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Trattativa Stato-mafia. Salvatore Borsellino: “Parole di Grasso mi sconvolgono”. Dalle Agenzie - Adnkronos, 19 ottobre 2009.
"Mi sconvolgono le parole di Pietro Grasso, da un lato sembra quasi giustificare in alcune sue parole la trattativa con la mafia". Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, a "24 Mattino" su Radio 24 [ascolta l'intervista] per parlare di trattativa tra Stato e mafia. "Io - ha aggiunto Borsellino - ritengo che se è vero che la trattativa può aver salvato la vita a qualche politico, allora è vero che la trattativa è stata barattata con la vita di Paolo Borsellino. Mi sconvolge questo tipo di affermazione". "E mi sconvolge anche l'idea di una trattativa - ha detto Borsellino - Io da anni ripeto, prima inascoltato mentre ora mi stanno arrivando conferme anche da parti istituzionali, che mio fratello è stato ucciso proprio per la trattativa. Mio fratello costituiva un ostacolo a questa trattativa, ritengo addirittura che la veemenza con la quale si è opposto ad essa ha causato la necessità di eliminarlo, e anche in fretta. Conoscendo bene mio fratello - ha aggiunto - so che avrebbe portato all'attenzione dell'opinione pubblica questa scellerata trattativa". "È pazzesco - ha aggiunto ancora Borsellino - che se ne parli oggi, 17 anni dopo. Perchè Grasso non ha fatto questa affermazione sulla trattativa nel momento in cui Mancino negava che la trattativa ci fosse stata? Perchè Martelli ha parlato solo ora? Perchè tante persone nelle istituzioni parlano oggi di cose che, se avessero denunciato 15-16 anni fa, avrebbero potuto cambiare le cose?". Borsellino è tornato anche sul presunto incontro tra suo fratello e l'allora ministro dell'Interno Mancino, il primo luglio 1992 al Viminale, incontro che Mancino ha sempre negato: "Ma secondo lei - ha detto - devo credere a quello che dice Mancino o a mio fratello che in una sua agenda, quella grigia, in cui appuntava ora per ora i suoi appuntamenti ha scritto proprio Mancino? Io devo credere a mio fratello che non si può essere preconfigurato un falso appuntandosi in un'agenda un incontro che non c'è stato a futura memoria". "Oggi - ha sottolineato - grazie alle rivelazioni di Ciancimino, al papello, posso arrivare a pensare che non sia stato Mancino a prospettare a Paolo la trattativa perchè forse Paolo ne era già al corrente. Ma le cose non cambiano perchè il primo luglio, quando Paolo per me ha incontrato certamente Mancino, ne avrà sicuramente parlato di questa trattativa. Mancino ostinatamente nega, io - ha concluso - credo a mio fratello piuttosto che a Mancino".
In un mio rilievo sulla viabilità pubblicato l’8 Luglio 2009 a titolo “Un po’ d’attenzione non guasta”, segnalavo alcune anomalie che avevo rilevato nei pressi del nuovo insediamento urbano di via Roma. Una di queste era la segnalazione di pericolo tra il marciapiede e l’incrociarsi del canale irriguo, prima del nuovo insediamento, senza parapetto e delimitato da semplici cavalletti tubolari.
Ebbene, in questi giorni, è stata messa una barriera protettiva, potremmo dire definitiva in sostituzione dei cavalletti. Probabilmente perché doveva essere completata l’opera di canalizzazione e la delimitazione del marciapiede. Il merito non è certo da ascrivere alla mia segnalazione; anche perché il lasso di tempo è piuttosto lungo, e da quel momento migliorie protettive per circoscrivere il luogo di pericolo non ne sono state fatte.
Un altro ripristino è stato fatto, riposizionando la barriera protettiva sul ponte del colatore Casala all’inizio del viale del cimitero; divelto nella seconda quindicina di Agosto. Considerando il discreto numero di veicoli e di persone che transitano ogni giorno, su quel ponte. Parafrasando: meglio tardi che mai.
Anche le Iene non ridono più. Rassegna stampa - Il Fatto Quotidiano, Peter Gomez, 18 ottobre 2009.
C’erano una volta le Iene, un gruppo di ragazzacci che osava ridere in faccia a Berlusconi, mostrare il razzismo della Lega e sbeffeggiare le leggi ad personam. C’erano, ma non ci sono più. Oggi la trasmissione diretta da Davide Parenti, coautore con Antonio Ricci degli show-cult degli anni 80, è solo l’ombra del suo passato. È in crisi di ascolti, di creatività. E, quel che è peggio, è costretta a fermarsi persino davanti a onorevoli di seconda fila, come Gabriella Carlucci. È successo martedì scorso quando, dopo una serie di telefonate con i vertici Mediaset, non è andato in onda un servizio che raccontava come l’ex conduttrice fosse stata condannata a pagare 10 mila euro di stipendio arretrato alla sua portaborse parlamentare. Stessa sorte era toccata, un mese fa, a un pezzo sull’immigrazione che metteva in imbarazzo il ministro Roberto Maroni. Per questo, Fedele Confalonieri e Silvio Berlusconi, che fino a ieri citavano le Iene e Enrico Mentana come la prova della libertà di mediaset, oggi parlano d’altro. Le foglie di fico non servono più. Il regime non si nasconde per farsi accettare, ma in televisione mostra il volto peggiore per far paura. I tempi, insomma, sono cambiati. Anche nel 2001 il premier era sotto processo per corruzione. Anche allora c’era un giornalista che pedinava un magistrato considerato nemico del gruppo. Era la Iena Alessandro Sortino. Ma non seguiva Ilda Boccassini, per mostrare le sue calze o per insinuare che fosse “strana”. Lo faceva per dimostrare che era indifesa e per criticare la scelta del Governo di togliere la scorta a un pm antimafia che aveva osato mettersi contro Berlusconi. Cose di un altro mondo. Allora i vertici mediaset tolleravano che il solito Sortino inchiodasse il senatore Cirami all’omonima legge ad personam o il ministro Lunardi al suo conflitto d’interessi. Adesso è più probabile vedere una Iena sulla luna che davanti al ministro Angelino Alfano per parlare del suo Lodo. Anche allora Berlusconi inondava l’Italia di propaganda, ma il Trio Medusa osava chiedergli conto del celebre “Presidente operaio”, per poi ridergli in faccia. Anche allora l’onorevole Carlucci ebbe un corpo a corpo con il Trio. Ma quello andò in onda. Come si è arrivati a questo punto? Per capirlo bisogna ricostruire l’escalation delle censure, partendo dalla prima. Quella subita dal programma nel 2001, quando Marco Tronchetti Provera, per fare un favore a Berlusconi, soffoca nella culla “La 7” che minaccia di danneggiare gli ascolti di Mediaset. Le Iene riprendono Tronchetti mentre balbetta improbabili giustificazioni. Il pezzo però viene fermato. In redazione si mugugna, ma si decide di lasciar correre. Così la situazione peggiora. Tanto che, quattro anni dopo, si arriva a una silenziosa protesta. Quando a essere bloccato è un servizio su Francesco Storace, le Iene si riuniscono a Roma e stipulano una sorta di patto: non diciamo niente, ma questa è l’ultima censura. Era invece l’inizio della fine. Oggi il Trio Medusa e Sortino non ci sono più. Alla Iena rossa, nel 2007, i vertici Mediaset avevano cancellato un servizio su Mastella e lui se ne è andato. Confalonieri, infatti, non ha voluto sentir ragioni nonostante che proprio Sortino fosse stato diffamato dal figlio di Mastella con false insinuazioni sulla sua carriera. A Segrate, del resto, Mastella è un intoccabile. Lo sa anche Enrico Lucci che, già prima di Sortino, ha dovuto ingoiare la censura di un pezzo sul medesimo politico. Il perché lo dice la cronaca. Mastella in quei mesi stoppa la legge Gentiloni sulle tv e poi fa cadere il governo Prodi. Una scelta politica, ovviamente. La decisione di un uomo, oggi eurodeputato Pdl, che dice con orgoglio: “Confalonieri? È uno dei miei migliori amici”. E chi trova un amico (di Confalonieri) trova un tesoro. Anche alle Iene.
Formigoni revochi l'incarico a Mori e De Donno nel Comitato Regionale di Vigilanza - Interpellanza. Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer, consigliere regionale della Lombardia - 20 ottobre 2009.
Siamo garantisti e non amiamo le condanne preventive, ma riteniamo che l’azione di contrasto della presenza del crimine organizzato in Lombardia, specie ora che si avvicinano gli appalti di Expo 2015, sia questione troppo seria perché possa essere lasciato spazio a dubbi e zone d’ombra. Con un’interpellanza depositata oggi in Consiglio regionale, chiediamo quindi al Presidente Formigoni di revocare con urgenza al generale Mario Mori e al colonnello Giuseppe De Donno l’incarico di componenti esterni nel “Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali”, costituito il 6 agosto scorso su iniziativa dello stesso Presidente. Il gen. Mori e il col. De Donno sono sotto inchiesta a Palermo e a Caltanissetta per fatti risalenti alla stagione stragista di Cosa Nostra, quando i due alti ufficiali dell’Arma svolgevano funzioni di direzione del Ros. I processi in corso diranno, alla fine, se le gravi e infamanti accuse che sono state mosse loro sono fondate, oppure frutto della fantasia di qualcuno. Tuttavia, l’esistenza stessa di dubbi tanto gravi sul loro operato, con il conseguente rilievo mediatico, mettono concretamente a rischio la credibilità del Comitato nella sua delicata funzione di vigilanza. Riteniamo pertanto urgente, opportuna e necessaria la ridefinizione della composizione del Comitato, sostituendo Mori e De Donno con due personalità indicate dalla Direzione distrettuale antimafia, al fine di garantire la necessaria credibilità e trasparenza all’azione di Regione Lombardia nel contrasto al crimine organizzato e al malaffare.
Fombio - Lo hanno iniziato in cinque: «Per passare la notte giocheremo a carte». Akzo, niente cibo e solo acqua: ieri via allo sciopero della fame. Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 20 ottobre 2009.
Fombio - Dallo sciopero allo sciopero della fame: è iniziata ieri mattina la clamorosa protesta dei lavoratori della Akzo Nobel e dei sindacalisti contro la decisione della multinazionale delle vernici di chiudere il sito produttivo di Fombio, dove sono occupate 185 persone.
Per il momento, l’azione è portata avanti da Pino Dosi e Gianmario Pedrinazzi, lavoratori Akzo e membri della rappresentanza sindacale unitaria di fabbrica, e dai tre segretari provinciali di categoria, Francesco Cisarri della Cgil, Gianpiero Bernazzani della Cisl e Francesco Montinaro della Uil.
I cinque hanno saltato colazione, pranzo e cena, e si apprestano a fare altrettanto anche oggi e domani. Lo sciopero della fame proseguirà almeno fino all’incontro previsto con i vertici aziendali domani mattina in sede di Assolombarda a Lodi. Successivamente si valuterà il da farsi sulla base della trattativa e delle decisioni dell’assemblea dei lavoratori. Se l’esito fosse negativo, non è da escludere che altri lavoratori partecipino alla manifestazione di protesta.
I cinque hanno stazionato ieri tutto il giorno davanti ai cancelli della Akzo Nobel, vicino al gazebo che è stato allestito per proseguire l’iniziativa anche in caso di pioggia. I tre segretari dei chimici hanno anche continuato a lavorare, con contatti telefonici e incontrando pure, davanti alla fabbrica, alcune rappresentanze di lavoratori di altre aziende con situazioni di crisi aperte.
In tutto il giorno, i cinque hanno assunto soltanto dell’acqua, ma le loro condizioni ieri sera erano ancora buone, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. «È soltanto il primo giorno, e quindi non ci sono ancora problemi particolari - hanno detto tutti e cinque -. Qualche difficoltà maggiore potrebbe arrivare durante la notte, che rischia di essere molto lunga, ma ci siamo attrezzati per una serie di sfide a carte per far passare il tempo».
A sostenerli, per tutto il giorno, c’è stata ieri una processione di dipendenti: ogni pausa o sosta dal turno di lavoro è stata passata in compagnia dei cinque davanti ai cancelli. Ieri in tarda mattinata è arrivato persino il direttore dello stabilimento a dare la disponibilità della guardiola di portineria per qualsiasi necessità. E proprio in portineria i cinque hanno trascorso le ore serali, prima di ritirarsi per la notte nel camper messo a disposizione da un lavoratore.
«La partita è troppo importante per i lavoratori e per il territorio - concludono i cinque -. Ci aspettiamo qualche apertura da parte dell’azienda nella trattativa, ma contiamo molto anche sul tavolo di crisi che chiederemo al prefetto con l’aiuto della Provincia di Lodi. L’obiettivo rimane salvare il posto di lavoro e mantenere un’attività produttiva importante qui nella Bassa».
Sette ex lavoratori sono tornati alla carica, per tutta risposta è arrivata la polizia. «La ditta paghi i nostri stipendi». Ancora proteste davanti alla Digital Print di Lodi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, L.R., 20 ottobre 2009.
Lodi - Stufi di aspettare, sette ex lavoratori della tipografia Digital Print di Lodi (cascina Polledra) sono tornati alla carica, ieri mattina, per chiedere gli arretrati. Per tutta risposta, così come avvenuto lo scorso settembre, si sono presentati polizia e carabinieri. La vicenda ora potrebbe essere risolta dal prefetto di Lodi, al quale i sindacati hanno fatto appello per tutelare i lavoratori e le loro famiglie. «Purtroppo, nonostante le promesse che ci erano state fatte a settembre, i nostri soldi non sono ancora arrivati - ha spiegato ieri uno degli ex lavoratori, Giancarlo Cavallanti -, così siamo stati costretti a farci sentire nuovamente e abbiamo deciso di tornare davanti all’azienda. Purtroppo sono state chiamate le forze dell’ordine, manco fossimo dei delinquenti». Il caso della Digital Print è scoppiato la scorsa primavera, quando attorno a giugno si sono dimessi nove lavoratori, che reclamavano gli stipendi arretrati. «Vogliamo gli stipendi del primo semestre 2009 - ha sottolineato Cavallanti - come pure tutte le altre spettanze e il trattamento di fine rapporto. Visto che finora non si è mosso nulla e dal momento che vogliamo i nostri soldi, non siamo intenzionati a mollare: tutti i giorni, in maniera educata e civile, ci presenteremo in ditta. È l’unica cosa che possiamo fare, altrimenti i nostri soldi non li prenderemo più».
A dar manforte ai lavoratori (ieri mattina in sette davanti alla ditta tra le 9 e le 13,30) è arrivato anche il segretario generale della Cgil di Lodi, Domenico Campagnoli. «Questi lavoratori sono ormai esasperati - ha denunciato Campagnoli - e la ragione è molto semplice: devono ancora ricevere sei mesi di arretrati, oltre alla tredicesima e al trattamento di fine rapporto. In passato avevamo già consegnato al prefetto di Lodi un memorandum sulla loro situazione, chiedendo che venisse convocata la proprietà dell’azienda, nella quale non capiamo bene se si continua a lavorare oppure no. Il problema di fondo, per questi lavoratori, è riuscire a portare a casa i loro soldi: ieri mattina ho avuto modo di incontrare il prefetto e le ho fatto nuovamente presente la situazione. La nostra richiesta è che la prefettura intervenga». «Almeno il prefetto ci dia una mano - ha commentato Cavallanti -, finora è l’unica istituzione che si è mossa. Le altre, dal comune di Lodi alla provincia, non si sono fatte sentire, forse perché a reclamare i soldi sono soltanto nove lavoratori».
Il Cittadino oggi da molto spazio alla crisi ed alla situazione produttiva e lavorativa lodigiana. In questo primo post riporto due articoli che descrivono che fanno il punto sullo stato delle cose.
In Provincia arrivate 850 richieste per usufruire di ammortizzatori in deroga: «Va meglio che nel resto della Lombardia». Disoccupazione, la lista nera si allunga. Più di 9mila le persone rimaste a casa per colpa della crisi. Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 20 ottobre 2009.
La lista nera della disoccupazione si fa sempre più lunga: fino a questo momento si possono contare 9.250 nomi, fra questi ci sono anche i lavoratori rimasti a casa dopo l’ultima ondata di crisi aziendali. «Per la provincia di Lodi è il numero più alto mai raggiunto - afferma Enrico Perotti, presidente della Camera di commercio di Lodi -, può darsi che per il 2010-2011 si verifichi un incremento della produzione, ma non è detto che tutte le 9-10mila unità possano essere riassorbite. La cosa certa è che anche se la ripresa potrà segnare il prossimo anno, avverrà comunque a livelli occupazionali molto più bassi rispetto a quelli a cui eravamo all’inizio della crisi». Proprio nella giornata di ieri, in via Haussmann, si è riunito ancora una volta il tavolo che sta cercando di gestire le difficoltà economiche. «Lo scenario è caratterizzato da pesantezza e gravità - commenta Perotti -, ma i numeri mostrano che i dati lodigiani non sono peggiori rispetto a quelli lombardi. La produzione manifatturiera, industriale e artigiana, è in perdita, ma il calo è inferiore rispetto a quello regionale. Il quadro si riflette naturalmente sull’occupazione, sull’utilizzo di cassa integrazione e ammortizzatori sociali, sulla chiusura delle aziende». Allo stesso tempo, il presidente sottolinea che le misure messe in campo fino a questo momento sono servite per “attutire il colpo”. «L’indagine condotta da Prometeia nel corso del mese di settembre 2009 - aggiunge Perotti - fotografa sempre una situazione di sfiducia tra gli operatori del mondo imprenditoriale e tra le famiglie del Lodigiano, ma “minore” rispetto alle precedenti rilevazioni». I sindacati, però, non condividono al cento per cento numeri e sensazioni. «Ci siamo chiesti dove sta andando questo territorio - dice Domenico Campagnoli, segretario provinciale della Cgil -, ogni giorno è un massacro: due o tre aziende chiudono o sono in difficoltà, mentre dalle altre parti si muove qualcosa qui non si vede nulla. Non dimentichiamo che Lodi è al terzo posto nella classifica per il maggiore utilizzo di ore di cassa integrazione. Il problema non è solo l’assistenza, ma le prospettive, questo territorio è continuamente depauperato e non si pensa ad altro». Un’opinione condivisa anche da Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl: «Noi siamo molto pessimisti, perchè un conto sono le aspettative e un conto la realtà, non crediamo nella ripresa della fiducia. Per questo sollecitiamo un tavolo provinciale che affronti la questione della reindustrializzazione delle aree del Lodigiano».
I protagonisti del territorio sono preoccupati: il fondo anticrisi è esaurito, per questo non ci sarà spazio per una terza erogazione, nonostante le richieste siano già arrivate a destinazione. E, come se non bastasse, 850 persone hanno bussato alle porte della Provincia di Lodi per usufruire degli ammortizzatori in deroga, destinati al settore del commercio e alle imprese che contano meno di 15 dipendenti; palazzo San Cristoforo ha così distribuito 6 milioni di euro, fondi che sono stati stanziati da Regione Lombardia. «Dobbiamo iniziare a occuparci della creazione dei posti di lavoro - sostiene Pietro Foroni, presidente della Provincia di Lodi -, della possibilità di definire prospettive di sviluppo per le imprese, senza interventi confusi e partendo dalle aree dismesse. Non possiamo sbagliare».
I comuni snobbano l’iniziativa Il Consorzio: «I soldi sono finiti». Rassegna stampa - Il Cittadino, 20 ottobre 2009.
Il fondo anticrisi si è esaurito: non ci sono più soldi. E nemmeno lo spazio per la terza e ultima erogazione, quella di dicembre. Del resto, solo 7 comuni su 61 hanno aderito all’iniziativa, decidendo di devolvere la somma di 2 euro per abitante a favore dei lavoratori che hanno perso il posto. La seconda parte dei contributi è stata utilizzata settimana scorsa, quando si è deciso di accogliere 129 domande per un valore di 263.800 euro, a cui si aggiungono 6.000 euro di finanziamenti una tantum per 15 persone aventi diritto; non sono stati ammessi alle provvidenze 29 richiedenti. Il comitato di gestione si è riunito venerdì 16 ottobre per validare la graduatoria relativa alla seconda erogazione, all’incontro hanno partecipato Silvana Cesani per il comune di Lodi, Mariano Peviani per la Provincia, Domenico Campagnoli della Cgil, Mario Uccellini della Cisl, Fabrizio Rigoldi della Uil, Sergio Rancati del Consorzio per i servizi alla persona, i tecnici Elga Zuccotti della Provincia, Donatella Barberis dell’Ufficio di piano e Barbara Dadda del Consorzio. «Con questa deliberazione - spiega Rancati - il fondo è stato interamente impegnato e quindi non sono più disponibili risorse per la terza erogazione, nonostante siano già state acquisite dalla Provincia oltre 80 domande, che diventeranno molte di più entro la scadenza di dicembre. Il comitato lancia un grido d’allarme: a fronte di richieste sempre più pressanti si esaurisce la possibilità di aiuto per le famiglie dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. È assolutamente indispensabile un impegno straordinario delle Istituzioni e delle Fondazioni bancarie per rifinanziare il Fondo al fine di consentire la terza erogazione e la prosecuzione degli interventi anche per il 2010». Un appello condiviso dalle tre organizzazioni sindacali, che ieri - di fronte al vertice organizzato presso la Camera di commercio - hanno sottolineato la necessità di fare di più. «Anche i lavoratori e le imprese potrebbero partecipare al fondo - propone Uccellini della Cisl -, è un’ipotesi da sondare». Campagnoli della Cgil ha ricordato che nessuno si sarebbe aspettato una domanda simile da parte del territorio, ma in agguato ci sono molte altre richieste che aspettano di essere soddisfatte. Infine, Rigoldi della Uil ha ricordato che anche i criteri dovrebbero essere riconsiderati, per andare incontro alle esigenze dei lodigiani che hanno bisogno. Il fondo anticrisi è aperto a tutti, anche associazioni di categoria, privati e lavoratori possono dare il loro aiuto. Fino a questo momento, i sette comuni che hanno detto sì alla proposta sono Bertonico, Caselle Lurani, Cavenago, Cornegliano, Graffignana, Maleo, Ossago, oltre al comune di Lodi che è stato uno dei promotori. I cittadini di queste realtà, nel momento in cui dovessero accedere al fondo, potranno godere dell’integrazione totale del reddito. Tutti gli altri, invece, accontentarsi della metà. Tutti sperano che per il 2010 il numero dei comuni protagonisti subisca un’impennata.
Il Cineforum della Biblioteca. Si parte il 7 novembre con il film The Millionaire.
Anche quest'anno, come è ormai tradizione, la Biblioteca comunale "Pier Vittorio Tondelli" organizza un ricco cineforum presso i locali dell'Oratorio. Il film che aprirà la rassegna il 7 novembre è The Millionaire. The Millionaire (Slumdog Millionaire) è un film del 2008 diretto da Danny Boyle in collaborazione con la regista indiana Loveleen Tandan; distribuito negli Stati Uniti dalla Fox Searchlight Pictures e nel Regno Unito dalla Pathè, è stato distribuito in Italia dalla Lucky Red a partire dal 5 dicembre 2008. Il film che si basa sul romanzo di Vikas Swarup Le dodici domande, ha ottenuto 10 candidature all'Oscar 2009, aggiudicandosi 8 statuette, tra cui miglior film e miglior regista.
Questa la trama del film che dura 120 minuti. È il momento della verità negli studi dello show televisivo in India "Chi vuol esser milionario?". Davanti ad un pubblico sbalordito, e sotto le abbaglianti luci dello studio, il giovane Jamal Malik, che viene dagli slum di Mumbai (Bombay), affronta l'ultima domanda, quella che potrebbe fargli vincere la somma di 20 milioni di rupie. Il conduttore dello show, Prem Kumar, non ha molta simpatia per questo concorrente venuto dal nulla. Avendo faticosamente risalito la scala sociale, provenendo lui stesso dalla strada, Prem non ama l'idea di dover dividere la ribalta del Milionario con qualcuno come lui, e rifiuta di credere che un ragazzo dei quartieri poveri possa sapere tutte le risposte. Arrestato perché sospettato di imbrogliare, Jamal viene interrogato dalla polizia. Mentre ripassa le domande una per una, inizia ad emergere la storia straordinaria della sua vita vissuta per le strade, e della ragazza che ama e che ha perduto. Sotto il trailer originale del film.
Il film non è stato esente da polemiche e controversie. In una drammatica sequenza, il protagonista e suo fratello perdono la madre durante un assalto perpetrato da integralisti indù ai danni dei musulmani di Bombay. Nel doppiaggio italiano la frase urlata «They are muslims, get them» («Sono musulmani, prendeteli!») è stata tradotta «Sono musulmani, scappiamo!», invertendo così il senso dell'intera scena, inducendo erroneamente gli spettatori a credere che gli assalitori fossero di religione musulmana e gli assaliti di religione indù. Ci si può accorgere dell'incongruenza anche guardando due scene che riguardano il fratello di Jamal, Salim: una in cui prega chiedendo perdono ad Allah, inginocchiandosi a terra, e un'altra alla fine, quando esclama "Dio è grande", nella traduzione italiana, che altro non sarebbe che "Allah è grande", esclamazione tipicamente musulmana. Nonostante le proteste di molti musulmani, italiani e non, il film, allora nei cinema, non è stato corretto. Solo in seguito la Lucky Red si è scusata ufficialmente attraverso un comunicato impegnandosi a cambiare la frase errata nella versione in DVD. Il 14 novembre sarà la volta del film Gran Torino, un film del 2008, diretto ed interpretato da Clint Eastwood, cui seguirà la settimana successiva, 21 novembre, Il Nascondiglio, un film del 2007, diretto da Pupi Avati. Prima del periodo natalizio ancora due film. Il 28 novembre Katyn, un film del 2007 diretto da Andrzej Wajda. Il regista, figlio di una delle vittime, narra la vicenda del massacro di 22.000 ufficiali e soldati polacchi, trucidati nella foresta di Katyń nel 1940 dall'Armata Rossa per ordine di Stalin. Seguirà il 5 dicembre Si può fare, un film del 2008 diretto da Giulio Manfredonia, scritto dal regista con Fabio Bonifacci, autore anche del soggetto, ispirato alle storie vere delle cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia, in particolare a quella della cooperativa "Noncello" di Pordenone. Il film è dedicato alle oltre 2.500 cooperative sociali esistenti in Italia e ai 30.000 soci diversamente abili che vi lavorano. Dopo la pausa natalizia sarà proiettato, il 16 gennaio, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, un film del 1970 diretto da Elio Petri ed interpretato da Gian Maria Volontè e Florinda Bolkan, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 23° Festival di Cannes e del Premio Oscar 1971, di cui sono da sottolineare la colonna sonora firmata da Ennio Morricone, la scenografia e la fotografia.
Seguirà il 27 gennaio Il bambino col pigiama a righe, un adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2006, dello scrittore irlandese John Boyne, tradotto in 32 paesi, diretto dal regista inglese Mark Herman, con David Thewlis, Vera Farmiga e i piccoli attori Asa Butterfield e Jack Scanlon, distribuito nelle sale italiane dalla Walt Disney Pictures. Infine il 7 febbraio Lo scafandro e la farfalla(Le scaphandre et le papillon), un film del 2007 diretto da Julian Schnabel, vincitore del premio per la migliore regia al Festival di Cannes 2007. Il film è basato sull'omonima monografia di Jean-Dominique Bauby, in cui Bauby descrive la sua vita dopo aver avuto un ictus all'età di 43 anni, che lo ha ridotto in uno stato di sindrome locked-in, lasciandogli come unico mezzo di comunicazione con il mondo il battito della palpebra sinistra. Un cifeforum, quello della Biblioteca, di buona qualità con film che meritano di essere visti o rivisti. Particolarmente qualificante la rassegna è Katyn, di cui sotto un fotogramma di una scena finale raffigurante un'esecuzione.
Il film ha riscosso un grande successo in Polonia, dove è stato visto da circa tre milioni di spettatori. Pur essendo stato distribuito anche in Italia nella primavera 2009, il film è stato stampato in poche copie e visto nelle sale cinematografiche solo di sette città, in parte anche a causa delle limitazioni, sia di natura politica, sia di natura promozionale, cui è stato soggetto. La distribuzione in DVD in home video è stata curata da Movimento Film, che lo ha reso disponibile dal 24 giugno 2009 a noleggio e dopo pochi giorni distribuito in edicola con i settimanali del gruppo Mondadori Ciak e Panorama. In Emilia-Romagna il film è stato distribuito ed è stato proiettato in diverse città. Secondo Giuseppe Ghini de "La voce di Romagna", il film ha incontrato numerosi ostacoli in Italia perché mostra che «nazismo e comunismo sono ideologie sorelle». «Il Patto di Non Aggressione tra nazisti e sovietici e la conseguente spartizione della Polonia, dimostrava evidentemente che l'antifascismo non era un valore costante dell'ideologia comunista. Anzi, dimostrava che c'era stato un lungo periodo della storia europea in cui i due cannibali - Hitler e Stalin - avevano pranzato insieme». Il 4 settembre 2009 il film è stato proiettato nell'ambito della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia come evento speciale, e in contemporanea è stato mandato in onda dalla rete satellitare Sky Cinema 1. Di questo film e della vicenda ritornerò a parlare ampiamente anche perché, una curiosità, da mie ricerche sulla stampa dell'epoca fatta a Trieste, appare ipotizzabile un nesso tra questa tragica vicenda e l'uso strumentale di essa, - con accuse reciproche tra sovietici e tedeschi, fino all'acquisizione della verità definitiva sulla responsabilità russa del massacro, - con la propaganda fascista sui crimini di Tito in Istria dopo l'8 settembre 1943, quando si cercò di fare della vicenda delle foibe del periodo del potere popolare una Katyn jugoslava.
Riporto da Il Cittadino di ieri, 19 ottobre, una lettera al Direttore sul tema dell'abbattimento delle nutrie, intendendo così far arrivare al sindaco di Brembio anche la voce di chi, anche in paese, non approva le modalità adottate per contenere l'insediamento di animali la cui unica colpa è di essere stati importati dall'uomo nel nostro ambiente non molto tempo fa ritenendoli di utilità.
Ambiente. Sono contraria all’uccisione delle nutrie. Da Il Cittadino, 19 ottobre 2009.
Egregio Direttore,ho appreso dell’intenzione della Provincia di Lodi di procedere con l’abbattimento delle nutrie mediante gabbie trappola e fucili. Vorrei esprimere la mia contrarietà a questa decisione che è contraria all’etica, in quanto prevede l’uccisione di esseri viventi senzienti, ma è anche inutile, come dimostra il fatto che simili decisioni vengono prese anno dopo anno con un costante aumento del numero di esemplari che si possono abbattere. L’aumento della mortalità conseguente all’abbattimento produce un aumento della natalità, per cui il numero totale della popolazione non diminuisce. Esistono metodi non cruenti per tenere sotto controllo il numero di esemplari: la sterilizzazione di questi animali, l’installazione di shelter e altro. Per quanto riguarda gli argini dei fossi credo che prima di incolpare questi animali bisognerebbe riflettere sul fatto che da qualche decennio molti di essi si presentano quasi privi di vegetazione, perciò senza l’utile presenza di radici che tengono compatto il terreno. Cordiali saluti Giulia Lodigiani
Un impegno di evangelizzazione che passa attraverso preghiera e solidarietà.
Preparata in parrocchia da una settimana con incontri di preghiera, la giornata missionaria mondiale ha avuto il suo culmine, domenica scorsa, con la celebrazione della santa Messa. Animata dal Tam Tam d’Afrique, un gruppo di persone africane provenienti dal Camerun e dal Togo, nazioni di quel grande continente infuocato chiamato Africa, la celebrazione ha subìto nello svolgimento e nei canti eseguiti, una connotazione diversa dall’usuale; non per questo meno celebrativa, di lode e di ringraziamento. Un modo di esprimersi coralmente, accompagnati da tamburi e i sonagli, che ha reso consapevoli i presenti dell’esistenza di realtà di preghiera che seppur diversi nell’espressione, sono uguali nell’intento: quello di pregare un unico vero Dio. Una spiritualità fatta di suoni, di gesti, di canti e di balli, che ha portato parte di un grande continente, l’Africa, nella nostra chiesa. Amici di un colore diverso, che hanno pregato con noi un unico Dio, per le nostre e le loro necessità; e che sono in Italia, per la promozione della cultura della pace, della cooperazione e solidarietà internazionale, contro ogni forma di razzismo. Suona strano questo concetto che ci è suggerito da un paese che sembra eternamente in guerra: la promozione della cultura della pace. Un gruppo che ha nel nome lo strumento simbolo della cultura africana e che fa parte della loro esistenza. Il tam tam, è la voce di un tamburo che parla all’umanità. Il tam tam, è il suono di un tamburo che allerta l’umanità. Il tam tam, è il grido d’aiuto di un tamburo all’umanità.
Il furto alla tabaccheria raccontato oggi su Il Cittadino. Brembio - Rubati denaro, sigarette e valori bollati: «Così è impossibile vivere».I ladri razziano la tabaccheria: è la quarta volta in pochi mesi. Rassegna stampa - Il Cittadino, Paola Arensi, 20 ottobre 2009.
Brembio - Dopo il colpo vengono visti fuggire, ma riescono a farla franca. Per la quarta volta in pochi mesi la tabaccheria di Brembio di piazza Matteotti, gestita da Simona Rossi e Viola Bolzoni, è stata saccheggiata. Il colpo è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì intorno alle 3.30. Gli autori del blitz, che sono stati visti fuggire da alcuni residenti del quartiere, sarebbero quattro. «Li hanno notati sporgendosi dalle finestre ma non sono riusciti a fermarli. Avevano con sé sacchi pieni della nostra merce: sigarette, valori bollati, schede telefoniche, contanti e persino il contenitore dei centesimi. Scappavano a piedi e intanto perdevano dalle tasche parte del denaro rubato», racconta Simona Rossi, che ieri pomeriggio ha sporto denuncia con la collega presso la stazione dei carabinieri di Casalpusterlengo. I militari e i titolari sono stati avvertiti sia dalle chiamate dei brembiesi che dall’antifurto del negozio dotato di combinatore telefonico. Ma, nonostante un tempestivo intervento, le forze dell’ordine non sono riuscite a catturare gli intrusi che si sono letteralmente dileguati nelle campagne circostanti. È probabile che i fuggiaschi si siano avvalsi dell’aiuto di un complice per allontanarsi in auto. La banda è entrata nella tabaccheria dopo aver divelto parte della serranda ed eliminato le serrature che ne impedivano l’accesso. Poi è stato compiuto il saccheggio. Un colpo durato pochi minuti, così come testimonierebbe il filmato prodotto dalle telecamere interne. Un breve lasso di tempo che però ha provocato un nuovo ingente danno alle due titolari del locale ormai esasperate: «Siamo già state prese di mira più volte. Mi riferisco al mese di aprile, ma anche ad altri episodi come ad esempio il furto e le due tentate intrusioni dello scorso maggio. Le abbiamo provate tutte per impedire a questa gentaglia di derubarci, ma ogni volta i ladri ritornano e per giunta sempre più organizzati. In un precedente raid ci hanno persino smurato la porta blindata. Vorremmo più sicurezza nel nostro paese, così è impossibile vivere». La speranza è che i filmati e i rilievi effettuati con perizia dalle forze dell’ordine portino all’identificazione dei ladri. Al momento le indagini sono in corso. Ieri, la giornata di chiusura canonica del negozio è servita per l’ennesima risistemazione dell’entrata e la quantificazione del furto tramite l’inventario. La tabaccheria, con annessa ricevitoria lotto e rivendita di giornali, è un punto d’incontro e di riferimento per tutta la borgata e proprio per questo i concittadini delle due titolari provano grande amarezza: «Ogni volta che le due signore subiscono questi illeciti molti di noi le raggiungono per dimostrare loro solidarietà. Sono corrette e gentili, non meritano questo trattamento», recitano in coro alcuni clienti.
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