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venerdì 8 gennaio 2010

Il Pd alla fine decide di non decidere

(Avvenire - Roberta D’Angelo)
Prende tempo, anche se ormai è agli sgoccioli, Pierluigi Bersani. La decisione di sostenere Emma Bonino come candidata governatore del Lazio è foriera di tanti guai, e ancora ieri sono stati molti a dimostrarglielo. Ex popolari e teodem hanno chiesto al segre-tario del Pd di ripensarci, ma la soluzione radicale – non cercata dal piddì – alla fine avrebbe tolto le castagne dal fuoco al vertice del Nazareno, a corto di nomi da spendere per la difficile partita, resa ancora più dura dalla scelta di Casini di sostenere Polverini. Bersani, però, non a¬veva fatto i conti con i malumori interni. E alla fine la partita potrebbe risolversi con le primarie, a cui parteciperebbe la stessa Bonino, sebbene per Paola Binetti con poche chance di spuntarla.
Ed è per questo che la deputata teodem preferisce attendere, prima di traslocare dal Nazareno. «No, prima di tutto vedremo se Emma Bonino vincerà. Io sono convinta che non sarà così», dice, confermando di non votare per l’esponente radicale. «Gli elettori premieranno le mie posizioni e non quelle di chi ha fatto campagna spinta per l’aborto, il divorzio, la legge 40 e la Rsu486».
E a darle ragione, pure dal versante opposto, è la collega di partito Ileana Argentin (vicina a Ignazio Marino), pronta a sostenere Bonino per gli stessi motivi per cui l’area cattolica è pronta a bocciarla: «La Bonino può anche rappresentare l’anticristo per questo partito: sparge fumo e pillole abortive in un Pd che per metà sostiene il contrario di quello che la Bonino afferma».
Un’ulteriore conferma arriva dalle preoccupazioni dell’ex ds Livia Turco, che teme una sfida tra candidati portata sui temi etici, come «l’utilizzo della pillola abortiva: se sarà davvero così, è la conferma che la destra ha priorità ideologiche e di 'bottega'».
Per la teodem Emanuela Baio Dossi non si tratta certo di problemi di poco conto: «Soprattutto a Roma, sede di San Pietro, l’ipotesi di candidatura della Bonino non fa ben sperare». E, si dice certa, «il mondo cattolico rappresenta ancora buona parte del nostro elettorato», con cui «mantenere aperto il dialogo è di fondamentale importanza».
Anche gli ex popolari condividono. «Il sostegno alla candidatura Bonino non è una scelta solo locale, per il rilievo nazionale deve essere discussa nella direzione nazionale», insiste Pierluigi Castagnetti. «Se ciò non avvenisse, sarebbe un cla¬moroso errore, configurerebbe un divorzio definitivo con l’elettorato cattolico» e dunque «il costo elettorale sarebbe altissimo anche nelle altre regioni. Dopo l’errore dell’intesa elettorale con i Radicali del 2008, questo sarebbe ancora maggiore ». Volente o nolente, insomma, Bersani continua ad avere in mano la patata bollente, non potendo delegare del tutto la scelta ai rappresentanti locali, come ha fatto per la Puglia, dove Boccia continua nel tentativo di convincere l’Udc a sostenerlo malgrado le resistenze di Vendola e lo stesso Vendola a fare un passo indietro. Il temporeggiare di Bersani è stato fortemente stigmatizzato da Di Pietro, che gli ha lanciato un ultimatum, minacciando di correre da solo. Ma il leader pd avvisa i suoi: «Se facciamo da soli o abbiamo un solo interlocutore, prendiamo solo tre regioni».
Bersani temporeggia sull’ipotesi Bonino Binetti: mai con chi fece le campagne per l’aborto Castagnetti: non si divorzi dall’elettorato cattolico