Un compleanno che avevamo già ricordato.
Partigiano, è stato deputato e sindaco di Lodi.
Nemo ha compiuto 90 anni «La lotta per la democrazia non è ancora terminata».
Rassegna stampa - Il Giorno, Guido Bandera, 13 settembre 2009.
Novant'anni di età non bastano né a piegarne lo spirito, né l’indipendenza di giudizio e di carattere. Edgardo Alboni gli anni li ha compiuti venerdì, ma li ha festeggiati ieri, insieme ai suoi compagni, a tanti amici e alle autorità cittadine. A lui, che dalla Resistenza fino a oggi è stato protagonista della vita politica del territorio Lodigiano, chiediamo di raccontarne l’esperienza e un po’ di storia.
Onorevole Alboni, prima di tutto una curiosità: perché ha scelto Nemo come nome di battaglia?
«Un omaggio alla cultura classica, a Ulisse. Il nome di battaglia, però, non era un vezzo. Era un obbligo per tutti i componenti delle Brigate Garibaldi. Si viveva in clandestinità, tutti dovevano conoscersi solo con quel nome. Senza un nome di battaglia io non mi sarei salvato. Dopo un incontro clandestino, un compagno fu catturato e fu seviziato dai fascisti. Fece il mio nome di battaglia e indicò un luogo dove mi aveva visto, a Montanaso. Vennero a cercarmi. Fu il mio vicino, con i familiari, a smentire che esistesse alcun Nemo in quella casa. Ci credettero. Io ero nascosto. Sentii con le mie orecchie il prigioniero, accusato di aver mentito, assicurare di avermi visto lì».
Per lei oggi ha ancora senso parlare di tradimento oggi?
«Sì. Tradimento è quando si rinnegano i valori e i principi per i quali si è combattuto e sui quali si è fondata un’Italia nuova. Quella democratica. Il tradimento dell’eredità lasciata dal movimento partigiano, per il quale non esistono attenuanti. E ogni volta ho voluto denunciare i tentativi di annullare queste conquiste. Sapendo che per me i fascisti non sono avversari, ma nemici. E chi cerca di difendere i supposti meriti del regime fascista fa quasi sorridere. Di attacchi ne ho ricevuti tanti e ho sempre risposto con fermezza. Anche se mi pare che il discorso in occasione della cerimonia per i Martiri del poligono fosse molto equilibrato».
Che esperienza è stata quella da parlamentare?
«Un’esperienza interessante per la mia cultura e per la mia preparazione. Per ruolo sono stato vicino alla categoria dei lavoratori della sanità, dai medici ai tecnici fino agli infermieri. Questi sforzi sono stati premiati nel secondo mandato: ho ottenuto un suffragio superiore a quelli degli altri compagni, secondo dopo Longo. Qualcuno in federazione malignò parlando di clientelismo. In realtà rimasero male perché i loro uomini, gli “yes men”, non passarono...»
Che rapporto ebbe con i vertici del Pci?
«Io entrai nella direzione provinciale per due volte, negli Anni ’50. Parlavo poco, parlavano di più i “big”: noi venivamo dalla provincia. Togliatti, però, durante l’VIII congresso, decise per il rinnovamento. Entrarono nuovi quadri. Cossutta sostenne me e mi volle candidare in Parlamento. Io non volevo. Lavoravo come consigliere provinciale al progetto della creazione di un consorzio per il Lodigiano. La prima volta, da candidato, non passai. Feci tutto da solo. Il partito non mi appoggiò molto. La seconda andò bene. Il partito fece convergere qualche preferenza, ma fu il Lodigiano a sostenermi e a mandarmi in Parlamento».
Pentito di aver speso tutto questo tempo in politica?
«No. È stata una grande soddisfazione. Mi è dispiaciuto un po’ di aver trascurato la famiglia. Col tempo però ho cercato di recuperare».
Che esperienza è stata quella da sindaco?
«Erano anni di un grande consenso per il Pci di Berlinguer. Il Psi non era cresciuto come Craxi auspicava e la Dc aveva perso voti. La giunta di sinistra fu una grande esperienza, anni di grande attivismo. Il partito, però, cinque anni dopo, non mi sostenne, nonostante i risultati. Questo fu il mio rammarico».
Lo scorso venerdì 11 settembre, Il Cittadino ha pubblicato questa lettera di Gianni Piatti.
L’onorevole Edgardo Alboni compie oggi novanta anni.
Edgardo Alboni, Presidente provinciale dell’Anpi, compie oggi novanta anni. Nel porgli auguri vivissimi e interpretando un sentimento diffuso a Lodi e nel Lodigiano, non possiamo che ringraziarlo per l’impegno costante, la passione civile e l’intelligenza politica che hanno sempre caratterizzato il suo lavoro.
La sua biografia, curata dal prof. Ercole Ongaro nel bel libro “Una vita tra sogni e realtà”, è ben conosciuta nel Lodigiano: Ufficiale nella “campagna” di Russia nella seconda guerra mondiale, Comandante partigiano con il nome di “Nemo” nella Resistenza, Consigliere Provinciale a Milano con Alberto Malagugini e Laura Conti, contribuì alla nascita del Consorzio del Lodigiano che ottenne, successivamente, la piena autonomia amministrativa del Lodigiano. Nel 1963 fu eletto Deputato al Parlamento per li PCI nella circoscrizione Milano Lodi Pavia, venne confermato nel 1968 e si occupò dei problemi sociosanitari, mantenendo un costante e moderno rapporto con gli elettori che gli tributarono sempre grande stima e consenso. Fu membro, successivamente, del Comitato regionale di controllo degli atti delle istituzioni sanitarie nel 1972. Eletto più volte nel Consiglio Comunale di Lodi, divenne Sindaco di Lodi nel 1975 con un lavoro che cambiò il volto della città con opere quali: il recupero dell’area dell’exLinificio, i palazzi del’Inps e delle Poste, la riqualificazione della “città bassa”, il Teatro alle Vigne, il Liceo Artistico, la zona produttiva di San Grato e l’imponente piano di edilizia economicopopolare nella zona San FereoloRobadello con il suo Centro commerciale ed altre ancora, lavoro che continuò dal 1982 come assessore alla Programmazione nella Giunta Cancellato.
Innovatore nelle scelte politiche, ha condiviso la “svolta” del Pci e si è dedicato alla memoria della Resistenza divenendo Presidente Provinciale dell’Anpi, ruolo che ricopre con autorevolezza da anni coadiuvato da capaci collaboratori a partire dalla Presidente Vicaria Isa Ottobelli, con un’Associazione che è fra le più forti e vivaci in Italia.
Edgardo Alboni è stato riferimento importante per numerose generazioni di militanti di sinistra, di volontari e democratici, ben fermo nei valori e nei principi della Resistenza e della Costituzione repubblicana, ma aperto alla ricerca e alla innovazione politica.
Rigore morale, passione civile, intelligenza politica: nel giorno dei suoi novanta anni, inviamo ad Edgardo, alla moglie Teresa e alla sua famiglia, all’Anpi, i nostri auguri ed il nostro “grazie”.