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Quasi una brava persona, no? Ma vediamolo nella sua bella divisa verde, in perfetta sintonia bossiana del "bel" tempo antico.
Non so se avete notato all'inizio sul palco quel bravo ragazzo di Bricolo, capogruppo dei senatori della Lega Nord, presentatore a suo tempo del disegno di legge sull'esposizione del crocifisso negli uffici pubblici (2002) nel quale si dice che «Non si ritiene che l'immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche, o più in generale negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il Crocifisso o la Croce si trovano ad essere esposti, possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa». Motivando la cosa così: «Cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i principi su cui si fonda la nostra società. Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare, delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte integrante della nostra storia, della cultura e delle tradizioni del nostro Paese» con questo riferimento alla laicità dello stato: «Pur prendendo atto dell'odierna aconfessionalità e neutralità religiosa dello Stato, nonché della libertà e della volontarietà dei comportamenti individuali, i fatti da ultimo registrati evidenziano come si renda necessaria l'emanazione di un provvedimento che, pur nel rispetto dell'autonomia scolastica, assicuri che non vengano messi in discussione i simboli e i valori fondanti della nostra comunità». Ma vediamo come usa la Lega «i simboli e i valori fondanti della nostra comunità».
Borghezio, si sa, ce l'ha un po' con tutti (leghisti esclusi) a 360 gradi: adesso, vediamo, tocca alla sinistra e ai no global. Occhio sempre al compiacimento di quel bravo ragazzo di Bricolo dietro il nostro Obelix.
Borghezio e la Lega, Borghezio è la Lega. Ma Borghezio è un uomo moderato!
In chiusura tiriamoci un po' su dopo tanta bile verde con un video di Ascanio Celestini che ci spiega il razzismo nostrano.
Stesso giorno stessa ora. Rassegna stampa - il manifesto, Ida Dominijanni, 17 novembre 2009.
Stesso giorno stessa ora, ovvero: come trasformare una manifestazione di opposizione nella fiction di una guerra civile. Dev'essere questa l'idea geniale che è venuta a Giorgio Stracquadanio e Mario Valducci, i due zelanti inventori del «Sì B.Day» contrapposto all'annunciato «No B.Day» del 5 dicembre. Ma più che farsi co-sceneggiatori della fiction, aggiungendosi al coro - sensato - delle preoccupazioni per la piega surriscaldata che la giornata potrebbe prendere, conviene ragionare delle motivazioni con cui il «Sì B.Day» viene presentato. Il premuroso desiderio di «portare l'affetto del popolo italiano al presidente del consiglio», mossa squisitamente populistico-plebiscitaria, si unisce infatti all'affondo finale sulla questione della giustizia: si tratterebbe di «difendere libertà e democrazia dai tanti nemici che da quindici anni cercano con ogni mezzo lecito e soprattutto illecito di sovvertire la volontà del popolo italiano», proponendo una piattaforma «per arginare le pressioni della magistratura sulla vita politica», per arrivare infine a una legge che dica a chiare lettere che «la magistratura non può sostituirsi alla volontà popolare». Eccoci così arrivati, dopo quindici anni di approssimazioni lente e veloci, implicite e esplicite, all'osso del problema: la magistratura contro la politica, il potere giudiziario contro il potere esecutivo, il controllo di legalità contro la legittimazione del voto popolare. Chi da quindici anni segue il progressivo trasformarsi del berlusconismo da improvvisazione in ideologia sa perfettamente che del berlusconismo questa filosofia è da sempre il succo, che da sempre conseguentemente mira allo smantellamento della divisione costituzionale dei poteri e del bilanciamento costituzionale fra legittimità e legalità. Ma è doveroso segnalare perché questo «da sempre» precipita oggi in una stretta di cui Berlusconi non è l'unico responsabile. E che, se da un lato provoca importanti smottamenti all'interno della sua maggioranza - Fini e non solo - dall'altro lato si avvale di insperati alleati fuori dal cerchio della sua maggioranza. E' il caso dell'editoriale del Corsera di domenica, in cui Ernesto Galli della Loggia ragiona sul «cortocircuito politica-giustizia» a partire dal fatto che «la peculiare vulnerabilità giudiziaria di Silvio Berlusconi ha reso la magistratura un attore politico decisivo» della scena italiana. Un inizio promettente, dal quale si potrebbe dedurre che l'origine del problema - se problema c'è - sta appunto nella vulnerabilità del premier, che non è una maledizione del destino ma un effetto delle sue azioni. Invece no, il seguito del ragionamento ribalta causa ed effetto: la magistratura è diventata un attore politico perché «il semplice fatto che il presidente del consiglio sia raggiunto da un avviso di garanzia, inquisito o addirittura portato in giudizio possiede un'indubbia e drammatica valenza politica» che i giudici hanno il potere di azionare, con in più il vantaggio di potersi tenere fuori da quegli «accordi e compromessi» cui tutti gli attori politici tradizionali e legittimi si piegano prima o poi. Morale: l'origine del problema non sta nella «vulnerabilità» di Berlusconi ma in chi la colpisce o la sanziona. Singolare tesi, che Vittorio Feltri, sul Giornale di ieri, ha infatti l'agio di tradurre per il volgo come segue: «la magistratura fa politica, quanto un partito e usa mezzi impropri, quali la minaccia delle manette e centinaia di inchieste giudiziarie, allo scopo di eliminare Berlusconi...E se è un partito, ovvio che Berlusconi se ne difenda con un suo partito». Traduzione ulteriore: Berlusconi non è sospetto colpevole di nulla: è la vittima di un partito illegittimo che vuole sopraffare la legittima volontà popolare che lo ha eletto. E' così che la favola della transizione italiana - il salvatore della patria unto dal Signore e dal popolo, che ci ha sottratti al totalitarismo comunista nascosto in agguato sotto le manette di Mani pulite - diventa ideologia eversiva, de-costituzionalizzazione organizzata. Il cortocircuito politica-giustizia ce ne ha fatte vedere, in quindici anni, di tutti i colori, sempre con la stessa cieca prepotenza nel fronte berlusconiano e non sempre con il suffragio, nel fronte anti-berlusconiano, di una limpida coerenza. Ma alla fine della storia, e al netto delle leggi ad personam e dei fantasmi (di Craxi, del '93, di Mills e quant'altri) che perseguitano il premier da una parte, degli errori di qualche procura dall'altra, l'interrogativo rimane uno e uno solo, questo: il potere politico deve o no sottostare al controllo di legalità? Il principio di legalità che sorregge l'ordinamento costituzionale è o non è un bilanciamento necessario della legittimazione popolare? Dalla risposta non dipende solo il destino della trovata del «breve processo», ma la permanenza nel - o la fuoriuscita dal - tracciato della Costituzione.
Operazione "White Christmas": caccia all'immigrato non residente. Coccaglio, capitale dell'Italia razzista. Rassegna stampa - Liberazione, P.Z. (redattore Radio Onda d'Urto), 19 novembre 2009.
In provincia di Brescia, si sa, la politica non conosce i bizantinismi del "palazzo". In provincia non c'è bisogno di nascondersi dietro il politicamente corretto: il razzismo e la discriminazione, quando ci sono, si offrono senza veli. Nel tempo di crisi e di emergenza sociale e politica che stiamo vivendo, la repressione nei confronti delle classi sociali più deboli può ormai fare a meno di mascherarsi dietro la paranoia securitaria: lavoratori in lotta, studenti e soprattutto migranti possono essere colpiti in quanto tali, senza troppe attenzioni e riguardi nei confronti di quel che resta dell'opinione pubblica. Devono avere pensato qualcosa di questo genere i leghisti Franco Claretti e Claudio Abiendi, rispettivamente sindaco e assessore alla sicurezza del comune bresciano di Coccaglio, quando hanno architettato l'ultimo provvedimento razzista che arriva dalla profonda provincia settentrionale. Il nome scelto, "White Christmas" (Bianco Natale), dice già molto sulla natura dell'iniziativa. Purtroppo, dietro al semplice nome che di per sé evoca scenari da supremazia bianca - e in tempi in cui anche in Italia si fonda una sezione del Ku Klux Klan, c'è poco da scherzare al riguardo -, c'è ben di peggio: oltre le intimidazioni, oltre la schedatura, a Coccaglio per i migranti si è infatti deciso di passare direttamente al rastrellamento di massa. Dal 25 ottobre al 25 dicembre, ai vigili urbani del centro dell'Ovest bresciano è stato dato mandato di passare in rassegna le abitazioni di circa 400 cittadini migranti residenti in paese, ufficialmente avvisati in precedenza dalla solerte amministrazione tramite una lettera. Tutti i migranti devono dimostrare ai vigili di avere il permesso di soggiorno. Quelli che hanno i documenti scaduti o in scadenza, o che attendono i tempi biblici dei rinnovi imposti dalla burocrazia italiana, devono in subordine dimostrare di aver avviato le pratiche per il rinnovo. «Se non dimostrano di averlo fatto - dice il sindaco Franco Claretti - la loro residenza viene revocata d'ufficio». Niente residenza, niente servizi di alcun genere, né per loro né per i loro famigliari. Fin qui, l'iniziativa odiosa, xenofoba e discriminatoria della giunta Lega - PdL di Coccaglio; una mossa che rientra nel novero di provvedimenti di tenore simile presi qui e là da molti primi cittadini del Nord Italia. Prendendo spunto dai big nazionali, le amministrazioni locali cercano di scaricare i pesantissimi costi economici e sociali della crisi ricorrendo all'armamentario di paure e fobie che giorno dopo giorno ogni cittadino sperimenta sulla propria pelle. "White Christmas", però, non è solo questo. Rappresenta infatti un salto di qualità nelle politiche della destra nostrana. Per capirlo non servono particolari analisi sociologiche: basta affidarsi alle parole degli amministratori leghisti. Per giustificare "White Christmas", infatti, il sindaco Claretti non strumentalizza fatti di cronaca, o situazioni di disagio: «Da noi - sottolinea quasi con orgoglio il primo cittadino leghista - non c'è criminalità. Vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia». Ma perché proprio "White Christmas"? «Perchè - gli fa eco l'assessore alla sicurezza, Claudio Abiendi - per me il Natale non è la festa dell'accoglienza ma quella della nostra tradizione e della nostra identità». I circa 1500 migranti residenti a Coccaglio, su un totale di 8mila abitanti, non creano problemi specifici: sono un problema. Perché sono migranti, non sono cristiani, non sono - in molti casi - nemmeno particolarmente "white". E fa niente se il parroco locale, don Giovanni Gritti, boccia come "inappropriato" l'accostamento fra il provvedimento xenofobo e il Natale. Fa niente, per Lega e PdL, che molti fra i cittadini raggiunti telefonicamente in maniera casuale nella giornata di ieri da Radio Onda d'Urto abbiano espresso più di una perplessità sul provvedimento. Lo schema applicato a Coccaglio è lo stesso che diversi amministratori del Carroccio dell'ovest bresciano applicano da metà anni '90 in poi. A Rovato, l'ex primo cittadino Roberto Manenti organizzava ronde già 15 anni fa, prima di essere espulso dalla Lega perdendosi fra movimenti di estrema destra e guai giudiziari. Ad Adro, Oscar Lancini ha proposto taglie da 500 euro per quei cittadini che avessero denunciato "i clandestini". A Chiari, il sindaco-senatore-cavaliere del Lavoro Sandro Mazzatorta come primo atto amministrativo, nel 2004, ha pensato bene di chiudere lo Sportello Stranieri, un progetto intercomunale di aiuto e integrazione sovvenzionato dalla Regione Lombardia. Forte della copertura istituzionale fornita dai vertici del Carroccio ("White Christmas" fu annunciata a fine ottobre durante una riunione milanese fra primi cittadini lombardi e i leader lumbard), la Lega ha deciso di alzare la posta (e ieri il Pd ha chiesto al ministro Maroni di riferire in Senato sulla vicenda). Eppure, anche nell'ovest bresciano, gli anticorpi non mancano: già ieri sera a Coccaglio la lista civica di sinistra "Coccaglio Viva" ha organizzato una prima riunione per discutere il da farsi, mentre il centro sociale "28 Maggio" della vicina Rovato annuncia iniziative al riguardo. Occorre rimboccarsi presto le maniche. Finchè c'è ancora tempo.
Il Ku Klux Klan sbarca in Italia. Rassegna stampa - Liberazione, Giorgio Ferri, 19 novembre 2009.
Il Ku Klux Klan è arrivato in Italia. La notizia è circolata nei giorni scorsi. Il reclutamento degli adepti della setta ultrarazzista avverrebbe attraverso un sito dedicato alla sezione italiana della divisione europea del KKK (unskkk-europe.blogspot.com). Dopo l'intervento della polizia postale, l'accesso al sito, ospitato su un server americano (ma secondo un'informativa degli investigatori sarebbe gestito da italiani), è stato protetto ed ora risulta accessibile solo agli «invitati». Quando il blog era ancora accessibile a tutti, al suo interno c'era anche un link che rinviava al blog di Roberto Nicolick, ex consigliere comunale e provinciale di Savona, prima per la Lega nord e successivamente per Forza italia. Il progetto annunciato è quello di creare uno «Stato bianco» con un appello lanciato ai sudditi del «Reame italiano», nel quale si invitano tutti i «patrioti e nazionalisti» a combattere in difesa della «stirpe bianca». Segue poi il consueto attacco alle persone di colore, agli ebrei e agli omosessuali. «Ci piace il vostro Paese: c'è molta eccitazione sul nostro sito per quello che sta succedendo da voi. Siete i primi a reagire e a dimostrare che non vi fate sottomettere dagli immigrati», aveva dichiarato a Repubblica Don Black (senza ironia), leader del KKK alla fine degli anni 70 e dal 1995 a capo di Stormfront , il sito web del nazionalismo bianco. Insomma l'Italia sembra diventata un territorio fertile per i pascoli dell'odio. Parola delle croci di fuoco del Ku Klux Klan.
Di Donzelli la miglior vacca, i Ciserani “top” degli allevatori. Titolo a Goldwin Chiara, la Sabbiona resta regina. Rassegna stampa - Il Cittadino, Em. C., 19 novembre 2009.
La reginetta delle vacche da latte è Zanaboni Goldwin Chiara, invece la Bruna alpina che ha fatto segnare il punteggio più alto è Rs Jetwey Simona, mentre gli allievi dell'Istituto superiore Stanga di Cremona e quelli dell'Itas Piacenza si sono dimostrati i più bravi nelle valutazioni di merito dei bovini. Dalle 9 di ieri ha tenuto banco il concorso ufficiale bovini, suddiviso nelle varie categorie, con 25 allevatori presenti e 88 capi valutati: tre esemplari giovani e tre adulti si sono contesi il titolo di campionessa delle vacche. Alla fine Cecilio Donzelli di Chieve ha portato in trionfo Zanaboni Goldwin Chiara, che si è aggiudicata anche in premio per la miglior mammella vacche giovani. Sul podio come campionessa di riserva anche M. E. Dal Stormatic Ilma dell’azienda agricola Dal Farm Ladina di Pandino, menzione d'onore per Sabbiona Set di Francesco e Ireneo Ciserani di Brembio. Il premio per la miglior mammella vacche adulte se l'è aggiudicata invece M. E. Dal Mtoto Charlotte di Giovanni Bertolini e C. di Verolavecchia, nel Bresciano. Gli altri risultati: M. E. Dal Damion infuture è campionessa manze e giovenche (Dal Farm Ladina di Pandino), Aldoss Blitz Ilaria Junior (Cecilio Donzelli di Chieve) campionessa riserva manze e giovenche, Zanaboni Goldwin Chiara (Cecilio Donzelli di Chieve) campionessa vacche giovani, M. E. Dal Stormatic Ilma (Dal Farm Ladina di Pandino) campionessa riserva vacche giovani, Sabbiona set (Francesco e Ireneo Ciserani di Brembio) campionessa vacche adulte, M. E. Dal Mtoto Charlotte (Giovanni Bertolini e C. di Verolavecchia) campionessa riserva vacche adulte. Per le vitelle da 6 a 9 mesi ha vinto M. E Dal Damion Infuture (Dal Farm Ladina di Pandino), per le manze da 9 a 12 mesi M. E. Dal Goldwin Ice (Dal Farm Ladina di Pandino), per le manze da 12 a 15 mesi Alce Dolman Hanna (Società agricola Pietro Rinaldo Cerri e figli), per le manze dal 15 a 18 mesi Sabbiona Fiaba (Francesco e Ireneo Ciserani di Brembio), per le giovenche da 18 a 22 mesi Sabbiona Floria (Francesco e Ireneo Ciserani di Brembio), per le giovenche da 22 a 26 mesi Aldoss Blitz Ilaria (Cecilio Donzelli di Chieve). E poi si passa alle vacche. È stato poi decretato il miglior allevatore, titolo vinto dalla Sabbiona, azienda agricola di Ireneo e Francesco Ciserani. La stessa azienda ha bissato il successo per il miglior espositore. Alla voce primo riproduttore invece si è piazzato Goldwin. Numerosi poi premi speciali assegnati nel corso della manifestazione mattutina. La targa Ivo Saverio Pagani l'ha ritirata Alessandra Mauri, autrice di un interessante tesi di laurea, dal direttore Apa Stefano Zuliani. Renato, Giovanni e Paolo Zanaboni di Corte Palasio hanno avuto in riconoscimento una riproduzione in legno. La targa Dobelli del comune di Codogno l'ha ottenuta l’azienda agricola Molino Terenzano. Il premio Città di Codogno è stato assegnato all'azienda agricola che ha vinto il concorso generale con la migliore vacca. Il giorno prima si sono tenuti altri due concorsi: quello degli istituti agrari e quello morfologico non ufficiale della razza bruna. La vincitrice di quest'ultimo è la vacca Rs Jetwey Simona dell'azienda di Ramelli Giacinto di Camairago, superando la concorrenza anche dell'Itas Codogno che si è piazzato al terzo posto. Sempre martedì gli studenti si sono cimentati invece nelle valutazioni, da giudici esperti: chi più si è avvicinato alla valutazione tecnica corretta ha ottenuto un punteggio più alto, salendo sul podio del concorso. Per le Brune hanno azzeccato le combinazioni più rispondenti a quelle ufficiali i ragazzi dell'Itas Piacenza, mentre per le Frisone hanno fatto meglio gli studenti dello Stanga di Cremona. In entrambi i casi l'Itas Tosi di Codogno ha portato a casa un piazzamento d'onore, secondo per le Brune e terzi per le frisone.
Alla stretta finale un iter burocratico estenuante, durato più di 15 anni: il progetto è stato depositato in comune. Tangenziale, via alle grandi manovre. L’Anas espropria i terreni, a dicembre la conferenza dei servizi. Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 19 novembre 2009.
È stato avviato martedì con la pubblicazione del bando da parte di Anas il procedimento per l’esproprio dei terreni per la nuova tangenziale di Casale: è finito dunque l’iter amministrativo preliminare , durato 15 anni tra progetti fatti, rifatti e conformità necessarie, ed inizia l’iter per la realizzazione dell’opera.
I proprietari degli immobili e dei terreni sottoposti a procedura di esproprio hanno 30 giorni di tempo, fino al 17 dicembre, per apporre un vincolo ovvero contrastare l’esproprio sulla base di motivata ragione. Intanto, il progetto è stato depositato ed è visibile dai cittadini presso il compartimento lombardo di Anas, presso il comune di Casalpusterlengo, quello di Codogno e quello di Somaglia, territori interessati dal tragitto della variante.
Questo passaggio amministrativo fa il paio con l’avvio della conferenza di servizi che Anas ha promesso di convocare entro dicembre, dopo una prima indicazione di convocazione a novembre. Dal momento dell’inizio, la conferenza di servizi avrà una durata massima di 180 giorni, anche se i tecnici sperano di risolverla più velocemente grazie all’importante lavoro di collaborazione con gli altri enti interessati in fase di stesura del progetto. Durante la conferenza di servizi, l’amministrazione comunale sottoporrà ad Anas la richiesta di variante al progetto con l’introduzione di due collegamenti sulla frazione Zorlesco per le strade di raccordo a Brembio, per via IV Novembre, e per Somaglia, per la provinciale 141.
«Non cantiamo vittoria, perché saremo sempre vigili come in questi giorni, tuttavia passiamo dalle parole ai fatti e questo è un fatto molto positivo - commenta il sindaco Flavio Parmesani -. Anche la conferenza di servizi non dovrebbe avere alcuno slittamento sulle indicazioni avute, e confido che sia convocata per metà dicembre, anche se non ne ho certezze. Ormai ci siamo e sarà nostro compito vigilare al meglio su questi ultimi passaggi».
Con l’avvio della procedura per gli espropri e la convocazione della conferenza di servizi l’iter amministrativo potrebbe imboccare nell’autunno 2010 la strada della gara di appalto, appalto integrato che prevede progetto esecutivo ed esecuzione dell’opera. Il progetto è già inserito nel piano investimenti 2007-2011 di Anas, e ha un costo presunto di oltre 90 milioni di euro. L’iter progettuale è passato almeno sotto tre amministrazioni. «Siamo molto soddisfatti di questo risultato al quale noi e altri amministratori hanno lavorato da oltre 15 anni - dice Ferdinando Fanchiotti, assessore ai lavori pubblici nella giunta guidata da Angelo Pagani, sotto la quale il progetto è entrato nella fase finale -. Il lavoro però non è finito e rimangono alcune criticità da valutare e risolvere in sede di conferenza di servizi, le questioni aperte di Zorlesco, la valutazione sul prolungamento della strada castiglionese e qualche dettaglio su Casale».
Il mondo dei campi guarda verso il cielo si moltiplicano le stalle “fotovoltaiche”. Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 19 novembre 2009.
Un’agricoltura a “energia solare”? La prospettiva, ideale connubio tra valorizzazione e tutela della natura, sembra destinata a diffondersi sempre più. A rivelarlo è Lino Lomi, ex dirigente della defunta Vbc Volley (targata prima Mariani e poi Pulcher) ai tempi della sua ascesa e caduta, ma soprattutto da trent’anni nel campo dell’impiantistica. Lasciata alle spalle la turbolenta parentesi sportiva, culminata con il fallimento del club sotto la guida dei Du Chene De Vere e costatagli il coinvolgimento in un processo dal quale è uscito con una multa difendendosi a spada tratta, il manager è da due anni titolare della concessionaria di Codogno della Semperlux, azienda biellese specializzata nell’installazione di impianti. E gli affari, spiega Lomi, cominciano ad andare bene: anche grazie al crescente feeling con le aziende agricole, appena celebrato dalla posa di un grosso impianto per il fotovoltaico nella cascina della famiglia Bellaviti, storici agrari di Caselle Lurani: «In cascina hanno realizzato una stalla di nuova concezione, anche per la mungitura, e sulla falda del tetto esposta a sud abbiamo realizzato un impianto a 100 kilowatt - conferma Lomi -. È grande 900 metri quadrati, è bene integrato architettonicamente e, tra celle e “inverter” centralizzato di nuova generazione, è fatto tutto con materiale italiano». Tra la necessità di abbattere le spese e il desiderio di ridurre l’inquinamento atmosferico, peraltro, il fascino dell’energia solare sta conquistando sempre più agricoltori: «Stiamo realizzando impianti analoghi per altre sette-otto aziende agricole sparse su tutto il territorio, da Borgo San Giovanni a Senna passando per Casalmaiocco, che saranno pronti alla connessione entro la fine dell’anno. Diciamo che il mercato del fotovoltaico, rispetto a territori vicini come il Piacentino, da noi si sta aprendo adesso: ma è attivo è sta andando abbastanza bene».
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