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sabato 10 ottobre 2009

«Non sono a sua disposizione»

Una cartolina contro Silvio. Le donne rompono il silenzio.
Rassegna stampa - Speciale - l'Unità, Federica Fantozzi, 10 ottobre 2009.

Un ceffone virtuale da Debora Serracchiani «per la maleducazione», la tranciante definitività di Emma Bonino a proposito delle «patetiche ingiurie di stampo misogino», l’invito a chiarire in Parlamento da Livia Turco. A tre giorni di distanza non si affievoliscono le reazioni alle parole sprezzanti rivolte da Berlusconi a Rosy Bindi nello studio di «Porta a Porta»: «Come al solito, lei è più bella che intelligente». Di sicuro, presidente, lei non è a sua disposizione, come gli ha risposto dopo venti lunghissimi secondi nel silenzio sbigottito o pavido dei signori in trasmissione. E, come rilancia adesso la campagna dell’Unità - che vedete nell’illustrazione di Beatrice Alemagna qui a fianco - speranzosa se non di “rieducare” almeno di provocare un istante di resipiscenza nel Misogino Finale.
Di questa sgradevole manciata di parole piombate via etere sulla tarda serata di migliaia di telespettatori, infatti, si continua a discutere. Vuoi perché il premier non si è scusato, vuoi perché la linea di difesa del portavoce Bonaiuti è stata incolpare i «momenti di concitazione» (come a dire: lo pensa, certo non doveva dirlo, ma gli avevano appena bocciato il Lodo e suvvia va compreso), vuoi perché da ministre e parlamentari del centrodestra la solidarietà se non di genere quantomeno di stile ha latitato, vuoi - infine - per il diffuso, quasi solido imbarazzo maschile. Solo ieri il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, politica competente e grintosa, ha ammesso: «Mi dispiace per quella frase, io non l’avrei mai detta». Fermo restando che «non accetto lezioni dalle donne di sinistra». Lapidaria la solitamente fiammeggiante Michela Vittoria Brambilla: «Non mi attrae la solidarietà femminile». Interessante la motivazione: «È perché non credo alla distinzione di genere». Non si capisce se significa libertà di insulto di tutti verso tutti o che in politica l’estetica non conta per nessuno. Tutti uguali: Capezzone come la Matera, Bondi come la Savino. Sarebbe utile il contributo al dibattito della ministra per le Pari Opportunità, ma Mara Carfagna purtroppo tace. In molte non la pensano come la Brambilla, a giudicare dalle migliaia di messaggi ricevuti dall’interessata ma anche da centralini e segreterie di giornali. L’Unità ha ricevuto una grandine di commenti indignati da lettori e lettrici, così ha deciso di offrire a tutti il diritto di replica al presidente del Consiglio.
Sulla cartolina, la piccola dai capelli rossi (ogni somiglianza cromatica con la Brambilla è puramente casuale), braccia e gambe incrociate sul vestitino, broncio di sfida, proclama: «Non sono a sua disposizione». Indisponibile. Impermeabile. Inaccessibile. Un senso vietato che chi vuole può ritagliare, compilare e inviare all’indirizzo del Maleducato Finale (quello Iniziale pare sia stato Vittorio Sgarbi, che ha rivendicato con virile orgoglio il copyright della battuta). Rosy Bindi, intanto, ringrazia per i tanti segnali di simpatia, incassa il dividendo politico, e si proclama debitamente riconciliata con la sua bellezza nonché consapevole della sua intelligenza.



La lettera di Rosi Bindi.
l'Unità, Rosi Bindi, 10 ottobre 2009.
Grazie a tutti di cuore! Mi sono arrivati migliaia di messaggi di amicizia e di affetto che mi hanno commosso. Ognuno meriterebbe una risposta personale ma sono davvero tantissimi. È bello sentire il calore e la vicinanza di tante persone, sapere che c’è un legame invisibile che ci tiene uniti, anche nella distanza, anche se non ci si conosce.
So che è un legame fatto di affinità umane e culturali e di una stessa concezione della vita pubblica. Da tutti traspare quanto sia ancora diffusa e pronta la capacità di reagire e di indignarsi di fronte all’arroganza del potere. Ed è in fondo questo che conta di più. Quindi, ancora, grazie davvero.
Mi sento però di rassicurare tutti gli amici e le amiche che mi hanno scritto: non sono affatto annientata dalle parole offensive e gratuite del Presidente del Consiglio. Anzi sono più che mai felice di essere una donna. Ho sempre pensato che gli insulti definiscono chi li pronuncia. E in questo caso Berlusconi non ha fatto che riproporre la sua concezione, ormai tristemente nota, delle donne.
Berlusconi avrà pensato che un suo intervento ci avrebbe zittito e ridato fiato ai suoi. Avrà pensato di potersi impossessare del video, come in altre occasioni, per l’ennesimo monologo incendiario. Quando però si è trovato di fronte un’interlocutrice che non lasciava passare i suoi commenti eversivi sulla Presidenza della Repubblica e sulla Corte Costituzionale, che non accettava il ruolo silenzioso di comparsa o connivente, non ha trovato altra soluzione che cercare di ridurla all’unica dimensione femminile che è capace di concepire: un corpo da svilire o apprezzare.
Mi ha chiamato ostentatamente «signora» mostrando di non considerare significativo il fatto che fossi un’esponente dell’opposizione e Vicepresidente della Camera dei deputati. Ma da tempo abbiamo capito che il nostro Presidente del Consiglio rifiuta di riconoscere competenze pubbliche alle donne ed è incapace di misurarsi con noi in modo paritario. Con quelle espressioni da cabaret, ha cercato di colpire me ma ha offeso tutte le donne e le stesse istituzioni. Lo hanno sottolineato meglio di me e in vario modo Chiara Saraceno sulla Repubblica di oggi, Cinzia Sasso e Stefania Rossini, sui siti di Repubblica e l’Espresso, Concita De Gregorio sull’Unità, Caterina Soffici sul Riformista, Ida Dominijanni sul Manifesto, e come ben riassume l’appello promosso da Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati, sempre sul sito di Repubblica.
Ripartiamo allora dalla Costituzione e dalla difesa della legalità democratica senza dimenticare che l’agenda dei problemi del paese è molto lunga e le donne sono le prime a pagare i costi della crisi economica e di una politica sociale che riduce i servizi, taglia le risorse alla scuola e alla sanità, smantella il sistema di solidarietà pubblica.

Rita Sanlorenzo: «Anche gli uomini devono alzare la voce».
l'Unità, Maria Zegarelli, 10 ottobre 2009.
Due volte offesa, come donna e come magistrato. Rita Sanlorenzo, presidente di Magistratura Democratica non ritiene davvero possibile che tutta la vicenda si possa derubricare ad una conseguenza di «momenti di concitazione». Quell’insulto del premier a Rosy Bindi, «è sempre più bella che simpatica», e quelli ripetuti ai «magistrati complottisti», dovrebbero trovare un argine «nell’indignazione generale».
Dopo gli insulti del premier a Rosy Bindi, c’è stata una vera e propria sollevazione da parte dell’opinione pubblica, soprattutto donne. È solo un fuoco di paglia?
«Dobbiamo lavorare affinché non lo sia, lo dico comedonna e comecittadina. Sarà un lavoro lungo e difficile, ma occorre intraprenderlo».
Un insulto o un tentativo di delegittimazione di un interlocutore politico donna?
«È esattamente questo il punto. la battuta rivela l’intenzione di togliere a Bindi ogni possibilità di essere visibile, al di là del proprio aspetto fisico: parole che investono unaconcezione dei rapporti tra sessi (e prima tra individui) che inquina tutta la dialettica della politica. Le parole di Berlusconi rivelano la sua concezione del ruolo della donna in relazione alla gestione del potere: è l’apprezzamento estetico il primo parametro, su cui ci si deve misurare se si vuole essere considerate seriamente come interlocutrici».
Le donne del centrodestra su questa vicenda tacciono. Addio alle battaglie comuni anche su questi temi?
«Non entro nelle questioni di parte, registro peròunprofilo di caduta culturale generale che allarma. Bianca Guidetti Serra nel suo bellissimo libro «Bianca la rossa» svolge una considerazione importante: il Novecento è stato il secolo dell’emancipazione e della crescita del protagonismo politico femminile. È stato parallelamente il secolo nel quale, anche grazie alle battaglie delle donne, si è arricchito il catalogo dei diritti per tutti. Oggi dobbiamo fare i conti con il ritorno ad una concezione della donna come elemento prettamente «de- corativo»: intanto assistiamo quasi con un senso di inevitabilità alla caduta generale dei diritti, intesi come un ostacolo al raggiungimento di un programma politico preciso. Su questo rifletto non solo in quanto donna, ma anche in quanto magistrato che crede fortemente nel ruolo della giurisdizione come luogo dell’affermazione dei diritti della persona».
Eppure qualcosa si è mosso: al nostro giornale arrivano migliaia di email di donne indignate. Non era scontato in un momento di velinismo imperante.
«Sono contenta che parta dalle donne questo moto di ribellione e spero che vada oltre. È una questione che non conosce differenze».
È arrivato il momento dell’indignazione maschile?
«La posta in gioco è unica, quella per l’affermazione dell’uguaglianza, la stessa per cui ci spendiamo ogni giorno nelle nostre aule di giustizia. È il messaggio forte e conclusivo che si alza dalla sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano: la legge è uguale per tutti, non ci sono super pares ».
Arriviamo alla magistratura. Toghe rosse, una minoranza, che agiscono per conto della sinistra per delegittimare il voto degli italiani. Questa la tesi del premier.
«Guardi, quasi sorrido, ormai siamo tutte toghe rosse, per me è quasi un riconoscimento, sto alla testa di Md, questo appellativo mi tocca, anzi mi onora. Ma questa forzatura ormai investe tanti colleghi che non hanno mai aderito a nessun gruppo associativo, men che meno a qualsiasi partito, e che oggi si trovano così etichettati soltanto perché hanno fatto e fanno il loro dovere. Si spara nel mucchio per intimidirci».
Il premier oggi (ieri per chi legge, ndr) è tornato alla carica sul punto.Come si rimettono le cose al loro posto?
«In Italia esiste ancora il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Per riconoscimento generale, il nostro è un sistema ipergarantista, soprattutto per chi, come il premier, ha i mezzi per assicurarsi una buona difesa. Con la teoria del complotto - mai provata e nemmeno meglio specificata, lo sottolineo - in nome di interessi prevalentemente personali si mette in atto un vero e proprio gioco al massacro delle istituzioni. Berlusconi non attacca soltanto il magistrato scomodo: alza il tiro e oggi investe tutte le istituzioni di garanzia, fino alla Consulta. L’effetto finale di questa strategia è un processo progressivo di intossicazione degli equilibri istituzionali che oggi sembra difficilmente reversibile. Quando finiranno i guai giudiziari del premier resteranno i frutti malati di questa campagna».
La lentezza della giustizia di cui gli italiani sono vittime senza dubbio non aiuta ad avere fiducia. Non crede che anche questo malessere aiuti il premier a far presa sui cittadini?
«Anzi, sono sicura di questo e penso che i cittadini abbiano tutte le ragioni per essere insoddisfatti. ricordo però che in questi anni abbiamo assistito all’anomalia di ministri della Giustizia, che si esercitano nella continua critica dei magistrati, senza nemmeno affrontare i doveri della politica sul punto. Noi vorremmo misure adeguate per ottenere il miglioramento del servizio, e così la fiducia dei cittadini. Non vogliamo ricevere attacchi da chi, come noi, fa parte delle istituzioni di questo Stato».
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Berlusconi non è stato eletto dal popolo

Massimo D'Alema e il futuro di Berlusconi.
Intervista di Stefano Cappellini per Il Riformista.
D'Alema: «Berlusconi dovrebbe dimettersi».

Rassegna stampa - Il Riformista, Stefano Cappellini, 10 ottobre 2009.

«In un paese normale si sarebbe già dimesso, lo avrebbe costretto il suo partito», dice Massimo D'Alema di Silvio Berlusconi. E se il Pd non ne chiede le dimissioni, spiega D'Alema, è perché «non è l'opposizione che può cambiare il capo del governo, e in un momento così delicato la priorità è limitare il danno alle istituzioni». L'ex premier consegna al Riformista la sua preoccupazione per la stagione che si apre dopo la sentenza della Consulta sul lodo Alfano, ma anche il suo ottimismo in vista delle primarie democratiche del 25 ottobre («La credibilità di Bersani è enormemente superiore a quella di Franceschini»), allontanando lo spettro di un ribaltone rispetto al responso dei circoli. «Un ruolo interessante», dice poi D'Alema della nuova figura di “ministro degli Esteri Ue”, incarico che secondo molti osservatori sarebbe in cima alle sue ambizioni future.
Onorevole D’Alema, dopo la sentenza della Consulta il paese è di nuovo precipitato in un clima da guerra civile.
Andiamo alla sostanza del problema. Abbiamo un presidente del Consiglio che ha diversi problemi con la giustizia. Per difendersi, aveva costruito un argine totalmente inappropriato. Siamo però un paese democratico e abbiamo una costituzione che sancisce un principio di eguaglianza tra i cittadini. Questo non significa che non ci possa essere un sistema di garanzie e tutele, ma dal momento in cui le abbiamo abbattute per i parlamentari con la sostanziale abrogazione dell’articolo 68 della Costituzione, diventa molto difficile costruire una tutela ad personam, anche se ingegnosamente estesa alle più alte cariche istituzionali.
Il premier parla di sentenza politica.
Berlusconi non è perseguito per reati politici o perché è un leader politico. Berlusconi era perseguito per reati comuni, semmai la politica gli ha fornito un riparo. Normalmente, in un paese democratico un leader che si trova in questa situazione viene sostituito. Agiscono degli anticorpi naturali. Innanzitutto il suo stesso partito chiede al leader di farsi da parte. Ma in questo caso il partito di Berlusconi, il Pdl, è suo in senso proprietario. Poi c’è la debolezza di tanta parte del sistema di informazione. Sembra che per una parte delle élite del paese e per i grandi giornali che le danno voce sia normale avere un presidente del Consiglio contro il quale vi sono accuse così gravi.
Berlusconi rivendica di essere l’unica carica direttamente investita dal consenso elettorale. Non conta nulla?
Chiariamo prima un punto. Berlusconi non è stato eletto dal popolo. Il nostro è un sistema parlamentare. La maggioranza degli italiani non ha votato per Berlusconi. Inoltre, è la legge elettorale che trasforma una maggioranza relativa in maggioranza assoluta in Parlamento. Infine, l’idea che il principio maggioritario possa schiacciare il principio di legalità è inaccettabile. Vi sono paesi democratici nei quali anche premier che hanno vinto le elezioni hanno dovuto dimettersi per le accuse che rivolgevano loro i magistrati. L'esempio più recente è dell'israeliano Olmert.
Ma se è così convinto che Berlusconi dovrebbe dare le dimissioni, perché lei e il Pd non le chiedete?
Non è l’opposizione che può cambiare il capo del governo. È la maggioranza che dovrebbe farlo.
Si dice che un pezzo di Pdl lavori già da tempo al dopo-Berlusconi.
Sciocchezze. Se il capo dei popolari spagnoli avesse vicende personali del tipo di quelle di Berlusconi e fosse sotto accusa in tribunale il partito gli avrebbe già detto “grazie, ti auguriamo di dimostrare la tua innocenza, ma intanto devi farti da parte”. In Italia non accade per i motivi appena detti. L'opposizione può lamentarsene, ma deve tenere conto delle condizioni concrete della lotta politica nel nostro paese. Siamo in un momento estremamente delicato, si rischia di trascinare il paese in un scontro drammatico e dobbiamo avere il buon senso di non contribuire a sfasciare l’edificio comune. Evitare cioè che Berlusconi, in questa confusa fase di crisi anche personale, possa intaccare seriamente l’impianto istituzionale e produrre un danno ancora più grave di quello attuale.
Le dimissioni del premier le chiede invece Di Pietro, che ancora una volta può accreditarsi agli occhi del vostro elettorato come l’unica vera opposizione.
Gran parte del lavoro di Di Pietro consiste nell’usare gli attacchi a Berlusconi con l'obiettivo di togliere voti a noi. Cosa che non ci fa fare un minimo passo avanti nella costruzione di un’alternativa nel paese.
Sorpreso dell’attacco a Napolitano?
Di Berlusconi non stupisce più nulla. Voleva che Napolitano premesse sulla Corte, perché lui è abituato a ragionare così. “I giudici li hai messi tu lì, rispondono a te”. In questo lui è sincero. È totalmente estraneo alla cultura delle istituzioni, ha una concezione padronale e le regole della democrazia gli sono estranee. Berlusconi è a-democratico. Continuo a pensare che non sa governare.
Gli italiani non la pensano così.
Berlusconi è un fenomeno complesso, che ha un rapporto profondo con una parte del paese, ma ha costruito la finzione di un governo efficiente sulla gestione delle emergenze, con risultati anche positivi. Senza esagerare, perché a Napoli, per esempio, il problema dei rifiuti non è stato affatto risolto. Ha aperto due discariche con l’aiuto dell’esercito, ma non essendo intervenuto sul ciclo dei rifiuti, questi cominciano a tornare nelle strade, con la differenza che ora non ne scrive più nessuno. Berlusconi non affronta i problemi del paese. Non ci fosse Bertolaso, sarebbe tutt'al più un ottimo capo della Protezione civile.
Che scenario si apre ora con un premier costretto a destreggiarsi tra Palazzo Chigi e le aule di tribunale?
Siccome il premier non mi pare in grado di dimostrare l’infondatezza delle accuse, lui e i suoi avvocati cercheranno di evitare i processi con trucchi ordinari al posto del super-trucco del lodo Alfano. Naturalmente dobbiamo sapere che questo comporterà un prezzo molto alto per il nostro paese.
Berlusconi lamenta una persecuzione giudiziaria. Il numero delle inchieste e dei processi a suo carico appare in effetti sproporzionato rispetto alla media a carico del resto del mondo politico e dell’imprenditoria.
La tesi della persecuzione giudiziaria non ha alcun fondamento serio. La correttezza di chi è a capo del governo suscita naturalmente una maggiore attenzione. Casomai il problema riguarda in generale i politici. Anche in Tangentopoli i politici furono maltrattati mentre alcuni imprenditori vennero trattati coi guanti bianchi.
Adesso molti elettori del centrosinistra saranno tentati di resuscitare la tesi della via giudiziaria al dopo-Berlusconi. I giudici, in fondo, riescono laddove la sinistra fallisce.
C’è ancora chi pensa che Berlusconi sta lì perché i magistrati non l’hanno preso o perché non s’è fatta la leggina sul conflitto di interessi…
“Non la facciamo così lo teniamo al guinzaglio”, è la frase che le viene attribuita ai tempi della Bicamerale…
È sconcertante che si possano dire bugie così clamorose. Cercare i traditori nel proprio campo è stata, a sinistra, una tragedia che oggi si ripete come farsa. Io ho provato a fare la legge sul conflitto di interessi. Vorrei ricordare che fu proprio in Bicamerale che venne approvata, e nella forma più severa, introducendo in Costituzione il principio di incompatibilità e affidando alla Consulta il compito di vigilare.
Con le chance che ha oggi la sinistra di tornare al governo quella legge non la vedremo mai.
Nulla è scritto nel libro del destino e non vedo questa sconfitta di lunga durata. La nostra via passa dal tornare a convincere la maggioranza degli italiani. Il punto di forza di Berlusconi, anche in quella parte di opinione pubblica che sulla sua presenza a Palazzo Chigi comincia a fare seriamente un calcolo del rapporto costi/benefici, è la mancanza di una forza d’alternativa credibile.
Vi siete attardati a parlare di Noemi e del sexgate molto più che incalzare il governo sulle sue lacune.
Il problema è che se si dice una mezza parola sulla D’Addario si va sui giornali. Se si parla dei problemi del paese, molto molto meno. È il filtro dell’informazione che è deformato.
Tremonti vanta di aver tenuto l’Italia al riparo dalla grande crisi economica.
Tremonti è abile e intelligente. Ma è la sua filosofia che non condivido, quella secondo cui il modello Italia, basato sulla piccola impresa e il nord industriale, è fortissimo e quindi non dobbiamo fare niente, o comunque il meno possibile, perché quando ripartirà il mercato mondiale ripartiremo anche noi, che siamo i più bravi e i più creativi. Non sottovaluto la forza di questo modello, ma comincia a essere affaticato e impaurito. E già il fatto che riguardi solo metà del paese è preoccupante. Si è spezzato il nesso duale tra sviluppo del Mezzogiorno e sviluppo dell'intero paese. E comunque Tremonti dimentica quanto decisivo sia stato il contributo del sud, che non sconta alcuna inferiorità antropologica, per la creazione del cosiddetto modello padano. In più, Tremonti non coglie la crisi come un’occasione. Tra qualche anno faremo i conti con le non scelte di questi giorni. La verità è che oggi quando le cose nel mondo vanno bene da noi vanno meno bene, e quando vanno male da noi vanno peggio.
Tremonti è candidato alla presidenza dell’Eurogruppo. Si augura che raggiunga l'obiettivo?
Sì. Mi fa un po’ sorridere che di tutti i gruppi possibili possa andare a presiedere uno che si chiama Euro. Non posso dimenticare che quando votammo la finanziaria dell’euro il centrodestra abbandonò il Parlamento. Fu un atto gravissimo. Diciamo che Tremonti e altri hanno cambiato pelle ma senza fare una seria riflessione su ciò che hanno detto e fatto in passato.
La candidatura Tremonti potrebbe affossare le chance di Draghi di andare a guidare la Bce.
Le dinamiche attraverso le quali si decidono queste nomine sono molto complesse. Ho gestito quella di Prodi alla Commissione e so come funziona. Ci vorrebbe un lavoro di regia del capo del governo. Il dibattito pubblico non aiuta.
Si dice che la sua ambizione sia diventare “ministro degli Esteri dell’Ue”, la nuova figura introdotta dal trattato di Lisbona.
Un ruolo interessante, perché unendo le funzioni di Alto rappresentante con quello di commissario alle relazioni esterne e di vicepresidente della Commissione, rappresenta l’unica figura a cavallo tra Commissione e Consiglio e incarna questa idea dell’Europa globale. L’Unione del futuro sarà spinta dalle grandi sfide internazionali: o compie ulteriori passi decisivi per rafforzare il suo ruolo nel mondo e parlare con una sola voce oppure i singoli paesi europei non potranno sedersi al tavolo dei nuovi Grandi.
Tornando in Italia, il congresso del Pd non è stato un dibattito di alto profilo. Un’occasione persa?
La drammatizzazione del congresso, questa idea che Bersani rappresenta un ritorno all’indietro, è inaccettabile. Se c’è stato nell’esperienza del centrosinistra uno che ha varato riforme liberali, oltre l'orizzonte socialdemocratico, è Bersani. La sua credibilità, in generale e come riformatore, è incommensurabile rispetto a quella di Franceschini.
Franceschini si dice convinto che alle primarie ribalterà il responso dei circoli?
L’unico rischio che corre Bersani è che alle primarie voti un campione non rappresentativo del nostro elettorato. Altrimenti l’esito è chiaro. Casomai, è Marino che può raccogliere qualche voto in più alle primarie. Marino porta nel congresso del Pd persone che forse non ci sarebbero state e appare una scelta radicalmente innovativa.
Ma se invece Franceschini dovesse farcela? Cosa racconterete agli iscritti che vedranno sconfessata la loro scelta?
Sarebbe uno scenario paradossale. Le regole sono queste. Certamente i dirigenti le rispetteranno. Gli iscritti non so. Ma adesso l'importante è che si impegnino a essere protagonisti anche alle primarie.
Si parla molto, non solo a proposito di Rutelli, di scissione del Pd verso il centro.
Che in Italia possa nascere un Grande Centro non mi pare credibile. Andiamo verso un sistema alla tedesca - che non esclude la presenza di forze intermedie tra i due maggiori partiti, ma certo non dominanti – e dobbiamo darci le regole per arrivare a questo risultato, a cominciare dal sistema elettorale. Moderato pluripartitismo, uno sbarramento serio per disincentivare la frammentazione, un ragionevole sistema di alleanze. Era quello che si doveva fare nella legislatura scorsa per frenare la deriva plebiscitaria di cui ora misuriamo tutti i danni.
E se Montezemolo scende in campo?
Un partito di Montezemolo mi pare credibile tanto quanto il Grande Centro. Invece la sua fondazione, che dà un contributo di idee e proposte al paese, è un fatto positivo.
La nascita di Pd e Pdl doveva chiudere la lunga transizione italiana. Scommetterebbe sul fatto che esisteranno ancora tra cinque anni?
La nascita di Pd e Pdl non era un approdo, doveva essere l’inizio di un cammino. Sbagliata era l’idea di un bipartitismo che si impone per legge anziché per la cultura, l’organizzazione e le classi dirigenti che un partito riesce a darsi. L’unico punto di sintesi del Pdl è Berlusconi. Fini propone un’altra idea di partito ma, anche se gode di un ampio prestigio nell'opinione pubblica, sembra abbastanza emarginato nel Pdl. Essendo nato con l’impronta incancellabile di Berlusconi, il Pdl andrebbe rifondato perché sia qualcosa di diverso. Quanto al Pd, è nato su basi fragili, come partito del leader. Una imitazione in tono minore del modello avverso, che non ha funzionato.
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Notiziario Brembiese, n. 5 - 10 ottobre 2009

Notiziario Brembiese
Numero 5, 10 ottobre 2009

Giovedì 15 Consiglio comunale.
Ricordiamo l’appuntamento consiliare di giovedì, di cui si è già detto. Sarà il debutto del nuovo segretario comunale dr. Marta Pagliarulo. Il punto più interessante riguarderà gli adempimenti di competenza comunale come previsti dal piano casa regionale (L.R. 13/2009). Sarà interessante vedere indirettamente la consistenza della difesa del PGT adottato di recente e non ancora approvato definitivamente.

La Giornata Missionaria Mondiale.
È questa per la Parrocchia una settimana di preparazione alla Giornata Missionaria Mondiale. In particolare sabato 17 la Parrocchia di Brembio parteciperà alla Veglia Missionaria Diocesana in Duomo a Lodi. Domenica 18 la S. Messa delle 10.30 sarà animata dal gruppo Tam Tam d'Afrique.
Nel pomeriggio di sabato 17 e domenica 18 sarà allestito presso il salone dell'Oratorio il Mercatino Missionario, dove si potranno acquistare vari manufatti e prodotti del Commercio Equo e Solidale. Il ricavato andrà a favore della Missione di suor Paola Grignani a San Paolo del Brasile dove ha aperto un centro di accoglienza per i ragazzi di strada.

AAA Cerchiamo collaboratori.
Visto l'elevato numero di visite giornaliere e di pagine viste complessive, intendiamo ampliare l'ambito informativo di "Insieme per Brembio informa" anche all'ambito dello sport locale. Chiunque volesse collaborare con cronache di avvenimenti sportivi o altre notizie è pregato di contattare uno dei redattori o di mandarci un e-mail.

Informativa sulla istituzione del fondo provinciale di solidarietà "anticrisi".
L'assessore ai Servizi alla persona Renato Noli ha pubblicato una informativa sull'adesione da parte del Comune di Brembio al fondo provinciale di solidarietà istituito per far fronte alla crisi occupazionale che interessa pesantemente anche il Lodigiano. Nel manifesto viene ricordato che il Fondo è istituito dalla Provincia di Lodi, dal Comune di Lodi e dalla Fondazione Banca Popolare di Lodi per un valore di 300.000 euro. Tale fondo, aperto alla partecipazione di tutti i Comuni del Lodigiano nonché alle imprese, ai privati, alle associazioni e ai lavoratori, si configura come una integrazione al reddito delle famiglie, è alternativo rispetto alle altre iniziative analoghe presenti sul territorio provinciale e prevede l'assegnazione di un contributo una tantum o di lunga durata.
Il Fondo è destinato alle famiglie dei lavoratori residenti nella provincia di Lodi che hanno perso il lavoro nel periodo dall'1.1.2008 alla data della presentazione della domanda e che siano tuttora disoccupati e che non dispongano di ammortizzatori sociali o ne dispongano a livello minimale.
La provvidenza economica, denominata "contributo di lunga durata", prevede l'erogazione di un importo mensile pari a euro 200,00. Nel caso in cui il Comune di residenza abbia aderito al Fondo di Solidarietà, nella misura di due euro per abitante, tale importo è pari a euro 400,00.
Il contributo, esente da tassazione, è destinato alle seguenti categorie:
-- lavoratore disoccupato completamente privo di provvidenze economiche (ammortizzatori sociali) titolare dell'unico reddito del nucleo familiare (durata pari a mesi nove);
-- lavoratore disoccupato completamente privo di provvidenze economiche (ammortizzatori sociali) appartenente a nucleo familiare pluri-reddito il cui valore dell'attestazione ISEE presunta anno 2009 sia uguale o inferiore a euro 12.000,00 (durata pari a mesi sei);
-- lavoratore disoccupato che usufruisce di ammortizzatori sociali e di forme di sostegno al reddito uguali o inferiori ad un imponibile fiscale lordo mensile di euro 400,00 titolare dell'unico reddito del nucleo familiare (durata pari a mesi tre);
-- lavoratore disoccupato che usufruisce di ammortizzatori sociali e di forme di sostegno al reddito uguali o inferiori ad un imponibile fiscale lordo mensile di euro 400,00 appartenente a nucleo familiare pluri-reddito il cui valore dell'attestazione ISEE presunta anno 2009 sia uguale o inferiore a euro 12.000,00 (durata pari a mesi tre).
Sarà considerato destinatario del contributo, nel rispetto delle categorie su riportate anche il lavoratore titolare di partita IVA che ha cessato l'attività nel periodo compreso tra l'1.01.2008 e la data di presentazione della domanda.
In alternativa ai casi precedenti è previsto un "contributo una tantum" (del valore di euro 400,00 esente da tassazione) a favore del lavoratore interessato da una riduzione di orario di lavoro e conseguente riduzione del reddito, titolare di un imponibile fiscale mensile lordo inferiore al valore dell'importo mensile di riferimento per la Cassa Integrazione Guadagni (euro 886,31).
Le domande di assegnazione del contributo, redatte su apposita modulistica disponibile presso i Comuni, le sedi territoriali dei sindacati CGIL, CISL e UIL e i Centri provinciali per l'impiego, dovranno essere presentate ai CAAF entro il 31.12.2009, accompagnate dall'attestazione ISEE relativa ai redditi anno 2008 e dall'attestazione ISEE presunta anno 2009.

Simbolo del gemellaggio
Il simbolo del gemellaggio in ferro battuto realizzato da Paul Staron e donato al Comune, è stato collocato temporaneamente sulla parete dello scalone. Consiglieremmo di trovare un altro ambito in quanto lo stile del manufatto contrasta palesemente con lo stile architettonico dello scalone in cui attualmente è posizionato (per lo stesso motivo erano stati tolte le storiche bacheche che costituivano il vecchio albo pretorio). Da parte nostra consiglieremmo nell'ambito del nuovo Centro Diurno per Anziani, l'angolo dedicato alla "reception" del servizio infermieristico, in quanto avrebbe una maggiore visibilità e si adatterebbe all'ambiente.




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La sicurezza degli impianti alimentati a gas

Inizia da oggi una serie di articoli dedicati al tema della sicurezza degli impianti di casa alimentati a gas.
L’intento è quello fornire agli utenti di gas combustibili (gas naturale e GPL) informazioni utili per il loro impiego in sicurezza. Verranno date informazioni di carattere generale relative ad avvertenze specifiche per le diverse tipologie di utilizzo che, comunque, non devono essere intese come sostitutive dei testi legislativi e normativi ufficiali, cui ogni utente deve attenersi scrupolosamente ed integralmente.
L’estensore degli articoli, da anni impegnato nel campo della sicurezza degli impianti gas, ha tenuto e tiene tuttora corsi di formazione agli installatori degli impianti di gas naturale. In qualità di docente e di moderatore, ha tenuto numerosi corsi dedicati specificatamente ai tecnici di alcune Aziende distributrici e agli addetti incaricati di svolgere il servizio di reperibilità. Nel 2002 è stato nominato coordinatore dei “Verificatori” degli impianti termici della provincia di Lodi. Dal 2003 al 2007 Responsabile dello “Sportello Energia” della provincia di Lodi e del Comune di Lodi. Dal 2008 collabora con il CIG (Comitato Italiano Gas- Ente federato all’UNI), attraverso il Gruppo Italia Energia, per l’effettuazione dei corsi di formazione rivolti agli operatori del settore gas. Attualmente è membro del comitato tecnico CIG - Italia Energia per la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore gas.


L’uso domestico del gas: che fare?
1.

In Italia ci sono circa 27 milioni di impianti alimentati con gas combustibile e ne sono interessati circa 43 milioni di cittadini. Purtroppo bisogna prendere atto che nel 2008 si sono verificati ben 357 incidenti totali. Il totale 2007 è di 343 (14 in più rispetto all’anno precedente). Di tutti gli incidenti, 40 del 2008 sono risultati mortali (3 in più), determinando 52 decessi (2 in più rispetto il 2007).
Poiché il gas rimarrà ancora per decenni una delle principali fonti energetiche, è un dovere di tutti prevenire il verificarsi di tali nefasti e luttuosi accadimenti. Bisogna quindi prendere atto della necessità che i cittadini debbano essere resi maggiormente consapevoli all'utilizzo degli apparecchi alimentati a gas che devono essere sempre adoperati in maniera appropriata, con coscienza di causa e tenendo sempre ben presenti gli accorgimenti per evitare eventuali rischi derivanti dal loro non corretto (o doloso) impiego.
La parola chiave è quindi “prevenzione”.
Cosa fare?
È necessario innanzitutto attenersi a piccole accortezze e semplici regole di prevenzione che devono essere rispettate a garanzia dell’incolumità propria ed altrui.
Bisogna affrontare anche un altro aspetto, su cui spesso viene steso un velo di inopportuno silenzio: l’uso doloso (e criminoso) del gas. Ci si riferisce alla piaga dei suicidi e tentati suicidi con l’uso del gas. Ancora oggi moltissima gente è convinta che l’inalazione del gas combustibile può essere nociva e condurre in poco tempo alla morte. È un retaggio che deriva dai tempi passati, quando veniva distribuito il cosiddetto gas di città (gas manifatturato) che, proveniente dalla distillazione del coke era nocivo anche se inalato in dosi relativamente modeste. Il gas naturale distribuito a mezzo reti e il GPL non hanno queste proprietà nocive. L’inalazione prolungata può condurre a forme di avvelenamento ma generalmente non è mortale.
Avviene dunque che persone che abbiano deciso di togliersi la vita, ignorando ciò, liberino il gas per inalarlo, con il risultato di creare accumuli dello stesso che innescati per un qualsiasi motivo (la partenza del motore del frigorifero, lo squillo del campanello, ecc), esplodano con conseguenze rovinose. Bisogna fare in modo che i cittadini conoscano questo stato di cose, affinché i potenziali suicidi rinuncino ad usare il gas, privando così della vita altri innocenti.
Nei primi mesi del 2009, nell’arco di quattro settimane, si sono tra l’altro succedute: l’esplosione di una palazzina a Latina, poi a Grottaferrata, San Giminiano, San Colombano e Gorle, nella bergamasca. Poi l’episodio di viale Ungheria a Milano, con le minacce agli agenti di pubblica sicurezza di far esplodere il proprio appartamento con tutto il palazzo da parte di un cittadino. E ancora, in ordine cronologico, l’esplosione di un appartamento a Caserta, di una palazzina a Bari, poi a Casalgrande. Infine l’esplosione di Bisuschio.
Le regole per la prevenzione.
È in arrivo la stagione più fredda dell’anno, che ci vede alle prese non solo con i problemi di riscaldamento e con i controlli alle caldaie, ma anche quelli relativi alla sicurezza dell’impianto.
Ma è bene andare per gradi. Nel prossimo articolo inizieremo a conoscere meglio il gas e i comportamenti che ognuno deve seguire ai fini della sicurezza.

(continua - 1)
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Difendere a spada tratta la Costituzione

Rifondazione, Comunisti, Idv e Anpi: «Da Berlusconi un attacco violento». Un presidio per la Costituzione. «La legge è la stessa per tutti».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 10 ottobre 2009.

Un presidio davanti alla prefettura per difendere a spada tratta la Costituzione. Rifondazione, Comunisti italiani, Anpi e Italia dei valori si sono dati appuntamento in corso Umberto nel pomeriggio di ieri per manifestare il proprio dissenso nei confronti delle recenti dichiarazioni del premier, Silvio Berlusconi, a seguito della bocciatura del Lodo Alfano.
«Questo presidio segue gli altri che sono stati organizzati in Italia - afferma Andrea Viani, segretario cittadino di Rifondazione -, siamo preoccupati per l’attacco violento e per la reazione scomposta del presidente del Consiglio. Quando le decisioni della Corte costituzionale non sono conformi alla sua volontà, allora si tratta di un complotto della sinistra. Sono anni che Berlusconi attacca il potere legislativo, non ha capito la differenza tra comandare e governare, questo perché desidera solamente comandare». I partecipanti alla manifestazione ricordano che la Costituzione repubblicana è nata dalla lotta di resistenza e che la sentenza della Corte costituzionale le rende giustizia. «Berlusconi si deve dimettere, non ha l’autorità morale per guidare il Paese. Siamo pronti a difendere la Costituzione da chi, in continuità con il progetto eversivo della P2, la vuole piegare ai voleri dei poteri dominanti e chiediamo a tutte le forze democratiche di agire unitariamente». Per Daniele Passamonti, Giulio Lacrima e Claudio Ferrante dell’Idv la decisione della Corte costituzionale è una grandissima vittoria: «Ha scatenato l’arroganza del premier, non si tratta solo di mancanza di rispetto per la Corte ma anche del ruolo istituzionale che ricopre».


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Qualsiasi cosa, basta tirare la fine del mese

Complice la crisi, lo sportello di via Paolo Gorini registra un boom di richieste: resiste solo il settore dei servizi sociali. In fila a decine, in cerca di un lavoro. Quasi mille disoccupati alla settimana al Centro per l’impiego.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 10 ottobre 2009.

Una processione di disoccupati in cerca di lavoro. Il loro biglietto da visita è quasi sempre lo stesso: «Va bene qualsiasi cosa, basta tirare la fine del mese». Ma le opportunità, in tempo di crisi, sono ridotte all’osso. Ogni giorno al Centro per l’impiego della provincia di Lodi, negli uffici di via Paolo Gorini, i cinque operatori si trovano a ricevere almeno una trentina di utenti a testa, quasi duecento in un giorno e quasi mille in una settimana. Alcuni prendono appuntamento con la consigliera di parità, Ornella Veglio, con la convinzione che presto avranno un posto qualificato. Purtroppo, con i tempi che corrono, i disoccupati con alle spalle una buona carriera devono per forza scendere di livello, accontentandosi.
Tra gli annunci, l’unico settore che ancora “tira” è quello dei servizi sociali, visto che alcune cooperative cercano operatori Oss e operatori Asa. Negli ultimi giorni sono spuntate delle offerte nel comparto della ristorazione: per chef e aiuto-cuoco c’è insomma una speranza. «Se prima, nell’arco di una settimana arrivavano sempre almeno due richieste da parte delle imprese - fanno sapere dal Centro per l’impiego -, adesso capita anche di averne una ogni due settimane. Le persone che si rivolgono al nostro sportello spesso sono in mobilità, pochi sanno davvero quello che vogliono, in genere vorrebbero cogliere qualsiasi opportunità, ma noi cerchiamo di indirizzarli in base alla loro preparazione». Frequenti le richieste di part-time che arrivano soprattutto dalle donne, tutte quasi impossibili da soddisfare.Alla parete ci sono anche le domande delle imprese che non si affidano alla selezione degli operatori, la maggior parte sono a tempo determinato: badante, telefonista, cameriera, elettricista, fornaio e magazziniere sono solo una parte dei profili che potrebbero avere una chance. Una volta usciti dal Centro per l’impiego, i lodigiani senza lavoro imboccano la porta dell’Informagiovani, situato nello stesso cortile di via Gorini. «Anche se chi si presenta qui sostiene che “qualsiasi professione vada bene”, cerchiamo di capire cosa è meglio - spiegano gli operatori -. Tra i servizi che offriamo ci sono la consultazione delle bacheche e la stesura del curriculum. Inoltre, a breve proporremo per i più giovani un corso di orientamento al lavoro». Sulla bacheca alcuni foglietti parlano di insegnanti con esperienza decennale che vogliono dare ripetizioni, 25enni disposte a fare le badanti o le pulizie. Dall’altra parte, invece, le aziende - soprattutto nel Sudmilano - offrono un posto per estetista, operaio, autista e sarta: l’unico modo è buttarsi nella mischia.
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«Niente spezzatino»

La Provincia: «Sulle scuole nessuna rivoluzione».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Cristina Vercellone, 10 ottobre 2009.

«Niente spezzatino per le scuole del Lodigiano». Ad assicurarlo è l’assessore provinciale alla formazione Claudio Pedrazzini. «Nel nostro piano di dimensionamento - sostiene il vicepresidente provinciale - cercheremo di non stravolgere la situazione e di conservare la storia e la tradizione degli istituti». Pedrazzini interviene all’indomani della notizia dell’esistenza di una bozza di piano che prevede il dimezzamento del Vegio, con il trasferimento del liceo linguistico al Gandini e del sociale al Bassi. A gettare acqua sul fuoco è anche il provveditore Giuseppe Bonelli. «Qualcuno ha speculato su dei ragionamenti - dice -. Abbiamo semplicemente dato alla Provincia le indicazioni generali. La simulazione, perché di questo si tratta, è uscita da un tavolo congiunto tra i due assessori Claudio Pedrazzini e Mariano Peviani, i presidi Corrado Sancilio, Virginia Vitale e Franca Cigolini. Mi dispiace che quelle che erano solo delle ipotesi di lavoro siano state diffuse tra i sindaci e i docenti. Vorrà dire che la prossima volta i presidi non saranno più coinvolti, saranno informati a cose fatte con una circolare. L’eccesso di democrazia nuoce». E comunque, dice Bonelli, «siamo al 10 ottobre, i regolamenti ministeriali non ci sono ancora, non si sa nemmeno se questa riforma partirà. Il piano di dimensionamento - dice - tocca, in ogni caso, alla Provincia. Il Maffeo però è sovradimensionato. Adesso hanno gli studenti in cantina. Se gli togliamo il linguistico e il sociale hanno solo gli spazi giusti per far lezione». Pedrazzini, dal canto suo, rassicura anche rispetto alla perdita della presidenza a Codogno. «Le presidenze non si toccano - dice -. La proposta avanzata dal provveditorato era solo un contributo. Dobbiamo mettere intorno al tavolo tutti gli interlocutori. Da una prima analisi siamo certi che non ci sarà nessuno stravolgimento. Saranno fatte le modifiche previste dalla riforma, ma senza sconvolgimenti. Tutti gli interlocutori della scuola, in ogni caso, saranno coinvolti, in modo sereno».
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Retromarcia

Codogno. Il sindaco Dossena spegne la polemica sugli stranieri.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Luisa Luccini, 10 ottobre 2009.

Non vuole utilizzare termini come «crisi» o «tensione». Sindaco di Codogno, Emanuele Dossena preferisce piuttosto parlare di «discussione franca e dialettica, come peraltro è normale che ci sia in una coalizione». All’indomani dello scontro tra Lega e Popolo della libertà relativamente ai criteri di assegnazione dei sussidi comunali, il primo cittadino interviene direttamente per smussare gli angoli di una contrapposizione che sembra essere stata riassorbita dalle forze politiche del centrodestra. «La Lega nord ha tutto il diritto di presentare agli alleati le sue proposte e i suoi intendimenti d’azione - continua il sindaco Dossena -. Se queste proposte risultano però illegittime, è ovvio che non potranno essere accolte. Ciò non significa che inevitabilmente si deve andare allo scontro. Al contrario, questo deve servire da stimolo per collaborare insieme e trovare soluzioni condivise». La questione, vale la pena di ricordare, riporta alla proposta della Lega di legare la concessione dei contributi comunali ad almeno cinque anni di residenza in città. Martedì sera, la proposta è stata però bocciata dagli alleati, giudicata illegittima da un punto di vista legale, in quanto in contrapposizione con l’articolo 41 del teso unico sull’immigrazione della legge Bossi-Fini, così come spiegato dallo stesso assessore ai servizi sociali Rossana Vanelli. La stessa Vanelli aveva definito la proposta del Carroccio come uno «spot elettorale» per radicare il consenso in vita degli appuntamenti di voto del 2010 (elezioni regionali) e del 2011 (elezioni amministrative). Ieri mattina anche Emanuele Dossena non si è tirato indietro ed ha parlato di «campagna elettorale per il 2011 che avanza». Quel che è certo è che l’esecutivo a Codogno tiene ed intende proseguire fino al termine del suo mandato. Non saranno certo queste scaramucce, fanno capire dalla maggioranza, a incrinare irrimediabilmente l’idillio. «Si va avanti, le discussioni, i confronti anche serrati fanno parte della dialettica di coalizione - ha commentato Dossena e chiudendo, almeno per ora la questione relativa al trattamento da riservare ai cittadini stranieri di Codogno -. Ripeto: più che scontri, servono un piano e soluzioni condivise. Anche in tema di stranieri ed immigrazione».
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