FATTI E PAROLE

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domenica 5 luglio 2009

Una situazione senza allarmi

Nessun fattore di rischio ambientale attualmente nel territorio.
Brembio è simile a Lodi per quanto riguarda l’aria.

La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) relativa al Piano di Governo del Territorio che il nostro Comune si sta avviando ad adottare ci rassicura che all’interno del confine comunale di Brembio non è presente nessun fattore di rischio o detrattore ambientale, ma questi, come si vede dalla tavola sottostante, sono localizzati piuttosto nei comuni contermini.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria è direttamente influenzata dalle emissioni di inquinanti in atmosfera. I settori che hanno maggiore impatto su questa componente nella pianura lombarda sono il traffico veicolare, le combustioni legate agli impianti di riscaldamento e alle attività produttive, anche se la normativa e il ricorso alle tecnologie più avanzate riducono sempre più il contributo di quest’ultima componente, e l’agricoltura. La concentrazione degli inquinanti in atmosfera poi è legata anche alle condizioni climatiche tipiche di una determinata area.
Il comune di Brembio, leggiamo nel documento di valutazione ambientale, ricade in un’area denominata di “zona B” sulla base della nuova zonizzazione approvata con la D.G.R n.5290 del 2 agosto 2007, che ha modificato la precedente zonizzazione approvata con D.G.R 6501/2001 e tilizzata per valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite degli inquinanti in atmosfera. Tale area, denominata “Zona di pianura (B)” risulta caratterizzata da:
-- concentrazioni elevate di PM10, con maggiore componente secondaria;
-- alta densità di emissione di PM10 e NOx, sebbene inferiore a quella della Zona A;
-- alta densità di emissione di NH3 (di origine agricola e da allevamento);
-- situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica, caratterizzata da alta pressione);
-- densità abitativa intermedia, con elevata presenza di attività agricole e di allevamento.
Sul territorio comunale non sono presenti stazioni fisse di rilevamento della qualità dell’aria. Il documento evidenzia che è stata condotta recentemente una campagna di monitoraggio con mezzi mobili nel vicino comune di Ossago. Ad Ossago il laboratorio mobile era localizzato presso la casa cantoniera in punto non direttamente esposto al traffico. Il commento ai dati sulla qualità dell’aria di Ossago per cui è stato effettuato un confronto con l’andamento provinciale è il seguente: «Per le campagne si conclude che per quanto riguarda il biossido di azoto i dati registrati a Ossago Lodigiano sono in linea con quanto rilevato dalle centraline fisse nella provincia di Lodi, i dati registrati sono leggermente superiori alle centraline ubicate in zone rurali presso i comuni di Tavazzano, Abbadia Cerreto e Castiraga Vidardo; la centralina che presenta le similitudini maggiori è quella di Lodi. Le concentrazioni di biossido di zolfo sono risultate ampiamente al di sotto dei limiti di legge come per le rilevazioni della rete fissa. Il monossido di carbonio è un inquinante dalle caratteristiche fortemente locali che non permettono un confronto significativo con centraline posizionate in altri comuni. Le concentrazioni medie di ozono sono perfettamente d’accordo con i dati registrati dalla stazione di Montanaso Lombardo, mentre risultano superiori a quelli registrati dalla stazione di Abbadia Cerreto. Anche per quanto riguarda il PM10 gli andamenti della media giornaliera delle diverse concentrazioni misurate in provincia di Lodi si nota come i valori misurati dal laboratorio mobile sono paragonabili al trend generale.»
Un prossimo articolo sarà dedicato al contributo agricolo all’emissione dei principali inquinanti nell’aria relativamente al nostro territorio.

SAL un problema politico

Le contraddizioni del centrodestra.
Ieri il quotidiano Il Giorno ha riportato una intervista ad Antonio Bagnaschi già assessore all’Ambiente. Articolo siglato Gui.Ba.
Rassegna stampa.

Antonio Bagnaschi, fino al 6 giugno assessore all’Ambiente in Provincia per Rifondazione, è stato uno dei principali referenti nell’operazione della nascita della società dell’acqua pubblica. A lui chiediamo di spiegare quale sia il problema politico che ruota intorno alla Sal.
Bagnaschi, perché sono sorti dubbi in alcuni futuri soci sulla nascita della società?
«Non lo so. Fino al mese scorso ero io presidente dell’Ato e tutte le decisioni sono state prese con l’appoggio di tutti i Comuni, centrodestra e centrosinistra, sempre confrontandosi e discutendo nel merito sui problemi. So ora ne sono sorti di nuovi, si continui nel confronto. Trovo curiose le perplessità su una società che nasce per accorparne quattro e offre le tariffe più basse d’Italia».
Il centrodestra considera però il modello di riferimento quello di Pavia, misto pubblico e privato...
«Non so. All’Ato di Lodi arrivavano i complimenti da Roma, a quello di Pavia critiche perché aveva alzato troppo le bollette. Forse dipende anche dal fatto che il nostro Cda non prendeva un euro, mentre a Pavia sono tutti stipendiati, grazie anche alle bollette. Non è quindi un problema ideologico».
Perché il Cap allora ha deciso di rinviare la cessione a Sal del suo patrimonio?
«Il Cap è diviso in due società, una di patrimonio l’altra di gestione. Nella patrimoniale ci sono molti comuni, 58 per la precisione, e questo richiede tempo. Ma entro settembre tutto sarà concluso».
Il centrodestra critica il fatto che Lodi detiene la quota più pesante nella Sal...
«Lodi vale un terzo del servizio e peserà per un terzo. Non capisco però perché il centrodestra in Consiglio a Lodi dice che abbiamo svenduto Astem e poi dice altrove che Lodi pesa troppo nella nuova società. È una contraddizione. Se è un problema di poltrone, che dire? Aspettino le prossime elezioni a Lodi».

Il Lodigiano dei veleni

Le aziende da tenere sotto controllo e vicende di degrado ambientale.
Rassegna stampa - Articoli tratti da Il Giorno.

Ci sono aziende in attività, che devono essere tenute sotto osservazione con piani speciali, per evitare incidenti e vecchie aziende, chiuse magari da qualche anno, che finita l’attività lasciano in eredità ai cittadini costose bonifiche ambientali. Il primo caso, riguarda il rischio di incidenti industriali «rilevanti», come li definisce una direttiva europea chiamata Seveso, nata proprio dopo il disastro della diossina del 1976. Nel Lodigiano sono poche le aziende che sono censite dalla Regione in questa categoria, per le quali sono in vigore rigidi piani di sicurezza e meccanismi di controllo severi. Si tratta di quattro diversi impianti: la Euticals di Lodi, con i suoi macchinari per la produzione di sostanze chimiche destinate all’industria farmaceutica. Questo è l’unico stabilimento «a rischio» del capoluogo. Ma alle porte di Lodi, altre due aziende fanno sentire la loro presenza. C’è la Viscolube, di Pieve Fissiraga, che raffina e ricicla oli esausti rimettendoli sul mercato, ma c’è anche la Chong Kun Dang Italia Spa, che ha uno stabilimento chimico a Borgo San Giovanni, pochi chilometri più a ovest del capoluogo della Provincia. Per il rischio dovuto alla presenza di impianti petroliferi e chimici, categoria specifica della direttiva Seveso, anche un’altra azienda è una «sorvegliata speciale». Si tratta della Mariani Petroli Srl di Cavacurta. Incidenti rilevanti, però, non se ne sono mai registrati negli ultimi tempi.
A fronte dei piani per controllare le aziende attive, ci vogliono invece milioni di euro per «ripulire» da sostanze chimiche pericolose i terreni su cui sorgono o sorgevano impianti che hanno cessato l’attività. Sono ventitré i siti destinati a bonifica che l’Arpa di Lodi ha censito. Soldi che nessun comune potrebbe avere in bilancio e che anche la Regione fatica a trovare. In città da bonificare c’è l’ex Sael di via Secondo Cremonesi. Ci sono poi gli ex distributori Esso e Agip, ma anche la Polenghi. Lavori di bonifica sono in corso per gli ex depositi di carburante alla centrale di Tavazzano. Siti Eni da ripulire si trovano a Cavenago e Pieve Fissiraga. A Tavazzano, bonifica necessaria anche all’ex Elettrochimica solfuri di via Lodi Vecchio. Ma inquinate e da ripulire ci sarebbero anche alcune rogge. Da Mulazzano a Quartiano, passando anche per la cascina Isolone di San Rocco al Porto. Tanti volti di diversi stabilimenti che hanno, negli anni, portato lavoro e ricchezza a diverse famiglie, ma che, col trasferimento o la chiusura degli impianti hanno lasciato pesanti eredità ambientali da gestire.
Di uno di questi ci racconta Pietro Troianello.
L’era post industriale a Codogno è coronata di spine: servono bonifiche a 360 gradi per diverse aree che hanno ospitato in particolar modo aziende chimico-farmaceutiche, ma si prevedono anche affari d’oro nel comparto immobiliare. Insomma un mix di dolori e gioie per la Giunta guidata dal sindaco Emanuele Dossena impegnata a controllare la perfetta riuscita degli interventi di riqualificazione ambientale, ma anche pronta ad aprire i forzieri del municipio per incamerare oneri di urbanizzazioni e altri fondi. In quest’ultimo periodo in città primeggiano le vicende della Hexion (ex Bachelite) e del suo stabilimento a ridosso della stazione, specializzato nella produzione di resine, in esercizio fino al 2005-2006. Poi di punto in bianco niente più lavoro per 32 dipendenti, ma anche l’obbligo di mettere mano alle bonifiche; operazione tutt’altro che agevole per le differenti valutazioni tra gli accertamenti eseguiti dai tecnici dell’Arpa (l’Agenzia regionale per l’ambiente) e la documentazione presentata dalla proprietà. Sotto la ex fabbrica di resine, i carotaggi dell’Arpa hanno individuato veleni pesanti mentre l’azienda ha messo sul tavolo documenti e relazioni più rassicuranti. C’è stato un primo confronto nel febbraio dell’anno scorso. Ora le analisi di rischio dovranno essere di nuovo sovrapposte nella conferenza di servizio fissata per il prossimo 23 luglio alle 10 con intervento della proprietà aziendale che ha sede a Solbiate Olona. Si tratta di un approfondimento essenziale, come si sussurra nei corridoi di palazzo, perché la forbice tra le valutazioni dell’Arpa di Lodi e quelle dei periti di parte aziendale è molto forte. L’Arpa ha rilevato nell’area ex Hexion picchi di concentrazione di alcuni elementi chimici e insiste per individuare con esattezza i livelli di rischio.
Ma anche quest’area sembra già avere una vocazione residenziale, così come accade per la ex Felisi, storica azienda codognese per la quale già sono state presentate proposte di riconversione anche con la allettante prospettiva di realizzare, oltre ad un mega complesso residenziali un teatro-auditorium ad uso collettivo. Le sollecitazioni a procedere con la massima cautela in termini di riconversione industriale sono state rilanciate di recente da una lettera «anonima» recapitata ai carabinieri e alle istituzioni. I mittenti che si sono qualificati come ex lavoratori della Felisi e della Gallay-Mauser (altra ex azienda chimica localizzata al confine tra Codogno e la frazione Retegno di Fombio) hanno denunciato la presenza di sostanze nocive nelle ex aree produttive. Le querelle ha creato parecchia fibrillazione, ha fatto scattare un sopralluogo degli esperti del Noe che a quanto risulta non averebbero riscontrato particolari emergenze. Nell’occhio del ciclone resta anche l’ex Fardeco, azienda farmaceutica, attestata al quartiere San Biagio.
Di altre soluzioni all’italiana per “pasticci ecologici” ci racconta un altro pezzo.
Nella Bassa Lodigiana ci sono due clamorosi esempi. La tangenziale di Fombio in esercizio dalla metà degli anni Settanta, è stata in parte realizzata sui fanghi industriali della ex Montedison (oggi Akzo Nobel): sotto i fanghi, e sopra il nastro d’asfalto.
A San Rocco al Porto in golena a ridosso del ponte stradale del Po (proprio quello che si è «inginocchiato» lo scorso 30 aprile) c’era una discarica di pattume al servizio di una decina di Comuni. L’impianto, oltre ai rischi ecologici, aveva un ulteriore «tallone d’Achille»: le ricorrenti esondazioni più volte hanno minacciato una vera e propria catastrofe ambientale. Dopo tante proposte e progetti sull’ex discarica, in località San Sisto, con il consenso dell’ex Consorzio del Lodigiano e della nuova Provincia è sorto un parco commerciale (10mila metri quadrati con 6 punti vendita), ma c’è chi ancora punta l’indice contro scelte troppo disinvolte.
L’ultimo articolo riferisce della ex discarica di Maleo, dove anche Brembio un tempo conferiva i rifiuti solidi urbani.
La «bomba ecologica» alla cascina Sessa di Maleo ha tenuto in scacco un’intera comunità di 3.500 abitanti per più di 20 anni, ma adesso tutto sta per finire come si augurano il sindaco Pietro Foroni e l’assessore Francesco Bergamaschi ai quali è toccata un’eredità pesantissima. All’inizio, quando un grappolo di comuni (compreso Codogno), scaricava il pattume domestico, in cascina Sessa c’era poco più di un «petardo». Le autorità sanitarie fissarono l’obbligo di procedere a bonifiche e coperture con strati di terra. Venne aperto anche un accanito contenzioso con l’Asm di Codogno poi costretta a sopportare i costi per i primi interventi di riqualificazione ambientale. La pattumiera iniziò comunque ad ingigantirsi: una collina di rifiuti in arrivo da un’utenza allargata a tutto il Lodigiano e successivamente anche a respiro interprovinciale. L’impianto, pur rimaneggiato con interventi di protezione del terreno sottostante, (strati di cellophan) venne chiuso, ma si presentò immediatamente il problema delle bonifiche per garantire la salvaguardia della salute pubblica e soprattutto la non contaminazione della falda.
Nella comunità di Maleo il dopo discarica ha lasciato molte amarezze e ha anche prosciugato il portafoglio pubblico (obbligo di raccogliere il percolato e di smaltirlo in centri di raccolta specializzati). La parola fine dovrebbe arrivare dalla esecuzione di un complesso e costosissimo progetto al quale la leadership di Foroni ha dato il proprio assenso. Le operazioni per mettere in sicurezza e bonificare oltre 500mila metri cubi di rifiuti vengono affidate alla ditta «Progesam Spa» di Milano. La spesa ammonta a 7 milioni e 125 mila euro. L’intervento viene eseguito con soluzioni d’avanguardia: immettere ossigeno nel terreno attraverso oltre 600 fori per inertizzare la montagna di pattume. Le tecniche di bonifica, pur sperimentate per la seconda volta in Italia, già consolidate da precedenti analoghi interventi in altri Paesi, non azzerano le obiezioni, mentre si presenta assai laborioso anche lo smaltimento del percolato. La conclusione è prevista per il 2010.

Libri in Tribunale per la Somma Prefabbricati di Somaglia

Gli 80 dipendenti a settembre si troveranno in mobilità.
Saldi estivi quasi sui livelli dello scorso anno.
Segnali di crisi si avvertono nonostante l’ottimismo.
Rassegna stampa.

È notizia di sabato: nessuna prospettiva per la Somma Prefabbricati obbligata per la mancanza di liquidità a portare i libri contabili in Tribunale. Gli 80 dipendenti, attualmente in cassa integrazione straordinaria, a settembre si troveranno in mobilità. Sentito per Il Giorno da Pietro Troianello, il segretario generale della Filca Cisl Cosimo Tortiello spiega: «Ci vorrebbe un nuovo acquirente, ma sarebbe un miracolo e al momento non esiste il benché minimo segnale di uno sbocco positivo». Venerdì l’incontro con i vertici aziendali ha confermato lo scenario più nero, una situazione insostenibile che coinvolge tutti: staff tecnico, impiegati, operai. Ha detto Tortiello: «Anche a Somaglia tocchiamo con mano che la crisi dell’edilizia è tutt’altro che finita, le vere difficoltà iniziano ora e non vedo prospettive per uscire dal tunnel. Nel Lodigiano la crisi è iniziata con la conclusione dei cantieri dell’alta velocità. Purtroppo a settembre dovremo confrontarci con una realtà più pesante. Non è mia abitudine creare allarmismi ma le cose stanno così. Ci sono piani di opere pubbliche sbandierati da anni e da diverse parti, ma restano sulla carta e fino a quando non si mettono i soldi sul tavolo restano solo sogni o servono a gettare fumo negli occhi». Alla Somma l’avvio delle procedure di dismissione comporterà, a fine estate, la designazione di un curatore da parte del Tribunale.

Come avevamo annunciato ieri sono partiti i saldi estivi. Almeno fino al pomeriggio, non certo con pienoni e grandi affari, come conferma Riccardo Majetta, leader dei commercianti di Lodi a Il Giorno: «Tutto sta andando abbastanza con calma, visto anche il clima torrido. Più o meno siamo sui livelli dell’anno scorso, forse leggermente sotto. Ma vediamo un po’, cosa succede nei prossimi giorni». Majetta racconta di essere stato l’unico, ieri sera, a tenere aperto il negozio di scarpe Bata: «Come mi ha insegnato mio nonno il cliente lo devi prendere quando c’è».Solo un po’ di movimento, invece, a Codogno. Il presidente dei Commercianti di Codogno Lorenzo Di Bello non si sbilancia: «Troppo presto per raccogliere indicazioni. Questa mattina (ieri per chi legge) c’era molta calma. Nel pomeriggio si è registrato un po’ di fermento. La crisi c’è, ma già al debutto dei saldi si è notato un certo interesse, che potrebbe portare acquisti, utili ai bilanci dei commercianti».

Quasi un miliardo per il Piano di sviluppo rurale

Sostegno al settore lattiero caseario, all’ammodernamento delle aziende e alle misure ambientali.
Polemica tra l’assessore e le associazioni di categoria sulla diabrotica.

Grazie a un nuovo riparto dei fondi a livello di Conferenza delle Regioni crescono le risorse a disposizione per il sostegno al settore lattiero-caseario, all'ammodernamento delle aziende e alle misure ambientali, compreso l'ampliamento della banda larga nelle aree rurali, all'interno del Psr (Piano di sviluppo rurale) 2007-2013. La Conferenza delle Regioni ha accolto la proposta del Ministero per le Politiche agricole e forestali e determinato così anche l'aumento delle risorse per il Psr della Lombardia.
Ai 900 milioni di euro già disponibili per il Psr della Lombardia il nuovo riparto aggiunge altri 75,2 milioni provenienti da fondi comunitari e in attesa delle decisioni tecniche per i finanziamenti nazionali e regionali. La Regione Lombardia ha ottenuto circa 20 milioni in più di quanto si aspettasse, per il buon lavoro svolto dall'assessore all'Agricoltura Luca Daniel Ferrazzi in sede di Conferenza delle Regioni.
Rispetto al maggior finanziamento l’assessore ha affermato: “Grazie al nuovo riparto potremo disporre di ulteriori risorse per sostenere la nostra agricoltura che, grazie a questi fondi aumenta le sue possibilità di sviluppo. I 20 milioni che si sono aggiunti rispetto al riparto inizialmente previsto sono un successo regionale e un vantaggio per tutta la nostra agricoltura. La disponibilità di quasi 1 miliardo di euro per lo sviluppo dell'agricoltura, per il settore lattiero-caseario, per le aziende e lo sviluppo rurale consente di guardare con fiducia al futuro della nostra agricoltura che, grazie a questi fondi, potrà rafforzare la sua condizione di protagonista, mantenendo, anzi rafforzando, le posizioni di leadership che già detiene a livello nazionale per numero di addetti e di aziende produttive”.

È invece polemica tra assessore Ferrazzi e le associazioni di categoria sull’allarme «diabrotica», l’insetto parassita del mais, che minaccia di infierire sui raccolti delle province agricole della Lombardia. L’assessore, che tornerà al tavolo di confronto con gli agricoltori martedì al Pirellone, contesta le stime sui danni presentate dalle associazioni agricole, fra cui la Confagricoltura Milano-Lodi. Sostiene infatti Ferazzi che: «Il monitoraggio sulla presenza della diabrotica nei campi di mais lombardi continua puntuale, costante e condiviso tra i nostri tecnici e le principali organizzazioni professionali: in questo momento è necessaria la collaborazione di tutti affinché non vengano diffusi dati non supportati da fonti certe, in modo che i nostri agricoltori siano in grado di comportarsi nel modo più efficace». L’assessore non discute sulla presenza della diabrotica in diverse importanti provincie agricole, tra cui Lodi, Milano e Pavia, ma avverte: «Dai rilievi attuali, la situazione generale non risulta corrispondente alle cifre allarmanti diffuse in questi giorni: non è questo il modo di affrontare seriamente il problema, creando tra l’altro confusione sulle corrette procedure da seguire in caso di presenza dell’insetto». L’assessore ha anche dichiarato di aver già informato e sollecitato il ministro Luca Zaia.
Preso di mira, il leader di Confagricoltura Milano-Lodi, Mario Vigo, come riporta Luigi Albertini su Il Giorno, preferisce non inasprire il confronto in previsione della riunione di martedì, e non parla. Conferma però che «il trenta per cento delle nostre coltivazioni di mais è andata in fumo a causa dell’attacco di diabrotica, che ha trovato spazio dopo il provvedimento che vieta il trattamento della semente alla semina». Confagricoltura insomma insiste: «si è perso un milione di tonnellate di mais sui quattro normalmente raccolti».

In crescita le associazioni femminili lombarde

Rinnovato l'Albo regionale delle associazioni femminili.

Il 25 giugno 2009, con decreto n. 6414, è stato rinnovato per l'anno 2009 l'Albo regionale delle associazioni, dei movimenti e delle organizzazioni femminili della Lombardia. Le associazioni iscritte all'Albo nel 2009 sono complessivamente 281, di cui 257 hanno rinnovato l'iscrizione dell'anno precedente presentando la relazione di attività, mentre 24 sono nuove.
La Regione Lombardia domani, lunedì 6 luglio, ne sarà data comunicazione ufficiale sul BURL, serie ordinaria, n. 27.
Il numero in costante crescita delle associazioni iscritte all'Albo regionale testimonia ancora una volta la passione delle cittadine lombarde per la partecipazione alla vita sociale della nostra regione. L'associazionismo femminile rappresenta, infatti, una realtà sempre più ampia e articolata che segna il vivace e complesso territorio lombardo. L'agire femminile, contraddistinto da capacità innovative e potenzialità creative trova nelle associazioni uno spazio di espressione e partecipazione alla vita sociale, politica, culturale ed economica.
Le associazioni iscritte all'Albo sono attive sui terreni più diversi, dalla formazione, al lavoro, dall'ambito socio-sanitario, al volontariato, dalla conciliazione dei tempi alla cultura, contribuendo con la loro presenza alla costituzione del ricco tessuto sociale della nostra regione. Alcune sono nate alla fine dell'ottocento o agli inizi del secolo scorso e hanno attraversato cambiamenti epocali della nostra storia; altre sono appena nate per dare risposte alle nuove esigenze della comunità. Obiettivo di Regione Lombardia è riconoscerle e valorizzarle poiché le loro attività e il loro impegno promuovono lo sviluppo dell'intera società e sono fonte di ricchezza per tutti.
Con sede nel Lodigiano nell'Albo regionale 2009 si trovano l’Associazione culturale Donne & Donne di Sant’Angelo Lodigiano e D E C - Donne Europee Consulting di Lodi.

La povertà in Lombardia

Sono 125mila le famiglie in stato di povertà sostenute da Regione e enti non profit.

La rete di solidarietà è in crescita in Lombardia. Sono 1.513 (+10% rispetto al 2006, per un totale di 147) gli enti non profit in Lombardia che si dedicano ai bisognosi. Negli ultimi 12 mesi hanno erogato 67.052 prestazioni per gli strati più bisognosi tra servizi di mensa, unità di strada, distribuzione farmaci e altri aiuti a favore di 315.000 persone (125.000 famiglie) in stato di povertà.
Le prime stime relative alla fine del 2008 e che, dunque, comprendono gli effetti della crisi economica, segnalano una crescita del numero di assistiti (25.000 nuovi utenti), ma anche che la povertà non è sempre un fenomeno permanente, se è vero che circa 16.000 persone sono state aiutate a uscire definitivamente dalla condizione di bisogno.
Lo afferma il Rapporto 2008 di Ores (Osservatorio regionale sull'esclusione sociale) presentato il 30 giugno scorso a Milano nel corso del convegno "Povertà in Lombardia: nuovi bisogni e nuove risposte", che per la prima volta ha integrato i dati resi disponibili da diversi istituti di ricerca con il censimento degli enti caritativi della regione e da una ricerca su 215 di essi. Per la prima volta l’Ores ha indagato la povertà “reale” e non la povertà “percepita”.
Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, che ha partecipato al convegno, ha sottolineato da un lato la ricchezza del Terzo Settore in Lombardia e l'efficacia delle politiche familiari e sociali della Regione (che appunto riconoscendo e valorizzando il Terzo Settore consentono che nessuna persona sia abbandonata a se stessa nel momento del bisogno), dicendo: “La politica sussidiaria non scade mai nell'assistenzialismo. È invece la risposta concreta che può sostenere e aiutare chi sostiene e aiuta i bisognosi. Regione Lombardia ha impostato questa rivoluzione che può essere tanto più efficace quanto più chi deve decidere è in grado di avere davanti il quadro aggiornato della situazione dei bisogni per intervenire in modo adeguato”.
Il direttore di Ores, Luca Pesenti, ha sottolineato come “con la nuova modalità di calcolo guardiamo alla povertà reale come a un fenomeno a più dimensioni, non riducibile al puro problema monetario. Abbiamo così iniziato a costruire uno strumento dinamico di osservazione della realtà sociale lombarda”, considerando per esempio anche la povertà alimentare.
Secondo il rapporto Ores la povertà in Lombardia riguarda il 3,2% della popolazione, contro una media nazionale del 4,2. L'assessore regionale alla Famiglia e alla Solidarietà sociale, Giulio Boscagli, ha sottolineato che “delle 125.000 famiglie in stato di povertà Regione Lombardia si sta facendo carico in molteplici modalità che vanno dal recente buono famiglia, al sostegno affitti, alle molteplici forme di dote per la scuola, la formazione, il lavoro, gli ammortizzatori sociali”. A questo riguardo il presidente Formigoni ha reso noto che a maggio la cassa integrazione ha fatto registrare un rallentamento rispetto ai mesi precedenti e anche le informazioni sulla fiducia dei lombardi sono più rassicuranti: “Questo è un dato importante, perché se torna la fiducia in Lombardia vuol dire che presto tornerà in tutto il Paese. Il dato di una piccola ripresa dei consumi nel primo quadrimestre di quest'anno, così come quello sulle persone cadute in povertà nel 2008 ci dicono che la Lombardia sta soffrendo sotto i colpi della crisi mondiale, ma che non c'è il crollo vaticinato da più parti. Siamo di fronte a forme di povertà provvisoria, che possono essere contrastate con interventi strutturali capaci di sostenere la persona e le famiglie”.
La leva strategica per Formigoni è proprio il Terzo Settore: “Come dimostra anche il Rapporto Ores il Terzo Settore lombardo si conferma un elemento imprescindibile del nostro sistema. Siamo sempre più sicuri del fatto che il problema della povertà non può essere affrontato in solitaria dalle istituzioni pubbliche e, anzi, che la partnership con il Terzo Settore stesso è un elemento fondamentale. La Lombardia è una delle poche Regioni ad avere una legge esplicitamente finalizzata a contrastare la povertà (in specifico quella alimentare). Seguendo lo schema sussidiario, abbiamo voluto integralmente affidare i finanziamenti al Terzo Settore, facendolo diventare l'attore principale per il contrasto alla povertà. Così facendo siamo sicuri di avere moltiplicato sforzi e risultati”.
Per la prima volta è stato stimato che in Lombardia le famiglie povere dal punto di vista alimentare sono 139.912 (oltre 360.000 persone) pari al 3,5% del totale (1 famiglia su 28). Gli assistiti in Lombardia dagli enti del privato sociale sono così distribuiti per provincia (in senso decrescente): Milano 202.817, Brescia 24.543, Bergamo 19.328, Varese 17.791, Cremona 12.600, Como 9.529, Pavia 9.486, Mantova 5.056, Lecco 4.891, Lodi 4.190, Sondrio 4.006. Le cause del bisogno sono, oltre alla scarsità di reddito, la perdita o mancanza di lavoro (24,2%), i motivi di salute (16,7%), le dipendenze (9,8%).Ai lavori del conveno hanno partecipato, tra gli altri, il presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, Stefano Galli, manager The Nielsen Company, il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo, il direttore di Fondazione Banco Alimentare Marco Lucchini, Giancarlo Rovati, ordianrio di Sociologia alla Cattolica di Milano, e Luigi Campiglio, pro-rettore e ordinario di Politica Economica dell'Università Cattolica di Milano.