FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

lunedì 29 giugno 2009

Brevi dalla piazza

Dalla bacheca della locale sezione ANPI

Nel 65° Anniversario della strage di 67 politici avvenuta nel Campo di Concentramento di Fossoli (MO) da parte delle forze nazifasciste, le Associazioni Partigiane e degli Ex Deportati nei campi nazisti, per ricordare le vittime lombarde promuovono un convegno che si terrà a Milano giovedì 9 luglio 2009 alle ore 17,45 presso il Circolo De Amicis in via De Amicis 17.
“Fossoli 12 luglio 1944 – Una strage dimenticata” questo il titolo del convegno che sarà introdotto da Francesco Berti Arnoaldi, presidente nazionale FIAP e presidente della Fondazione Fossoli, e che avrà come relatori lo storico Mimmo Franzinelli sul tema “Memoria rimossa” e la ricercatrice Maria Peri sul tema “Emozione e sgomento nel Campo”. Dopo il dibattito che sarà coordinato dal presidente del Circolo De Amicis Mario Artali, concluderà i lavori Gianfranco Maris, presidente nazionale Aned, deportato nei campi di Fossoli, bolzano, Mauthausen e Gusen.
Il Circolo De Amicis è raggiungibile con la MM2 verde, stazione S. Ambrogio o con bus 94, tram 2, 3 e 14.
A Fossoli (MO), domenica 12 luglio 2009 alle ore 10,30, si terrà una Commemorazione. Per il viaggio è stato organizzato un pullman. La prenotazione è obbligatoria e domani, 30 giugno, è l’ultimo giorno per prenotarsi.
L’organizzazione delle manifestazioni è dell’Anpi Regionale Lombardia, con sede a Milano in via Pietro Mascagni 6, tel. 02 76023372.

Dalla bacheca della Pro Loco

Come segno di trasparenza l’Associazione turistica Pro Loco Brembio ha pubblicato la ricevuta del bonifico relativo al versamento di 216,00 euro a favore dell’A.I.R.C., l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro quale aiuto alla sua attività di ricerca. La somma è il ricavato della manifestazione organizzata dalla Pro Loco “MotoParty 2009”.

P.G.T., cominciamo a parlarne

Un bignamino sullo strumento che sostituirà il Prg

Prima di cominciare ad esporre la bozza di Piano di governo del territorio (Pgt) redatta per il nostro Comune, cosa che faremo in prossimi post almeno nelle sue linee generali, riteniamo opportuno descrivere velocemente a grandi linee il significato di questo nuovo strumento urbanistico e la sua integrazione nel progetto più ampio del S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale) integrato per la pianificazione locale introdotto dalla legge regionale 12/2005.
La legge regionale 11 marzo 2005 n.12, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 117 della Costituzione - terzo comma, detta le norme di governo del territorio lombardo, definendo forme e modalità di esercizio delle competenze spettanti alla Regione e agli enti locali, nel rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento statale e comunitario, nonché delle peculiarità storiche, culturali, naturalistiche e paesaggistiche che connotano la Lombardia.
La legge innova in maniera sostanziale la disciplina urbanistica vigente in precedenza (legge regionale n. 51/1975), realizzando una sorta di “testo unico” regionale, con l’unificazione di discipline di settore attinenti all’assetto del territorio (urbanistica, edilizia, tutela idrogeologica e antisismica, ecc.). In tal modo, vengono integrate tra loro le leggi di settore e abrogate un cospicuo numero di quelle precedentemente operative, determinando una significativa riduzione del numero delle normative in materia.
La legge introduce a supporto dell’attività di programmazione/ pianificazione il Sistema Informativo Territoriale, con lo scopo di disporre di elementi conoscitivi per la definizione delle scelte di programmazione, di pianificazione e per l’attività progettuale, e la valutazione ambientale dei piani, al fine di garantirne la sostenibilità.
In questa fase di profondo rinnovamento, la Giunta Regionale sostiene i Comuni attraverso una serie di azioni relativamente alla definizione di nuove linee strategiche regionali per il territorio lombardo (con la proposta di PTR, Piano territoriale regionale); all’emanazione di delibere di indirizzi e criteri attuativi della legge regionale 12/2005 relativi ai temi della pianificazione locale; all’erogazione, infine, di contributi per la redazione dei Piani di Governo del Territorio e dei Documenti d’Inquadramento.

Il S.I.T integrato per la pianificazione locale, introdotto dalla legge regionale 12/2005, è un sistema informativo territoriale con il quale i diversi enti che partecipano ai processi di pianificazione possono conoscere e condividere le informazioni territoriali sviluppate da altri soggetti e diffondere i propri strumenti di governo.
Per la realizzazione del SIT integrato, basato sui principi della sussidiarietà e della concertazione tra gli enti, è necessaria la definizione di un linguaggio comune nella trattazione delle informazioni territoriali relative alla pianificazione; la scelta delle basi dati geografiche di riferimento comuni; la condivisione delle basi informative tematiche; l’individuazione delle modalità e degli strumenti di cooperazione nell'aggiornamento delle informazioni territoriali; la creazione infine di strumenti per l'accesso alle informazioni territoriali, in termini di servizi agli enti locali e più in generale a chi opera sul territorio.
Gli strumenti del SIT integrato per la pianificazione locale, individuati dalla DGR n. 1562 del 22.12.2005, ,e cui linee guida sono state approvate dal DDUO n. 12520 del 10/11/2006, sono:
-- l'Archivio documentale degli elaborati in formato digitale dei Pgt;
-- il Repertorio delle informazioni territoriali per la pianificazione locale;
-- il Sistema informativo territoriale della pianificazione locale.
L'Archivio documentale è un archivio digitale degli strumenti di pianificazione comunale, PGT e loro varianti, che i Comuni devono trasmettere alla Giunta regionale. Contiene i dati relativi ai provvedimenti di adozione ed approvazione dei PGT e loro varianti. (LR 12/05-art.13, 14 e il "Codice dell'Amministrazione digitale" - DLGS n. 82/05).
I Comuni che intendono pubblicare i dati relativi al PGT e VAS devono collegarsi al sito www.pgt.regione.lombardia.it ed avviare la procedura prevista. Una volta ottenuto l’accesso in scrittura i comuni possono inserire i dati nell’Archivio documentale dei PGT che saranno pubblicati sia sull’Archivio documentale che nell’Agenda della sezione VAS del sito www.silvia.regione.lombardia.it.
Il Repertorio delle informazioni territoriali per la pianificazione locale mette a disposizione i dati territoriali disponibili a livello regionale e provinciale per la redazione dei diversi elaborati del Pgt e per la valutazione ambientale. Il repertorio costituirà lo strumento attraverso cui tutti gli enti renderanno note ed accessibili le loro basi informative territoriali d'interesse per la pianificazione territoriale.
Allo stato attuale le strutture con cui le informazioni sono riportate nel Repertorio rispecchiano la Tavola delle Previsioni di Piano alla scala 1:10.000 (punto 2.1.4 della DGR n. 1681 del 29.12.2005) e vanno implementando contenuti informativi forniti dalle Province.
Con la legge regionale n. 12/2005 il Piano Regolatore Generale del comune viene sostituito dal Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) che rappresenta un unico piano articolato in tre atti:
-- Il Documento di Piano, che è lo strumento che definisce strategie, obiettivi ed azioni per un quadro complessivo di sviluppo socio-economico ed infrastrutturale, considerando le risorse ambientali, paesaggistiche e culturali a disposizione nel territorio in esame;
-- Il Piano delle Regole, a cui sono affidati gli aspetti regolamentativi e gli elementi di qualità della città e del territorio;
-- Il Piano dei Servizi che definisce l'armonizzazione tra insediamenti funzionali ed il sistema dei servizi e delle attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale.

Emergenza nitrati

L’applicazione della direttiva nitrati in Lombardia.
Una circolare dell’Anci Lombardia ai sindaci.


Il direttore generale della Direzione Generale Agricoltura della Giunta regionale, Paolo Lassini, ha inviato in data 18 giugno 2009 al segretario generale dell’Anci Lombardia, Pier Attilio Superti una lettera riguardante l’applicazione della Direttiva nitrati in Regione Lombardia. Questo il testo: «La “questione nitrati” è costantemente all’attenzione della mia DG in quanto l’applicazione della direttiva investe in maniera onerosa il settore agricolo regionale e della zootecnia in particolare e desta negli operatori, insieme ad altri fattori, preoccupazione sul futuro dell’attività.
Con l’adozione della delibera di giunta n. VIII/5868/07, è stata data piena attuazione alla Direttiva nitrati aprendo una nuova fase per le imprese agricole e zootecniche della Regione Lombardia, riconoscendo un ruolo fondamentale agli allevatori e agli agricoltori, per l’attività che svolgono a favore della salvaguardia dello spazio rurale in armonia con le risorse naturali e con l’ambiente.
Sono tutt’ora in corso, da parte delle aziende, le procedure di comunicazione dei Programmi operativi aziendali (cd. PUA/PUAS) contenenti le informazioni relative all’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, destinate ai sindaci dei Comuni dove insiste il centro aziendale. Tali procedure si concluderanno il prossimo 31 luglio.
Da questo momento le aziende avranno un margine di tempo utile sino al 31/12/2010 per adeguare le proprie strutture di stoccaggio e trattamento dei reflui, rispetto ai carichi effluenti da gestire e sulla base delle prescrizioni contenute nei Programmi stessi.
Alcune comunicazioni potranno presentare delle segnalazioni di “non conformità” rispetto a carenze di determinati parametri tecnici, ad esempio la capacità totale di stoccaggio dei reflui, che dovranno essere adeguati dalle aziende nei tempi sopra indicati.
Un ruolo particolare spetta ai Comuni, chiamati a vigilare sull’applicazione dei Programmi aziendali, con particolare riguardo all’attuazione dei sistemi di trattamento, stoccaggio e utilizzo degli effluenti aziendali. Nell’esecuzione di tali controlli, riteniamo che si debba tenere in opportuna considerazione la fase transitoria di adeguamento a disposizione delle aziende per ottemperare alle prescrizioni dei Programmi.
Sono quindi a chiedere la collaborazione della sua associazione, che peraltro partecipa in modo molto costruttivo ai lavori del Gruppo regionale appositamente costituito per l’applicazione della direttiva nitrati, affinché sullo stato di adempimento della direttiva siano fatte circolare ai Comuni, nell’interesse sia delle amministrazioni stesse che delle aziende.
Ritengo inoltre necessario, per governare al meglio i passaggi più delicati, un dialogo costante tra tutti i livelli amministrativi coinvolti, Regione, Amministrazioni provinciali e comuni anche attraverso la convocazione dei tavoli istituzionali di confronto.»
Seguono i saluti e i ringraziamenti.
A seguito di tale lettera, l’Anci Lombardia ha inviato il 22 giugno ai sindaci la seguente circolare (n. 50 2009): «Caro Sindaco, come saprai con la DGR 8/8568 del 6 dicembre 2007, che recepisce il d.lgs. 152/2006, sui Comuni ricadono competenze in tema di vigilanza e controllo sull’intero sistema di trattamento dei nitrati. In merito stiamo verificando con Regione Lombardia la possibilità di trovare forme di supporto ai Comuni che si trovano a far fronte a compiti a loro assegnati cui non corrispondono risorse e strumenti.»
Seguiremo gli sviluppi della questione, che vedrà nei prossimi mesi e nel prossimo anno Comune e agricoltori protagonisti.

Uomini e donne in Provincia

La nuova squadra di governo della Provincia di Lodi.

Come è noto il nuovo presidente della Provincia di Lodi ha firmato lo scorso venerdì 19 giugno il decreto di nomina degli assessori formano la nuova giunta provinciale.
Così come per la giunta Felissari uscente, sono sei gli assessori che vanno ad affiancare il presidente Pietro Foroni, quattro uomini e due donne, a garanzia della rappresentanza di genere in conformità con lo Statuto provinciale lodigiano, che richiede la presenza di almeno due donne. È una giunta composta prevalentemente da giovani, con un’età media di 37 anni. Questi i nomi e brevi note biografiche:
Claudio Pedrazzini, 34 anni, che svolgerà il ruolo di vice presidente e a cui sono state affidate le deleghe in materia di Sviluppo economico, Formazione professionale, Attività produttive e Innovazione tecnologica. Pedrazzini è nato a Lodi il 30 agosto del 1974, risiede a Lodi. Di professione è imprenditore. Nel 1994 aderisce a Forza Italia, divenendone il coordinatore dei giovani a livello locale. Dal 1999 al 2005 ha lavorato all’interno dell’Istituzione comunitaria a Bruxelles al Parlamento Europeo come assistente parlamentare. Dal 2007 è coordinatore provinciale di Forza Italia. Dal 2008 è membro dell’ufficio di presidenza di Confapi. Dal gennaio 2009 è coordinatore provinciale del PDL.
Nancy Capezzera, nata a Milano il 15 novembre del 1972 e residente a Corte Palasio, si occuperà di Pianificazione territoriale e Urbanistica, Viabilità, Trasporti e Valorizzazione dei Beni Culturali.
Nel 2004 è stata vice segretario cittadino a Lodi per AN. Dal gennaio 2005 è responsabile Enti Locali a livello provinciale e dal 2007 è anche vice segretario provinciale di AN. Membro designato per il congresso di AN di marzo 2009 e membro onorario della Fondazione di Alleanza Nazionale. Laureata in architettura al Politecnico di Milano, esercita la libera professione di architetto in provincia di Lecco ed è amministratore delegato dell'azienda di famiglia nel settore metalmeccanico.
Mariano Peviani, nato il 6 novembre del 1957 a Casalpusterlengo, dove risiede attualmente, avvocato dal 1985, sarà l'assessore con delega alla Cultura, Istruzione ed Edilizia Scolastica, Politiche Sociali, Turismo, Cooperazione Internazionale. Dal 1990 al 1994 assessore alla Cultura nel Comune di Casalpusterlengo, durante la seconda legislatura dal 1999 al 2004 è stato capogruppo di opposizione in Consiglio provinciale.
Elena Maiocchi, nata a Codogno il 19 novembre del 1970, è residente a Turano Lodigiano. Elena Maiocchi ha ricevuto la delega ad Ambiente, Parchi, Tutela dei Fiumi, Pari Opportunità. Ha lavorato in azienda e ora è insegnante e collabora nella gestione dell’azienda agricola di famiglia. Amministratrice di maggioranza al Comune di Turano Lodigiano dal 1990 al 1995 e consigliere di minoranza sempre a Turano per le due legislature successive. Ha fatto parte del direttivo del Parco Adda Sud.
Cristiano De Vecchi, già consigliere provinciale dal 1997 al 1999 e successivamente dal 2004 al 2009, ha le deleghe al Bilancio, Personale e Attuazione del programma. Nato a Sant’Angelo Lodigiano il 21 agosto del 1970, consigliere comunale a Sant’Angelo per la lega Nord dal 1993. Vice sindaco dal 2002 al 2007 sempre a Sant’Angelo. Laureato in scienze politiche all’Università di Pavia, esercita l’attività di artigiano.
Matteo Boneschi. Lodigiano, nato il 12 luglio 1975, risiede a Lodi ed è attualmente presidente del Consiglio di Zona San Fereolo, Robadello, Albarola e Bassiana, dopo essere stato consigliere dal 2000 al 2005. Si occuperà di Agricoltura, Sport, Caccia e Pesca, Sicurezza e Protezione civile, Politiche Giovanili. Laureato in giurisprudenza all’Università di Pavia, esercita la professione di avvocato a Lodi.
Pietro Foroni, presidente della Provincia, oltre alla ricognizione generale in ordine all’attività svolta da ciascun Assessore, mantiene le deleghe a: Rapporti con le associazioni, Marketing e promozione territoriale, Rapporti con le istituzioni ed Estero, Sussidiarietà, Expo 2015, Università e Parco tecnologico padano, Identità culturale.

L'albo dei giudici popolari, questo sconosciuto

Ci si iscrive dall’1 aprile al 31 luglio di ogni anno dispari.

L’albo dei giudici popolari è stato istituito dalla legge 10 aprile 1951, n. 287 “Riordinamento dei giudizi d’assise”. L’albo è l’elenco delle persone idonee all’ufficio di giudice popolare presso la Corte d’Assise di primo e di secondo grado, ed è costituito dai nominativi dei cittadini che presentano apposita domanda e che risultano in possesso dei requisiti richiesti dalla legge.
L’iscrizione all’albo è la condizione necessaria per essere designati in qualità di giudici popolari presso la Corte d’Assise di primo e di secondo grado in occasione delle sessioni di giudizio delle stesse.
Per essere iscritti occorre essere cittadini italiani, godere dei diritti civili e politici, avere un’età compresa tra trenta e sessantacinque anni ed essere in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo (scuola media di primo grado ed elementare per i nati fino al 1952) per l’iscrizione all’Albo dei Giudici Popolari di Corte d’Assise (primo grado) e del titolo di studio di scuola media di secondo grado per l’iscrizione all’Albo dei Giudici Popolari di Corte d’Assise di Appello (secondo grado).
Sono comunque esclusi dall'ufficio di giudice popolare:
-- i magistrati e, in generale, i funzionari in attività di servizio appartenenti o addetti all'ordine giudiziario;
-- gli appartenenti alle Forze Armate dello Stato ed a qualsiasi organo di polizia, anche se non dipendente dallo Stato, in attività di servizio;
-- i ministri di qualsiasi culto e i religiosi di ogni ordine e congregazione.
La domanda per l’iscrizione nell’elenco dei giudici popolari deve essere presentata personalmente dall’1 aprile al 31 luglio di ogni anno dispari utilizzando un apposito modulo presso l’Ufficio Protocollo del Comune.
L’iscrizione permane fino a cancellazione d’ufficio per perdita dei requisiti prescritti dalla legge. L’iscrizione è gratuita.

Dove va la scuola d'oggi?

Rassegna stampa - Dal quotidiano Il Cittadino di oggi.

Riportiamo dalla rubrica "Lettere & Opinioni" l'intervento di Dino Cremascoli (Crem) pubblicato oggi, che con l'autorevolezza della propria storia personale evidenzia gli aspetti più sconcertanti del modo attuale di gestire le problematiche d'una istituzione in crisi vissute sulla pelle dei giovani.

In occasione del 25 aprile, festa della Liberazione, “Il Cittadino” ha pubblicato un mio articoletto intitolato “Mille miglia lontani da Predappio” che si concludeva in maniera sconsolata al grido di “Povera scuola! Povera Italia!”.
L’articoletto l’avevo scritto dopo aver saputo che una scuola superiore di Lodi era andata “in gita d’istruzione” a Predappio, sulla tomba di Mussolini... (ad imparare che cosa?).
La gita, l’avevo definita un’iniziativa insensata, di cattivo gusto e indecente, meravigliandomi che nella scuola italiana fossero possibili simili baggianate e che l’autorità scolastica facesse finta di niente.
Dire “spudorati!” a certa gente, è farle un complimento, perché tutto è così allo sbando nelle scuole che non ci si può stupire più di niente. Adesso un’altra!
Si ha l’impressione che nella scuola italiana sia entrata una troupe di sapientoni e di specialisti, che tutto cancellano e travolgono e tutto in nome della serietà, del rigore, del merito e della saggezza: ci pensano loro a sistemare la scuola disastrata! Non voglio tirarla per le lunghe perché “Il Cittadino” non è un giornale specializzato in questioni scolastiche ed io intendo far rilevare un fatto soltanto, di cui vengo a conoscenza leggendo un quotidiano che la dice in quattro righe “I dati, li ha anticipati il Ministro dell’Istruzione, dunque sono ufficiali: nel 2009 non ammessi alla maturità 6% gli studenti, quasi 400 mila respinti nelle classi dalla prima alla quarta superiore; ben 70 mila bocciati tra la prima e la seconda media, di cui 10 mila con cinque in condotta...”.
Mi fermo qui perché voglio parlare di questi 10mila diavoli coi calzoni corti, figli di una razza sconosciuta, ma che pare siano la rovina della scuola, delle famiglie e della società: una razza dannata!
Una razza del tutto sconosciuta a me che nella scuola sono vissuto per quasi tutta una vita senza accorgermi mai che dei ragazzi fossero capaci solo di violenza, bullismo, negligenza, mala creanza, cattiveria, sopraffazione, prepotenza e peggio: una cosa inaudita, mai vista, soprattutto perché sono protagonisti ragazzini di undici-tredici anni.
Io ho fatto lo scolaro, lo studente, l’insegnante, il preside nelle nostre scuole, dove, quando si aveva 7 in condotta, si era rimandati a settembre a ripetere gli esami in tutte le materie.
Ebbene, nel mio piccolo, non ho mai, proprio mai, conosciuto un solo studente (delle medie o delle superiori) che sia stato rimandato a settembre per un 7 in condotta.
Qualcuno ci sarà stato di sicuro, ma voglio dire che si trattava di casi molto rari, così rari (0,5%) che, venuto a sapere di 10 mila ragazzi di prima e seconda media bocciati (non rimandati a settembre a ripetere gli esami) mi vien da pensare soltanto a tre cose: o il giornale ha dato una notizia sbagliata o io non ho capito o qualcuno ha perso la testa.
Qui non si tratta di giovanotti degli ultimi anni, dei licei o delle scuole superiori (18-20 anni): si tratta di ragazzini di 11/13 anni, gente che, forse, fa ancora la pipì a letto e che vien fatta passare come un insieme di sfaticati, di delinquenti, di mascalzoni, di senza creanza, di buoni a nulla, di irrecuperabili...
In nome del lassismo, del buonismo, del lasciar correre, del permissivismo, cose tutte presentissime nella nostra società, nelle nostre famiglie, nel nostro Paese, nelle nostre scuole: tutto vero, tutto sacrosantamente vero, ma di cui i 10 mila bocciati sono le vittime: i responsabili siamo noi, genitori, insegnanti, educatori, preti, uomini di potere... Siamo stati noi ad inventare, a praticare e a diffondere il permissivismo.
Possibile che i mille e mille papà e mamme presenti nei consigli di classe come insegnanti abbiano bocciato per la condotta i 10 mila “barabèn” e non si siano resi conto che risolvere i problemi educativi con la repressione - nei riguardi di bambini - è la più controproducente delle soluzioni, e la più stupida e la più carogna perché la responsabilità è soltanto di noi adulti e invece noi, falliti, ce la prendiamo con chi abbiamo tirato su con pessimi esempi e con sistemi mille volte discutibili.
Chiamatela come volete: per me bocciarne 10 mila è stata un’operazione di bassa macelleria che mi fa venire i brividi al pensiero di che cosa siano stati capaci di fare pur di salvare le apparenze. E questo - ci dicono - è solo il primo passo nella riforma degli studi, per cui c’è proprio da stare allegri.
Povera scuola!

La realtà del mercato equo solidale

Rassegna stampa - Da Il Cittadino di oggi


Riprendiamo dal quotidiano di Lodi articolo e vignetta.

“Equo”, un settore da 81 milioni di euro
Ecologico e solidale: il commercio “pulito” non conosce la crisi


Attività che producono ricavi per oltre 81 milioni di euro, 260 punti vendita e circa mille lavoratori impiegati nel settore, oltre a cinquemila volontari: sono le cifre del commercio equo e solidale contenute del rapporto Agices (Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale) del 2009. Una forma di commercio che tiene nonostante la crisi e, anzi, appare sempre più in via di espansione anche nel nostro Paese, portando su tavole e scaffali prodotti artigianali e alimentari tipici, provenienti da Paesi in via di sviluppo, a partire da caffè, the e infusi, cacao, canna da zucchero e frutta secca.
L'indagine, basata su calcoli aggiornati al 31 dicembre 2007, indica che le organizzazioni iscritte al registro Agices sono 124. Le persone socie di strutture Agices sono quasi 26 mila, con un aumento di 5 mila unità rispetto all'ultima rilevazione. Si registrano inoltre 800 persone giuridiche coinvolte e 5 mila volontari che contribuiscono gratuitamente. Obiettivo del commercio equo e solidale, per lo più veicolato da associazioni e cooperative, è portare sul mercato prodotti provenienti da Paesi economicamente svantaggiati, senza puntare alla massimizzazione del profitto, garantendo allo stesso tempo il sostegno e la cooperazione, il rispetto del divieto di impiego del lavoro minorile e l'utilizzo di materie prime rinnovabili. Questa attività assicura un lavoro a circa mille persone in tutta Italia: in particolare si tratta di 621 donne (64%) e 346 uomini (36%). I contratti attivati sono prevalentemente a tempo indeterminato (il 51%, che assorbe il 77% dei costi), mentre soltanto il 7% è a tempo determinato. Per quanto riguarda i collaboratori, il 17% è a progetto, mentre gli occasionali sono il 7%.
Le organizzazioni Agices hanno acquistato merci destinate alla vendita per una spesa di 46 milioni 484 mila euro. Una discreta fetta degli investimenti riguarda invece le attività di informazione ed educazione: un milione di euro per promuovere circa 12mila ore di campagne e corsi di formazione. Gli esercizi che si occupano di commercio equo e solidale hanno venduto al dettaglio oltre 23 milioni di euro di prodotti. Un parte consistente degli introiti deriva poi dalla vendita ad altri canali di economia solidale (36 milioni) e a soggetti commerciali (quasi 12 milioni).