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sabato 11 luglio 2009

Brembio si prepara per la festa de l'Unità

FotoPost - foto scattate sabato 11 intorno alle 18.

Le bandiere alla brezza del pomeriggio di sabato sono eloquenti. Il paese si sta preparando per la tradizionale Festa de l'Unità che si svolgerà dal 17 al 26 luglio. In precedenza abbiamo pubblicato il programma e la locandina dello spazio giovanile.


Dote scuola a sostegno dei redditi bassi

230.631 i beneficiari in Lombardia.

Duplice progresso della Dote scuola, giunta al suo secondo anno di applicazione: come numero di beneficiari e come tempi di erogazione. I beneficiari per l'anno scolastico 2009-2010 sono 230.631, il 18% in più dello scorso anno (quando erano stati 195.921). Per quanto riguarda i tempi, si è completata il 10 luglio la distribuzione dei buoni per l'acquisto di materiale scolastico e libri di testo a Comuni e scuola paritarie, mentre le famiglie vengono contattate per il ritiro.
Destinata ai ragazzi che frequentano le scuole pubbliche e paritarie della Lombardia, la Dote scuola ha lo scopo di garantire il diritto allo studio e di ampliare la libertà di scelta degli studenti lombardi. Quest'anno andrà a beneficio di oltre il 20% degli studenti lombardi, con una spesa complessiva da parte della Regione di 88 milioni.
Il presidente Roberto Formigoni e il vicepresidente e assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni ha commentato così: “Il nostro governo regionale ha voluto e realizzato lo strumento assolutamente innovativo della Dote per sostenere lo studente e la famiglia in un libero percorso di istruzione e di educazione. Tanto più efficace e necessario questo strumento si sta rivelando in un momento di difficoltà economica per moltissime famiglie”.
Un vero boom (+50%) è quello che ha interessato i beneficiari della componente Sostegno al reddito (famiglie con ISEE 15.458,00 in scuole sia pubbliche che paritarie), che arrivano a 164.716, con un contributo medio di 219 euro. Questa Dote sostituisce i contributi per i libri di testo, gli assegni di studio e le borse di studio già previsti per questa tipologia di beneficiari. Il contributo è di 120 euro per le elementari, 220 per le medie inferiori, 320 per le medie superiori e 160 per l'IFP regionale.
Più stabile il Buono scuola (+5%): il numero dei beneficiari si attesta a 64.806. Infine, sono 1.109 gli studenti disabili delle scuole paritarie a cui la Regione assicura un sostegno didattico. Dal 1 al 30 settembre sarà inoltre possibile presentare le domande per la componente Merito della Dote Scuola per i risultati conseguiti nell'anno scolastico 2008-2009, nonché per le domande tardive.
In provincia di Lodi i beneficiari sono 4.428 e le risorse erogate 1.333.251 euro. Il totale delle risorse erogate in tutta la Lombardia è stato di 87.879.170 euro.

Buona cosa un assessore al patrimonio

Rimediato a tempi di record all'inconveniente in Via Chiosazzo.
FotoPost.

La piccola voragine (nella foto a lato) apertasi in Via Chiosazzo all'altezza dell'incrocio con Via Togliatti è stata chiusa e di conseguenza eliminati gli inconvenienti alla circolazione locale che interessa le due vie. L'intervento è avvenuto in tempi brevissimi, di questo va dato atto all'assessorato che cura la manutenzione del patrimonio pubblico.
Nelle due foto che seguono la riparazione effettuata. Non è la prima volta che simili inconvenienti si presentano in quel tratto di Via Chiosazzo, dovuti alla presenza della confluenza di due rami di fognatura e della roggia Casala che in quel tratto è interrata.


Premio di poesia “Chiesetta del Monasterolo”

Pubblicata l’antologia del premio.

È stata pubblicata l’antologia del Premio Nazionale di Poe-sia “Chiesetta del Monasterolo”. Curato da Sergio Fumich e stampato dalle Grafiche Astra s.n.c., il volume contiene 74 poesie scelte tra le circa 140 partecipanti al premio. L’anto-logia verrà a giorni distribuita agli autori che hanno parteci-pato al premio e alle biblioteche lodigiane.
Il Premio Nazionale di Poe-sia “Chiesetta del Monasterolo” fu organizzato per la prima volta nel 1991-92 dal Gruppo letterario che pubblicava a Brembio la rivista bimestrale di poesia “Keraunia”. Il direttore della rivista, Sergio Fumich, lo propose all’attenzione dell’Assessorato alla Cultura del Comune e del Presidente della Commissione di gestione della Biblioteca comunale, suggerendo di dedicarlo al luogo più antico di Brembio, intitolandolo alla chiesetta che di quel primo insediamento di monaci benedettini sul territorio comunale, risalente all’anno 850, rappresenta oggi quanto resta. Il premio proseguì con successo fino al 1997, quando motivi organizzativi suggerirono di sospenderlo. Dopo una pausa di otto anni, il Premio ha ripreso il suo cammino per volontà della Commissione della Biblioteca e dell’Amministrazione comunale, premiato dall’interesse e dalla partecipazione di Autori di tutte le regioni d’Italia.
Alla decima edizione del Premio di Poesia “Chiesetta del Monasterolo”, organizzato dalla Biblioteca Comunale di Brembio “Pier Vittorio Tondelli”, con il patrocinio del Comune di Brembio hanno partecipato 77 autori. Ricordiamo che l’edizione di quest’anno è stata vinta dalla poesia “Anziani” scritta da Roberta Leonardi di Ospedaletto Lodigiano. Il secondo premio è andato alla poesia “L’amore” di Franco Bertuzzi di Casalpusterlengo; il terzo premio alla poesia “Preghiera” di Anna Cimardi di Milano.

L’espansione edilizia non è un bene

In prima pagina Il Cittadino di oggi pubblica un commento di Gesualdo Sovrano sulla cementificazione selvaggia diventata lo sport preferito dei sindaci lodigiani.
Chi salverà il Lodigiano dal cemento?
Rassegna stampa.

Leggendo la cronaca del Lodigiano c’è qualcosa che mi rode dentro. I sindaci, tutti o quasi tutti, certamente in buona fede e per dare un segnale di efficienza e managerialità, annunciano che è imminente la messa in cantiere di grandi progetti di espansione edilizia che assecondano un vero e proprio boom demografico. Sono anche fieri e orgogliosi di informare che nel Comune da loro amministrato la popolazione cresce oltre le più ottimistiche previsioni superando con facilità la fatidica soglia di cinque, dieci o quindicimila abitanti. Allora mi chiedo: perché i sindaci dovrebbero gioire se la popolazione cresce a vista d’occhio e i piccoli paesi diventano grandi e quelli grandi diventano città? Non sanno essi che l’addensamento urbano e la congestione del traffico veicolare, che ne è la principale espressione, rendono l’aria irrespirabile? Basta andare a scorrere i dati del monitoraggio sulla qualità dell’aria per accorgersi che agglomerati urbani, non dico come Lodi, che è da considerare una metropoli rispetto a paesi di poche migliaia di anime, ma come S. Angelo L., Casale, Codogno o Montanaso, hanno in determinate condizioni meteorologiche una concentrazione di polveri sottili Pm10 che rivaleggia con quella di Milano. E parimenti si riscontra che l’ozono non solo presenta diverse criticità in piccoli paesi come Graffignana e Abbadia Cerreto, ma colonizza addirittura l’aperta campagna.

Nella foto il comparto di riqualificazione urbana CRU1 del PGT di Brembio. L'area verde sarà utilizzata per una espansione edilizia.

Allo stesso modo, resto perplesso quando amministratori di qualche Comune affacciato sul Po enfatizzano il ruolo del turismo quale motore dell’economia locale e sollecitano, come condizione irrinunciabile, l’attuazione di progetti mirati a potenziare le strutture e le infrastrutture (pontili, banchine, strade di accesso, ecc.). Non sanno essi che la cementificazione delle sponde e dell’ambiente fluviale cancella la bellezza e la poesia dei luoghi? Non si può certo affermare, tanto per fare un esempio, che la Croazia è dotata di strutture e strade di soddisfacente qualità, ma è un fatto che essa pullula di turisti, perché questi viaggiano per cercare la bellezza della natura e non strade più comode.
L’insidia mortale per il paesaggio e il territorio rurale viene proprio dalla storia recente delle città. L’inquinamento e il carovita hanno messo in ginocchio le grandi città, che hanno arrestato la marcia trionfale avviata nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Le città si svuotano, nonostante l’edilizia d’assalto, gli inutili pianicasa e il miraggio di Expo 2015. La gente fugge dall’inferno di asfalto e cemento e si riversa in massa nei piccoli centri abitati sparsi nella pianura (paesi, borghi e cascine), in cerca di quiete e aria pulita.
Lo spopolamento è evidente anche in una piccola città come Lodi che, pur beneficiando di apporti di nuova popolazione di varia provenienza, perde a sua volta abitanti in favore dei comuni limitrofi e stenta pertanto a mantenere un sia pur modesto ritmo di crescita demografica. Qualcuno potrebbe obiettare, dati alla mano, che nel 2008 Lodi è tornata a crescere dopo un lungo periodo di stasi, ma è certo che l’incremento di popolazione evidenziato dall’ufficio anagrafe è dovuto principalmente all’aumento dei flussi immigratori, i quali riempiono gli spazi lasciati vuoti dalla progressiva rarefazione della popolazione nativa.
Recenti indagini, realizzate e pubblicate a cura dell’Istituto nazionale di sociologia rurale, vedono con favore la dispersione della popolazione nei comuni rurali (con meno di 300 abitanti per Km2), interpretando l’attuale diaspora urbana come un segno del ritorno alla terra e verso la riscoperta delle radici contadine, un modo originale per rivitalizzare il territorio, l’economia e l’agricoltura, dopo il massiccio esodo biblico inaugurato dall’era industriale. Tuttavia, studiosi e urbanisti sono del parere che questo modello di insediamento nel tessuto rurale, che va sotto il nome di città diffusa o cittàregione, aumenta la cementificazione del territorio.
Per parte mia, mi limito ad aggiungere che la ruralizzazione della popolazione non risolve il problema della qualità della vita, anzi la peggiora perché ha il grave difetto di portare traffico e inquinamento nel cuore della campagna, rendendola insalubre né più né meno come la città.
Insomma, se i sindaci sapessero quali e quante sono le grane per l’ambiente e la salute umana, e i relativi oneri finanziari, che insorgono quando si distrugge quella preziosa risorsa che è il suolo agricolo e naturale, forse sarebbero meno propensi a contendersi i nuovi residenti.
E se la gente sapesse i rischi che si corrono quando si tagliano gli alberi e si aprono nuove strade, forse sindaci e amministratori sarebbero meno soli nel momento di decidere quello che è giusto fare.

Nella foto l'area della prima unità minima d'intervento dell'area di trasformazione AT1 prevista dal PGT di Brembio. L'area verde sarà usata per una espansione edilizia.

Non bisogna fuggire da Milano e tanto meno da Lodi. Il problema è, semmai, di rendere le due città belle e vivibili come lo erano un tempo. Quanto alla nostra città, è opportuno proseguire le politiche urbanistiche mirate alla crescita e al rinnovamento. Nello stesso tempo bisogna, però, alleggerirne la struttura sia nel senso di abbondare nel verde pubblico e privato, oggi piuttosto risicato, sia nel senso di evitare nei nuovi edifici le volumetrie da incubo, purtroppo dettate da criteri speculativi e dal prevalere dell’interesse privato sul bene comune. Sono proprio queste volumetrie, infinitamente superiori a quelle originarie, la causa indiretta dell’invivibilità dell’ambiente urbano. Se Lodi tornasse a crescere in modo equilibrato, questo contribuirebbe a salvaguardare l’identità e l’integrità del territorio lodigiano, che oggi rischia di perdere la sua ruralità e la sua specificità per trasformarsi in un immenso quartiere dormitorio.
Quale deve essere il nuovo piano di sviluppo socioeconomico del territorio o una crescita demografica compatibile con la tutela dell’ambiente e dell’agricoltura spetta alla Provincia decidere, e questa è una sfida per la nuova amministrazione che per la prima volta è subentrata alla sinistra.

Un unico contratto tipo

Un articolo, siglato M.B., su Il Cittadino di oggi ci informa di una proposta lanciata dalla Camera di commercio di Lodi.
La proposta lanciata dall’ente camerale.
Caldaie e sicurezza, un contratto unico per tutti gli impianti.
Rassegna stampa.

Un “contratto tipo” per impianti termoidraulici ed elettrici di casa. È la proposta lanciata dalla Camera di commercio di Lodi, in collaborazione con le rappresentanze dei consumatori e le associazioni dell’artigianato. Si tratta di un modello unico, organizzato in 18 articoli, per stipulare con trasparenza e cura dei particolari, una transazione tra operatori del settori e privati. Un’iniziativa in tema di realizzazione e manutenzione apparecchiature ad uso abitativo. In particolare, l’ambito in questione è quello di attrezzature elettriche e termoidrauliche, da installare e su cui intervenire. «Siamo molto orgogliosi del lavoro che abbiamo realizzato - spiega Federica Pasinetti, segretario generale della Camera di commercio di Lodi - questo va nella direzione di favorire un rapporto più fluido e chiaro tra le parti, al fine di evitare e superare momenti di conflittualità».
Il progetto è stato portato avanti e curato grazie alla collaborazione scientifica dall’Isdaci (Istituto scientifico per l’arbitrato e il diritto commerciale). E la sua presentazione ufficiale è avvenuta nella mattinata di ieri, nella sede della Camera di commercio, alla presenza dei referenti dell’istituto, professor Cesere Vaccà e Paola Thiella, che hanno illustrato come il contratto sia un modulare semplice e chiaro, oltre che flessibile e già disponibile. «Questo è il risultato di un confronto costruttivo tra le varie parti al tavolo, con la Camera di commercio - ha espresso con soddisfazione, il segretario generale dell’Unione artigiani, Mauro Sangalli -, in un momento di crisi economica, credo sia importante avere uno strumento come questo che possa dare fiducia ai consumatori, a tutela della trasparenza». E per Claudio Bianchessi per Confartigianato: «Il modello va a favorire le relazioni tra consumatori e imprese». Infine hanno espresso un giudizio positivo anche le associazioni di consumatori, che hanno fornito il loro contributo nell’elaborazione. «Ora andrà fatto conoscere, in modo che siano gli stessi utenti a richiederlo», osserva Pietro Bertoglio di Adiconsum. E Francesco Montinaro di Adoc ha detto che rappresenta un elemento significativo, per il quadro di regole che definisce e che andranno rispettate. Alla presentazione è intervenuta anche Patrizia Calanni, dell’ufficio trasparenza e tutela del mercato di Camera di commercio di Lodi.

Un vincolo contro il profitto vandalo

Luisa Luccini e Laura Gozzini ci raccontano su Il Cittadino di oggi di un patto per salvaguardare la golena del Po che dovrebbe contribuire a frenare il progetto della discarica di Bellaguarda al quale i due comuni si sono sempre opposti.
Somaglia e Senna chiedono il vincolo paesistico sulla zona rivierasca.
Rassegna stampa.

Doppia approvazione della richiesta di vincolo paesistico sulla fascia golenale “Fiume Po” da parte dei consigli comunali di Senna Lodigiana e Somaglia. E si va avanti. Il pronunciamento richiesto alle compagini amministrative dai sindaci Pier Giuseppe Medaglia e Francesco Premoli nelle sedute indette in via straordinaria ieri e giovedì sera serve infatti ad imprimere la forza dell’investitura ufficiale al solo protocollo capace di frenare «il progetto folle della discarica di Bellaguarda che giusto due anni fa arrivò sul nostro tavolo come un fulmine a ciel sereno e contro cui ci battiamo senza soste da parecchi mesi». Un cavallo di Troia che dentro all’intesa stipulata dai due comuni per la salvaguardia e il rilancio del tratto rivierasco che dalla zona del Gargatano in quel di Somaglia arriva fino a Corte Sant’Andrea, in territorio sennese, nasconde il solo stratagemma in grado di smontare la «rimessa in gioco» del progetto di impianto di smaltimento e recupero dei rifiuti a Bellaguarda. Dopo il primo tentato dalla ditta di Arcore Cre e respinto in conferenza dei servizi sulla base dei motivi escludenti sanciti dalla legge Galasso, il secondo risulta infatti di più difficile bocciatura perché studiato apposta per baipassare la barriera normativa con un malizioso accorgimento: la riduzione delle tre vasche originarie ad una di 1 milione e 500 mila metri cubi unitamente all’eliminazione di quella contenente putrescibili. Non sparisce il materiale organico però, fonte in stato di putrefazione di biogas e odori molesti. Da qui l’“alleanza” tra Senna e Somaglia per sostenere la procedura già avviata dal Pirellone e che è ora in attesa del responso definitivo di regione Lombardia.
Sottolineare l’unicità della bellezza di questo tratto di Lodigiano, del resto, non è mai tempo perso. Troppo spesso chi vive in queste zone ne sottovaluta fascino e potenzialità. Tra canali e rogge, tra alberi monumentali e zone protette tutta questa fascia di Bassa è un vero gioiello. Da valorizzare e rilanciare, anche in ambito turistico. E da preservare da scempi ambientali incombenti. «Abbiamo condiviso con il consiglio l’istanza già presentata in Regione - così il sindaco di Somaglia Pier Giuseppe Medaglia -. Il vincolo paesistico è inteso come strumento per valorizzare proprio questa zona di golena del Po, ricca di bellezze naturalistiche e di paesaggio». Per quel che riguarda Somaglia, il vincolo ingloba anche Monticchie, riserva naturale di rilevanza comunitaria. «Questo nostro territorio di golena è davvero di unica bellezza - rimarca il sindaco di Senna Francesco Premoli -. Qui l’attività umana non ha snaturato l’ambiente: nostro l’impegno di darne ora tutela e valorizzazione». Tra le peculiarità in territorio di Senna, ecco il canale torrentizio della Guardalobbia e quello artificiale dell’Ancona, così come le zone di protezione riconosciute a livello europeo come quella del guado di Corte Sant’Andrea. Senza dimenticare i tre alberi monumentali sanciti in appositi censimenti: un pioppo bianco, un pioppo primula e un noce nero di attestata rarità.

Senna Lodigiana.
Impianti rifiuti: la Regione rinvia la discussione.

Il Giorno, a sigla T.T.

È slittata ancora, ieri in Regione, la discussione in commissione ambiente sulle modifiche da apportare alle linee guida del regolamento per la localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali. Da questo documento, per il quale la Giunta Formigoni a fine marzo ha dato un primo via libera rendendo meno vincolanti le prescrizioni per le nuove autorizzazioni ed ora attende il parere della Commissione, dipende anche il giudizio sulla richiesta della Cre di Arcore di accasare una discarica per rifiuti industriali in località Bellaguarda, impianto avversato da enti locali e popolazione.
A fine giugno in commissione regionale ambiente era arrivato un testo del regolamento emendato ed il rinvio è stato inevitabile. Anche ieri l’organismo ha deciso di prendersi ulteriore tempo. «Difficile decifrare quale sia la partita che si sta giocando nella maggioranza di centrodestra in Regione - commenta il consigliere regionale lodigiano Gianfranco Concordati -. Non c’è dubbio che la coalizione è in difficoltà. Speriamo che i ritardi non diventino un viatico per la concessione dell’autorizzazione alla Cre».

Pesci transgender

Caso diserbanti e scarichi industriali.
Troppo inquinamento? E i pesci cambiano sesso.

Il Giorno di oggi, articolo siglato R.Lo.
Rassegna stampa.

Acque inquinate? E i pesci cambiano sesso. Accade nel Po dove sono presenti «livelli molto elevati di interferenti endocrini che, attraverso la catena alimentare, vengono ingeriti dai pesci. Questa esposizione si ripercuote sull’apparato riproduttivo e provoca “l’intersessualita”: un’alterazione che mette a rischio la sopravvivenza della specie». A rivelarlo è uno studio di Luigi Viganò, dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). «L’alterazione riscontrata più frequentemente — chiarisce l’esperto — è la femminilizzazione: esemplari di sesso maschile il cui testicolo subisce una trasformazione in ovaio».
Gli interferenti endocrini (Ie), sostanze di origine naturale e sintetica, comprendono - oltre ai farmaci - fitoestrogeni ed estrogeni. Vengono usati nella detergenza industriale e nel diserbo in agricoltura, oltre che nella produzione di vernici, plastiche e cosmetici. Gli interferenti sono presenti nei composti antiaderenti di contenitori alimentari, nei ritardanti di fiamma, nei tessuti sintetici e nelle plastiche di pc, tv e auto. Il problema non è solo italiano, poichè la presenza di “Ie” si riscontra nelle acque del Po come in quelle del Mississippi, negli Usa. Recenti studi sull’alterazione del sistema endocrino umano da parte di queste sostanze, però, hanno dimostrato che l’esposizione è correlata all’insorgere di determinate patologie. «Nel lungo periodo — spiega Alberto Mantovani, direttore del reparto di Tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto superiore di sanità — la contaminazione attraverso la dieta e il bioaccumulo ha aumentato il rischio di disfunzioni organiche, ghiandolari e di interi sistemi, quali quello riproduttivo, nervoso e immunitario». I principali effetti nocivi di queste sostanze negli esseri umani sono i disturbi neurocomportamentali nei bimbi e l’aumento del rischio di infertilità da adulti.

Un Po cloaca

Laura De Benedetti su Il Giorno di oggi che il carico inquinante del Po è tale come se abitassero in zona 114 milioni di persone ma i residenti sono 17mila.
Maglia nera.
Rassegna stampa.

Un fiume inquinato e in costante pericolo a causa dell’attività estrattiva. Un fiume che rischia di essere trasformato in tanti piccoli bacini-laghi per consentire il trasporto fluviale. È il ritratto che Legambiente fa del bacino del Po che si snoda lungo 652 chilometri, toccando sei Regioni, 3.200 comuni con una popolazione di 17 milioni di abitanti. Il record negativo di qualità per la concentrazione di azoto e fosforo si registra nel Lodigiano, a Orio Litta, nel punto in cui il Lambro si immette nel Po.
«Le concentrazioni di azoto e fosforo, compatibili con livelli di qualità “buona” delle acque del corso pavese del Po, nonché nel suo affluente Ticino — riporta Legambiente —, aumentano bruscamente a causa del carico di inquinanti portato dal Lambro. Successivamente il Po non riesce a riprendersi lungo tutto il tratto a valle, nelle province di Piacenza e Cremona, dove al fiume pervengono carichi inquinanti dagli allevamenti della Bassa Pianura Lombarda». E infatti la qualità resta “scadente” a Senna Lodigiana e a Castelnuovo Bocca d’Adda. Proprio qui invece le acque dell’Adda, prima di confluire nel “grande fiume”, riportano una “sufficienza”.
Ma più in generale il fiume «peggiora progressivamente dopo l’ingresso in Lombardia», a causa della «eccessiva immissione di carichi organici, derivanti soprattutto dal comparto agro-zootecnico». Sull’asta del Po si trovano allevamenti per 3 milioni di capi bovini e 6 milioni di suini (5 milioni complessivi in Lombardia) che producono un carico inquinante equivalente a 114 milioni di abitanti (contro i 17mila reali). Ma nel Po, così come in Lambro e Adda, non mancano le contaminazioni farmaceutiche provenienti da lavorazioni industriali o da reflui domestici: antibiotici, antitumorali, antinfiammatori, diuretici, antipertensivi e altri composti.
Ricercatori dello «ZooPlantLab» delle Università di Milano-Bicocca e Insubria stanno cercando di valutarne gli effetti sugli organismi animali e vegetali ma anche sui terreni (campi coltivati e orti) irrigati con le acque di questi corsi d’acqua. Legambiente mette in guardia anche contro lo studio, finanziato a fine 2007 con 700mila euro dalla Regione, che prevede la suddivisione del Po in «bacini», al fine di renderlo navigabile fino al mare. Una ipotesi che il movimento ambientalista boccia, anche se il progetto si finanzierebbe con la produzione di energia elettrica, perché «determinerebbe severi impatti ambientali: ostacoli insormontabili agli spostamenti di fauna acquatica, arresto del deflusso idrico con la formazione di laghi e con probabile sviluppo di fenomeni di eutrofizzazione, interruzione dell’apporto di sabbie verso il mare a danno dei lidi romagnoli, totale artificializzazione delle sponde».
L’idea originaria di suddivisione in bacini del Po risale ai primi anni ‘60, quando si voleva sviluppare un sistema di navigazione commerciale tra l’Adriatico e Milano a partire dalla diga Enel di Isola Serafini, tra Lodigiano e Piacentino. Ora i bacini si ipotizzano più a sud: il primo tra Cremona e Parma. Ma gli effetti riguarderebbero tutta l’asta fluviale. Il dossier denuncia i danni dovuti alle escavazioni abusive ma invita anche ad evitare le «interpretazioni più irrazionali» come nel caso «del recente crollo del ponte tra Piacenza e la sponda lombarda avvenuto a causa della cattiva qualità del manufatto. Eppure questo episodio è diventato addirittura la scusa per sponsorizzare da parte delle istituzioni, pesanti manomissioni ai danni del fiume, che nulla hanno a che fare con la sicurezza idraulica».
Il fiume, viene ripetuto nel dossier, è un sistema dagli equilibri fragili, da tutelare, evitando l’edificazione in aree a rischio (i Comuni a rischio idrogeologico sono 2.423): se la prima alluvione documentata risale al 108 avanti Cristo, l’ultima a interessare buona parte del bacino è stata nel Duemila. L’ultima nota riguarda la presenza di troppi enti con competenza sul fiume. Ma il «Sistema turistico Po di Lombardia» — che accomuna le province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova (436 comuni) — per favorire la navigazione fluviale e la fruibilità, è visto positivamente: 800 strutture con 18mila posti letto che ha portato a un incremento delle presenze del 45 per cento.

Tavazzano, allarme occupazionale alla centrale

Centrale di Tavazzano, appello dei sindacati: «Un incontro immediato con E.on sul futuro».
Lorenzo Rinaldi su Il Cittadino di oggi.
Rassegna stampa.

Tavazzano - «È necessario un incontro entro la fine del mese di luglio per chiarire quali sono gli obiettivi di E.on per la centrale di Tavazzano». Lo afferma Mario Uccellini, segretario generale della Cisl di Lodi. Uccellini torna anche a lanciare un appello alle istituzioni lodigiane, Provincia in primo luogo, affinché il territorio si faccia carico del futuro della centrale e dei suoi 120 lavoratori circa. Lo scorso giugno la Cisl si era fatta portavoce dei dubbi circa il futuro sviluppo del polo di Tavazzano, parlando di «promesse mancate», «sospensione degli investimenti già programmati da E.on in Italia» e «mancata sostituzione del personale in uscita».
Oggi, a distanza di un mese dall’allarme lanciato dalla Cisl, il segretario generale Uccellini torna a farsi sentire, per ottenere entro pochi giorni un confronto con i responsabili del colosso tedesco dell’energia che è subentrato ad Endesa nella proprietà della centrale di Tavazzano. «Avevamo avuto un primo confronto a metà del mese di maggio - dice Uccellini - si era poi deciso di fissare un nuovo incontro entro la fine di luglio, ma al momento non abbiamo ancora notizie a riguardo e dunque solleciteremo nuovamente i vertici E.on per fissare un appuntamento e fare il punto della situazione. Vogliamo innanzitutto comprendere quali sono le prospettive occupazionali del sito di Tavazzano». Il principale timore dei sindacati è che E.on possa avviare «una fase di disimpegno su Tavazzano». «Abbiamo dei dubbi - sottolinea Uccellini - chiediamo che venga potenziato il sito lodigiano e sosteniamo la necessità che proprio a Tavazzano venga creata una sede secondaria del centro direzionale di Milano, che ci risulta in sofferenza per quanto riguarda gli spazi. Sappiamo che si tratta di un progetto complicato, ma crediamo sia una pista da battere per il futuro occupazionale di Tavazzano. In passato avevamo già chiesto un impegno diretto alla Provincia di Lodi, ora lo chiediamo al nuovo presidente Pietro Foroni».

Lega atomica

Su Il Cittadino di oggi Greta Boni ci racconta che l’esultanza di Gibelli per il via libera al ddl sviluppo: «Siamo nel club dei paesi industrializzati».
Gibelli in “missione” per il nucleare.
L’onorevole in Francia per studiare la tecnologia più avanzata.
Rassegna stampa.

Grande soddisfazione è stata espressa dall’onorevole Andrea Gibelli, presidente della Commissione attività produttive a Montecitorio, in merito all’approvazione in via definitiva del ddl sviluppo al Senato: «Questo provvedimento riporta il nostro Paese nel “club” di quelli più industrializzati - afferma l’esponente del Carroccio -. La coincidenza col G8 è il migliore biglietto da visita per un Paese che punterà sempre più al proprio sviluppo industriale in modo programmato e organizzato. La particolare attenzione dedicata alle piccole e medie imprese, ai distretti industriali, alle reti d’impresa, ai nuovi strumenti di internazionalizzazione, fanno di questo provvedimento una delle leggi più importanti di questa legislatura».
In questi giorni, l’onorevole Gibelli si trova in missione in Francia, a Flamanville, insieme a una delegazione: «Mentre il Senato completa l’importante lavoro, la Commissione attività produttive che ha attivato importanti lavori un anno fa, proprio oggi è a Flamanville, per toccare con mano tutte le migliori esperienze tecnologiche e legislative che l’esperienza francese mette a disposizione e per approfondire le tematiche dell’energia e della produzione di quella nucleare».
L’onorevole leghista ha in programma una serie di appuntamenti importanti: «L’incontro avuto ieri con André-Claude Lacoste, presidente dell’Autorité de sûreté nucléaire (Asn), è stato molto importante perché ci permette di poter attingere all’esperienza trentennale di Epr e di poterla trasferire nel nostro Paese. I decreti attuativi che il Governo emanerà - continua Gibelli - avranno tutte le caratteristiche per consentire ai cittadini italiani di ricevere una completa e adeguata informazione, necessaria per comprendere quale opportunità effettiva offre l’energia nucleare sia in termini di riduzioni di costi dell’energia stessa, che di non dipendenza economica e politica dai paesi produttori di idrocarburi. La sinistra col suo atteggiamento - conclude Gibelli - dimostra di non voler fare sistema Paese e di non voler assumersi le responsabilità che si assumono invece le Sinistre degli altri Paesi».