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sabato 15 agosto 2009

La storia che si ripete

Riprendiamo dal quotidiano Liberazione di oggi questo articolo che ci offre una occasione di riflessione sul problema immigrazione.
Una rilettura, mentre nei Centri di espulsione esplode la protesta.
"Clandestini" africani?
No, italiani negli Usa del 1912.
Rassegna stampa.

Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
Da una relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Usa, ottobre 1912

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.
da una relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Usa, ottobre 1912

Violenti, eccitabili, accoltellatori
Si suppone che l'Italiano sia un grande criminale. È un grande criminale. L'Italia è prima in Europa con i suoi crimini violenti. (…) Il criminale italiano è una persona tesa, eccitabile, è di temperamento agitato quando è sobrio e ubriaco furioso dopo un paio di bicchieri. Quando è ubriaco arriva lo stiletto. (…) Di regola, i criminali italiani non sono ladri o rapinatori - sono accoltellatori e assassini.
dal "New York Times", 14 maggio 1909

La differenza nell'odore
Non sono, ecco, non sono come noi. La differenza sta nell'odore diverso, nell'aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Dopotutto non si possono rimproverare. Oh, no. Non si può. Non hanno mai avuto quello che abbiamo avuto noi. Il guaio è…. che non ne riesci a trovare uno che sia onesto.
Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti d'America, 1973

Aglio, scimmie, sporcizia
Nella stessa stanza trovai scimmie, bambini, uomini e donne, con organetti e stampi di gesso, tutti ammucchiati insieme (…); un caos di suoni e una combinazione di odori derivanti da aglio, scimmie e dalle persone più sporche. Erano, senza eccezione, la popolazione più sozza che avessi mai incontrato.
descrizione del quartiere italiano da Charles Loring Brace, "The Dangerous Classes of New York", 1872

Cartelli criminali, tutti italiani
Oggi il cuore del crimine organizzato negli Stati Uniti consta di 24 gruppi che operano come cartelli criminali nelle grandi città di tutto il paese. I loro membri sono esclusivamente di origine italiana, sono in costante comunicazione tra loro, e il loro insinuante funzionamento è assicurato dalla presenza di un corpo nazionale di capi.
Dalla Relazione della President's Commission on Law Enforcement and Administration of Justice, Usa, 1967

Distruttori del mercato del lavoro americano
Una grande percentuale degli immigrati stranieri che si sono riversati in questo paese negli ultimi anni sono cattolici, e una grande percentuale di loro vengono dagli strati più bassi dell'Italia. La politica del Klan (Ku Klux Klan ndr ) è di fermare il flusso degli indesiderabili così da evitare la distruzione del mercato del lavoro americano.
da "Principles and Purposes of the K.K.K."

Attentano a moralità e civiltà
Noi protestiamo contro l'ingresso nel nostro Paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità e civiltà americana.
Reports of the Immigration Commission, Usa, 1911

Nullafacenza e vile devozione
La popolazione italiana che brulica da queste parti, macchia due volte il pavé del sobborgo rivoluzionario. Essa rappresenta la nullafacenza; rappresenta anche la
vile devozione e mollezza nel pieno della sfacciataggine parigina e della blasfemia popolare.
da "La religion des Italiens vue par l'écrivain Jules Vallès. Cronique publiée dan la France" 1882

Terrore transalpino risse e coltellate
Il quartiere di Spalen a Bale è diventato negli ultimi anni una vera colonia di operai transalpini. La sera soprattutto queste strade hanno un vero profumo di terrore transalpino. Gli abitanti si intasano, cucinano e mangiano pressoché in comune in una saletta rivoltante. Ma quello che è più grave è che alcuni gruppi di italiani si assembrano in certi posti dove intralciano la circolazione e occasionalmente danno vita a risse che spesso finiscono a coltellate.
da "La Suisse", Ginevra, 17 agosto 1898



Balie italiane in Usa. Dal programma "Emigranti" per la serie televisiva "La grande storia".

Disposizioni del tutto discutibili

Da Il Cittadino di oggi riprendiamo l'editoriale di don Carlo Ferrari sul tema dell'immigrazione e della legge "sicurezza".
Editoriale. Immigrati, integrazione e sicurezza.
Rassegna stampa.

La legge sulla sicurezza è entrata in vigore. Molte norme sono certamente positive ed erano attese da tempo. Ci sono però alcune disposizioni, anch’esse forse attese ma del tutto discutibili. Mi riferisco in particolare a quelle del settore migrazioni. Anzitutto all’aver qualificato la migrazione dei clandestini come un “reato”, punibile con ingenti “ammende” e con la conseguente possibilità della carcerazione. Viene subito da chiedersi: chi ha compilato la legge ha pensato al numero degli stranieri clandestini che sono in Italia? C’è chi afferma che sono un milione, altri parlano di non meno di 500 mila... Dovranno andarsene tuffi? Dove? Ai Paesi di origine? In Africa? Nell’EstEuropa? Entro quanto tempo? Con che mezzi? E se vengono arrestati con quali tempi e da chi saranno giudicati? In quali carceri stracolme saranno messi? Altri interrogativi. Che fine faranno certe imprese, specialmente quelle di modeste dimensioni, che fanno lavori rifiutati dagli italiani? E per i lavori stagionali per i quali la nostra manodopera non è sufficiente?
Continua a far parlare il problema colf e badanti che, tra i clandestini, sono in grandissimo numero. La circolare 10 emanata congiuntamente dal ministero del Welfare e dell’Interno consente la regolarizzazione senza limite di numero. Purché prima si paghi per ogni soggetto 500 euro (comunque irrimborsabili) e si presenti la domanda per via telematica dall’1 al 30 settembre prossimo. Gli anziani soli che hanno bisogno della badante a chi si rivolgeranno per questi procedimenti? E se non hanno un reddito minimo di 20 mila euro all’anno, ma solo la piccola casa con i risparmi di una dura vita di lavoro?
Ancora. Chi regolare ha portato in Italia il coniuge o i figli senza riuscire a superare i tempi (infiniti) per ottenere la documentazione necessaria al ricongiungimento familiare che dovrà fare... per la scuola.... per le cure ospedaliere.., se non rimanda a casa i suoi? A Torino un emigrato è riuscito a far arrestare i suoi rapinatori. È stato a sua volta denunciato perché clandestino. Procedimento — a dir poco — assurdo, perverso, immorale.
È evidente che il fenomeno immigratorio richiede attenzione, interventi di intelligenza giuridico amministrativa e sapienza politica. È un fenomeno gigantesco, complesso, a dimensione umana, e con risvolti di sfruttamento e criminalità non da poco. L’integrazione socioculturale, il rispetto delle leggi sono necessità primarie, contraddette purtroppo da atteggiamenti inaccettabili. Nei confronti dei migranti infatti è entrata una mentalità di rifiuto sempre più diffusa, anche tra coloro che appaiono capaci di riflessioni attente. Sono considerati soprattutto un pericolo. Quando accade un incidente, una trasgressione o un fatto comunque negativo, se proviene da un extracomunitario è pressoché immediato un senso di ribellione. Siamo davanti a una situazione di gravissimo pericolo, che potrebbe portare a duri conflitti.
Gli immigrati — tra noi saranno sempre più numerosi perché ne abbiamo bisogno e la denatalità crea dei vuoti paurosi. Essi poi sono sempre più bisognosi di trovare un lavoro, che manca nei Paesi di origine, e dove la vita conduce spesso alle soglie di una povertà insostenibile. Se le loro condizioni fossero almeno passabili andrebbero a sfidare i pericoli degli itinerari che oggi con i respingimenti incontrano sempre più frequentemente? Perché non vengono richiamati i numeri dei morti delle traversate del Mediterraneo? di chi cerca un posto tra gli animali sui tir? di chi si confonde con i materiali più nocivi nelle stive delle navi?
Chissà se almeno i cristiani nutriranno un po’ di pietà! Tanto più che Gesù Cristo — come racconta l’evangelo di Matteo 25, 3146 — ha detto beato e degno di vita eterna chi ha ospitato Lui nel “forestiero”, e ha maledetto e condannato al fuoco eterno chi non lo ha accolto.

Forse qualche piccola miglioria

Proprio ieri avevamo detto del peso del Lodigiano in una eventuale trattativa con E.On.
Sulle bollette salate i sindaci ora incalzano la società E.On.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Andrea Bagatta.

I sindaci incontrano i responsabili di E.On per affrontare i problemi delle alte bollette, ma il summit si risolve con troppi chiaroscuri e i primi cittadini rimangono sostanzialmente insoddisfatti.
Il problema era emerso nelle scorse settimane con grande evidenza: E.On emette troppe poche fatture nell’anno, due o tre, e così le bollette di conguaglio risultano molto alte. In un periodo di crisi come questo, molte famiglie si sono lamentate per aver ricevuto in un’unica soluzione di pagamento bollette del gas da 700 o 800 euro, ma pare ci siano stati casi anche superiori ai mille euro. Rimane sempre la possibilità di rateizzare il pagamento, ma è una soluzione alla quale si deve accedere volontariamente, compilando appositi moduli e inviandoli via fax a E.On, contemporaneamente chiedendo alla propria banca l’interruzione dell’eventuale domiciliazione.
Un iter troppo complesso, soprattutto per gli anziani. Così i sindaci di Borghetto, Brembio e Secugnago, con l’appoggio delle amministrazioni comunali di Caselle Lurani e Livraga, ugualmente interessate dal problema, hanno incontrato nei giorni scorsi i responsabili di E.On per verificare se fossero percorribili altre soluzioni. «Ci sono state delle aperture da parte della società, ma a nostro avviso siamo ancora lontani dall’andare incontro davvero alle esigenze dei clienti, che sono poi i nostri cittadini - dicono Franco Rossi, Giuseppe Sozzi e Mauro Salvalaglio, rispettivamente primi cittadini di Borghetto, Brembio e Secugnago -. Vedremo se saranno mantenute le promesse fatte, ma ci riserviamo comunque la possibilità di fare delle valutazioni con qualche associazione di tutela dei consumatori».
E.On avrebbe ammesso un ritardo nella fatturazione a causa di problemi interni con le dotazioni software: questo avrebbe causato un innalzamento delle bollette, che non dovrebbe ripetersi. Inoltre, c’è un impegno, non formalizzato sulla carta, però, di portare a quattro all’anno le letture dei contatori e le conseguenti bollette, forse a cinque. Nessuna concessione sulla rateizzazione d’ufficio, perché si lederebbero i diritti di chi la rateizzazione non vuole. Per questo negli uffici dei rispettivi comuni saranno però disponibili moduli semplificati, e saranno le amministrazioni a seguire la pratica per i clienti, con bollette superiori ai 300 euro, che ne faranno richiesta. Sulla difficoltà di lettura della bolletta, infine, l’anno prossimo del problema si occuperà l’Unione europea, e quindi tutti i gestori dovranno uniformarsi al modello continentale.
«Non sono soddisfatto, anche perché a differenza di Borghetto o Brembio, a Secugnago E.On opera in regime di monopolio - commenta Mauro Salvalaglio, sindaco di Secugnago -. Adesso cercheremo di attrarre in paese qualche nuovo operatore, magari con una gara per la fornitura di gas agli uffici pubblici, in modo da aprire il paese alla concorrenza».

Il via alla mattanza venatoria il 20 settembre

Matteo Brunello ci racconta oggi su Il Cittadino che ogni cacciatore durante la stagione venatoria potrà catturare un massimo di 6 lepri e 24 fagiani.
Doppiette in pista dal 20 settembre.
Intanto fra una settimana parte l’allenamento dei cani.
Rassegna stampa.

Doppiette al via dal prossimo 20 settembre. In quella data si aprirà infatti la stagione venatoria per tutti gli appassionati. Il calendario della caccia, con le relative integrazioni provinciali, è stato reso noto infatti nei giorni scorsi da palazzo San Cristoforo.
Per prendere parte a questa attività è necessario prima munirsi di apposito tesserino, che si può ritirare fino a qualche giorno prima dall’inizio del periodo, anche presso la sede della Provincia di Lodi. L’importante è possedere i requisiti necessari, tra cui la licenza di porto di fucile ad uso di caccia, oltre alle ricevute di versamenti della tassa regionale e governativa in corso di validità. Nello specifico, sono state poi decise norme e date che disciplineranno l’esercizio venatorio tra il 2009 e il 2010. Ad esempio nel territorio degli ambiti territoriali di caccia della provincia l’utilizzo del cane da seguita è consentito sino al 7 dicembre, mentre dal 1 gennaio al 31 gennaio 2010, in tutti gli ambiti, l’utilizzo del cane da ferma, da cerca e da riporto è consentito unicamente nel raggio di cento metri dalla battigia dell’acqua di Po, Adda, Lambro, Muzza e suo colatore, Tosi, Mortizza, Regina, Codogna, Sillaro, Cavo Marocco, colatore Lisone, rio Tormo, roggia Bertonica, Brembiolo, nonché nelle stoppie di riso.
Poi la caccia da appostamento fisso alla sola fauna migratoria è consentita dal 20 settembre 2009 al 31 gennaio dell’anno successivo. E dal 9 dicembre 2009 alla fine del 2010, l’utilizzo del cane da seguita è consentito per la sola caccia alla volpe; questo genere di attività verrà svolta tramite squadre autorizzate dalla provincia. Inoltre non c’è nessuna novità per il carniere stagionale di fauna stanziale, che consente a ciascun cacciatore di catturare un massimo di sei lepri e 24 fagiani nell’arco dell’intera stagione venatoria.
Vengono riconfermate anche le limitazioni all’interno del territorio delle Zone di protezione speciale. E nel periodo dal 1 ottobre al 30 novembre 2009 sarà consentita l’integrazione di 2 giorni settimanali esclusivamente per la caccia da appostamento fisso con l’uso di richiami vivi. Infine l’addestramento e l’allenamento dei cani sono consentiti dal 22 agosto 2009 al 16 settembre 2009, per cinque giorni settimanali (ad esclusione del martedì e del venerdì), dall’alba al tramonto; ogni cacciatore potrà addestrare solo ed esclusivamente all’interno degli ambiti di appartenenza, con un limite massimo complessivo di 6 cani per cacciatore o gruppo di cacciatori.

A proposito di solidarietà

Riprendiamo da Liberazione di ieri questo articolo di Ettore Colombo.
Nemmeno Franceschini o Bersani si sono visti davanti ai cancelli.
Innse, bene Epifani... ma tu dov'eri?
Rassegna stampa.

«È stata una bella pagina di lotta. Chi criticava si deve ricredere». Paiono sagge, a prima vista, le parole pronunciate ieri - via intervista al quotidiano "La Repubblica" - dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, in merito alla (positiva, almeno per i lavoratori che c'hanno messo tutto quello che avevano, su quel rischiosissimo piatto di poker: sangue, sudore e lacrime) conclusione della vicenda Innse. Tutto è bene quel che finisce bene, dunque. Ed Epifani - segretario "generale" (nel senso proprio del termine) dell'unica organizzazione che si è schierata "senza se e senza ma", al fianco dei 49 lavoratori di una fabbrica "ad alto contenuto di specializzazione industriale" che, dopo settimane di smentite, mancate risposte e giochi al rialzo messi in atto dall'ex proprietario come dal governo e dagli enti locali lombardi - giustamente rivendica i meriti dell'unico sindacato che ha spalleggiato quegli operai. Tutto bene, dunque? Mica tanto. O, meglio, solo in parte. Perché se è vero, come è vero, che la Cgil è stata "l'unico" sindacato che, dal primo giorno, è stato dalla parte dei lavoratori della Innse, fino al punto di "arrampicarsi" sul tetto della ormai celebre gru nella persona del delegato sindacale della Fiom, il compagno (peraltro da sempre iscritto al Prc, ma questo è un dettaglio) Roberto Giudici. Se è vero, come è vero, che la segretaria milanese della Fiom, la compagna Maria Sciancati, ha condotto dal primo all'ultimo giorno le trattative sia con enti locali che avrebbero fatto perdere la pazienza a una santa (e la Sciancati non lo è, ancora), dal presidente Formigoni al sindaco Moratti, passando per il Carneade oggi presidente della Provincia Podestà (tutti targati Pdl), sia con la controparte imprenditoriale, quella che vestiva i panni del bandito - senza virgolette - Silvano Genta, quella oscillante dei proprietari dell'immobile, la Aedes spa, quella, infine, del padrone "buono" - pare che ne esistano, ancora, come il bergamasco dai modi spicci Attilio Mario Camozzi, proprietario del gruppo omonimo. Se è vero, come è vero, che il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, coadiuvato dal segretario nazionale Giorgio Cremaschi come tutto l'apparato e le strutture della Fiom nazionale c'ha messo non solo la faccia ma anche, per usare un francesismo, il culo, su una positiva soluzione dell'intricata e disperante vicenda, trattando anche con il Diavolo in persona, Diavolo impersonificato - nella fattispecie - dal governo guidato da Silvio Berlusconi, via sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta (e, purtroppo, non solo). Ecco, se tutte queste cose sono vere, come sono vere, ci permettiamo di fare una sola, unica, domanda, al caro compagno segretario generale della Cgil Epifani. Ma tu dov'eri, segretario, mentre i cinque "gruisti" della Innse rischiavano la vita sulla succitata gru e i loro compagni si giocavano la vita poco sotto? Perché, purtroppo, noi - e non solo noi - non t'abbiamo visto. Non un rigo, non una dichiarazione, non una "ola" di accompagnamento. Solo una bella, e pacata, com'è nel tuo stile, intervista a "Repubblica". Quella di ieri. Quando i buoi, scappati, erano già stati riportati nella loro, non troppo comoda, stalla. Forse eri in ferie, compagno Epifani. Il che, per carità di Dio, è legittimo. Solo che la crisi economica che sta devastando il Paese, purtroppo, in ferie ha deciso di non andarci. "Macari", come direbbe Montalbano, era meglio se non c'andavi nemmeno tu. Se ti facevi un giro, in quel di Milano, nei giorni caldi della vertenza. Quelli della paura, della rabbia, della disperazione. Non foss'altro perché, quando un Kean Loach formato nostrano (perché siamo certi che ci sarà) girerà un film, sui giorni alla Innse, rischieresti la parte nemmeno del comprimario, ma della comparsa.
Ps. Nemmeno Franceschini o Bersani o Marino si sono visti, alla Innse, mentre Ferrero era lì e lì è rimasto, per molti giorni. Ma questa è opinione che può apparire molto di parte, scritta su "Liberazione". Una cosa è certa, però. A nessun militante o dirigente della sinistra cosiddetta "radicale", "antagonista", "altermondialista", "tardo comunista" o "comelavoglionochiamareadesso" sarebbe venuto mai in mente, dopo essere dimostrati del tutto assenti, quando non del tutto latitanti, inesistenti e inutili, in merito alla vicenda Innse, di svegliarsi - "a babbo morto" - e proporre per quegli "eroici" operai un bell'Ambrogino d'oro, come invece è venuto in mente al Pd milanese. Il quale, appunto, per risolvere tutti d'un colpo i guai degli operai della Innse, ha pensato bene di conferire loro la "massima onorificenza cittadina", quella del - chissà perché tanto vituperato - Ambrogino d'Oro. Perché, quelli del Pd, anche quando fanno solo ed esclusivamente le comparse, poi - quando si tratta di decidere i titoli del film - reclamano sempre e comunque un posto in prima fila. Anche a costo di farsi sommergere, come in questo caso, dal ridicolo. E di scivolare, temiamo, nel patetico.

La battaglia di San Martino

Greta Boni su Il Cittadino di oggi ci racconta che il sindaco Marini lamenta anche il mancato coinvolgimento nella discussione su un possibile ampliamento della struttura.
San Martino batte cassa per la discarica.
«Dall’impianto di Cavenago noi abbiamo avuto solo disagi»
Rassegna stampa.

San Martino - Non appena si è diffusa la notizia del possibile ampliamento della discarica di Cavenago, l’amministrazione comunale di San Martino ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni. L’intento era quello di esprimere un certo disappunto: nessuno ha pensato di coinvolgere i paesi che pur non ospitando l’impianto ne subiscono le conseguenze. La missiva ha raggiunto anche il sindaco di Cavenago, Sergio Curti, l’Arpa, il Consorzio Bonifica Muzza Bassa lodigiana, il Parco Adda Sud e l’azienda interessata, la Ecoadda.
Due settimane fa, infatti, si è riunita la conferenza dei servizi per discutere il progetto presentato dalla società. Secondo quanto emerso dall’incontro, Ecoadda dovrà presentare una nuova proposta tenendo in considerazione le osservazioni sollevate dagli enti locali. Se inizialmente il gruppo che fa capo a Waste Italia aveva ipotizzato un ampliamento di circa 600 metri cubi, ora potrebbe prevedere un incremento dei volumi fino a un milione.
«Da circa un ventennio - scrive il sindaco di San Martino, Luca Marini -, il nostro comune subisce la molesta presenza della discarica di Soltarico, realizzata sì sul territorio del comune di Cavenago, ma in un’area confinante con San Martino. Una discarica peraltro, ed è mio dovere dirlo, ben gestita, specie se rapportata ad altre situazioni disastrose della nostra penisola. Il punto è però un altro: ci è dispiaciuto veramente tanto apprendere solo a mezzo stampa della recente discussione relativa all’ampliamento del sito di stoccaggio rifiuti. Viene così perpetrato quel vizio primitivo per cui il nostro comune è sistematicamente ignorato e l’amministrazione esclusa dal dibattito».
I sanmartinesi, infatti, sono costretti a sopportare il passaggio dei camion e a tapparsi il naso per le puzze: «Da tempo - aggiunge Marini -, la strada provinciale 26 e la via Vecchia Cremonese, situate sul territorio comunale di San Martino, sono attraversate da decine di mezzi pesanti che si dirigono verso l’impianto di stoccaggio e gli odori arrivano fino alle vicine cascine e agli insediamenti produttivi. Come amministratori siamo consapevoli della necessità di un adeguato stoccaggio dei rifiuti, e la scelta fatta dal Consorzio lodigiano negli anni Ottanta è ormai un dato di fatto».
Il sindaco ha tutta l’intenzione di giocare la partita da protagonista, senza correre il rischio di vedere il suo comune messo in un angolo: «Oggi, però, non intendiamo più accettare di essere parte in causa passiva - conclude il primo cittadino -, lasciando che altre tonnellate di rifiuti attraversino il nostro territorio senza la necessaria perequazione. Esprimo, infine, una sincera preoccupazione: non si avrà intenzione forse di modificare i confini del Parco Adda Sud per consentire un’ulteriore espansione della discarica?»

Rifiuti per l'Africa, si indaga ancora

Santo Stefano, i rifiuti pronti per l’Africa potrebbero far decollare altre inchieste.
Rassegna stampa - Carlo Catena, Il Cittadino di oggi.

Santo Stefano - L’imprenditore edile milanese denunciato per “gestione non autorizzata di rifiuti dai carabinieri di Codogno e Guardamiglio e dalla polizia provinciale di Lodi sostiene che i 70 frigoriferi e gli altri elettrodomestici dismessi sequestrati nei giorni scorsi nel porticato della sua azienda in località Filolungo di Santo Stefano Lodigiano erano stati semplicemente raccolti durante la ristrutturazione di alcuni immobili. Questa la sua versione resa agli investigatori che lo hanno contattato sul telefono cellulare, in quanto l’uomo sostiene di trovarsi in questi giorni in Africa, il continente dove, per sua ammissione, quei materiali sarebbero stati spediti. Una versione che G.C., 67 anni, queste le iniziali dell’uomo, dovrà poi confermare davanti al pubblico ministero. L’impresa coinvolta, come erroneamente pubblicato sull’edizione di ieri, non risulta essere la Elle Bi Immobiliare, del tutto estranea alla vicenda, ma un’altra azienda, con sede a Milano e intestataria del terreno e del porticato a Santo Stefano, nei cui confronti per ora non sono stati presi provvedimenti. È il titolare, G.C., destinatario delle ordinanze del comune di Santo Stefano, che ha lasciato alcune settimane di tempo per eseguire lo smaltimento regolare e certificato degli elettrodomestici e che ha imposto anche il ripristino dell’edificio, contestando irregolarità edilizie. Se l’imprenditore non eseguirà l’ordinanza rimedierà un’ulteriore denuncia, mentre la polizia provinciale sta cercando di capire da dove provenissero effettivamente gli elettrodomestici e se dietro la versione della spedizione in Africa ci possano essere illeciti commessi da altre persone.

L'ultimo Ramadan

Sara Gambarini su Il Cittadino di oggi ci dice che la festa religiosa degli islamici si svolgerà nel centro di via Fugazza a Casale nonostante le irregolarità ravvisate dal comune.
L’ultimo Ramadan prima della serrata.
Il sindaco: «Il centro islamico non è a norma, presto chiuderà».
Rassegna stampa.

Ultimo Ramadan per il centro islamico di Casalpusterlengo. Scongiurato il rischio chiusura in occasione della massima festa islamica. Ma per il neo sindaco Flavio Parmesani il luogo di culto resta destinato a scomparire. In attesa però del verdetto definitivo, i musulmani riusciranno ancora per quest’anno a trascorrere la loro festività nella sede casalina, dove tantissimi sono gli stranieri che si recano costantemente a pregare. E dal 21 agosto saranno ancora più assidui: il Ramadan 2009 infatti comincia venerdì e, certamente, nei locali di via Fugazza. Ma non per molto. Dopo il blitz del sindaco Parmesani, che il 17 luglio nel pomeriggio aveva fatto sorprendentemente incursione nel luogo di culto islamico constatandone l’irregolarità, il rischio era che i credenti di fede islamica non sapessero dove andare per vivere il Ramadan. Un fatto soltanto rimandato, perché il sindaco è sempre più propenso alla serrata totale.
«Innanzitutto la struttura non è adatta ad essere un luogo di culto - ha tuonato il sindaco - e al suo interno sono state riscontrate diverse irregolarità». Dai condizionatori non a norma alle pareti realizzate senza segnalarlo, la “moschea” casalina infatti sembra non aver tutte le carte in regola. «Gli uffici tecnici al momento stanno effettuando tutte le verifiche del caso per arrivare in fondo alla questione - ha spiegato Parmesani - raccogliendo anche le osservazioni che i diretti interessati possono rivolgere, e a cui il comune risponderà». Ma tra i rilievi riscontrati dalla nuova amministrazione spunta un dettaglio che Parmesani ritiene piuttosto rilevante. Si tratta del cambio di destinazione d’uso della moschea: uno stabile che attualmente risulta ancora magazzino ed officina sebbene siano trascorsi diversi anni dalla sua apertura al posto del punto vendita di fiammanti moto. Un passaggio mancato che Parmesani preferisce non commentare.
L’incursione del primo cittadino nel luogo di culto però era legato anche ai continui raduni degli stranieri che, in curva, sostavano numerosi, attraversando la strada in maniera pericolosa. «Ci è stato chiesto di stare più attenti - ha raccontato Mohammed E. - ma per il momento io continuo ad andare a pregare il Corano là e sono contento di poterlo fare anche in occasione del Ramadan».
La speranza ora è che la festività islamica possa iniziare ma anche concludersi in via Fugazza, anche se il sindaco ha anticipato di voler presto chiudere il caso. E di caso si tratta: dove andranno a pregare gli islamici? Si è pensato ad una nuova struttura? Ma Parmesani non sembra preoccuparsene: «L’amministrazione non segnala nessun’altra struttura ma mi risulta che gli interessati stiano cercando stabili più adatti anche in paesi limitrofi».

Casale che cambia, la replica

Mario Borra su Il Giorno di oggi ci informa che l’ex assessore Fanchiotti replica al nuovo esecutivo casalino.
«La Giunta torna all’antico? Si scontrerà con la realtà».
Rassegna stampa.

«Tornare all’antica? I cambiamenti viabilistici che avevamo pensato noi erano dettati da precise esigenze ed erano conseguenza di una progettualità. Se la maggioranza di centrodestra vuole tornare indietro, faccia pure. Ma si scontrerà con la realtà dei fatti». L’ex assessore comunale alla Viabilità della precedente giunta del sindaco Pagani, Ferdinando Fanchiotti, accoglie con freddezza l’ipotesi di rimettere in doppio senso di marcia via Garibaldi, una delle arterie principali del centro storico, via Cavallotti e via Libertà. Anzi, si tratta di una bocciatura sonora. «Via Garibaldi a senso unico era stata pensata dall’Amministrazione precedente alla nostra, in un contesto di salvaguardia del transito di bici e pedoni così come il provvedimento adottato per via Cavallotti — spiega l’ex esponente di Giunta —, su via Libertà c’è stato il tentativo da parte nostra di lasciare il doppio senso di marcia, ma il traffico nel piccolo budello tra piazza Repubblica e piazza del Popolo era troppo intenso e aveva creato parecchio malumore tra i residenti».
Fanchiotti difende il proprio progetto a più ampio respiro che prevedeva un’attenzione non solo per la circolazione della auto, ma anche per una fruizione sicura da parte di pedoni e ciclisti. «In questo contesto si inseriva pure il provvedimento legato alla chiusura della strada per Borasca», spiega Fanchiotti, che fa capire come non sia stato totalmente recepito. L’assessore del precedente sindaco Pagani lascia intendere di non gradire molto il fatto che, pian piano, venga smantellata tutta la rete di interventi di mobilità integrata, anche se è ragionevole visto che il centrodestra ha idee diverse. «Tornare all’antica si può, ma oggi il traffico non è più come quello di 10-15 anni fa. Il nostro era un progetto a largo respiro, con l’inserimento anche della spina verde lungo la pista ciclabile del Brembiolo», spiega Fanchiotti. Poi lancia una sfida. «Ora l’amministrazione di centrodestra passi dalle parole ai fatti. Dimostri di avere una progettualità. E sul settore della viabilità provi pure a mettere mano e riportare indietro le lancette dell’orologio e vediamo se tutto diventerà così semplice», attacca.

Svenati per acquistare la casa

Avevamo anticipato ieri che il Lodigiano è il più "sofferente" d'Italia per quanto riguarda l'indebitamento. Oggi Il Cittadino ne parla ampiamente. Riportiamo questo articolo che contiene alcuni autorevoli commenti.
Gli artigiani: «Il boom edilizio è stato il primo responsabile».
Rassegna stampa.

Per il presidente della provincia di Lodi, Pietro Foroni, sarebbe interessante entrare nel dettaglio della ricerca della Cgia. Dal suo punto di vista, il mercato immobiliare, con l’accensione di mutui, ha certamente comportato la crescita dell’indebitamento delle famiglie lodigiane. «Credo che sarebbe interessante fare un’analisi delle strutture bancarie che si trovano sul nostro territorio - commenta il “capo” di palazzo San Cristoforo -, composto soprattutto da banche di credito cooperativo e da banche popolari, che hanno un forte impatto. Penso che sia anche la struttura del credito ad agevolare la tendenza. In ogni caso, non mi sembra che la situazione di accesso al credito sia di forte disagio rispetto alle altre realtà».
Di fronte allo studio firmato dalla Cgia di Mestre, il segretario di Confartigianato, Vittorio Boselli, ha subito pensato all’espansione residenziale del territorio. Un fenomeno che ha coinvolto soprattutto il Nord Lodigiano: i paesi al confine con la cintura metropolitana sono stati invasi da famiglie in cerca di una casa a prezzi ragionevoli. Inoltre, centri come Montanaso o Boffalora, solo per citarne alcuni, si sono sempre più caratterizzati per la nascita di nuove aree residenziali. «I mutui sono la prima cosa a cui ho pensato - afferma Boselli -, a questo punto è spontaneo il collegamento con la crescita della popolazione, soprattutto a nord si è verificato un addensamento urbano, per la possibilità di acquistare casa a prezzi più ragionevoli». Quando si parla di indebitamento, però, secondo il segretario di Confartigianato bisogna fare alcune distinzioni: «Sarebbe utile capire se si tratta di debiti destinati a investimenti, come può essere l’acquisto di una casa o le scelte sulla formazione dei figli, oppure se si tratta di credito al consumo. È risaputo che ci sono famiglie che si indebitano anche per pagarsi le vacanze, oppure per avere prodotti tecnologici. Se fosse preponderante il primo caso, allora sarebbe sicuramente un sistema virtuoso, e un elemento di fiducia per il futuro. Se emergesse il secondo aspetto, invece, allora la situazione sarebbe più critica».

Milano domani (II)

Poggio: "È ancora troppo poco".
Per il vicedirettore di Legambiente chi usa la macchina in città deve pagare sempre di più.

Rassegna stampa - Teresa Monestiroli, La Repubblica edizione di Milano di oggi.

Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente, secondo uno studio di Palazzo Marino nel 2030 la mobilità in città crescerà del 20 per cento se non si interviene drasticamente. Per contrastare la crescita di traffico il Comune sta pensando di aumentare le tariffe per chi entra in centro. È la strada giusta?
«In linea di principio sì, ma ancora una volta mi sembra che la soluzione sia troppo blanda. Far pagare due euro alle auto che vogliono entrare in centro è ancora poco visto che due euro è il prezzo che paga un qualunque cittadino che usi il tram per andare e tornare dal lavoro. Prendere l’auto dovrebbe costare molto di più. Solo così si arriverebbe ai risultati raggiunti dalle altre capitali europee. A Londra circola un quarto delle auto che ci sono a Milano, a Parigi la metà».
È vero ma le capitali europee hanno un sistema di trasporti pubblici che non è paragonabile al nostro.
«Basta decidere di potenziarli. E per farlo ci vogliono i soldi. Soldi che potrebbero arrivare da Ecopass se solo venisse esteso, o fosse stato realizzato come era stato annunciato all’inizio. Ricordo che la promessa elettorale del sindaco era di 300mila auto in meno in città. Ora invece ci dicono che 300mila sono le persone che verranno a vivere a Milano nei prossimi vent’anni e quindi è fisiologico che anche il traffico aumenti. È la solita presa in giro».
Cosa bisognerebbe fare?
«Iniziare a ragionare in un altro modo. Arriveranno 300mila abitanti in più? Bene, facciamo in modo che non usino l’automobile. A Stoccolma l’80 per cento del trasporto avviene su mezzo pubblico».
Si sa che i milanesi rinunciano difficilmente all’auto. È una questione di mentalità?
«Forse, ma se non gli si dà un’alternativa valida non lo faranno mai. Bisogna fare in modo che la macchina non serva più e poi sono certo che anche i milanesi smetteranno di usare il suv».
Come? Sembra un futuro impossibile.
«Ci sono degli interventi che si possono fare facilmente subito senza bisogna di grandi finanziamenti come estendere le corsie preferenziali per gli autobus in modo che andare al lavoro con i mezzi sia più veloce che con la macchina, potenziare il bike sharing, permettere alle bici di muoversi sui marciapiedi larghi invece di lasciare che ci si parcheggino sopra le auto, far decollare il car sharing».
Il Comune invece sta pensando di realizzare una maxi galleria che attraverserà la città dal sito dell’Expo fino a Linate.
«Una follia che si contraddice proprio con le politiche di mobilità sostenibile sbandierate finora. Mentre si dichiara di voler favorire l’uso dei mezzi pubblici per togliere le auto dal centro si costruisce un tunnel che permetterà di arrivare direttamente in piazza della Repubblica. Per non parlare del fatto che il tracciato del tunnel è esattamente quello del passante ferroviario».
Che voto dà alla giunta Moratti sulle politiche di mobilità?
«Inizialmente il voto era più che positivo perché cercava di sganciarsi dall’inefficienza pesante del sindaco Albertini. Poi il punteggio è sceso a un sei meno meno perché non sono riusciti a fare quello che avevano promesso, vedi l’Ecopass che alla fine è stato decisamente rivisto rispetto alla proposta iniziale. Ma di fronte ai progetti futuri che non vogliono scontentare nessuno direi che la valutazione diventa negativa».
Buone intenzioni non realizzate?
«La logica delle lobby è intrinseca alla maggioranza di governo per cui per tenere insieme tutto si fa un Ecopass edulcorato e si allunga di un’ora l’orario della metropolitana, si propone di potenziare i mezzi pubblici ma si progetta un tunnel a pagamento che attraversa la città. Così non si va da nessuna parte e fino a quando non ci saranno politiche alternative credibili non cambierà niente. Milano resterà al palo e non sarà mai all’altezza delle altri capitali europee».
(2 - fine)

Milano domani (I)

Molti lodigiani, e tra questi non mancano certo i brembiesi, si recano quotidianamente a Milano per lavoro o per studio. Riprendiamo, pertanto, dall'edizione milanese di Repubblica due articoli, uno, di Alessia Gallione, che descrive gli scenari disegnati dal PGT, il secondo un'intervista di Teresa Monestiroli al vicepresidente di Legambiente sul progetto della Moratti per il traffico.
Milano 2030, un ticket su tutte le auto.
Nei progetti del Comune privilegiate bici e moto. E lo sviluppo della rete metropolitana.

Rassegna stampa.

Nella città del 2030 con i suoi due milioni di persone non si sa se si chiamerà ancora Ecopass. Ma che diventi un pedaggio di uno o due euro semplicemente per muoversi o un’altra «tariffazione degli accessi a specifici ambiti urbani», l’estensione dei parcheggi a pagamento, l’aumento delle zone a traffico limitato, la linea sembra tracciata. Per non venire soffocati dalle auto, sarà necessario contenere il più possibile i motori. E per farlo bisognerà rendere più difficoltoso e anche più caro l’utilizzo dell’automobile: «Un euro per tutti gli spostamenti in auto, più un euro per quelli destinati entro 500 metri dalle stazioni della metropolitana e del servizio ferroviario», è scritto nel documento dedicato ai trasporti e alla mobilità allegato al Pgt, il Piano di governo del territorio approvato dalla giunta che dovrà sostituire il vecchio Piano regolatore aumentando palazzi e abitanti. Un “extracosto”, lo definiscono gli esperti. Non necessariamente nuove tariffe, ma una serie di politiche che «disincentivino l’uso del mezzo privato». L’unica ricetta — tecnica — consigliata per riuscire a dipingere uno scenario diverso. Sarà la politica adesso a dover dire cosa fare in concreto, se allargare Ecopass o chiamarlo in modo diverso. L’avvertimento, però, è chiaro. E anche la volontà di Palazzo Marino: senza queste azioni, concordano gli studiosi, la crescita dei passeggeri dei mezzi pubblici non basterà e gli spostamenti in auto saliranno.
La città del 2030 avrà nuovi quartieri, verdi e servizi per i 300mila residenti che verranno. Ma a salire sarà anche la domanda di mobilità: in tutto, secondo le previsioni, oltre il 20 per cento in più di spostamenti al giorno, il 26% in più considerando solo quelli interni alla città, oltre 6 milioni e 600mila rispetto ai 5 milioni e mezzo di oggi. Perché tra residenti, stranieri, studenti e lavoratori fuori sede, le presenze nel 2030 sfiorerebbero i due milioni arrivando a toccare durante il giorno, anche con pendolari e turisti, addirittura due milioni e mezzo di persone. Ed è proprio per riuscire a non morire di smog, che Palazzo Marino si è dato un obiettivo: puntare sul trasporto pubblico per collegare i nuovi quartieri arrivando a coprire oltre la metà del territorio.
Anche realizzando tutte le linee di metropolitana possibili (7 con l’aggiunta di due nuovi tracciati), metrotranvie (4) e una rete ferroviaria imponente, secondo i tecnici dell’Agenzia mobilità e dell’assessorato alla Mobilità, però, lo scenario che si delineerebbe tra vent’anni vedrebbe l’auto dominare ancora la classifica dei mezzi di trasporto più utilizzati: i viaggi sulle quattro ruote private salirebbero dagli attuali 2 milioni e mezzo al giorno a 2 milioni e 800mila. A crescere, certo, sarebbero i passeggeri di metrò, tram, bus e treni (dal 35,9% al 41,5%), ma calerebbero i ciclisti, i pedoni e chi si sposta in moto. Segno che, nonostante la grande offerta, si continuerebbe a usare la macchina. È per mostrare come potrebbe diventare Milano se si scegliesse una politica di sostenibilità ambientale che chi ha simulato gli scenari del 2030 ha indicato un’altra direzione puntando anche su altri strumenti: arrivare in centro, insomma, o comunque in zone servite da metropolitane e stazioni ferroviarie a bordo della propria vettura dovrebbe costare di più. Soltanto in questo modo, scrivono i tecnici, «lo scenario presenterà un netto decremento dell’utilizzo dell’auto, che scenderà a poco più del 35% degli spostamenti totali». Quasi dieci punti in meno, ma soprattutto 500mila spostamenti in meno. In questo caso scenderebbero anche i passeggeri dei mezzi pubblici, ma a salire sarebbero i ciclisti. Nella Milano che vuole respirare e muoversi in modo “pulito”, infatti, le bici rappresenterebbero l’8,3% dei viaggi (oggi sono il 3%), il 15% in centro. Questo perché, anche oggi, molti utilizzano l’auto anche per compiere tragitti brevi.
L’aumento del traffico sarà dovuto soprattutto ai veicoli commerciali, con una crescita del 15%. Se si seguiranno misure coraggiose, però, a guadagnare sarà anche chi dovrà continuare a muoversi in macchina. A Milano, infatti, si viaggerà più velocemente e le strade saranno meno congestionate. E saranno le moto a subire un vero boom, arrivando a rappresentare il 35% degli spostamenti.
«Entrare in auto in centro dovrà essere più caro di ora se vogliamo diminuire il traffico in città — spiega Edoardo Croci, assessore alla Mobilità — . Gli scenari definiti nel Pgt prefigurano una città più vivibile grazie allo sviluppo delle infrastrutture, al potenziamento del trasporto pubblico e dell’uso della bici». Ma per il capogruppo del Pd, Pierfrancesco Majorino, «questo piano rimarrà un libro dei sogni perché la maggioranza non permetterà mai la sua realizzazione. Entro il 2015 Milano deve diventare la capitale del trasporto pubblico d’Italia: tutti i soldi che arrivano dalla limitazione del traffico privato devono andare direttamente nel potenziamento dei mezzi pubblici». Per Maurizio Baruffi, capogruppo dei Verdi, «le politiche di Palazzo Marino sembrano contraddittorie. Bene quelle che disincentivano l’auto, ma allora perché costruire un maxi-tunnel con nove uscite in città? La cosa fondamentale, però, è che i nuovi insediamenti previsti dal Pgt vadano avanti di pari passo con i nuovi mezzi pubblici. Il rischio è che nascano quartieri non serviti». Il vicecapogruppo del Pdl Carlo Fidanza, invece, invita «a non esagerare. Faccio un esempio: l’estensione della sosta regolamentata va bene se si limita alle direttrici lungo le metropolitane: non si può estendere a tutta la periferia. Prima di immaginare ulteriori vessazioni per gli automobilisti, pensiamo a un modello di città in cui i servizi essenziali siano il più possibili vicino alle abitazioni».
(1 - continua)

Un agosto incendiato dalle Fiamme Gialle

Roberto Petrini su Repubblica.it oggi ci dice che dal fermo del legale dei vip Fabrizio Pessina, le Fiamme Gialle scoprono un elenco di nomi importanti che hanno sottratto soldi allo Stato.
Fisco, manager e politici evasori in mano alla GdF 570 conti off-shore.
Rassegna stampa.

Quando il 2 febbraio gli uomini della Guardia di Finanza fecero scattare le manette ai polsi dell'avvocato di Chiasso Fabrizio Pessina, sembrava una delle solite operazioni destinate all'arresto di un faccendiere o di un "colletto bianco". Con tutti gli elementi del caso: ritorno da una vacanza dal paradiso fiscale di Madeira, bagagli, mazze da golf, aria tonica, e l'espressione stupita nel trovarsi ad aspettarlo, giunto agli arrivi di Malpensa, la pattuglia delle Fiamme Gialle invece dell'autista di fiducia. A mettere la Procura di Milano sulle tracce di Pessina, 63 anni, noto avvocato di Chiasso, erano state le indagini sulla bonifica dell'area milanese Montecity, per la costruzione del nuovo quartiere di Santa Giulia, ad opera dell'imprenditore milanese Giuseppe Grossi. La pista che da settimane le Fiamme Gialle stanno seguendo è quella di un giro di fatture false, attraverso società tedesche compiacenti, e l'accusa che sta per scattare è quella di presunto riciclaggio di denaro. Ma c'è una sorpresa. Nella rete della Guardia di Finanza cade un pesce inaspettato e non previsto: il notebook di Fabrizio Pessina, consulente dei vip e in affari per parecchio tempo con il commercialista Mario Merello, noto anche per essere il marito della cantante Marcella Bella. È sul computer dell'avvocato di Chiasso che, dopo poche ore, si concentrano le attenzioni investigative degli inquirenti ed è da lì che emerge un file assai sospetto: quello relativo ad altrettanti clienti italiani che hanno affidato al professionista i loro soldi da esportare all'estero. Si tratta di 570 nomi, 70 in più rispetto alla cifra riferita nelle interviste apparse ieri sulla stampa del direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera .
Fabrizio Pessina, che all'inizio degli Anni Novanta è stato anche presidente dell'ordine degli avvocati ticinesi, dopo cinque mesi di carcerazione, il 31 luglio scorso, è stato scarcerato, ma durante la detenzione ha vuotato il sacco. È così che le indagini sono andate avanti, arrivando ad una svolta decisiva e permettendo a Procura e Fiamme Gialle di ricostruire l'intero sistema della "piattaforma" da cui i capitali italiani decollavano verso i paradisi fiscali. La "lista dei 570", del cui contenuto Repubblica ha avuto una serie di dettagli, è un documento scottante. Assai diverso dai 170 mila nomi in mano all'Agenzia delle Entrate: in quel caso infatti si tratta di posizioni emerse da un incrocio di banche dati e tutte da verificare. I "570" invece sono evasori già identificati e ai quali in queste ore stanno per essere contestati i reati penali di omessa dichiarazione fiscale e di dichiarazione fraudolenta. Reati che non potranno beneficiare dello scudo fiscale che scatterà dal 15 settembre e che esclude la sanatoria per chi ha già un procedimento in corso. A quanto risulta nella rete ci sono personaggi molto noti a livello locale: imprenditori, qualche politico, manager di grandi aziende e personaggi del mondo dello spettacolo. Nomi spesso poco conosciuti al grande pubblico ma con soldi veri che avrebbero spedito alle Isole Vergini, In Svizzera, a Gibilterra e nel Liechtenstein. Dove cercarli? Oggi probabilmente a trascorrere il Ferragosto nelle località esclusive, ma sui loro luoghi di provenienza parla chiaro la lista: 200 nomi sarebbero in Lombardia, 100 in Veneto, 48 in Emilia Romagna, circa 10-14 in Lazio, altrettanti in Toscana e Piemonte. Nel caldo agostano la Guardia di Finanza potrebbe bussare a più di una porta.

La gara sulla sicurezza

Replica alla Lega.
Enrico Brunetti (Pd): «Politiche sulla sicurezza? Gibelli sta troppo a Roma e non vede i risultati».
Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di oggi.

Dopo le dichiarazioni di Andrea Gibelli, deputato della Lega Nord, che ha attaccato la politica del sindaco Guerini, che «si sente Braveheart per aver scoperto il tema della sicurezza a sei mesi dalle elezioni», la replica del centrosinistra arriva dal capogruppo Pd in Comune, Enrico Brunetti.
«Evidentemente l’onorevole Gibelli, come lui stesso ha detto è molto preso dalle cose romane — afferma Brunetti —. Per questo gli deve essere sfuggito l’ottimo lavoro che l’Amministrazione comunale ha svolto in 4 anni e mezzo, in particolare sul tema della sicurezza urbana, dall’installazione delle videocamere, al regolamento di polizia munuicipale, sul quale abbiamo lavorato per due anni, fino alle politiche di integrazione e al controllo del territorio con le forze dell’ordine, che ringraziamo. Forse queste politiche che hanno dato buoni risultati hanno offuscato gli spot folcloristici sulla sicurezza della Lega in campagna eletorale, gli stessi che lui ripropone come leitmotiv per la campagna delle comunali».