FATTI E PAROLE

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mercoledì 12 agosto 2009

Tutto è bene quel che finisce bene

Innse: trovata la soluzione dopo 15 mesi di proteste e scontri.

Dopo quindici mesi, arriva al capolinea e trova soluzione la difficile situazione della Innse, l'officina metalmeccanica di Lambrate, in liquidazione. Dopo due giorni di incontri alla prefettura di Milano tra il proprietario dell'officina Silvano Genta, quello dell'area, l'immobiliare Aedes e il nuovo potenziale acquirente, il gruppo bresciano Camozzi, si è arrivati a una soluzione. Silvano Genta acquistò la Innse due anni or sono dalla amministrazione controllata al prezzo politico di 700 mila euro. In cambio aveva concordato lo sviluppo della fabbrica. Nella quale, invece, lamentano i dipendenti, "non ha mai investito soldi. Nemmeno per i guanti antinfortunistici".
31 maggio 2008: l'azienda invia le raccomandate che sanciscono l'apertura della procedura di mobilità. I lavoratori si radunano davanti ai cancelli chiusi della fabbrica e dopo aver eluso la sorveglianza occupano lo stabilimento e proclamato assemblea permanente.
1 giugno 2008: giorno della chiusura della Innse. Da questa data inizia il lungo presidio 24 ore al giorno.
3 giugno 2008: i dipendenti continuano a lavorare contro la decisione del proprietario, Silvano Genta, che vuole fermare l'officina.
25 agosto 2008: Genta ha concluso la procedura licenziando tutti i dipendenti, pur avendo davanti un industriale bresciano pronto a rilevare la Innse. La commissione regionale non ha potuto far altro che registrare il mancato accordo ed aprire la mobilità.
10 settembre 2008: la paga non arriva, sebbene nella lettera di licenziamento sia scritto che Genta avrebbe pagato il preavviso. La risposta è immediata, blocco di via Rubattino per tutto il giorno.
17 Settembre 2008: la fabbrica è messa sotto sequestro.
10 dicembre 2008: il giudice dissequestra lo stabilimento e lo consegna al proprietario, Genta. Gli operai cercano di occupare la fabbrica ma sono respinti dalla polizia.
12 dicembre 2008: sciopero generale.
10 febbraio 2009: scortati da 80 poliziotti in assetto anti sommossa, due camion di Genta, sono entrati nelle fabbriche per portare via alcuni "rottami-macchinari". Forti disordini all'esterno per l'opposizione degli operai e dei loro sostenitori, e un bilancio di una decina di feriti.
5 marzo 2009: manifestazione di protesta degli operai della Innse a Settimo Torinese davanti al capannone di Genta.
4 agosto 2009: dopo mesi di tensioni e giornate di proteste, quattro operai e un funzionario della Fiom, sono riusciti a entrare all'interno dello stabilimento, aggirando il presidio delle forze dell'ordine che si trova davanti ai cancelli d'ingresso, e sono saliti su un carroponte. Ci sono rimasti sette notti.
"I 15 mesi di mobilitazione dei lavoratori dell'Innse, culminati con la scelta, radicale ma consapevole, di quattro lavoratori e di un sindacalista della Fiom di salire sul carroponte per bloccare lo smontaggio in atto dei macchinari, ha prodotto un risultato straordinario oltre ogni aspettativa". Lo affermano in una nota Giacinto Botti, segretario della Cgil Lombardia, e Nerina Benuzzi della segreteria della Camera del lavoro metropolitana di Milano. "I lavoratori - aggiungono -, gli operai avevano ragione: il loro lavoro, la loro professionalità, le «loro» macchine tecnologicamente avanzate dovevano essere difesi e salvaguardati". "Nuovi imprenditori hanno acquistato l'azienda e il terreno, garantendo la ripresa e lo sviluppo produttivo e i livelli occupazionali. Ma questo risultato non si deve certo all'impegno e al sostegno delle istituzioni locali, che non hanno svolto il proprio ruolo. Si è trattato di una lotta durissima, vinta per l'unità, la coesione e la determinazione dei lavoratori e della loro Rsu, per la solidarietà concreta dei cittadini e delle forze sociali e per l'azione di rappresentanza e di sostegno offerta dal sindacato, prima di tutto dalla Fiom e poi dalla Cgil della Lombardia e di Milano".
"Soddisfazione" per la positiva soluzione della vicenda della Innse è stata espressa dal vicepresidente della Regione Lombardia e assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni. "Regione Lombardia - ha spiegato Rossoni - fin dall'inizio ha seguito la vicenda dal momento che in gioco c'erano numerose persone e il loro futuro lavorativo". "Continueremo la nostra azione costante di salvaguardia dei livelli occupazionali sul territorio - ha detto ancora Rossoni - e nei prossimi giorni insieme al Comune di Milano verificheremo nel dettaglio le richieste avanzate da Aedes per l'adeguamento dello strumento urbanistico".

Sono 1,5 milioni le colf e badanti in Italia

Una famiglia su 10 non può rinunciare alla badante.
Rassegna stampa - Agi.

Una famiglia italiana su dieci è badante-dipendente, ovvero, non ne può proprio fare a meno. Lo afferma il Censis sottolinenando che ormai in Italia lavorano 1,5 milioni di colf e badanti, il 37% in più che nel 2001. Le straniere sono presenti in media da 7 anni e mezzo nel nostro Paese. In totale, le colf e le badanti in Italia sono 1 milione 485 mila le colf di cui il 71,6% di origine immigrata. Queste ultime lavorano in media 35 ore alla settimana e guadagnano circa 930 euro netti al mese. La maggioranza (il 58,1%) lavora per una sola famiglia, il 41,9% è "pluricommittente", trovando impiego in media presso 3,2 famiglie. L'indagine che verrà poi presentata nel mese di ottobre, tratteggia il profilo dei collaboratori domestici, che costituiscono ormai un tassello fondamentale dell'articolazione del nostro sistema di welfare e un elemento insostituibile della gestione familiare. Tra il 2001 e il 2008 il numero di colf e badanti è passato da 1 milione 83 mila a 1 milione 485 mila, registrando una crescita del 37%. E sono ormai 2 milioni 451 mila le famiglie che ricorrono a un collaboratore domestico o all'assistenza per un anziano o un disabile, ovvero il 10,5% delle famiglie italiane. Il 35,6% delle badanti straniere vive stabilmente presso la famiglia per cui lavora, dove si occupa dell'organizzazione della vita quotidiana a 360 gradi: la gran parte (l'82,9%) si dedica alla pulizia della casa, il 54,3% prepara i pasti a pranzo e a cena, il 42,7% si occupa della spesa alimentare per la famiglia, il 49,5% accudisce gli anziani, il 32,4% assiste una persona non autosufficiente, il 28,8% fornisce specifica assistenza medica ad uno o più membri della famiglia. Più di un terzo (il 36,6%) dichiara che il proprio lavoro consiste anche nel fare compagnia a un membro della famiglia, a conferma del fatto che questi servizi di microwelfare personale non si esauriscono nella dimensione esclusivamente professionale.
Se il futuro del nostro welfare sembra ormai consolidarsi attorno al ruolo chiave di decine di migliaia di lavoratori invisibili, occorre chiedersi, secondo il Censis, in quale modo il sistema intenda garantire anche a loro una prospettiva di vita stabile e sicura nel nostro Paese. Un'esigenza che non può essere trascurata, considerato che più di un terzo delle badanti straniere può pensare ad un progetto di vita in Italia essendo cittadine di un Paese membro dell'Unione europea che hanno preso la cittadinanza italiana o hanno ottenuto la carta di soggiorno ma il resto deve confrontarsi con il periodico rinnovo del permesso di soggiorno o si trova in condizione di irregolarità. E ciò, malgrado si tratta di persone che vivono ormai stabilmente in Italia, in media da 7 anni e mezzo, e svolgono tale attività mediamente da 6 anni e 5 mesi. In effetti, una buona quota di badanti inizia ad essere avanti con l'età: il 13,6% ha più' di 50 anni, il 29,1% tra 41 e 50 anni. Anche se la maggioranza resta al di sotto della soglia dei 40 anni: il 18% ne ha meno di 30 e il 39,3% ha tra 30 e 40 anni.

Qualche buona notizia

Inflazione invariata a luglio secondo l'Istat.

Nel mese di luglio l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività comprensivo dei tabacchi è stato pari a 137,8, registrando una variazione nulla sia rispetto al mese di giugno 2009 sia rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; anche al netto dei tabacchi l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, pari a 137,2, ha presentato nel mese di luglio 2009 variazioni congiunturale e tendenziale nulle. Lo comunica l'Istat.
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca)a luglio è stato pari a 108,2 registrando una variazione di meno 1,2 per cento sul piano congiunturale e una variazione di meno 0,1 per cento in termini tendenziali. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, comprensivo dei tabacchi, nel mese di luglio 2009 è stato pari a 136,5, con una variazione nulla rispetto a giugno e una variazione di più 0,1 per cento rispetto a luglio 2008; le corrispondenti variazioni registrate dall'indice calcolato al netto dei tabacchi sono state, rispettivamente, nulla e meno 0,1 per cento, mentre il livello dell'indice è stato pari a 135,3.
Rallenta il calo delle entrate tributarie che segnano -1,9% tendenziale nel periodo compreso tra gennaio e giugno, in netto miglioramento rispetto al -3,4% rilevato alla fine di maggio scorso. Lo rende noto il Dipartimento delle Finanze, spiegando che la congiuntura delle entrate erariali "può ritenersi soddisfacente". Nei primi sei mesi del 2009 le entrate totali, al lordo delle una tantum, sono state pari a 188.118 milioni di euro. Al netto delle una tantum, che ammontano a 5.475 milioni di euro, sono state pari a 182.643 milioni (-4,6%).

Pagheremo la nuova scuola fino al 2037

I mutui accesi dal Comune.

Finiremo di pagare il nuovo plesso scolastico nel 2037. Di seguito riportiamo la tabella dei mutui accesi dal Comune di Brembio relativa al 2009. Per ingrandire cliccare sulla tabella.

Per il 2009 Brembio porta a casa 463.205,13 euro

Spettanze statali per il Comune di Brembio per l'anno 2009.


Di seguito i contributi spettanti ed il relativo importo, in parentesi la media pro capite:
contributo ordinario: 237.247,58 (90,86)
contributo consolidato: 33.250,12 (12,73)
contributo perequativo fiscalità locale: 45.082,34 (17,27)
compartecipazione irpef: 58.117,76 (22,26)
altri contributi generali: 53.586,33 (20,52)
altri contributi individuali: 0 (0)
funzioni trasferite decreto l.vo 112/98 (parte corrente): 940,51 (0,36)
contributo nazionale ordinario per gli investimenti: 22.422,62 (8,59)
funzioni trasferite decreto l.vo 112/98 (parte capitale): 370,40 (0,14)
contributo per sviluppo investimenti: 12.187,47 (4,67)
totale generale contributi: 463.205,13 (177,41).

Il contributo ordinario, che è quello più consistente, di 237.247,58 (90,86) è così formato:
contributo ordinario base: 355.059,62 (135,99);
riduzione compartecipazione all'irpef (art. 1, c. 189 e 190, l. 296/06): -39.308,48 (-15,05);
conferma riduzione 3% dei trasferimenti erariali (articolo 2 quater, comma 2, d.l. 154/2008): -9.906,47 (-3,79);
riduzione contributo ordinario (art. 61, comma 11, d.l. 112/08): -8.016,80 (-3,07);
riduzione proporzionale per maggiore gettito ici: -32.621,94 (-12,49);
riduzione provvisoria contr ordinario per risparmi di spesa (art.2, c.31, l.244/07): -11.616,93 (-4,45);
trasferimento contributi a favore dell'aran anno 2009 (art. 46, c. 8, d. lvo 165/2001): -37,20 (-0,01);
recupero per anticipo trasferimenti erariali: 0 (0);
rimborso anticipazioni concesse sul fondo rotativo di progettualità: 0 (0);
mobilità del personale: 0 (0);
conferma incremento trasferimenti erariali anno 2004 (art. 2 quater, comma 2 , d.l. 154/08): 3.387,17 (1,30);
adeguamento media enti dissestati anno corrente: 0 (0);
conferma contributo integrativo enti sottodotati 2004 (art. 2 quater, comma 2, d.l. 154/08): 3.841,06 (1,47);
contributo integrativo enti sottodotati anno 2009 (art.2 quater, comma 2, d.l. 154/2008): 7.954,62 (3,05);
aumento trasferimenti minore introito addizionale energetica (art. 5 legge 290/2000): 1.654,52 (0,63);
incremento trasf.erariali enti locali limitrofi trento e bolzano (art 1, c. 494, l. 266/05): 0 (0);
incremento trasferimenti erariali comuni fino a 5000 abitanti: 0 (0)
sanzione di legge (1% contributo sanzionabile articolo 243 decreto legislativo 267/2000): 0 (0);
rata annuale conguaglio negativo addizionale energetica anni 2000/2004: -1.880,55 (-0,72);
detrazione maggiore introito addizionale energetica (articolo 5 legge 290/2000): 0 (0);
detrazione personale scolastico ata anno 2009: -32.072,26 (-12,28);
rettifica certificazione personale scolastico ata: 0 (0);
fusione tra enti: 0 (0);
rideterminazione trasferim. per variazione ici fab. cl d (art.64 comma 1 e comma 2 legge 388/2000): 0 (0);
rimborso minori entrate imposta sulle insegne o canone di pubblicità: 811,22 (0,31);
adeguamento media enti dissestati anni pregressi: 0 (0);
trasferimento contributi a favore dell'aran anni precedenti: 0 (0);
detrazione mancato rispetto patto di stabilità anno 2008: 0 (0).

Il contributo consolidato è così formato:
contributo magg. oneri contratt. 85/87: 9.944,27, contributo magg. oneri contratt. 88/90: 24.243,40, contributo grandi invalidi: 87,78, contributo vittime del delitto: 3,02, conferma riduzione 3% dei trasferimenti erariali (articolo 2 quater , comma 2, d.l. 154/2008) -1.028,35.

Il contributo perequativo fiscalità locale è così formato
contributo perequazione fiscalità locale: 46.476,64, conferma riduzione 3% dei trasferimenti erariali (art. 2, comma 2, legge 244/2007): -1.394,30.

La compartecipazione irpef è così formata: quota compartecipazione all'irpef (art.1, c.189 e 190, l.296/06): 39.308,48, incremento compartecipazione all'irpef (art.1, c. 190, l.296/06): 18.809,28.

Gli altri contributi generali sono: contributo contratti segretari comunali e provinciali: 3.722,67, oneri ccnl 2004/2005 personale ee ll anno 2009: 2.470,00, dato da assegnare presunto e provvisorio trasf. ici abitazione principale (art. 1, c. 1, d.l. 93/08): 47.393,66.

Il contributo nazionale ordinario per gli investimenti è dato dal contributo ai comuni inferiori a 3000 abitanti (contributo comuni inferiori a 3.000 abitanti [articolo 2 quater, comma 2, d.l. 154/2008]: 12.186,21, incremento contributo comuni inferiori ai 3000 abitanti [art.1, c.703, l.296/06]: 10.236,41). Questo è un contributo che, se le previsioni del PGT di incremento della popolazione si verificassero, sarebbe perso.

Il contributo per sviluppo investimenti è riferito alla sola voce contributo sviluppo investimenti comuni: 12.187,47.

I due contributi relativi a funzioni trasferite decreto l.vo 112/98 si riferiscono a trasferimenti diretti (funzioni trasferite dallo stato agli enti locali).


Di seguito la tabella dei pagamenti delle spettanze effettuate dallo Stato (cliccare sull'immagine per ingrandirla).

Il governo taglia agli enti locali

Greta Boni su Il Cittadino di oggi ci dice che a palazzo Broletto arriveranno quasi 600mila euro in meno, la provincia si troverà un mancato introito di 400mila euro.
La mannaia dello Stato sugli enti locali.
Chiusi i rubinetti, in arrivo una sforbiciata da diversi milioni.
Rassegna stampa.

La mannaia dei tagli si abbatte sugli enti locali. Lo Stato ha deciso di “chiudere il rubinetto” e così, a partire da quest’anno, comuni e province vedranno scomparire una fetta consistente dei loro contributi. Il comune di Lodi vedrà arrivare nelle sue casse 592mila euro in meno rispetto al 2008, mentre per la provincia di Lodi la batosta sarà di 401.912 euro. In questi giorni, il servizio di finanza locale del ministero dell’Interno pubblica - con aggiornamento al 7 agosto - le spettanze 2009 per gli enti locali. Quest’anno le province italiane dovranno fare i conti con un taglio di 50 milioni di euro.
Al di là delle cifre, il significato è uno solo: gli enti locali sono nei guai. Per tutti sarà sempre più difficile garantire i servizi che fino a questo momento sono riusciti a erogare ai cittadini. Ai comuni non resta che tagliare al massimo le spese per gli investimenti ed evitare il più possibile sprechi e consulenze. E “ingegnarsi”, per esempio attraverso la ricerca di sponsor o cercando di usufruire di fondi regionali ed europei.
Nel Lodigiano, il comune di Casale subirà un taglio di 112.425 euro, il comune di Codogno di 166.391; a Sant’Angelo si dovrà fare a meno di 46.502 euro, a Lodi Vecchio di 51.516. Nel Sudmilano, invece, San Donato avrà in tasca 492.402 in meno, San Giuliano 362.318, Paullo 66.130, Melegnano 205.779 e Peschiera la bellezza di 1.093.685. La provincia di Milano, invece, vedrà scomparire nel nulla 1.788.161 euro.
Presto, le due amministrazioni più importanti del territorio - comune e provincia di Lodi - dovranno fare i conti con le cifre. Toccherà all’assessore al bilancio della provincia di Lodi, Cristiano Devecchi, far quadrare i numeri, confidando - come ha sottolineato ieri - nel fatto che il federalismo fiscale possa dare sollievo e puntando sulla responsabilizzazione dei vertici dirigenziali di palazzo San Cristoforo. Del resto, la sua filosofia è ormai chiara a tutti: evitare sprechi e risparmiare dove si può. Per questo ha già iniziato a tagliare spese superflue e a mettere in guardia gli uffici sulla necessità di “fare economia”.
I numeri non sorprendono Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e presidente di Anci Lombardia (Associazione nazionale comuni italiani), il quale più volte è intervenuto sull’argomento per mettere in luce le difficoltà degli enti locali di fronte alla vertiginosa caduta dei contributi. «Da ormai due anni è evidente che la riduzione è sempre più significativa - afferma Guerini -, si pagano le scelte fatte prima dal Governo Prodi e poi dal Governo Berlusconi, che ha inasprito il taglio ai trasferimenti sul fondo ordinario. A questo si aggiungono i tagli per il fondo destinato alle politiche sociali e al taglio sull’Ici, in quest’ultimo caso, infatti, il Governo avrebbe dovuto compensare il mancato gettito, ma è in ritardo, in ballo ci sono ancora 500 milioni di euro».
Tutte le amministrazioni dovranno muoversi con i piedi di piombo, anche se in periodo di crisi non è affatto semplice. «I comuni sono chiamati a fare i conti con le esigenze dei cittadini - aggiunge Guerini -, ma la crisi impone nuove spese per il sociale. Inoltre, le difficoltà dell’edilizia hanno causato un calo degli oneri di urbanizzazione, una diminuzione che a seconda dei casi è del 30 o 50 per cento. Lodi ha scelto di non tagliare i servizi, certo, bisogna combattere gli sprechi e ridurre le collaborazione esterne, il nostro tutto sommato è un quadro che tiene». Il federalismo fiscale dovrebbe risolvere i problemi: «Il punto è che il federalismo fiscale andrà a regime fra dieci anni - conclude Guerini -, e noi dobbiamo arrivarci vivi».

Anche la logistica risente la crisi

Economia. Da 48 a 40 euro al metro quadrato.
Il boom della logistica è terminato, in forte calo gli affitti dei capannoni.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

Anche il settore della logistica risente della crisi, che porta a un calo della domanda di spazi nuovi e capannoni dove trasferire queste attività. Lodi, insieme a Pavia e Piacenza, nell’arco di una fascia di 100 chilometri da Milano, è una delle zone dove l’imprenditoria lombarda ha decentrato di più le attività di immagazzinamento e confezionamento dei propri prodotti. Ma questo boom, complice anche la crisi economica del periodo, si sta affievolendo. Non a caso si notano spesso capannoni non occupati lungo molte delle arterie che attraversano il Lodigiano, come la via Emilia. I progetti di nuovi insediamenti, spesso, sono fermi e talvolta, proprio per la crisi e il calo di commesse, gli spazi richiesti dalle aziende si contraggono, lasciando libero un maggior numero di metri quadrati.
Questo si riflette con tutta evidenza anche sui contratti d’affitto. Una recente stima pubblicata dal Sole 24 Ore nelle scorse settimane, infatti, parla di una riduzione dei canoni di locazione dai 48 euro al metro quadrato del 2004 a soli 40 nel 2009. Un calo notevole, anche se Lodi parte da posizioni «privilegiate» e quindi più care rispetto alla vicina Piacenza, dove i canoni di locazione per i capannoni di logistica sono passati dai 46 euro del 2004 ai soli 38 al metro quadrato del periodo attuale. Le quotazioni nella vicina provincia di Pavia, invece, restano stabili ai livelli di Lodi.

Bando deserto per il teatro di Casale

Mario Borra su Il Giorno di oggi ci informa che nessuno vuole gestire il teatro comunale di Casalpusterlengo.
Gara deserta, la Giunta: «Ritentiamo».
Rassegna stampa.

Bando deserto. Nessuno ha presentato domanda per l’aggiudicazione della gestione tecnica ed artistica del Teatro Comunale: ieri alle 12 scadevano i termini, ma in Comune non è pervenuto nessun plico contenente la minima offerta offerta. Tutti alla larga. Dopo la fine del contratto con la società Lenz srl, scaduto di fatto lo scorso 31 luglio, la nuova amministrazione comunale di centrodestra ha inteso cambiare rotta. Ha promosso un bando di gara per affidare la direzione artistica della struttura di piazza del Popolo per un solo anno; una sorta di contratto “ponte” in attesa di mettere in atto la procedura per affidare il teatro per sei anni. In questa fase, però, nessuno ha risposto e ora il Comune deve correre ai ripari. «Ora attendiamo alcuni giorni, ma dall’inizio della prossima settimana prendiamo contatti con alcuni operatori del settore per verificare se hanno intenzione di vagliare la proposta», spiega l’assessore alla cultura Giuseppe Passerini. Infatti, in questa fase, si potrebbe passare all’affidamento diretto tramite trattativa privata.
L’esponente di Giunta non vuol però sentire parlare di stagione teatrale a rischio. «Facciamo di tutto perché i tempi siano rispettati. Il calendario delle iniziative deve decollare tra settembre ed ottobre come previsto — spiega Passerini — il teatro è un luogo che la gente ha apprezzato nel corso degli anni e dunque non prendiamo nemmeno in considerazione che la stagione sia a rischio». Infatti, la struttura casalese è stata per anni un “contenitore” variegato e ricco: sono stati proposti il teatro di prosa, lirica, concerti jazz, oltre alla programmazione del Teatro Scuola e al calendario cinematografico. Il teatro, dunque con i suoi 290 posti a sedere e ritornato in auge nel 2003 dopo tanti anni di inattività in seguito all’incendio che lo distrusse nel 1985, attende l’apertura di una nuova fase di vita. Chi prenderà in mano il teatro dovrà garantire almeno 95 giorni di attività all’anno, oltre a dieci giornate intere e dieci mezze giornate riservate al Comune. L’amministrazione municipale si renderà disponibile a cofinanziare l’attività per un massimo di 35mila euro all’anno. La ditta aggiudicataria dovrà versare una cauzione di oltre 51mila euro come garanzia, la quale verrà successivamente restituita previo via libera da parte dell’assessorato alla cultura.

Videosorveglianza alla stazione FS di Lodi

Guido Bandera su Il Giorno di oggi ci dice che a settembre alla stazione ferroviaria di Lodi parte il cantiere da 200mila euro.
Telecamere in stazione.
Via libera dalle Ferrovie.
Rassegna stampa.

La stazione del capoluogo, il suo sottopassaggio e le sue sale d’aspetto. Ogni tanto teatro di qualche rissa, di un intervento dei carabinieri e della polizia. Spesso teatro prediletto di furti di biciclette, anche per destrezza.
Un problema da risolvere, non solo con i controlli del Comune o delle forze dell’ordine. A settembre, infatti, in tutta la Lombardia partono 4 milioni di investimento che serviranno a rendere le stazioni di media grandezza più sicure. Il progetto è delle Ferrovie dello Stato. O meglio, di una delle tante aziende del gruppo. Le città coinvolte nei lavori sono Bergamo, Sesto San Giovanni, Busto Arsizio e Lodi. L’intervento sulla stazione cittadina sarà quasi il gemello di quello appena costruito e già in collaudo a Bergamo. In sostanza, la parte fondamentale dell’intervento riguarda l’installazione di telecamere. Il progetto bergamasco è poco più oneroso di quello lodigiano. Da noi si spenderanno 200mila euro, a Bergamo se ne sono spesi 250mila. Da settembre, nello scalo cittadino partiranno i lavori per installare le telecamere a circuito chiuso, circa una trentina, che dovranno tenere sotto controllo le banchine dei binari, anche quelle più distanti dal primo binario. Sotto sorveglianza, non solo l’interno della stazione, ma anche i sottopassaggi. Sorveglianza stretta anche sulle zone pedonali e quelle attorno alla stazione, nelle quali spesso vengono compiuti i furti di biciclette. A Bergamo sono state integrate nel sistema altre sei telecamere, installate dal Comune nel prolungamento del sottopasso che collega i due quartieri adiacenti la stazione.
Una possibilità anche per Lodi. Il sistema sarà comunque collegato 24 ore su 24 dal personale. A Bergamo il collegamento è diretto con il posto di polizia ferroviaria, che a Lodi c’era fino a due anni fa. Ma la polizia ferroviaria non se n’è andata e presidia tuttora lo scalo. Nei mesi scorsi, infatti, gli agenti hanno fermato diversi ladri e recuperato qualche bicicletta rubata. Probabilmente, l’intenzione delle Ferrovie è di collegare le telecamere agli uffici della polizia o con la Questura. Ma non ci sono ancora conferme in merito. Ad ogni modo, già da settembre i tecnici della ditta appaltatrice cominceranno a lavorare negli androni della stazione e sulle banchine dei binari. I lavori infatti non richiedono grandi interventi di muratura e la direzione regionale delle Ferrovie di Milano, che ha comunicato il via libera al progetto ieri pomeriggio, prevede di chiudere il cantiere, senza gravi disagi per i viaggiatori, entro la fine del 2009.