan­za di Bari dove è stato convo­cato in segreto come indaga­to per favoreggiamento della prostituzione. Incalzato dagli inquirenti ha fornito dettagli su voli, spostamenti, elargizio­ni, confermando così quanto era già emerso dalle intercet­tazioni telefoniche. Nel verba­le Tarantini ripete quello che aveva già detto in passato: «Le presentavo come mie ami­che e tacevo che a volte le re­tribuivo ». Ma poi rivela che fu proprio «Berlusconi a pre­sentarmi Guido Bertolaso, co­me gli avevo chiesto. E poi lo stesso Bertolaso inviò me e il mio amico Enrico Intini in Finmeccanica, ma dopo i pri­mi incontri non è più succes­so nulla».
Sul Corriere della Sera in edicola di oggi, mercoledì 9 settembre due pagine di verbali dell'inchiesta di Bari, nel servizio di Angela Balenzano e Fiorenza Sarzanini.
Condividi su Facebook

Il "re" ha deciso chi governerà la Lombardia

Berlusconi blinda il Pirellone.
"Il presidente sarà Formigoni".
L'investitura dopo il vertice con Bossi. Il senatùr: "l'ha detto lui".

Rassegna stampa, La Repubblica ed. di Milano di oggi, Stefano Rossi.

«Sarai il grande e prossimo presidente della Lombardia». A Roberto Formigoni l'investitura è arrivata da Silvio Berlusconi all'inaugurazione della Fiera del tessile. Il premier si è rivolto direttamente al governatore mettendo fine al pressing della Lega che per settimane ha chiesto la presidenza di Lombardia, Veneto e Piemonte (quest'ultimo amministrato dal centrosinistra). Lunedì sera Berlusconi e Umberto Bossi hanno discusso di candidature per le regionali 2010 e l'annuncio di ieri è apparso come la sintesi pubblica di quell'incontro.
Bossi si è limitato a commentare «lo ha detto Berlusconi» quando, dopo essersi fermato in un bar della Galleria con Giulio Tremonti, gli è stato chiesto un commento: «Adesso pensiamo solo a preparare le liste per le elezioni», ha aggiunto. Un po' poco, per una scelta forte e condivisa di coalizione. Forse per questo se n'è rimasto zitto anche Formigoni, anche se la parola d'ordine è business as usual, ovvero nessuna sorpresa, era l'esito previsto.
Fatto sta che, verificata la laconicità del Capo, i colonnelli della Lega sono ammutoliti. Come Roberto Calderoli (che aveva rivendicato la presidenza della Lombardia) e Roberto Castelli (indicato come il candidato in pectore). No comment anche da Davide Boni, capodelegazione leghista nell'attuale giunta del Pirellone.
Così il Pd dubita che la partita sia davvero chiusa. Ci crede di più il verde Carlo Monguzzi, ma per altre ragioni: «Berlusconi non vuole Formigoni tra i piedi a Roma. Perciò si comporta da monarca e lo nomina come feudatario della Lombardia, appena avuto il nulla osta da Bossi. Il premier non propone un candidato ma nomina direttamente il presidente. Nell'Italia sulla via del federalismo decidono tutto due persone, Berlusconi e Bossi: siamo passati da una repubblica democratica a una monarchia costituzionale».
Dal Pdl reazioni rilassate, la grana è chiusa. Così il coordinatore regionale in quota FI e presidente della Provincia, Guido Podestà: «Con Formigoni si sono raggiunti risultati di eccellenza in molti ambiti. In Lombardia, guardando alle precedenti elezioni, il Pdl è legittimato a presentare il candidato alla Regione e se si dispone di un Formigoni non vedo dove sia il problema».
Massimo Corsaro, il suo vice in quota An, chiosa: «Non ho mai pensato che si potesse scegliere qualcun altro. Ora che il capo della coalizione spende una parola definitiva mi fa piacere, perché non si rischia di raffreddare la campagna elettorale. Bossi non ha fatto dichiarazioni? Visto che ne ha parlato direttamente con Berlusconi, per lui non è certo stata una sorpresa».
Quella di ieri è una buona notizia per l`Udc con cui il governatore cerca di ricucire l'alleanza. Dice il segretario regionale Luigi Baruffi: «Scelta giusta per ciò che Formigoni rappresenta nel mondo cattolico, specie dopo le recenti frizioni. La Lega spara alto e poi si accontenta: un film già visto. Le distanze fra noi e loro sono tante, se torneremo in coalizione sarà su un programma che tenga conto delle nostre proposte. Correre da soli? Certo non me ne sto con le mani in mano fino a febbraio, abbiamo preferenza per una continuità legata a Formigoni ma non siamo degli allocchi, né abbiamo fame di poltrone».
Condividi su Facebook

Nei prossimi giorni a Brembio

Consiglio comunale e altre info.

Martedì 15 settembre, alle ore 21, presso l'aula magna della Scuola Media Guido Rossa si riunirà in seduta straordinaria il Consiglio comunale per discutere il seguente ordine del giorno:
1. Comunicazioni del sindaco.
2. Comunicazione deposito verbali seduta precedente.
3. Esame e approvazione Piano per il diritto allo studio anno scolastico 2009/2010.
4. Approvazione convenzione con la Scuola dell'infanzia Sacro Cuore di Brembio.
5. Ratifica della delibera di giunta comunale n. 71 del 21.07.2009 avente ad oggetto "Variazione di bilancio n. 4 - Esercizio finanziario 2004".

Sabato 12 settembre, alle ore 11, presso il piano terreno della ex scuola elementare di Piazza Matteotti 1, saranno presentate alla cittadinanza le linee guida del Piano scolastico per l'anno 2009/2010.

Questo l'orario delle lezioni per la scuola primaria: dal 14.09.2009 al 16.09.2009 dalle ore 8.30 alle ore 12.30; il 14.09.2009 solo per le prime classi dalle ore 9.00 alle 12.00; dal 17.09.2009 orario definitivo per tutte le classi.
Questo l'orario per la scuola secondaria: il 14.09.2009 dalle 9.00 alle 12.00; dal 15.09.2009 al 18.09.2009 dalle ore 8.00 alle 13.00; dal 21.09.2009 orario completo.

Come si sarà visto la redazione ha deciso di cancellare la rubrica "Briciole d'informazione". riportiamo di seguito le notizie ancora attuali in essa contenute prima della cancellazione.

Brembio - Istituita la commissione edilizia. Questi i nomi: Arnaldi Luca, Casella Francesco, Tonani Gian Pietro, Tonoli Elisabetta, architetto esperta di problemi tutela ambientale.

Brembio - La commissione biblioteca è stata istituita con delibera di giunta il 14 luglio. Questi i membri: De Lazzari Giuseppe (presidente), Alberoni Barbara, Testa Roberto, Capelli Sara, Toffolon Giorgio,
Milanesi Filippo, Bersani Laura.


Brembio - La giunta ha nominato coordinatrice dell'asilo nido comunale Zazzi Tersilia.

Brembio - Il sindaco ha nominato rappresentanti del Comune presso la Scuola Materna S. Cuore Ciserani Giuseppina e Milanesi Giovanni; presso il Consorzio Bonifica Basso Lodigiano Commissari Pietro e Milanesi Filippo. Membri della 13a Commissione sono Guarischi Paolo e Tonani Giampietro, supplenti Marazzi Francesco e Russo M. Rosaria.

Le notizie brevi d'ora in poi saranno riportate come post per permettere anche la loro archiviazione.
Condividi su Facebook