FATTI E PAROLE

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sabato 7 novembre 2009

Brembio e il Brembiolo

Percorsi pedonali attrezzati lungo il parco del Brembiolo.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Francesco Dionigi, 7 novembre 2009.

Brembio - Un progetto comunale per la realizzazione di un passaggio pedonale che collegherà la frazione casalese di Zorlesco a Ossago Lodigiano, sfruttando strade campestri e vicinali, con un punto di sosta e di pic-nic nei pressi della Cascina Monasterolo. Il progetto è stato elaborato dal Comune di Brembio guidato dal sindaco Giuseppe Sozzi, nell’ambito del piano pluriennale di interventi del Parco locale di interesse sovracomunale (Plis) del Brembiolo che si sviluppa attualmente lungo il corso d’acqua di oltre 23 chilometri che si forma ad Ossago Lodigiano e dopo aver attraversato i centri abitati di Brembio, Zorlesco e Casalpusterlengo, tocca i territori comunali di Codogno e Somaglia, e in comune di Fombio sfocia nella Mortizza, antico alveo del Lambro.



Un progetto che consentirebbe anche la valorizzazione di uno dei luoghi più antichi del Lodigiano, che sembra affondi le sue radici nel secondo secolo dopo Cristo, la Cascina Monasterolo, oggetto di uno studio sulle antiche origini del luogo ad opera dell’architetto casalese Giacomo Bassi, ricercatore storico-sociale tra i più noti del territorio padano partendo dal passaggio in quei campi di una strada romana “secondaria” che collegava san Martino in Strada con Roncaglia, l’attuale Somaglia.«Nel 850,- ricorda Bassi - un gruppo di monaci benedettini provenienti dall’Abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, prendevano possesso di questa parte della terra lodigiana. Da allora i monaci costruirono sulla riva del Brembiolo il loro “Monasteriolum” (ecco da dove deriva la parola Monasterolo) e concordi alla regola “Ora et labora” (prega e lavora) bonificarono quelle terre iniziandole all’agricoltura. Si costruì anche una nuova importante abbazia dedicata a San Michele. Nel 1519 ai monaci benedettini subentrarono i monaci Gerolamini che rimasero in questo luogo fino al 1750 quando si trasferirono a Brembio. L’antichissima chiesa fu annessa al cascinale e divenne “Oratorio di Cascina” dove si continuò a celebrare messe anche perché il Monasterolo era un paese vero e proprio con una quarantina di famiglie e più di 200 persone. Poi si registrò l’abbandono della vita agricola e la progressiva scomparsa dei braccianti agrari, dei contadini e l’inizio dell’attuale stato di degrado che vide i primi crolli dell’ormai vetusta chiesetta della cascina Monasterolo.Per restare in tema di Plis del Brembiolo e di interventi futuri segnaliamo anche che sono previste nel territorio brembiese due zone di rimboschimento, presso la cascina Vignazza e presso la cascina Monasterolo verso i Gorghi.
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Brembio, Secugnago, Castiglione con Cesvip per il lavoro

Firmata la convenzione con tre comuni per l’apertura di uno sportello decentrato.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 7 novembre 2009.

Sta per rilanciare la sua iniziativa nella bassa Cesvip Lombardia: nella primavera scorsa ha firmato una convenzione con i comuni di Brembio, con quello di Secugnago e con quello di Castiglione per portare tutti i servizi di ricollocazione e in particolare i primi colloqui informativi direttamente in quei paesi, una volta la settimana o ogni quindici giorni, in collaborazione con le amministrazioni comunali. La prima fase dell’operazione è andata in scena fino a prima dell’estate. Poi la pausa estiva e il riordino delle opportunità finanziate nel settore pubblico, e ora tutto è pronto perché si torni a operare direttamente sul territorio.
I lavoratori in difficoltà contattati nella prima fase fino a giugno sono stati 73. A Brembio il servizio è partito alla fine di febbraio con 29 persone contattate in sette giornate, a Secugnago, un mese dopo, i contatti sono stati 36 in sei giornate, mentre a Castiglione, dove si è iniziato solo a maggio, in tre giornate sono state viste otto persone. Molte di queste hanno avuto più colloqui informativi, e più di 20 sono già diventati utenti di Cesvip con tanto di piano personalizzato per la riqualificazione, primo passaggio burocratico per accedere ai corsi e ai percorsi di ricollocamento finanziati. «Per noi si tratta di un’attività molto impegnativa, perché dobbiamo investire nelle risorse umane che si devono spostare, ma riteniamo importante poter entrare in contatto con le persone direttamente nei loro paesi - spiega Valentina Festorazzi, responsabile della sede di Lodi -. Avere il primo contatto direttamente nel paese di residenza, magari con l’aiuto dei servizi sociali, permette di intercettare lavoratori in crisi che magari non arriverebbero a Lodi alla ricerca di questi servizi di ricollocazione».
I profili professionali intercettati nei tre comuni della bassa sono perlopiù operai generici non specializzati, diversi extracomunitari, manovali edili o agricoli, con livelli di formazione di partenza abbastanza bassi. «Cercheremo di mantenere viva questa attività direttamente nei comuni, e magari di attivarla anche in altri centri - conclude Valentina Festorazzi -. Finora poi l’erogazione delle attività di riqualificazione è stata fatta nella sede di Lodi, ma siamo molto flessibili nella gestione di questi contatti, e se ce ne fosse l’occasione potremmo anche pensare a corsi di riqualificazione decentrati nei paesi».
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Referendum consultivo a Zorlesco sulla tangenziale?

Proposta dell’ex sindaco per lo svincolo a Zorlesco. «Per la tangenziale fate un referendum».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 7 novembre 2009.

Un referendum consultivo a Zorlesco sulla questione della modifica al progetto di tangenziale, che ora prevede la chiusura dei collegamenti in essere per Brembio e per Somaglia: è la provocatoria proposta dell’ex sindaco di centrosinistra Massimo Rebughini dopo le precisazioni dell’attuale primo cittadino Flavio Parmesani e dell’assessore ai lavori pubblici Luca Peviani. «Il signor Parmesani continua a dire che faranno le modifiche se i residenti di Zorlesco le chiederanno, come a voler insinuare che ci sarebbero due partiti, i commercianti interessati alle modifiche e gli altri cittadini a cui non interesserebbe nulla - afferma Rebughini -. Non è solo una questione di comodità o di disagio. Chiudere le strade significa far morire un paese».
La proposta, allora, è quella di istituire due sottopassaggi o due cavalcavia, opere non impossibili, e tra l’altro previste nel primo progetto redatto proprio sotto la giunta Rebughini, come specifica lo stesso Rebughini polemizzando con l’assessore Peviani che aveva sostenuto di dover porre rimedio ora in poche settimane a un errore che si perpetuava da 15 anni.
Sulle modifiche progettuali ipotizzate, tra l’altro, l’amministrazione comunale non si dice contraria, subordinandole solo a non bloccare l’iter per la realizzazione della tangenziale e a un’effettiva richiesta dei residenti di Zorlesco. «Se vorrà una prova sul fatto che a volerlo sono gli zorleschini, e non una parte o l’altra, allora faccia un referendum fra i cittadini - incalza Rebughini -. Vedremo quale sarà il risultato. L’importante è che il sindaco non si fermi ad ascoltare solo i pareri di qualcuno». Un pericolo che non esiste, secondo il primo cittadino. «Non c’è bisogno di un referendum perché basterà vedere e sentire gli umori della gente incontrandola, a partire già dal prossimo consiglio di frazione di giovedì in cui si discuterà del tema anche con i commercianti - spiega Parmesani -. Non c’è nessun tentativo di dividere la frazione, ascolteremo quello che Zorlesco avrà da dire al riguardo e quindi ci adopereremo per darvi seguito». Ma proprio sull’incontro di giovedì prossimo è da registrare anche lo scontento dei commercianti stessi, che avrebbero preferito un incontro diretto con sindaco, assessori, capigruppo e consiglieri provinciali, senza la presenza dei consiglieri dell’organismo di frazione. «Ma se un organismo consultivo non lo si consulta sulle questioni come questa, allora a che cosa serve -? è la replica del sindaco -. A me continua a sembrare una buona idea quella di un incontro allargato». Intanto, dall’Anas arrivano anche buone notizie per le casse comunali: è stato confermato infatti il rimborso dei costi di progettazione della tangenziale di Casale. Al comune di Casale e alla provincia di Lodi saranno riconosciuti circa 700 mila euro da dividersi al 50 per cento. Una parte di queste risorse serviranno poi a coprire i costi di alcune consulenze tecniche, ma almeno 200 mila euro potrebbero entrare nelle casse comunali.
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«La Diocesi di Lodi per la Chiesa nel mondo»

Si tratta di un libro di grande formato, traboccante di notizie, di dati, di biografie di personalità spiccate o sconosciute legate alla nostra terra. Un volume sui tremila lodigiani missionari nel mondo. Don Giulio Mosca ha dato alle stampe un’opera monumentale di cinquecento pagine.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Ferruccio Pallavera, 7 novembre 2009.

Nel volume sono ricordati, con dati precisi e brevi profili, ben 2750 lodigiani e le loro opere: missionari, religiosi, religiose, vescovi, laici, sacerdoti in servizio ad altre diocesi o a istituzioni ecclesiali. Si intitola “La Diocesi di Lodi per la Chiesa nel mondo” l’ultima - ultima in ordine di tempo - gigantesca opera, fresca di stampa, di don Giulio Mosca. Un volume di 500 pagine, di grande formato, traboccante di notizie, di dati, di biografie, di curiosità. Un’opera che forse nessun altra diocesi d’Italia possiede.
Don Mosca, perché questo mastodontico lavoro?
«Si sta concludendo l’anno giubilare dedicato al ricordo del XVI centenario della morte del primo vescovo e patrono della diocesi di Lodi, San Bassiano, ed anche il denso programma, che ha coinvolto tutte le parrocchie e la parte più sensibile dei fedeli. Ai margini, qualche libero contributo avente lo stesso scopo di risvegliare la conoscenza e la devozione al Santo. L’opera si inserisce in questo contesto».
Lei però ha già pubblicato un volume, all’avvio delle celebrazioni centenarie.
«Sì. All’inizio della “peregrinatio“ il sottoscritto pubblicò un volumetto intitolato “San Bassiano. I tempi. Origine e sviluppi della Chiesa laudense“».
Un volumetto che ha avuto un discreto successo. O sbaglio?
«Francesco Cattaneo, direttore dell’Archivio Storico comunale di Lodi, lo ha definito “di agile mole, e di grande efficacia, insieme rigorosa, e di assai godibile lettura”, “di invidiabile densità” è stato il commento di Padre Giuseppe Cagni, il maggior storico dei Padri Barnabiti. Ha avuto un’ottima accoglienza, in meno di un anno si sono susseguite quattro edizioni, grazie all’interessamento della quasi totalità dei parroci».
E adesso lei arriva quest’ultima, grande sorpresa.
«È vero. Al termine della “peregrinatio” è già in libreria “La diocesi di Lodi per la Chiesa nel mondo“, un volume di notevole spessore - sono 500 pagine a due colonne, formato grande - che si ricollega al precedente».
Come si collega?
«Il libro documenta come uomini e donne della diocesi di San Bassiano hanno portato avanti la missione da lui iniziata nel nostro territorio (“Andate, io vi mando”) portando, lungo i secoli, il Vangelo, la fede, la carità di Cristo a Chiese sorelle in Italia o sparse nei vari continenti».
Tremila profili sono tanti per una diocesi piccola come la nostra...
«Nel campo delle vocazioni e della coscienza missionaria oggi ogni parrocchia può ricostruire il proprio preciso apporto. La lettura costituirà una lieta sorpresa per alcune, un’amara constatazione per altre. Numerose famiglie si compiaceranno nel veder ricordati figli, parenti, membri defunti dei quali possono gloriarsi, e ne conserveranno e tramanderanno la memoria. Le comunità parrocchiali potranno renderli presenti, magari riallacciare rapporti, riproporre le opere e gli esempi perché s’accenda nel cuore delle nuove generazioni il desiderio di imitarli».
È significativo quanto lei sta dicendo in merito all’apporto dato anche dalle parrocchie più piccole.
«Ci sono parrocchie che possono vantarsi di aver dato alla Chiesa personaggi di grande rilievo. La generosità della risposta alla chiamata divina del passato porta famiglie, parrocchie, la diocesi stessa a confrontarsi, a esami di coscienza, a nuovo impegno».
Dove nasce questo slancio missionario?
«La molteplicità dei servizi resi alla Chiesa nel mondo (missioni, Ordini e Congregazioni e Istituti Religiosi, seminari, università e scuole, tra gli emigranti, nell’esercito, in altre diocesi, opere di carità, nel campo della promozione umana) ha alle spalle famigliari e cerchi di amici, parrocchie, ed anche gruppi parrocchiali ed extra-parrocchiali, movimenti ed associazioni, la Caritas diocesana, il Centro missionario diocesano che è il cuore aggregante, e la schiera compatta dei sacerdoti che, operando in diocesi, condividono ideali e meriti di quanti il Padrone della vigna ha chiamato a lavorare in altre parti della vigna stessa».
Nel volume quindi è registrata anche tutta questa grande opera di sostegno?
«Certamente Sarà quindi utile conservarlo nell’archivio parrocchiale, tra i propri libri, in famiglia. Può essere un bel dono - come il precedente dedicato a San Bassiano - da inviare a chi si trova lontano e non dimentica certamente i suoi cari e il suo paese».
Si prevede che andrà rapidamente esaurito...
«Sì. E credo che non seguiranno altre ristampe, dato che il ricavato sarà sufficiente a coprire le spese dell’ultima parte dei lavori di approntamento della Casa Famiglia per vecchi abbandonati in Lagunitas, in Venezuela. L’opera è a carico dell‘Associazione Obiettivo Solidarietà di Sant’Angelo Lodigiano; referente in luogo la Caritas diocesana di San Carlos».
Perché ha voluto concludere questa gigantesca pubblicazione entro il 2009?
«L’ho fatto perché ora l’anno giubilare dedicato a San Bassiano potrà annoverare - in margine ai programmi diocesani - anche un’opera permanente di carità, che a sua volta ha già creato in luogo un nuovo movimento di solidarietà, e questa volta non dei ricchi per i poveri, ma dei meno poveri per i più poveri. Ritorniamo ai tempi dei primi “hospitales“, quando la comunità cristiana o il monastero prendevano cura dei pellegrini e degli infermi del luogo».
È esaltante questa sua motivazione.
«Aspetti, non ho finito. Dal gran cuore ai due sposi, umilissimi, campesinos di Lagunitas, un villaggio, che hanno raccolto vecchi abbandonati nelle capanne e li hanno ospitati nella loro casa, all’impegno della piccola comunità parrocchiale che provvede all’assistenza dei suoi vecchi rimasti soli, suddividendo le mansioni. Campesinos, i poveri che aiutano i poveri!».
Come concludiamo l’intervista?
«Con l’acquisto di questo volume, o del precedente dedicato a San Bassiano, e a Sant’Angelo Lodigiano di “Pagine di storia santangiolina”, migliaia di famiglie lodigiane hanno permesso la realizzazione delle strutture indispensabili alla Casa Famiglia per vecchi abbandonati in Lagunitas. È denaro depositato nella banca del buon Dio».
Il volume “La Diocesi di Lodi per la Chiesa nel mondo” di don Giulio Mosca è in vendita a 20 euro presso: la Libreria San Paolo di via Cavour a Lodi, la Buona Stampa parrocchiale di Codogno e Sant’Angelo Lodigiano, le librerie Virtuani di Casalpusterlengo e Centrale di Sant’Angelo Lodigiano.
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Il Consorzio del Po chiude

Ma i municipi della zona puntano a nuove e più efficaci forme di cooperazione per rilanciare la centralità del Grande fiume. Il Consorzio del Po chiude i battenti. I comuni aderenti firmano lo scioglimento dell’ente, mai decollato.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 7 novembre 2009.

Guardamiglio - Addio al Consorzio dei comuni del Po, ma all’orizzonte ci sono nuove formule aggregative per rilanciare la centralità del grande fiume.
A meno di dieci anni dalla sua creazione, dopo un avvio difficile e senza mai essere stato veramente operativo, gli otto Comuni aderenti hanno deciso di andare allo scioglimento del Consorzio. Su questo hanno concordato tutti: Guardamiglio, San Fiorano, Santo Stefano, Corno Vecchio, Corno Giovine, Ospedaletto, Orio Litta, Caselle Landi. «L’idea è quella di chiudere una storia che non ha funzionato per vari motivi, non ultimo il fatto che si trattava di un’iniziativa senza il coinvolgimento di tutti i paesi rivieraschi - dice Maria Grazia Tondini, sindaco di Guardamiglio, comune capofila e sede del Consorzio -. Chiuso il Consorzio, ci potremo dedicare a una nuova iniziativa comune capace di valorizzare il Po».
A tutti infatti pare chiaro che non siano possibili azioni singole, ma che sia necessaria un’operazione coordinata tra tutti. «Magari non saremo più un consorzio, e troveremo un’altra formula operativa, un’associazione, un’intesa territoriale o altro - continua la Tondini -. Perché l’iniziativa abbia successo, però, è indispensabile il coinvolgimento di tutti i comuni rivieraschi e della provincia di Lodi, anche con un compito di coordinamento. L’obiettivo deve essere quello di valorizzare le potenzialità del Po, anche rapportandoci ai nostri dirimpettai piacentini, e di essere in grado di vedere problemi e opportunità, cogliendo ovviamente ogni possibilità di finanziamento superiore».
Finanziamenti che non mancheranno, almeno secondo il sindaco di Caselle Landi ed ex assessore provinciale Pierluigi Bianchi: «La Provincia di Lodi ha creduto molto in passato alle potenzialità turistiche e attrattive dell’asta del Po, e ha avviato una serie di interventi che ora possono trovare completezza e organicità grazie ai fondi erogati nel progetto Valle del Po e ad altri finanziamenti statali. Aldilà dello strumento, l’importante è rilanciare la valorizzazione del fiume tutti insieme». Più prudente il sindaco di Orio Litta Pierluigi Cappelletti: «Prima di tutto bisogna capire se i finanziamenti ci saranno e di quale entità, poi si potrà ripartire tutti insieme, a partire dalla Provincia, con un progetto di valorizzazione. Finora il Consorzio che vogliamo chiudere ha avuto un costo di qualche migliaio di euro per le comunità aderenti, senza che ci sia mai stato alcun ritorno o un’azione efficace, e vogliamo evitare di ripetere un’esperienza simile».
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Peggiorato il servizio di pulizia delle carrozze

Anche i viaggiatori per Milano sono furenti: «Condizioni di igiene allucinanti sui vagoni».
Rassegna stampa, Il Cittadino, A. B., 7 novembre 2009.

E mentre su Piacenza si accendono i riflettori per l’orario dei treni, per i pendolari diretti a Milano il nemico numero uno è diventato ormai la pulizia dei vagoni. Rimaste fondamentalmente inascoltate le richieste di modifica di servizio avanzate più e più volte, migliorati leggermente i problemi dei ritardi cronici dei mezzi pendolari, da quest’estate a oggi è notevolmente peggiorato il servizio di pulizia delle carrozze, già negli anni scorsi non particolarmente brillante. Da allora a oggi qualche miglioramento c’è stato, ma sporadico, a fasi alterne. E questa è una fase di ribasso totale. «Se vado al lavoro con dei pantaloni chiari, arrivo che sono inevitabilmente sporchi - dice Francesco Andena dell’Associazione pendolari -. Ogni giorno, la prima cosa che faccio appena arrivato in ufficio è andare a lavarmi le mani perché la situazione della pulizia nei vagoni è davvero critica. Non si può capire in che condizioni versano i convogli se non lo si sperimenta di persona». Il problema sarebbe noto anche a Trenitalia, che avrebbe pure intrapreso delle azioni nei confronti dell’azienda appaltatrice delle pulizie, ma la situazione non sarebbe migliorata. «Da quanto abbiamo appreso, Trenitalia avrebbe assunto delle iniziative contro l’azienda appaltatrice anche per arrivare a rivedere l’appalto - afferma l’assessore ai trasporti di Casalpusterlengo Pietro Pesa -. Un ricorso, però, avrebbe bloccato tutto, lasciando la situazione tale e quale a prima. Il problema però è noto, e Trenitalia si sta già attivando per risolverlo». La pulizia dei treni è il cruccio maggiore dei pendolari, ma non l’unico. «Tutte le nostre richieste ormai storiche rimangono intatte - continua Andena -. C’è bisogno di più corse, ma ormai è chiaro a tutti che prima della prossima estate Trenitalia non interverrà. Solo allora, con l’entrata in vigore dei nuovi orari, forse cambierà qualcosa. Quanto ai ritardi cronici, a settembre si era ripreso abbastanza bene, anche se nelle ultime settimane abbiamo ricominciato a contarli sempre più spesso e la situazione non è di sicuro rosea. Infine, qualche treno più moderno c’è, anche se ce ne sono ancora molti vecchi e con i sedili rotti. Ma alle nostre proteste, viene risposto quasi sempre con il silenzio».
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Gibelli necessita di un rinnovato bagno nell'Adda

L’assessore Andrea Ferrari risponde all’intervista del parlamentare leghista. «Gibelli sostiene l’immagine di Lodi offerta dal recente film Barbarossa?»
Rassegna stampa - Il Cittadino, 7 novembre 2009.

«Ho letto l’intervista all’onorevole Gibelli, e ne ho tratto la sensazione che la perdurante assenza da Lodi per gli impegni parlamentari deve avergli fatto perdere un po’ il contatto con la realtà della città e forse anche la consuetudine a leggere i giornali locali, a partire dal Cittadino»: Andrea Ferrari, assessore alla cultura e al turismo della città di Lodi, risponde ai contenuti dell’intervista che il parlamentare ha rilasciato al nostro direttore. «Gibelli - continua Andrea Ferrari - non può ignorare che il Festival Internazionale di Letteratura e Creatività al Femminile “Da Donna a Donna” è una manifestazione biennale: perciò, è normale che dopo la prima edizione del 2008, la seconda sia per il 2010. L’idea della biennalità nasce anche con l’altro soggetto organizzatore del Festival l’“Associazione Poesia, la Vita”, che sotto la sapiente guida di Laura De Mattè Premoli è in fase di progettazione del Premio biennale Internazionale di Poesia “Ada Negri”, come elemento intrinseco del festival». Prosegue l’assessore alla cultura del Comune di Lodi: «Insieme all’ampia eco mediatica propiziata all’immagine della città da questo evento, a testimoniare la capacità di questa amministrazione di promuovere Lodi e di rendere sempre più vivace e stimolante la sua proposta di cultura e intrattenimento sono l’indiscutibile successo della rassegna sui peccati capitali, del Lodi Blues Festival (nelle due versioni invernale ed estiva) e del Jazz in Laus Festival, il rilancio del Teatro alle Vigne (prosa, cabaret, musica, teatro per famiglie: parlo di presenze paganti, numeri verificabili), la crescita continua di Lodi al Sole, la prestigiosa stagione internazionale di chitarra classica, l’evidente gradimento delle tre edizioni della Notte Bianca, la massiccia partecipazione di pubblico ai concerti in piazza della Vittoria del 31 dicembre, per non parlare delle manifestazioni promosse nel 2008 in occasione dell’850° anniversario di fondazione della città». «Lodi - sostiene Ferrari - vuole dunque porsi come “Città dei Festival” ritagliandosi un ruolo di originalità culturale ed inedita nel quadro delle moltissime manifestazione analoghe che esistono in Italia. Che l’immagine di Lodi in questi anni abbia beneficiato di questo rinnovato impulso lo dimostrano la frequente scelta della nostra città come location per importanti campagne pubblicitarie (ricordo, tra le altre, Bnl con Renzo Arbore e Vodafone con Rino Gattuso) e fiction televisive (nel 2009, una produzione per Mediaset con Massimo Boldi). Giusto tra pochi giorni (lunedì 9 e martedì 10 novembre) sarà poi in città una troupe della Rai per realizzare due servizi sull’offerta turistica di Lodi per la trasmissione “Sereno Variabile”, mentre entro dicembre verrà trasmesso su Rete 4 un servizio per la trasmissione “Magnifica Italia”».«Forse per l’onorevole Gibelli - conclude Ferrari - all’immagine di Lodi giovano maggiormente i 30 milioni di euro spesi dalla Rai per produrre un film scalcinato come il Barbarossa di Martinelli, in cui la nostra città viene menzionata solo per essersi schierata dalla parte sbagliata».
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I Lavoratori Credenti si rilanciano

Due appuntamenti importanti: il 6 novembre l’esame del nuovo statuto, il 15 novembre l’elezione del nuovo consiglio direttivo. Lavoratori Credenti, è tempo di rilancio. Procedono i lavori a Betlemme per l’asilo e la casa degli disabili.
Rassegna stampa - Il Cittadino, don Peppino Barbesta, 7 novembre 2009.

I Lavoratori Credenti si rilanciano! Statuto Nuovo per l’Associazione-gruppo: il 6 novembre; Elezione nuovo Consiglio: il 15 novembre! Anche se i momenti, inevitabilmente, non sono sempre brillanti! Anche se gli Amici della prima o dell’ultima ora, e neppure quelli di mezzo, non sono, e non si può nemmeno pretenderlo, siano sempre e tutti presenti; sempre e tutti collaboranti! Chiunque ci ha accostato, ha fatto qualche tratto di strada con noi, è diventato talmente “Uno di noi” da non potersi più sradicare dal nostro cuore; da essere certo che, nel riprendere, per tanto o per poco, nell’accompagnarsi a noi per una circostanza lieta o meno, o per una particolare iniziativa, da noi troverà sempre posto, e ci aiuterà a crescere nell’Amicizia e nelle opere della vera Amicizia. Siamo persuasi che i giorni da vivere ci sono dati proprio per questo! Vorremmo anche dire che noi siamo invincibilmente per l’immediatezza operosa ed efficace: non sappiamo resistere! Perciò non riusciamo a frapporre distanze tra il vedere le lacrime e l’asciugarle; tra l’incontrare la sofferenza, il bisogno, e il soccorrerlo. Ci è davvero difficile accogliere e digerire i rallentamenti; arduo, muoverci con il tutto definito, tutto garantito e a misura “centellinata” di prassi e regole. Vorremmo rimanesse per noi “impossibile” rimandare a mani vuote, o scaricare su gli altri. Leggi e regole si! Statuto e Statuto Nuovo anche! Per la partecipazione reale e corresponsabile, nel decidere e, altrettanto, nel rimboccarsi le maniche: non solo siamo d’accordo, ma lo vogliamo! Vorremmo, però, essere altrettanto attenti e preoccupati di non soffocarci lo spirito di non seppellirci l’anima! Mai, vorremmo, che “la regolarità” appaia negligenza; suoni ritardo o addirittura abbandono a chi della vita è costretto a bere ogni volta, il calice amaro. Perchè il vedere e il guardare, il sentire e l’ascoltare, e, soprattutto, il condividere con lui, il fratello, ci piacerebbe fosse sempre la prima grande e non negoziabile “regola o legge” della vita. Anche perché siamo convinti che la “ferita a sangue” del fratello, rivela noi a noi stessi, con le nostre complicità e i nostri silenzi; quando non addirittura con le nostre personali ferite o mancanze che si chiamano egoismo, comodità, chiusura, in definitiva, il mettere sempre noi stessi prima e sopra agli altri. Vogliosi o sollecitati a cambiare punteremo, innanzi tutto, a cambiare noi stessi. Protesi a realizzare un modo diverso di essere e fare “gli uomini”; veri ed instancabili cercatori e amici di Dio che, ambiscono al Cielo custodendo, sviluppando, amando concretamente la terra. Impegnati, non solo a darle un futuro diverso, ma prima ancora a garantirle “un futuro”. Con gli occhi, il cuore, la borsa bene aperti alle povertà ed emergenze locali; specialmente quelle che ci vengono dal mondo del lavoro o dalle terre e popolazioni che, ieri, ci hanno attratto e coinvolto con la drammaticità delle loro situazioni e problemi, e che, oggi, ci legano, non meno, con la loro perdurante, saldissima Amicizia. Certo che, oggi, volutamente, ci concentriamo sulla Terra Santa:per andarci e lavorarci! Non come chi ci và per schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra; la nostra parte è la gente-popolo che, dovunque e sempre, è quella che paga. Gente-popolo per l’eccezionale tesoro che essa stessa è!! E per il tanto bene che sempre essa sta già facendo. Ci mancherebbe che andassimo in Terra Santa per “darci visibilità”; per farne il palcoscenico e l’esibizione dei nostri progetti! Gente e popolo! Loro sì, presentano urgenze e richieste!! Loro sì, suggeriscono le iniziative e tracciano il nostro cammino! Dio ci chiama e si mette con me, con te; e noi, con Lui! Dio si prende cura del mondo: sarebbe bello e giusto, che, noi insieme, lavorassimo con Lui! Forse, non ci sarebbe bisogno di scoprire e mostrare una strada; noi messi così, ritroveremmo già sulla “strada”! Addirittura incarneremmo e vivremmo questa strada! Dovunque e per chiunque! Specialmente per quella terra e gente, presso la quale Dio in persona ha deciso di abbassarsi e inserirsi! Dove Cristo si è fatto nostro! Con quella Gerusalemme che finirà col darci la Pace, perché capiremo, alfine, che nè Gerusalemme, nè altra parte o cosa del mondo, può essere possesso ed uso esclusivo di qualcuno soltanto; essendo tutto “dono”, e dono per rallegrare e far vivere tutti!
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