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sabato 20 giugno 2009

Tutti gli uomini del sindaco

Nel Consiglio comunale di ieri presentata la nuova giunta.
Anche ogni consigliere di maggioranza avrà una "delega".

Nel chiostro del Palazzo Andreani, nella serata di ieri, si è tenuta la prima seduta del nuovo Consiglio comunale. Dopo il giuramento del sindaco e le altre formalità di rito, Giuseppe Sozzi, riconfermato primo cittadino di Brembio con un vastissimo consenso, ha illustrato la distribuzione delle deleghe e le linee programmatiche del nuovo mandato, che saranno poste all’approvazione del Consiglio entro 120 giorni. Il suo è stato un discorso di buon spessore che ha toccato alcuni punti fondamentali delle necessità della macchina amministrativa e delle urgenze da affrontare in favore della comunità.
La nuova giunta comunale è così formata: Giancarlo Rando, assessore esterno, vicesindaco, bilancio – opere pubbliche – personale; Renato Noli, assessore esterno: servizi sociali; Giuseppina Ciserani: istruzione; Aldo Arnaldi, assessore esterno: tutela ambientale e manutenzione del patrimonio pubblico.
Il sindaco Sozzi ha affidato, con apposita lettera letta all’assise, il conferimento di “deleghe consiliari” ai consiglieri di maggioranza. Il “consigliere delegato” non è una figura prevista dalla normativa, tuttavia resa per molti aspetti necessaria nei piccoli comuni per far fronte alle molte incombenze che gravano oggi sugli enti locali e per fornire un miglior contatto tra amministrazione e cittadinanza. Questi i consiglieri coinvolti sulle diverse materie: Margherita Fusar Poli, rapporti con la Provincia – bilancio; Paolo Guarischi, rapporti con le associazioni di volontariato – tempo libero; Valentina Casella, servizi alla persona – cultura; Marco Minoia, sport; Giuseppe De Lazzari, biblioteca comunale; Pietro Commissari, ambiente ed energie rinnovabili; Francesco Marazzi, politiche sulla sicurezza – protezione civile – viabilità.
Capogruppo di maggioranza in Consiglio sarà Giuseppe De Lazzari.
Nel corso del suo discorso il sindaco ha anche annunciato l’elezione con i resti a consigliere provinciale di Margherita Fusar Poli.
Il discorso del sindaco, di cui si riporteranno in stralcio gli aspetti più salienti in altro articolo, è stato di ampio respiro e di prospettiva. Anche sulla macchina amministrativa: si parte così insomma per permettere ai giovani e nuovi consiglieri di crescere, ma nel corso del mandato potrebbero esserci dei cambiamenti. Significativa a tal riguardo l’affermazione della possibilità di crescita della presenza femminile in Consiglio. Oggi, della compagine di Sozzi, riportata in fotografia, rimangono fuori Oriana e Silvia Ghidotti.

Una lezione, insomma, di come si fa politica amministrativa, applaudita dal molto pubblico presente. Nella seduta di ieri sera il Consiglio ha provveduto, come previsto dalla normativa, ad eleggere la commissione elettorale comunale.
Dopo il Consiglio è seguito un rinfresco offerto ai cittadini intervenuti per festeggiare il nuovo Consiglio ed il trionfo della lista Comune Popolare Solidale.

Domani e lunedì si vota o si va al mare

Note sui referendum riguardanti la legge elettorale

Domani e lunedì si vota per tre referendum abrogativi riguardanti la normativa delle elezioni politiche. Si può decidere di andare a votare o di non andarci, ed anche questa modalità, l’astensione, è un atto di espressione della propria volontà elettorale, visto che per il referendum abrogativo la Costituzione prevede la necessità che partecipi al voto il 50% più uno degli elettori, il raggiungimento cioè del cosiddetto quorum.
Per chi, dunque, decida di esprimere la propria volontà elettorale recandosi ai seggi, va ricordato che comunque si possono rifiutare una o più schede e che le operazioni di voto si tengono domenica tra le 8 e le 22 e lunedì tra le 7 e le 15.
Gli italiani chiamati a votare sono 47,5 milioni a cui si aggiungono 3 milioni all’estero. Perché il referendum sia considerato valido, dovrà aver votato almeno il 50% più uno dei cittadini, cioè più di 25 milioni di italiani. In caso di vittoria del no o non raggiungimento del quorum, lo stesso referendum non può essere ripresentato per 5 anni.
Queste le schede.
La prima scheda viola riguarda la modalità di elezione della Camera dei deputati. L’attuale legge prevede che il premio di maggioranza (pari a circa il 55% dei seggi e assegnato su base nazionale) vada alla «lista o coalizione di liste» che abbia raggiunto il maggior numero di voti. Il primo quesito chiede di cancellare le parole «o coalizione di liste» attribuendo dunque il premio alla sola lista che abbia ottenuto il maggiore consenso.
La seconda scheda beige riguarda l’elezione del Senato. Anche in questo caso il quesito chiede di approvare la cancellazione della dizione «o coalizione di liste», attribuendo, dunque, il premio solo alla lista che abbia avuto il maggior consenso.
La terza scheda verde interviene sulle candidature per Camera e Senato. E propone di abrogare la possibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni.
I sostenitori del referendum, tra i quali non a caso il Pd e molta parte del Pdl, sostengono che se il referendum passasse verrebbe garantita una maggiore governabilità al Paese. La lista che ha più voti, Pd o Pdl, è il ragionamento, vincendo il premio di maggioranza anche con un 30% di voti o meno, avrebbe la maggioranza dei seggi in Parlamento, evitando di conseguenza un successivo “ricatto” dei partitini. Inoltre verrebbe ridotta la frammentazione poiché, cancellando la possibilità di correre in coalizione, si avrebbe come effetto l’innalzamento delle soglie di sbarramento. Con il terzo quesito secondo i referendari, ci sarebbe una possibilità di incidere sul meccanismo della “nomina” dei parlamentari, con le doppie candidature.
I sostenitori del no criticano la deriva “personalistica” che potrebbe scaturire da un sistema che assegna il 55% dei seggi alla sola lista che ha più voti (anche nel caso ottenga una bassa percentuale di consensi). Per capirci si consegnerebbe il paese a seconda dei casi a Berlusconi o al Franceschini di turno anche in presenza di un consenso minimo dell’elettorato. Inoltre il referendum non incide sul vero scandalo della legge attuale, le liste bloccate, cioè l’impossibilità da parte dell’elettore di scegliere il proprio candidato di fiducia con il voto di preferenza. Infine, con la vittoria dei sì, non ci sarebbe spazio per alcuna riforma visto che la norma sarebbe immediatamente applicabile. Anzi, la legge, il “porcellum”, ne uscirebbe rafforzata e legittimata dal voto popolare.