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mercoledì 5 agosto 2009

Strade che mancano all'appello

La situazione fra Livraga e Ospedaletto.
Ecco la mappa delle opere che la Bassa aspetta da almeno quindici anni.

Rassegna stampa - Pietro Troianello, Il Giorno di oggi.

Ancora troppi problemi nei collegamenti viabilistici della Bassa e un gran bisogno di accelerare interventi da tempo in lista d’attesa. Tanto per citare la bretella che da Santa Giulitta, dovrà aggirare la periferia di Meleti consentendo di raggiungere tutto d’un fiato, la provinciale per Maccastorna e il moderno ponte sull’Adda verso Cremona. La bretellina era in progetto prima ancora che il Lodigiano diventasse provincia autonoma da Milano. Sono stati individuati ed espropriati i terreni, ma l’intervento è ancora al palo. La difficoltà dei collegamenti in questa zona è un pesante handicap allo sviluppo economico e sociale: in diverse occasioni si è reso necessario alzare forte la voce per ottenere qualche indispensabile miglioria (negli anni Ottanta la tangenziale esterna all’abitato di Fombio, più recentemente la bretella che ha allontanato il traffico pesante dal centro abitato di Maleo).
Nel recente passato la Provincia di Lodi ha svolto un accurato lavoro di programmazione e di pianificazione, ora è tempo di aprire i cantieri. Infatti diversi percorsi sono decisamente al di sotto dello standard di mobilità ed anche della sicurezza pubblica. Primeggia tra tutti l’esigenza della SP 116 da Caselle Landi a Santo Stefano. «Due settimane fa durante un incontro con il presidente della Provincia Pietro Foroni mi è stato assicurato che la riqualificazione della 116 è al centro delle attenzioni — dice il sindaco di Caselle Gigi Bianchi, ex assessore provinciale durante la gestione Felissari —. L’intervento che ammonta a circa 4 milioni di euro è stato predisposto in tutto e per tutto, ora — conclude — manca solo la fase attuativa». Intanto a mettere i bastoni tra le ruote alla mobilità lungo le arterie della Bassa sono arrivati anche gli imprevisti: il crollo del ponte sull’Adda tra Bertonico e Montodine nel 1994 e nell’aprile scorso il cedimento del ponte sul Po tra San Rocco al Porto e Piacenza. La situazione di Bertonico-Montodine grida allo scandalo.
Più di 15 anni di tira e molla per realizzare un nuovo viadotto, che — dopo vicissitudini a non finire — ora dovrebbe quasi essere pronto, salvo gli ultimi ritocchi finali dei quali si stanno occupando gli operai del Consorzio Uniter di Catania (ultimo assegnatario dell’appalto dall’Anas). Il cantiere dovrebbe chiudere entro il prossimo mese di novembre. Si lavora alacremente anche sul versante di San Rocco al Porto nell’obiettivo di realizzare entro novembre un collegamento provvisorio per tornare a valicare il Po (ponte di barche). Nel fabbisogno arretrato di strade nella Bassa fanno capolino anche la bretella di Castelnuovo Bocca D’Adda e le tangenziali di Ospedaletto e Livraga.

In vista mirabilia per il trasporto ferroviario

Salto di qualità del servizio ferroviario: 174 nuove corse e 105 nuovi treni.

La Regione dà il via a un intervento straordinario per migliorare e potenziare - già a partire da settembre - il servizio ferroviario regionale. E insieme dà il via a nuovo strumento operativo e funzionale, una nuova società Trenitalia-FNM per la gestione unitaria del servizio ferroviario regionale. Un servizio che si sviluppa su 1.900 km di linee tra le più trafficate d'Europa: 33,4 milioni di treni/km e 3,8 miliardi di passeggeri/km all'anno) con una crescita dal 2001 a oggi del 20%, e che si rivolge a 500.000 pendolari.
Le decisioni e le modalità di attuazione sono contenute in tre importanti documenti presentati lunedì nella sede della Regione Lombardia: il "Protocollo d'Intesa Regione-Governo per il potenziamento e il miglioramento del servizio ferroviario regionale" (firmato per la Regione dal presidente Roberto Formigoni e dall'assessore Raffaele Cattaneo e per il Governo dai ministri dell'Economia, Giulio Tremonti, e delle Infrastrutture, Altero Matteoli), l'Accordo attuativo tra Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato (firme di Formigoni, Cattaneo e dell'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti) e "L'Accordo di partnership aziendale Trenitalia spa-Fnm spa", che appunto dà vita alla nuova società.
L'operazione è stata presentata in Regione, oltre che da Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia e da Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e Mobilità, da Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, Roberto Castelli, viceministro delle Infrastrutture, Mauro Moretti, amministratore delegato Ferrovie dello Stato spa, e Norberto Achille, presidente FNM spa.
"La priorità riconosciuta è di rispondere in modo adeguato alle crescenti esigenze di mobilità dei cittadini lombardi in termini di qualità e quantità di servizi, promuovendo la mobilità sostenibile e incentivando il trasporto pubblico locale", ha spiegato Formigoni, priorità per la quale la Regione aveva recentemente promosso il Patto sul trasporto pubblico locale con enti locali, società di trasporto, sindacati e associazioni di utenti. "Ora diamo il via a un'azione immediata per il miglioramento e il potenziamento del servizio, con importanti novità già a partire dal mese di settembre per andare a regime a dicembre: 174 nuove corse (il 15% in più di quanto è attivo ora: 43 da settembre, 21 da ottobre, 110 da dicembre) e 110 milioni in più all'anno per il trasporto pubblico locale ferroviario (90 per il servizio storico, 20 per i nuovi servizi), passando da 265 milioni a 375".
Per i nuovi servizi la Regione investe, nel biennio 2009-2010, 40 milioni in più di risorse proprie. "Nessuna ripercussione sulle tariffe", ha detto Formigoni rispondendo a una domanda di un giornalista. Per quanto riguarda la nuova società, Formigoni ha annunciato che è deciso un percorso che prevede una fase preliminare di un anno nella quale verificare il miglioramento del servizio e l'efficienza ed economicità del nuovo strumento; intanto si chiamerà Trenitalia-Ferrovie Nord.
La partecipazione alla nuova società di FNM e Trenitalia sarà paritetica, con quote del 50% ciascuno. Il consiglio di amministrazione sarà composto da 3 membri espressi da Trenitalia e 3 espressi da FNM Spa, tra cui il presidente, espresso da Trenitalia, che sarà Vincenzo Soprano, e l'amministratore delegato, espresso da FNM spa, che sarà Giuseppe Biesuz.
Sempre nel Protocollo si fissa l'impegno ad effettuare nuovi investimenti per ammodernamento e sicurezza del parco rotabile, oltre agli 800 milioni già stanziati per l'acquisto di 105 nuovi treni, a realizzare una gestione integrata delle reti ferroviarie di Rfi e di Ferrovie Nord, e a proseguire nella realizzazione di tutte le opere infrastrutturali, in particolare relative al nodo di Milano, necessarie per risolvere le criticità ancora esistenti. "Più soldi stanziati, più qualità dei servizi, più quantità di servizi, più treni", ha sintetizzato l'assessore Cattaneo.
Centosettantaquattro corse in più per i pendolari significano un incremento del servizio del 15%. "Una corsa in più ogni sette per dare l'idea", chiosa Cattaneo. Insieme ci sono obiettivi di qualità, fissati dagli accordi come ha spiegato Cattaneo: "sulla puntualità dove già per l'inverno è previsto un +5%; sulla diminuzione (30%) delle soppressioni; sulla disponibilità effettiva del materiale rotabile programmato (97%); sulla pulizia".
Come si è detto, per i nuovi servizi Regione Lombardia investe 40 milioni in più di fondi propri nel biennio 2009-2010. Questi stanziamenti vanno ad aggiungersi ai 267 milioni già destinati, quest'anno, a Trenitalia per i servizi attuali (78,5 milioni in più rispetto ai 188,5 milioni del contratto precedente), ai 76,9 milioni destinati a LeNORD (11,9 milioni in più rispetto ai 65 milioni del contratto precedente) e ai circa 12 milioni del contratto della linea S5 Milano-Varese. "110 milioni in più", ha confermato Cattaneo. Ed è inoltre in via di completamento il piano di rinnovo del parco rotabile, che prevede nuovi investimenti per 250 milioni in aggiunta agli oltre 800 milioni di euro per l'acquisto di 105 nuovi treni già stanziati da Regione Lombardia.


Ed ecco le principali novità che saranno introdotte a partire dal prossimo settembre.
-- Bergamo-Treviglio: avvio (dal 6 settembre) del nuovo servizio sperimentale con 16 corse al giorno, con l'apertura delle nuove stazioni di Arcene, Levate e Stezzano.
-- Milano Porta Vittoria-Treviglio: prolungamento (da dicembre) delle linee S5 e S6 fino a Treviglio (attualmente si attestano a Pioltello e Rogoredo) con una corsa ogni 15 minuti nelle ore di punta e ogni 30 minuti nel resto della giornata. Diventano più veloci i percorsi da Bergamo a Milano e da Brescia a Milano.
-- Milano-Lecco, via Carnate: potenziamento della linea S8 con l'aggiunta di 8 nuove corse (le corse giornaliere con fermate in tutte le stazioni passano dunque da 46 a 54). Su richiesta del territorio della Valtellina ripristino di una coppia di treni diretti Milano C.le-Lecco-Tirano nelle giornate festive (dal 6 settembre).
-- Milano-Seregno: potenziamento della linea S9 con 8 nuove corse (progressivamente a partire dal 7 settembre, per arrivare a regime a dicembre).
-- Saronno-Lodi: Prolungamento della linea S1 da Saronno fino a Lodi. Attraverso il Passante viene così istituito un collegamento diretto tra le due città (avvio progressivo da dicembre 2009).
-- Milano-Como-Chiasso-Canton Ticino: introduzione (dal 13 dicembre) di 3 corse Milano Chiasso in fascia di punta, per ovviare ai disagi creati dalla soppressione dei servizi internazionali Cisalpino Milano-Zurigo, che servivano anche il capoluogo lariano.
-- Piacenza-Codogno: da settembre e fino al ripristino del ponte stradale sul Po, inserimento di 12 nuove corse con fermata a Santo Stefano Lodigiano.
-- Mobilità studentesca: aAttivazione di nuove corse, in base alle esigenze condivise con gli enti locali ai Tavoli territoriali, per risolvere singoli casi specifici nelle aree di Sondrio, Como, Brianza, Lecco, nelle ore del mattino e mezzogiorno. Per esempio, treni del mezzogiorno in Valtellina, treno del mattino da Merone verso Como, treno del mattino per Besana (sulla Milano-Lecco) ecc.
Per quanto riguarda gli abbonamenti:
-- Carta Plus Lombardia per viaggiare su Eurostarcity e Intercity: con gli abbonamenti di settembre saranno disponibili tessere "integrative" per consentire ai pendolari l'utilizzo dei treni Eurostarcity e Intercity, disponibili in versione mensile (da affiancare agli abbonamenti TrenoMilano) oppure annuale (da affiancare alla Carta Regionale di Trasporto). Per distanze fino a 50 km la Carta Plus mensile costa 20 euro, quella annuale 200. Per distanze superiori ai 50 km, la Carta Plus mensile costa 30 euro e quella annuale 300. Viene confermata anche l'attuale soluzione "mensile Eurostarcity +5%" che permette di utilizzare indifferentemente gli Eurostarcity e i treni regionali.
Riguardo ai collegamenti aeroportuali:
-- Malpensa Express: Con l'apertura a dicembre del tunnel di Castellanza, il tempo di percorrenza Milano Cadorna-Malpensa scenderà, per le corse non stop, da 34 a 29 minuti.
-- Busto Arsizio FS-Malpensa: Istituzione da ottobre di una nuova navetta, che offre una corrispondenza in pochi minuti con i treni diretti da/per Varese, Rho Fiera e Milano Garibaldi e permette l'apertura della fermata di Ferno-Lonate, rimasta chiusa dal 1999.
-- Nuovo collegamento Milano Centrale-Malpensa: Entrerà in funzione entro settembre 2010, attraverso il "Passantino Bovisa" che innesterà le Ferrovie dello Stato sulla linea delle Nord per l'aeroporto.
Come si è detto, l'accordo tra FNM Spa e Trenitalia Spa dà vita a una società per la gestione unitaria del trasporto ferroviario regionale in Lombardia. "Con sede a Milano", ha sottolineato il presidente Formigoni, notando che è di per sé assai significativa una gestione insediata nel territorio, non lontana da esso, e vicina agli utenti, in primis i pendolari. La partecipazione alla nuova società di FNM e Trenitalia sarà paritetica, con quote del 50% ciascuno. Il consiglio di amministrazione sarà composto da 3 membri espressi da Trenitalia e 3 espressi da FNM Spa, tra cui il presidente, espresso da Trenitalia, che sarà Vincenzo Soprano, e l'ad, espresso da FNM spa, che sarà Giuseppe Biesuz. Il progetto vedrà due fasi distinte.
La prima, "sperimentale", della durata di circa un anno, prevede l'affitto a favore della nuova società dei rami di azienda attivi nel trasporto pubblico locale in Lombardia di titolarità degli attuali operatori LeNORD e Trenitalia; con l'affitto dei rami d'azienda, la nuova società assumerà la qualifica di operatore ferroviario, posizionandosi come il maggior operatore specializzato nel Trasporto pubblico locale sulla scena italiana.
Già in questa fase il servizio offerto dovrà rispettare i precisi parametri stabiliti nei contratti di servizio delle due società in materia di puntualità, regolarità, pulizia, informazione, potenziamento dei servizi offerti. Verificato il raggiungimento degli obiettivi prefissati, si passerà al conferimento dei due rami di azienda alla nuova società che assumerà la piena titolarità dei contratti di servizio, la cui durata è di sei anni, rinnovabili per altri sei.
La nuova società disporrà di circa 375 milioni annui di risorse per garantire il servizio ferroviario nella regione, grazie a un aumento complessivo delle dotazioni economiche annue, che passano dagli attuali circa 255 a 350 milioni, cui si aggiungono ulteriori 25 milioni di euro l'anno per tre anni, messi a disposizione dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Quanto ai mezzi, disporrà di 1.672 veicoli: 126 locomotori elettrici, 6 locomotori diesel, 226 elettromotrici, 110 automotrici diesel, 35 Taf, 42 Tsr (più 36 in arrivo) e 1.127 carrozze.
Per la fase di start up della nuova società il Governo mette a disposizione 75 milioni in tre anni (25 all'anno), come ha confermato il ministro Tremonti, il quale ha sottolineato come uno stanziamento del Governo anche se non di enormi dimensioni può avere un ottimo effetto in termini di servizi ai cittadini se si è in presenza di un'iniziativa come quella lombarda "costruttiva ed efficace", che sarebbe auspicabile per tutto il territorio nazionale.

Comprare casa è come mettersi a dieta

La panacea mattone.
Speciale, [9].
Secondo un’indagine, dopo questo periodo senza spendere un euro, sarebbe pronta per un immobile di 90 metri quadrati.
Sei anni di digiuno per comprare casa.
La famiglia-tipo lodigiana non potrebbe permettersi neppure il pane.
Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Greta Boni.

Comprare casa è un po’ come mettersi a dieta. Se una famiglia lodigiana dovesse tirare la cinghia e utilizzare tutte le risorse a disposizione per acquistare un appartamento, ci metterebbe 6 anni e 4 mesi. Senza fare la spesa e senza mangiare. È questo il risultato, curioso ma ben documentato, di un’indagine effettuata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza, che ha messo a confronto i dati sul costo degli immobili con il reddito medio dei cittadini nelle diverse province lombarde. In questo modo è stato possibile individuare quanti anni di stipendio servirebbero a una famiglia per trovare un tetto sopra la testa, destinando tutto ciò che si guadagna a favore del progetto.
Un’analisi che presenta margini di incertezza, ma che tutto sommato deve fare i conto con i numeri reali. I lodigiani, rispetto ai vicini di casa lombardi, sono fra i più fortunati, perché dovrebbero digiunare “solamente” per poco più di sei anni; i bresciani, invece, dovrebbero stare alla larga dalla tavola per 8 anni e 3 mesi, mentre i comaschi 8 anni e 7 mesi. A Sondrio i sacrifici dovrebbero durare la bellezza di 9 anni. E tutto per riuscire a conquistare un appartamento da 90 metri quadrati, con un costo medio che si aggira attorno a 1.706 euro al metro quadrato. A Cremona, invece, il “peso forma” si potrebbe raggiungere in soli 5 anni e 3 mesi, a Mantova e Varese 5 anni e 9 mesi.
La ricerca analizza anche l’andamento del mercato immobiliare, la rilevazione dei prezzi ha visto la collaborazione della Camera di commercio di Monza e Brianza con Fimaa Milano (Federazione italiana mediatori agenti d’affari) e Borsa Immobiliare. Come noto, i dati mostrano un quadro preoccupante, nel giro di un anno - dal 2007 al 2008 - tutte le province hanno registrato un pesante segno meno sul fronte delle transazioni. Il calo più pesante è proprio quello lodigiano, un meno 27,10 per cento, superiore a quello lombardo, che si aggira invece attorno al meno 16,6 per cento. I prezzi, nel frattempo, sono scesi dell’1,9 per cento, soprattutto alla fine dello scorso anno era possibile conquistare un ottimo sconto sedendosi al tavolo con gli agenti immobiliari, da gennaio il costo al metro quadrato è passato da 1.500 (primo semestre 2008) a 1.472 (primo semestre 2009); i numeri, elaborati da Fimaa e Camera di commercio, si basano sui dati dell’Agenzia del territorio. La città del Barbarossa, inoltre, si è sempre più caratterizzata da un’offerta di immobili “esagerata” rispetto alla domanda, la scorsa estate il numero degli appartamenti invenduti si attestava vicino alle 800 unità.
Nonostante i primi tre mesi del 2009 siano partiti all’insegna delle difficoltà, adesso sembra che la situazione sia leggermente migliorata e che gli investitori si siano riaffacciati sul mercato. Il guaio più grande che le famiglie devono risolvere è l’opportunità di accedere al mutuo e ottenere così un finanziamento per comprare casa: «Le banche sono il primo problema - afferma Massimiliano Lingiardi, vicepresidente della Fimaa sul territorio lodigiano -, è sempre più difficile ottenere un mutuo, mentre in passato semmai era il contrario. Oggi i parametri sono più restrittivi. Il mercato immobiliare, rispetto all’inizio dell’anno, va meglio, non siamo sui livelli normali, ma si guarda al futuro con fiducia».
(9 - continua)

Caorso resta un sito possibile

Nucleare, il ritorno.
Speciale, [9].
«Stanno pensando ancora a Caorso, intanto sono a rischio i risarcimenti».
Rassegna stampa - Cristina Vercellone, Il Cittadino di oggi.

L’ipotesi della riapertura di Caorso come centrale nucleare non è tramontata. Se n’è parlato, la scorsa settimana, ad un incontro organizzato dall’associazione cremonese “Creare futuro”. Oltre ai rappresentanti delle province di Piacenza e Mantova era presente, per il Lodigiano, l’ex sottosegretario all’ambiente Gianni Piatti. Secondo quest’ultimo, l’ipotesi non è affatto tramontata, anzi «alla Camera è sparita dalla legge delega la norma che prevedeva i risarcimenti per i comuni della Bassa vicini a Caorso». Il sindaco di San Fiorano Massimiliano Lodigiani, al momento non ne è informato. «Non ho avuto notizie in merito - dice -; a questo punto, attendiamo fiduciosi». «Il nostro obiettivo è contrastare la scelta del nucleare e la riapertura di Caorso, la cui centrale, lo ricordo, si sta ancora smontando - aggiunge Piatti-. A Roma pensano ancora a Caorso, ma non lo diranno prima delle elezioni regionali, oppure faranno in modo, come ha detto il ministro Claudio Scaiola, che il sito che ospiterà la centrale nucleare sia scelto dall’impresa per evitare responsabilità. Un film già visto con Bertonico. La legge delega approvata dal governo, ripeto, fa proprio un passo indietro sulla questione delle risorse da attribuire ai comuni limitrofi a Caorso, da San Fiorano a Caselle Landi: nel testo approvato alla Camera la norma è sparita. Nei giorni scorsi il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo ha minacciato le dimissioni. Con l’articolo 4 del decreto anticrisi i ministri dell’industria e dei lavori pubblici, Scaiola e Matteoli, gli stessi che hanno firmato i decreti per Bertonico nel 2005, si prendono tutto il potere per quanto riguarda le autorizzazione energetiche e diventano essi stessi commissari. Secondo Piatti si tratta di una presa in giro: «Ci sono norme europee che è doveroso osservare per tutelare ambiente e salute - dice -. Decidere va bene, non da soli e contro tutti. La vicenda di Bertonico è stata un piccolo antipasto. La strada maestra è quella iniziata dal governo Prodi: incentivare il risparmio energetico e le energie rinnovabili e consolidare in questo comparto un’industria nazionale; si tratta di utilizzare i tanti bisogni ambientali dei territori per costruire un’economia verde. Sono 25 anni che in Occidente, compresi gli Usa, non si costruiscono centrali nucleari: troppo costose e con ammortamenti a lungo termine, mentre ancora non è risolto il problema della scorie».
(9 - continua)

Spiegata l'accelerazione sul PGT

Piani di governo del territorio, commissari per i Comuni inadempiente.
Non è il caso di Brembio, ma comunque è utile esserne a conoscenza.

Nel caso in cui i Comuni non abbiano deliberato l'avvio del procedimento di formazione del Pgt (Piano di governo del territorio) entro il 15 settembre del 2009, la Regione interverrà in via sostitutiva nominando un commissario ad acta. È quanto prevede il provvedimento approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore al Territorio e Urbanistica, Davide Boni, che fissa le disposizioni per l'esercizio dei poteri sostitutivi regionali (la nomina dei commissari), come previsto dall'art. 26 della legge 12 per il governo del territorio.
"Un provvedimento per stimolare gli enti locali a rispettare i termini previsti dalla normativa regionale, anche perché il Pgt si presenta come uno strumento importante e fondamentale per pianificare la gestione del territorio, in grado di delineare una visione d'insieme, evitando l'attuazione di singoli interventi che rischierebbero solo di snaturare la vocazione del territorio lombardo", ha osservato l'assessore Boni.
La norma prevede infatti che i Comuni debbano deliberare l'avvio del procedimento di approvazione del Pgt entro il 15 settembre prossimo, dandone immediata comunicazione alla Regione. Nel caso tale data non venga rispettata, la Regione, sentito il Comune interessato e accertatane l'inattività, nomina un commissario ad acta che provvede in luogo del Comune stesso. Spiega Boni: "Dopo avere deciso di prolungare di un anno l'approvazione dei Pgt individuando nella data del 31 marzo 2010 il termine ultimo per il passaggio al nuovo strumento urbanistico, per incentivare i Comuni ad iniziare l'avvio della procedura di approvazione è stata prevista questa norma".
I commissari ad acta dovranno essere scelti tra i soggetti iscritti all'apposito albo per l'esercizio dei poteri sostitutivi regionali in materia edilizio-urbanistica e paesistico-ambientale, previsto dall'articolo 31 della legge 12 del 2005. I compensi per i commissari sono posti a totale carico dei Comuni inadempienti. A oggi, a poco più di un mese dalla scadenza del termine di legge, su 1.546 Comuni lombardi sono solo 201 quelli che ancora non hanno deliberato l'avvio del procedimento di approvazione del Pgt.

Fondo regionale per il settore dei servizi alle imprese

Servizi alle imprese, un nuovo fondo con 6,5 milioni di Euro.

Un nuovo fondo per sostenere l'innovazione e l'imprenditorialità del settore dei servizi alle imprese (Fimser) è stato istituito dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore all'Artigianato e Servizi, Domenico Zambetti.
Con una dotazione iniziale di circa 6, 5 milioni, il fondo Fimser, la cui gestione è affidata a Finlombarda, servirà a finanziare progetti di investimento relativi a 3 misure: sostegno alla creazione di nuove imprese di produzione di servizi innovativi o servizi "chiavi in mano"; sostegno all'innovazione dei processi e dell'organizzazione e alla produzione di servizi innovativi; sostegno agli investimenti per l'apertura ai mercati internazionali.
"In questo momento di grande difficoltà per la congiuntura economica abbiamo deciso di dare un segnale forte di fiducia alle nostre micro, piccole e medie imprese del settore dei servizi, istituendo un apposito fondo destinato a sostenere i processi di innovazione e di sviluppo competitivo sul mercato interno e internazionale", ha detto l'assessore Zambetti.
Per tutte e tre le misure l'agevolazione consiste in contributi in conto capitale, nella misura massima del 50% delle spese ammissibili (di cui il 25% a fondo perduto e il resto da rimborsare); complessivamente le spese ammissibili per ogni progetto dovranno essere comprese tra 25.000 e 250.000 euro.
Tra le micro, piccole e medie imprese, anche artigiane, singole o in forma associata che potranno beneficiare del fondo figurano quelle del settore informatico, della produzione di software, le attività di direzione aziendale e consulenza gestionale, gli studi d'architettura e ingegneria, le attività del settore pubblicità e ricerche di mercato, attività di ricerca, selezione e fornitura di personale e altre attività professionali, scientifiche e tecniche.
Il fondo sarà orientato a supportare progetti di qualità in grado di garantire un miglioramento competitivo delle imprese esistenti o un posizionamento competitivo per le nuove imprese.
In autunno è prevista la pubblicazione di un apposito bando per sostenere i progetti che saranno ritenuti ammissibili al finanziamento regionale.

Che brutte facce a Brembio

Nasconde in auto coltello da macellaio.
Ora un romeno 35enne rischia l’arresto.

Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi.

Gira in auto con un coltello da macellaio e si procura una denuncia. È accaduto nella notte di lunedì, intorno alle 3, a Brembio. Notando un’auto sospetta aggirarsi lentamente per le vie cittadine, una pattuglia del nucleo radiomobile e operativo dei carabinieri di Codogno ha pensato bene di controllarla. E il posto di blocco ha portato i suoi frutti. A bordo del mezzo sono stati trovati tre romeni, tra cui il proprietario e conducente del veicolo, D.G. di 35 anni residente a Lodi. Nonostante i carabinieri abbiano chiesto spiegazioni circa la loro presenza in zona, i tre sospetti non hanno saputo motivarla, non hanno nemmeno chiarito come mai stessero compiendo quei giri a Brembio in un’ora tanto tarda. A quel punto i militari hanno percepito il nervosismo del 35enne alla guida e lo hanno perquisito insieme agli amici. Controlli anche sulla Peugeot 307 con targa romena che li ospitava. Inizialmente i tre, incensurati e regolarmente residenti a Lodi, sono parsi puliti. Ma, alla fine, un approfondito controllo della vettura ha permesso alle forze dell’ordine di trovare un coltello da macellaio lungo 28 centimetri, con una lama di 17. Un’arma proibita, che i tre amici non avrebbero certamente dovuto trasportare in macchina. Il pericoloso oggetto era stato infilato sotto il sedile del lato passeggero ma a portata di mano. Nonostante il ritrovamento, ancora una volta i passeggeri del veicolo non hanno saputo spiegare a cosa gli sarebbe servito quel coltello se i carabinieri non lo avessero sequestrato. D.G. è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Lodi per porto abusivo di arma da taglio. Ora l’uomo rischia un massimo di diciotto mesi di arresto.

La centrale come i motorini

Turano - Intervista a Marco Cervino, esperto di impatto ambientale: «A Reggio Emilia e Imola li stanno già utilizzando».
«Per le centrali servono i catalizzatori».
Fisico del Cnr spiega: «Con 10 milioni in più si inquina 5 volte meno».
Rassegna stampa - Articolo di Carlo Catena su Il Cittadino di oggi.

Turano - I catalizzatori per le centrali non sono una tecnologia superata come qualche compagnia elettrica sostiene in Italia. Anzi c’è chi li installa, come la bresciana West Energy a Loreo (Rovigo), e ottiene prestazioni in termini di impatto ambientale che possono essere fino a cinque volte migliori rispetto a impianti come quello in costruzione a Turano - Bertonico o in attività a Tavazzano - Montanaso: 15 milligrammi per metro cubo di fumi di biossido di azoto, con prospettiva di riduzione a 10, il livello autorizzato dal ministero dell’Ambiente per l'impianto veneto, contro i 30 milligrammi delle centrali lodigiane. A fare il punto per «il Cittadino» sulle tecnologie oggi sul mercato è Marco Cervino, fisico, ricercatore dell’Isac Cnr di Bologna. Cervino, che di mestiere studia l'impatto ambientale degli impianti di produzione energetica e sviluppa modelli diffusionali degli inquinanti, è un allievo di Claudio Armaroli, il ricercatore del Cnr che più di cinque anni fa (con Nicola Po) sbugiardò chi sosteneva che in Italia si stesse adottando la miglior tecnologia possibile portando l’esempio della California, dove invece le centrali a turbogas venivano dotate di catalizzatori a uno o anche due stadi. Uno studio che era diventato bandiera degli ambientalisti e che, maligna qualcuno, era costato non pochi attriti professionali ad Armaroli e Po.
«Oggi le centrali a turbogas possono adottare combustori dry low nox che arrivano a 30 milligrammi di biossido di azoto, peraltro il limite imposto dalla Regione Lombardia - spiega Marco Cervino - e ci sono produttori di turbine come Siemens che stanno lanciando modelli ancora meno impattanti. Ma se associamo questi combustori puliti alla tecnologia dei catalizzatori, si può scendere fino a 6-7 milligrammi di biossido di azoto per metro cubo. Ora, visto che ci troviamo in Pianura Padana, una zona che come il bacino della Ruhr in Germania o la California risulta tra le più afflitte da questo inquinante, da tecnico mi domando perché i catalizzatori non vengono adottati. Ridurre di cinque volte le emissioni di ossido di azoto, in centrali come i turbogas che generano enormi volumi di gas, ha un impatto ambientale enorme». Il biossido di azoto, oltre a essere un veleno e un irritante delle vie respiratorie, è precursore delle polveri sottili, dell'ozono, danneggia la vegetazione e ci sono correlazioni tra ricoveri ospedalieri, malattie e la sua concentrazione in atmosfera. «La tecnologia catalitica però richiede di utilizzare ammoniaca o urea per trattare i fumi - prosegue Cervino -, e questo è uno degli argomenti usati dai detrattori. Gli impianti però possono essere regolati per ridurre al minimo la dispersione di queste sostanze. Ci sono esempi di catalizzatori già usati in Italia in centrali, da circa 80 megawatt, a Reggio Emilia e Imola, e non credo che l'azienda che ha progettato un impianto da 800 megawatt catalizzato a Loreo, prevedendo inoltre una sequestrazione dell’anidride carbonica, intenda fare un investimento azzardato o in perdita, ed è positivo, a mio parere, che il ministero abbia preso atto di questi impegni progettuali, trasformandoli in obblighi contenuti nel decreto Via». Un altro argomento sul quale Cervino vuole fare chiarezza è quello dei costi dei catalizzatori: «Che a me risulti, per una centrale da 800 megawatt, come quella di Turano - Bertonico, costano dai 5 ai 10 milioni di euro, a fronte di un costo complessivo della centrale di 500milioni. Si può stimare determini una riduzione degli utili di esercizio che va dal 5 al 10 per cento. Se questi costi venissero imposti a tutti i competitori, la libertà di concorrenza sarebbe salva».
Il panorama lodigiano vede ora la centrale di Tavazzano - Montanaso già predisposta, per i nuovi gruppi, per l’inserimento di catalizzatori, così come anche quella di Turano - Bertonico sta nascendo con lo spazio per inserire un sistema di trattamento dei fumi prima del camino di scarico. Ma finora la legge italiana obbliga solo chi compera motorini, camion e auto a catalizzare i propri scarichi, graziando i magnati dell'elettricità. Secondo alcuni ricercatori del Cnr è un controsenso, soprattutto in zone, come il Lodigiano o il Mantovano, dove i pessimi dati della qualità dell'aria vanno a braccetto con i record di mortalità per tumori.

Meno maiali nel Lodigiano

Greta Boni su Il Cittadino di oggi ci informa che rispetto all’anno scorso si contano 25mila suini in meno: le aziende chiudono o si ridimensionano.
Sono momenti di magra per i maiali.
Rassegna stampa.

Periodo di “magra” per i suini lodigiani, rispetto all’anno scorso se ne contano 25mila in meno su tutto il territorio. I capi di bestiame sono passati dai 491mila del 2008 ai 466mila del 2009, proprio per questo motivo diventa sempre più difficile fare riferimento - come si faceva abitualmente - a quel mezzo milione di animali che popolavano gli allevamenti sparsi nel Lodigiano. Il dato emerge dall’ultimo “Rapporto sulla consistenza zootecnica”, realizzato dall’ufficio statistica della Camera di commercio di Lodi su indicazione del servizio di prevenzione veterinaria dell’Asl, con la collaborazione delle diverse associazioni agricole.
La scomparsa dei 25mila suini sembrerebbe essere legata alla chiusura di alcuni allevamenti e al ridimensionamento di diverse aziende. Nel giro di sei mesi, infatti, si è registrata la perdita di un migliaio di scrofe, un numero che desta una certa preoccupazione all’interno del settore, vista l’impostazione storica degli allevamenti lodigiani, più vocati alla fase di produzione che a quella di ingrasso. Oltre alle scrofe, che sfiorano ormai la soglia delle 27mila, anche i verri (i maiali destinati alla riproduzione) hanno subito un forte ridimensionamento: da dicembre a oggi sono passati da 630 a 462 capi, con una riduzione superiore a un quarto della loro consistenza iniziale.A cantar vittoria sono invece i bovini, le vacche da latte sfiorano quota 49mila, 5mila in più rispetto allo scorso anno e 700 in più nel giro di sei mesi. «Probabilmente - spiegano gli esperti tra le pagine dello studio -, stante l’attuale prezzo del latte, la tendenza a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno sarà difficilmente confermata nel prossimo rilevamento, un segnale in questo senso lo si può già vedere nella leggera riduzione degli animali da rimonta che, nell’ultimo semestre, ha interessato soprattutto la categoria delle femmine da 1 a 2 anni, passate da 25.500 a poco più di 24.300 capi». In ogni caso, sono proprio gli “allevamenti da latte” a tenere alta la bandiera del settore, a dispetto delle contrazioni dei prezzi delle materie prime alla stalla, i bovini hanno infatti superato la soglia delle 114mila unità.
I suini non sono gli unici a dover affrontare un pesante calo delle presenze, anche le altre specie denotano cali piuttosoto marcati, l’unica eccezione è rappresentata dai cavalli.
Balza subito all’occhio la perdita di 260 capi (oltre il 35 per cento) nell’arco di un anno del comparto bufalino, l’intera popolazione provinciale si colloca ben al di sotto dei 500 capi, fermandosi a 470. Dalle informazioni fornite dal servizio veterinario sembrerebbe che il brusco ridimensionamento sia stato causato dalla cessata attività di uno degli allevamento storici. Gli ovini, invece, si fermano a 430 esemplari, le pecore da latte sono quelle che se la passano peggio, nell’ultimo semestre sono scese da da 95 a 65, mentre la presenza di agnelli è rimasta la stessa.

Quando la felicità si chiama elettrodotto

Maleo, il ministero ha detto sì all’elettrodotto a 380mila volt.
Rassegna stampa - Carlo Catena, Il Cittadino di oggi.

Maleo - Il ministero dell’Ambiente “promuove” il nuovo elettrodotto da 380mila volt Maleo - Chignolo Po. Il ministro Stefania Prestigiacomo ha infatti firmato il decreto di valutazione di impatto ambientale dopo il quale il percorso della nuova “autostrada dell’energia” è tutto in discesa. Prossima e ultima tappa sarà il decreto del ministero delle Attività produttive, che Terna attende per fine anno, quindi a inizio 2010 partiranno i lavori: cento milioni di euro il costo stimato, 300 gli addetti coinvolti nella realizzazione di tralicci e centrali di trasformazione e smistamento, dai 18 ai 24 mesi i tempi previsti per l’ultimazione dei lavori. La nuova dorsale ad altissima tensione attraverserà anche i territori di Corno Giovine, Fombio, Orio Litta, San Fiorano, Santo Stefano Lodigiano, Senna e Somaglia, e nei progetti di Terna permetterà anche l’eliminazione di vecchie linee, comprese alcune di quelle che incombono sul quartiere dell'Albarola a Lodi. «Anche se siamo di fronte a un progetto concepito nel 2003 e articolato in moltissimi documenti, di fatto è un’operazione da considerare ordinaria, di razionalizzazione della rete - spiega il sindaco di Maleo e presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni -. Mi risulta che il ministero dell'Ambiente non abbia introdotto elementi di novità, visto che le prescrizioni erano già state chieste, e numerose, dagli enti locali, compresa la precedente amministrazione provinciale». Proprio a Maleo sorgerà una delle strutture più importanti della nuova linea, una centrale di trasformazione che tra l’altro sarà collegata anche a una linea da 132mila volt attestata a San Rocco al Porto. «Non si tratta di una centrale per la produzione di energia, ovviamente - chiarisce Foroni - e per questo impianto abbiamo chiesto, e ottenuto, una serie di mitigazioni ambientali. Come amministrazione comunale a Maleo abbiamo rinunciato a oltre due milioni di euro di compensazioni in denaro in cambio della demolizione di sette chilometri di vecchi elettrodotti, che si trovano in zone più vicine al paese rispetto alla nuova struttura e che lambiscono anche il cimitero».
Altre cifre del progetto sono i 27 chilometri complessivi di lunghezza delle nuove linee aeree, i 41 di tratte interrate, l'eliminazione di 64 chilometri, complessivi, di linee obsolete, pari a 225 tralicci, e l'adozione di supporti “monostelo”, e non più a traliccio reticolato, per le tratte sospese. «Abbiamo anche dati molto rassicuranti riguardo all'impatto elettromagnetico, sui quali abbiamo fatto effettuare studi specifici - chiosa Foroni -. Il fatto che fosse stato coinvolto anche un consulente che già aveva collaborato con il gruppo Enel era apparso praticamente inevitabile, visto che in Italia i soggetti che si occupano di alta tensione sono pochissimi. Ma siamo tranquilli». Anche se la linea utilizza il voltaggio più elevato impiegato in Italia, la filosofia ispiratrice è di far passare i cavi il più lontano possibile dai centri abitati. Il rimodernamento e la razionalizzazione della dorsale elettrica che attraversa il settore sud del Lodigiano dovrebbe consentire un recupero di efficienza di 400 megawatt: secondo gli esperti sono proprio le dispersioni della rete, spesso la stessa di 30 anni fa, il problema maggiore, oggi, del sistema elettrico italiano. Dove proprio per questo motivo capita, ad esempio, che una regione come la Puglia, che produce il doppio dell'elettricità che consuma, soffra di frequenti black out.

La tangenziale di Casale forse vede il traguardo

Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci informa che ieri si è tenuta la conferenza di servizi che ha definito la tempistica per la realizzazione di un’opera attesa da anni.
Un altro passo in avanti per la via Emilia.
Nuova tangenziale: a settembre scatta l’iter per la gara d’appalto.
Rassegna stampa.

Ancora pochi ritocchi progettuali per la tangenziale di Casale, e poi via libera alla conferenza di servizi, ultimo passaggio prima dell’appalto integrato. Si è concluso positivamente l’incontro avvenuto ieri pomeriggio nella sede milanese di Anas tra l’assessore alla viabilità della provincia di Lodi Nancy Capezzera, l’assessore ai lavori pubblici del comune di Casale Luca Peviani e i tecnici di entrambi le parti. L’oggetto dell’incontro era la valutazione del progetto definitivo presentato all’ufficio centrale di progettazione dell’Anas a Roma a metà aprile. Dall’incontro milanese è emerso che la documentazione presentata soddisfa sostanzialmente le precedenti richieste di Anas e ministero, e pertanto rimangono da chiarire soltanto alcuni minimi dettagli relativi alle opere di mitigazione e alla possibilità di insediarle nelle aree da espropriare. «Abbiamo insistito affinché fossero chiariti subito gli elementi di ulteriore approfondimento, in modo da accelerare con le pratiche - spiega l’assessore Capezzera -. Presenteremo entro settembre la documentazione necessaria, compresi gli elaborati grafici, in modo che il tutto possa essere esaminato quanto prima e si possa procedere con la conferenza di servizi». Nella riunione, inoltre, è emerso un dettaglio tecnico che consente di guardare con ottimismo ai tempi di realizzazione dell’opera: la formula scelta per la gara è quella dell’appalto integrato, che consentirà di affidare i lavori e l’elaborazione del progetto esecutivo in modo contestuale, con un ulteriore risparmio di passaggi burocratici e di tempo.
Sulla data di inizio lavori, tuttavia, è ancora prematuro sbilanciarsi, mentre è proprio l’assessore Capezzera a dirsi fiduciosa sulla data della conferenza di servizi: «Non si dovrebbe andare oltre il mese di novembre e anche questo è un segnale di come il progetto stia davvero entrando nel vivo. L’opera è destinata a lasciare un segno: in effetti, un investimento da circa 91 milioni di euro è di carattere epocale per il nostro territorio». Lo stesso presidente dell’Anas Pietro Ciucci, nel corso di un incontro pubblico alla fine di luglio, aveva indicato nel 2011 il termine di alcune opere viarie lombarde, tra cui la tangenziale di Casale. Quello rimane dunque l’obiettivo, anche se rispetto alle tempistiche annunciate ancora lo scorso autunno si è già in ritardo: la conferenza di servizi, che dovrebbe poi durare 90 giorni, era prevista inizialmente in primavera, quindi in settembre, e a Casale ci si aspettava di uscire dall’incontro di ieri con una data più ravvicinata. In sede di conferenza di servizi, inoltre, vi sarà da risolvere un aspetto progettuale non di poco conto: il taglio da parte della nuova tangenziale delle strade di collegamento tra la frazione di Zorlesco e i paesi vicini, un dettaglio che potrebbe rivelarsi meno semplice del previsto da risolvere.