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lunedì 19 ottobre 2009

La necessità di far cassa oggi

Cessione in proprietà di aree PEEP già concesse in diritto di superficie.



L’ultimo punto all’ordine del giorno del Consiglio comunale di giovedì 15 riguardava la cessione in proprietà delle aree P.E.E.P. già concesse il diritto di superficie. Il consiglio era chiamato a deliberare in merito ai criteri e al relativo schema di convenzione come previsto dalla legge 448/1998.
Già la legge 549/1995 aveva dato la facoltà ai Comuni di cedere in proprietà le aree comprese nei piani di zona per l’edilizia economica popolare, strumento istituito dalla legge 167/1962, che erano state in precedenza concesse in diritto di superficie, e di modificare le convenzioni stipulate per la cessione del diritto di proprietà sopprimendo i limiti di godimento decennali e ventennali previsti nelle stesse. La legge del 1998 permette la possibilità di trasformare in proprietà piena il precedente diritto di superficie a condizioni assai più favorevoli di quelle previste dalle normative precedenti; inoltre prevede la possibilità di procedere alla trasformazione per singole unità immobiliari, prescindendo dalla necessità prevista in precedenza di passare attraverso una deliberazione condominiale a maggioranza atta a rendere la trasformazione obbligatoria per tutti i condomini. Tale ultima facoltà, di procedere cioè per quota millesimale, rende possibile una proposta del Comune al singolo privato, che può liberamente accettarla o respingerla.
I criteri proposti dall’Ufficio tecnico è approvati dal Consiglio stabiliscono in 6 articoli le modalità della cessione in proprietà, dalla domanda di determinazione del prezzo, alla valutazione e calcolo del corrispettivo, alla richiesta vera e propria di trasformazione e alla formalizzazione della cessione, nonché della stipula dell’atto notarile, presso un notaio di fiducia del richiedente a totale cura e spese del richiedente stesso, e del pagamento del corrispettivo.
Beneficiari della delibera sono 19 immobili costruiti dalla Cooperativa Edilizia Acli Giuseppe Fanin S.r.l. negli anni 1980, 1984 e 1996, due blocchi di terreno di dimensioni differenti per un totale complessivo di 11.894 mq, il maggiore dei quali è posto nell’area di espansione sud del paese (Via Fanin, Via Carlo Alberto Dalla Chiesa), mentre l’altro a occidente prossimo al centro (Via Nenni).
La deliberazione così individua il valore venale dei terreni e degli elementi necessari per la determinazione del corrispettivo per la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà: valore venale 60,00 euro/mc, reddito dominicale unitario 0,10 euro/mq, coacervo decennale dei redditi domenicali rivalutati 1,00 euro.
Con questa delibera i proprietari che accettano la trasformazione diventano così pienamente proprietari del proprio immobile senza limitazioni, essendo comunque scaduto il termine di venti e dieci anni che poneva vincoli alla cessione e all’eventuale canone di locazione.
Ancora due parole sul Consiglio comunale. In apertura il sindaco aveva comunicato l’ulteriore rinvio della comunicazione sulla centrale a biogas alla prossima seduta del 29 ottobre. Aveva dato quindi il benvenuto al nuovo segretario comunale, dr. Marta Pagliarulo e aveva ringraziato il segretario uscente dr. Nantista, che ha preferito non essere presente, per il proficuo lavoro svolto negli ultimi dieci anni per il Comune di Brembio.
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Furto alla tabaccheria di Simona e Viola

I ladri penetrano nella notte nel negozio e razziano quanto possibile.



Per la quarta volta la rivendita di tabacchi situata nella piazza Matteotti di Brembio di Simona Rossi e Viola Bolzoni, è stata oggetto di furto. Penetrati all’interno del negozio verso le 03,30 di stanotte, dopo aver divelto parte della serranda ed eliminato le serrature che ne impedivano l’accesso, i malviventi, nel breve giro di pochi minuti hanno razziato quanto visibile e possibile di un certo valore e facilmente smerciabile; dalle sigarette alle schede telefoniche e perfino il contenitore dei centesimi che, nella fuga, ha lasciato tracce negli spiccioli caduti per terra. Prontamente intervenuti le forze dell’ordine e i proprietari avvisati per via telematica dall’antifurto, hanno solo potuto costatare l’avvenuto furto e il danno che, a detta dei proprietari è stimato su una cifra abbastanza rilevante; mentre i malviventi si stavano dileguando facendo perdere, per il momento, le loro tracce. Nel pomeriggio, giornata di chiusura del negozio, procederanno alla risistemazione dell’entrata e alla quantificazione del furto attraverso l’inventario.
Non è dato sapere in quante persone fossero a compiere il furto; si presumono oltre le tre da quanto si può stimare anche dalla videoregistrazione in funzione in quel momento. Ma questa sarà materia per gli investigatori. Il locale, dato i precedenti furti, era stato dotato di sistemi di sicurezza per contrastare gli attacchi criminosi, ma dal modo di agire dei malviventi, sembra che il furto sia stato progettato e studiato da qualche tempo. La tabaccheria, con annessa ricevitoria lotto e rivendita di giornali, per la sua posizione nella piazza, è un punto d’incontro e di riferimento per la borgata, dove la gentilezza e la cortesia dei proprietari sono molto apprezzate. A loro, questa mattina, non sono mancate attenzioni di sincero affetto dai loro abituali clienti e conoscenti.


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Sappiamo ancora educare?

Un atto sconsiderato compiuto sul sagrato della chiesa.



Sappiamo ancora educare? Questa domanda è affiorata nei commenti di tre persone che, nella prima mattina di domenica, hanno pulito i cocci di vetro presumibilmente alcune bottigliette di birra rotte da un gruppetto di ragazzi la sera prima sul sagrato della chiesa. Sarebbe troppo semplicistico colpevolizzare solo i ragazzi che hanno compiuto questo sconsiderato gesto, col rischio e pericolo di arrecare danno a chi transitava sul sagrato. Ultimo di una serie di tanti episodi verificatesi in paese, come panchine rovesciate, rotte, arbusti strappati, rifiuti tolti dagli appositi cestini e sparsi in giro, canali dei pluviali schiacciati se non divelti, cartelli stradali girati dalla parte opposta, ecc, ecc. Il tutto fatto per spavalderia o per affermare un ego di gruppo, incurante o inconsapevole dei disagi, se non dei danni arrecati alla comunità. È solo colpa di questi ragazzi o ci sono altre responsabilità? A partire dai genitori, magari, che si trovano a dover combattere coi numerosi modelli imposti dai media e che faticano, se non desistono, a proporre suggerimenti o schemi di valenza morale per crescere nella giusta direzione i figli; e magari con la solita scusante di comodo: che ci vuoi fare, sono ragazzi. Alla scuola, che sembra diventata un parcheggio per tenere assieme i ragazzi, con tanta nozionistica, ma non prevede l’educazione nel senso di maturazione e di crescita dei ragazzi; dove il soggetto si forma prima ancora della cultura, a contatto degli altri. Tanto da rendere esclusi coloro che non sanno rendere bene. E così, scuola e famiglia, non riescono più a educare se non vi è una trasmissione di valori e di relazioni che costituisce il patrimonio di crescita di una persona. Stando così le cose, è necessario ricreare quelle regole basilari, a partire dalla famiglia e da una scuola, che sappiano si proporre limiti, ma offrano anche un nuovo modo di relazione dove il ragazzo possa avere modelli reali su cui confrontarsi; e non solo quelli proposti dai canali mediatici. Un modello che lo renda più consapevole con se stesso, con gli altri, capace di buone relazioni, e non lasciato per strada, a cavarsela da solo, tra i cocci di una qualsiasi bottiglia.




Fino ai confini del mondo

Cattedrale gremita per la celebrazione di sabato sera davanti al vescovo Merisi. Le testimonianze anche di alcuni giovani. «In missione dove l’ingiustizia è regola». Alla veglia il racconto di padre Bonato, ora nelle terre della camorra.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 19 ottobre 2009.

Una chiamata per diffondere il Vangelo fino ai confini del mondo. Dai Paesi più poveri, con i religiosi della diocesi che operano in Africa e America Latina, per arrivare a zone di frontiera presenti anche da noi. Come testimoniato da padre Antonio Bonato, comboniano originario di Codogno, con il suo impegno per accogliere gli immigrati nella comunità di Castel Volturno, in provincia di Caserta.
E ancora, uno slancio missionario anche per parrocchie e vicariati del territorio, «per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo», anche attraverso la «partecipazione alla vita delle nostre comunità, per farne luoghi di accoglienza e di carità». È questo l’invito che il vescovo di Lodi ha rivolto a tutti i fedeli sabato sera. Un’esortazione che monsignor Giuseppe Merisi ha espresso durante la Veglia missionaria, una cerimonia che si è svolta in una Cattedrale gremita, dove è stato più volte richiamato il messaggio del Papa Benedetto XVI.
E il pensiero, alla vigilia della festa di San Luca, una giornata dedicata dalla Chiesa cattolica alle missioni, è andato anche al Sinodo dei vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano. Nel corso della preghiera, diverse sono state le testimonianze, portate da giovani e religiosi che hanno trascorso un periodo lontano per annunciare il Vangelo. Il primo a prendere la parola è stato il padre comboniano, Bonato, che ha passato diversi anni in Mozambico e ora è a Castel Volturno. «Sono stato 16 anni in Africa e lì l’ingiusta divisione dei beni nel mondo si tocca con mano. Poi ho deciso di continuare con questo impegno missionario in Italia - ha riferito - e l’ho fatto in un’area che è di frontiera e di confine, facendolo in modo che questa realtà possa diventare sopratutto luogo di Cristo». Poi ha raccontato del lavoro di assistenza, offerto in una terra dove la maggior parte della popolazione è africana, impera la Camorra, la violenza e il degrado. E qui - ha riferito - sono state portate avanti diverse iniziative di sostegno, tra cui momenti di formazione e accoglienza. «Spesso si perde il contatto con il mondo del lavoro, dei giovani. E invece dobbiamo avere più coraggio di rinunciare e metterci in gioco», ha sottolineato. Dopo sono intervenuti due giovani che hanno realizzato un’esperienza in una missione in Brasile, nel centro gestito dal sacerdote diocesano don Giulio Lippi. «È stata un’esperienza molto forte. Mi ha colpito sopratutto vedere quelle persone che lottavano per affrontare i molti problemi, con grande voglia di fare», ha raccontato il primo. Mentre un altro ragazzo, David Bosoni, ha richiamato il senso forte di comunità che si respira in quella missione dell’America Latina: «Ci si sente come in una grande famiglia e tutti si sentono parte di questa comunità», ha sottolineato, dopo aver anche parlato della fiducia e speranza che trasmettono quelle persone. Infine, nel corso della Veglia intitolata al «Vangelo senza confini», e al termine della presentazione di alcuni segni simbolici della fede e dell’impegno, è stata accolta dal rientro da una missione in Cambogia, Valeria Spelta cui è stato consegnato il piano pastorale della diocesi.
E il vescovo di Lodi monsignor Giuseppe Merisi ha concluso le celebrazioni evidenziando che è importante annunciare la Parola, «un servizio a tutta l’umanità».


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Per un soggetto plurale e di sinistra

Lodi - Lista unitaria alle elezioni, un appello per la sinistra.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 19 ottobre 2009.

Una lista unitaria e di “sinistra” per le prossime elezioni comunali. È l’appello lanciato da rappresentanti di associazioni ed esponenti della società civile. Un progetto non per «l’ennesima lista civica o cartello elettorale». Ma un programma condiviso «per allargare, quanto più possibile, il novero dei sostenitori del candidato sindaco di centro sinistra» a palazzo Broletto. «L’obiettivo è quello di fare da lievito all’aggregazione tra forze che si riconoscono in una determinata linea, non disperdere quindi le tante potenzialità e dare vita ad un soggetto plurale e di sinistra», riferisce uno dei promotori e firmatari del documento, Lele Maffi del Laboratorio per la città. Per sostenere questo percorso, sono già stati organizzati alcuni incontri con le forze politiche interessate. Una serie di riunioni cui sono state invitati il partito socialista, Sinistra democratica, i Verdi, Comunisti Italiani e Rifondazione. La base di discussione è stato un documento sottoscritto da diversi referenti di gruppi di volontariato, tra cui Simona Bernasconi, Michela Sfondrini, Nino Bonaldi. Poi Laura Coci, Isabella Ottobelli. E ancora, tra gli altri, Lele Maffi e Stefano Caserini. «È particolarmente importante che l’intero schieramento che in questi anni ha fatto riferimento al centro-sinistra come “spazio” politico arrivi unito all’appuntamento e lo faccia sulla base di un minimo comune denominatore, utile ad includere più che ad escludere, capace di allargare, quanto più possibile, il novero dei sostenitori del candidato sindaco di centro-sinistra e, nello stesso tempo, sufficiente a definire un progetto radicalmente diverso, nelle modalità e nei contenuti, da quello del centrodestra», si legge in un testo sottoscritto da una ventina di persone. Gli elementi programmatici sono stati fissati nella «salvaguardia di un tessuto produttivo travolto dalla crisi economica, a difesa dei servizi pubblici, contro la cementificazione del territorio» e ancora «a difesa della laicità e dei diritti civili». Per discutere di questi temi e iniziare un confronto, è stato fissato per mercoledì 28 ottobre (alle ore 21) presso la Camera del Lavoro di Lodi di via Lodivecchio un primo momento pubblico. «Siamo favorevoli ad una lista unitaria - fa sapere Enrico Bosani, segretario cittadino di Rifondazione - già ci siamo mossi in questa direzione con una federazione con i Comunisti italiani». Più cautela dai Verdi: «Vedremo sulla lista unitaria, stiamo valutando. Di certo, è necessario evitare di ripetere esperienze passate di poco successo, vedi Sinistra Arcobaleno. E poi è opportuno che i rappresentanti della società civile s’impegnino in prima persona», dice Luigi Visigalli dei Verdi.
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50 milioni di euro di affari bruciati in un anno

Secondo l’agenzia del territorio poco più di 500 le transazioni portate a termine, nessuno ha fatto peggio in Lombardia. Mercato immobiliare mai così in crisi. Cala il fatturato, l’anno scorso bruciati 50 milioni di euro di affari.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 19 ottobre 2009.

Il mercato immobiliare della città del Barbarossa cola a picco. Nel giro di un anno gli affari, che già avevano fatto registrare pesanti rallentamenti, hanno subito un brusco calo del 39,1 per cento. Almeno 50 milioni di euro di affari “bruciati” in un anno. Le transazioni portate a termine nel corso del 2008 sono state solo 545, contro le 895 del 2007. Inevitabilmente, le conseguenze si sono riversate sul fatturato, che ha toccato quota -39,4 per cento, per un totale di 80 milioni di euro: la cifra più bassa di tutta la Lombardia. Del resto, ci sono solo due capoluoghi che sono riusciti a salvarsi dalla catastrofe, Pavia (+21 per cento) e Lecco (+10 per cento) hanno visto crescere il volume di affari, lo stesso è accaduto in qualche comune dell’hinterland milanese, dove però ha avuto un certo peso il leggero incremento delle quotazioni.È questa l’impietosa fotografia scattata dall’Agenzia del territorio, che nei giorni scorsi ha pubblicato i dati relativi a transazioni, mutui e fatturato del settore immobiliare per il secondo semestre 2009. In realtà, la crisi coinvolge tutto il territorio lodigiano, dove le compravendite sono scese del 27 per cento rispetto allo scorso anno, ancora una volta la performance peggiore della Lombardia, anche se ogni provincia della regione ha dovuto fare i conti con il segno meno davanti al volume delle transazioni.
A Lodi, inoltre, chi cerca casa ha cambiato gusti e abitudini. Le famiglie sono costrette a fare i conti con la crisi, così preferiscono abitazioni più piccole: la superficie media di un immobile si ferma a 90,8 metri quadrati, con una differenza di -38 per cento rispetto al passato. Complessivamente, gli agenti immobiliari sono riusciti a “piazzare” 49.515 metri quadrati in tutta la città.In particolare, su 545 case vendute, la parte del leone è stata giocata dalle abitazioni medie (183) e da quelle piccole (171), a cui si aggiungono 60 monolocali, 90 locali medio-piccoli, 34 grandi appartamenti e 7 non classificati. In città un’abitazione costa in media 148.195 euro, circa 20mila euro in più rispetto al resto della provincia. In ogni caso, i prezzi del 2008 sono calati rispetto al 2007, con una differenza media per abitazione pari a 834 euro.
Persino il mercato di posti auto e magazzini piange: ancora una volta, all’interno del panorama lombardo, Lodi si distingue con una flessione del 22,9 per cento delle compravendite, seguita a ruota da Mantova (-21 per cento) e da Cremona (-20 per cento). Nel 2008 sono stati venduti 3.385 box e depositi, un numero che in tutta la Lombardia sale a 141.027: ben 59.099 si trovano a Milano.Si spera che il crollo verticale del 2008 rappresenti la fine della crisi. A questo proposito, le prime sensazioni di alcuni esperti che lavorano in città sembrano improntate a un cauto ottimismo: in vista ci sarebbe qualche segnale di risveglio, anche se la mole di appartamenti invenduti resta una pesante ipoteca sul futuro.
L’Agenzia del territorio, con la collaborazione dell’Osservatorio del mercato immobiliare, sottolinea che nel secondo trimestre del 2009 in Italia le transazioni sono state 361.844, con una variazione del -12,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. A farne le spese sono soprattutto il settore produttivo e quello residenziale, sebbene anche il ramo legato a terziario e commercio navighi in cattive acque.
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Tutto esaurito alla protesta per il teatro

Casale - Adesione di massa all’iniziativa di protesta voluta dall’opposizione. «Teatro, basta con le promesse: Ci aspettiamo presto l’apertura».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 19 ottobre 2009.

Casale - Sono stati in 61 ad aderire alla protesta del pullman, andata in scena sabato sera per sottolineare la mancata apertura del teatro comunale e le difficoltà dell’amministrazione nel trovare un gestore per la stagione 2009-2010.
L’iniziativa, organizzata dall’opposizione di Casale democratica, ha contato su un passaparola spontaneo che ha fatto registrare il tutto esaurito: da Casale, in 61 si sono mossi alla volta di un cinema multisala di Piacenza con partenza in autobus proprio di fronte al teatro comunale, alle 21. Qui il gruppo ha fatto una foto ricordo che servirà poi a stimolare e incalzare l’amministrazione sul fronte dell’immediata riapertura del teatro. Poi si è partiti alla volta di Piacenza, con autobus e persino due auto al seguito visto il pienone. “Baaria” di Tornatore e “Bastardi senza gloria” di Tarantino sono i film che hanno richiamato il maggior numero di casalini, mentre pochi hanno preferito optare per “Fame” e “Up” il cartoon del simpatico vecchietto in mongolfiera.
«Ma l’iniziativa è una provocazione bonaria, perché tutti vogliamo bene al teatro di Casale e speriamo che quanto prima arrivino buone notizie sul fronte della riapertura - dice Roberto Ferrari, ex assessore alla cultura e uno dei promotori della manifestazione -. Finora abbiamo assistito a continui annunci a cui non sono seguite azioni concrete, compreso l’ultimo che voleva una firma per la gestione entro la settimana passata. Adesso ci aspettiamo qualche passo decisivo».
La gara pubblica di agosto era andata deserta e da allora l’amministrazione è impegnata in una trattativa diretta con alcuni operatori, in particolare i gestori del cinema Anteo di Milano e del Politeama di Piacenza. Nonostante si sia a un passo dalla firma, tuttavia, non si è ancora riusciti a chiudere l’accordo. E sull’accordo il gruppo promette di vigilare, a difesa proprio degli interessi del teatro comunale.
«Vigileremo sia sui tempi di riapertura, sia sulla trasparenza dell’accordo per la gestione, visto che un’asta pubblica è andata deserta e si è passati in trattativa diretta, sia sulla qualità dell’offerta complessiva per la stagione, teatro di prosa, lirica, musica e cinema», conclude Ferrari.
Gli organizzatori non hanno escluso quindi la possibilità di ripetere l’iniziativa di protesta, qualora i tempi per l’apertura del teatro si facessero ancora lunghi. Prossima meta, però, sarà uno spettacolo teatrale.
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D'amore e d'accordo

Senna - Foroni: «Anche se il privato farà ricorso, abbiamo già le idee chiare sulle prossime mosse». Discarica, una “vittoria” bipartisan. Primi festeggiamenti dopo il no al maxi impianto della Cre.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Laura Gozzini, 19 ottobre 2009.

Senna - Capita di rado che a salire sul carro dei vincitori sia soltanto chi alla battaglia ha preso parte davvero, senza salti acrobatici dell’ultima ora, politici di parte avversa, semplici cittadini. L’happy ending della battaglia antidiscarica a Bellaguarda celebrato venerdì sera a Senna ha avuto anche questo di straordinarietà: rappresentanti dei comuni, della provincia e della regione, di centrodestra e centrosinistra, per una volta a scudi abbassati nel riconoscere il reciproco ruolo di contrasto al progetto Cre a la sua messa in un angolo. L’altra è proprio l’esito: lo schiaffo dell’intero territorio all’«arroganza di poteri forti venuti ad imporre la propria legge in casa d’altri». «Nel primo incontro qui in comune a Senna fra l’ingegnere Rodolfo Verpelli e il socio della “Inerti Senna” Matteo Brusola, proponenti la discarica, e l’allora sindaco Zanoni partecipai anch’io - ricorda il primo cittadino sennese Francesco Premoli -, e mi resi subito conto di cosa stavano ventilando. Il mio intervento fu subito brutale: avete sbagliato percorso dissi, siete stati sulla cima, arrivati a metà e adesso venite alla base, una casa non si costruisce partendo dal tetto, la potestà è dell’amministrazione». Da lì l’immediata sinergia con il comune di Somaglia e via via con gli altri del Lodigiano fino alla provincia del presidente di allora Osvaldo Felissari con l’assessore Antonio Bagnaschi, la discesa in campo del comitato antidiscarica e la scelta di appoggiarsi a tecnici. «In tanti ci dicevano che se volevano farla alla fine ci sarebbero riusciti - racconta Zanoni - non è andata così e finalmente oggi Senna può guardare al suo futuro». Ricorsi al Tar permettendo. «Adesso il privato può ricorrere alla giustizia e saranno i giudici a valutare - ha pronosticato il presidente Pietro Foroni -, ma la nostra vittoria è giuridicamente fondata e in ogni caso abbiamo già le idee chiare sul da farsi nel caso di decisione che rivoluzioni questo risultato». Quindi l’annuncio dello stanziamento da parte della provincia dei fondi necessari al rifacimento dell’attracco a Corte Sant’Andrea e alla sistemazione dell’ostello dei pellegrini lungo la via Francigena. Del resto la vicinanza al fiume Po ha giocato una parte importante nella partita contro Cre, come sottolineato dal presidente del comitato antidiscarica Luigi Faccia: «Abbiamo caricato il discorso del Po facendo arrivare la questione sui banchi del governo e anche oltreconfine, le manifestazioni erano la punta dell’iceberg ma ciò che rivendichiamo è tutto il lavoro sotterraneo». All’incontro fra la Lega e l’ex sindaco Zanoni ha invece richiamato l’onorevole Andrea Gibelli: «Mancava l’elemento su cui fondare l’opposizione e suggerii quello del vincolo ambientale, Zanoni decise di fidarsi e da lì partirono Senna e Somaglia». Nella tribolazione degli ultimi due anni decisivi sono stati poi «l’intervento in commissione regionale ambiente della vecchia amministrazione provinciale e l’assunzione politica della nuova», come ricordato dal consigliere Sante Zuffada, il ruolo della cittadinanza secondo l’assessore Elena Maiocchi e del comitato antidiscarica per il vicesindaco di Senna Luigi Serioli. Manca adesso ancora un tassello per dormire sonni tranquilli e lo ha ricordato il consigliere Giancarlo Concordati: «Va rivista la normativa che al momento non consente al territorio la gestione autonoma dei rifiuti».
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