Ai Comuni dote da 3,1 miliardi.
In arrivo nuove compensazioni oltre allo sbocco del 2,7% dei residui passivi.
Rassegna stampa.
Grandi manovre sulla finanza locale, destinate a portare ai Comuni una cifra intorno ai 3,1 miliardi di euro.
La cifra risolve più di un’incognita in un anno difficile per i bilanci locali, ma è solo una piccola parte sia di quanto spetta ai Comuni sia, soprattutto, in relazione alle richieste di autonomie locali e imprese.
Il primo effetto delle spinte a sbloccare i pagamenti è arrivato con un emendamento al Dl 78/2009, che dovrà essere convertito prima della pausa estiva dal Parlamento.
L’introduzione del nuovo articolo 9-bis consente agli enti locali soggetti al patto di stabilità di escludere dall’obiettivo dell’anno 2009 i pagamenti in conto capitale effettuati entro la fine dell’anno per un importo non superiore al 2,7% dell’ammontare dei residui passivi del titolo II della spesa risultanti dal rendiconto 2007. La deroga è, però, ammessa ai soli enti che abbiano rispettato il patto di stabilità per il 2008. La percentuale indicata nell’emendamento del relatore equivale a svincolare dalle rigide regole del patto di stabilità al massimo 1,5 miliardi di euro. Poco se confrontato con gli oltre 30 miliardi giacenti nei bilanci degli enti locali e pronti per essere spesi, ma non indifferente rispetto ai 1.350 milioni costituenti la manovra prevista dal Dl 112/2008.
Altre novità, ancorché di carattere non finanziario, sono riferite alla certificazione del rispetto del patto per l’anno 2008.
La scadenza, già prorogata a fine giugno dal Dl 5/2009, viene ulteriormente spostata al 30 settembre. Inoltre, la sanzione prevista per la mancata trasmissione di tale certificazione (divieto di assunzione) permane solo fino a quando l’irregolarità non viene sanata.
Le altre novità di carattere economico sono slegate dalla conversione del decreto sulla manovra estiva. Nelle riunioni informali tenutesi tra rappresentanti di Anci e governo il ministero dell’economia si è impegnato a recuperare, con l’assestamento del bilancio dello Stato, i fondi per rimpinguare i trasferimenti 2008 e 2009 tagliati per effetto del decreto Bersani-Visco. Con il Dl 262/2006, infatti, il Governo aveva stimato in 768 milioni e 818 milioni, rispettivamente per gli anni 2008 e 2009, il maggior gettito Ici derivante dai fabbricati ex rurali, dall’adeguamento dei moltiplicatori per gli immobili di categoria B e per l’accertamento delle destinazioni commerciali-industriali degli immobili iscritti nella categoria E. Secondo le certificazioni prodotte dagli enti, però, il maggior gettito si è attestato a poco più di 70 milioni di euro, creando per il biennio 2008/2009 un buco di oltre 1,5 miliardi (per il 2008, il Dl 154/2008, ha consentito l’accertamento convenzionale).
Sempre a valere sul fondo ordinario, poi, sembra siano state recuperate anche le risorse tagliate nel 2008 e relative alla riduzione dei costi della politica derivanti dall’articolo 2, commi da 23 a 31, della legge 244/2007. A fronte di un taglio operato sul fondo ordinario pari a 313 milioni di euro che, secondo le stime governative, dovevano rappresentare il risparmio sui costi della politica prodotti dalle norme della Finanziaria 2008, entro l’anno il ministero dell’Interno dovrebbe provvedere a ristorare Comuni e Province di 100 milioni di euro, inizialmente destinati per i comuni di minore dimensione.
Del tutto aperta, e senza segnali di soluzione, resta invece la partita connessa all’integrale copertura dell’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Le prime stime relative alle certificazioni dei comuni sul mancato gettito 2008, rivelano una minore entrata superiore ai 3,3 miliardi di euro.